CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 228

La sesta tessera del Puzzle Musicale: Lamberto Curtoni

 10 E 17 MARZO – SALONE DELLA BIBLIOTECA DELLA CORTE AL PARCO DELLA TESORIERA – INGRESSO LIBERO

Rassegna organizzata dal Centro di Formazione Musicale della Città di Torino in collaborazione con la Biblioteca Civica Musicale ‘Andrea Della Corte’

 

La sesta tessera del Puzzle Musicale, ciclo di conversazioni, ascolti e musica dal vivo, organizzato dalla Città di Torino in collaborazione con la Biblioteca Civica Musicale ‘Andrea Della Corte ‘, ha in programma nei giorni 10 e 17 marzo (dalle 17 alle 18.30) l’appuntamento con Lamberto Curtoni. Compositore e docente di violoncello e di musica da camera al Centro di Formazione Musicale condurrà il pubblico in un percorso sulla storia del suo strumento.

I due incontri da 90 minuti dal titolo ‘Il violoncello da Bach ai Beatles e oltre’ saranno a ingresso libero. Una passeggiata musicale attorno a uno strumento in grado di evolvere nelle varie epoche e che ha trovato nei secoli sempre nuove definizioni.

Curtoni accompagnerà gli ascoltatori in un viaggio che partirà dall’origine dello strumento e arriverà alle partiture di recente composizione. Due lezioni-concerto dedicate al violoncello, alla storia del repertorio e alla sua vocalità in grado di appassionare e affascinare.

LAMBERTO CURTONI 

Violoncellista e compositore, laureato al Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Torino.

Si esibisce nelle più grandi istituzioni concertistiche italiane e collabora con alcuni tra i più grandi artisti del nostro tempo: musicisti, scrittori, coreografi e registi di fama internazionale. Ha inciso per Universal, Stradivarius, Egea e Warner e le sue composizioni sono edite dalla Casa Musicale Sonzogno di Milano. www.lambertocurtoni.com

Per maggiori informazioni sugli incontri del Puzzle Musicale: http://www.comune.torino.it/corsimusica/news/dal-13-gennaio-ripartono-gli-incontri-aperti-a-tutti-del-puzzle-musicale/

Il mondo di Tim Burton protagonista al Museo Nazionale del Cinema

Dal 10 ottobre al 7 aprile 2024

Il Museo Nazionale del Cinema presenta, per la prima volta, l’ipnotica mostra di Tim Burton, che debutterà dal 10 ottobre prossimo, dedicata al suo genio creativo e curata da Jenny He, in collaborazione con la Tim Burton Productions.

Per la prima volta in Italia la mostra sarà  allestita alla Mole Antonelliana dal 10 ottobre prossimo al 7 aprile 2024.

Si tratta di un viaggio nell’universo visionario e nella creatività di Tim Burton. Il nucleo principale dell’esposizione si concentra sull’archivio personale del regista, mostrando una varietà nella sua produzione creativa.

Non sono solo presenti preziosi documenti, ma anche disegni e bozzetti contenenti i temi e i motivi visivi ricorrenti, da cui hanno preso corpo e vita i suoi personaggi, che caratterizzano i suoi mondi cinematografici distintivi.

Tim Burton  sarà protagonista di una Masterclass, ricevendo il Premio Stella della Mole, riconoscimento del suo contributo visionario e innovativo.

“Il Museo Nazionale del Cinema – sottolinea il suo Presidente Enzo Ghigo – rende omaggio a un artista di fama internazionale, che ha dato vita a film universali, apprezzati da tutti. Per oltre trent’anni ci ha conquistato con le sue storie, da Beetlejuice a Batman, fino al recente successo di Mercoledì, la seconda serie Netflix in lingua inglese più  vista in assoluto.

“Ospitare Tim Burton a Torino è  un sogno che si realizza – spiega il direttore del Museo Nazionale del Cinema. L’immaginario fantastico dei suoi film ha accompagnato le nostre vite, dai bambini agli adulti, e sarà meraviglioso poter vedere come il mondo colorato e stravagante di Tim Burton si inserisca  nellospazio della Mole Antonelliana. La mostra è stata ospitata in altri Paesi in spazi espositivi convenzionali e sono sicuro che il Museo Nazionale del Cinema si possa trasformare per unire follia architettonica e genio creativo, oltre a inserirsi nel progetto strategico di internazionalizzazione del nostro ente.

