CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 297

Spektre in Afghanistan. Il cuore e la corazza di “fantasmi” senza nome

Il cammino in Afghanistan di un uomo che, nel 2010, ha salvato la vita a centinaia di bambini. Sentimenti di paura, rabbia, amore che si celano dietro la maschera dei combattenti, dei “cattivi giusti” che, con ferocia, proteggono gli innocenti.

E’ una storia di fratellanza, di colpi di scena sorprendenti, il romanzo “Spektre. Fantasmi in Afghanistan”, scritto da William Marras Nash, nato a Ivrea (in provincia di Torino), nel 1988, ma che, attualmente, vive ad Azeglio, un paesino dell’Alto Canavese in Piemonte. Il titolo dell’opera – pubblicata nella collana “I Diamanti della Narrativa”, edita da Aletti – nasce durante la stesura del romanzo che parla, appunto, della squadra Spektre, guerrieri ma, soprattutto, uomini che provano emozioni, fatica e anche amore verso le loro famiglie e le loro donne a casa. «Descrivendo questi uomini – spiega l’autore – ed informandomi su quelli come loro, ho compreso che sono realmente come dei fantasmi. Operano in teatri di guerra e in nazioni nelle quali non dovrebbero essere, se “cadono” vengono archiviati come turisti scomparsi o mai esistiti, fanno cadere governi e lasciano i meriti ad altri, da loro può dipendere lo scoppio o meno di una guerra ma nessuno sa chi siano e, in questo caso, la Spektre era una squadra di fantasmi in Afghanistan».

Nessuno sa i loro nomi; nessuno sa chi sia l’uomo protagonista del romanzo, ma tutti dovrebbero conoscerne la storia ed esserne grati. Un turbine di emozioni apparentemente contrastanti, dalla guerra all’amore, dalla rabbia alla fratellanza incondizionata, trattate con un linguaggio semplice e alla portata di qualunque età se non fosse per il limite portato dagli argomenti trattati. Questo consente anche al lettore più “frettoloso” di poter comprendere la storia, anche se dura, e coglierne anche le più intime sfaccettature. «Passaggi – afferma lo scrittore – che devono essere come sfumature per lasciare alla mente del lettore il tempo per cambiare mood emozionale ma senza che se ne accorga, così anche la singola emozione si rivela una piccola sorpresa che renderà difficile interrompere volontariamente la lettura». Il segreto per l’autore è immedesimarsi il più possibile nel personaggio che si racconta, avendo la storia impressa nella mente sin dall’inizio. «Ho descritto passo dopo passo tutto ciò che mi è stato riportato. Ci ho messo quattro anni per scriverlo e mi sono immedesimato nel protagonista al punto che ho iniziato a vivere come lui. Quando riuscivo ad addormentarmi facevo i suoi incubi, avevo le sue paure. Ero stanco, stremato verso la fine del romanzo. Ero diventato freddo, inespressivo molte volte. Per scrivere e sciogliermi sorseggiavo liquore e alcuni passaggi li ho scritti piangendo, così bevevo ancora, proprio come lui. Mi sembrava di aver vissuto la sua storia e in parte è come se l’avessi provata sulla mia pelle, un po’ credo, come un attore entra nel suo personaggio». Un rapporto empatico che, alla fine, quasi manca, quando il libro è terminato, lasciando un senso di nostalgia e solitudine. «Voglio trasmettere – conclude lo scrittore – la coscienza e la testimonianza che quei guerrieri fuori dal comune, abituati ad affrontare inferni inimmaginabili, sono allo stesso tempo uomini comuni, con emozioni e sentimenti come tutti gli altri».

