CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 40

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Laura Salvetti Firpo – Astensioni referendarie – Trattoria Bar dello Sport – Lettere

Laura Salvetti Firpo
È mancata ad oltre 90 anni Laura Salvetti, seconda moglie del prof. Luigi Firpo .”La Stampa” ne ha ignorato la scomparsa forse perché dopo il libro dei figliastri, i due gemelli figli di Firpo, che si sono scagliati contro il padre con velenosa cattiveria, l’epoca di Firpo e dei suoi famigliari appare davvero  finita.

Donna simpatica e molto appariscente, mi invitava qualche volta nella piscina della villa di viale Seneca che Firpo le aveva fatto costruire. Si prendeva il sole e si parlava quasi solo di politica. Mi diceva che lei era una “convinta  comunista” e si lamentava  del marito spesso assente… Poi ci fu un momento anche di forte dissenso, quando pretese di venire a presiedere il Direttivo del Centro “Pannunzio” in sostituzione del marito. Di lì in poi i nostri rapporti da amichevoli diventarono molto conflittuali per poi annullarsi. Alla fine votammo la sfiducia a Firpo come presidente.  Io cercai ancora di mediare,  ma non era più possibile perché ogni margine si era spezzato a causa soprattutto  di Laura che non andavo più a trovare in villa.  Dicevano che fosse una grande studiosa di Campanella come il marito,  ma io non l’ho mai sentita parlare dell’argomento. Si mise in luce come consigliera dello Stabile di Torino per alcuni processi pubblici che organizzo’. Quello a Craxi, privo di veri difensori, suscitò polemiche. La sua faziosità era aumentata nel tempo. La fondazione da lei creata intitolata al marito con l’apporto di ingenti fondi pubblici ha subito un colpo molto forte dal volume dei gemelli che scrissero contro il padre un libro oggi introvabile perché forse l’editore preferì ritirarlo dalle librerie. Al Centro Pannunzio di cui non fu mai socia neppure durante la presidenza di Firpo, la chiamavano Madonna Laura, anche se della musa petrarchesca non aveva nulla. Era una donna molto pragmatica e decisa  che tentò di esercitare un ruolo pubblico senza riuscirci. La tomba del marito è stata in totale abbandono per anni nel cimitero di Cavoretto. Un fatto che suscitò stupore.

&

Astensioni referendarie
Il Cardinale  Camillo Ruini per il referendum per la fecondazione assistita schierò  la CEI per l’astensione perché non scattasse il quorum.

Ho già ricordato la settimana scorsa  che l’astensione è una delle quattro modalità di voto: voto, astensione, si’, no, come diceva Mattarella nel 1999 per il referendum sul sistema elettorale chiamato Mattarellum.
Adesso la CEI ha cambiato idea e richiama i cattolici al dovere di votare, anche se pare aver fatto un po’ marcia indietro. Io resto laico: la CEI e la Chiesa in particolare devono astenersi (scusate il bisticcio) dall’interferire nelle cose della politica italiana. Un voto o un non voto non è affare di coscienza, quindi i cittadini non hanno bisogno di indicazioni etico – politiche. Diceva giustamente Prodi che siamo cattolici adulti.

g

Trattoria Bar dello Sport
A Cisano sul Neva, località nel primo entroterra tra Alassio e Albenga, c’è da quasi cento anni la trattoria Bar dello Sport da oltre 40 anni gestita dalla Famiglia Priano, tre fratelli con alcuni nipoti che si si sono affiancati per dare continuità ad un locale unico in riviera: un menu con molte opzioni di qualità a prezzi contenuti.

È un locale per definizione interclassista: a mezzogiorno pranzano molti operai , alla sera c’è un pubblico eterogeneo  con alcune frequentazioni  come i Pininfarina, Gino Paoli, Antonio Ricci,Carlo Levi, Ezio Greggio.

Giancarlo, detto anche Zorro e la sorella Marisa sono in sala, un altro sta ai fornelli.
Una conduzione che dà un tono famigliare al locale. Molti dei suoi piatti meritano attenzione, ma anche il modo in cui si è accolti è straordinario. È quasi un‘altera domus. Una certa “freddezza”tipicamente  ligure è  sconosciuta.Anche la prestigiosa Accademia della Cucina Italiana, guidata dal medico umanista Roberto Pirino, ha promosso dei convivi accademici da “Zorro”.

.
quaglieni penna scritturaLettere scrivere a quaglieni@gmail.com
.
Liberali
Dal suo discorso in ricordo di Edoardo Massimo Fiammotto ho appreso due cose che non sapevo: che lei  rischiò l’espulsione  dal PLI e che Pannella le offrì una candidatura al Parlamento. Mi dice qualcosa in più? Giusy Enrico
Marco Pannella con Pier Franco Quaglieni

 

