CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 40

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

Come ti muovi, sbagli – Commedia. Di e con Gianni di Gregorio, con Greta Scarano e Iaia Forte. Riuscire a evitare tutti i fastidi della vita quotidiana, mettersi in salvo da ogni rottura di scatole è sufficiente per essere felici? Il professore a settant’anni suonati ha trovato finalmente la serenità, ha una bella casa, una discreta pensione, degli amici con cui scherzare, una signora con cui trascorrere qualche giornata. Si dedica solo a cose piacevoli. Fino a quando la sua vita è messa sottosopra dall’arrivo della figlia, in crisi coniugale, e dei due più che ingombranti nipotini. Nuove preoccupazioni, nuove angosce, ma anche nuovi affetti. Comincia così un’avventura nelle vite sentimentali degli altri, e nella sua, che gli farà capire che l’amore vale sempre la pena di essere vissuto, anche se porta tribolazioni, sacrifici e patimenti. Un film che riflette sull’amore e sull’inesorabile istinto degli esseri umani a mischiare il proprio destino con quello degli altri, con tutto quello che ne può derivare: fatiche ma anche gioie, e l’impressione di aver vissuto veramente. Durata 90 minuti. (Romano sala 1)

Downton Abbey: il gran finale – Drammatico, storico. Regia di Simon Curtis, con Hugh Bonneville, Elizabeth McGovern e Laura Carmichael. Gli anni bussano alle porte di Downton Abbey: Morta la contessa Violet, le redini della tenuta sono in mano a Lady Mary, chiamata a difenderne gli interessi nell’élite londinese, divisa com’è tra la tradizione nobiliare e il desiderio di traghettare la sua famiglia verso la modernità. Così, mentre Lord e Lady Grantham supervisionano la tenuta preparandosi poi al congedo, i Ceawley si riuniscono per definirne il futuro in un’epoca segnata dalle turbolenze della Grande Depressione. Per l’occasione tornerà dall’America anche l’eccentrico zio Harold, mina vagante che svelerà verità dimenticate e intrighi sepolti che coinvolgono vari membri della casata. Durata 123 minuti. (Massaua, Eliseo, Romano sala 3)

Duse – Drammatico. Regia di Pietro Marcello, con Valeria Bruni Tedeschi, Noémie Merlant e Fausto Russo Alessi. Negli anni tra la Prima Guerra Mondiale e l’ascesa del fascismo, la Divina sceglie di tornare nel luogo dove la sua vita ha avuto inizio: il palcoscenico. Costantemente in lotta con la brutalità degli eventi e del potere, e aggrappandosi alla possibilità dell’utopia, fa della sua arte un atto rivoluzionario, anche a costo di sacrificale salute e affetti. E affronta il suo viaggio finale consapevole di poter rinunciare alla vita stessa ma non alla sua vera natura. Il film è stato designato “Film dellaCritica” dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “Mentre il corpo del Milite Ignoto attraversa l’Italia in treno per essere sepolto a Roma, Eleonora Duse vive gli ultimi anni della sua vita: non la fermano né la tisi né i debiti perché le interessano solo tre cose: “lavorare, vivere. morire”. E Pietro Marcello affida a una straordinaria Valeria Bruni Tedeschi il compito di illustrare il dramma di chi è disposta a scendere a patti anche col potere per poter continuare a confrontarsi con l’arte del teatro. Un film dove il materiale d’archivio s’intreccia alla finzione per scavare dentro la vita di una donna pronta a sacrificare anche l’amore materno per tener fede alla sua missione d’attrice.” Durata 125 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Eliseo, Fratelli Marx sala Chico, Massimo sala Cabiria, Nazionale sala 1)

Elisa – Drammatico. Regia di Leonardo Di Costanzo, con Barbara Ronchi, Roschdy Zem e Valeria Golino. Elisa, una ragazza di buona famiglia, è in carcere da dieci anni per aver ucciso brutalmente la sorella. I suoi ricordi confusi si chiariscono nell’incontro con il criminologo Alaoui, che conduce uno studio sui delitti di famiglia. La verità che emerge per Elisa è sconvolgente. Un dolore che forse è l’inizio di una redenzione. Durata 105 minuti. (Eliseo, Nazionale sala 4)

La famiglia Leroy – Commedia. Regia di Florent Bernard, con José Garcia e Charlotte Gainsbourg. Innamorati da sempre Sandrine e Christophe, una famiglia solida, due figli e un cane e una casa in Borgogna, un lavoro di noleggiatore d’auto lui e impiegata in un’agenzia di viaggi lei, la vita di ogni giorno che tira avanti tranquilla, senza sobbalzi: poi, un bel (o bruttissimo) giorno, Sandrine decide di chiedere la separazione, è stufa di mettersi a piangere per ogni più piccolo motivo, è stufa che Christophe sia sempre più assente e scontroso verso lei e verso i figli, ormai decisamente stanchi di assistere alle continue liti dei loro genitori. Ma Christophe non vuole accettare questa nuova disperata situazione, ama ancora la moglie e lo sfascio della famiglia non lo sopporterebbe mai: per cui decide e porta l’intera famiglia in un weekend che dovrebbe essere di sogno, a viaggiare una seconda volta nei luoghi lui e Sandrine sono stati felici e in cui hanno ricordi che varrebbe la pena rivivere. Durata 102 minuti. (Fratelli Marx sala Chico e Groucho)

Familiar Touch – Drammatico. Regia di Sarah Friedland, con Kathleen Chalfant. Una donna mette in discussione se stessa dopo aver cominciato una nuova vita in una casa di cura. Durata 90 minuti. (Romano)

Honey don’t! – Drammatico. Regia di Ethan Coen, con Margaret Qualley, Aubrey Plaza e Chris Evans. Film in solitaria per Ethan senza la collaborazione – che i due si siano divisi per sempre? o che l’intervallo debba finire dio voglia un giorno o l’altro? – del fratello Joel. La storia vede al centro la detective del titolo, di cognome fa O’Donahue, che si mette a indagare su un incidente poco chiaro di una coppia californiana. Finirà a rovistare su una setta che ha il suo in padre Dean, piccolo criminale che gioca con il sesso ad oltranza e con la manipolazione degli adepti e oltre. Al tutto s’aggiunge la comparsa del vecchio padre con i suoi abusi nell’infanzia e una poliziotta con cui intrecciare una caldissima relazione. Durata 90 minuti. (Ideal, Massimo V.O.)

