CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 203

A Ivrea inizia “La grande invasione. Festival della lettura”

Incontri, lezioni, reading teatrali, rassegne stampa, musica, show: tutte le forme della lettura si riuniscono per l’XI edizione del “Festival”

Da giovedì 1 a domenica 4 giugno

Ivrea (Torino)

I libri tornano “grandi protagonisti” e pacifici “invasori” della Città, da giovedì 1 a domenica 4 giugno, con l’XI edizione de “La grande invasione. Festival della lettura di Ivrea”, curata da Marco Cassini e Gianmario Pilo, con Marianna Doria e Ludovica Giovine per “La piccola invasione”, dedicata ai lettori più giovani.Sull’importanza dell’evento, dedicato alla memoria di Paolo Bisone (fotografo e amico del Festival) a dirla lunga sono, da subito, i numeri:  più di cento gli ospiti in programma, di cui quattro internazionali, per un totale di 120 incontri, 6 mostre e 36 lezioni.

Si parte, dunque, giovedì 1° giugno, alle 18, nel Cortile del “Museo Garda”, dove  nell’ambito dell’inaugurazione, la classe 2023 del Master “Il lavoro editoriale” della “Scuola del Libro”presenta e intervista (in collaborazione con la “Fondazione Bellonci”) i finalisti del “Premio Strega”. A chiudere la prima giornata saranno Alessandro Bergonzoni e Gabriele Romagnolicon un dialogo sulla scrittura e sulla lingua italiana, dal titolo Lingua, linguaggio, linguaccia”.

Il programma completo (con location e orari) e tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.lagrandeinvasione.it

 

Tre sono quest’anno le “Case Editrici” ospiti ( “Accento”, “Il Post” ed “Il Castoro” per “La piccola Invasione”) e quattro gli ospiti internazionali: Nickolas Butler che presenta con Giulio D’Antona “Storie dal Wisconsin” (Black Coffee); Bernardine Evaristo nata a Londra nel 1959 da madre inglese e padre nigeriano, che con “Ragazza, donna, altro” (SUR) è stata la prima scrittrice afrodiscendente britannica a vincere il “Booker Prize” e a raggiungere la vetta della classifica dei best seller nel Regno Unito; Andrés Montero (Santiago del Cile, 1990), che presenterà il suo “La morte goccia a goccia” (Edicola Ediciones), “Premio Miglior Opera Letteraria 2022” in Cile e “Premio Academia Chilena de la Lengua”; sarà a Ivrea anche Sheena Patel, il cui romanzo d’esordio Ti seguo (Atlantide, 2022) si è recentemente aggiudicato il “British Book Award 2023” come romanzo rivelazione dell’anno.

Non mancheranno, nelle matinée del Festival le consuete “Lezioni” di storia, scienza, letteratura e molto altro, per un totale di 36 incontri. Da segnalare, in particolare, gli incontri con Silvia Bencivelli, Stefania Auci Giusi Marchettache si alterneranno in tre lezioni dedicate rispettivamente a “Storie di medicina spericolata”, al “Vocabolario amoroso negli autori siciliani” e alle “Principesse. eroine del passato e femministe di oggi”.

Come ogni anno, inoltre, il pubblico di Ivrea potrà conoscere le sei voci emergenti, selezionate e intervistate da Martino Gozzi ed Alessio Torino, nonché assistere ai “Dialoghi” fra un nutrito gruppo di scrittori (impegnati quest’anno su “In che modo si scrive di temi che la nostra società considera un tabù?) e agli “Incontri in Libreria”, alla “Azami” e alla “Mondadori”.

Il tradizionale momento di chiusura della giornata quest’anno è affidato a Matteo B. Bianchi, che nel suo “B.B. Show” avrà come ospiti Luciana Littizzetto e Arisa. Inoltre sabato 3 giugno, nel Cortile del “Museo Garda”, a fine serata si terrà l’Invasione Party 2023”, con il concerto di Kento e Dj Fuzzten, con Dj 1969 alla consolle. Per tutta la serata, il pubblico potrà gustare le specialità del “food truck” di Mocho.

