CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 400

Gli inverni delle favole

Visitare la bellissima mostra dedicata a Francesco Tabusso, curata da Veronica Cavallaro e Daniela Magnetti, ospitata nelle sale juvarriane dell’Archivio di Stato di Torino, fa venire alla mente i versi di Dino Buzzati: “Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.”

Promossa dall’Archivio Francesco Tabusso e dalla Direzione Artistica di Banca Patrimoni Sella & C., alla vigilia del decennale della morte dell’artista, la mostra ripercorre gli oltre sessant’anni di attività di un pittore che ha sempre esplorato strade solitarie, al di là delle mode e dei movimenti, conquistando non solo l’apprezzamento della critica ma anche dei non addetti ai lavori.

Il titolo della mostra, “Le favole della pittura”, non avrebbe potuto descrivere meglio il percorso spirituale e visivo dello spettatore.

Il pittore guardava il mondo con gli occhi puri di un bambino ed osservando i suoi dipinti riacquistiamo anche noi quella capacità, anche se solo per qualche istante.

Perché (come si legge nel “Piccolo Principe”): “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”.

Luca Martina 

Il viaggio “dalla semina al raccolto del grano duro Barilla” raccontato da 11 illustratori

“Grani D’Autore”. In Palazzo Madama a Torino. Dal 28 ottobre al primo novembre

Ospite di casa, la talentuosa illustratrice Elisa Seitzinger, che da anni vive e lavora a Torino e le cui immagini appaiono fortemente ispirate all’arte classica, in un mix di segni e colori di assoluta e rigorosa perfezione linguistica, che richiamano a gran voce anche le icone russe così come i mosaici bizantini. E’ lei, con il suo nitido disegno in cui la filiera agricola è immaginata come una divina figura femminile “che fa maturare con amore e passione il grano attraverso molteplici azioni”, a fare, in certo senso, gli onori di casa ad altri dieci colleghi, illustratrici ed illustratori provenienti da varie regioni italiane,  che hanno voluto raccontare per “Barilla” il faticoso ma nobile percorso fra i valori e l’arte della pasta fatta con grano duro selezionato e tutto italiano. Dunque, 11 illustratori per un’ode all’italica verace pasta. E le loro opere si presentano in Palazzo Madama,  da giovedì 28 ottobre a lunedì primo novembre, con un titolo che migliore non poteva essere: “Grani D’Autore”. Dopo il successo dell’esordio milanese, con la doppia esposizione alla “Biblioteca degli Alberi” e in “Triennale Milano” e dopo la versione en plein air ospitata a Parma nel mese di settembre, approda per cinque giorni sotto la Mole l’originale mostra “Grani D’Autore: dalla semina al raccolto del grano duro Barilla”, inserendosi all’interno della manifestazione “Buonissima 2021”– che intreccia gastronomia, cultura e creatività – con il   sostegno del “Mipaaf” (il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) e la curatela della giovane critica d’arte Maria Vittoria Baravelli. La mostra, vera e  propria rassegna esperienziale e immersiva, “vuole essere – dicono gli organizzatori – un dono artistico alla città di Torino, ai suoi abitanti e a tutta l’Italia e omaggiare al contempo un prodotto iconico, divenuto sinonimo della cucina italiana nel mondo: la pasta, in particolare la pasta ‘Grano Duro 100% Italiano’”. Punto di partenza e ispirazione del progetto artistico è l’innovativa visione di prodotto e di filiera riassunta nel cosiddetto “Manifesto del Grano Duro”, un prospetto in dieci punti che contiene gli impegni dell’azienda, e i suoi valori guida. “Manifesto” cui hanno fatto riferimento, a loro modo e con i loro strumenti del mestiere, 11 artisti italiani, professionisti di calibro internazionale e talenti emergenti, che ne hanno raccontato in illustrazioni uniche e originali la loro visione, attraverso l’utilizzo di linee, forme, simboli e colori ispirati alla nuova pasta. “E sono proprio i colori caldi, dell’azzurro, del giallo e del rosso, ad essere il fil rouge che collega tutte le illustrazioni. I colori del sole che fa maturare il grano, del cielo azzurro d’Italia sotto cui è nata la nuova pasta, e della passione degli oltre 8000 agricoltori e delle numerose persone che rendono possibile produrre la pasta Barilla classica fatta con grano duro 100% italiano”. Capofila, come detto, la torinese Elisa Seitzinger. Con lei, la romana Irene Rinaldi, la palermitana Giulia Conoscenti e la napoletana Andrea Boatta, per continuare con Celina Elmi da Firenze, Emiliano Ponzi da Ferrara, Cristian Grossi (fra i fondatori del laboratorio creativo “Kreativehouse”) da Parma, Ale Giorgini da Vicenza (autore di illustrazioni che cavalcano fumettistica e neofuturismo in chiave pop anni ’80 e ’90) e Massimiliano di Lauro da Lecce, oltre al lirico e talentuoso Alessandro Baronciani da Pesaro e al milanese Francesco Poroli. Ciascuno degli 11 ha rappresentato un punto del “Manifesto” ed i valori che ne stanno alla base: dalla sostenibilità al territorio, dalla sicurezza alla condivisione, e ancora innovazione, tradizione, filiera, responsabilità, collaborazione e molto altro ancora. La mostra potrà essere visitata anche in versione digitale, sul sito Barilla, per offrire agli utenti, ovunque si trovino, una fruizione virtuale e aumentata del progetto: oltre alle opere, online è possibile scoprire le storie degli artisti, il loro pensiero, i grandi temi che stanno dietro al “Manifesto Artistico”. Il sito offre inoltre la possibilità di partecipare a un “tour guidato” virtuale e di scaricare i “wallpaper” delle opere per stampa e riproduzione: www.barilla.it/granidautore

Gianni Milani

“Grani D’Autore”

Palazzo Madama, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it

Dal 28 ottobre al 1° novembre

Orari: giov. 13/21 – ven. sab. dom. e lun. 10/18

 

Nelle immagini, illustrazioni di:

–         Elisa Seitzinger

–         Ale Giorgini

–         Alessandro Baronciani

“Fiati all’opera”, la stagione della De Sono

Interamente riservato agli strumenti a fiato il concerto inaugurale della trentatreeesima stagione della De Sono

 

Il concerto inaugurale della stagione De Sono è  interamente riservato agli strumenti a fiato e reca il titolo “Fiati all’opera”, in programma giovedì 28 ottobre prossimo alle 20.30 al teatrotorinese Vittoria, in via Gramsci 4.

Protagonisti un gruppo di strumentisti dell’Associazione, chiamati a interpretare trascrizioni per fiati di celebri pagine operistiche e pezzi originali di Mozart, Francaix,  Bizet, Poulenc e Gershwin.

Il concerto nasce da una proposta di una ex borsista della De Sono, ora primo fagotto all’Orchestra de Chambre de  Paris, Fany Maselli, che ha desiderato dare rilievo ai fiati e creare un’occasione per far emergere le qualità espressive, l’abilità tecnica e il virtuosismo di chi suona questi strumenti.

Con questa musicista, di estrazione torinese, ma attualmente residente a Parigi, dove è docente al Conservatorio dal 2008, sarà presente un ensemble costituito da borsisti e ex borsisti della De Sono, a partire da Niccolò  usanna, che ha perfezionato lo studio del flauto con Giampaolo Pretto presso l’Associazione “Dentro il suono”, insieme all’oboista Matteo Forla, al corno Stefano Fracchia, al clarinetto Gabriele Mercandelli e alla pianista Michela Sara De Nuccio, vincitrice di vari premi in diversi concorsi e che, con il sostegno dell’Associazione, ha frequentato il Master di secondo livello presso il Koninklijk ConservatoriumBrussel e che ora segue il Master in repertorio liederistico alla Kunstuniversitat di Graz.