Federica Grisolia

La Baìo di Sampeyre, al via il 5 febbraio

Sulle montagne cuneesi della Val Varaita i saraceni invasori accendono i fuochi e affilano le scimitarre. A valle cavalieri e ussari incrociano le spade, pronti ad affrontare i Mori e a difendere donne e figli terrorizzati dai musulmani. I tamburini chiamano a raccolta i montanari armati, riuniti in milizie popolari, e ne scandiscono il ritmo di marcia e i boscaioli fortificano gli accessi ai paesi.
A Sampeyre-Piasso, Rore, Calchesio e Villar è tutto pronto per dare il via alla Baìo di Sampeyre, l’antica festa occitana che ogni cinque anni, a febbraio, rievoca la cacciata dei Mori dalle vallate alpine e la libertà riconquistata. Un evento storico che si ripete da dieci secoli. Al grido baìo..baìo…libertà, libertà, gli uomini delle borgate di Sampeyre e frazioni si armano con fucili, sciabole, asce, mannaie e fiaschetti di vino, pronti a respingere i maomettani arrivati dalle coste della Provenza per incendiare, distruggere e uccidere. Domenica 5 febbraio il primo atto della rievocazione storica. Le origini della festa sono molto antiche e risalgono alla fine del decimo secolo quando i saraceni raggiunsero i paesi della valle per saccheggiarli e incendiarli ma vennero respinti e messi in fuga dai valligiani. È una delle più importanti feste delle Alpi che unisce storia, cultura, musica e folklore di tutta la valle. È in pratica il carnevale della Val Varaita, senza maschere e coriandoli. Anticamente la Baìo era una cerimonia primaverile propiziatoria dei nuovi raccolti ma con il passar del tempo si è trasformata nella rievocazione, tra storia e leggenda, delle incursioni dei saraceni avvenute nel X secolo e la loro cacciata da queste montagne. Baìo è un termine occitano che tra le sue origini da “Badia” che significa abbadia, non però in senso religioso ma nel senso di associazione popolare di tipo paramilitare molto diffusa nelle valli nei secoli lontani. Oggi con la parola Baìo si intende pertanto una festa di libertà e di unione nel mese di carnevale che quest’anno animerà la Val Varaita nelle prime due domeniche di febbraio, il 5 e il 12 per concludersi nel giorno di giovedì grasso, il 16 febbraio. Oltre 400 sono i personaggi che danno vita alla grande festa alpina e quattro le brigate popolari che si riuniscono per fronteggiare il pericolo saraceno. Alla sfilata in costume che attraversa le vie di Sampeyre accompagnata da gruppi di suonatori non possono partecipare le donne, come vuole la tradizione da secoli, anche se il loro contributo all’organizzazione dell’evento è determinante. I protagonisti sono gli uomini di ogni borgata che si esibiscono con i costumi preparati dalle donne e impersonano anche i ruoli femminili. Danze, musica, cibo e vino concludono la Baio mentre i saraceni prigionieri sfilano in catene con i costumi orientali. Nella prima domenica, il 5 febbraio, la Baìo di Calchesio va in visita a quella di Sampeyre con gli Abà, i capi milizia, nella seconda domenica le quattro Baìe si riuniscono a Sampeyre mentre il giovedì grasso si celebra un singolare processo durante il quale le Baìe mettono sotto processo i propri Tesorieri accusati di furto ai danni della comunità.
Filippo Re

Note di Classica Bruce Liu e Hèlène Grimaud le “stelle” di febbraio

Mercoledì primo febbraio alle 20.30 al Conservatorio, per l’Unione Musicale, i Singer Pur eseguiranno musiche di Sting, van Dijk, Monteverdi, Silcher, Hassler, Corea, Gershwin, Joel. Giovedì 2 alle 20.30 e venerdì 3 alle 20, all’auditorium Toscanini , l’Orchestra Rai diretta da Fabio Luisi e con Alessandro Taverna al pianoforte, eseguirà musiche di Richard Strauss. Sabato 4 alle 18 al Teatro Vittoria, il quinto episodio de “I Bemolli Sono Blu con il Quintetto Aulos (fiati e pianoforte) e con Antonio Valentino. Martedì 7 alle 20.30 per LingottoMusica, all’auditorium Agnelli Il Pomo d’Oro diretto da Maxim Emelyanychev e con Ivan Podymov all’oboe, eseguirà musiche di Mozart. Mercoledì 8 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale, il pianista Bruce Liu eseguirà musiche di Chopin, Ravel e Liszt.

Sabato 11 alle 20 al teatro Vittoria, Santiago Canon-Valencia al violoncello e Naoko Sonoda al pianoforte, eseguiranno musiche di Ravel, Farr, Ginastera, Gershwin. Mercoledì 15 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale, Alena Baeva violino e Vadym Kholodenko pianoforte, eseguiranno musiche di Schubert, Mendelssohn, Lutoslawski, Faurè. Giovedì 16 alle 20.30 e venerdì 17 alle 20 all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Petr Popelka e con Marie-Ange Nguci al pianoforte, eseguirà musiche di Dallapiccola, Mozart, Strauss. Sabato 18 alle 20 al teatro Vittoria va in scena Ozmotic con Simone Bosco e Riccardo Giovinetto all’elettronica con il progetto Elusive Balance Visual -concert. Domenica 19 alle 16.30 al Teatro Vittoria, Francesco Dillon al violoncello e Emanuele Torquati pianoforte, eseguiranno musiche di Villa-Lobos, Debussy, Janacek, Prokofev. Mercoledì 22 alle 20.30 al conservatorio per l’Unione Musicale Vivian Hagner e Stephen Waarts violino, Karolina Errera e Anna Maria Wunsch viola, Mika Haknnazaryan e Eckart Runge violoncello, eseguiranno musiche di Strauss, Schonberg, Cajkovskij. Sabato 25 alle 20 al Teatro Regio, inaugurazione di Aida di Giuseppe Verdi. Opera in quattro atti. L’Orchestra del teatro Regio sarà diretta da Michele Gamba. Repliche fino all’8 marzo. Lunedì 27 alle 20 al teatro Vittoria per l’Unione Musicale, Armoniosa presenta un programma tutto dedicato a Bach. Martedì 28 alle 20.30 per LingottoMusica all’auditorium Agnelli, la Camerata Salzburg con Hèlène Grimaud al pianoforte, eseguirà musiche di Mozart e Schumann.