L’agenda degli eventi comprende anche mostre  d’arte e vari spettacoli teatrali che si concluderanno domenica sera al “Teatro Giacosa”, quando Mariangela Gualtieri darà voce al rito sonoro “Il quotidiano innamoramento”.

Ai lettori più giovani e alle loro famiglie è dedicata “La piccola invasione”, con più di trenta autori e autrici che prenderanno parte ai 75 incontri previsti in città e nelle scuole. Casa editrice ospite di questa edizione è “Il Castoro”, che nel 2023 festeggia i suoi 30 anni di attività. Nell’anniversario della nascita (1923) di Italo Calvino, la domenica mattina le famiglie potranno anche rivivere la vicenda del “Barone rampante”, grazie allo spettacolo allestito da Umberto Poli e la “Cooperativa Alce Rosso”. L’evento di chiusura della “Piccola invasione” si terrà domenica pomeriggio al “Teatro Giacosa” con lo spettacolo “ Storie a perdi collo”, a cura della Compagnia “Faber Teater”.

g. m.

Nelle foto:

–       Cortile “Museo Garda”, ph. Luisa Romussi

–       “Teatro Giacosa”, ph. Luisa Romussi

“Napoleonica” fa 7 al Forte di Bard

Si torna a rievocare, per il settimo anno, il passaggio di Napoleone attraverso la Valle d’Aosta e l’assedio alla Fortificazione sabauda

Da venerdì 2 a domenica 4 giugno

Bard (Aosta)

Tre giorni di fitti appuntamenti, da venerdì 2 a domenica 4 giugno, e una preziosa (dal punto di vista storico e artistico) rassegna espositiva: questo il ricco programma della settima edizionedi “Napoleonica”, la grande rievocazione storica del passaggio attraverso la Valle d’Aosta di Napoleone Bonaparte con le sue truppe, avvenuto nel maggio del 1800 nel corso della “Seconda Campagna d’Italia” e conclusasi con l’invasione da parte dell’“Armée de Reserve” francese della Valle e l’assedio al  Forte di Bard (“le vilain castel”), che dopo due settimane capitolò ma con l’onore delle armi. Per rivivere quell’episodio storico, sono attesi a Bard più di 300 rievocatori provenienti da tutta Europa. Uomini e donne con abiti dell’epoca, cannoni, cavalli, tutto riporterà agli inizi del XIX secolo. L’evento è promosso dall’“Associazione Forte di Bard” in collaborazione con l’Associazione storico-culturale “Il segno del passato” e con i Comuni di Bard e Hône.

I giochi si apriranno venerdì 2 giugno, dalle ore 16, nel Borgo, con l’apertura delle taverne, giochi per bambini, musiche itineranti, ambientazioni d’epoca. Il via ufficiale sabato 3 giugno dalle 10.30 con la grande parata delle truppe dagli accampamenti alla Piazza d’Armi. In mattinata aprirà anche il Mercatino di oggettistica napoleonica nella Piazza di Gola del Forte. Al pomeriggio, dalle ore 16, la prima grande novità di questa edizione: la “Battaglia campale” nelle campagne di Hône. In serata, alle 21.30, la rievocazione del tentativo di passaggio notturno di soldati e cannoni francesi nel Borgo e, alle 22.15, il suggestivo spettacolo piromusicale, con simulazione di incendi e cannoneggiamenti. Domenica 4 giugno, dalle ore 10, riaprirà il Mercatino a tema storico nel Forte; dalle 10.30gara di abilità tra fucilieri, musiche itineranti, giochi d’epoca in Piazza d’Armi e si darà il via al “Trofeo Marbot”: prova itinerante per “rievocatori a cavallo”. Non mancheranno dimostrazioni di “medicina militare”, mentre nel pomeriggio, dalle 14.30, ci saranno la rievocazione dell’assedio e l’ attacco finale al Forte e alle 16.30 in Piazza d’Armi, la presa del Forte, il raggruppamento delle truppe e la firma della resa.

