CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 214

Al teatro Regio “La sposa dello zar”

Una delle opere principali di Nikolai Rimskij Korsakov nella prima esecuzione torinese

 

 

Sarà  in scena mercoledì 26 e venerdì 28 aprile, alle ore 20, al Teatro Regio di Torino l’opera dal titolo “La sposa dello zar” o, nel titolo originale, “La fidanzata dello Zar”, di Nikolaj Rimskij Korsakov, per  la prima volta a Torino in forma di concerto.

L’esecuzione è affidata a Valentin Uryupin, premiato interprete di musica slava e vincitore del Premio Internazionale  di direzione d’Orchestra “Sir Georg Solti” di Francoforte. Salirà sul podiodell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio, quest’ultimo istruito da Andrea Secchi.

L’opera verrà eseguita in lingua originale russa, con sopratitoli in italiano e in inglese.

Si  tratta di un’opera in quattro atti molto avvincente, musicalmente trascinante, velatamente drammatica, con venature sinistre con le lotte al potere che si intrecciano alle vicende personali dei protagonisti.

La storia è immersa nella cultura russa del Cinquecento con un folclore espresso attraverso cori e canti popolari, accanto a una precisa direzione politica, che ha al suo vertice lo spietato Zar Ivan il Terribile.

Le vicende storiche rappresentano un personaggio a tutti gli effetti, sorgente del veleno che il potere inietta nella mente dei suoi sudditi, colti nella vita quotidiana alle porte di Mosca, verso la fine di quel secolo, il Cinquecento, in cui lo zar dominava il popolo con la paura e la repressione.

La prima rappresentazione assoluta avvenne a Mosca al Solodovnikov Teatr il 22 ottobre 1899.

Protagonista dell’opera è lo Zar Ivan il Terribile, vedovo e in cerca di una nuova moglie, la cui scelta cadrà  sulla giovane Marfa, che ama un altro uomo, ma si piega alla volontà dello Zar e rinuncia, così, al suo amato.

“Considero quest’opera l’unica tragedia altamente “shakespeariana” dell’intera eredità  di Rimskij -Korsakov, in cui le emozioni esplosive si completano reciprocamente con una struttura stellare.

Il compositore era al massimo della sua maestria e sappiamo che il processo di composizione ha richiesto meno di un’estate. La musica è  passata attraverso di lui, in quanto egli era in sintonia con il libretto di Mej Tjumenev, nonostante sia stato scritto in una lingua piuttosto arcaica, capa e di creare, proprio per questo, un incredibile conflitto a più  livelli. Il popolo compone, soleva affermare il compositore, e noi ci co tentiamo di elaborare.

Per tutte le recite serali, il pubblico ha la possibilità di degustare una cena a buffet nel Foyer del Torino. Si tratta di Opera Buffet, acquistabile online al costo di 27 euro o direttamente la sera dello spettacolo a trenta euro, presso le casse nel foyer d’ingresso.

MARA MARTELLOTTA

“Leggere Egon Schiele” allo Studio Fornaresio

L’unico portfolio autorizzato dagli eredi e realizzato per il centenario della nascita di
Egon Schiele nel 1990 dall’editore Siedler in collaborazione con il Dorotheum Museum
di Vienna.
Sarà presentata il giorno mercoledì 17 maggio 2023 dalle 18:30 presso lo Studio Fornaresio sito in
Via Le Chiuse, 1/A, Torino, la mostra “Leggere Egon Schiele”, avente come protagonista uno degli
artisti più amati e controversi del primo Novecento.
La mostra avrà come oggetto le splendide litografie dell’artista racchiuse in una cartella, capolavoro
di legatoria, facente parte dei 600 esemplari che costituiscono l’unica opera postuma autorizzata dagli
eredi di Schiele, realizzata per la grande mostra in Giappone in occasione del centenario della sua
nascita.
L’impianto di questa esposizione torinese, tuttavia, come indicato dal titolo consisterà nel costruire
un percorso di lettura delle opere mediante l’affiancamento delle stesse al pensiero originale
dell’artista in modo che si possa cogliere uno scorcio di una delle menti artistiche più note del secolo
scorso. A partire, quindi, da stralci di lettere, prose e poesie di Egon Schiele si creerà un dialogo tra
arti figurative e letterarie spingendo l’osservatore ad immedesimarsi e a cercare appunto di “leggere”
Schiele.
In modo da dare un inquadramento generale dell’artista e collocarlo propriamente nel tempo storico
e nella corrente artistica di riferimento, si ricorda in questa sede che Egon Schiele fu un grande
rappresentante dell’espressionismo austriaco che trattò direttamente e senza mezzi di intermediazione
la crudezza del sesso e la drammaticità dei tratti del corpo umano, corpi che rappresenta
sostanzialmente in nudità. Ben lungi dal raffigurare corpi greci classici dalle forme rotonde e perfette
soprattutto nel caso femminile, e dall’armonia e proporzionalità nelle parti, evidenti dei muscoli
rappresentati in tensione nel caso maschile, Schiele realizza corpi magri, in linea quasi atonale, con
tratti nervosi e calcati che restituiscono una sensazione immediata di tormento e delineano una visione
del mondo in cui tutto è caratterizzato da crisi e decadenza. Anche l’utilizzo dei colori è particolare
nella misura in cui viene assegnato loro il compito di raccogliere il dramma della modernità e di
esprimerlo.
Informazioni utili:
L’ingresso alla mostra è gratuito e vi è la possibilità di acquistare la cartella o le litografie singolarmente, ognuna corredata
dalla propria autenticazione. Per l’acquisto si può scegliere il canale online in seguito alla consultazione del sito
fornaresio.com che permette di ricevere con rapidità e sicurezza le opere a casa, oppure ci si può recare direttamente in
galleria in modo da avere anche la possibilità di ulteriori visioni dirette.

