CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 228

“Camino diferente” di Vittorio Maria Corelli: un viaggio interiore

Camino diferente è  il titolo dell’opera prima scritta dall’avvocato torinese Vittorio Maria Corelli (con le illustrazioni di Folco Soffietti) che ha riportato tappe e sensazioni, soprattutto, del cammino di Santiago compiuto con i due compagni d viaggio Emanuele e Alessandro. Un percorso ricco di emozioni in cui si alternano momenti leggeri ad altri di maggiore intensità.

“Non era assolutamente mia intenzione  – spiega Vittorio Maria Corelli  – scrivere un libro a tutti i costi e giocare a fare lo scrittore. Non posso e non voglio  mettermi in competizione con gli scrittori, autori, artisti che mi hanno preceduto e che certamente meglio di me hanno raccontato il cammino di Santiago  e forse ancora lo racconteranno in futuro.”

Insomma questo Camino di Santiago vuole essere “diferente” perché non rappresenta la guida del perfetto camminatore o un condensato di consigli per il pellegrino in partenza ( Vittorio Corelli non si dichiara il guru dell’organizzazione dello zaino). All’inizio voleva essere un viaggio nato forse per caso, forse dopo il dolore dato dalla notizia appresa della malattia paterna, all’inizio doveva essere in solitaria, poi si è  trasformato in un viaggio con due compagni e amici di Vittorio, Emanuele e Alessandro, che sulla via di Giacomo sono andati alla ricerca di sé stessi.

Questo cammino si può definire, nella sua profondità e emotività, un cammino comunque diverso dalle sfumature dissacranti e dai canoni classici di un qualsiasi pellegrinaggio riconosciuto come tale

Il cammino prende proprio avvio nell’intenzione di percorrerlo dopo aver appreso, nel corso delle celebrazioni delle festività natalizie, la malattia paterna e la conseguente caduta verso un dolore che non si conosceva, verso quelle sabbie mobili che inducono il protagonista a partire per Santiago.

“Il romanzo – spiega Vittorio Corelli – non è nato con il Cammino ma è stato successivo, non è nato per essere pubblicato, anche se da subito sono stato profondamente legato dal punto di vista sentimentale a questo libro perché  il cammino ha rappresentato un viaggio interiore alla ricerca di me stesso e, se vogliamo, anche paradossalmente della felicità . Nessuno sa che cosa significhi fare il cammino perché  questo viaggio non è  preparato e perché nessuno sa chi incontrerà lungo il suo percorso. E ogni incontro, oltre a essere una sorpresa,  risulta umanamente arricchente. Lascia un segno nel cuore del pellegrino”.

Vittorio Corelli ha in serbo un secondo romanzo, forse per il 2024, dal titolo “Tu miranda me encanta”.

Intanto questo romanzo, intitolato Camino Diferente”,accattivante, invita a riflettere su una ricerca interiore, narrata con gusto e ironia, che si trasforma sempre in disponibilità nei confronti dei pellegrini che si incontrano durante il cammino, con i quali si affronteranno poi tappe successive del percorso, che costituiscono momenti sempre formativi per chi voglia approdare a Santiago de Compostela.

MARA MARTELLOTTA

I libri più commentati del mese

Di quali libri ha discusso community de Il Passaparola dei Libri nel mese di luglio? Come c’era da spettarsi, al primo posto c’é Come D’Aria , della sfortunata Ada D’Adamo postuma vincitrice del più recente Premio Strega; al secondo posto un altro romanzo premiato, al Bancarella stavolta, ovvero La Portalettere di Francesca Giannone; terzo posto per L’Insostenibile Leggerezza Dell’Essere, romanzo “cult” del defunto Milan Kundera, tornato prepotentemente alla ribalta letteraria.

 

Incontri con gli autori

 

Questo mese abbiamo fatto la conoscenza di Stefania P. Nosnan, scrittrice udinese autrice di Sangue agli Dei (Bertoni, 2023) un giallo ambientato in una riserva Navajo e con la scrittrice e giornalista Tindara Lanza de’ Rasi che ha esordito nella narrativa con il suo primo romanzo L’Ibiscus Stava Fiorendo (Kimerik, 2023) 

 

 

Per questo mese è tutto: vi ricordiamo che se volete partecipare ai nostri confronti, potete venire a trovarci su FB e se volete rimanere aggiornati sulle novità in libreria e gli eventi legati al mondo dei libri e della lettura, visitate il nostro sito ufficiale all’indirizzo www.unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

A Usseaux, Musica e “Forest Food” a 1.500 metri d’altezza

“Summer Forest Festival”

Dal 4 al 6 agosto

Usseaux (Torino)

Primissima edizione, a ingresso gratuito. Tre gli ingredienti di base: un pianoro a 1.500 metri d’altitudine, una foresta tutt’attorno e un nuovo “Festival Musicale”. Siamo ad Usseaux, stupendo comune nel cuore della Val Chisone, inserito tra i “Borghi più belli d’Italia” nonché “Bandiera Arancione” per il “Touring”: qui, in strada comunale dell’Inverso 1, in borgata “Fraisse”, si trova l’“Area Magic Forest” (una superficie pianeggiante di oltre un chilometro quadrato fra le Alpi Cozie) che ospiterà, da venerdì 4 a domenica 6 agosto, il “Festival”.