Pier Luigi Fuggetta

“Incipit offresi” a Bardonecchia

Giovedì 2 febbraio, ore 18

 

Una sfida a colpi di incipit per l’ottava edizione del primo talent letterario itinerante per aspiranti scrittori

 

 

Il Palazzo delle Feste di Bardonecchia ospita giovedì 2 febbraio, dal vivo, l’ottava edizione di Incipit Offresi, il primo talent letterario itinerante dedicato agli aspiranti scrittori, ideato e promosso dalla Fondazione ECM – Biblioteca Archimede di Settimo Torinese, in sinergia con Regione Piemonte.

Incipit Offresi è un format a tappe: la sfida si giocherà a colpi di incipit all’interno delle biblioteche e dei luoghi di cultura, ma anche attraverso gare di scrittura e letture animate nei mercati, dal 27 ottobre 2022 al 4 maggio 2023. L’obiettivo non è premiare il romanzo inedito migliore, ma scovare nuovi talenti. In 7 anni Incipit Offresi ha scoperto più di 60 nuovi autori, pubblicato 70 libri e coinvolto più di 10mila persone, 30 case editrici e più di 50 biblioteche e centri culturali.

Gli aspiranti scrittori, in una sfida uno contro uno, avranno 60 secondi di tempo per leggere il proprio incipit o raccontare il proprio libro. Il/la concorrente che, secondo il giudizio del pubblico in sala, avrà ottenuto più voti, passerà alla fase successiva, dove avrà ancora 30 secondi di tempo per la lettura del proprio incipit prima del giudizio della giuria tecnica che assegnerà un voto da 0 a 10. Una volta designato il/la vincitore/trice di tappa, si aprirà il voto del pubblico per il secondo classificato. Chi otterrà più voti potrà partecipare alla gara di ballottaggio. I primi classificati di ogni tappa e gli eventuali ripescaggi potranno accedere alle semifinali per giocarsi la possibilità di approdare alla finale, in programma a giugno 2023.

I concorrenti primo e secondo classificato riceveranno rispettivamente un premio in denaro di 1.500 e 750 euro; saranno inoltre messi in palio, fra tutti i partecipanti alla finale, il Premio Italo Calvino, Indice dei Libri del Mese, Golem, Leone Verde, Circolo dei Lettori ed eventuali altri premi assegnati dagli editori.

La partecipazione a Incipit Offresi è gratuita e aperta agli scrittori, esordienti e non, maggiorenni, di tutte le nazionalità. I candidati dovranno presentare le prime righe della propria opera: l’incipit, appunto, un massimo di 1.000 battute con le quali catturare l’attenzione dei lettori e una descrizione dei contenuti dell’opera (max 1.800 battute). L’incipit deve essere inedito (le opere autopubblicate sono parificate alle inedite poiché prive di regolare distribuzione). La gara si svolgerà in lingua italiana. La possibilità di partecipare alle tappe è garantita fino ad esaurimento dei posti disponibili.

 

La gara di Incipit Offresi sarà trasmessa sulla rete 7WEB.TV e disponibile sulle pagine Facebook e Youtube di Incipit Offresi e sulle pagine delle biblioteche partner e altri canali collegati.

A condurre gli incontri, veri e propri spettacoli di intrattenimento, gli attori di B-Teatro, con le incursioni musicali di Enrico Messina e Mao.

 

Incipit Offresi è un’iniziativa ideata e promossa dalla Fondazione ECM – Biblioteca Archimede di Settimo Torinese e Regione Piemonte, con la collaborazione di Emons Edizioni e il FUIS – Federazione Unitario Italiana Scrittori.

Il Premio Incipit e il campionato sono dedicati a Eugenio Pintore per la passione e la professionalità con cui ha fatto nascere e curato Incipit Offresi.