“Premio Lattes Grinzane 2023” Resi noti i nomi dei cinque scrittori finalisti

Ora spetta alle 25 Giurie Scolastiche votare il vincitore. “Premio Speciale” a Jonathan Safran Foer

Monforte d’Alba (Cuneo)

Una splendida cinquina di scrittori. Due italiani, una romena, uno statunitense e un israeliano. Sono loro i finalisti “di altissima qualità letteraria”, indicati dalla “Giuria Tecnica” (presieduta dalla scrittrice Loredana Lipperini),  della XIII edizione del “Premio Lattes Grinzane”, promosso nel 2009 a Monforte d’Alba dalla “Fondazione Bottari Lattes” per volontà di Caterina Bottari Lattes, con lo scopo di promuovere e tenere viva la memoria del marito Mario Lattes (Torino, 1923 – 2001) nella sua multiforme attività di pittore, scrittore, editore e acuto animatore di proposte culturali. Ecco dunque i nomi e le opere premiate dei “magnifici” cinque, selezionati fra i migliori libri di narrativa italiana e straniera pubblicati nell’ultimo anno: “Una notte” del palermitano Giosué Calaciura (“Sellerio”), “Melancolia” della romena Mircea Cărtărescu (“La Nave di Teseo”, traduzione di Bruno Mazzoni),  “Avere tutto” del romagnolo di Rimini Marco Missiroli (“Einaudi”),  “I donatori di sonno” dello statunitense Karen Russell (“Edizioni Sur”, traduzione di Martina Testa) e “Stupore” di Zeruya Shalev (“Feltrinelli”, traduzione di Elena Loewenthal). Fra di loro, il prossimo 14 ottobread Alba (“Teatro Sociale Busca”)  sarà annunciato il romanzo vincitore, scelto da 25 “Giurie Scolastiche”. Nella stessa occasione, lo scrittore e saggista statunitense Jonathan Safran Foer, vincitore del “Premio Speciale Lattes Grinzane” (attribuito ogni anno a un’autrice o a un autore internazionale di fama mondiale che, nel corso del tempo abbia raccolto un condiviso apprezzamento di critica e di pubblico) terrà una personale “lectio magistralis”.

Contestualmente, la “Giuria Tecnica” (composta da otto membri, fra docenti, giornalisti, critici e scrittori) ha stabilito, in collaborazione con la “Casa Editrice Bompiani”, di rendere pubblicamente omaggio, nel corso della cerimonia di premiazione, ad Hanif Kureishi, 68 anni, indicato recentemente da “The Times” come uno dei 50 più grandi scrittori britannici. Colpito da un malore durante lo scorso Natale, Kureishi ha subito una lesione spinale perdendo l’uso degli arti, ma nonostante la gravissima condizione, ha continuato a “servire e onorare la scrittura” dettando i suoi tweet e, subito dopo, una newsletter che raccoglie i suoi testi, dove racconta di “scrivere con una voce più libera le parole che in qualche modo si erano bloccate o inceppate”. Un segnale di grande speranza e coraggio nei confronti della letteratura e della vita.

In attesa della premiazione del vincitore, ai 400 studenti e studentesse che compongono le “Giurie Scolastiche” è affidato ora il compito di leggere, giudicare e individuare il vincitore di quest’anno. I giovani coinvolti provengono da tutta Italia e non solo, da Aosta a Messina, da Volterra a Salerno, fino a Parigi, per un totale di 25 scuole partecipanti. Nella mattinata del 14 ottobre, giorno in cui avverrà la cerimonia di premiazione al “Teatro Sociale Busca” di Alba (trasmesso in “diretta streaming” sul sito e sui canali social  della “Fondazione Bottari Lattes”), i finalisti incontreranno gli studenti e le studentesse delle scuole in Giuria al “Castello di Grinzane Cavour”.

La cerimonia di premiazione del 14 ottobre si inserisce anche all’interno delle celebrazioni per i cento anni dalla nascita di Mario Lattes. Per la ricorrenza, la “Fondazione Bottari Lattes” ha avviato diverse iniziative. Lo scorso marzo è stata inaugurata alla “Reggia di Venaria” la mostra “Mario Lattes. Teatri della memoria”, a cura di Vincenzo Gatti, la quale presenta una selezione di più di cinquanta opere dell’intellettuale torinese, tra cui varie mai esposte prima, allestite all’interno di un percorso che documenta il più recente lavoro d’indagine sui vari aspetti dell’attività artistica di Lattes. L’esposizione sarà visitabile fino al 7 maggio  nella “Sezione Accademia delle Sale delle Arti”. In occasione dell’inaugurazione della mostra, è stata presentata una monografia, edita da “Silvana Editoriale” e a cura sempre di Vincenzo Gatti, che offre una retrospettiva sull’intera produzione artistica di Lattes, di cui la mostra presenta una significativa selezione.