“La montagna di norma è vissuta – dice Maurizio Dainelli, ideatore e organizzatore del Festival –  da chi ha l’abitudine di farlo o perché ha una seconda casa o perché la ama. Molti, specie giovani, non la vivono perché mancano spazi di divertimento. La musica, il Festival, il cibo alternativo sono l’occasione per dormire sotto le stelle, conoscere questa vallata e un palcoscenico naturale unico, portare i ragazzi in montagna”.

La musica sarà l’ingrediente principe. Quattro le band selezionate per dare miccia a concerti indimenticabili. I motori si iniziano a scaldare venerdì 4 agosto, con musica dalle 16 alle 24.

Quindi, sabato 5 agosto alle 17, il via ufficiale con il metal degli “Anomalya Band” in concerto. A seguire, alle 20,30, salgono sul palco i “Lover Boys – Queen tribute band:fino alle 24, uno show energico, che non si limita a riprendere i più famosi concerti, ma esplora l’intera produzione dei magici “Queen”.

Domenica 6 agosto, spazio a due band che, da molto tempo, scaldano il pubblico. Alle 17 il rock blues dei “Dillo Tu Prima”, attivi dal 1990.

Dalle 20,30 alle 24 la chiusura è affidata ai “Sigma 2.0”, una band storica, nata nel 1981, con un curriculum di concerti in tutta Italia e collaborazioni con grandi artisti ai quali la formazione ha fatto da supporter (Little Tony, Bobby Solo, Don Backy, Gino Paoli, Michele, Wilma Goich, Jimmy Fontana, Mal, Rocky Roberts, Bruno Lauzi e altri) e con famosi gruppi degli anni ’60 ( da “I Camaleonti” a “I Cugini di Campagna” fino ai “Dick Dick” e a “I Nomadi”). Ad Usseaux, i “Sigma” proporranno il meglio del pop/rock degli anni ’60 – ’70 – ’80.

Ma non solo Musica. Il “Summer Forest Festival” propone anche “Forest Food” e attività en plein air.

“Qui, infatti – dicono ancora i responsabili – era difficile parlare di street food, essendoci solo verde e alberi intorno. Dunque, è stato coniato questo nome, ‘forest food’: piatto forte sarà la carne, soprattutto la brace, accompagnata da vino e birra”.

“L’idea – continuano – è di incentivare, con questo nuovo festival, anche la conoscenza della montagna da parte delle famiglie. Verranno pertanto proposti ‘giochi’ per adulti e ragazzi. Verranno promosse ‘camminate in zona’ e ‘percorsi in bici’. L’obiettivo è convincere chi sale qui a scoprire, di giorno e prima dei concerti, i bellissimi sentieri che propone la zona”.

E, inoltre, per chi decidesse di dormire in zona, tra il fresco di queste montagne, l’“Area Magic Forest” mette a disposizione i suoi spazi: si può scegliere se arrivare in tenda (300 le tende che potranno essere accolte) o in camper (130 posti disponibili). Info: info@magicforest.it o 348/3437621

g. m.

Nelle foto:

–       Il lago di Usseaux

–       “Lover Boys”

–       “Sigma 2.0”

Al traguardo “Aosta Classica”

Al “Forte di Bard”, Carmen Consoli in duo con Marina Rei

Venerdì 4 agosto, ore 21,30

Bard (Aosta)

Sarà un concerto “a tutto rock”, il “Carmen Consoli feat. Marina Rei”, con cui all’aostano “Forte di Bard” si chiuderà, venerdì 4 agosto(alle 21,30) l’edizione 2023 di “Aosta Classica”. Amicissime fra loro, vena artistica similare, strade parallele che, non di rado, hanno deviato in percorsi comuni (è del 2022 “Un momento di felicità” singolo realizzato in perfetta collaborazione), le due “sacerdotesse” del rock italiano saranno insieme sul palco della grande “Piazza d’Armi” del Forte in un concerto che si preannuncia veramente indimenticabile. La “cantantessa” (per sua autodefinizione) Carmen Consoli, origini catanesi, alla voce e la romana Marina Rei (al secolo Marina Restuccia) eccezionalmente – ma sempre con maestria – alle irrequiete bacchette della batteria, regaleranno al pubblico, c’è da scommetterlo, emozioni da vendere. Di Carmen, Elvis Costello ebbe a dire: “Ha più idee originali lei in una manciata di pezzi piuttosto che alcune famose band inglesi o americane in un intero concerto”. E a dar ragione alle parole del grande cantautore, chitarrista e compositore britannico è di certo la lunga sfilza di premi e riconoscimenti accumulati nella quasi trentennale carriera artistica della rocker siciliana, prima artista italiana a calcare il palco dello “Stadio Olimpico” di Roma e prima donna a vincere la “Targa Tenco” come “miglior album”, con quel “Confusa e felice” degli esordi, inserito al 32° posto (seconda donna in classifica) nella lista dei cento migliori album italiani secondo “Rolling Stone”, nonché seconda donna italiana, con “Stato di necessità” inserito fra i dieci migliori album italiani del decennio scorso (unica donna solista) dal “Corriere della Sera”. Pezzi che torneranno a farsi sentire (fra gli altri più recenti) insieme ai celebri “Primavera” e “Al di là di questi anni”, con i più recenti “Portami a ballare” (2016) e “Per essere felici” (2020) della “sodale” Marina Rei, che già nel novembre del 2021 partecipò come batterista al tour di Carmen Consoli “Volevo fare la rockstar”.  Molti per entrambe i concerti realizzati in Italia e all’estero. Grande successo soprattutto in Giappone per Marina che, negli anni ’90 si esibiva in dance musiccon lo pseudonimo di Jamie Dee. Tre concerti (primi 2000) tutti esauriti, per la “cantantessa”, a New York e diverse tournée nelle maggiori capitali europee e del Nord America.  Nel 2004 è stata la prima artista italiana al “South By Southwest Festivak” ad Austin (Texas) e nel 2005 l’unica italiana a partecipare alle celebrazioni dell’anniversario della scomparsa di Bob Marley, in Etiopia. Nel 2015, inoltre, Carmen Consoli è stata scelta da David Byrne come rappresentante per l’Italia al “Meltdown Festival” a Londra. Nello stesso anno è risultata essere l’artista italiana con il maggior numero di ingressi registrati in un concerto in Italia (a Cupramontana, circa 12.500 persone), battendo anche Madonna, e nel 2016 è la prima donna ad essere scelta come “maestra concertatrice” della “Notte della Taranta”. Tre le partecipazioni al “Festival di Sanremo”: nel ’96 con “Amore di plastica”, nel ’97 con “Confusa e felice” e nel 2000 con “In bianco e nero”. E per Marina Rei, come non bastasse, oltre alla musica (cantautrice, percussionista e batterista), il lungo curriculum ci parla anche di una sua felice incursione nel mondo della letteratura con la pubblicazione nel 2022 (Editrice “La Corte”) del suo primo romanzo “Un Giorno Nuovo”.