 

 

INFO E ISCRIZIONI

Giovedì 2 febbraio 2023, ore 18

Incipit Offresi

Palazzo delle Feste, piazza Valle Stretta 1, Bardonecchia (TO)

www.incipitoffresi.it – info@incipitoffresi.it

 

 

 

Federico Montesano espone alla Galleria Malinpensa by La Telaccia

Prima esposizione del 2023, dal 31 gennaio all’11 febbraio prossimi, sarà quella dedicata al paesaggista lombardo

 

È dedicata al paesaggista lombardo Federico Montesano la prima mostra che apre l’anno 2023 alla Galleria Malinpensa by La Telaccia, dal 31 gennaio all’11 febbraio prossimi. In una moderna e singolare rappresentazione paesaggistica l’artista trasforma il dipinto in una ricerca contemporanea dal sicuro impatto visivo, servendosi di varie tecniche quali l’acrilico e la carta su tela, la pittura digitale su fotografia d’epoca e raggiungendo risultati di notevole resa stilistica e di sicura manualità. Le tematiche da lui affrontate lo portano a descrivere la natura in un clima a metà tra realtà e sogno, conferendo alle proprie opere un profondo significato contenutistico.

Vi emergono colori, segni e forme di originale rappresentazione e di una forza vitale ricca di poetica. Lo spazio ambientale indagato da Federico Montesano trova espressione in un soggetto di straordinaria libertà interpretativa e in una profondità di immagine ricca di emozioni, che dialogano con uno sfondo molto suggestivo. La natura da lui rappresentata è animata da uno slancio vitale di luci che risultano sapientemente dosate, capaci di conferire un’intensità creativa di notevole effetto e di attento simbolismo. Il paesaggio vive all’interno dell’opera grazie a un’armonia compositiva movimentata da efficaci giochi di chiaroscuro e da ricorrenti tratti scenici, che si richiamano a simboli evocativi, a memorie e momenti unici. L’infinito azzurro del cielo e i toni caldi della terra risultano perfettamente bilanciati nelle loro campiture cromatiche, conferendo valore sia estetico sia tecnico alle sue creazioni. La luce penetra e si evolve magistralmente nelle sue opere in uno spazio-tempo senza confini,attraversando il soggetto con intensi stati d’animo. Nel percorso artistico di Montesano si coglie un’atmosfera sognante, capace di alimentarsi di energia e di continue sensazioni, in cui si fondono lo studio appassionato della tecnica e il rapporto tra segni e colore, in grado di dirigersi verso una dimensione testimone di una personalità capace di attrarre lo sguardo dell’osservatore.

Federico Montesano, appena iniziò a frequentare il liceo artistico, capì subito che il mondo delle arti visive lo avrebbe appassionato per tutta la vita. Innamorato del mondo dell’arte, è stato molto legato al suo Professore di Visiva, che lo ha introdotto non solo nell’universo del disegno e della pittura tradizionale, ma anche ai nuovi strumenti del digitale. Nato a Monza il 10 ottobre 1990, dopo aver frequentato il liceo artistico, si è laureato con lode in Scenografia e specializzato con lode in Scenografia per il teatro presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Nel 2017 veniva ammesso al corso di Scenografia Teatrale dell’Accademia Teatro alla Scala. Nel 2019 ha lavorato alla realizzazione delle scenografie dell’opera “Elisir d’amore per i bambini”, in scena al Teatro alla Scala, per la regia di Grischa Asagaroff, per le scene e costumi di Luigi Perego. Nello stesso anno ha partecipato alle realizzazioni sceniche per l’ottava edizione de “La Prima Diffusa”, la manifestazione promossa dal Comune di Milano e da Edison per riunire tutta la cittadinanza attorno alla “Prima” della Scala, che quell’anno coincideva con la messa in scena del capolavoro verdiano di “Attila”, affidato alla direzione di Riccardo Chailly, per la regia firmata da Davide Livermore.

MARA MARTELLOTTA

“Perché è più dolce di una torta di mele…”

Music Tales, la rubrica musicale 

Chiamo il mio ragazzo Lecca Lecca

Vi dico perché

Perché è più dolce di una torta di mele

E quando lui fa quel ballo tutto scosse

Allora non perdo l’occasione

Io lo chiamo lecca lecca”

Ci sono artisti o band che hanno carriere incredibili ed esaltanti. E poi, c’è chi, invece, riesce solo a trovare la formula giusta per un’unica canzone e a non ripeterla più. Milioni di copie vendute, tantissimo successo e poco altro: una carriera mediocre, peggio ancora, l’oblio. E se la carriera continua, nel migliore dei casi rimane lontana dal grande risultato ottenuto. Vere e proprie one-hit wonder, che diventano con gli anni un peso incredibile e un ricordo lontano. Ma per fortuna ci sono le royalties, almeno quelle servono ad assicurare la pensione.