Questa grande mostra immersiva rappresenta una sorta di viaggioesclusivo nella mente di un genio creativo, l’esplorazione definitiva della produzione artistica, dello stile e della prospettiva specifica di Tim Burton.

Suddivisa in dieci sezioni tematiche questa mostra presenta oltre 500 esempi di opere d’arte originali, raramente o mai viste prima, dagli esordi fino ai progetti più  recenti, passando per gli schizzi, i dipinti, i disegni, le fotografie e la concept art, i costumi e le opere in movimento, moquette, pupazzi e installazioni scultoree a grandezza naturale.

La mostra ripercorre le orme del regista e dell’evoluzione della sua singolare immaginazione visiva di artista postmoderno multidimensionale,  in una sorta di autobiografia raccontata attraverso un processo creativo senza limiti.

Attraverso la presentazione unica dell’opera di Tim Burton la sua visione unica trascende mezzi e formati, rendendo chiaro come idee, temi e alcune immagini specifiche della sua arte siano finite nei film più iconici oggi associati allo sfarzoso spettacolo cinematografico.

Tim Burton, molto prima del successo critico e commerciale nei generi animazione e live action, si è  ispirato ai film in televisione, alle animazioni e ai fumetti sui giornali. Gli schizzi della sua infanzia dimostrano la varietà di Burton e richiamano il lavoro dei suoi predecessori, tra cui illustratori classici quali Edward Gorey, Charles Addams, Don Martin e Theodore Geisel. Anche l’impatto dei film di mostri giapponesi, del cinema espressionista, del catalogo horror, degli Universal Studios e dei maestri della suspense William Castle e Vincent Price permeano il suo lavoro.

MARA MARTELLOTTA

Il rogo della Vijećnica negli scatti di Siccardi

 

Tra le immagini esposte nella mostra fotografica di Paolo Siccardi “La lunga notte di Sarajevo”, organizzata da La Porta di Vetro e giunta alla quinta settimana ( resterà aperta al pubblico nel Mastio della Cittadella di Torino, tra corso Galileo Ferraris e via Cernaia, fino al prossimo 19 marzo ) quella dedicata al rogo della biblioteca nazionale di Sarajevo è particolarmente evocativa.