L’ingresso alla manifestazione è a pagamento (8 Euro, gratuito per bambini da 0 a 10 anni) nelle giornate di sabato 3 e domenica 4 giugno.

A prezioso corollario delle molteplici iniziative, la mostra “Napoleone nei documenti storici di Ceva e Moretta. Documenti messi a disposizione dal Comune di Ceva e dal Comune di Moretta”, curata da Andrea Briatore e Silvia Oberto. La rassegna presenta al pubblico, all’interno della Cappella del Forte, una serie di preziosi documenti e opere d’arte che testimoniano il legame tra le tre realtà e il passaggio di Napoleone Bonaparte. Il Forte di Ceva, al pari del precedente Castello di Bard, venne fatto radere al suolo per volontà dell’imperatore francese. Un grande plastico illustra le peculiarità architettoniche del Forte di Ceva edificato nel XVI secolo e mai più ricostruito, affiancato da una serie di acquerelli su tela prestati dall’“Archivio di Stato di Torino”, oltre a documenti originali tratti dagli archivi comunali. La sezione dedicata a Moretta presenta invece una serie di cartografie che documentano l’introduzione delle forme di Catasto volute da Napoleone, dopo la sua conquista di gran parte del “Regno Italico”, messe in relazione con il precedente “Catasto particellare Sabaudo”. L’esposizione è aperta negli abituali orari di apertura del Forte di Bard sino a domenica 4 giugno. L’accesso è incluso nel biglietto di ingresso alle altre aree espositive.

g.m.

Per info: “Associazione Forte di Bard”, tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

“Smettere di fumare baciando”, il potere salvifico dell’amore

Guido Catalano, torinese doc diventato simbolo del panorama culturale piemontese e presenza constante al Salone del Libro, anche quest’anno ha portato la sua performance live sui palco della kermesse. Dopo aver girato tutto lo stivale per anni, collezionando sold out grazie alla sua capacità di emozionare e far ridere allo stesso tempo, il poeta professionista “vivente” ha presentato il suo ultimo libro “Smettere di fumare baciando” (edito Rizzoli). Con questo nuovo testo, Guido Catalano torna alle origini, ai versi che l’hanno reso famoso con una raccolta autoironica, intima e spassosa, adatta a ogni esigenza. Infatti ci sono poesie della colazione e del dopo sbronza, poesie d’amore mancato e di sogni possibili, poesie lanciate alla finestra come sassetti, poesie incattivite e poesie che danno dipendenza. Soprattutto molti baci che ci aiuterebbero ad ascoltaremeno minchiate” dichiara il poeta “se i cialtroni in giro / chiacchierassero di meno / limonassero di più”. Ad accompagnarlo sul palco Willie Peyote.

Anche questa volta un titolo molto originale (“Smettere di fumare baciando” ), ma da sempre le scelte dei titoli delle tue pubblicazioni sono state iconiche (Ogni volta che mi baci muore un nazista, Ti amo ma posso spiegarti, D’amore si muore ma io no). Da dove è nata l’ispirazione questa volta?

Come noto io uso molto il bacio, come era già era successo in passato, perché secondo me ha una sorta di potere magico. In realtà mi riferisco, più in generale, all’amore. Inoltre sono un tabagista e spero che un giorno l’amore, come mi ha aiutato in tantissime cose, mi aiuti anche a smettere letteralmente di fumare.

L’amore è sempre stato al centro della tua lirica. Infatti, già nell’intervista dell’anno scorso, avevi dichiarato che una relazione d’amore vera e sana, come quella che stai vivendo, può avere davvero un potere salvifico.

Sì, la penso ancora così e più in generale i rapporti umani penso abbiano questa capacità. Anche un rapporto tra due amici, tra fratelli o tra mamma e figlio possono davvero aiutare e, talvolta, salvare le persone. Il rapporto umano è importantissimo.

Passando ai libri, tu sei un ospite fisso e sempre tra i più attesi del Salone. Da scrittore torinese cosa rappresenta questo evento per te?