Il pubblico, allora, si ricorderà solo di quel brano e basta. Succede, succede spesso: è successo parecchio negli anni’80 e ’90, soprattutto nel 1997 e nel 1998, forse per la potenza all’epoca dei video musicali e della visibilità che davano. Insomma, nella storia della musica non è raro. Grandi aspettative per un secondo singolo oppure un secondo album, che si infrangono miseramente. O i successi tardivi, magari grazie a una cover che nessuno era riuscito a far funzionare a dovere fino a quel momento. Ancora: il pezzo che diventa la sigla di una serie tv o s’infila nella colonna sonora di un film e ti svolta a tempo determinato la carriera. Non esiste la ricetta perfetta per il successo e, nei miei articoli prossimi, a partire da questo, vorrei dedicare qualche riga ad alcuni di questi brani eccezionali, ma “soli”, in modo che possano darvi uno spunto per andare ad ascoltare anche melodie meno fortunate

degli artisti che li hanno prodotti.

Oggi si parla di “Lollipop” (1958)

Probabilmente uno dei brani più gettonati in tv tra pubblicità e servizi vari.

Il duo pop americano Ronald & Ruby l’aveva composto molto facilmente ed è sopravvissuto al tempo devo dire.

Del resto è immediato, sta bene su tutto… il pezzo “salvavita” di ogni montatore.

In italiano “lecca – lecca”. Brano leggero dunque.

I membri del duo erano il nero Ronald Gumm (o Gumps) e il bianco Beverly “Ruby” Ross ; i gruppi pop interrazziali erano insoliti all’epoca e il gruppo non appariva in pubblico o nei principali organi di stampa e televisivi.

In precedenza avevano lavorato insieme come cantautori ; tra i loro crediti ci sono “Young and Hungry for Love”, “Frankenstein Rock”, “Fat Pat”, “Soul Mates”, “Don’t Come to My Party” e “The Ghost of Love”.

Nel 1958 pubblicarono insieme un singolo intitolato ” Lollipop “. È diventato un successo negli Stati Uniti, raggiungendo il n. 20 nella Billboard Hot 100 .

La canzone ha ottenuto un maggiore successo nelle classifiche sia interpretata da

The Chordettes” che da “The Mudlarks”.

Hanno pubblicato molti altri singoli, incluso “Love Birds”, nessuno dei quali ha avuto alcun successo.

Ross ha continuato come cantautore, registrando quasi 200 canzoni con BMI , tra cui

” Candy Man ” (per Roy Orbison ) e ” Judy’s Turn to Cry ” (per Lesley Gore ).

““Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta.””

Buon ascolto

Chiara De Carlo

https://www.youtube.com/watch?v=dkn17PLnBfk&ab_channel=BettoRollerman

 
 

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L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

R.C. Sherriff “Due settimane in settembre” -Fazi Editore- euro 18,50

Ha il passo lento delle piccole azioni quotidiane che riempiono il tempo delle vacanze, le stesse da anni, ormai una certezza. Questo romanzo ci immerge nelle vicende della famiglia Stevens che ogni estate soggiorna nella stessa pensione e riporta alla ribalta uno scrittore scivolato nel dimenticatoio.

Robert Cedric Sheriff, nato nel Middlesex nel 1896 e morto nel 1975, è stato uno scrittore, drammaturgo e sceneggiatore inglese che, dopo aver combattuto nella Prima Guerra Mondiale, si è trasferito a Hollywood negli Anni Trenta. Lì ha scritto la sceneggiatura del film “L’uomo invisibile” dando l’avvio a una carriera che l’ha visto autore di sceneggiature di altri film di successo.

Ha pubblicato anche dei romanzi e questo è del 1931, riscoperto dal Premio Nobel Kazuo Ishiguro durante la recente pandemia.

La trama è semplice e narra le semplici vicende della famiglia Stevens, il cui capofamiglia da 20 anni porta i suoi cari alla pensione “Vistamare” dove aveva trascorso la luna di miele. Condito da piacevoli e ampie dosi di ironia tutta inglese, il romanzo si muove intorno alla pensione che negli anni è sempre rimasta uguale a se stessa e immutabile; persino i centrini sono gli stessi da un ventennio, anche se tutto è invecchiato e si è consumato.

Sullo sfondo c’è la malinconia per il tempo che passa inesorabile, mentre la signora Stevens non ha mai osato confessare che il mare non le piace. Le pagine scorrono con al centro l’abitudinarietà del signor Stevens, come la passeggiata durante la quale traccia il bilancio dell’anno appena trascorso.

Poi in vacanza incontra un attore girovago, mentre il figlio sogna un futuro di architetto e non ama la vita da impiegato alla quale il padre l’ha avviato…..e via così nella normalità di una famiglia come tante altre, ma che dalla penna di Sheriff emerge e diventa protagonista di una lettura godibilissima.