Sono cose vecchie e poco importanti. Nel 1969 mi dimisi dal Pli perché non ne condividevo la linea:
fu presa a pretesto una mia lettera ad un giornale dal genero “liberale”del gerarca fascista De Vecchi di Val Cismon per deferirmi  al collegio dei probiviri  presieduto dal Barone Mazzonis, con proposta di espulsione. Un gesto intollerante e illiberale che lo stesso Mazzonis rifiutò di prendere in considerazione, anche se il segretario del pli Arcari – destinato a tradire il partito in Consiglio comunale per passare a sostenere la giunta di sinistra nel 1975  – mi attacco’ con violenza e anche disprezzo nel congresso torinese con un intervento pubblicato dal giornale del Partito. Ero molto giovane e non credevo di dare così fastidio:  nella Gli truccarono in modo maldestro  due volte il voto (più votanti che elettori) per impedirmi di entrare nel Direttivo. Di quel periodo rimase come unica amica Nicoletta Casiraghi con cui collaborai quando divenne presidente della Provincia. Il Pli di Zanone mi offrì nei decenni successivi  più volte una candidatura, ma per coerenza rifiutai.
La storia con Pannella, che io conobbi nella Lid nel 1969, partecipando attivamente alla battaglia divorzista fu invece molto positiva. Il Centro Pannunzio ospitò persino,  nei primi anni 70 ,un congresso nazionale radicale che suscitò le proteste del perbenismo condominiale del palazzo di piazza Castello dove aveva sede il Centro. Alcune battaglie radicali mi furono estranee, ma la scelta di sostenere Tortora mi trovò entusiasta anche perché i liberali negarono il sostegno a Tortora, rinnegando il principio liberale della presunzione di innocenza . Tortora definì Zanone “il farmacista di Pinerolo“.In quel quadro maturò una mia candidatura in Parlamento  che poi non ebbe seguito. La quasi sicura elezione avrebbe comportato l’abbandono della conduzione del Centro Pannunzio e dopo una breve riflessione dissi a Marco che non potevo accettare. Egli capì il motivo e restammo amici fino alla sua morte. Fui io a festeggiarlo per i suoi 80 anni.
.
 Gioielli sabaudi e palazzi aviti
L’ultimo Savoia principe ballerino richiede indietro gioielli e palazzi aviti facendo causa allo Stato, alienandosi le ultime poche simpatie degli italiani . E vuole anche il Pantheon per il Padre, ma non per il nonno che è già in Italia. Che brutta fine! Che terribili errori. Viva la Repubblica!
Saverio Giunti 
Ex monarchico
Temo di dover concordare con Lei non nei toni, ma nella sostanza. Gli parlai due sole volte e dimostrò di essere molto limitato. A me la cosa spiace molto perché ai Savoia si deve l’unità nazionale.

Continua a leggere

Il Fante Sardo che provocò gli austriaci

Inizialmente l’Alfierie era posto in asse con via Garibaldi e con il filo dei palazzi del lato sinistro di via Roma, per far sì che non coprisse la visuale verso Palazzo Reale. I lavori di riqualificazione di piazza Castello, nel 2000, hanno richiesto un arretramento  verso Palazzo Madama

Tra passeggiate romantiche sotto luci natalizie e regali dell’ultimo momento, eccoci nuovamente giunti, nella settimana che precede il Natale, al nostro consueto appuntamento con Torino e le sue meravigliose opere. Oggi vorrei parlarvi di un monumento che, probabilmente vista la bellezza della piazza che lo ospita, passa spesso e volentieri inosservato all’occhio del passante: sto parlando del monumento all’Alfiere dell’Esercito Sardo presente in Piazza Castello. Questa volta l’opera di cui vi andrò a parlare è un po’ diversa dal solito, in quanto il soggetto rappresentato non è come per gli altri monumenti che abbiamo visto un personaggio storico famoso, ma bensì un semplice alfiere dell’esercito sardo; ecco perché in questo caso sarà più interessante capire la vita del suo autore. (Essepiesse)

La statua in marmo bianco posta quasi al centro di piazza Castello, di fronte a Palazzo Madama, rappresenta come detto in precedenza, un semplice alfiere dell’Esercito Sardo. Egli è raffigurato in posizione eretta mentre sguaina la spada con la mano destra e con la sinistra sorregge la bandiera italiana. Il soldato è posto su un doppio basamento in granito che reca sul fronte un bassorilievo e ai lati due stemmi; ai suoi piedi vi sono un cannone ed un ramo con foglie di quercia. Questo Alfiere è il simbolo di un Italia repubblicana e di uno scultore liberale che ha cercato di trasmettere con la sua arte la sete di cambiamento di una nazione ancora agli albori.

Di spirito liberale e repubblicano, Vincenzo Vela è stato uno dei padri del risorgimento artistico italiano. Nato e cresciuto a Ligornetto, un piccolo villaggio del canton Ticino, trascorse gli anni più floridi della sua carriera a Torino. Impiegato fin da piccolo nelle cave del Mendrisiotto come scalpellino, e poi da adolescente nel cantiere del Duomo di Milano, lo scultore svizzero fu molto apprezzato per il suo talento artistico e per la sua forte passione politica: partecipò, nel 1848, con molti suoi compatrioti sensibili alla causa dell’Indipendenza, alle Cinque Giornate di Milano ed in seguito alle battaglie di Peschiera e Sommacampagna.

Dopo l’esito negativo dello scontro con gli austriaci tornò a Milano, dove riprese la sua attività artistica. Giunse a Torino nel 1852, dove oltre ad esercitare l’attività di scultore e docente dell’Accademia, divenne intermediario tra il governo piemontese e i sostenitori ticinesi. In questo clima, Vela aderì con entusiasmo all’iniziativa dei cittadini milanesi di omaggiare, tramite la realizzazione di un’opera, l’Esercito Sardo, simbolo di speranza per tutti loro, esuli ed oppressi, di liberarsi dal dominio austriaco.