Jane Austen ha stravolto la mia vita – Commedia drammatica. Regia di Laura Piani, con Camille Rutherford, Charlie Anson e Pablo Pauly. Agathe, una ragazza goffa e al tempo stesso affascinante e piena di contraddizioni, si ritrova ad affrontare la sua solitudine. Sogna un amore simile ai personaggi di un romanzo di Jane Austen e la sua massima aspirazione è diventare una scrittrice. Invece trascorre le sue giornate vendendo libri nella leggendaria libreria britannica Shakespeare&Company, a Parigi. Invitata in Inghilterra alla residenza per scrittori di Jane Austen, deve combattere con le sue insicurezze: fino a quando non accade qualcosa di inaspettato e la sua vita cambia come per magia. Durata 94 minuti. (Classico anche V.O., Due Giardini sala Nirvana)

Material Love – Commedia. Regia do Celine Song, con Dakota Johnson, Pedro Pascal e Chris Evans. Strana occupazione quella di Lucy nella New York di oggi. La sua è quella di abbinare tra loro i vari single che incontra, secondo le rispettive affinità, la condizione socio-economica e la attrazione fisica, ad esempio. Invitata al matrimonio di una delle coppie che lei stessa è riuscita a formare, Lucy incontra casualmente John, in qualità di cameriere, l’uomo con cui aveva avuto una lunga e ineguagliata storia d’amore ma che lei stessa aveva abbandonato, dal momento che, attore senza il becco di un quattrino, sapeva che no avrebbe potuto garantirle una vera stabilità economica per il futuro. Ma seduto al tavolo dei single si siede anche Harry, decisamente ricco, affascinante e spiritoso, insperatamente deciso a costruire una seria relazione. Imponendosi una scelta, chi? Durata 116 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

La riunione di condominio – Commedia drammatica. Regia di Santiago Requejo, con Raùl Fernàndez De Pablo, Clara Lago e Tito Valverde. Una “semplice” riunione di condominio a Madrid in cui si discute della sostituzione dell’ascensore (“Votemos” è il titolo originale di questo prodotto spagnolo). Tutto fila liscio finché quello che doveva essere un incontro ordinario e pacifico, si trasforma nell’incubo temuto da tutti: viene annunciato l’arrivo di un nuovo inquilino con problema di salute mentale (“si scatena il bigottismo morale e la fantasia malata di chi già vede l’horror sul pianerottolo e un giovane serial killer con coltello insanguinato”, scrive Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera. Tutto ciò scatenerà una serie di relazioni inaspettate, scontri e ipocrisie, mettendo in luce pregiudizi e paure nei confronti del possibile nuovo arrivato. Ancora Porro: “Un po’ didascalico e prevedibile certo con una sorpresina, il film è piacevolmente offensivo, non feroce, segnalando i gusti classici della ipocrisia e dei pregiudizi, merito del buon gioco della squadra attoriale, con dialoghi serviti sul piatto da Freud.” Durata 88 minuti. (Nazionale sala 4)

Sotto le nuvole – Documentario. Regia di Gianfranco Rosi. Tra il Golfo e il Vesuvio, la terra talvolta trema, le fumarole dei Campi Flegrei segnano l’aria. Sulle tracce della Storia, delle memorie del sottosuolo, in bianco e nero, una Napoli meno conosciuta si popola di vite. Sotto le nuvole c’è un territorio attraversato da abitanti, devoti, turisti, archeologi che scavano il passato, da chi, nei musei, cerca di dare ancora vita, e senso, a statue, frammenti e rovine. La circumvesuviana attraversa il paesaggio, cavalli da trotto si allenano sulla battigia. Un maestro di strada dedica il suo tempo al doposcuola per bambini e adolescenti, i vigili del fuoco vincono le piccole e grandi paure degli abitanti, le forze dell’ordine inseguono i tombaroli. Una nave siriana, nel porto di Torre Annunziata, scarica il grano ucraino. La terra intorno al golfo è un’immensa macchina del tempo. Durata 115 minuti. (Romano sala 3)

The Life of Chuck – Drammatico, fantascienza. Regia di Mike Flanagan, con Tom Hiddleston, Karen Gillian e Mark Hamill. Una serie di eventi sta sconvolgendo il mondo così come lo conoscevamo. Internet non funziona più, la California si sta staccando dagli Stati Uniti in seguito a eventi tellurici, le scuole non hanno studenti. Sui pochi mezzi di comunicazione ancora funzionanti compare il ringraziamento al contabile Chuck Krantz per i suoi 39 anni di contributo all’umanità. Da qui inizia il percorso à rebours che ce ne illustra la vita e la passione per il ballo. Durata 110 minuti. (Massaua, Greenwich Village sala 3, Ideal, Lux sala 1, Reposi sala 1, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

The Voice of Hind Rajab – Drammatico. Regia di Kaouther Ben Hania, con Saja Kilani e Motaz Malhees. Leone d’Argento a Venezia 82. Il 29 gennaio 2024 i volontari della Mezzaluna Rossa ricevono una chiamata di emergenza. Una bambina di sei anni è intrappolata in un’auto sotto attacco a Gaza e implora di essere salvata. Mentre cercano di tenerla al telefono fanno tutto il possibile per farle arrivare un’autoambulanza. Il suo nome era Hind Rajab. “Come l’Anna Frank del nuovo genocidio, la innocente vittima con voce impaurita ricostruisce la Storia, aprendo un dibattito che va alle radici del cinema. Chiuso in una stanza, il film ne esce infelice e vittorioso perché racconta una disfatta maanche una resistenza al Male che lo ha prodotto” (Maurizio Porro, Corriere della Sera). Durata 89 minuti. (Centrale V.O., Due Giardini sala Ombrerosse V.O., Eliseo Grande V.O., Fratelli Marx sala Harpo e Groucho V.O., The Space Torino, Uci Lingotto V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri V.O.)

Tutto quello che resta di te – Drammatico. Regia di Cherien Dabis, con Saleh Bakri e Cherien Dabis. Quando un adolescente palestinese resta ferito in uno scontro con soldati israeliani durante una protesta, la madre ripercorre gli eventi che hanno condotto la famiglia fino a quel fatidico momento. Con un appassionante racconto che abbraccia tre generazioni, la donna rivela le continue lotte di una famiglia palestinese che non ha mai smesso di combattere per la propria identità, a partire dal 1948, quando il nonno subì lo sfollamento da parte dell’esercito israeliano. Durata 145 minuti. (Nazionale sala 3)

Una battaglia dopo l’altra – Thriller, azione. Regia di Paul Thomas Anderson, con Leonardo Di Caprio, Sean Penn, Benicio Del Toro e Chase Infiniti. Un gruppo di ex rivoluzionari si riunisce quando un loro perfido nemico riemerge dal loro passato, dopo sedici anni di silenzio. Tra loro, Bob Ferguson, che ha sognato per anni un mondo migliore ai confini tra Messico e States. Appeso al chiodo l’artiglieria e il nome di battaglia, Ghetto Pat, fa il padre a tempo pieno di Willa, adolescente esperta di arti marziali. Tra una canna e un rimorso prova a proteggerla dal suo passato che puntualmente bussa alla porta e chiede il conto. Dall’ombra riemerge il colonnello Lockjaw, che più di ogni altra cosa vuole integrare un movimento suprematista devoto a San Nicola. Il gruppo avrà il duro compito di salvare la ragazza, che verrà rapita, prima che accada l’inevitabile. Durata 161 minuti. (Centrale V.O., Massaua, Due Giardini sala, Fratelli Marx sala, Greenwich Village sala 2 anche V.O., Ideal, Lux sala 2, Nazionale sala 2, Reposi sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

La valle dei sorrisi – Horror. Regia di Paolo Strippoli, con Michele Riondino, Giulio Feltri, Paolo Pierobon e Romana Maggiora Vergano. Sergio è un insegnante di educazione fisica che un giorno è trasferito a Remis, un piccolo paese delle Alpi: vi trova un pugno di abitanti incredibilmente felici e una serenità che invade ognuno, e che si rinforza ad ogni appuntamento di uno strano rituale notturno. Una volta la settimana, ogni abitante incontra e abbraccia il giovane Matteo, che possiede valori e poteri straordinari, capaci di alleviare definitivamente da ogni angoscia. Anche Sergio incontrerà il ragazzo ma come finirà quell’incontro? “…peccato che nel finale di partita morale di un film che merita attenzione, l’autore si lasci prendere dalle sirene horror, sprecando sangue” (Maurizio Porro, Corriere della Sera). Durata122 minuti. (Reposi sala 4, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Défilé, Danza oltre le barriere. 4.0