Di Wolfang Amadeus Mozart verrà  eseguita l’Ouverture da “Die  Zauberflote”, Il Flauto Magico, nella trascrizione  di Linckelmann, di Jean Francaix il brano intitolato “Quatuor a vent”, di Georges Bizet la Suite dall’opera Carmen, di Francis Poulenc “Sextuor”, il Sestetto per fiati e pianoforte, e di George Gershwin “An American in Paris”, nella trascrizione per fiati di F. Sibold  celeberrimo brano che, attraverso un incontro estremamente originale di stile rapsodico e sonorità  jazzistica, raffigura, meglio di qualsiasi fotografia, il fascino contraddittorio della cultura newyorkese degli anni Trenta.

Mara Martellotta 

 

La prenotazione è  obbligatoria al link di Evenbrite

https://www.eventbrite.it/e/biglietti-fiati-allopera-191105801597

 

Ingresso libero su prenotazione obbligatoria.

 

Stupor Mundi a Jesi

Piazza Federico II a Jesi domenica mattina è deserta e silenziosa.

Non ci sono bar o ristoranti, il portone della cattedrale è aperto per accogliere più tardi i fedeli, i palazzi antichi che si affacciano sulla piazza sono chiusi e dall’aspetto decadente ma ricco di fascino come la storia che stiamo per raccontare. C’è una grande tenda bianca in piazza, si scorgono ombre all’interno e si sentono le voci concitate di donne cortigiane che aiutano Costanza d’Altavilla a mettere al mondo suo figlio, Federico II, che secondo la tradizione nacque nella piazza centrale di Jesi, nella parte più alta della cittadina marchigiana circondata da mura medioevali. È il 26 dicembre 1194. Jesi esulta ma chi è nato davvero in quella fredda giornata, si domanda il popolo jesino. Il figlio di un macellaio, il figlio del diavolo, l’anticristo annunciato dalla Bibbia o forse più saggiamente lo Stupor Mundi che muterà il corso della storia. Lo svevo, imperatore e re, ma soprattutto uomo di pace come campeggia nella targa celebrativa che i cittadini di Jesi gli hanno dedicato nella piazza a lui intitolata. Ancora oggi Federico e la sua piazza fanno discutere. Si parla, si litiga, si spostano fontane, leoni, obelischi e monumenti. Guelfi contro ghibellini, filo-papali e filo-imperiali, come una volta. Si fanno perfino referendum come quello sulla statua del sovrano. A suo tempo collocata all’esterno della cinta muraria jesina la statua è stata oggetto di un voto referendario per sistemarla in un altro luogo della città e alla fine è stato deciso di spostarla dentro le mura, davanti al museo. La statua di Federico II ora si trova al suo posto, in piazza di fronte al Museo Federico II Stupor Mundi inaugurato tre anni fa per raccontare la vita, la dinastia e le imprese dell’imperatore siculo-germanico. Il Federico II è il primo museo a rievocare il meraviglioso mondo del sovrano attraverso un lungo viaggio nel tempo tra i comuni italiani, il Papato, il regno di Sicilia e la Terrasanta, attraverso installazioni interattive e sofisticate tecnologie di animazione, filmati e documentari, ricostruzioni sceniche e architettoniche, dipinti, disegni, miniature, codici e mappe.
Il visitatore si immerge nelle atmosfere del Duecento accompagnato da mari tempestosi, galee stipate di uomini armati e pellegrini, battaglie, passioni e musiche medioevali. In 16 sale sembra di vivere in prima persona ogni istante dell’esistenza dell’imperatore, partecipare alle spedizioni militari e alla vita di corte nonché entrare nei suoi castelli disseminati in gran parte della penisola. La penultima sala ripercorre le fasi della sua vita privata con i suoi matrimoni, le sue donne e le tragiche vicende dei suoi eredi. Sul destriero un cavaliere teutonico fa buona guardia, sullo sfondo la stretta di mano tra l’imperatore cristiano e il sultano. Il sovrano è Federico II di Svevia, il sultano d’Egitto e Siria è al-Malik al-Kamil, lo stesso che incontrò Francesco d’Assisi in terra egiziana. Mentre i crociati andavano a combattere in Terra Santa per liberare i luoghi santi Federico II cercava la pace con i nemici musulmani e la stessa cosa fece Francesco con Al Kamil. Il coraggioso francescano non risolse nulla ma dimostrò che con gli altri, così diversi da noi, si poteva dialogare senza usare le armi mentre Federico firmò la pace con il sultano che fece tornare i cristiani a Gerusalemme. Pace per almeno dieci anni. Nell’ultima sala, come recita la didascalia che pone fine al viaggio virtuale, “i visitatori scopriranno le due opposte definizioni con cui Federico è entrato nella storia: Stupor Mundi e Anticristo. Entrambe portarono alla nascita del mito della sua straordinaria figura”. Federico II è amato e stimato in Italia. I fiori freschi non mancano mai ai piedi del suo sarcofago nella cattedrale di Palermo. Il Museo, ospitato nel Palazzo Ghislieri in piazza Federico II, è aperto tutti i giorni, lunedì è chiuso. Per visitarlo si può telefonare ai seguenti numeri: 0731 084470 – 348 775 7859                  Filippo Re

Le “Lettere dal fronte” di Dino Ferrero

“Lettere dal fronte” è un progetto multimediale basato sulla corrispondenza di Bernardino “Dino” Ferrero artigliere dell’esercito italiano, dall’11 marzo 1940, tre mesi prima della dichiarazione di guerra alla Francia, fino alla fine della seconda guerra mondiale.

La documentazione comprende circa 150 tra lettere e cartoline inviate dall’Italia, dalla Francia, dall’Albania, dalla Grecia e dalla Germania; un centinaio di fotografie; documenti militari (attestati, onorificenze, foglio matricolare, tessere, ecc.); alcuni quotidiani dell’epoca; tre lettere dai campi di prigionia in Germania, prima come IMI e poi come prigioniero di un campo KZ.

Nelle lettere vengono citati molti luoghi, persone e avvenimenti dell’epoca: 98 persone (alcune famose come attori, politici o sportivi), 119 luoghi (città, paesi, vie, monumenti), 15 corpi militari, 5 giornali diversi, 17 film, 6 canzoni, 24 marchi commerciali.

L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio di importanti istituzioni, città ed associazioni italiani e stranieri, tra i quali l’alto patrocinio del Parlamento europeo e della Camera dei Deputati.

Tutto il progetto, sviluppatosi da marzo 2020 a ottobre 2021, è no profit ed i costi sono interamente a carico dell’autore Enrico “Ico” Ferrero.
La prima esposizione pubblica del materiale avverrà a Venaria.

Il viaggio dei migranti attraverso gli occhi del piccolo Baba

Non è un comodo pretesto e neanche una pigra scorciatoia per fare antropologia, utilizzare un metodo che volge il suo sguardo partendo dalla società alla quale la persona biograficamente appartiene.