Il 15 gennaio 1857 il Consiglio Comunale ricevette la lettera dei “Moltissimi cittadini milanesi interpreti dei voti, e dei desideri del loro paese”intenzionati a “dare una prova solenne d’ammirazione e d’affetto al glorioso esercito sardo, che difende e reintegra l’antico onore delle armi italiane”.Dal momento dell’offerta all’inaugurazione del monumento passarono quasi due anni, durante i quali si discusse sull’opportunità o meno di collocarlo in posizione centrale davanti al Palazzo Madama, o se scegliere una posizione diversa, come piazza Maria Teresa o piazza Carignano.

Vela e il rappresentante dei cittadini milanesi scrissero più volte al Consiglio Comunale, ricordando quanto la localizzazione del monumento valessecome forte dimostrazione politica, e appoggiati in questa linea da Massimo D’Azeglio, riuscirono a convincere tutti che piazza Castello fosse la posizione più appropriata per la statua. Il monumento venne inaugurato il 10 aprile 1859 (pochi giorni prima della II Guerra d’ Indipendenza), ma l’iscrizione ( “I MILANESI ALL’ESERCITO SARDO 15 GENNAIO 1857” ) venne scoperta solo due mesi dopo, l’8 giugno, per paura di compromettere troppo i cittadini milanesi, che il quel periodo erano ancora sotto il dominio austriaco.

Scampato alle minacce di distruzione fatte dal generale dell’esercito austriaco quando il 26 aprile 1859 l’Austria, stufa delle aperte provocazioni (tra cui appunto la posa dell’Alfiere Sardo di fronte al Parlamento sabaudo) dichiarò guerra al Regno di Sardegna, l’Alfiere resta tutt’ora davanti a Palazzo Madama come il simbolo di un gesto di sfida e provocazione alla politica di quel tempo.

Parlando appunto della collocazione del monumento, bisogna ricordare che inizialmente l’Alfierie era posto in asse con via Garibaldi e con il filo dei palazzi del lato sinistro di via Roma, per far sì che non coprisse la visuale verso Palazzo Reale. I lavori di riqualificazione di piazza Castello, nel 2000, hanno richiesto un arretramento dell’Alfiere verso Palazzo Madama, scelta da molti giudicata un po’ infelice in quanto il monumento in marmo bianco si mimetizza molto facilmente con la facciata chiara del palazzo, soprattutto guardandolo dalla prospettiva di via Garibaldi.

Per anni piazza Castello si è presentata ai visitatori come un grande rondò destinato al traffico automobilistico, mentre la piazzetta antistante Palazzo Reale era utilizzata come parcheggio. Il progetto di riqualificazione è iniziato con l’eliminazione del parcheggio di piazzetta Reale ed è proseguita con successivi interventi di pedonalizzazione della parte monumentale con annesse le modifiche sulla viabilità. La riqualificazione ha inoltre permesso di cogliere visivamente, nella sua interezza, la spazialità originaria della piazza e la riappropriazione, da parte dei cittadini, di un luogo simbolicamente significativo della città di Torino.

Ed anche per oggi il nostro piccolo viaggio all’insegna della storia della città termina qui. L’appuntamento è sempre per la prossima settimana con Torino e le sue meraviglie.

(Foto: il Torinese)

Simona Pili Stella

“La trota” di Schubert protagonista del concerto delle Domeniche all’Auditorium Rai di Torino

Domenica 8 giugno alle 10.30 all’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino per le ‘Domeniche all’Auditorium’ è  previsto un concerto che si apre con uno dei brani più  celebri del repertorio cameristico,  il Quintetto per pianoforte in La maggiore op. 114  D 667 di Franz Schubert detto “La trota”. L’appuntamento è registrato su Radio 3 che lo trasmetterà domenica 15 giugno alle 20.30.

Il brano di Schubert , scritto nel 1819, è intitolato “La trota”,  in  quanto il compositore utilizzò la melodia del suo omonimo Lied nell’Andantino come tema per le successive variazioni. L’opera fu composta da uno Schubert ventiduenne e non venne pubblicata prima del 1829, un anno dopo la sua morte.

Piuttosto che un normale quintetto per pianoforte e quartetto d’archi, Schubert scrisse un pezzo per violino, viola, violoncello e contrabbasso. Lo stesso gruppo musicale si trova nel Klavierquintett in mi minore  op. 3 del compositore boemo Josef Labor, che chiude il concerto  del “Quintetto Lab” formato da Valentina Busso, al violino, Giorgia Cervini alla viola, Luca  Magariello al violoncello e Friedmar Deller al contrabbasso, a cui si aggiunge Francesco Bergamasco al pianoforte.

I biglietti, proposti al prezzo unico di 5 euro, sono in vendita online sul sito dell’OSN Rai e presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino in piazza Rossaro.

Mara Martellotta

Una stagione di successi, come un lungo “viaggio in mare aperto”

Presentati i programmi teatrali di Alfieri e Gioiello

 

Mentre conia un’immagine che vede una stagione teatrale come un lungo “viaggio in mare aperto”, lui amante da sempre di “quella distesa d’acqua vasta e misteriosa che non si lascia mai dominare del tutto”, Fabrizio di Fiore, General Manager di Alfieri e Gioiello, uomo abituato a vivere seriosamente nel mondo della finanza, produttore lungimirante e spericolato, si lascia trascinare simpaticamente dagli interpreti maschili, Lorenzo Grilli e Vittorio Schiavone, in un amarcord di “Cantando sotto la pioggia” che ha siglato con pieno successo il finale della stagione appena conclusa e che verrà ripreso tra capodanno e la befana sul palcoscenico di piazza Solferino. Un grande avvenire (attoriale, forse già) dietro le spalle, alla Gassman. Ma uno dei tanti momenti indovinati della serata che ha visto la presentazione delle stagioni dei due teatri – che ancora oggi continuano a essere “un’eredità importante” dello scomparso Gian Mesturino, storico gestore, appassionato uomo di teatro, scopritore e inventore, “generoso e instancabile” -, passato e presente ad avvolgere progetti e scommesse, titoli, attrici e attori importanti e beniamini, la prosa e la musica e il balletto, i più suggestivi appuntamenti nazionali e internazionali, un divertimento sempre “alto”, un teatro che sappia interessare e far riflettere, emozionare e soprattutto divertire. Teatro “popolare” nel senso più nobile del termine. 