Sul suggestivo palco di “Piazza d’Armi” al “Forte di Bard”, la “mejo coppia al femminile”del rock italiano faranno “fuochi e fulmini”. Ne siamo certi. Ma, si spera, non in senso letterale. Con i tempi che corrono!

g.m.

Nelle foto:

–       Immagine di repertorio, ph. Francesco Passalacqua Buffa

–       Carmen Consoli, ph. Paolo Leone

Il Gatto con gli stivali 2 al Castello di Miradolo

Il Gallo di Brancusi

Il Gallo di Brancusi, il premio offerto a Torino, da Sua Eminenza Teodosio, al poeta greco Dinos Koubatis. 

La consegna del prestigioso premio è avvenuta al termine del simposio denominato „Cultura romena, cultura europea”, evento che si è svolto presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, tra il 26 e il 28 luglio 2023, sotto l’egida della neonata „Accademia Europea delle Scienze, delle Arti e delle Lettere di Torino”.

Durante i due giorni, i torinesi hanno potuto ammirare anche un’impressionante collezione di sculture realizzate dall’artista Rodion Gheorghiță ricostruendo le opere perdute del grande scultore Constantin Brancusi, oltre a opere d arte digitali firmate dal giovane artista Mihai Dionis Barbu, insieme con un manoscritto del 501, appartenuto a Giovanni Cassiano, santo nato nella Scizia minore, la Dobrogea di oggi.
Il Palimpsesto di San Giovanni Cassiano fa parte dell’archivio della Biblioteca Nazionale di Torino ed è stato esposto per la prima volta al grande pubblico, cosa che ha dato maggiore importanza al recente evento tenutosi ai piedi delle Alpi.
Un momento di grande carica spirituale è stato anche la gioia e l’onore di avere al centro di questa azione Sua Eminenza Teodosio, Arcivescovo di Tomis, che ha fatto una bella esposizione della vita di San Giovanni Cassiano, così come di altri Santi, trasmettendo ai presenti messaggi e insegnamenti calorosi, parabole con insegnamenti spirituali.
Durante i due giorni dedicati all’evento, la soglia della Biblioteca Nazionale di Torino è stata varcata da numerosi ospiti d’onore, come il vicesindaco di Torino, Michela Favaro, il filosofo Constantin Barbu, Sua Eccellenza Bogdan Cuza (pronipote del principe Alexandru Ioan Cuza), oltre a insegnanti, giornalisti, scrittori, poeti, artisti, sacerdoti, persone di cultura provenienti dall’Italia, dalla Romania e dall’Europa in generale. Tutti hanno dato lustro alla cultura romena a Torino.
Dinos Koubatis, il poeta premiato a Torino in occasione dell’evento culturale organizzato dall’Accademia Europea delle Scienze, delle Arti e delle Lettere di Torino, in collaborazione con la rivista Ispirazione Romena, è nato ad Atene ed è un rinomato poeta greco che ha dedicato tutta la sua vita all’arte, essendo, oltre che un illustre uomo di cultura, un importante attore e regista in Grecia.
Ha pubblicato oltre 20 libri, i suoi volumi sono stati pubblicati in diverse lingue e venduti in paesi come Grecia, Francia, Polonia, Canada ecc.
Istituita nel giugno 2023, l’Accademia Europea delle Scienze, delle Arti e delle Lettere di Torino nasce con l’obiettivo di difendere la cultura in generale, promuovere la cultura romena e la lingua romena, le nostre tradizioni, promuovere la conoscenza della storia, dell’etnografia, con l’obiettivo di promuovere la scienza in generale.
Il primo evento organizzato a Torino, nella sede della prestigiosa Biblioteca Nazionale della città piemontese, sottolinea la nobile missione che questa organizzazione si assume, sulla base degli obiettivi sopra elencati.
La cultura romena ha oggi un ruolo essenziale nel mondo, un posto che merita. Al fine di rafforzare questo ruolo, l’accademia avrà presto un senato composto da intellettuali romeni, ma anche accademici di diversi stati europei.
Un ringraziamento speciale viene dato da parte dell’Accademia Europea di Scienze Arte e Letteratura al Ministero della Cultura italiana.
 Luiza Diculescu 
Servizio fotografico Mihai Bursuc