Non è strettamente necessario nella società postcoloniale, globale e postmoderna trasferirsi sul luogo «esotico» per capire l’antropo-logos, il discorso sull’uomo. Immedesimarsi con forza empatica, in dialogo coi soggetti che si vogliono comprendere, diviene obiettivo essenziale e epistemologicamente rilevante per la disciplina. Siano le popolazioni Dogon del Mali, sia il Viaggio in Italia di Goethe riletto e interpretato da Vincent Crapanzano, sia la linea di produzione di uno stabilimento industriale o un leone da tastiera occidentale, che smanetta freneticamente con la sigaretta in bocca, amando e odiando chi trova sulla sua cyber-road. Tutto può essere preso in considerazione. Ne dà prova Mirko Vercelli con il suo nuovo romanzo che ha per titolo ”Linea retta”  (edizioni bookabook, 2021, pagg. 297 disponibile in cartaceo nelle librerie o acquistandolo online ). Una brillante dimostrazione di etnologia dialogica realizzata e finanziata in crowdfunding sul dramma dei migranti descritto in soggettiva attraverso gli occhi del piccolo Baba. Opera letteraria che si alimenta di visione etnografica, abilità narrativa e testimonianza umana e civile. Ermes è il dio della parola e della scrittura e attraverso di lui Mirko, come uno sciamano tra i Batarriba e gli spiriti loa, ci fa vivere Baba descrivendo il suo viaggio attraverso l’Africa nera, magica, spietata, commovente in tutta la sua alterità chiarendo ciò che ci è oscuro, mutando in familiare e noto ciò che ci è estraneo. Come un informatore da un realtà sconosciuta, ci manda dei messaggi in bottiglia, facendoci scoprire l’animismo e la sua sostanza, come un tam tam di tamburi che ci arriva all’orecchio. Il viaggio di Baba diviene metafora del crescere e vivere con tutte le sue difficoltà e contraddizioni, le  sue suggestioni, le sue trappole ma soprattutto le sue opportunità e il suo potere salvifico. Vincent Crapanzano allievo del grande Clifford Geertz sostiene che nella descrizione etnografica è mascherata, parole sue la ” sovversione del reale ” perché non riconoscendo la natura provvisoria dei suoi studi e delle sue conclusioni l’antropologo non è mai consapevole di quanto il supporto retorico relativizzi e condizioni le sue ” verità ”. La sua opera ci avverte Mirko ‘’è un insieme di cose inventate, verosimili e vere, per stimolare il lettore a documentarsi in prima persona’’. E chiudo con il suo esergo in apertura del testo:

‘’ Viaggiano i viandanti.

Viaggiano i perdenti, più adatti ai mutamenti .’’

C.S.I., In viaggio.

Aldo Colonna

La nuova assessora alla Cultura di Torino

IL COMMENTO  Di Pier Franco Quaglieni


Chi scrive ha conosciuto tutti gli assessori alla cultura della Città di Torino, a partire dal primo, l’allora repubblicano Silvano Alessio.

Sarebbe interessante tracciare una storia non sempre lastricata da buoni risultati, al di là delle intenzioni non sempre buone di tanti assessori.
Ci furono infatti lunghi periodi dominati da alcuni assessori che divennero i re incontrastati della cultura torinese. Altri ebbero mandati più brevi e la loro presenza fu più discreta.
Io resto convinto che il migliore assessore alla cultura sia stato l’assessore Ugo Perone, filosofo e uomo capace di scelte equilibrate, rispettose del pluralismo delle idee con Valentino Castellani sindaco che mi sembra il riferimento anche della nuova assessora alla cultura Purchia.

Non voglio parlare di chi non c’è più per una ragione di stile e di opportunità, ma certo tra i peggiori ci furono quelli che vollero imprimere il loro pollice dappertutto in una visione egocentrica che danneggiato il pluralismo delle voci che è invece una ricchezza della cultura subalpina. Oggi, se confrontiamo la situazione con quella di trent’anni fa , notiamo come l’azione egemone di alcuni assessori abbia favorito la nascita di alcuni colossi pubblici come il Polo del 900 e il Circolo dei lettori che hanno contribuito a desertificare l’offerta culturale torinese non allineata.  Per un sistema perverso di rapporti politici il Circolo dei lettori si trova ad essere oggi anche l’organizzatore del Salone del libro con un’egemonizzazione quasi totale della proposta culturale che neppure il Covid ha lambito in quanto i cospicui finanziamenti pubblici hanno consentito a questi enti di passare, senza sentirne le conseguenze, anche attraverso la pandemia.

Appendino ha addirittura strozzato via del Carmine per consentire al Polo del 900 di avere un’area di incontri all’aperto. Un privilegio impensabile è irragionevole contro l’interesse della Città.
Chi vive di quote associative e svolge liberamente le proprie attività, ha invece subito un grave danno dalla pandemia paragonabile a quella dei pubblici esercizi con la differenza che l’associazionismo culturale non ha fini di lucro e vive con le quote dei propri associati. I colossi a cui ho fatto cenno ,drenano anche la quasi totalità contributi pubblici per la cultura.

La scelta della nuova assessora alla cultura del Comune di Torino Rosanna Purchia si rivela una oculata in tutti i sensi perché impone di fatto una cesura con il passato recente e più lontano,togliendo a certi personaggi che si sentivano già assessori la possibilità di esercitare un ruolo che sicuramente non sarebbe stato orientato esclusivamente agli interessi della Città.
E qui ritorna il discorso del “sistema Torino “ che Appendino ha rafforzato e non eliminato come aveva promesso in campagna elettorale.
La scelta di una napoletana -milanese con un un curriculum importante può essere la garanzia di far volare alto la cultura torinese, liberandola da un sistema che va archiviato.

Se penso che l’ antagonista di Lo Russo aveva lasciato circolare il nome della proprietaria di un teatro privato neppure tra i primi come futuro assessore, è facile cogliere la differenza incommensurabile tra le diverse opzioni.
Come Rosanna Purchia ha liberato il teatro Regio dalla cattiva amministrazione che lo aveva portato al collasso, così spero voglia riprendere il dialogo con tutta la città’ che si occupa di cultura.
Sarebbe una scelta civica importante che sarebbe di svolta positiva, riducendo la scena di certi protagonisti egemoni e a volte anche un po’ troppo arroganti.

La signora napoletana ha la fama della fermezza e della decisione, virtù che a Torino sarebbero molto preziose. Lasciamola lavorare, evitando certi giudizi affrettati nei suoi confronti che rivelano la pochezza dei suoi detrattori.

“Flashback” Torna la fiera dove “l’arte è tutta contemporanea”