 

Gabriela Wiener “Sangue misto” -La Nuova Frontiera- euro 17,90

Gabriela Wiener è un’affermata scrittrice e giornalista peruviana che in questo libro si incammina sulle tracce di un suo antenato. E’ Charlies Wiener , ed è stato un avventuriero, esploratore amatoriale austriaco naturalizzato francese, ad un passo dallo scoprire il Machu Picchu. Nel 1878 aveva partecipato all’Esposizione Universale di Parigi, la fiera che celebrava i progressi tecnologici dell’epoca.

Inoltre Wiener è stato l’autore di un libro sul Perù, paese dal quale aveva portato via circa 4000 reperti archeologici, con il sogno di essere riconosciuto per i suoi meriti.

150 anni dopo la Wiener subisce il fascino e l’enigma di quel trisavolo tanto ingombrante che viene ricordato come quasi –scopritore delle vestigia dell’antica città Inca; cittadella edificata sulla cima di un’alta montagna, formata da palazzi, terrazze, muraglie e altre mille meravigliose testimonianze della genialità della civiltà incaica.

In un museo francese Gabriela Wiener si aggira in cerca di conferme sulla sua provenienza e su quell’antenato conservatore e sostenitore delle teorie razziali che circolavano ai suoi tempi. Personaggio controverso che pare sia tornato dal Perù con un bambino indigeno «per metterlo in una teca come fecero con King Kong. Dicono che gli indios che venivano portati in Europa non sopravvivessero a lungo»…così ci racconta l’autrice in questo libro -a cavallo tra presente ed epoca coloniale- in cui va anche alla ricerca di se stessa.

 

Antony Penrose “Le molte vite di Lee Miller” – Contrasto edizioni- euro 21,90

Il figlio Anthony in questo libro racconta la grande artista ma anche la donna, e lo fa attraverso le parole e le immagini.

Anthony è nato nel 1947 dalla fotografa e modella Lee Miller e dal pittore surrealista Sir Roland Penrose, l’uomo con cui ebbe la relazione più duratura della sua vita e con cui trascorse gli ultimi anni.

Mille i volti di Lee Miller nata nel 1907 e morta nel 1977; in mezzo una vita densa di tutto un po’. Iniziò la carriera di modella a New York e apparve in copertina su Vogue; dicevano che fosse la donna più bella del mondo e della sua epoca, e le sue foto confermano fascino e uno splendore rari.

Ma la vita dorata come top-model nella New York sfolgorante degli Anni Venti non era abbastanza per questa giovane donna piena di talento che disse «preferisco fare una fotografia che essere una fotografia».

Irrequieta e coraggiosa si trasferì a Parigi dove diventò l’allieva prediletta e la musa ispiratrice di Man Ray; il grande e famoso fotografo surrealista che finì per innamorarsene pazzamente. Però anche questa sarà solo una parentesi nella vita di Lee Miller in cui si inanellano altri capitoli.

Camaleontica e geniale tornò nella Big Apple dove aprì un suo studio fotografico e lavorò per riviste di moda ed agenzie pubblicitarie; poi sposerà un miliardario egiziano e al Cairo incarnerà il ruolo di brillante signora dell’alta società.

Seguiranno altri incontri e altri amori, fino a quello che sarà definitivo con il critico d’arte e pittore Sir Roland Penrose con il quale nel 1939 si trasferì a Londra iniziando a lavorare per “British Vogue”.

Nel 1942 sarà la fotografa corrispondente di guerra per questa rivista al seguito delle forze armate statunitensi e documenterà l’avanzata delle truppe alleate contro il nazismo. Quando a Monaco i liberatori entrarono nella casa di Hitler, Lee espresse il suo sarcasmo surrealista facendosi fotografare mentre faceva il bagno nella vasca del dittatore.

Ma sarà anche l’esperienza più traumatica della sua vita; prima donna ad entrare nei campi di sterminio di Dachau e Buchenwald ne ritrasse tutto l’orrore, e non riuscirà mai più a toglierselo dagli occhi, dalla mente e dall’anima.

A raccogliere i cocci di una vita vissuta con tanta intensità sarà Roland che sposò nel 47, anno in cui mise al mondo il figlio Antony. Una maternità vissuta fuori dagli schemi, perché la donna che torna dalla guerra è l’ombra di se stessa, problematica ed infelice. Decise di lasciarsi alle spalle il lavoro passato e nascose i suoi rullini in soffitta. Ed è lì che il figlio li ha ritrovati e man mano che sviluppa quel tesoro materno riesce anche a capire meglio la donna che per lui era sempre stata un enigma.