“Scacco Matto” con “I Venerdì del CAI”

A Sauze d’Oulx, fresche serate con la “cultura della montagna” nel gradevole Bar – Solarium di Paola Debili

Dal 4 agosto al 1° settembre

Sauze d’Oulx (Torino)

Iniziati il 21 luglio scorso, proseguono, fino al prossimo 1° settembre, le “serate informative e culturali” – i “Venerdì del CAI” – organizzate dal 2018 a Sauze d’Oulx, “Balcone delle Alpi” in Alta Val di Susa, dalla sottosezione sauzina del “Club Alpino Italiano”. L’appuntamento è, come sempre (dopo una fase iniziale ospitata presso la Sala Conferenze dell’“Ufficio del Turismo” di viale Genevris) nella gradevole e simpatica location del Bar – Solarium “Scacco Matto” di Paola Debili, in Piazzale Miramonti, la piazza più alta (panorama “mozzafiato”) del Centro valsusino. In agenda sono ancora sette gli incontri (tutti a partire dalle 21 e a ingresso gratuito) rivolti, in particolare, ma non solo, agli appassionati di montagna e alla secolare architettura “roccia su roccia” che spesso ne contraddistingue magnificamente il paesaggio.

Il prossimo rendez vous è per venerdì 4 agostocon un incontro, a cura di Bruno Dotti, sulle orme tracciate – da Venezia alla Cina del Kublai Khan – e raccontate ne “Il Milione”(“Devisement du Monde”), dal leggendario Marco Polo. E proprio “Viaggio in Afghanistan: Trek sulle orme di Marco Polo” è il titolo dell’incontro condotto da Dotti che, per immagini e con molta capacità di suggestiva narrazione, ci porterà dalle sicure cime di casa nostra alle montagne dell’Hindu Kush, nella zona del Panjshir, oltre i 7mila, montagne definite “senza più futuro”, a causa dei continui conflitti che da mezzo secolo stanno martoriando quel Paese.

Con Paolo Manenti del CAI di Almese, l’appuntamento è invece per giovedì 10 agostoe il tema non sarà certo meno suggestivo del precedente. Manenti racconterà infatti di “Ski Alp in Norvegia”. Come dire, immaginarci di praticare “scialpinismo”, al di sopra del circolo Polare Artico, sulle Isole Lofoten, fra i fiordi norvegesi, sospesi fra mare e cielo e magari in tempi di “aurora boreale”. Cosa di meglio? Ascoltare e sognare. E (perché no?), se possibile, far del sogno una concreta realtà.

Di “Montagne teatri di guerra” (e quanto lo siano state anche per noi,  proprio in Val di Susa, ce lo insegna ancora oggi ciò che resta della “Batteria dello Chaberton”, il forte più alto d’Europa) tratterà invece, sabato 12 agosto, lo storico Gian Paolo Rovetto, mentre di “Naturopatia alpina. Erbe e rimedi popolari per i disturbi di oggi” parlerà, domenica 13 agosto, la torinese, da anni residente ad Avigliana, Loredana Matonti. Laureata in “Scienze Naturali”, la Matonti farà riferimento al suo libro “Erbe e antichi rimedi di ieri, oggi e domani” (“Editrice del Graffio”), frutto di una ricerca decennale condotta proprio in Val di Susa, in cui si tratta scientificamente delle meraviglie compiute, ai fini del benessere umano, da decotti, impacchi, sciroppi, oleoliti, unguenti e quant’altro.

Di grande interesse sarà anche, venerdì 18 agosto, la presentazione del libro, edito da “Zerotre” nel 2022, “Storia della Valle di Susa e della Sacra di San Michele”, scritto dall’architetto torinese, socio del “Lions Club Susa Rocciamelone”, Sandro Sandri. Coverrealizzata dal grande Ugo Nespolo, nel consueto linguaggio visionario in cui si incontrano gran parte delle cifre stilistiche dell’arte contemporanea, il libro nasce con l’obiettivo di apportare, attraverso la vendita, un importante contributo economico alla “Sacra” (fra i più importanti monumenti – simbolo del Piemonte), che per il lungo periodo di pandemia non ha più beneficiato delle quote di ingresso dei numerosi visitatori, mediamente 100mila all’anno.

E, dopo l’incontro a tema – giovedì 24 agosto – su “Fauna e viabilità in Alta Valle di Susa”(nell’ambito del Progetto “Life Wolfalps Eu”), è ancora con la presentazione di un libro che si concludono i “Venerdì del CAI” a Sauze. Si tratta de “La Regina del Labirinto” (edito da “Kubera”) che l’autore, lo scrittore santantoninese Marco Pent presenterà allo “Scacco Matto” la sera di venerdì 1 settembre. Per Per Pent (insegnante in pensione, scrittore nonché appassionato compositore di musica sacra) si tratta ormai del suo quarto romanzo – dopo tre raccolte di poesie e un’autobiografia dedicata agli anni dell’infanzia – un unico libro che per la molteplice varietà dei sentimenti e delle condizioni umane trattate “sembra contenerne – è stato scritto – una decina d’altri”.