Nell’ex “Caserma Dogali” (via Asti, 22), da giovedì 4 a domenica 7 novembre

La novità, non da poco, di questa IX edizione di “Flashback, l’arte è tutta contemporanea” è il cambio di sede. La fiera si terrà, infatti, quest’anno nell’antica “Caserma Dogali”, meglio conosciuta come la Caserma di via Asti, ampia location che permetterà di fatto di duplicare gli spazi espositivi per meglio accogliere gallerie e pubblico e per dare maggior respiro alle varie iniziative che la connotano, come  le “Flashback exhibition”, i “Flashback talk”, i “Flashback video” e i “Flashback Lab”. Parola  d’ordine per l’evento di quest’anno “Zona Franca”, come inno alla libertà espressiva della ricerca artistica, uno spazio libero che accoglie le diversità, un luogo al di là della norma, del consueto, che per queste sue caratteristiche, rappresenta uno spazio di confronto. “Flashback – dichiarano le direttrici Ginevra Pucci e Stefania Poddighe si è contraddistinto fin dalla nascita come un format innovativo e in divenire che si concentra sulla capacità di guardare a ciò che già esiste, a ciò che è stato trascurato per ribadirne l’esistenza e la forza. Questo è il compito che ci siamo poste e che realizziamo anche grazie a tutte le gallerie e gli artisti che partecipano al progetto. Ci interessa quello che è stato dimenticato. Una modalità di azione fondamentale soprattutto in un momento storico come quello attuale dove la mancanza di memoria e di attenzione minano la costruzione del nostro futuro. Ecco che la nuova sede, una caserma in disuso, s’inserisce perfettamente nel format, uno spazio trascurato denso di storia e significato riafferma con forza la propria attualità per fornirci gli strumenti per comprendere il nostro presente”. Anche l’immagine-guida  scelta per il tema di quest’anno si sintonizza con la linea della manifestazione perché si tratta di una fotografia dimenticata, “scartata”, parte di un più ampio progetto di ritrovamento e raccolta dal titolo “Miracoli” dell’artista livornese (oggi residente a Parigi) Enrico Bertelli. In quest’ottica, anche tutte le gallerie partecipanti (30, di cui 13 torinesi) hanno lavorato per presentare opere che, benché siano di periodi storici diversi, abbiano in comune il senso della ricerca e la volontà di riscoprire elementi significativi trascurati. In rassegna troviamo dipinti, sculture, oggetti di design, arredi e gioielli di varie epoche, provenienze e tecniche accomunati dall’attualità del loro significato. Il percorso è davvero lungo e ricco di non poche suggestioni. Si parte da opere datate fra il 1940 e la fine degli anni ’50, a firma di mostri sacri dell’arte “ribelle” alle forme codificate, come quella di Mario Sironi, Gino Severini, Alberto Burri e Giulio Turcato per continuare con la poetica libertà del gesto di Medardo Rosso e con le pagine della “Transavanguardia” di Sandro Chia e Mimmo Paladino. L’iter ci porta poi, solo per citare alcune significative presenze, ai “Tappeti stesi”, olio su eraclite del 1992 di Aldo Mondino a “Shodoshima” di George Rousse presentato dalla torinese Galleria “Photo & Contemporary”, fino – piccola incursione nell’illustrazione – a “La lecon de danse” di Carle Vernet, portata sotto la Mole dalla “Miriam di Penta Fine Arts” di Roma. E come non ricordare Dante nel 700esimo anno dalla morte? A pensarci è stata la libreria antiquaria “Il Cartiglio” di Torino, presentando in fiera la veneziana “Commedia” di Alighieri Dante (1265-1321) –Boccaccio Giovanni (1313-1375), commento di Iacomo della Lana e correzioni di Cristoforo Berardi, del 1477. Da segnalare anche l’opera più antica presente in rassegna, risalente alla dinastia Tang che governò la Cina dal 618 al 907 d. C.: la scultura “Suonatrice a cavallo”, presentata da “Schreiber Collezioni”.

E, in chiusura, uno sguardo trasversale (e dovuto) su Torino con l’olio su tela “Il Po a Torino” di Marco Calderini, ricordato come il più piemontese di tutti gli artisti, e “Qui  nascono”, opera realizzata nel ’54 da Carlo Levi ed esposta, in quell’anno, alla XXVII “Biennale di Venezia”. Come da tradizione, infine, “Flashback” animerà le giornate di fiera con una proposta di exhibition, video, talk e lab. Ci saranno, inoltre, una mostra monografica dell’artista Enrico Bertelli, autore (come detto) dell’immagine guida di questa edizione della rassegna,  la presentazione dei manifesti di “Opera Viva Barriera di Milano” e del progetto “Artista di Quartiere”.

Gianni Milani

“Flashback, l’arte è tutta contemporanea”

Caserma Dogali, via Asti 22, Torino

Da giovedì 4 a domenica 7 novembre

Per info: tel. 393/6455301 o www.flashback.to.it

Nelle foto

–         Caserma Dogali

–         Enrico Bertelli: “Miracoli”

–         Stefania Poddighe e Ginevra Pucci, direttrici “Flashback”

Alessandro Bulgini: ecco il settimo manifesto di Opera Viva Barriera di Milano

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Flashback, l’arte è tutta contemporanea presenta The flashback special project Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto

Alessandro Bulgini
Servomuto, d’après Fabio Mauri (2021)

Inaugurazione mercoledì 27 ottobre, alle ore 18.30
 Piazza Bottesini, Torino
e in diretta Facebook (@flashbackfair)

Mercoledì 27 ottobre alle ore 18.30 si inaugura in piazza Bottesini e in diretta Facebook – @flashbackfair – il settimo manifesto di Opera Viva Barriera di Milano, progetto ideato da Alessandro Bulgini, curato da Christian Caliandro che prosegue, come ogni anno in coincidenza della fiera, con il manifesto dello stesso Bulgini.


Questa settima puntata offre una riflessione sofisticata e puntuta che integra il racconto svolto finora dalla sequenzadi opere presentate con Servomuto, d’après Fabio Mauri diAlessandro Bulgini.

Sul fondo bianco, racchiuso da due semplici bande rosse orizzontali in alto e in basso (il rosso è da sempre il colore distintivo del macro-progetto Opera Viva), Bulgini scrive in nero SERVO MUTO. Il termine servomuto identificava nel XVIII secolo un tavolino a più piani, che nel servidorveneziano erano attraversati da un’asta verticale: quando le signore si ritiravano dopo la cena, i tavolini così strutturati venivano collocati dai camerieri alle due estremità del tavolo, carichi di bevande e liquori, in modo che i signori potessero servirsi da soli: il personale dunque si ritirava, e la conversazione proseguiva senza la presenza di orecchie indiscrete. All’inizio del XX secolo, invece, presso le case dell’alta borghesia gli abiti svolgevano un importante ruolo sociale: soprattutto in campo femminile, era determinante poter indossare in maniera rapida differenti abbigliamenti, adatti alle diverse situazioni di vita. Ecco che il servomuto diventa nel secolo scorso quindi il porta-abiti: con tale funzione, l’oggetto è stato utilizzato anche nel 1995 da Fabio Mauri all’interno della sua mostra Ariano – controcanto della precedente Ebrea – in cui il razzista si appoggia al senso di sicurezza e di appartenenza alla comunità che gli garantiscono i suoi abiti ‘perbene’ (come adesione dunque a un sistema di valori fondato sull’ipocrisia e sul pregiudizio.)

Oggi, per Bulgini, il “servomuto” è l’artista.

L’artista-servomuto può essere – come purtroppo avviene costantemente – un elemento del tutto decorativo e ornamentale, l’equivalente creativo di un tavolino dei liquori che contempla tacendo le dinamiche del potere, una figura deputata al tempo libero, al lusso, e non a quella trasformazione della vita che è il compito principale dell’arte in ogni epoca – e che è stato il tema sotterraneo di tutta la serie dei manifesti elaborati quest’anno.

Oppure, l’artista che funziona come un servomuto può avere un senso e un ruolo molto più positivo, e decisivo. In un’epoca di ipersemplificazione strutturale e di incapacità di comprendere l’altro come quella attuale, in un’epoca di egocentrismo, egoismo, individualismo e autorappresentazione spinti all’eccesso, dominata dalla la ricerca costante e spasmodica del “consenso” (i like, e i loro equivalenti nella vita reale…), l’artista-servomuto può essere colei o colui che si mette realmente al servizio della comunità e del territorio – dell’Altro e degli altri – in un silenzio operoso ma non servile né rinunciatario. Il silenzio di chi preferisce continuare a costruire invece di dedicarsi a inutili polemiche.