Nel 2023 si celebrano inoltre i 130 anni della “Casa editrice Lattes”, realtà storica torinese che dalla fondazione nel 1893 a oggi ha accompagnato e formato con i propri testi scolastici intere generazioni di studenti italiani.

Per info“Fondazione Bottari Lattes”, via Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it

g.m.

Nelle foto:

–       I libri finalisti e Jonathan Safran Foer

–       Caterina Bottari Lattes

Quaglieni: “il mio 25 aprile tra ricordi e storia”

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni
Il mio 25 aprile è anche legato ai miei ricordi giovanili che per fortuna mia riguardano il periodo di pace e non di guerra. Ma la fine della guerra e la Liberazione hanno condizionato  la mia infanzia già in famiglia nei ricordi dei miei nonni ambedue antifascisti che ho citato in un mio libro
Uno dei nonni ospitò un ebreo nel  suo Castello di Camerano Casasco e subì una perquisizione tedesca che poteva portarlo alla fucilazione. La presenza di una piccola scuola che aveva ospitato nel castello fu determinante a salvarlo. Un mio zio, il barone Guglielmo Fusilli, ufficiale di Cavalleria in Grecia che  partecipo’ alla Resistenza con il gruppo d’ Unione “Camillo di Cavour” di Vittorio Prunas Tola ,fini’ alle Nuove e riuscì a salvarsi perché arrivò la Liberazione. Era stato amico di Gimmi Curreno, il patriota – partigiano sedicenne ucciso dai Tedeschi e  mio zio mi parlava spesso di lui. Nel Gruppo “Cavour”, mi raccontava mio zio, si salutavano dicendo “Viva il Re”. Gimmi venne decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare come il suo comandante Enrico Martini Mauri che era amico di mio zio e divenne anche mio amico negli ultimi  travagliati anni della sua vita.Curai l’ultima edizione di ”Partigiani penne nere di Mauri” che racconta la storia delle Divisioni Alpine autonome nella guerra di Liberazione. Mio nonno, ex combattente   nella Grande Guerra ed interventista, amico di Cesare Battisti e di Damiano Chiesa ,aveva respinto -come attesta il suo diario – l’invito di Cesare Maria De Vecchi – di aderire ai fasci di combattimento. Il suo liberalismo si richiamava fortemente a Giolitti e soprattutto a Soleri. Marcello Soleri nel periodo clandestino, tra il 1943 e il 1944 fino alla liberazione di Roma, fu ospitato in casa di mia zia che rischio’ moltissimo perché l’ospite non era così prudente e soprattutto era conosciuto come  deputato, ex ministro e avvocato. La fedeltà a Soleri è stata una costante anche della mia vita.
Una delle amicizie più importanti è stata quella con Valdo Fusi , partigiano cattolico ed autore del più bel libro sulla Resistenza, “Fiori rossi al Martinetto” di cui ho curato  con rigore storico l’ultima edizione.
 Un altro mio amico è stato Silvio Geuna che offri’ la sua vita in cambio di quella del Generale Giuseppe  Perotti che aveva tre figli. Ho avuto il piacere di avere come allieva la nipote del generale, anche lui  Medaglia d’oro, fucilato al Martinetto ,Laura Marruccelli, più che mai oggi mia  carissima amica.  E sono stato allievo di resistenti come Alessandro Galante Garrone ed Aldo Garosci oltre che del grande storico Franco Venturi .Sono stato anche  allievo ideale ed amico di Raimondo Luraghi,storico e partigiano . Mario Bonfantini e il fratello Corrado furono valorosi partigiani con cui ebbi rapporti molto cordiali. Mario divento’   anche presidente del Centro “Pannunzio”. Anche l’irriducibile partigiano comunista Gianni Dolino e’ stato mio amico e si presto‘ a titolo amichevole a correggere le bozze di un mio giornale; era un uomo ironico che sapeva trovare  un saggio equilibrio.
 Ho avuto un cugino deputato fascista, l’ on.  Arnaldo Viglino, con cui i miei non erano in buoni rapporti, anche  se andarono tutti ai suoi funerali ,improntati allo stile fascista negli Anni Cinquanta. Io divenni amico di suo figlio Giorgio, giornalista e giovane monarchico che nella maturità divenne comunista.  Quelle esperienze vissute mi hanno formato e hanno lasciato in me  una traccia indelebile che però non mi ha impedito di cercare di essere uno storico distaccato dalle passioni politiche. Galante Garrone una volta mi disse che non avrebbe mai scritto una storia del fascismo  perché troppo coinvolto politicamente nell’antifascismo, una scelta  che fu in primis  di  Benedetto Croce, riferimento morale di tutti gli oppositori del regime fascista.

“Prendo la rincorsa le braccia al cielo al cielo e volo via…”

Music Tales, la rubrica musicale 

“Prendo la rincorsa le braccia al cielo al cielo e volo via

Via dalle certezze

Dalle tue carezze

Che anche adesso mi blocca no al muro e non volo più

Tutto calcolato

Tutto programmato

Il lavoro la casa il futuro così sei tu ma io

Musico ambulante vorrei stare in cento case o in un motel

E mi sento scusa così dissonante

Vorrei molti amori e duemila figli come me

Via mentre stai parlando

Sono già partito non te ne accorgi non vedi più”

Fabio Concato, pseudonimo di Fabio Bruno Ernani Piccaluga (Milano, 31 maggio 1953), è un cantautore italiano.