Per info: tel. 339/6523306

Gianni Milani

Nelle foto:

–       “Scacco Matto”, Paola Debili con Elisa e Giulia

–       Sandro Sandri

–       Cover “Storia della Valle di Susa e della Sacra di San Michele”

Torino, dove “abitano” gli incubi di Dario Argento

Torino e Dario Argento, un sodalizio all’insegna della paura e del mistero. Potremmo iniziare così, parlando dello speciale “feeling” che lega il maestro del brivido, il regista che è stato definito “l’Hitchcock italiano” con la “città magica”, fascinosa e austera, chiamata dal grande Le Corbusier “…la città con la più bella posizione naturale del mondo”.

Dario Argento, nella sua autobiografia ( “Paura” – Einaudi,2014) ha confessato che “Torino è il luogo dove i miei incubi stanno meglio”, rendendo esplicito il suo amore per la città all’ombra delle Alpi . “ Ero giovanissimo, un bambino  -racconta – e venni a Torino con mio padre, che doveva andarci per lavoro. Arrivammo di sera, pioveva e subito la trovai una città bellissima. Aveva appena piovuto, le strade riflettevano le luci di questi lampioni, queste luci gialle… le strade luccicavano. Mi piaceva molto, aveva un’aria malinconica e al tempo stesso inquietante. Non pensavo che avrei mai fatto il regista, ma ero sicuro che Torino sarebbe 