Il manifesto con la sua scritta si presenta in maniera volutamente ambigua e contraddittoria, aprendosi alle interpretazioni di una riflessione che, come sempre, fuoriesce dall’angusto mondo dell’arte e si estende all’intera realtà sociale che ci circonda e in cui viviamo immersi.


Alessandro Bulgini

Alessandro Bulgini è nato a Taranto nel 1962, vive e lavora a Torino. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Carrara in scenografia teatrale, ha vissuto in numerose città Italiane, Roma, Milano, Livorno, Venezia, Genova, Taranto, alle quali deve l’assoluta indipendenza e individualità del lavoro. Difficilmente assimilabile e inquadrabile in alcuna corrente artistica, Bulgini utilizza un ampio spettro di mezzi per raccontare e agire con e sulla lateralità, la diversità, la periferia fisica e culturale. Pittura, fotografia, video, performance e nuovi media sono tutti mezzi per parlare dell’invisibile e per mostrare quanto lo sguardo obliquo possa mostrare altri percorsi, diversi e possibili. Numerose le mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero con i cicli di lavori: “Le Déjeuner sur l’Herbe” a partire dal 1993 e “Hairetikos” dal 2001 tra cui ricordiamo Fondazione Volume!, Roma – Centre International d’accueil et d’echanges des Recollets, Parigi, Dena Foundation for Contemporary Art, Paris, New York – Fondazione Pastificio Cerere, Roma – Castello di Rivara, Rivara – Sound Art Museum, Zerynthia, Roma – CIAC, Castello Colonna, Genazzano – Castello Sforzesco, Milano – Castello Cavour, Santena – Cordy House, Londra – Fondazione 107, Torino – La Triennale, Milano – Frost Art Museum, Miami, Florida – Loft Project Etagi, San Pietroburgo, Russia – Museo Ettore Fico, Torino – HVCCA, Peekskill, NY- Biennale Democrazia, Torino. Nel 2008 l’opera pittorica Hairetikos compie un ulteriore spostamento con l’aggiunta del ciclo Opera Viva dal quale il 15 novembre 2008, con la sua iscrizione, arriva anche su facebook. Opera Viva, tutt’ora in essere, è un’opera social (sociale) che si avvale del contributo attivo di tutti i suoi partecipanti, opera mediante la quale l’artista sviluppa varie modalità innovative d’utilizzo artistico del network e del territorio. Da qui l’inaugurazione del progetto B.A.R.L.U.I.G.I. (Opera Viva): da un bar di periferia enuncia le semplici regole per poter trasformare spazi preesistenti, (quali bar, macellerie, case private o paesi interi) in spazi di accoglienza creativa senza filtri, gratuiti e no profit connessi fra di loro in rete tramite pagine personali facebook, sotto la stessa egida del logo b.a.r.l.u.i.g.i.. Se ne sono contati 19 nel mondo. Con la chiusura della base di b.a.r.l.u.i.g.i. riversa ancor di più le sue attività sui territori con l’intenzione di contribuire alla loro maggior conoscenza. Partendo dal proprio quartiere, Barriera di Milano a Torino, del quale incomincia a “decorare” i marciapiedi con i gessetti (Decoro Urbano in Barriera di Milano 2014, 2015) e non solo (Opera Viva, Tatuaggio per Barriera, 2018), (Opera Viva, Orto Urbano in Barriera di Milano, 2018), (Opera Viva Barriera di Milano, Affissione, 2015, 2016, 2017, 2018) etc, Opera viva successivamente si attiva in maniera variegata per le città di Taranto (Taranto Opera Viva), Cosenza (Cosenza Opera Viva), (Opera Viva, The Legends of Peekskill, NY. A shot for a wish) Peekskill – New York, USA, Livorno e poi ancora per il Palazzo di Via Cuneo 5 bis (Torino, quartiere Aurora) con il progetto Arte In-Stabile, per l’ospedale S. Anna di Torino, per la città di Imlil in Marocco, per il campo profughi la Jungle di Calais (Opera viva, the Jungle), per scuole medie ed elementari (Opera Viva, Scuola di Volo) e per tutti quei territori che ne hanno e ne avranno necessità sviluppando una metodologia innovativa che vanta elementi di arte pubblica e arte relazionale un impegno nei confronti della collettività che deve essere coinvolta e rappresentata nella convinzione che l’arte debba inoltrarsi nella quotidianità per ri-generare ed essere realmente “viva”.

Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto, VII edizione
Un progetto di Alessandro Bulgini
A cura di Christian Caliandro
7° artista: Alessandro Bulgini, Servomuto, d’après Fabio Mauri (2021)
Cimasa 50530 – Piazza Bottesini, Torino
Inaugurazione, 27 ottobre ore 18.30 e in diretta @flashbackfair
Dal 27 ottobre – fino al 22 novembre 2021

Con il supporto di Città di Torino, Camera di Commercio di Torino e Fondazione CRT
Con il Patrocino della Città di Torino e della Circoscrizione 6

Flashback, l’arte è tutta contemporanea
4 / 7 novembre 2021
Ex Caserma Dogali, via Asti, 22, Torino

Per informazioni:
e. info@flashback.to.it
e. operaviva@flashback.to.it
http://www.flashback.to.it

Dal 29 ottobre torna Luci d’Artista, primo appuntamento del cartellone Contemporary Art 2021

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LUCI D’ARTISTA XXIV EDIZIONE 29 OTTOBRE 2021 – 9 GENNAIO 2022

www.contemporarytorinopiemonte.it 

Dal 29 ottobre torna Luci d’Artista, primo appuntamento del cartellone Contemporary Art 2021 e, per l’occasione, Torino si trasformerà nuovamente in un museo a cielo aperto offrendo al pubblico la possibilità di ammirare le installazioni progettate per il territorio grazie al contributo di artisti di fama internazionale.

Sono 25 le opere luminose fruibili in questa edizione14 allestite nel Centro città e 11 nelle altre Circoscrizioni.

L’iniziativa, promossa dalla Citta di Torino, è realizzata in cooperazione con la Fondazione Teatro Regio Torino, la sponsorizzazione tecnica di IREN S.p.A., il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT. Novità di quest’anno la partnership con Fondazione Torino Musei. L’Ente collaborerà con il Comune nella gestione del Public Program e nella realizzazione della quarta edizione del progetto Incontri Illuminanti con l’Arte Contemporanea, oltre a contribuire all’elaborazione di strategie per lo sviluppo e per la valorizzazione delle opere luminose del ‘Museo a cielo aperto’ dalla prossima edizione 2022-2023.

Nata nel 1998 come esposizione di installazioni d’arte contemporanea realizzate con la luce en plein air nello spazio urbano, dal 2018 Luci d’Artista si è arricchita di un percorso educativo-culturale che favorisce l’incontro tra il pubblico e le opere.

Le ‘Luci’ che illumineranno la città nella XXIV edizione sono:

‘Cosmometrie’ di Mario Airò in piazza Carignano, schemi simbolici e geometrici proiettati sulla pavimentazione urbana; ‘Vele di Natale’ di Vasco Are in piazza Foroni, zona mercato rionale (Circoscrizione 6); ‘Ancora una volta’ realizzata con materiali ecosostenibili e fonti luminose a basso consumo energetico dall’artista piemontese Valerio Berruti in via Monferrato (Circoscrizione 8); ‘Tappeto Volante’ di Daniel Buren in piazza Palazzo di Città, centinaia di cavi d’acciaio paralleli reggono una ‘scacchiera’ di lanterne cubiche basata su colori primari, il bianco il rosso e il blu (gli stessi della bandiera francese). L’opera sarà fruibile a partire dal 12 novembre 2021 per consentire il termine dei lavori di ristrutturazione degli edifici che si affacciano sulla piazza.