Ha ottenuto premi e onorificenze tra cui il Premio Lunezia 2007 per il valore

 musical-letterario dell’album Oltre il Giardino e l’Ambrogino d’oro nel 2020.

Muove i primi passi nel mondo della musica nel 1974, quando insieme agli amici Bruno Graceffa e Giorgio Porcaro forma il gruppo cabarettistico “I Mormoranti”, in cui Fabio scrive testi e musiche e inizia a esibirsi nel celebre locale Derby di Milano.

L’album omonimo del 1982 segna il primo vero riscontro popolare per Concato, trascinato dal singolo “Domenica bestiale”, partecipante al Festivalbar di quell’estate; pur non entrando in hit parade diventerà in breve tempo il classico per eccellenza del cantautore milanese.

Nel 1984 Concato centra il suo maggiore successo discografico con un altro album omonimo, in cui sono contenuti alcuni dei suoi classici quali Ti ricordo ancora, Tienimi dentro te, Sexy Tango, Rosalina, Guido piano e soprattutto Fiore di maggio, altra indimenticabile hit dedicata alla figlia Carlotta.

Del 1986 è l’album Senza avvisare, anch’esso un buon successo discografico (arriva al numero due nella classifica 33 giri).

Nel 1988 incide una canzone dedicata al Telefono azzurro 051/222525 (che era il numero di telefono a quell’epoca) il cui tema è proprio quello delle violenze domestiche ai bambini, e i cui proventi lordi, derivanti dalla vendita del singolo, sono stati interamente devoluti alla organizzazione per la difesa dei minori.

Il brano, pubblicato poco prima di Natale, nelle settimane successive arriva al primo posto nella classifica dei singoli più venduti.

Me la ricordo bene, ricordo tutto quell’album perchè l’ho consumato.

Ma oggi vogli parlare di “Scomporre e ricomporre” che è il nono album in studio di Fabio Concato.

Il disco esce nel 1994 (pubblicato dalla Mercury Records) ed è una raccolta di brani del cantautore, rivisti e riarrangiati.

La prima traccia, Troppo vento, è l’unico inedito dell’album. Una meraviglia che mi tocca da vicino per molti versi.

È presente anche una cover, (ed anche questa mi tocca da vicino per ovvie ragioni) “Perché no” di Lucio Battisti, già comparsa nell’album tributo “Innocenti evasioni” l’anno precedente.

Curiosamente, e per ragioni affettive, “Guido piano” compare nella versione originale, di dieci anni precedente.

Troppo vento La canzone parla delle differenza di visoni della vita tra un musicista che desidera una vita da girovago, senza alcuna certezza che sia lavorativa o familiarema si trova con una donna che vuole una vita “precisa” con un lavoro fisso, uno stipendio un mutuo, dei figli e tutto quello che i formalismi ci dicono essere corretto.

“Un uomo è libero nel momento in cui desidera esserlo.”

Buon ascolto

https://www.youtube.com/watch?v=QT4KcBCalD8&ab_channel=FabioConcato-Topic

CHIARA DE CARLO

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Aspettando il giro d’Italia, diamo Spazio alle tue serate! 🚴🏼‍♀️⭐️ Ti aspettiamo tutti i giovedì di maggio nel nostro Sapori&Sorrisi con cene squisite (a 19,90€) e esibizioni di grandi tribute band! Le cene iniziano alle 19:30, gli spettacoli alle 20:30. 📞 Chiamaci e prenota al numero 3519652883!   Ecco gli appuntamenti! ⤵️ 🔸Giovedì 4 maggio Acusti-KOM, tribute band di Vasco Rossi 🔸Giovedì 11 maggio Royal Band, tribute band dei Queen 🔸Giovedì 18 maggio Cipo + Marcos Roagna, tribute band di Zucchero 🔸Giovedì 25 maggio Max Mania, tribute band degli 883

Le città dei lettori, Torino quarta

Secondo  iLPassaparoladeiLibri.it  (dati al 31 marzo 2023)

Roma è la capitale anche dei lettori, Empoli si conferma la prima città non capoluogo di provincia, mentre Torino sorpassa…

Anche quest’anno come è consuetudine della nostra redazione abbiamo aggiornato le statistiche degli iscritti al nostro gruppo FB per vedere da dove legge chi legge. Nessuna rilevante sorpresa, tra i dati che riguardano gli iscritti delle grandi città, Roma guida sempre indisturbata la classifica con oltre 18.000 iscritti, seguita da Milano che ne registra 9.000. Il rapporto tra abitanti e iscritti mantiene Firenze in prima posizione tra le grandi città con 6.600 iscritti, Torino scavalca Napoli in quarta posizione, Padova perde 3 posizioni, mentre Empoli resta la prima città non capoluogo di provincia con più di 1.000 iscritti.

Il nord mantiene il primato, ma anche il sud è ben posizionato, al centro domina la Toscana e la Capitale.