stata una città ideale per girarci dei film ; anche se non conta la città in se stessa per rendere più o meno pauroso il film, perché dipende da come la si inquadra, da come la si illumina”. La sua carriera dietro la macchina da presa iniziò nel 1970 con “L’uccello dalle piume di cristallo”, ma è dal secondo film che il regista scelse Torino come “set naturale”  per dare corpo ai suoi incubi. Ne “Il gatto a nove code” gran parte delle scene vennero filmate nel capoluogo piemontese. I luoghi e i “volti” di Torino emersero nel film: da via Vincenzo Vela, 12, dove abitava l’enigmista Franco Arnò (l’attore Karl Malden) con la piccola Lori, al misterioso Istituto di ricerche genetiche Terzi” che, nella realtà, era il retro della GAM, la Galleria di Arte Moderna, per passare dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova, da via Santa Teresa e da piazza Solferino. Altre scene vennero girate ai piedi della collina torinese, a due passi dal Po, in corso Fiume, 2, per finire tra le tombe del cimitero Monumentale in piazzale Carlo Tancredi Falletti di Barolo (già corso Novara). Torino piacque a Dario Argento a tal punto che, nello stesso anno, la scelse anche per il thriller “Quattro mosche di velluto grigio”. Le “location”, anche in questo caso, furono molte: dal giardino Lamarmora, incastonato tra le vie Cernaia, Stampatori, San Dalmazzo e Bertola, all’Auditorium RAI di piazza Rossaro,angolo Via Rossini; dalla galleria Umberto I all’esterno del Conservatorio Giuseppe Verdi, in piazza Bodoni; dalla galleria Subalpina al  Caffè Mulassano,al numero 15 di piazza Castello. Ma Dario Argento raccoglierà a piene mani l’aurea misteriosa di Torino tre anni dopo, nel 1974, girando le scene più importanti del suo capolavoro, l’inquietante “Profondo rosso” dove si scorgono, oltre alle piazze e alle vie più note del centro, il Teatro Carignano,  la Galleria San Federico e piazza CLN,dove si riconoscono le fontane di fronte alle quali Gabriele Lavia e David Hemmings assistono al primo terribile delitto del film, quello della sensitiva Helga Ullman ( l’attrice Macha Méril). David Hemmings (che nel film interpreta il pianista inglese Marc Daly ),sulla collina torinese,incrocia alcune dimore importanti come Villa della Regina (residenza storica dei Savoia), lungo la Strada Comunale Santa Margherita, per poi raggiungere l’obiettivo della sua ricerca : Villa Scott, in Corso Giovanni Lanza, 57. È quella, infatti,  la lugubre “villa del bambino urlante” che si trova in Borgo Po, sulle colline della città: un edificio bellissimo, uno degli esempi più straordinari dell’art decò.  “L’ho scoperta per caso – ha raccontato  il regista –  mentre giravo in auto in cerca di posti interessanti dove girare il film. La villa era in realtà un collegio femminile diretto dalle monache dell’Ordine delle Suore della Redenzione  e, siccome ne avevo bisogno per un mese, offrii alle occupanti una bella vacanza estiva a Rimini, dove si divertirono tantissimo. Con noi restò una monaca-guardiano, che sorvegliò le riprese con austerità”. Una curiosità va ancora segnalata. Quando Marc, nel film,suonò a casa del suo amico Carlo, si trovò di fronte la madre di lui (Clara Calamai), che lo fece entrare in un appartamento ricco di cimeli e foto d’ogni sorta. La casa era davvero quella dell’attrice e, quindi, ciò che si vede è probabilmente in gran parte ciò che davvero c’era in quell’appartamento nel 1974, diventato set per l’ultima prova cinematografica della grande interprete del cinema italiano. Il film, quinta prova dietro la macchina da presa per Dario Argento, uscì nelle sale il 7 marzo 1975 e lo consacrò, grazie al successo, come il vero  “maestro del brivido made in Italy”. Il ritorno di Dario Argento alle atmosfere tipiche del genere thriller, parecchi anni dopo “Profondo Rosso”, coincise ancora con una pellicola girata a  Torino dove il capoluogo piemontese venne sfruttato per ambientare praticamente tutte le location di “Non ho sonno”. Anche la colonna sonora, firmata dai Goblin, è un trade-union con il capolavoro del 1975. E come dimenticare l’inquietante “filastrocca del fattore”, quella iniziava con “è arrivata mezzanotte, con il letto faccio a botte, ora inizia la mia guerra con le bestie della terra”? Alcune scene furono girate presso i teatri di posa Euphon Communications, a Mirafiori Sud, mentre per gli esterni il primo ciak avvenne alla stazione Dora di Torino, capolinea della Torino-Ceres. Le immagini del film accompagnano luoghi facilmente riconoscibili dalla Crocetta a piazza della Gran Madre, da San Salvario a piazza Carignano, da piazza Castello al vecchio deposito della SATTI di Lungo Dora Agrigento, al cimitero Monumentale, alla Casa di Riposo  ex “Poveri Vecchi” di Corso Unione Sovietica. Per non parlare di due locali “storici” come la celebre discoteca “Big Club” di Corso Brescia e il  pub “Barbican’s”di piazza Vittorio Veneto. In “Non ho sonno” le analogie con “Profondo rosso” sono molte, quasi come se Dario Argento volesse “citarlo” più volte. Gabriele Lavia , ad esempio, interpreta, anche in questa pellicola, il presunto colpevole e, in una scena importante ,sbotta in un “È’ tutta colpa tua”, esattamente come nell’altro film, recitando la stessa identica espressione. La scena dell’omicidio della ballerina venne girata al Teatro Carignano, la stessa location dove la sensitiva Helga  tenne la conferenza nelle scene iniziali di “Profondo rosso” e, infine,  anche in ”Non ho sonno”, si scelse di usare un manichino che ha le sembianze dell’assassino. Dopo questo ritorno al thriller classico, Argento girò sempre a Torino un film per la televisione: “Ti piace Hitchcock?”. Ai giornalisti, confessò: “Questa città è uno stupendo teatro di posa, quando penso a un film lo immagino qui”. Nelle sequenze Torino si vede dappertutto, da via Vincenzo Vela (già nota per aver ospitato la casa di Arnò el’Istituto Terzi ne “Il gatto a nove code”) al Politecnico di Corso Duca degli Abruzzi, dalla fontana dei dodici mesi” al parco del Valentino a Corso Francia, per finire nella videoteca – il luogo d’incontro di tutti i protagonisti – immaginata al n. 26 di via Cesare Balbo.“La terza madre “, diretto nel 2007 da Dario Argento, con protagonista sua figlia Asia (che aveva già lavorato con il padre nei film “Trauma”, “La sindrome di Stendhal” e “Il fantasma dell’Opera” ) è stato il capitolo conclusivo della saga delle tre madri di cui fanno parte Suspiria (1977) ed Inferno (1980), vale a dire la storia delle tre streghe sorelle, madri degli inferi: Mater Suspiriorum, Mater Tenebrarum e Mater Lacrimarum. Anche per questo film Torino  “prestò” se stessa per molte scene, dagli interni della libreria “La Bussola” di Via Po alla villa abbandonata nei sotterranei della quale si rifugiano la Strega e i suoi discepoli, collocata in Viale Thovez, dalle Molinette di corso Bramante a piazza Emanuele Filiberto, per finire nel Quadrilatero romano,  in Via Bellezia, all’altezza del noto ristorante “Le tre galline”. Anche i dintorni della capitale sabauda ospitarono il set del film: dall’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso a Buttigliera Alta alla  chiesa dei Batù e al cimitero di Andezeno, da strada Cenasco a Moncalieri all’aeroporto di Caselle. Nel 2009 Dario Argento ambienta a TorinoGiallo”, un thriller dove una hostess statunitense insieme ad un investigatore italiano deve seguire le tracce della sorella scomparsa, vittima di un terribile serial killer. Il cast vede un protagonista d’eccezione come Adrien Brody mentre la sua partner è Emmanuelle Seigner, moglie di Polanski, il regista con cui Brody  vinse un premio Oscar per Il pianista. Dopo vari problemi distributivi, il film venne commercializzato direttamente in home video. Anche in quel caso è un rincorrersi per le vie e i quartieri della città. Da corso Vercelli  a via Pietro Egidi, dalle parti del Duomo; dal Conservatorio Giuseppe Verdi, in Piazza Bodoni, al Mastio della Cittadella, ai Portici di via Cernaia, al Teatro Regio di piazza Castello al Caffè San Carlo nell’omonima piazza. S’intravedono anche il palazzo dell’Elettricità in via Bertola, il mercato del pesce di Porta Palazzo. Una citazione a parte merita la macelleria Curletti, ormai ex” dopo un secolo di onorata attività. E’ lì che, nel film, viene assassinato il macellaio. In corso Moncalieri, sulla riva destra del Po, ai piedi della collina, questa rinomata macelleria venne aperta all’inizio del Novecento da Oreste Curletti che, al mestiere di macellaio di grande qualità, affiancava la passione per la pittura, arricchendo la sua bottega di una notevole galleria di quadri raffiguranti quarti di bue, costate, bovini d’ogni razza commissionate ad artisti del calibro di Soffiantino, Calandri e  Tabusso. L’ultimo film girato in terra piemontese dal maestro del brivido è del 2012 e non venne accolto molto bene dal pubblico e dalla critica. “Dracula 3D” (conosciuto anche come Dracula di Dario Argento) non è certo annoverabile tra le migliori prove del regista, nonostante il cast impegnato sul set  (il tedesco Thomas Kretschmann nei panni del più famoso “succhiasangue” della storia, il grande Rutger Hauer come interprete di Van Helsing, il cacciatore di vampiri, e Asia Argento). Le riprese del film sono state ambientate nella splendida cornice medievale del Ricetto di Candelo, nel biellese, e nel castello di Montaldo Dora, sull’erta del monte Crovero, nell’anfiteatro morenico di Ivrea. In attesa di vedere se Dario Argento vorrà tornare ancora “sul luogo del delitto” con un altro film da ambientare nella città dei quattro fiumi, per gli appassionati – ai primi di settembre – verrà organizzata la sesta edizione del“Tour Locations Argentiano” , promosso dal regista Alessandro Benna e dagli esperti cinefili Stefano Oggiano e Davide Della Nina. Lo scopo è far conoscere e scoprire una Torino inedita, visitando i luoghi utilizzati nei sette film girati qui dal “maestro del brivido” italiano. Un programma “da urlo” che non va perso per nessuna ragione.