‘Volo su…’ di Francesco Casorati, un filo rosso in flex-neon sostenuto da sagome geometriche di uccelli fiabeschi nell’area pedonale di via Di Nanni (Circoscrizione 3); ‘Regno dei fiori: nido cosmico di tutte le anime’ di Nicola De Maria, lampioni tramutati in fiori luminosi in piazza Carlina; ‘Giardino Barocco Verticale’ di Richi Ferrero, leggere emissioni luminose che restituiscono alla memoria il segno caratteristico delle aree comuni di un giardino ormai scomparso in via Alfieri 6 – The Number 6 (antico Palazzo Valperga Galleani); ‘L’energia che unisce si espande nel blu’ di Marco Gastini, un intrigo di simboli e segni grafici di colore blu e rosso che si incontrano sul soffitto nella Galleria Umberto I; ‘Planetario’ di Carmelo Giammello, globi illuminati di varie dimensioni collegati da sottili tubi al neon e circondati da un pulviscolo di piccole luci in via Roma; ‘Migrazione (Climate Change)’ di Piero Gilardi, 12 sagome di pellicani applicate a una rete sospesa verticalmente che si illuminano e si spengono gradualmente, seguendo un algoritmo di controllo nella Galleria San Federico; le panchine ‘Illuminated Benches’ di Jeppe Hein in piazza Risorgimento (Circoscrizione  4); ‘Piccoli Spiriti Blu’ di Rebecca Horn al Monte dei Cappuccini (Circoscrizione 8); ‘Cultura=Capitale’ di Alfredo Jaar in piazza Carlo Alberto, un’equazione luminosa cultura=capitale che è un invito a pensare alla creatività e al sapere condivisi da tutti i cittadini come al vero patrimonio di un Paese; ‘Doppio passaggio (Torino)’ di Josep Kosuth sul ponte Vittorio Emanuele I, due brani tratti dai testi di Friedrich Nietzsche e Italo Calvino; ‘Luì e l’arte di andare nel bosco’ di Luigi Mainolfi, la narrazione di una fiaba che si estende come una sequenza di frasi luminose in via Lagrange; Il volo dei numeri’ di Mario Merz sulla cupola Mole Antonelliana, segnale luminoso dato dal valore simbolico della sequenza della serie di Fibonacci dove ogni numero è la somma dei due precedenti; ‘Concerto di Parole’ di Mario Molinari in piazza Polonia (Circoscrizione  8) opera in via di allestimento; ‘Vento Solare’ di Luigi Nervo in piazzetta Mollino, una grande sagoma luminosa legata alla cosmologia fantastica; ‘L’amore non fa rumore’ di Luca Pannoli in piazza Eugenio Montale (Circoscrizione  5); Palomar’ di Giulio Paolini in via Po, un antico atlante astronomico costellato da pianeti inscritti in forme geometriche che culmina nella profilo di un acrobata in equilibrio su un cerchio; Amare le differenze’ di Michelangelo Pistoletto  in piazza della Repubblica – facciate mercato coperto Antica Tettoria dell’Orologio (Circoscrizione 7); My noon’ del tedesco Tobias Rehberger, un grande orologio luminoso che scandisce le ore in formato binario, posizionato nel cortile dell’Istituto Comprensivo King-Mila, in via Germonio 12 (Circoscrizione 3); ‘Ice Cream Light’ della berlinese di adozione Vanessa Safavi in piazza Livio Bianco (Circoscrizione 2); ‘Noi’ di Luigi Stoisa, figure rosse che si intrecciano in via Garibaldi; ‘Luce Fontana Ruota’ di Gilberto Zorio, una stella rotante che evoca un mulino collocata nel laghetto di Italia ’61 in corso Unità d’Italia (Circoscrizione 8).

CERIMONIA DI INAUGURAZIONE

L’inaugurazione di Luci d’Artista 2021 si terrà venerdì 29 ottobre, alle ore 18.30, nel Gran Salone dei Ricevimenti di Palazzo Madama in piazza Castello alla presenza delle autorità cittadine, degli sponsor, dei sostenitori e dei partner che collaborano alla realizzazione della manifestazione. Inoltre, in collegamento con le Circoscrizioni 2, 3, 4 e 6, saranno presentate le iniziative educative-culturali previste nel programma del progetto “Incontri Illuminanti con l’Arte Contemporanea”, parte del ‘public program’ di Luci d’Artista, intitolato quest’anno ‘TrasformAzioni’. Alla 19.30 circa con la presenza del Sindaco della Città di Torino Stefano Lo Russo, si accenderanno tutte le Luci d’Artista.

L’inaugurazione potrà essere seguita anche in streaming, al seguente link: https://luci2021.streamvision.it      

ALTRE LUCI

L’ALBERO DEL PAV di Piero Gilardi

Parco Arte Vivente, via Giordano Bruno 31

In tutte le culture umane, nello spazio e nel tempo, la figura dell’albero rappresenta un tramite simbolico tra la terra e il cielo. Oggi, più laicamente, l’albero e le foreste sono viste come lo snodo cruciale della vita dei sistemi ecologici, del continuo scambio vitale tra la terra e la generativa energia del sole.

α-CROMACTIVE di Migliore+Servetto Architects  Grattacielo Intesa Sanpaolo, corso Inghilterra 3

L’installazione luminosa site specific, realizzata da Migliore+Servetto Architects per il grattacielo Intesa Sanpaolo, è un’opera dinamica, un’onda di colore sensibile ai mutamenti della luce. Come frame in stop motion, una sequenza di scaglie luminose genera un organismo pulsante, perfettamente inserito nella natura della serra bioclimatica, un vortice iridescente che respira e vibra in sintonia col vento e con l’ambiente che la accoglie, plasmandosi alla luce naturale e trasformandosi nel buio.

SINTESI 59 di Armando Testa

piazza XVIII dicembre (Stazione di Porta Susa)

Sintesi ’59 una sfera e una mezza sfera di acciaio nero, di circa 5 metri di altezza, ricorda a Torino Armando Testa che è stato uno dei più grandi creativi italiani, protagonista della cultura visiva contemporanea e creatore di simboli entrati a far parte del nostro immaginario collettivo. L’artista ha esplorato molteplici linguaggi riuscendo a creare capolavori senza tempo, la cui modernità è oggi fonte di ispirazione per gli artisti contemporanei. SINTESI ’59 è il raggiungimento perfetto della scultura minimalista nata alla fine degli anni Cinquanta.

Progetto di illuminazione a cura di IREN SPA.

LUCE IN CATTEDRA/POLITO IN LIGHT – team studentesco

Castello del Valentino, Corte d’Onore, viale Pier Andrea Mattioli 39

Un esempio originale di come coniugare la tecnologia con l’espressione artistica per focalizzare l’attenzione sul tema dell’uso della luce nel contesto urbano. Progettata con il LAMSA Laboratorio di Analisi e Modellazione dei Sistemi Ambientali del Politecnico di Torino. Info:lamsa@polito.it ; pagina Facebook politoinlight; www.lamsa.polito.it.

A cura di IREN SPA.

MONUMENTO ‘1706’ DI LUIGI NERVO – nuovo allestimento luminoso

Incrocio tra le vie Pianezza e Foglizzo

L’opera inaugurata nel 2006, in occasione della celebrazione del tricentenario dell’assedio francese di Torino, è definita dall’artista: “un vibrare di forme che si manifesta come materia in formazione, che scaturisce e germoglia dalle crepe della terra, diventa prima numero e poi cifra-simbolo capace di evocare e raccontare, nella sequenza: materia-cifra-storia” quest’anno avrà un nuovo allestimento luminoso.