Dopo l’inaugurazione con il Galà di apertura, la programmazione della quarta edizione di “Danza Oltre le barriere.4.0″ prosegue sabato 27 settembre alle ore 16 con il Défilé, diventato ormai una delle tradizioni più attese del progetto, vale a dire un momento in cui decine di artisti si incontrano e danno vita ad una parata che attraversa e trasforma luoghi della città molto spesso inosservati, restituendo loro energia e visibilità.
Per la quarta edizione l’iniziativa, realizzata in collaborazione con EDIT, vedrà protagonisti le scuole di danza del territorio, i danzatori professionisti di EgriBiancoDanza e del Balletto Teatro di Torino, insieme ai musicisti di Guitare Actuelle, in un’azione corale che quest’anno invade gli spazi di Colla! , un luogo di oltre 3 mila mq in piazza Teresa Noce, animato da start-up e realtà innovative che lo rendono uno dei quarti di miglio più dinamici d’Italia e al tempo stesso un punto di riferimento per la  cittadinanza.
Il Défilé non è  soltanto una pratica artistica, ma un vero e proprio strumento di comunità; qui diverse generazioni e discipline si incontrano per dialogare e costruire un linguaggio comune.

Da settembre a dicembre la Fondazione EgriBiancoDanza e il Balletto Teatro di Torino guideranno un ricco calendario di spettacoli teatrali, performance site-specific, attività laboratoriali e iniziative di coinvolgimento della cittadinanza. Il programma include Défilé, parata urbana green che porta la danza nelle strade, e gli Aperitivi in Danza, incontri che uniscono performance,  dialogo e convivialità.

“Si rinnova l’appuntamento con “Danza oltre le barriere”. Non lo considero soltanto un cartellone di spettacoli, ma un’opportunità di riflessione sulle dinamiche del territorio e un momento di crescita per tutti, artisti e cittadini – spiega  Raphael Bianco, vicepresidente della Fondazione Egri per la Danza – Attraverso la danza, un elemento aggregativo, empatico e catartico, si riporta la comunità a un confronto con sé stessa, dove l’inclusione è una traiettoria fondamentale per vivere meglio e progredire insieme. Inoltre la rinnovata partnership  con  BTT arricchisce il nostro percorso, guidando scelte condivise che sono fondamentali per avere un impatto sempre più  efficace  e rimanere aperti a nuovi stimoli e all’immaginazione. Questi stimoli provengono anche dalla collaborazione con le realtà locali che ci seguono da anni e contribuiscono attivamente allo sviluppo e al consolidamento di questo progetto, Progetto Slip e Teatro Monterosa e, in particolar,  Guitare Actuelle, partner con BTT nel progetto IN.CON.TRA”.

“Per il Balletto Teatro di Torino condividere percorsi e progettualità con Fondazione Egri per la Danza e Guitare Actuelle significa abitare spazi di incontro – spiega la direttrice del Balletto Teatro di Torino, Viola Scaglione –  in cui musica e danza si sostengono e rigenerano a vicenda. Si tratta di un terreno fragile e fertile al tempo stesso, dove non si innalzano frontiere, ma si scelgono passaggi, attraversamenti, aperture. In questo dialogo le identità restano salde, ma si intrecciano per dare vita a linguaggi nuovi, capaci di superare le barriere e di accogliere la pluralità  dei corpi, dei gesti, dei suoni. Non è semplice collaborazione, si tratta della costruzione di un orizzonte condiviso in cui visioni differenti diventano complicità creative.
Crediamo che oggi il valore più consistente risieda nello stare dentro le relazioni . È lì che l’arte si rinnova, che danza e musica ritrovano la loro funzione più profonda, offrire la possibilità di andare oltre, insieme”.

Come da tradizione “Danza oltre le barriere” inaugura il suo cartellone con un Gala d’apertura che non solo rappresenta un momento di festa, ma anche un incontro simbolico tra linguaggi artistici e realtà diverse. Sul palco del teatro Monterosa si ritroveranno i principali protagonisti del progetto: le due compagnie EgriBiancoDanza e Balletto Teatro di Torino, che da sempre ne incarnano lo spirito inclusivo, in un rito collettivo di arte e condivisione.

Mara Martellotta

Arriva a Settimo Torinese il Festival del Disegno

 Fogli, persone, creatività. Arriva a Settimo Torinese il Festival del Disegno, l’evento che unisce adulti e bambini per sperimentare, divertirsi e liberare l’imaginazione con i prodotti Fabriano. Iniziato a Milano il 13 settembre il Festival farà tappa in tutta Italia, dai piccoli paesi alle grandi città, portando fino al 12 ottobre una ventata di colore in musei, scuole e spazi culturali. Fabriano accompagna il pubblico in un viaggio all’insegna di laboratori, attività creative e talk completamente gratuiti, in collaborazione con i musei del network Pleiadi (Museo Civico di Scienze Naturali di Milano, Children Museum di Verona, Children Museum di Pompei, Museo della Chimica di Settimo Torinese) e con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti campus di Milano.

In nove edizioni il Festival del Disegno ha coinvolto oltre 170mila persone, sempre guidato da un unico grande obiettivo: riconoscere il foglio bianco come strumento di unione, opportunità, possibilità.

Di seguito una selezione di appuntamenti in programma a Settimo Torinese, presso MU-CH | Museo della Chimica

(Iscrizioni a partire dal 26 settembre)

Per conoscere tutti gli appuntamenti del Festival e iscriversi: https://fabriano.com/festival-del-disegno/

5 ottobre 2025

Ore 10:30 e 17:30: Paper Science, esperimenti su carta. Durante il laboratorio, i partecipanti osserveranno al microscopio diversi tipi di carta, per capire cosa rende ogni foglio unico e adatto a usi differenti. La carta sarà anche protagonista di esperimenti scientifici e creativi. Un’attività per esplorare la versatilità della carta anche attraverso la scienza.

Ore 11:30 e 16:00Caccia al tesoro, i segreti di Newton. Un’attività ludico-didattica che trasforma la chimica in un’avventura interattiva per bambini. Attraverso la scoperta di messaggi invisibili nascosti su fogli di carta e l’uso di reagenti naturali, i partecipanti sperimenteranno reazioni chimiche in maniera pratica e divertente. Divisi in squadre i bambini risolveranno enigmi scientifici, e al termine sarà premiato il team vincitore.