Tra gli iscritti residenti all’estero, la classifica è guidata dalla Svizzera, con 1.178 membri, seguono Regno Unito, Germania e Francia, mentre è Londra la città straniera con più iscritti (389).

Qui sotto trovate la classifica delle città con oltre 1.000 iscritti

Tra parentesi la posizione al 31 dicembre 2021

1  – Roma  18.599

2  –  Milano  9195

3  – Firenze  6.659

4  – Torino  5.532  –  ( 5  + )

5  –  Napoli  5.276  –  (4 –  )

6  –  Genova  3.905

7  –  Palermo  3.718

8  –  Bologna  3.034

9  –  Bari  2.431

10  –  Cagliari  1.666  ( 12 +  )

11  –  Brescia  1.607

12  –  Catania  1.540  ( 14 + )

13  –  Padova  1.489  ( 10 – )

14  –  Verona  1.418  ( 13 – )

15  –  Prato  1.336

16  –  Venezia  1.259  ( 18 + )

17  –  Trieste  1.253

18  –  Perugia  1.169

19  –  Livorno  1.165

20  –  Siena  1.079

21  – Empoli  1.067  ( 16 – )

22  –  Parma  1.060  ( 24 + )

23  –  Messina  1022

24  –  Modena  1.010 ( 22 – )

Se volete sapere come è posizionata la vostra città scrivete alla nostra redazione.

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Chi pensa che “social network” sia solo sinonimo di disimpegno potrebbe ricredersi scoprendo che il gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri ha raggiunto, primo tra i gruppi in lingua italiana sull’argomento, il numero di 260.000 iscritti: duecentomila persone che ogni giorno entrano su fb per scambiarsi opinioni sui libri appena letti, chiedere consigli sulle future letture, confrontare pareri e cimentarsi nella difficile arte della recensione letteraria, il tutto senza influenze da parte di scrittori o editori, che nel gruppo non hanno la possibilità di promuovere alcuna iniziativa, ma possono partecipare soltanto in qualità di lettori.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Monica McInerney “Le madrine” – Fazi Editore- euro 18,00

L’autrice è australiana, ma vive a Dublino con il marito irlandese, ed ha al suo attivo 12 best seller internazionali. Qui racconta con tocco profondo, ma lieve, il rapporto che lega una giovane donna alle sue madrine e alla madre, in un alternarsi tra passato e presente.

Protagonista è Eliza Miller, cresciuta dalla madre Jeannie, che proprio stabile non è, ma quella figlia l’ha voluta a tutti i costi, anche se senza un compagno al suo fianco e tra mille difficoltà.

Jeannie nella vita da ragazza madre si è arrabattata sempre come ha potuto, cambiando continuamente luoghi in cui vivere con la piccola Eliza che ad appena 8 anni ha già svoltato molte case in posti sempre diversi.

Jeannie ha promesso di svelarle il nome del padre al compimento dei 18 anni; peccato che alla soglia dei 40 anni venga trovata morta nella vasca da bagno, lasciando dietro di sé il dubbio tra suicidio o incidente dovuto all’abuso di alcol.

Fortuna vuole che Eliza sia cresciuta supportata anche dall’affetto delle migliori amiche della madre, che sono diventate le sue madrine, Olivia e Maxie. Negli anni le due vice-madri l’hanno ospitata, amata e protetta.

Ora, quando Eliza ha 30 anni, una vita amorosa inesistente e si dedica solo al lavoro, viene licenziata e sfrattata di casa. E’ il momento giusto per raggiungere le madrine in Scozia e fare una sorpresa a Maxie che sta per sposarsi. Il viaggio si trasforma nell’occasione per uscire dal guscio in cui si era protetta e andare alla scoperta non solo del passato della madre (che le madrine avevano custodito e protetto) ma anche a quello del padre.

 

 

Patrick Deville “Kampuchea” -Nottetempo- euro 17,00

Patrick Deville è uno scrittore e viaggiatore francese 65enne, direttore della Maison des Écrivains Étrangers et des Traducteurs; e tra i tanti premi ottenuti è stato anche insignito del Gran Premio di letterature dall’Académie Française.

In questo libro, tra romanzo e diario, rievoca orrori e pagine di storia dell’Indocina in epoca coloniale, ma non solo.

Un Sudest asiatico raccontato da Joseph Conrad, Somerset Maugham, dall’esploratore Henri Mouhot, che cercando farfalle si imbatté invece nei meravigliosi templi di Angkor Wat letteralmente avvolti e attraversati dalla giungla. E aggiungo io, uno dei siti più affascinanti al mondo che se avete l’occasione vi consiglio di visitare perché lasciano letteralmente senza fiato per la loro bellezza e la storia antica che racchiudono.

Deville ha intitolato questo suo romanzo-non romanzo del 2011 “Kampuchea”, cioè “Cambogia” in lingua Khmer, e attraversa la storia recente del paese, sconfinando anche in Laos e Vietnam, riavvolgendo i fili delle tappe che portarono i francesi ad appropriarsi dell’Indocina nell’Ottocento. Ripercorre anche il tracollo coloniale nel 1954, poi i conflitti ripetuti. Soprattutto il massacro, metodicamente organizzato e messo in pratica, di quasi due milioni di persone, ad opera dei Khmer rossi, che tra 1975-1979 distrussero un intero popolo e ogni influsso occidentale.