Una prospettiva tutta in divenire. Che rispecchi i nuovi linguaggi di comunicazione. Dice Luciano Cannito, direttore artistico: “Il nostro sguardo è anche rivolto al futuro. La nuova stagione continuerà ad aprirsi ai linguaggi del presente e del web, offrendo spazi a quei giovani artisti che hanno saputo costruire un seguito straordinario online – con milioni di visualizzazioni – e che hanno dimostrato, spesso con ironia e grande capacità narrativa, un talento autentico e immediatamente riconosciuto dal pubblico. È anche attraverso di loro che intercettiamo un pubblico giovane, curioso, desideroso di vivere il teatro come un’esperienza contemporanea, accessibile e stimolante.” Un intento e una prospettiva che non inizia oggi, sono i numeri a parlare in modo chiaro: “Tra i due teatri abbiamo ormai superato la soglia stabile dei 200.000 spettatori a stagione. Un dato importante, se si considera che la città di Torino conta circa 850.000 abitanti, questo sta a significare che, ogni anno, quasi un torinese su quattro sceglie di entrare all’Alfieri o al Gioiello.”

39 titoli all’Alfieri e 52 al Gioiello a riempire le serate della stagione 25/26, uno sguardo e un preciso progetto da parte dell’intera organizzazione dei teatri, la scelta di andare “oltre” nei prossimi otto mesi di programmazione, all’interno di una stagione intitolata “I confini della realtà”, a significare “un teatro che non si limita a raccontare il mondo com’è, ma che osa spingersi oltre, giocando con l’immaginazione, l’umorismo, l’assurdo, il sogno, la poesia.Un teatro che confonde le barriere tra vero e verosimile, tra quotidiano e straordinario, tra palcoscenico e platea. Perché il teatro, come la vita, comincia davvero solo quando smettiamo di limitarci alla realtà.”

Contaminazione di generi, anche, come quando il teatro guarda al cinema che lo ha preceduto. Segnatevi, all’Alfieri, tra ottobre e novembre, “Brokeback Mountain”, dal racconto di Annie Proulx con i due mandriani d’altura portati sullo schermo da Ang Lee, qui interpretati da Edoardo Purgatori e Filippo Contri con l’apporto di Malika Ayane e “Il vedovo”, tappa non secondaria nella filmografia di Dino Risi e accoppiata vincente per Alberto Sordi e Franca Valeri qui ripresi da Massimo Ghini e Paola Tiziana Cruciani per la regia di Ennio Coltorti. Ma non soltanto: arriveranno “Magnifica presenza” di Ferzan Ozpetek, con Serra Yilmaz, “La febbre del sabato sera” dal successo targato John Travolta, produzione della mai troppo lodata Compagnia Rancia, musiche e liriche dei Bee Gees, con l’astro nascente Simone Sassudelli, l’interrazziale “Indovina chi viene a cena” costruito da mostri sacri e oggi nelle mani di Cesare Bocci e Vittoria Belvedere; torneranno “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovesi, il musical “Saranno famosi” affidato, tra l’altro, in aria prenatalizia alla voce insuperabile di Barbara Cola – l’altra sera ha regalato all’Alfieri gremitissimo una canzone dello spettacolo ed è stato un furore di successo: come ha fatto Giulia Ottonello poco dopo per la sua Adriana di “Rocky”. Due belle presenze femminili, vincenti, sullo stesso palcoscenico, due interpretazioni che da sole meritano il biglietto. E ancora il doppio appuntamento di Ale e Franz – ad inaugurare la stagione l’11 ottobre e ad aprile -, il più che tagliente Giuseppe Cruciani con “La zanzara show” in compagnia di David Parenzo, Paolo Ruffini, Neri Marcorè che sarà Sherlock Holmes, Drusilla Foer in “Frida il Musical”, tra arte rivoluzione e passione per la regia di Andrea Ortis, ancora una volta “Aggiungi un posto a tavola” con Scifoni e Cuccarini, Flavio Insinna in “Gente di facili costumi” che fu un successo di Nino Manfredi commediografo e attore, Alessandro Siani in”Fake News”, Luca Barbareschi – l’altra sera stoicamente a salire sul palco con l’aiuto di due stampelle, fresco di protesi al titanio – e Chiara Noschese (anche regista) in “November” di David Mamet, satira affilata e feroce sul potere, la manipolazione e il cinismo della politica americana: testo scritto nel 2007 ma mai troppo attuale e teso verso i tre anni che ci attendono.