La prima cosa che viene in mente è la canzone intitolata Cupe Vampe, contenuta nell’album Linea Gotica che il Consorzio Suonatori Independenti pubblicò nel 1996: “Di colpo si fa notte e s’incunea a crudo il freddo. La città trema, livida trema. Brucia la biblioteca, i libri scritti e ricopiati a mano che gli ebrei sefarditi portano a Sarajevo in fuga dalla Spagna. S’alzano i roghi al cielo, s’alzano i roghi in cupe vampe. Brucia la biblioteca degli Slavi del Sud, europei dei Balcani..”. La Vijećnica è uno dei simboli tragici dell’assedio di Sarajevo, il più lungo della storia moderna. Prima del conflitto che insanguinò i Balcani occidentali rappresentava il solo archivio nazionale di tutte le pubblicazioni bosniache. Un  milione e mezzo di libri, tra i quali oltre centocinquantamila esemplari rari e preziosi e numerosi manoscritti unici al mondo. La sua imponente maestosità in stile pseudo moresco, opera degli austroungarici che nel 1894 la eressero ai piedi delle colline dove nacque la città, la pone da allora  in stridente contrasto con le  case e le vie strette dellaBascarsija, l’antico mercato ottomano. Le altissime finestre di vetro intarsiato si affacciavano sul fiume Miljačka e  sul monte Trebević. All’interno tra panchine, sedie e scrivanie di legno massiccio “c’era un odore misto di polvere antica e di quel grasso che un tempo si usava per conservare il legno”. I visitatori entravamo in silenzio,  quasi con il fiato sospeso, cercando di smorzare il suono dei passi. Avvertivano l’importanza di quel grandioso palazzo dove si conservavano libri che a Sarajevo erano sempre stati considerati alla stregua degli oggetti sacri. Il 25 agosto 1992, scoccata la mezzanotte, dalle colline che circondano la città i serbi spararono le prime bombe incendiarie sulla Vijećnica. La biblioteca fu bersagliata dall’artiglieria degli assedianti per tre intere giornate. L’accuratezza dei lanci non lasciava dubbi sul fatto che il bersaglio fosse proprio l’ostentato e  volgare desiderio di cancellare le memorie, i percorsi, le storie, le vite degli altri. Dopo tre giorni di incendi della biblioteca rimasero solo lo scheletro di mattoni anneriti e una montagna di cenere. Un disastro che rimase impresso nella memoria di Kemal Bakaršić, uno dei bibliotecari: ”Tutta la città fu coperta da brandelli di carta bruciata. Le pagine fragili volavano in aria, cadendo giù come neve nera. Afferrandola, per un attimo era possibile leggere un frammento di testo, che un istante dopo si trasformava davanti ai tuoi occhi in cenere”. Perché bombardare una biblioteca? Perché lanciare proiettili e bombe, impiegando mezzi, uomini e tempo per distruggere qualcosa che non spara, che non offende? Una semplice domanda, quasi ingenua, che si fecero in molti mentre cercavano, armati di secchi di acqua sporca, di spegnere i roghi e smorzare le  fiamme. La risposta, che valeva allora come vale oggi, la diede il mite bibliotecario Bakaršić: “perché lì dentro la loro guerra non esiste. Perché lì dentro gli scrittori serbi sono nello stesso scaffale di quelli bosniaci”. Una convivenza culturale inaccettabile per l’ottuso, ignorante e violento nazionalismo. Solo tre mesi prima i medesimi incendiari avevano distrutto alla stessa maniera l’Istituto Orientale a Sarajevo. Un odio aggressivo verso il sapere degli altri e di tutti che mandò in fumo la grande collezione di manoscritti e testi rari, spesso documenti unici in arabico, persiano o ebraico che testimoniavano mezzo millennio di storia della Bosnia e dell’Erzegovina. In quel momento la perdita aprì gli occhi a molti esponenti della cultura e della scienza. Tra loro si fece strada la consapevolezza che stava accadendo qualcosa di terribile. Ma quando toccò alla Biblioteca Nazionale, il dolore venne avvertito da tutti i sarajevesi, compresi quelli che non avevano mai preso in prestito  un suo libro. I cecchini e l’artiglieria serba non stettero a guardare e concentrarono il fuoco sui vigili del fuoco, sui bibliotecari e sui giovani volontari che formavano una catena umana nel tentativo di salvare i libri. Una ragazza che lavorava alla Vijećnica, Aida Buturović, perse la vita per salvare quei preziosi documenti. Lo scrittore bosniaco Goran Simić , guardando dalla sua finestra la Biblioteca in fiamme, in preda alla disperazione, prese carta e  penna e  con rabbia  lanciò il suo urlo di dolore in versi:”Liberati dalla canna fumaria, i personaggi girovagavano per la città, mescolandosi con i passanti e le anime dei soldati morti. Ho visto Werther seduto sul recinto del cimitero distrutto; Quasimondo dondolante sul minareto di una moschea; Raskolnikov e Mersault sussurravano, per giorni, nella mia cantina; Yossarian già commerciava con il nemico; il giovane  Tom Sawyer era pronto a vendere, per pochi soldi, il ponte Principov”. Le foto di Siccardi, fotoreporter torinese che frequentò a lungo la “Gerusalemme d’Europa” e i Balcani, restituiscono trent’anni dopo ricordi tragici e emozioni che non possono lasciare indifferenti.