 

The Book Fools Bunch “Guida tascabile per maniaci dei viaggi letterari” – Edizioni Clichy- euro 19,00

Spesso i lettori più appassionati non si limitano a divorare pagine e pagine dei loro autori preferiti. La simbiosi che si crea è tale che nasce anche un forte desiderio di ripercorrerne le tappe fisicamente, in prima persona. Irresistibile il fascino che si subisce visitando i luoghi in cui hanno vissuto i propri idoli, entrare nelle case o nelle canoniche in cui i grandi letterati hanno abitato.

Una miniera di itinerari percorribili in tutti i continenti è racchiusa nelle oltre 500 pagine di questa guida che parte dall’assunto che non solo ogni libro è un viaggio, ma è anche la spinta a viaggiare nella vita e nei luoghi di chi l’ha scritto.

Per chi, per esempio, ama Ernest Hemingway, è un’emozione assoluta e unica entrare nella sua casa di Key West: osservare gli arredi e le suppellettili che gli hanno tenuto compagnia per anni, o buttare l’occhio al suo studio dove ci immaginiamo il genio al lavoro sulla macchina da scrivere. Da maniacale bibliofila vi garantisco che l’entusiasmo di tale esperienza non ha prezzo.

Un pool di appassionati di libri e viaggi ha lavorato per un anno alla stesura di questa guida che può essere gustata comodamente stando in poltrona e sguinzagliando la fantasia; oppure armandosi di armi e bagagli per seguire itinerari che attraversano il mondo e le vite di vari scrittori.

Potete usarla come guida e bussola di viaggi, scegliendo gli itinerari che più vi avvicinano agli autori e alle autrici del cuore; ogni percorso nasce da un libro e a voi la scelta delle mete. Potete viaggiare “dentro” i libri con l’immaginazione e inseguendo con la fantasia i mondi creati dagli scrittori.

La seconda sezione del volume, divisa tra Italia e il resto del mondo, è la guida più aggiornata che potrete trovare sulle mille cose legate ai libri: parchi letterari, case di autori, case museo, fondazioni, centri culturali, e infiniti altri spunti, inclusi cimiteri e sepolture dove i grandi della letteratura riposano.

 

Rock Jazz e dintorni a Torino: Jim Jarmusch e Elio

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al teatro Sociale di Pinerolo Elio interpreta Jannacci. Al cinema Massimo il regista Jim Jarmusch in veste di musicista in duo con Carter Logan, sonorizza 4 cortometraggi di Man Ray dal titolo Squrl. Al Jazz Club suona il pianista Ilardo Massimo Danilo.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana si esibiscono gli Only Pleasure Swing’n’Roll.

Giovedì. Al Jazz Club è di scena la cantante Yelewna Babu affiancata dai Dipinti di Blues. All’Hiroshima Mon Amour arriva il rapper Rancore. Al Cafè Neruda suona il trio di Luigi Tessarollo con il sassofonista Gianni Denitto. Al Blah Blah si esibisce Monica P. Allo Spazio 211 suona l’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp. Al Magazzino sul Po canta Blindur.

Venerdì. Al Jazz Club si esibiscono gli Swing Folks. Al Blah Blah suonano Kadabra e Warlung. Allo Ziggy sono di scena i Rasemiliani & The Marsili Explosion. Al Magazzino di Gilgamesh suona la Blues All Stars Band. All’Off Topic si esibisce il quintetto Foja. Allo Spazio 211 è di scena Erio. Al Magazzino sul Po si esibisce Baobab!. All’Hiroshima hip hop con Mondo Marcio.

Sabato. Al Peocio di Trofarello suona il chitarrista Luca Colombo. Al Folk Club suonano i Birkin Tree con Murty Ryan. Al Blah Blah si esibisce il quartetto Magazzino San Salvario. Al Magazzino sul Po suonano i Nabat. Allo Spazio 211 sono di scena I Fasti con Narratore Urbano.

Pier Luigi Fuggetta

La torinese Elisa Liistro a Tali e Quali

Quarto appuntamento con Tali e Quali, lo show del sabato sera di Rai 1 condotto da Carlo Conti.

In questa puntata la giuria composta da Loretta Goggi, Giorgio Panariello e Cristiano Malgioglio, ha avuto il compito, con la presenza speciale del “tale e quale” Renzo Arbore interpretato da Claudio Lauretta, di giudicare tanti bravi partecipanti.

Con gli ospiti fissi, Francesco Paolantoni e Gabriele Cirilli si è esibita l’attrice ed Influencer Torinese Elisa Liistro, alla sua prima esperienza come cantante, dove nella clip di presentazione ha esaltato la sua Torino con delle bellissime riprese.