E sul palcoscenico del Gioiello? Oltre la bella abitudine dei “Mercoledì da leoni” – con tra gli altri Mariagrazia Cucinotta, Milena Miconi e Samuel Peron, Anna Mazzamauro, Giorgio Montanini ed Ezio Greggio e Alice De André con un cognome importante e una ragazza che prova a diventare se stessa -, saliranno Raoul Bova con “Il nuotatore di Auschwitz”, ispirato alla vera storia di Alfred Nakache, nuotatore francese di origine ebraica, numero 172763 nel campo di concentramento, che non ha mai smesso di allenarsi tuffandosi anche nelle acque gelide di un bacino idrico; Giacomo Poretti con “Condominio mon amour”, il ritorno del “Fu Mattia Pascal” visto da Giorgio Marchesi e della “Locandiera” goldoniana, un abito ormai abituale per Miriam Mesturino, un gruppo di attori clandestini in un paese dittatoriale in “A mirror” di Sam Holcroft, con Ninni Bruschetta e Claudio ‘Greg’ Gregori, “Ubi maior” con madre e figlio Sabrina Knaflitz e Leo Gassmann, “Chicchignola” di Petrolini (cavallo di battaglia di un grande del teatro: Mario Scaccia) riproposto da Massimo Venturiello, Marianna e Marco Morandi che con “Benvenuti in casa Morandi” si voltano a guardare gli anni della loro fanciullezza, tra copertine di rotocalchi, canzoni riflettori e set cinematografici. Gianluca Ramazzotti ci spiega quel che possa accadere in una coppia con “Non aprire quella mail”, testo di successo scritto da Sébastien Thiéry e scoperto a Parigi, Enzo Decaro che cuce insieme “L’avaro” e “Il malato immaginario” di Molière mentre Emilio Solfrizi rivisita l’”Anfitrione” plautino e Giampiero Ingrassia riscopre quanto possa essere ancora divertente “Ti ho sposato per allegria” di Natalia Ginzburg, Laura Morante propone “Insieme” scritto e diretto da Fabio Marra e Marisa Laurito “Persone naturali e strafottenti” testo di Peppino Patroni Griffi osceno e pericoloso nella mentalità dei primi anni Settanta.

Elio Rabbione

Nelle immagini: una scena di “Cantando sotto la pioggia”, Raoul Bova nel “Nuotatore di Auschwitz”, Neri Mercorè in “Sherlock Holmes il Musical” e Luca Barbareschi e Chiara Noschese in “November” di David Mamet (ph. F. di Benedetto).

La Farina, il siciliano sabaudo

Alla scoperta dei monumenti di Torino Una nota curiosa per quanto riguarda il monumento è la presenza, sul lato posteriore della balaustra, di un pannello decorato con il simbolo della Trinacria

Collocata all’interno di piazza Solferino, quasi all’altezza dell’intersezione con via Lascaris, la figura di La Farina è ritratta in piedi, appoggiata ad una balaustra. Le gambe sono leggermente sovrapposte in posizione rilassata ed indossa un cappotto chiuso dove sulla spalla sinistra, si dispiega un mantello che ricade sull’elemento architettonico. La Farina viene rappresentato mentre sta lavorando ad uno scritto: nella mano sinistra sorregge dei fogli che corregge con una penna stretta nella mano destra appoggiata anch’essa alla balaustra,mentre alle sue spalle un libro ferma alcuni fogli già letti. La balaustra presenta posteriormente un pannello decorato con il simbolo della Trinacria inquadrato tra due colonnine dal disegno complesso.

 

Nato a Messina il 20 luglio del 1815, Giuseppe La Farina fu un patriota, scrittore e politico italiano. Avvocato dalle idee liberali, sviluppò un interesse crescente per gli studi storici e letterari che lo portarono a pubblicare, lungo tutta la sua vita, numerosissimi scritti (tra i quali la Storia d’Italia dal 1815 al 1850) e a collaborare con giornali e riviste (è stato fondatore e collaboratore del giornale L’Alba che fu tra i primi a tendenza democratica-cristiana).

Nel 1837 cominciò a sostenere la causa per la liberazione della Sicilia, partecipando al primo movimento insurrezionale anti-borbonico. Dopo un periodo di esilio dall’isola, nel 1848 venne eletto deputato alla camera dei Comuni di Messina assumendo, in seguito, la carica di Ministro della Pubblica Istruzione; fece anche parte (assieme ad Emerico Amari) della missione incaricata di offrire la corona di Sicilia al Duca di Genova.

A seguito della riconquista borbonica della Sicilia, l’anno successivo si rifugiò in Francia da dove continuò la sua attività letteraria. Nel 1854 si stabilì a Torino e poco dopo fondò la “Rivista Enciclopedica Italiana”, il giornale politico “Piccolo Corriere d’Italia” e nel 1857 la Società Nazionale Italiana, un’associazione politica finalizzata a realizzare l’unità del Paese sotto la guida della Casa Savoia. La Società Nazionale Italiana aveva come presidente Daniele Manin e come vice presidente Giuseppe Garibaldi.

Dal 1856 venne chiamato a collaborare con Cavour che, nel 1860, gli affidò il delicato incarico di rappresentare in Sicilia il governo; dopo essere rientrato a Torino nel 1861, venne eletto al Parlamento italiano e nominato vice presidente della Camera dei Deputati. Muore a Torino il 5 settembre 1863. Subito dopo la sua scomparsa un comitato, composto da alcuni uomini politici, iniziò a sostenere l’erezione di un monumento alla sua memoria ma la proposta venne sospesa a causa dei lavori collegati al trasferimento della capitale da Torino a Firenze.