 

Ultimi giorni: tessuti principeschi arrivati a Chieri dall’Antico Oriente

Al chierese “Museo del Tessile”, i preziosi tessuti appartenuti al Principe Scipione Borghese, oggi nella Collezione della Contessa Ruffini Valletti-Borgnini

Dal 12 al 27 settembre

Chieri (Torino)

Partiamo proprio da lui. Lui, il “convitato di pietra”, l’inconsapevole artefice, oltre un secolo fa, della mostra “Tessili dai viaggi di un Principe del Novecento”, programmata, da venerdì 12 a sabato 27 settembre, nelle sale del “Museo del Tessile”, in via Santa Chiara 6, a Chieri. Parliamo di Scipione Borghese (al secolo Luigi Marcantonio Francesco Rodolfo Scipione Borghese), X Principe di Sulmona (Migliarino Pisano, 1871 – Firenze, 1927), esponente di un Casato nobiliare fra i più prestigiosi a cavallo di Otto e Novecento e particolarmente famoso per le sue Collezioni d’arte. Nobile, grande viaggiatore, politico (fu deputato per il Collegio di Albano Laziale e per il “mazziniano- garibaldino” Partito Radicale dal 1904 al 1913), nonché curioso esploratore con una sfrenata passione per l’Oriente e pilota automobilistico di grande coraggio e competenza dati i tempi di timido esordio dell’automobile quale mezzo di trasporto, tanto meno da competizione sportiva, che lo portarono (affidandosi al robusto motore di un’“Itala 35/45 HP”) a partecipare (insieme ad Ettore Guizzardi, suo autista di fiducia e a Luigi Barzini senior, mitico inviato del “Corriere della Sera”) a vincere lo storico raid “Pechino-Parigi” (10 agosto 1907); vittoria clamorosa (circa 16mila chilometri, “pappati”, in tempi record per quegli anni, in soli due mesi) fra sperdute lande di Cina, Mongolia, Siberia e Russia, che gli regalò allora la piena notorietà e il clamoroso passaggio alla storia.

Ma, attenzione!, “Scipione l’Asiatico”– come amavano definirlo gli amici del veneziano “Casato Papafava dei Carraresi” – nei suoi numerosi viaggi fra Medio Oriente e Asia Minore e Centrale (di cui rimane traccia nei “Diari”, parzialmente pubblicati nel volume “In Asia: Siria, Eufrate, Babilonia”, Bergamo – Istituto Arti Grafiche, 1903), non si limitò al solo gusto del viaggio esplorativo. Quelle imprese (in allora autentiche, quasi impensabili imprese!) lo misero a contatto con un mondo lontano e sconosciuto, di cui s’innamorò perdutamente e che volle portare con sé nei suoi viaggi di ritorno, sotto forma di preziose artistiche e artigianali realtà, memorie di terre lontane ricche di grandi e affascinanti culture. Memorie che per Scipione, acuto Collezionista d’arte, si concretizzarono soprattutto in stupendi “manufatti tessili”, oggi amorevolmente custoditi nella Collezione della Contessa Giovanna Ruffini Valletti-Borgnini, che ne ha gentilmente concesso il prestito per la realizzazione della mostra ospitata a Chieri.

Il ricco percorso espositivo al collinare “Museo del Tessile” inizia con sei “Kilim” anatolici (tappeti senza pelo), di piccole dimensioni a tessitura piana, realizzati in lane tinte con coloranti naturali, probabilmente opera di ragazze in ambiente domestico, unici per disegno e tecnica esecutiva. Accanto, un “arazzo” in lana  con trame policrome discontinue e ricami in seta e oro, foderato in “taffeta” di seta dall’Asia Centro-meridionale. E ancora: un tappeto da preghiera “Kilim” di Senandaj (Kurdistan), tessuto con trame ricurve usando i fuselli tipici della tecnica “kani” (tessitura tradizionale degli scialli del Kashmir) per ottenere raffinati disegni floreali e zoomorfi nel campo, bordure con motivo “Medakhyl” (sequenza di rosette) e consolidamento a dente di sega con fessure. A latere, altri coevi “manufatti” provenienti dalla Persia, dal Turkmenistan e dal Kurdistan, insieme a “tappeti da sella” di varia provenienza e a due splendidi “Kakemono”, dipinti o calligrafie giapponesi su seta, cotone o carta, realizzati in verticale e concepiti come decorazione murale da interno, recuperati dalla seconda moglie di Scipione, Teodora Martini, mentre il Principe era ospite dello zar di Russia, omaggiato con varie medaglie e doni. A fare da contrappunto ai “tessili”, arrivano inoltre dal Tien Shan e dalla Cina diversi “incensieri” in bronzo, mentre del corredo principesco si possono ammirare teli ricamati e altri oggetti di pregio, che riflettono il gusto e le passioni di un protagonista del primo Novecento.

Nella settimana della Festa Patronale della Città di Chieri, la mostra dedicata agli antichi “manufatti” collezionati dal Principe Scipione Borghese ci permette di riscoprire esemplari storici di arazzi, tappeti, tessuti e ricami che accompagnarono nei suoi viaggi un intraprendente aristocratico viaggiatore protagonista del Novecento in Europa ed in Asia e “ripercorrere – sottolinea Melanie Zefferino, presidente della ‘Fondazione’ e del ‘Museo del Tessile’ – il percorso di chi andando per il mondo con gli occhi aperti alle mille parvenze degli orizzonti mutevoli, può fissare non certo l’essenza dei paesi traversati e dei popoli intravveduti, ma certo molti profili di luoghi, cose e uomini”.

Gianni Milani

“Tessili dai viaggi di un Principe del Novecento”

Museo del Tessile, via Santa Chiara 6, Chieri (Torino); tel. 329/4780542 o www.fmtessilchieri.org

Dal 12 al 27 settembre. Orari: merc. e sab. 15/18

Nelle foto: Il Principe Scipione Borghese durante il raid Pechino-Parigi (1907); Arazzo con ricamo (part.), Asia centro-meridionale; “Kakemono”, Fagiano Pavone Asiatico e iris acquatico; Telo ricamato (part.) del corredo del Principe   

Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum

Breve storia di Torino


1 Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum
2 Torino tra i barbari
3 Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia
4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento
5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi
6 Torino Capitale
7 La Torino di Napoleone
8 Torino al tempo del Risorgimento
9 Le guerre, il Fascismo, la crisi di una ex capitale
10 Torino oggi? Riflessioni su una capitale industriale tra successo e crisi

1.Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum

Torino è una città che invita al rigore, alla linearità, allo stile. Invita alla logica, e attraverso la logica apre alla follia. Queste le parole del grande intellettuale Italo Calvino, forse un po di parte, certo, ma non per questo meno veritiere.
Così abituati a guardare lontano, intenti ad indagare il mondo oltre i confini visibili, perennemente alla ricerca di qualcosaltro in un laggiù” di labile definizione, spesso diamo per scontato ciò che ci circonda, e talvolta nemmeno ci impegniamo a conoscere i luoghi a noi più vicini.
Rifletto spesso su tale tematica con i miei studenti a scuola, approfittando delle potenzialità della materia che insegno; quando chiedo ai ragazzi di raccontarmi una loro esperienza riguardo a mostre darte, musei o luoghi culturalmente conosciuti, mi rendo conto di quanto poco conoscano il territorio in cui vivono, è più probabile infatti che essi si siano ritrovati per le strade di qualche capitale straniera e non di aver visitato Palazzo Madama, Palazzo Reale, un qualunque museo torinese di arte contemporanea o qualche luogo cittadino che proprio nulla ha da invidiare all esotico estero.
Non ne faccio loro una colpa, anche io tendo spesso a incappare nel medesimo errore, protesa verso il desiderio di prendere aerei e partire, corro per prima il rischio di tralasciare interessanti occasioni di visita di esposizioni darte di artisti che magari apprezzo particolarmente e che si svolgono proprio a Torino.