Progetto di illuminazione a cura di IREN SPA

ANATOMIA UMANA DI SALVATORE ASTORE

Corso Galileo Ferraris, (Mastio della Cittadella – fronte via Cernaia)

Installazione artistica SITE SPECIFIC a carattere permanente, in occasione del quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci.

L’ALBERO ORIZZONTALE DI PIAZZA MONTALE

Dicembre – gennaio 2022

Un progetto partecipato realizzato dal Tavolo Vallette in collaborazione con la Casa di Quartiere e le Officine Caos della Circoscrizione 5 e IREN S.p.A.

IL PRESEPIO DI EMANUELE LUZZATI

Parco del Valentino, Borgo Medievale

Dall’8 dicembre al 9 gennaio 2022

Il simbolo della tradizione natalizia cristiana, rappresentato dai personaggi creati dal celebre illustratore e scenografo Emanuele Luzzati, ritorna nella piazza del Melograno del Borgo Medioevale.

COLLABORAZIONI

LUCI D’ARTISTA / SUONI D’ARTISTA / C0C (CZEROC)

C0C (CZEROC), ‘The Festival As A Performance’, progetto di C2C – Club To Club Festival – a Torino dal 4 al 7 novembre 2021 – in sinergia con Luci d’Artista. Si tratta di un programma speciale diffuso nel quartiere di Porta Palazzo: i totem posizionati nell’area di piazza della Repubblica restituiranno, tramite la scansione di un QR code, l’ascolto di una sonorizzazione ispirata alla piazza e ai suoi movimenti. Le installazioni sonore dialogheranno con le opere luminose collocate nel quartiere di Porta Palazzo – ‘L’energia che unisce si espande nel blu’ di Marco Gastini e ‘Amare le differenze’ di Michelangelo Pistoletto – in un itinerario visivo e acustico che da un totem all’altro offrirà la completa fruizione della composizione musicale.

PROGETTI INTERNAZIONALI

LE LUCI IN ALTRE CITTÀ

PRESTITO ALLA CITTA’ DE L’AVANA (Cuba)

16 costellazioni* del Planetario \ CARMELO GIAMMELLO

Calle del Casco Histórico Galiano (anticamente Avenida Italia)

*Le costellazioni date in prestito dal 2019 – rinnovato sino a giugno 2022 – fanno parte di un precedente allestimento dell’opera Planetario di Carmelo Giammello, restaurato per l’occasione grazie a una sponsorizzazione tecnica di IREN S.p.A.

PROGETTO EUROPEO

‘LIGHT ART IN PUBLIC SPACES / LAIPS’

La rete mondiale LUCI, di cui Torino è co-fondatrice e parte attiva, in partenariato con le Città di TorinoLyon (F) e Oulu (FI) ha ottenuto il finanziamento dall’Unione Europea con il bando Creative Europe per il progetto LAIPS, che si svolgerà nel periodo 2021-2023.

Questo progetto mira a rafforzare le capacità delle città nel campo delle installazioni permanenti di arte luminosa negli spazi pubblici attraverso lo scambio delle migliori pratiche, la promozione della cooperazione transnazionale tra le città e l’utilizzo di strumenti digitali innovativi.

I partner lavoreranno all’interno del Light & Art Lab, una piattaforma per visitare le reciproche installazioni e scambiarsi informazioni su pratiche di luce e arte e rafforzare le capacità operative degli operatori creativi locali, inclusi funzionari della città, personale tecnico e artisti.

Per promuovere e rendere più accessibile a un pubblico più ampio le opere d’arte luminosa permanenti presenti nelle diverse città partner, è prevista la creazione di una nuova App Light & Art per smartphone, che sarà presentata nell’evento di chiusura che si realizzerà a Torino nel 2023.

Dall’8 al 10 novembre 2021 si realizzerà a Torino il primo working group.

www.luciassociation.org 

PUBLIC PROGRAM DI LUCI D’ARTISTA

Dal 2018 la Città di Torino, attraverso il progetto Incontri Illuminanti con l’Arte Contemporanea, ha avviato un ‘public program’ di Luci d’Artista per collegare le opere luminose e le poetiche dei loro autori con un programma di iniziative connesse alla presenza delle installazioni nei diversi contesti urbani.

Le ‘Luci’ allestite nello spazio pubblico sono facilmente accessibili e costituiscono un’ottima opportunità per avvicinare i cittadini ai contenuti e ai linguaggi dell’arte contemporanea.

Nella XXIV edizione, nonostante le criticità che si sono create in relazione all’emergenza COVID-19, il Public Program di Luci d’Artista rinnova e rafforza la sua presenza sul territorio cittadino, da quest’anno grazie anche alla collaborazione avviata con la Fondazione Torino Musei. Si prevede la realizzazione di iniziative rivolte a pubblici differenti collegate con la presenza delle Luci nei diversi contesti urbani individuati.                                                                                                                                                                                                                                                                      

PROGETTO INCONTRI ILLUMINANTI CON L’ARTE CONTEMPORANEA

autunno 2021 – primavera 2022

La parte più significativa del ‘public program’ è costituita dal progetto ‘Incontri illuminanti con l’Arte Contemporanea’. Anche quest’anno la mostra en plein air è accompagnata da interventi educativo-culturali che favoriscono l’incontro tra il pubblico e le poetiche degli artisti autori delle installazioni luminose, con l’obiettivo di valorizzarle e creare attesa e curiosità.

Gli Incontri Illuminanti hanno la finalità di promuovere occasioni di dibattito, realizzare interventi educativi e formativi, attraverso il coinvolgimento attivo dei partecipanti nei laboratori offerti gratuitamente agli studenti e agli insegnati delle scuole del territorio e ai cittadini delle differenti età. Le proposte scaturiscono dalla ricerca effettuata da ogni singolo dipartimento educativo coinvolto nel progetto.

Il Progetto, promosso dalla Città di Torino, da quest’anno è realizzato in collaborazione con Fondazione Torino Musei e la cooperazione con i dipartimenti educazione di GAM – Galleria Civica Arte Moderna e ContemporaneaPAV – Parco Arte Vivente – Centro sperimentale d’arte contemporaneaFondazione Merz e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. In questa edizione sono previsti quattro interventi, che si realizzano nelle Circoscrizioni 2, 3, 4 e 6.

Dopo la riflessione sul contributo dell’arte nella ricerca di ‘Nuovi Equilibri’, che ha orientato il lavoro della scorsa edizione, quest’anno il Progetto esplorerà – come contenuto trasversale ai diversi interventi territoriali – il tema TrasformAzioni: come l’arte contemporanea e l’azione culturale possono generare, promuovere e accompagnare i cambiamenti.

LE AZIONI DEGLI INCONTRI ILLUMINANTI

SGUARDI APERTI

Opera luminosa: Vele di Natale di Vasco Are

Circoscrizione 6

Il Dipartimento Educazione della GAM propone un percorso dal titolo “Sguardi Aperti”, che si articola in una serie di appuntamenti con diversi enti attivi nel territorio della Circoscrizione 6 e con l’Istituto Comprensivo Gabelli – Pestalozzi. L’iniziativa nasce dalla possibilità che l’opera dell’artista Vasco Are, inserita in un particolare contesto urbano, quello del mercato rionale di piazza Foroni, venga vissuta da commercianti, abitanti e passanti nel suo pieno valore artistico e sociale. In collaborazione con i Bagni pubblici di via Aglièl’Hub culturale di via Baltea 3, il Flashback Lab a cura di Maria Chiara Guerra, alcune delle Case Bottega di cui Barriera in divenire coordinato da Cristina Pistoletto, come il collettivo Ventunesimo, i musicisti Pietra Tonale e l’Assiciazione La Scimmia in Tasca.