L’autore rimanda spesso agli avventurieri del passato; ne riassume gesta, scoperte ed errori, in una sorta di diario di viaggio documentatissimo, nel corso del quale ha raccolto anche preziose memorie e testimonianze di reduci, poliziotti, sopravvissuti.

Ricerche e reportage che documentano pure il processo a Kang Kei Iev, detto Duch,

uno dei 5 leader dei Khmer Rossi. Personaggio tra i più spietati e forieri di morte, direttore dell’S-21, il luogo di tortura e orrore all’ennesima potenza. Viene processato e nel 2010 condannato a 35 anni di prigionia per crimini contro l’umanità.

Proprio come fece Conrad prima di lui, Deville si avventura nel cuore di tenebra dell’Indocina che attraversa in lungo e in largo anche risalendo il fiume storico Mekong.

 

 

Sebastian Barry “Mille lune” -Einaudi- euro 19,00

E’ decisamente un West rivisitato in chiave moderna quello dello scrittore irlandese Sebastian Barry che racconta la storia di due soldati gay che adottano un’orfana lakota, e l’idea di questa trama in ambiente western ha un’origine particolare.

Infatti tutto è partito da una rivelazione che le fece il nonno prima di morire circa 50 anni fa; dunque una gestazione di quasi mezzo secolo nella mente dell’autore irlandese. L’antenato gli disse che il suo bis-zio aveva preso parte al genocidio degli indiani; e a Sebastian venne spontaneo interrogarsi su come un irlandese fosse finito dall’altra parte del mondo, nel lontano West e a contribuire al terribile genocidio dei nativi americani.

Per scrivere questo libro Barry ha compiuto un’approfondita e puntigliosa ricerca documentandosi su oltre 150 libri a tema western; solo allora ha collocato il suo racconto all’interno di una dolorosa pagina di storia.

Protagonista è la piccola indiana lakota Ojinjintka (nella sua lingua di origine significa “rosa”), ha avuto un’infanzia serena, cresciuta con amore dalla madre coraggiosissima e famosa tra la sua gente.

Poi sono arrivati i soldati e hanno sterminato tutti gli indiani del villaggio: «Per loro non eravamo niente……e mi domando cosa vuol dire quando un altro popolo decide che vali così poco che può solo ammazzarti».

Su questo si interroga la bimba, unica superstite del massacro in cui ha visto morire tutta la sua famiglia. E questa è la tranche del suo passato.

Poi si apre il suo futuro. Fondamentale è l’incontro con gli ex soldati Thomas McNulthy e John Cole che la adottano e amano, anche perché dice lei: «..ero la figlia di niente». Ed ecco la sua seconda vita con il nome di Winona.

Cresce protetta dall’amore di Thomas e John, al riparo dalle brutture che toccano agli indiani e alle persone di colore nel Tennessee nel 1870, dove la portano i suoi salvatori creando una famiglia arcobaleno.

Lavora con successo e soddisfazioni come contabile nello studio di un avvocato; mentre sul versante sentimentale viene corteggiata dal commesso Jas Jonski che vorrebbe sposarla. Winona tentenna indecisa e intanto va avanti con la sua vita, ma un’altra tragedia è all’orizzonte. Viene brutalmente aggredita e violentata; e man mano che la nebbia del trauma si dirada riesce a mettere a fuoco il volto del colpevole e ad agire di conseguenza.

 

 

Tracy Rees “Casa Silvermoor” -Neri Pozza- euro 19,00

Inghilterra, Yorkshire, estate 1897, contea di Grindley che vive grazie alla miniera di carbone diventata il destino dei suoi abitanti, e a volte perdono la vita nel profondo delle gallerie senza aria. Tommy Green è all’ultimo giorno di scuola: intelligente, brillante, lo studente migliore che emerge sulla classe di ignorantelli e sogna un futuro diverso, lontano dalla miniera. Oppure una parentela con il conte Sedgewick di Casa Silvermoor, sua lussuosissima magione; non per un sogno di agi e ricchezze, quanto piuttosto per la possibilità di viaggiare ed avere una vita lontana dall’estrazione del carbone.

Invece il suo sembra un destino ormai segnato come quello degli avi, tutti consumati dal lavoro in miniera. Anche lui allo scoccare dei 14 anni dovrà abbandonare gli amati studi per scavare carbone nelle viscere della terra.

Pure Josie Westgate è figlia di un minatore del paese di Arden, da sempre in rivalità con Grindley. I padroni della miniera di Arden, i conti Berridge, sono decisamente più avidi e spietati dei Sedgewick, e le condizioni di vita dei concittadini di Josie sono pessime. La sua stessa famiglia ne fa le spese. In più lei non ha vita facile tra le mura domestiche, vessata dai continui rimproveri della madre, che propende invece per i figli maschi.

Intorno al 1898-99 i due ragazzi si incontrano, Josie ha 13 anni e coglie subito la tristezza che ammanta Tracy. Il romanzo alterna le narrazioni in prima persona dei due ragazzi, e la Rees mantiene un ritmo costante, dimostrando una grande attenzione nel ricostruire contesti storici e culturali di quel periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento. Notevoli le sue descrizioni dell’ambiente e del paesaggio, nonché della durissima vita dei minatori inglesi. E non manca una certa suspense abilmente orchestrata con lievi tocchi gotici.