È secondo questottica che ho deciso di scrivere tale serie di articoli dedicati alla capitale sabauda, per riscoprire e tentare di approfondire la storia e le vicissitudini di quella che è la mia città natale, la stessa che mi pare così lontana anche se abito nei suoi vicinissimi confini, che talvolta mi ha stancato, che non sempre mi ha accolto o confortato, della quale spesso mi sono dimenticata, ma a cui rimango indissolubilmente affezionata.
Torino è così, una città antica che accetta le sfide della globalizzazione e della multiculturalità, attenta alla qualità ambientale, dove da sempre il saper fare si accompagna al saper pensare, è localitàforte delle proprie radici eppure pronta a fronteggiare le numerose riqualificazioni urbane che nei secoli si sono succedute, invasive e necessarie, le medesime che ora stabiliscono laspetto multiforme di quella che è stata la prima capitale dItalia.
Nel capoluogo popoli, culture, tradizioni e differenti consuetudini si sono stratificate nel tempo, a partire dagli usi e costumi degli antichi romani, fino ai cittadini odierni, autoctoni, migranti e tutte quelle etnie in equilibrio tra il mantenere le proprie usanze e limparare il dialetto locale.
La storia di Torino è qualcosa di tangibile, passeggiando per le vie della città infatti ci si imbatte continuamente in testimonianze del passato: le Porte Palatine, gli edifici di Italia 61, le palazzine barocche e le ville liberty, le chiese ed i monumenti, tutti tasselli di ununica grande vicenda che comincia più di duemila anni fa, ai tempi di un piccolo insediamento chiamato Taurasia, distrutto da Annibale nel 218 a.C.  

La nascita e lo sviluppo della città sono indissolubilmente legati alla posizione geografica che essa occupa: Torino sorge sulla sponda occidentale del Po, nella regione chiamata Pedemontium ossia la terra ai piedi delle montagne, uno strategico crocevia assai significativo  per i commerci, sia via terra che via acqua. Fin dai tempi antichi eserciti, mercanti e pellegrini erano costretti ad attraversare il fiume in quel preciso punto geografico, laddove sorgeva il piccolo villaggio Taurasia. Nei secoli sono molti coloro che ambiscono al controllo dello stabilimento, rilevante scalo tattico e commerciale, nonché snodo significativo posto sulla via che collega il Sud della Francia e il Nord dellItalia.
Tuttora Torino sorge lungo la principale articolazione stradale e ferroviaria dellarea alpina, su un percorso che da sempre è ritenuto di considerevole importanza, da qui infatti sono passati, secondo gli studiosi, dapprima Annibale, nella sua marcia verso Roma e successivamente, nel 773, lesercito di Carlo Magno, durante la calata in Italia.
Il tempo conferma la centralità della posizione strategica dellantica Augusta Taurinorum, abbracciata dai fiumi e protetta dal duplice ruolo delle montagne, da una parte le Alpi, dallaltra i Colli del Monferrato, che sia mettono in comunicazione la città con i comuni limitrofi, sia fungono da barriera protettiva naturale; gli stessi Savoia, i custodi dellItalia approfitteranno dellubicazione dellurbe per gestire i propri poteri.
La natura dunque favorisce la nascita di un insediamento destinato ad ingrandirsi nei secoli, ma se da subito le condizioni di vita paiono favorevoli per la cittadinanza, sarà necessario attendere diversi secoli prima che la Storia si accorga della bella Torino, relegata per tempo immemore alla condizione di cittadina di provincia, adombrata dalle limitrofe Asti e Vercelli, infatti solo verso la fine del Cinquecento, grazie ai Savoia che qui sposteranno la propria corte, al capoluogo viene riconosciuto peso politico e comincia a brillare di luce propria.
Ma andiamo per ordine, poiché assai remote sono le origini della nostra città; larea appare abitata fin  dallepoca tardo paleozoica, come testimoniano i numerosi ritrovamenti di utensili in pietra.
Allepoca la regione doveva essere ricoperta di foreste e acquitrini, tuttavia già i coltivatori delletà neolitica erano intervenuti a favore di una repentina trasformazione del paesaggio, processo che continueràattraverso diverse azioni di bonifica dalletà medievale fino alletàmoderna.
I primi abitanti del Piemonte sono i Celto-Liguri, gruppi migranti celtici che mentre si spostano verso il Nord della Penisola si fondono con alcune tribù liguri già presenti sul territorio.
Si tratta di popolazioni dedite allagricoltura, con un livello di organizzazione politica e culturale non molto sviluppata, vivono sparsi per le radure tra le foreste, coltivano segale e granaglie e allevano pecore e maiali. Nello specifico sono gli Insubri e i Taurini ad occupare le sponde del fiume Po.
Come è noto, il destino di Torino risulta legato almeno a livello di nomenclatura-  ai Taurini, da cui deriva lappellativo Augusta Taurinorum, dallanimale totemico attribuito alla tribù, ossia il taurus, -che tuttoggi rimane simbolo indiscusso della moderna cittàpiemontese-.
Ben poco sappiamo di tale popolazione, se non che compare negli annali nel 218 a.C., quando tenta invano di fermare la discesa di Annibale, per poi entrare a far parte delle tribù inglobate nella sfera culturale e politica di Roma che,  a partire dalla metà del II secolo a.C., colonizza la zona subalpina nordoccidentale per aprirsi una piùfacile via verso la Gallia.
Lo spirito decisamente concreto e pratico dei romani fa sì che le cittàfondate nel territorio piemontese rispondessero a precise funzioni: si tratta di avamposti militari  e centri di governo che favoriscono il controllo e la comunicazione lungo il tragitto verso le Alpi.