Marco Travaglini

Il sorriso di Renzo Villa e l’invenzione della tv privata

Una fetta di sorriso è il titolo di un libro molto bello che si legge in un fiato.

L’ha scritto Cristiano Bussola, giornalista alessandrino di nascita e torinese d’adozione, appassionato di televisione. Racconta, attraverso una quarantina di testimonianze, l’avventurosa storia del luinese Renzo Villa, uno dei pionieri della televisione commerciale italiana, morto prematuramente nel 2010. Pagina dopo pagina, sfogliando i ricordi di registi e conduttori, cantanti e comici, cameraman e telespettatori, prende vita l’incredibile impresa di un uomo che amava lo spettacolo e la cultura al punto da spingersi, nel 1975, a fondare la prima tv privata in Italia a trasmettere via etere al fianco del petroliere Giuseppe Mancini e dell’amico Enzo Tortora, notissimo volto del piccolo schermo grazie alla Domenica Sportiva e a Portobello. L’esperienza di Telealtomilanese, che trasmetteva da Busto Arsizio in provincia di Varese, dovette fare i conti con mille ostacoli e con il sequestro operato dalla   polizia del trasmettitore e delle telecamere dell’emittente. Ma Villa e Tortora non erano certamente dei tipi che si lasciavano intimorire. Nel 1977 fondarono una nuova tv, Antennatre Lombardia, emittente che farà la storia delle trasmissioni televisive, all’avanguardia dal punto di vista della tecnologia e del linguaggio, con uno studio ( il celebre Studio 1 a Legnano) che poteva vantarsi di essere il più grande d’Europa, trasmettendo le immagini a colori nell’anno in cui anche la Rai andò oltre al bianco e nero. Nelle interviste raccolte da Cristiano Bussola con un lavoro dove s’intuisce la grande passione per il piccolo schermo viene ricostruita la storia della creatura mediatica di Renzo Villa che lanciò la réclame a livello imprenditoriale in un contesto di creatività e sperimentazione con programmi che sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo come La Bustarella, condotta da Ettore Andenna, Il Pomofiore condotto da Lucio Flauto con la regia di Cino Tortorella ( il mitico mago Zurlì dello Zecchino d’Oro) e Bingooo, il gioco a premi ispirato alla versione anglosassone della tombola che andò in onda per 420 puntate, condotto dallo stesso Villa che compose ed eseguì anche la sigla del programma (“Se la vita non ti sembra bella, gioca al Bingoo, ridi, canta e balla, se sei triste e pieno di guai, vieni dai, e sorriderai…”)  che, incisa sul vinile a 45 giri registrò la vendita record di un milione e mezzo di copie. Le testimonianze raccolte da Bussola offrono una visione ricchissima della personalità di Villa e degli anni ruggenti di Antennatre Lombardia tra il 1977 e il 1987. Oltre al già citato Andenna ci sono gli esordi di Massimo Boldi e del suo personaggio Max Cipollino, Gerry Bruno già leader dei Brutos, Enrico Beruschi e Elena, la figlia di Lucio Flauto, Donatella Rettore e Wally Villa che tiene viva la memoria del marito attraverso l’associazione di amici che porta il suo nome. E ancora Peppo Sacchi, Memo Remigi, Johnson Righeira (L’estate sta finendo fu un grande successo sull’emittente lombarda),il giornalista sportivo Ravezzani, Wilma De Angelis e tantissimi altri. L’ultima parte del libro è dedicata all’album fotografico di quel decennio d’oro che suscita ricordi ed emozioni. Cristiano Bussola ha avuto il grande merito di dare l’opportunità a chi ignorava questa storia e i suoi protagonisti di conoscere Renzo Villa e i suoi collaboratori che, dal più umile operatore e tecnico ai volti più noti e popolari, hanno contribuito alla storia delle televisione italiana regalando a una larghissima platea di spettatori una grande “fetta di sorriso”.