Elisa, già Miss Piemonte e Valle d’Aosta, vanta tantissimi follower che l’hanno seguita nella puntata del 28 gennaio su Rai 1 e a breve la vedremo anche su Mediaset in una famosa fiction.

Giorgio Lupano maturo protagonista della “favola” di Scott Fitzgerald

Sino a oggi le repliche all’Erba di “La vita al contrario – Il curioso caso di Benjamin Button”

La prima traccia, certo la più celebre dopo che ebbe glorie cinematografiche con il film di David Fincher (2008), interpreti Brad Pitt e Cate Blanchett, tre meritatissimi premi Oscar, è quella seguita da Francis Scott Fitzgerald con il racconto “The Curious Case of Benjamin Button”, edito nel 1922 nella rivista “Collier’s” e poi inserito nei “Racconti dell’età del jazz”. Ma non la sola. Non soltanto gli appunti dell’inglese Samuel Butler, ma soprattutto i legami con il torinese Giulio Gianelli, poeta crepuscolare, che undici anni prima del “curious case” scrisse ”Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino”: il tutto sotto l’intelligente arguzia di Mark Twain, se Fitzgerald ebbe un giorno a confermare: “Questo racconto fu ispirato da un’osservazione di Mark Twain: cioè, che era un peccato che la parte migliore della nostra vita venisse all’inizio e la peggiore alla fine. Io ho tentato di dimostrare la sua tesi, facendo un esperimento con un uomo inserito in un ambiente perfettamente normale.”

Nulla vieta che una storia dai contorni così dilatabili prenda la strada di casa nostra, intravedendo vicende ed epoca a noi più vicine. Della stessa storia, con un tour de force affatto trascurabile, si deve essere innamorato Giorgio Lupano, classe 1969, borgo natìo quel di Trofarello alle porte del capoluogo piemontese, alle spalle la scuola dello Stabile torinese diretta da Ronconi e un passato teatral/cinematografico e soprattutto televisivo capace di renderlo uno degli attori più apprezzati. Nell’elaborazione teatrale dovuta allo spirito dinamicissimo di Pino Tierno, capace di costruire i circa 90’ dell’ampio monologo (visto l’altra sera sul palcoscenico dell’Erba, ultima replica domenica 29 alle ore 16) come una sorta di fuochi d’artificio che invadono l’intera vicenda (dall’Unità sino alla metà dello scorso secolo), in un discontinuo imperativo spazio/temporale e in un continuo susseguirsi di piccoli drammi e di leggero divertimento, ogni cosa immersa in un liquido grottesco estremamente ristoratore, Lupano rende totalmente suo il personaggio. Nulla importa che in luogo di Button ci ritroviamo le peripezie di Nino Cotone, sin dalla culla virgulto italianissimo e umanamente tragicomico.

Sotto il continuo ticchettìo del tempo, nello sgranarsi di canzonette d’epoca e numeri di danza (eseguiti con grazia da Greta Arditi), a fianco la vecchia valigia da cui estrarre il bastone d’appoggio e i diversi abiti e infantili campanellini come le pagine del diario che va scrivendo, pagine che a poco a poco invadono la scena in una cascata di ricordi, Nino inizia con il guardare la propria culla, la pelle grinzosa della vecchiaia, affronta sin dai primi attimi e snocciola il significato della vita: “Capita a tutti di sentirsi diversi in un modo o nell’altro, ma andiamo tutti nello stesso posto, solo che per arrivarci prendiamo strade diverse”. Un lungo percorso ad attraversare una vita intera, Nino che affronta l’infanzia come se fosse un anziano e la vecchiaia come se fosse un bambino, “la vita al contrario” con i genitori sbigottiti a nascondere al mondo la creatura, la giovinezza e le amicizie, la diversità durante il servizio militare sotto l’occhio dei superiori, il matrimonio con Elisabetta e la nascita del figlio, il rapporto con quest’ultimo che è un diverso gioco delle parti.

Con la attenta regia di Ferdinando Ceriani, in una interpretazione dove esprimere tutta la propria bravura e una invidiabile quanto autentica maturità, Lupano si divide, oltre che nella lucidità del suo protagonista, nel fregolismo dei tanti personaggi, maschili e femminili, di più o meno lunga come di fulminea ampiezza, ben articolati nelle differenti movenze e nel gioco delle voci, acute e profonde, dialettali, rotonde e difettose, sussurrate e imponenti, in un eccellente panorama di caratterizzazioni. Una serata di vero successo, colma la sala dell’Erba di un pubblico che certo non ha lesinato gli applausi. Una trasposizione che poteva portarsi appresso ogni rischio ma che al contrario dimostra tutta la sua riuscita.

Elio Rabbione