Nel novembre del 1866, grazie a Filippo Cordova (a quel tempo ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio), l’idea venne ripresa e fu aperta una pubblica sottoscrizione a livello nazionale; nel dicembre 1868 il Comitato promotore per l’erezione del monumento a Giuseppe La Farina, incaricòGiovanni Duprè, autorevole scultore toscano, della realizzazione dell’opera. Tuttavia fu solo dopo dieci anni e cioè nel 1878, che il progetto cominciò a prendere vita; Giovanni Duprè venne sostituito dallo scultore e scrittore palermitano Michele Auteri Pomar, che con le 24.000 lire raccolte, creò un monumento di una certa rilevanza.

Il monumento venne collocato nell’aiuola a mezzogiorno di piazza Solferino e fu inaugurato il 1 giugno del 1884, esattamente sedici anni dopo l’approvazione del progetto; il giorno precedente l’inaugurazione, i rappresentanti del Comitato promotore lo donarono con atto ufficiale alla Città di Torino.  Nel febbraio 1890, a seguito del progressivo distacco delle lettere bronzee che compongono l’epigrafe, il testo dell’iscrizione venne inciso sul fronte del basamento.

Una nota curiosa per quanto riguarda il monumento è (come già ricordato prima) la presenza, sul lato posteriore della balaustra, di un pannello decorato con il simbolo della Trinacria. Questo antico simbolo (Triscele per i greci e Triquetra per i romani), raffigura una testa gorgonica, con due ali, dalla quale si dispongono in giro simmetrico tre gambe umane piegate. La sua presenza sul monumento ricorda non solo le origini siciliane del personaggio, ma anche l’impegno da lui profuso nella lotta per l’indipendenza della Sicilia, durante la quale il bianco vessillo gigliato dei Borboni fu sostituito dal tricolore che recava al centro il simbolo triscelico.

 

Avendo già accennato la storia riguardante Piazza Solferino, grazie alle precedenti opere di cui abbiamo parlato, aggiungerò semplicemente che il monumento commemorativo a Giuseppe La Farina, dopo essere stato inaugurato nel 1884 all’interno dell’aiuola centrale meridionale, vi rimase fino al 2004, anno in cui la statua fu spostata per permettere alla piazza di ospitare i padiglioni Atrium per i Giochi Olimpici Invernali 2006. Il monumento fu provvisoriamente ricoverato all’interno di un deposito comunale per poi essere ricollocato, all’interno della piazza, il 16 giugno 2013. Oggi il monumento si erge in tutto il suo splendore all’interno di piazza Solferino.

 

Anche per oggi il nostro viaggio in compagnia delle opere di Torino termina qui. L’appuntamento è sempre per la prossima settimana per la nostra (mi auguro) piacevole passeggiata “con il naso all’insù”tra le bellezze della città.

 

 

Simona Pili Stella

Il bilancio della stagione 2024-2025 del Teatro Superga

Il teatro Superga chiude la stagione teatrale 2024-2025 con più di 7 mila spettatori, e oltre 30 mila partecipanti tra affitti ed eventi privati. 9 sono stati i sold out su 24 spettacoli in programma, 18 in cartellone al teatro Superga di Nichelino, 6 concerti di “lirica e musical a corte” nel Salone d’onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi. Hanno registrato il sold out il nuovo spettacolo di Alessandro Bergonzoni “Arrivano i dunque (avannotti, sole blu e la storia della giovane saracinesca)” e il debutto di Alice Mangione “Cruda e nuda”, il primo spettacolo di stand up comedy da solista di una delle protagoniste dei più noti programmi comici italiani (La prova dell’8 di Caterina Guzzanti su MTV, Mai dire Martedì e Colorado), che ha raggiunto la notorietà nel 2022 con “LOL 2” su Prime Video. “Delirio a due” con Corrado Nuzzo e Maria Di Biase è stato un piccolo capolavoro del teatro dell’assurdo, e “Bouquet of madness”, il primo podcast tre crime dal vivo che tratta casi misteriosi e irrisolti. “Perestrojka e pancake” è stato l’ultimo spettacolo di stand up comedy, che ha debuttato come comico a Colorado, su Italia 1, e dal 2017 nel cast di Stand Up Comedy su Comedy Central. Su Rai 2 ha fatto parte del cast di “Battute?” e su Italia 1 è tornato come monologhista a Le Iene. Sold out anche u o dei tre spettacoli di TSN Next, con le compagnie emergenti del territorio: “Il mio Doc della compagnia C’è trippa per gli atti”, tratto da “Toc Toc”, commedia francese del 2005 di Laurent Baffie, riafattata e rielaborata da Davide Piconese, e “Shakespeare in musical” per la rassegna Lirica e Musical a Corte. Tra i protagonisti della stagione figurano anche Andrea Pennacchi con il suo nuovo spettacolo, e Paolo Benvegnù, che a vent’anni dalla pubblicazione del suo esordio solista “Piccoli fragilissimi film” ha portato sul palco una nuova versione “Reloaded” in uno dei suoi ultimi spettacoli.

“Siamo orgogliosi che il teatro Superga sia diventato un punto di riferimento per la cultura sul nostro territorio – commenta il Sindaco di Nichelino Giampiero Tolardo – vedere così tante persone scegliere di partecipare a una stagione così ricca e diversificata, dimostra che la comunità necessita di emozioni, cultura e condivisione dal vivo. Il nostro impegno è quello di continuare a sostenere una proposta teatrale cala e di includere, coinvolgere e far crescere in ogni senso la nostra città”.