Marco Travaglini

“Emanuela Loi, la ragazza della scorta di Borsellino” al Teatro Concordia

Al Concordia “Frankenstein Jr” diretto da Claudio Insegno

Con la Compagnia della Gypsy Musical Academy sarà in scena al Teatro Concordia di Venaria

sabato 11 marzo ore 21

In occasione dell’uscita nelle sale il 27 febbraio prossimo della versione restaurata diFrankenstein Jr”, il capolavoro di Mel Brooks, la Gypsy Musical Academy di Torino porterà in scena, l’11 marzo prossimo, al Teatro Concordia di Venaria, alle 21, l’omonimo musical di Broadway, per la regia di Claudio Insegno, le coreografie di Cristina Fraternale Garavalli e la direzione musicale di Marta Lauria. Si tratta di un ulteriore omaggio a questo film che ha fatto la storia del cinema e che compie i suoi primi cinquanta anni.

Frankenstein Junior non è soltanto il più bel film di Mel Brooks – spiega Claudio Insegno -, ma è il capolavoro assoluto del cinema comico di tutto il mondo. Le battute sono fresche, originali e mai troppo ripetitive, la volgarità è quasi impercettibile e inoltre ci si trova di fronte ad un cast di una bravura eccezionale. Quindi cercare di arrivare a quella perfezione è stato difficile, ma con gli allievi accademici della Gypsy non è stato impossibile. Noi non abbiamo fatto altro che replicare il divertimento del cast originale. E poi, essendo un musical, l’aggiunta di canzoni e balletti, hanno reso l’impatto emozionale ancora più bello e divertente. Lunga vita alla comicità di Mel Brooks e all’estro degli interpreti del nostro musical”.

Protagonisti i gypsies della sezione Accademica, reduci dall’allestimento dei musical “The Greatest Showman” e “Sweet Charity”, sempre per la regia di Claudio Insegno. Si tratta degli stessi artisti che, nel 2019, grazie al Golden Buzzer di Claudio Bisio a “Italia’s Got Talent” giunsero direttamente alla Finalissima.

Nei panni di Frederick Frankenstein c’è Massimiliano Di Paolo, Igor è William Spagnolo, Inga è Roberta Penta, Elisabeth è Cleo Schiappacasse, Frau Blücher è Claudia Spina, il Mostro è Luca Sidoli.

Un evento che vede come partner tecnico ideale per questo spettacolo Giubileo, la storica e rinomata onoranza funebre torinese (che quest’anno compie 25 anni dalla sua fondazione avvenuta nel 1998) la quale, all’interno del suo Progetto Cultura, supporta gli aspetti tecnici del musical che, così come la pellicola di Brooks, vuole essere una parodia dei film horror anni ’30.

Un noto professore universitario Frederick Frankenstein, nipote del famoso barone dottor Victor Von Frankenstein, del quale solo inizialmente rigetta le teorie mediche, giunge presto a realizzare degli esperimenti che lo porteranno, insieme all’aiutante Igor, all’assistente Inga e alla misteriosa Frau Blücher alla creazione del mostro che creerà il panico in paese…

MARA MARTELLOTTA

Picasso a Torino: “Il carnet de la Californie”

Inaugurazione venerdì 10 marzo prossimo

In programma allo spazio espositivo della galleria d’arte Elena Salamon in via Torquato Tasso 11

 

Inaugura venerdì 10 marzo prossimo una mostra dal titolo Il Carnet de la Californie di Pablo Picasso, presso la Galleria d’Arte Elena Salamon, in via Torquato Tasso 11, presso la piazzetta IV Marzo.

Le litografie del raro “Carnet de la Californie” di Pablo Picasso (25 ottobre 1881-8 aprile 1973) saranno esposte fino al 29 aprile prossimo, in concomitanza con la celebrazione del cinquantenario della morte di Pablo Picasso, spirito ribelle e geniale, icona della cultura mondiale.

“Ho ritenuto doveroso omaggiare una delle menti più brillanti del XX secolo – spiega la gallerista Elena Salomon – proponendo alcune variazioni sul tema eseguite dal maestro in sole dieci settimane.

Fu profondo il legame di Pablo Picasso con la Costa Azzurra, tanto che egli acquistò una maestosa villa in stile Art Nouveau sulle alture di Cannes, nel quartiere La Californie.