Marco Travaglini

 

“Una fetta di sorriso. Renzo Villa, l’inventore della tv commerciale raccontato da chi lo ha conosciuto” di Cristiano Bussola, Paola Caramella Editrice – Euro 18,00. Link per l’acquisto:

https://www.paolacaramella.it/product/una-fetta-di-sorriso/

Per un mese, a Niella Tanaro, si suona in “aia” la musica “dotta e popolare”

“Musica sull’Aia”

Dal 2 al 30 agosto

Niella Tanaro (Cuneo)

Il palcoscenico è indubbiamente suggestivo e custode di antiche memorie: l’“aia”, un tempo (ma a volerlo ancora oggi) luogo centrale della vita contadina. Nell’aia, davanti alla cascina, le famiglie di campagna erano solite, un tempo, battere il grano o sgranare i legumi e nelle serate estive riunirsi a crocchio e raccontarsi della rava e della fava o sentire o fare musica o ballare, mentre i più piccoli si rincorrevano e giocavano in piena libertà sotto le stelle. Complici, qualche spetteguless (che ci stava sempre bene) e un buon bicchiere di rosso o (perché no?) un bell’“Antico Toscano”, trinciato “spacca gola”, di quelli da godersi pian piano e in santa pace, anche se spenti, che manco te ne accorgi.

E proprio qui, in queste memorabili e rimpiante oasi di pace, ritorna anche quest’anno, per la sua XXIX edizione, la ricca programmazione concertistica di “Musica sull’Aia”, organizzata a Niella Tanaro, fra le dolci colline monregalesi, da “Maestro Società Cooperativa”“Pro Niella Tanaro”. Cinque gli appuntamenti concentrati nel mese di agosto (sempre di sera, a partire dalle 21) e tesi, come sempre, a promuovere e diffondere la musica “dotta e popolare” (un termine non esclude l’altro) portandola direttamente nelle caratteristiche aie o nei cortili di paese. Davvero una bella pensata che prenderà il via mercoledì 2 agosto, presso “Aia Camilla”, località Roà Soprana a Niella Tanaro, con il concerto “Incantevole Barocco”, protagonisti i musicisti Carlo Aonzo (mandolino) e Marcello Scandelli (violoncello). La rassegna proseguirà, sempre a Niella Tanaro, con altri quattro eventi in calendario domenica 6, 13 e 20 agosto, per terminare il mercoledì 30 agosto.

Domenica 6 agosto, il  ritrovo è nell’“Aia della Cascina Berzide” con “Radio Juice – I grandi successi rivisitati in chiave acustica” e arricchiti da effetti elettronici, beatbox, da Giulia Cavallera, Andrea Griffone, Claudio Bozzolasco e Paolo Tarolli (“Fondazione Academia Montis Regalis”). La serata sarà animata dalla partecipazione attiva del pubblico, che avrà un ruolo fondamentale nella realizzazione del concerto.

“Madame, l’operetta con un tocco di Napoli”trasporterà, invece, in luoghi e tempi remoti gli spettatori che, domenica 13 agosto, interverranno presso l’“Aia di Baraté” in località Borgo, al concerto dedicato ad alcune delle più celebri melodie d’operetta dal soprano cuneese Serena Garelli e dal tenore borgarino Michelangelo Pepino, accompagnati al pianoforte da Lorenzo Martini.

Il programma proseguirà domenica 20 agostopresso “Aia Beccaria”, località Poggio, con “Naviganti e sognatori”, concerto tratto dall’ultimo disco di Luca Falomi, chitarrista genovese, Alessandro Turchet, bassista friulano, e Max Trabucco, batterista e percussionista veneziano. Lo spettacolo promette di raccontare “un intreccio di storie nascoste nei riflessi salmastri e sfuggenti dell’Italia marittima”.

A chiudere davvero alla grande, il quinto e ultimo appuntamento, di respiro internazionale, che si terrà mercoledì 30 agosto, presso l’“Aia Camilla-Borio”, in località Sant’Anna. Qui il “Bebado Jazz Duo” con Enrica Capilli (voce) e Gioele Mazza (chitarra) si esibirà in “Racconto musicale sulla Bossa Nova”, narrazione in musica della storia di questo genere musicale brasiliano, dalla fine degli anni ’50 (origini dalla samba) fino alle più moderne, attuali trasformazioni. Nel primo atto, ci si concentrerà sui personaggi che hanno dato inizio al movimento, da Vinìcius de Moraes ad Antonio Carlos Jobim, da Joao Gilberto a Chico Buarque. Nel secondo, invece, si attraverserà l’Oceano per ritrovare questi autori in Italia e, grazie alla fruttuosa collaborazione con Ornella Vanoni, esplorare la brillante unione tra musica brasileira e lingua italiana.

Per ulteriori info e per il programma completo: tel. 347/3810902 (Emanuele Rovella) o www.musicasullaia.it

g.m.

Nelle foto:

–       Immagine di repertorio

–       Carlo Aonzo e Marcello Scandelli

–       “Bebado Jazz Duo” – Enrica Capilli e Gioele Mazza