Tra questi insediamenti spicca per importanza Augusta Taurinorum.
Le leggende prendono il sopravvento sulle sporadiche fonti accreditate riguardanti le origini di Torino, se diverse sono le versioni fantasiose legate alla fondazione del capoluogo, dallaltra sono poche e controverse le notizie degli studiosi dedicate a tale argomentazione.
Lo stesso appellativo apre a diverse ipotesi interpretative: secondo alcuni Iulia Augusta Taurinorum viene fondata da Giulio Cesare durante le sue campagne militari in Gallia, secondo altri invece il nome della cittadina si rifà allimperatore Ottaviano, meglio noto con lappellativo di Augusto.
Vi è poi la versione di una duplice fondazione, suggerita da diversi studi del terreno, dai quali si denota una lavorazione dei campi limitrofi alla città che suggerisce una edificazione svoltasi in momenti differenti.
Quel che invece è noto riguarda la trasformazione del villaggio tribale prima in colonia militare poi in civitas, ossia una città con una propria struttura amministrativa ben definita; allincirca nello stesso periodo viene fondata Augusta Pretoria, lodierna Aosta, con lo scopo di assicurare il dominio romano sulla vallata circostante e sui valichi del Grande e del Piccolo San Bernardo.
Dalle fonti tuttavia si evince che ledificazione effettiva di Augusta Taurinorum avviene nel corso del I secolo a.C.; i lavori di costruzione seguono lo schema prefissato dalla tradizione romana e la colonia si struttura secondo una griglia rettangolare circondata da una cinta muraria di circa 2,5 km.
Lo spazio interno è diviso da due strade principali, il Cardo e il Decumano le attuali via Garibaldi e via San Tommaso -, rimane invece incerta lubicazione del foro, anche se probabilmente doveva occupare lattuale zona in cui oggi si trova il municipio. Allinterno delle mura, le strade secondarie suddividono lo spazio urbano in insulae, isolati residenziali dotati di fognature sotterranee e pavimentazioni regolari e ordinate.
La nuova colonia viene inoltre dotata di un acquedotto per la fornitura idrica, bagni pubblici, templi e un teatro, le cui fondamenta sono ancora visibili accanto a Palazzo Reale.
Lo schema rettilineo rimane alla base della Torino moderna e resta inevitabile punto di partenza per tutti i successivi sviluppi urbanistici eseguiti fino ai giorni nostri.
Altra questione aperta riguarda gli abitanti: molto probabilmente si tratta di immigrati provenienti direttamente da Roma o veterani dellesercito, solo in una minoranza potevano discendere direttamente dalla tribù dei Taurini.
Limportanza della colonia rimane relegata al transito stradale e alla riscossione dei pedaggi; essa  tuttavia è indicata  nei documenti dellepoca come snodo primario allinterno della grande rete di comunicazione costruita dai Romani  per agevolare il transito di merci, truppe e messaggeri imperiali in tutta lItalia settentrionale.
La situazione muta bruscamente nel III secolo a.C., quando la guerra civile, la recessione economica e le incursioni barbariche minano lesistenza stessa di Roma. La crisi colpisce tutto lImpero, ma sono proprio le colonie sorte lungo le rive del Po che devono fronteggiare in prima linea gli invasori germanici.
Augusta Taurinorum rimane per molto tempo, come le altre province, in una situazione instabile, preda del vuoto di potere dovuto al crollo delle istituzioni governative e politiche romane fino allemergere di una nuova autorità: il vescovo, simbolo della Chiesa Cristiana. Per i secoli a venire è questa la figura essenziale a cui tutta la comunità si rivolge e sulle cui spalle pesa il gravoso compito di organizzare la nuova vita cittadina allalba dellavvento del Cristianesimo.
Non si sa molto riguardo alla diffusione della nuova religione in Piemonte, la tradizione si sofferma sullavvento del culto dei tre martiri (Ottavio, Avventore, Solutore), particolarmente apprezzato proprio a Torino, cerimoniale religioso surclassato poi dalladorazione di Giovanni Battista.
Scarse sono le notizie a proposito del primo vescovo di Torino, probabilmente un certo Massimo, pupillo di Eusebio  e forse anche di Ambrogio, arcivescovo di Milano. Massimo era un buon imprenditore edile, a lui infatti si deve ledificazione del primo edificio ecclesiastico locale, una chiesa probabilmente dedicata al Salvatore, ubicata dove ora sorge il Duomo. Attraverso larchitettura egli ritiene di esorcizzare i demoni pagani che albergano tra le rovine dellantica città romana, costruendo chiese e santuari laddove sorgevano gli antichi templi dedicati agli dei. Inoltre egli riveste la figura del principe-vescovo, così come i suoi contemporanei Ambrogio di Milano, Agostino dIppona e Gregorio di Tours. La sua figura austera, severa e forte si fa punto di riferimento per i suoi successori, i quali come lui si adoperano per difendere la città dai barbari, dare asilo ai profughi e riscattare i prigionieri.
Decisamente interessanti sono i sermoni redatti da Massimo, grazie ai quali ci è possibile immaginare come doveva essere la lontana societàtorinese agli albori della diffusione del Cristianesimo.
Allinterno dei testi spiccano le critiche feroci mosse dal vescovo nei confronti dei cittadini, costantemente invitati al pentimento, ad allontanarsi dai beni materiali, sovente accusati di pigrizia e venalità: della prima comunità torinese ne esce un quadro tuttaltro che edificante.
Eppure tali sono le origini di Torino.
Affondiamo le nostre arcaiche radici in una turbolenta cittadinanza ancora legata ai vecchi culti, che tuttavia con fatica e forza si è poi evoluta fino ai giorni nostri, passando per le guerre contro i barbari, la dominazione sabauda fino a Napoleone e oltre.
Complessa e stimolante è la vicenda di Torino e questo è solo linizio.

Alessia Cagnotto 

“Favole a merenda”, le domeniche pomeriggio al Teatro Concordia

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

 

FAVOLE A MERENDA

28 settembre 2025 – 10 maggio 2026

 

 

“Favole a merenda” è il programma delle domeniche pomeriggio al Teatro Concordia di Venaria Reale (TO), con le proposte teatrali dedicate a bambini e famiglie.

Nove gli appuntamenti, tra cui Pimpa, il musical a poisdove la celebre cagnolina a pois rossi viene catapultata nel mondo di Shakespeare in una combinazione unica di teatro musicale e letteratura classica per la regia di Enzo d’Alò (8 dicembre). La regina delle nevi per un’immersione nell’atmosfera natalizia grazie alle magiche scenografie e agli effetti teatrali (4 gennaio), La Zeta di Zorro (25 gennaio); Il libro della giungla che adotta il linguaggio del teatro danza e del teatro di narrazione (22 febbraio); Il Principe Ranocchio nella versione proposta da Fantateatro, dove il canto e la musica sono la scintilla dell’amore che conduce i protagonisti a innamorarsi fino al raggiungimento del lieto fine (19 aprile). Il Gruffalò è il musical caratterizzato dal coinvolgimento del pubblico che racconta la storia del Gruffalò lasciando intatte le rime della scrittrice inglese e facendo indossare agli attori costumi che si rifanno alle illustrazioni del disegnatore tedesco (10 maggio); Cartoons Story, riscrittura moderna di eroi, eroine e creature magiche (28 settembre); La bella e la bestia, la celebre fiaba riproposta in chiave contemporanea (26 ottobre); Fiabe italiane, una rilettura musicale delle opere di Italo Calvino (23 novembre).

CALENDARIO

 

Domenica 28 settembre 2025, ore 16

Cartoons Story

Con I Muffins: Riccardo Sarti, Giulia Mattarucco, Maddalena Luppi, Stefano Colli, Eleonora Beddini e Meri Malaguti

Produzione Fondazione Aida ets

In collaborazione con Città di Treviso e Teatro Comunale Mario del Monaco Treviso

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

Domenica 26 ottobre 2025, ore 16

La Bella e la Bestia

Di Massimiliano Burini, Giuseppe Albert Montalto

Con Chiara Mancini, Raffaele Ottolenghi

Regia: Massimiliano Burini

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

Domenica 23 novembre 2025, ore 16

Fiabe italiane

Di e con Irene Paoletti, Pablo Torregiani e Emanuele Bocci

Produzione: Animascenica

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

Lunedì 8 dicembre 2025, ore 16

Pimpa, il musical a pois

Drammaturgia: Francesco Tullio Altan, Enzo d’Alò, Eleonora Beddini, Fondazione Aida e Meri Malaguti

Regia: Enzo d’Alò

Aiuto regia: Maria Selene Farinelli

Con: Gloria Zamprogno, Jacopo Violi, Matteo Fresch, Irene Albanese

Produzione: AIDA, ATTI, CSCSC, T. CRIST. DEL MONACO

Biglietti: adulto 12 euro – bambino 10 euro

 

Domenica 4 gennaio 2026, ore 16

La regina delle nevi

Da H. C. Andersen

Autore e regia: Sandra Bertuzzi

Produzione Fantateatro

Biglietti: adulto 12 euro – bambino 10 euro

 