Qui abitò con la sua nuova compagna Jacqueline Roque.

Nell’immenso e luminoso salone, le cui grandi finestre si aprivano su di un giardino particolarmente lussureggiante, il maestro creò il suo atelier.

Le opere in mostra fanno parte del “Carnet de la Californie”, un taccuino di disegni eseguiti in sole dieci settimane tra il novembre 1955 e il 14 gennaio 1956. Furono trasposti in litografia da Mourlot.

Furono settantacinque giorni in cui Picasso creò delle variazioni dei paesaggi d’interni, quindici disegni che ritraevano l’interno del suo studio, sette ritratti di Jacqueline Roque, in veste da odalisca, e tre citazioni di antichi maestri.

Mara Martellotta

 

Donne celebri, il libro. Presentazione a Palazzo Madama

Mercoledì 8 marzo 2023 ore 11

 

Palazzo Reale

Appartamento di rappresentanza, Sala Lavaggio

Piazzetta Reale 1, Torino

 

 

 

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, mercoledì 8 marzo alle ore 11 i Musei Reali presentano il volume Donne celebri nel Gabinetto delle Miniature del Palazzo Reale di Torino (Editris edizioni), pubblicato con il sostegno di Rotary Club Torino Palazzo Reale, Rotary F.R.A.C.H. e Zonta Torino.

Il volume, curato da Lorenza Santa con la collaborazione di Gelsomina Spione del Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Torino, è dedicato ai ritratti femminili che si conservano nel prezioso Gabinetto delle Miniature dell’Appartamento della regina Maria Teresa, al primo piano del Palazzo Reale.

 

Il Gabinetto delle Miniature è un piccolo e raffinato ambiente rivestito di specchi in cui è incastonata la straordinaria collezione di 232 dipinti di piccolo formato, in gran parte a soggetto dinastico, con ritratti realizzati nel Settecento da Giuseppe Lavy, fino alla serie novecentesca commissionata da Vittorio Emanuele III di Savoia.

 

La sfilata dei ritratti femminili si apre con Caterina di Schiren, moglie del leggendario Beroldo vissuto nell’anno Mille, per concludersi con la seconda regina d’Italia, Elena del Montenegro. A questo nucleo si affiancano ritratti di dame di corte e donne celebri per bellezza e virtù: tra queste Hélène Fourment, moglie di Pieter Paul Rubens, la celebre pittrice Lavinia Fontana ed Elisabetta di Borbone Francia, sposa di Filippo IV di Spagna, dipinte all’inizio del Settecento dall’abate Giovanni Felice Ramelli. La collezione comprende anche le tele del veneziano Giuseppe Nogari, dipinte nel 1740-1742 con soggetti ispirati alla pittura di genere olandese.

 

Il volume presenta 99 immagini di donne, riunite per la prima volta, con una selezione di schede biografiche che ripercorre il filo secolare della storia che le ha viste protagoniste nella famiglia, nella politica e nelle arti. Le ricerche sono state realizzate grazie al contributo di un gruppo di studentesse e studenti del Corso magistrale in Storia dell’Arte dell’Università di Torino.

 

Parte del ricavato della vendita della pubblicazione sarà devoluta al Telefono Rosa di Torino – Centro Antiviolenza e di Orientamento per i Diritti delle Donne.

Il volume è disponibile nel Museum Shop dei Musei Reali, al primo piano della Galleria Sabauda.

 

In occasione della Festa Internazionale della Donna, nei musei e nei luoghi della cultura statali mercoledì 8 marzo l’ingresso è gratuito per le donne.

 

Dal 14 marzo al 6 aprile 2023 il Gabinetto delle Miniature nell’Appartamento della regina Maria Teresa sarà aperto al pubblico con visite accompagnate, comprese nel biglietto dei Musei Reali.

 

Torino, 7 marzo 2023

 

Donne celebri nel Gabinetto delle Miniature del Palazzo Reale di Torino (Editris edizioni)

Disponibile nel Museum Shop dei Musei Reali, al primo piano della Galleria Sabauda

Costo del volume 16 euro

 

Sito internet: museireali.beniculturali.it

 

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Quattro ottave per Gianni Chiostri che espone a Villarbasse

CHIOSTRI CHI?