 

Apertura straordinaria a Miradolo e alla mostra Christo e Jeanne-Claude. Projects

Castello di Miradolo (TO)
Martedì 25 aprile

Martedì 25 aprile, il Parco e il Castello di Miradolo aprono in via straordinaria dalle 10 alle 18.30 (ultimo ingresso, ore 17). L’apertura sarà anche l’occasione per visitare la mostra Christo e Jeanne-Claude. Projects, prorogata fino al 1° maggio.

 

CHRISTO E JEANNE-CLAUDE. PROJECTS
A poco più di due anni dalla scomparsa di Christo Vladimirov Javacheff, il Castello di Miradolo dedica a Christo e Jeanne-Claude, la coppia che ha rivoluzionato il concetto di opera d’arte e il suo processo di realizzazione, la mostra Christo e Jeanne-Claude. Projects, che espone disegni, collages, fotografie e video delle loro opere più famose, insieme ad opere di alcuni artisti del Nouveau Réalisme e della Land Art che hanno influenzato la loro produzione artistica e il loro pensiero.
Curata da Francesco Poli, Paolo Repetto e Roberto Galimberti, con il coordinamento generale di Paola Eynard, realizzata grazie alla collaborazione con la Christo and Jeanne-Claude Foundation di New York, presenta circa sessanta opere accompagnate da un’ampia sezione fotografica e dalla proiezione dei video che documentano la realizzazione delle monumentali installazioni artistiche.

 

INFO
Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (TO)
0121 502761 www.fondazionecosso.com
Christo e Jeanne-Claude. Projects
A cura di Francesco Poli, Paolo Repetto, Roberto Galimberti, con il coordinamento generale di Paola Eynard e in collaborazione con la Christo and Jeanne-Claude Foundation di New York
Biglietti:
Mostra – 15 euro intero, 12 euro ridotto (gruppi, over 65, convenzioni), 10 euro ridotto 15-26 anni, 8 euro ridotto 6-14 anni, gratuito (0-5 anni, Abbonati Musei e Torino+Piemonte Card, Passaporto culturale, disabilità e accompagnatori), 5 euro Carta Giovani Città di Pinerolo, 4 euro ridotto scuole. Audio guida mostra 6 euro, incluso nel biglietto per i bambini fino a 14 anni kit didattico Da un metro in giù
Parco – 6 euro intero, 5 euro Carta Giovani Città di Pinerolo, gratuito 0-5 anni, Abbonati Musei e Torino+Piemonte Card, Passaporto culturale, disabilità e accompagnatori. Incluso nel biglietto audio racconto stagionale in cuffia per scoprire le ricchezze botaniche del Parco e le sue suggestioni romantiche. Il percorso cambia ad ogni stagione.

 

Rock Jazz e dintorni a Torino. Stefano Bollani e Vinicio Capossela

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al Blah Blah si esibiscono i Bee Bee Sea. Per il Torino Jazz Festival il clarinettista Louis Sclavis suona nel pomeriggio al Vittoria mentre il sassofonista Shabaka Hutchings alla sera è di scena all’Hiroshima Mon Amour.

Martedì. Al teatro Alfieri per il TJF suona il quartetto del sassofonista Steve Coleman. Sempre per il TJF all’Hiroshima si esibisce Hamid Drake. Vinicio Capossela presenta all’auditorium del Lingotto, “Voi che passate il testimone” mentre allo Spazio 211 Gigi Giancursi , Animaux Formidables e altri presentano “Omega x Resistenza”.

Mercoledì. Furio Di Castri al Monterosa per il TJF presenta il tributo a Frank Zappa. Al Concordia di Venaria si esibisce Mr. Rain. Al Blah Blah suonano i That Gold Street Sound.

Giovedì. All’Hiroshima è di scena Drast. Nell’aula magna del Politecnico suona il quintetto di Roberto Ottaviano. Al Pala Alpitour si esibisce il rapper Lazza. All’Off Topic si esibisce Colombre. Al Museo d’arte Orientale è di scena la vocalist Phew. Alla Casa Teatro Ragazzi suona il sestetto Love Circus di Paal Nilssen-Love. Allo Spazio 211 si esibiscono gli Ufomammut.

Venerdì. Al Concordia è di scena Mezzosangue. Al teatro Colosseo arriva Niccolò Fabi accompagnato dall’Orchestra. Per il TJF al conservatorio suona il pianista Craig Taborn mentre al Politecnico si esibisce il quartetto TellKujira di Francesco Diodati. All’Off Topic si esibisce Generic Animal mentre all’Hiroshima è di scena Lo Stato Sociale.

Sabato. Al Barrio comincia l” Heavy Psych Fest” con Belzebong, Conan e Nick Oliveri. Per il TJF al Vittoria suona la pianista Eve Risser ( il giorno successivo con la Red Desert Orchestra alla sala 500 del Lingotto) e al Bunker suona il trio del batterista Sarathy Korwar.

Domenica. Al Bunker organizzato da “Jazz :Re :Found”, si esibiscono Ramon Judah e Channel One Sound System. Conclusione del Torino Jazz Festival con il doppio concerto di Stefano Bollani alle OGR. Con il Danish Trio al pomeriggio e in piano solo alla sera. Al Barrio suonano gli ucraini Stoned Jesus e i Nebula .