Domenica 25 gennaio 2026, ore 16

La Zeta di Zorro

Adattamento e regia di Sandra Bertuzzi

Scene di Federico Zuntini

Produzione Fantateatro

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

Domenica 22 febbraio 2026, ore 16

Il libro della giungla

Da Rudyard Kipling

Adattamento e regia di Sandra Bertuzzi

Allestimento scenografico di Federico Zuntini

Produzione Fantateatro

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

Domenica 19 aprile 2026, ore 16

Il principe ranocchio

Di Fratelli Grimm

Regia di Sandra Bertuzzi

Scene di Federico Zuntini

Produzione Fantateatro

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

Domenica 10 maggio 2026, ore 16

Il Gruffalò 

Tratto da “Il Gruffalò” di Julia Donaldson e Axel Scheffler

Adattamento drammaturgico: Pino Costalunga

Con Ivan Portale, Matteo Erli / Matteo Fresch, Bianca Ferrarini

Adattamento e regia: Manuel Renga

Musiche: Patrizio Maria D’Artista

Coreografie: Elisa Cipriani, Luca Condello

Scenografie: Federico Balestro

Costumi: Antonia Munaretti

Vocal coach: Eleonora Beddini

Tecnici: Antonela Saccomanno, Elia Giacomazzi, Luca Zanolli

Co-produzione Fondazione AIDA ets e Teatro Stabile del Veneto

Biglietti: adulto 12 euro – bambino 10 euro

 

Info

Teatro della Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

www.teatrodellaconcordia.it

011 4241124 – info@teatrodellaconcordia.it

 

 Culicchia presenta “Torino, 16 maggio 1976 – Un tuffo al cuore, vecchio e granata”

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Giuseppe Culicchia, scrittore, giornalista e direttore del Circolo dei Lettori, presenterà il suo libro sul Toro, intitolato “Torino, 16 maggio 1976-Un tuffo al cuore, vecchio e granata” venerdì 26 settembre, alle ore 18, presso la libreria Luxemburg della Galleria Subalpina.

Il libro è uscito lo scorso 19 settembre e rappresenta il racconto in prima persona del piccolo Giuseppe, attraverso il mondo granata, in quel magico anno in cui il Toro vinse il primo e ultimo scudetto dopo la tragedia di Superga. Si tratta della storia di questo storico scudetto vissuto attraverso lo sguardo di un bambino che, come gli adulti, non poteva immaginare che quella sarebbe stata una gioia unica e irripetibile. La gioia per l’ultimo scudetto del Torino, quello del Presidente Orfeo Pianelli, di mister Gigi Radice e dei “gemelli del gol” Pulici e Graziani. Uno scudetto sofferto e meritato, con cui i granata resero omaggio agli invincibili di Capitan Mazzola.

Gian Giacomo Della Porta

Al Torino Crime Festival, “La mano invisibile del crimine”

Torino Crime Festival è giunto alla sua decima edizione, dal 10 al 18 ottobre, con il titolo “La mano invisibile del crimine”, trasformando la città di Torino in un palcoscenico diffuso dedicato al giallo, alle inchieste e alla cultura del Crime. Dieci anni di percorso segnano un traguardo importante. Il festival, nato come laboratorio di confronto tra letteratura,  giornalismo e scienze investigative, è  oggi diventato un punto di riferimento capace dj attirare esperti, scrittori, studiosi e un pubblico sempre più  vasto.

Il tema scelto per questo anniversario ”La mano invisibile del crimine” rappresenta un fil rouge che attraversa il programma e indaga tutto ciò che sfugge allo sguardo, ma plasma la nostra realtà, i fenomeni criminali che crescono e agiscono nell’ombra, i reati ambientali che avvelenano silenziosamente territori e comunità, i delitti archeologici nascosti tra le pieghe del tempo, le guerre ibride combattute con la disinformazione, le manipolazioni psicologiche e digitali che entrano nelle nostre vite senza che ce ne accorgiamo.

L’invisibile è anche lo spazio degli infiltrati, dei giornalisti sotto copertura, degli investigatori digitali e degli scienziati forensi, che, per portare alla luce la verità, devono confondersi con ciò che osservano. E quindi l’invisibilità più subdola, quella  che si annida nella vita quotidiana, nei gesti automatici e nelle percezioni anestetizzate, dove i crimini possono compiersi davanti a cento occhi senza che nessuno li riconosca.

Diretto da Valentina Ciappina, con la presenza di Fabrizio Vespa e il comitato scientifico guidato da Claudio Bertolotti, Germano Dottori, Germano Zuffanti, Enrico Panattoni, Alessandro Politi, Fabrizio Russo, Magda Tresoldi ed Erika Tortello, il Torino Crime Festival si raffica maggiormente nella città del, coinvolgendo ruoli simbolici e prestigiosi come le OGR, il Museo Egizio, la Fondazione OMI, il teatro Juvarra-Circolo amici della Magia, il LAD liceo artistico e design e l’Unipop a Palazzo Campana. Ogni sede diventa parte integrante del racconto, offrendo non solo spazi, ma scenari, che amplificano il senso e la forza dei temi trattati. L’inaugurazione avverrà alle OGR di Torino il 10 ottobre alle 21, e segna il via con la voce amatissima di Stefano Nazzi che, in dialogo con il direttore de La Stampa Andrea Malaguti, presenta il suo ultimo libro dal titolo “Predatori-i serial killer che hanno segnato l’America”, un viaggio negli anni dell’epidemia dei serial killer statunitensi tra gli anni Sessanta e Novanta, tra John Wayne Gacy, Edmund Kemper, David Berkowitz e Ted Bundy, che illumina le ombre di un’epoca in cui il male sembrava annidarsi ovunque. L’appuntamento è organizzato da Torino Crime Festival e OGR. La prenotazione è necessaria su www.ogrtorino.it.

Dal giorno successivo il festival si muove tra atmosfere immersive, alla Fondazione Omi, sabato 11 ottobre, con l’antropologo Massimo Centini che accompagnerà il pubblico nel misterioso universo del veleno, intrecciando scienza e mito, insieme al paesaggio sonoro creato dal musicista Simone Campa, che concentra la sua ricerca sul potere curativo della musica. Mercoledì 15 ottobre, al teatro Juvarra, dalle 10.30 alle 12.30, con “Inganni invisibili-riconoscere le trappole del web”, un evento per i giovani realizzato in collaborazione con la Polizia Postale e i Carabinieri, mentre alle ore 18 lo stesso spazio ospiterà la presentazione del libro “Il labirinto del mostro di Firenze”, con gli autori Roberto Taddeo e Daniele Piccione impegnati in un’indagine sui misteri ancora da disvelare. Il 16 ottobre si aprirà a Palazzo Campana uno degli appuntamenti centrali della decima edizione del Festival, con l’importante confronto di spirito internazionale su “Geopolitica dei conflitti invisibili”, guidato da Claudio Bertolotti, direttore di Start inSIGHT e analista strategico, Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes e Alessandro Politi, direttore della NATO Defense College Foundation e analista politico strategico con oltre trent’anni di esperienza, mentre alle 21 il teatro Juvarra accoglierà lo spettacolo “Non credere ai tuoi occhi”, un’indagine sui limiti della perfezione, che intreccia illusionista, psicologia e scienza forense grazie alla presenza di Marco Aimone, presidente del Circolo Amici della Magia, l’illusionista Luca Bono e lo psichiatra esperto di illusionista cognitive e manipolazioni percettive Matteo Rampin, con la partecipazione del Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica. Venerdì 17 ottobre, alle ore 18, le porte del Museo Egizio si apriranno per l’evento “Archeologia invisibile del crimine”, realizzato in collaborazione con la polizia scientifica, che esplorerá tecniche di analisi avanzata che altrimenti risulterebbero impercettibili, collegano reperti dell’antico Egitto con le moderne metodologie investigative.