Ormai sono oltre cinquant’anni che ci conosciamo e, in tempo, abbiamo superato le coppie più fedeli di un tempo e, per questo, è il caso di dire qualcosa di più di questa matita, o meglio del segno ostinato che guizza sul fondo (ormai non più solo) bianco per sorridere e far sorridere insieme quanti la sanno guardare…

Ma c’è un grande incanto in questa semplicità di tracce graffianti e di intenti pulsanti: è la vita, sempre vista con tanto d’occhi sgranati che rimangono ben aperti davanti al mondo, pronti a suggerire di saper meglio vedere, ché ancora c’è un briciolo di poesia anche oggi e, forse, sempre pronta a raccomandare di sperare ancora perché… è difficile che, tra gli inganni, che ogni giorno propina, non ci sia sempre mai una consolazione in più!

 

CHIOSTRI CHE?

Verrebbe da alludere al buddista illustratore di Pinocchio che di Gianni forse era solo uno zio (non un ‘barba’ ché i suoi son fiorentini!) poi però si percorrono chilometri di tratteggi a pennacome quelli che illustravano così dolcemente ogni cosa, prima di arrivare alle calde tracce di sanguigna, e allora ci ricollegano a un passato classico, quasi anelito di rinascenza artistica che forse sa di ambienti altri, ma che sono qui, in Piemonte, ché tutti riprendono nostri luoghi, ben interpretando tante costruzioni rossastre di antiche terre cotte… poi però, molto in fretta, quei tratti si allungano e scorrono in ricci e ripieghi che tanta morbidezza dànno alla vista d’insieme e allora, ecco lì, non c’è più che un sorriso a svelare a tutti la magia di quel suo contagio

Oh meraviglia!

CHICCHE???!!!

Sì ora le vediamo tutte, in questi pochi esempi, aprirsi, presentarsi e offrirsi, come oggetti incantati in una vetrina natalizia in passato, il nostro passato di luci parche (non già di emozioni) e sono lì, l’una accanto all’altra, che esaltano l’una e l’altra per virtù di ognuna… Gianni ama il giardinaggio e noi lo sappiamo bene che ogni suo pezzo è un po’ un piccolo vaso, a volte minore, altre anche un poco maggiore, ma sempre dal contenuto vibrante e pulsante. Impresa unica tra gli asfittici oggetti (oggi li chiamano solo così) che qualcuno osa ancora definire artistici e non sono neppure più artefatti perché né loro né chi dice di averli fatti un’anima non ce l’ha nemmeno più…. Chiostri invece se ne va fischiettando, muovendosi a larghe falcate, e poco importa se qualcuno, cercando di mettere ordine, voglia imporre da destra oda manca le regole del gioco!

MA CHE MI PIGLIA?

Torno indietro in questo parapiglia e, incantato, guardo, tra un verde bottiglia e un azzurro oltremare, le macchie rosso-aranciate delle gote, i cenni alle dita, le mani… e avverto la musica, un suono ch’è musica pura: sarà che viene da altri? Prodigio! No! non è frutto solingo, ma sommatoria di quanto più bello ci sia tra un colore sistemato sul fondo e l’accompagnamento armonioso di una composizione che appena si percepisce, ma che, sappiamo bene, lui la sente così. Così qualche fiocco di neve, così lo sfogliare del vento in autunno, o in estate il conteggiare ritmato delle gocce di pioggia all’avvio d’un temporale, così tantosbocciar di fiorellini tra primule e prunus: lui ama i suoi vasi e lascia sempre un pensiero quando si avventura tra il verde (forma sincopata di vedere o allitterazione?). Non importa, noi ci divertiremo sempre così: siamo nati giovani!