Pier Luigi Fuggetta

Le identità rivelate di Troubetzkoy

L’associazione Lamberti ha presentato alla biblioteca civica di Omegna il libro Identità Rivelate, con la presenza dell’autrice Elisabetta Giordani.

Il volume è il frutto di una ricerca lunga tredici anni iniziata quando il fotografo Gianbattista Bertolazzi realizzò le immagini del catalogo delle 341 sculture in gesso, cera e bronzo di Paolo Troubetzkoy, conservate nella Gipsoteca del Museo del Paesaggio di Verbania. Fu allora che Elisabetta Giordani, con il supporto di Roberto Troubetzkoy – che da tempo stava raccogliendo e archiviando tutta la documentazione possibile sulla sua antichissima e nobile famiglia russa – e di Gianni Pizzigoni, profondo conoscitore dell’arte e per anni competente direttore del Museo del Paesaggio, accettò l’incarico di ricercare le identità di personaggi ancora sconosciuti. Un lavoro certosino che ha reso possibile ricostruire biografie e storie, offrendo un nuovo contributo alla conoscenza dell’ artista e dei suoi rapporti con i personaggi da lui ritratti dei quali sino a oggi studiosi e pubblico non si erano mai occupati in modo particolare. Il principe Paolo Troubetskoy, nato a Verbania-Intra il 15 febbraio del 1866 da padre russo – il diplomatico Pierre –  e madre statunitense, la pianista Ada Winans, lavorò e risiedette in Russia (insegnò all’ Accademia Imperiale di Belle Arti di Mosca per nove anni, dal 1897 al 1906), Francia (a Parigi, dove studiò a fondo l’opera di Rodin, e dove nel 1900 vinse il Grand Prix), Inghilterra, Usa (prima a New York nel 1911 e poi, dal 1914, a Hollywood , oltre che in Italia, a Pallanza – sul lago Maggiore –  dove tornò a vivere nel 1932 e morì sei anni dopo. Troubetzkoy aveva committenze anche in Europa, America e Russia e, come soggetti, i membri di quell’alta società internazionale appartenente alla gilded age ( l’età dorata), il periodo che si identifica con il rapido sviluppo industriale in America e la Belle Époque in Europa, in grado di assecondare ogni passione, dal mecenatismo al collezionismo d’arte, dalle corse automobilistiche, all’allevamento di purosangue e quant’altro. Lo scultore, aristocratico e semplice nello stesso tempo, ritraeva i personaggi di questo ambiente senza lasciarsi condizionare e il più delle volte non metteva né titoli né nomi alle sculture perché come lui stesso diceva: “ Io lavoro non solo per esprimere una forma, ma soprattutto per trasmettere il senso della vita, perciò la forma ha maggiore significato se vi è vitalità; per questa ragione un titolo (e quindi anche un nome) potrebbe limitare tutto ciò che la mia opera significa realmente”. L’opera di identificazione di Elisabetta Giordani è stata difficile e complicata ma molto interessante, consentendole di raccogliere cenni biografici e testimonianze fotografiche di molti di quei personaggi appartenenti a quella società internazionale con la quale lo scultore cosmopolita era entrato in contatto durante i suoi soggiorni. Oggi che l’opera e lo stile personalissimo di Troubetzkoy sono apprezzati e conosciuti è stata di grande utilità la ricerca che ha permesso di addentrarsi nelle personalità di coloro che hanno voluto farsi ritrarre da lui e quindi hanno potuto trattenere per sempre la vitalità di cui tanto parlava. Per redigere la pubblicazione, edita dal Magazzeno Storico Verbanese, Elisabetta Giordani ha visionato centinaia di immagini, foto e opere storiche alla ricerca dei personaggi incontrati e ritratti dall’artista di cui il Museo del Paesaggio possiede la più grande e completa collezione di gessi. Il libro, che presenta le biografie di 25 identità rivelate, è accompagnato dalle immagini scattate da Bertolazzi, rielaborate e completate da Francesco Lillo per il Museo del Paesaggio, e da una dedica a Gianni Pizzigoni che affidò per primo questa importante ricerca all’autrice. Vanno ricordati, come ha fatto Roberto Ripamonti dell’associazione I Lamberti nella presentazione del libro, anche alcune opere pubbliche come i monumenti ai caduti che Troubetzkoy realizzò e che non incontrarono  il gusto del tempo e dei critici come quello di Pallanza dove l’artista rappresentò una giovane vedova che con la mano lascia cadere alcuni petali di fiore sulla lapide dei caduti, tenendo in braccio un bimbo troppo piccolo per rendersi conto degli orrori della guerra o il monumento a Garibaldi creato per un concorso e rifiutato perché rappresenta un uomo esausto dalle fatiche e non scopre il poncho per far intravedere la spada. Lo stesso discorso vale per il monumento ad Alessando III realizzato dallo scultore a San Pietroburgo che rappresentava una critica all’impero dove è raffigurato un cavaliere obeso che opprime con il suo peso un cavallo recalcitrante: un contesto dove il cavaliere rappresenta l’aristocrazia e il cavallo il popolo.

Marco Travaglini