La giornata conclusiva sarà sabato 18 ottobre, dove alle ore 16, nella sede del LAD Liceo artistico e design di via Barbaroux 25, si renderà omaggio al lato più popolare del crimine con il duello immaginario tra Sherlock Holmes e Dracula, raccontato dal giornalista e scrittore Marco Zatterin e dal diplomatico Fernando Gentilini. Alle 18 le criminologhe Erika Tortello e Magda Tresoldi, con l’ospite internazionale Gerardo Panchi, docente di Criminologia, e la moderazione del docente Prof. Fabrizio Russo, condurranno il pubblico all’interno dell’”anatomia della mente seriale”.

“Arrivare alla decima edizione è per noi un traguardo e un nuovo inizio – spiega la direttrice Valentina Ciappina – questo festival è nato come un esperimento e oggi è diventato una realtà che porta a Torino il centro del dibattito sui linguaggi del crimine. Con ‘La mano invisibile’ abbiamo deciso di raccontare le zone d’ombra della nostra città, tutto ciò che non vediamo ma che ci condiziona profondamente”.

“Dieci anni fa immaginavamo un festival che unisce immaginazione e spettacolo, riflessione e intrattenimento – spiega il presidente Fabrizio Vespa – oggi celebriamo un percorso che ha conquistato luoghi simbolici della città e un pubblico sempre più numeroso. Il Torino Crime Festival è diventato l’arte dell’identità culturale di Torino, è questa edizione ne è la conferma”.

Info e prenotazioni: www.crimefestival.it oppure torincrimefestival@gmail.com

Mara Martellotta

Al via la XII^ edizione di Librixia, la Fiera del Libro di Brescia

Al via la XII^ edizione di Librixia, la Fiera del Libro di Brescia. Dal 27 settembre al 5 ottobre sono 182 gli incontri sul mondo del libro e della letteratura, tutti rigorosamente gratuiti.
Cuore pulsante è la centralissima Piazza Vittoria dove sono state allestite tencostrutture e lo stand del mercato librario.
Ma Librixia è un evento “itinerante” infatti la maggior parte degli incontri si svolgeranno in vari luoghi iconici della città come l’auditorium San Barnaba, il Teatro Sociale, l’Agrobresciano Arena, il MO.CA. e molti altri ancora.
Aldo Cazzullo, Domenico Quirico, Concita de Gregorio, Stefano Massini, Emanuele Trevi, Lidia Ravera, Giuseppe Culicchia, Lella Costa, Giordano Bruni Guerri, Vittorio Lingiardi, Oscar Farinetti, sono solo alcuni degli autori presenti nel fitto programma.
Librixia è organizzata da Confartigianato Imprese Brescia con il coinvolgimento di Comune e Provincia di Brescia, Regione Lombardia, Camera di Commercio, Gruppo Brescia Mobilità e Fondazione ASM e grazie ai contributi degli sponsor a partire da Bcc Agrobresciano.

Per i torinesi Librixia però è anche un’occasione per scoprire Brescia, Capitale della Cultura nel 2023 insieme a Bergamo, grazie alle opportunità che spaziano dalla storia alla cultura, dell’enogastronomia agli spazi museali ai luoghi di interesse religioso, il tutto a meno di due ore di treno da Torino.

Info e programma completo www.librixia.eu

Michele Chicco

Marionette e pupazzi sul grande schermo, a Torino

I cortometraggi del “maestro dell’animazione” Jan Švankmajer, in anteprima di “Incanti. Rassegna Internazionale di Teatro di Figura”, al “Cinema Massimo”

Lunedì 29 settembre, ore 2030

Scriveva, anni fa, il noto critico cinematografico Anthony Lane sul “The New Yorker”, considerata la rivista americana “per eccellenza”: “Il mondo si divide in due categorie di diversa ampiezza  … quelli che non hanno mai sentito parlare di Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i suoi lavori e sanno di essersi trovati faccia a faccia con un genio”. Parole tranchant. Ben chiare e nette . E, in effetti, Jan Švankmajer (Praga, 1934), artista surrealista, regista e sceneggiatore, è indubbiamente da considerarsi fra i più grandi maestri dell’“animazione in stop-motion” al mondo, insignito, fra l’altro, del “Premio per l’Eccellenza Artistica” nel 2008 al “Festival di Cannes” e nel 2013 del “Primo Premio Circolino dei Films” per l’“innovazione” e la “creatività”. Ebbene, proprio a lui, verrà dedicata una serata, introdotta da Andrea Pagliardi (docente di “Teoria e Storia del Cinema d’Animazione” presso lo”IED” di Milano, nonché direttore editoriale de “L’Indice dei libri del mese”) al “Cinema Massimo” di Torino (Sala Tre), quale anteprima di “Incanti. Rassegna Internazionale di Teatro di Figura”, progetto di “Controluce Teatro d’Ombra”, realizzato con il contributo fra gli altri di “MIC – Ministero della Cultura” e di “Fondazione CRT”. L’appuntamento, in collaborazione con “ASIFA Italia” (l’Associazione torinese che riunisce gli artisti e i professionisti dell’“animazione” italiana) ed il “Museo Nazionale del Cinema” è per lunedì 29 settembrealle 20,30, al “Cinema” di via Verdi 18, dove verrà proiettata un’attenta selezione dei più celebri cortometraggi del maestro ceco: “un percorso – sottolineano gli organizzatori – che dà vita a corpi che si assemblano, si disgregano e si divorano, costruendo una poetica fatta di carne, desiderio e oggetti animati, in un dialogo continuo fra eros e repulsione, gioco e morte”.

Ben lungi, dunque, dalle tradizionali atmosfere fiabesche del “teatro di figura”, il programma della serata al “Massimo” prevede la proiezione di “Moznosti dialogu”  (“Dimensions of Dialogue”, 1982), forse il “corto” più noto di Švankmajer , dove corpi di materiali diversi si scontrano, fondono e si distruggono; ma anche “Mužné hry” (“Virile Games”, 1988), una partita di calcio tra pupazzi fatti di carta e plastilina che si trasforma in un macabro massacro e “Meat Love” (1989), una fulminante metafora dell’amore, con due “fette di carne” che danzano ignare del loro destino.

E, ancora, verranno presentati “Jídlo” (“Food”, 1992), l’inquietante trilogia in cui i personaggi si mangiano letteralmente a vicenda, “in un’apoteosi di ingordigia e automatismo”“Rakvičkárna” (1966), satira macabra e carnale dell’amore come trappola, ripetizione, morte; “Historia Naturae” (1967), trattato grottesco sulla natura come carne e “Tma, Svetlo, Tma” (1989), corto ironico, perturbante ed erotico, con forti “sottotesti freudiani”.

L’appuntamento è di sicuro interesse, curioso e “avventuroso”. Imperdibile per gli aficionados del genere. Un consiglio: entrate al cinema ben carichi e pronti alla sfida.

I biglietti, al costo di 6 euro (intero) e 4 euro (ridotto), possono essere acquistati “online” fino a due ore prima della serata (https://www.cinemamassimotorino.it) o direttamente in cassa.

  1. m.

Nelle foto: Alcune scene da “Moznosti dialogu”, 1982 e“Mužné hry”. 1988