Carlo A. M. Burdet

“Emilio Comici. L’Angelo delle Dolomiti” Al “Museo della Montagna” di Torino

David Smart presenta il suo libro dedicato al grande alpinista triestino

Martedì 7 marzo, ore 18,30

Fra i più grandi alpinisti del Novecento, non solo d’Italia ma dell’intero panorama internazionale, cui si deve l’apertura di circa 200 nuove “vie” fra Dolomiti e Alpi Giulie, Leonardo Emilio Comici (Trieste, 1901 – Selva di Val Gardena, 1940), sarà ricordato martedì 7 marzo (ore 18,30) al “Museo Nazionale della Montagna” di Piazzale Monte dei Cappuccini 7, a Torino, attraverso la presentazione del libro “Emilio Comici. L’Angelo delle Dolomiti” (Solferino) a lui dedicato dall’alpinista statunitense David Smart, intervistato, per l’occasione, dallo scrittore giornalista e alpinista torinese Enrico Camanni, all’interno della rassegna “Leggere le montagne”. Vincitore del “Banff Mountain Book Competition 2020” (per la categoria “Climbing Literature”), il libro di Smart é libro di narrazione, ma anche di sottile introspezione, teso ad indagare l’indubbia e particolare “complessità” di Comici, non solo fermandosi all’innegabile talento e alle molte “prime volte” che gli si possono attribuire, ma anche frugando in “quella sua personalità sfaccettata – si è scritto – interprete delle tensioni di un’epoca in cui spinte conservatrici e culto della modernità s’intrecciavano strettamente, anche quando si trattava di scalare”. A renderlo unico, per molti il miglior scalatore in assoluto negli anni compresi fra le due guerre mondiali, erano la “purezza di stile” e la quasi “mistica” ricerca della “linea esteticamente più pulita” da seguire per l’ascesa in vetta. “Folle ed eroico”: così il giornalista e scrittore Giorgio Ballario ebbe a definire nel suo libro “Fuori dal coro. Eretici, irregolari, scorretti” (Eclettica Edizioni), il gesto di scalare – com’era solito fare Comici – una parete con la tecnica della “goccia d’acqua”, cioè scegliendo sempre la via più dritta, a prescindere dalle difficoltà tecniche. E, del resto, scriveva lo stesso Comici nel suo “Alpinismo eroico”– pubblicato postumo da “Hoepli” nel ’42 – ricordando la conquista nel ’37 (da solo e senza corde) della “Cima Grande di Lavaredo”: “Da che cosa ero pervaso io? Da una forma di pazzia o di sadismo alpinistico, forse? Non so, ero ebbro, sì, ma cosciente: perché mi sentivo la forza fisica di superare lo strapiombo e la sicurezza morale di dominare il vuoto. Riconosco a priori che l’arrampicamento solitario su pareti difficili è la cosa più pericolosa che si possa fare … Ma ciò che si prova in quel momento è talmente sublime che vale il rischio”. Imprese rese possibili da un coraggio e da capacità fuori dal comune, che più volte avrebbero potuto mettere (e forse misero) a serio rischio la vita di Comici, il quale (tragica fatalità!) morì invece, il 19 ottobre del 1940, per un banale incidente – la rottura di un cordino di cui stava provando la tenuta – sporgendosi da una cengia nella palestra di roccia di Vallunga, a Selva di Val Gardena. Tradito, per sua leggerezza, da quella montagna che fu per lui “vita” a tutto tondo. E di cui si parlerà con ampiezza di racconti nella presentazione del libro di David Smart, dove pur anche emergono, però, i capitoli fondamentali della sua breve esistenza terrena: l’estrazione proletaria, la devozione per la famiglia, fino alle sue turbolente (pare) relazioni con l’universo femminile.

L’incontro al “Museo Nazionale della Montagna” è organizzato dalla casa editrice “Solferino” in collaborazione con il Museo di piazzale Monte dei Cappuccini, la Biblioteca Nazionale del “Club Alpino Italiano”, il “Salone Internazionale del libro” di Torino, “MontagnaLibri | Trento Film Festival” e “Premio ITAS del Libro di montagna”.

Bookshop a cura di “Libreria della montagna”.

Info: tel. 011/6604104 o posta@museomontagna.org

g. m.

Nelle foto:

–       Cover “Emilio Comici. L’Angelo delle Dolomiti”

–       David Smart