“Questa stagione – spiegano i direttori artistici Alessio e Fabio Boasi, e Claudia Spoto – è il risultato di una visione che unisce passione, ascolto e sperimentazione. Abbiamo cercato di creare un programma che potesse sorprendere e accogliere, portando sul palco artisti noti, ma anche nuove voci da scoprire. I numeri confermano che il pubblico ha risposto con entusiasmo e partecipazione. Per noi ogni spettacolo è un’occasione per creare connessioni  tra palco e platea, tra tradizione e innovazione, tra teatro e comunità”

La stagione 24/25 del teatro Superga è promossa dalla Città di Nichelino e da Sistema Cultura, con il sostegno di Fondazione CRT e Regione Piemonte, in collaborazione con Piemonte dal Vivo.

Info – Teatro Superga – 011 6279789 biglietteria@teatrosuperga.it

Mara Martellotta

Giordano Bruno Guerri alla guida del Comitato scientifico del Centro Pannunzio

 

Lo studioso e presidente del Vittoriale, già Premio Pannunzio 2023, assume la presidenza del Comitato scientifico

Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale degli Italiani, è stato nominato presidente del Comitato scientifico del Centro Pannunzio.

Già insignito del Premio Pannunzio nel 2023 – riconoscimento assegnato annualmente a personalità della cultura, del giornalismo e dell’arte che si siano distinte per indipendenza di pensiero – Guerri raccoglie il testimone alla guida dell’organo scientifico del Centro. E’ una nomina voluta per il contributo offerto alla diffusione di una cultura libera e non conformista, oltre che per il suo impegno nella valorizzazione della figura di Gabriele d’Annunzio e per lo slancio ridato al Vittoriale degli Italiani, ora divenuto uno dei centri culturali più importanti d’Italia. 

Il Centro Pannunzio – fondato nel 1968 da Arrigo Olivetti, Mario Soldati, Pier Franco Quaglieni e altri intellettuali – è un’associazione culturale ispirata a una visione aperta e non elitaria della cultura. Promuove da oltre cinquant’anni il dibattito intellettuale, il confronto delle idee e l’arricchimento personale, sempre nel rispetto della pluralità delle opinioni.

Il primo presidente del Comitato scientifico fu Norberto Bobbio, seguito fra gli altri da Arrigo Olivetti, Luigi Firpo, Mario Soldati, Alda Croce.

Tra i membri che hanno fatto parte del Comitato si ricordano figure di alto spessore culturale, tra cui Nicola Abbagnano, Gianni e Umberto Agnelli, Renzo De Felice, Oriana Fallaci,  Ugo La Malfa, Indro Montanelli, Sergio Pininfarina, Rosario Romeo, Giuseppe Saragat, Giovanni Spadolini, Armando Testa e molti altri.

Attualmente fanno parte del comitato: Dario Antiseri, Luciano Basso, Pier Luigi Battista, Piero Bianucci, Hervé Cavallera, Rossana Cavallo, Dino Cofrancesco, Alberto Cottino, Guido Davico Bonino, Fabrizio Fracchia, Mario Garavelli, Ruggiero Grio, Lodovica Gullino, Claudio Magris, Loris Maria Marchetti, Erasmo Miceli, Ugo Nespolo, Gianni Oliva, Franco Pastrone, Marcello Pera, Francesco Perfetti, Giuseppe Piccoli, Francesco Pizzetti, Gian Enrico Rusconi, Mirella Serri, Jacqueline Visconti.

“Castelli in Giallo” a Rosignano Monferrato

Un week end da “brivido” per omaggiare i trent’anni di “Castelli Aperti”

Sabato 7 e domenica 8 giugno

Rosignano Monferrato (Alessandria)

Un intero borgo trasformato in un suggestivo (più di quanto lo è di per sé) romanzo noir a cielo aperto. Borgo “Bandiera Arancione” del “Touring Club Italiano”, sarà Rosignano Monferrato (Alessandria) – tra impareggiabili location storiche, esperienze inclusive, paesaggi patrimonio “Unesco” e ospiti d’eccezione – ad ospitare il prossimo week end, sabato 7 e domenica 8 giugno, “Castelli in Giallo”, secondo appuntamento della rassegna “Tutti i colori della cultura” che celebra i trent’anni del progetto “Castelli Aperti”, promosso dall’omonima Associazione per valorizzare il patrimonio storico-artistico del Piemonte. Dopo il successo dell’esordio a Pamparato (Cuneo), il testimone passa, dunque, alla provincia di Alessandria, con due giornate dense di eventi, tra letteratura, laboratori, degustazioni e spettacoli “in noir”.

Realizzata con il patrocinio del “Comune” in collaborazione con la “Pro Loco” , l’“Info Point Turistico” e i “Produttori vitivinicoli” locali, l’iniziativa vedrà il suo momento inaugurale sabato 7 giugno, alle 17, presso il cortile del “Municipio”, con l’aperitivo di benvenuto per i partecipanti. Segue, alle 17,30 (con ingresso libero), la presentazione del romanzo “Tremi chi è innocente” (Einaudi) con l’autrice Barbara Frandino. A moderare l’incontro, la giornalista, scrittrice e bookinfluencer Petunia Ollister, nom de plume di Stefania Soma.

Il pomeriggio prosegue, alle 18,30, in piazza Sant’Antonio con la “Merenda sinoira al buio con delitto” , a cura dell’“Associazione APRI – Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti” , che grazie a “Castelli Aperti” ha collaborato alcuni mesi fa all’installazione a Rosignano di due pannelli tattili per rendere inclusiva la visita al borgo anche alle persone con esigenze specifiche. L’evento è pensato per chi vuole mettersi in gioco ed esplorare il mondo di chi non vede, cercando nel frattempo di scoprire l’assassino della contessa. Compito non facile, degno del miglior Sherlock Holmes.