TUTTI I GUSTI DELL’ARTE

Opera luminosa: Ice Cream Light di Vanessa Safavi

Circoscrizione 2

La sezione Attività Educative del PAV propone un percorso dal titolo “Tutti i gusti dell’arte. Il nutrimento del desiderio di bello e buono” che si realizzerà in collaborazione con diversi enti attivi nel territorio della Circoscrizione 2: in particolare con le realtà associative aderenti al ‘Tavolo Tecnico Case Popolari’, la Fondazione Cascina Roccafranca, il liceo scientifico Majorana, il liceo artistico Cottini e gli istituti scolastici del territorio. Il programma ha come riferimento l’opera luminosa, ludica e stimolante, Ice Cream Light di Vanessa Safavi, installata in piazza Dante Livio Bianco, nelle vicinanze di una vasta area verde. Come la visione di numerosi gusti che offre il bancone di una gelateriaIce Cream Light propone una varietà di sguardi mossi dal desiderio che alludono al tempo libero dell’infanzia trascorsa in spazi liberi e di gioco.

IT’S PINK O’CLOCK

Opera luminosa: My Noon di Tobias Rehberger

Circoscrizione 3

In continuità con l’intervento realizzato nella scorsa edizione il Dipartimento Educazione della Fondazione Merz propone un percorso dal titolo “It’s pink o’clock”, rinnovando la collaborazione con l’Istituto Comprensivo M. L. King/ M. Mila e con il coinvolgimento dei diversi enti attivi nel territorio della Circoscrizione 3. L’intervento prevede attività di laboratorio per le classi della scuola elementare e media ispirati, anche quest’anno, dalla presenza dell’opera My Noon di Tobias Rehberger situata nel cortile della stessa scuola (in via Germonio 12). L’installazione luminosa sarà indagata come opera capace di modificare la nostra percezione spaziale attraverso la presenza di linee, geometrie, colori e la costruzione, attraverso di essi, di nuovi codici.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

MARE DI LUCE

Opera luminosa: Illuminated benches di Jeppe Hein

Circoscrizione 4

Sotto le sedute, che connotano l’opera Illuminated benches di Jeppe Hein in piazza Risorgimento, il colore si espande come materia liquida evocatrice del mare di luce. Un’opera d’arte inclusiva pensata per accogliere comodamente gli spettatori, in un ambiente luminoso, suggestivo e colorato.

Il percorso proposto dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, prevede azioni in situ, oltre che attività nelle scuole e presso il Museo, anche di carattere performativo, per enfatizzare l’aspetto magico del fascio luminoso, nell’interazione tra colore, spazio e presenza delle persone. L’azione è realizzata in modo condiviso con Stalker Teatro –  Officine Caos; in collaborazione con il MAU – Museo d’Arte Urbana di Torino e con diversi enti attivi nel territorio della Circoscrizione 4 e in cooperazione con il Gruppo Abele (Genitori & Figli), il liceo classico musicale Cavour, il liceo scientifico Cattaneo e l’Istituto Comprensivo Nigra.

LUCI D’ARTISTA CITY TOUR  

Visita Torino in una luce straordinaria con un tour della città davvero speciale.

Accompagnato da una guida turistica si potranno ammirare dall’alto le installazioni più celebri della XXIV edizione di Luci d’Artista durante un emozionante tour di un’ora con il bus panoramico City Sightseeing® Torino. Tour a bordo di un autobus panoramico con guida turistica (in lingua italiana, inglese e francese).

Quando: sabato 13 e domenica 14, sabato 20 e domenica 21 novembre e ogni sabato e domenica dal 4 dicembre 2021 al 2 gennaio 2022 + i giorni 8, 10, 31 dicembre 2021 e 6 gennaio 2022.

Partenza: ore 17.30* (piazza Castello/via Po)

*13, 14, 20, 21 novembre + 8, 18, 25 e 26 dicembre + 1 gennaio anche ore 19.00

Durata: max 1 ora – Tariffa intero: € 16,00 – Tariffa ridotto (5-15 anni): € 8,00

Bambini under 5: Free  

Info e prenotazioni:  www.city-sightseeing.it/it/tour-luci-dartista/ – infotorino@city-sightseeing.it

Tel: +39 011 19464500

ELENCO LUCI D’ARTISTA

  1. Cosmometrie – Mario AIRÒ – piazza Carignano
  2. Vele di Natale – Vasco ARE – piazza Foroni, zona mercato rionale (Circoscrizione 6)
  3. Ancora una volta – Valerio BERRUTI – via Monferrato (Circoscrizione 8)
  4. Tappeto Volante – Daniel BUREN – piazza Palazzo di Città – l’opera sarà fruibile  a partire dal 12 novembre 2021
  5. Volo su… – Francesco CASORATI – area pedonale di via Di Nanni (Circoscrizione 3)
  6. Regno dei fiori: nido cosmico di tutte le anime – Nicola DE MARIA – piazza Carlina – Opera permanente in via sperimentale
  7. Il Giardino Barocco Verticale – Richi FERRERO – via Alfieri 6 – The Number 6 (antico Palazzo Valperga Galleani) Opera privata permanente
  8. L’energia che unisce si espande nel blu – Marco GASTINI – Galleria Umberto I – Opera permanente
  9. Planetario – Carmelo GIAMMELLO – via Roma
  10. Migrazione (Climate Change) – Piero GILARDI  Galleria San Federico
  11. Illuminated Benches –  Jeppe HEIN  piazza Risorgimento  Opera permanente in via sperimentale (Circoscrizione 4)
  12. Piccoli spiriti blu – Rebecca HORN – Monte dei Cappuccini – Opera permanente (Circoscrizione 8)
  13. Cultura=Capitale – Alfredo JAAR – piazza Carlo Alberto – Opera permanente
  14. Doppio passaggio (Torino) – Joseph KOSUTH – ponte Vittorio Emanuele I – Opera permanente
  15. Luì e l’arte di andare nel bosco – Luigi MAINOLFI – via Lagrange
  16. Il volo dei numeri – Mario MERZ – Mole Antonelliana – Opera permanente
  17. Concerto di Parole – Mario MOLINARI – opera permanente in via di allestimento – in prossimità dell’Ospedale Regina Margherita – piazza Polonia, all’altezza dell’uscita del sottopasso di corso Spezia (Circoscrizione 8)
  18.  Vento Solare – Luigi NERVO – piazzetta Mollino
  19. L’amore non fa rumore – Luca PANNOLI – piazza Eugenio Montale (Circoscrizione 5)
  20.  Palomar – Giulio PAOLINI – via Po
  21.  Amare le differenze – Michelangelo PISTOLETTO – piazza della Repubblica – Opera permanente (Circoscrizione 7)
  22. My noon – Tobias REHBERGER – Borgata Lesna – cortile dell’Istituto Comprensivo King-Mila, via Germonio 12 (Circoscrizione 3)
  23. Ice Cream Light – Vanessa SAFAVI – piazza Livio Bianco (Circoscrizione 2)
  24. Noi – Luigi STOISA – via Garibaldi
  25. Luce Fontana Ruota – Gilberto ZORIO – Laghetto Italia ’61 – Opera permanente (Circoscrizione 8)