In serata, alle 21 (con ingresso libero), l’ex Chiesa di Sant’Antonio ospita l’ inaugurazione della mostra “Alfabeto Simenon con le tavole dell’illustratore – fumettista pugliese Maurizio Lacavalla. A seguire, il “racconto immersivo” sul creatore del “Commissario Maigret”, con l’autore Alberto Schiavone, l’attrice Claudia Ferrari, il compositore Gianluca Verlingieri e la sassofonista Agnese Garufi.

La seconda giornata (domenica 8 giugno) di “Castelli in giallo” si apre alle 11, presso il Cortile del “Municipio”, con la presentazione del libro “La finestra del terzo piano” (“Piemme”) della scrittrice esordiente Paola Darò. Modera ancora Petunia Ollister. Nel pomeriggio, alle 15, con partecipazione su prenotazione è in programma la visita del suggestivo “centro storico” di Rosignano ed in particolare degli “Infernot”, le cantine scavate a mano nella “Pietra da Cantoni”. Durante la passeggiata panoramica, si farà tappa anche alla mostra d’arte contemporanea “FiloFood”, curata da Gabriella Anedi ed allestita presso i “Saloni Morano”.

Previste anche attività per i più piccoli: alle 16, infatti, la “Biblioteca comunale” ospita, per i bimbi dai 6 ai 10 anni, la “Merenda con caccia al ladro”, a cura di Sara Magnoli, seguita (alle 17), presso il “Belvedere” adiacente al “Castello”, dalla presentazione del thriller “La montagna nel lago” (“Giunti”) di Jacopo De Michelis.

Alle 18,30 possibilità di ammirare gli splendidi paesaggi monferrini tanto amati dal pittore “divisionista” Angelo Morbelli (Alessandria, 1853 – Milano, 1919) con l’“Aperitivo in vigna” presso l’ “Azienda Agricola Roveto”, non lontano da Frazione Colma, dove nel pomeriggio, alle 15,45, sarà possibile visitare lo “Studio” di Morbelli a “Villa Maria” con il giardino e l’“orto morbelliano” ed apprezzare le riproduzioni di alcuni quadri del pittore fruibili in autonomia in quanto situati lungo le vie e le strade panoramiche che collegano la frazione con l’azienda vitivinicola.
Chiusura a tema della rassegna, come si conviene, alle 20, presso il trecentesco “Castello di Uviglie” con la “Cena con delitto”, a cura di Sara Magnoli: un misterioso omicidio da risolvere attraverso l’ascolto dei testimoni, materiali e “documenti” che saranno consegnati alle squadre. Previsto un massimo di dieci componenti per squadra che dovranno consegnare la soluzione prima del dolce o del caffè. E, di nuovo, tutti i giochi saranno aperti per i molti (non si hanno dubbi) Sherlock Holmes di turno.

Per info dettagliate e aggiornamenti su tutte le aperture: www.castelliaperti.it

g.m.

Nelle foto: Veduta di Rosignano; Barbara Frandino; Castello di Uviglie

Casa del Conte Verde, a Rivoli una raffinata mostra di Angela Sepe Novara

“Colori tra cielo e terra, le quattro stagioni atmosferiche tra ispirazioni vivaldiane ma non solo” è il titolo della personale di Angela Sepe Novara, che abbellirà dal 6 al 29 giugno prossimo le sale della Casa del Conte Verde.

L’esposizione dell’artista, sempre attenta alla relazione tra musica e colore, si sviluppa come un percorso emozionale tra i colori dell’anima e quelli del paesaggio, ispirandosi alle celebri Quattro Stagioni di Vivaldi, ma superando la lettura musicale per esplorare dimensioni più ampie.

I dipinti esposti evocano il ciclo naturale e umano delle stagioni, attraverso una pittura intensa e poetica in cui la luce e il colore diventano strumenti per raccontare il tempo, il cambiamento e la memoria.

L’inaugurazione è prevista venerdì 6 giugno alle ore 18, alla presenza di Annalisa Polesello Ferrari, Vicepresidente della Fondazione Internazionale per l’Arte Francesco Federico Cerruti Castello di Rivoli, dove alcune opere dell’artista sono presenti nella collezione, e dell’Onorevole Mauro Laus. La mostra è nata nel 2013 al Museo Regionali di Scienze Naturali di Torino, con un testo critico del Prof. Fiorenzo Alfieri, ed è stata selezionata per rappresentare l’Italia al Museo Italo-Americano di San Francisco nel 2018, con il Patrocinio del Consolato d’Italia e dell’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco. Durante l’inaugurazione sarà presentato il libro di poesie “Le Stagioni del Tempo”(Genesi Editrice), una raccolta lirica in cui parole e immagini si intrecciano; alcune  opere sono infatti riprodotte nel volume, accompagnando le riflessioni dell’autrice sul fluire delle stagioni dentro e fuori di noi.

Angela Sepe Novara, artista e autrice torinese, ha al suo attivo importanti collaborazioni culturali e artistiche, tra cui le 34 illustrazioni dedicate alla cultura piemontese per il quotidiano La Repubblica, attraverso i ritratti delle più significative figure storiche della Regione.

Inaugurazione venerdì 6 giugno alle ore 18 – Casa del Conte Verde, via Piol 8, Rivoli

Dal mercoledì al venerdì dalle 16 alle 19 – sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 – lunedì e martedì chiuso.

Telefono: 011 9563020

Mara Martellotta