Per me è come Natale, anche se a questo giro piove tanto, forse troppo. E’ una vera e propria festa in cui Torino diventa capitale non solo d’Italia, ma anche del mondo. Infatti arriva gente da ovunque e questo mi rende molto fiero della mia città. Inoltre sono contento che ogni anno vada sempre meglio.

Un libro che ti ha colpito in questo 2023?

Io sono un grande amante di Stephen King che leggo da tutta la vita e continuo a leggere perché ha scritto tantissimi capolavori. Ora mi sto dedicando alla saga della “Torre nera” che è bellissimo e che consiglio vivamente. Spesso è considerato un autore di serie B perché è un autore di genere e legato all’horror ma, in realtà, è un vero genio.

Valeria Rombolà

Un sasso nel lago. Il ritorno dell’ispettore Tobia

Nel romanzo Un sasso nel lago torna con una nuova indagine l’ispettore Marco Tobia, una sorta di Philip Marlowe che vive sull’isola di San Giulio, in mezzo al lago d’Orta. Nato dall’immaginazione dello scrittore Matteo Severgnini e pubblicato da Todaro, una piccola e importante casa editrice di Lugano, l’investigatore privato affetto dalla sindrome di Tourette che improvvisamente lo costringe ad abbaiare e ululare muovendosi in modo scoordinato come fosse un burattino impazzito, è alla sua terza apparizione dopo i primi due libri, La donna della luna e La regola del rischio. Tra lo specchio d’acqua più romantico d’Italia, gli angoli della capitale della moda e del design e la Parigi del Cafè Panis sulla rive gauche, della celebre Shakespeare and Company e di Montmartre, Marco Tobia indaga su un complicato intreccio di vicende che dall’omicidio di una escort amica della sua compagna si allarga in cerchi concentrici come le piccole onde prodotte da un sasso scagliato nell’acqua.

Come nelle altre indagini l’indole solitaria di Tobia trova protezione nel silenzioso microcosmo dell’isola circondata dalle acque del Cusio, contando sull’amicizia del barcaiolo ortese Anselmo, appassionato giocatore con le parole strane e dimenticate ( un poco come Marina, la moglie morta del vicequestore Rocco Schiavone ), dell’ex collega Antonio Scuderi, ispettore di polizia costretto su una sedia a rotelle per causa di un malaugurato incidente causato proprio da Tobia e della fidanzata Clara, donna di un indubbio fascino che lavora come escort a Milano. Coinvolto suo malgrado in una vicenda che riguarda i proprietari di una storica azienda produttrice di giocattoli e un corollario di altri personaggi, Tobia teme per l’incolumità della sua compagna e a causa del suo atteggiamento protettivo l’investigatore rischia di pregiudicare il loro rapporto. Dovrà far ricorso a tutta la sua pazienza per venire a capo dell’intricata matassa degli eventi, riannodandola dopo averne trovato il bandolo in un passato fatto di vecchi rancori che hanno alimentato un ossessivo desiderio di vendetta. Anche in questo caso la storia, che si colloca a metà strada tra il noir e il giallo d’ambiente, si svolge su più piani in un seguirsi di investigazioni e di brillanti invenzioni narrative di Matteo Severgnini, scrittore che è nato e vive a Omegna, la città di Gianni Rodari e delle caffettiere, ama coltivare l’orto e andare a pesca di trote nei laghi delle valli ossolane. Collaboratore della Radio Televisione Svizzera Italiana a diversi programmi culturali, radiofonici e televisivi, Severgini ha pubblicato racconti su diverse antologie, tra le quali La spesa del commissario. Per il cinema ha scritto e co-sceneggiato il film documentario “Moka noir. A Omegna non si beve più il caffè” di Erik Bernasconi (prodotto dalla Ventura Film).

Marco Travaglini

Madame Mabel, splendida cornice torinese che unisce cultura e magia

Nel cuore del quadrilatero torinese -precisamente in Via San Domenico 6/b– si può trovare Madame Mabel, il primo museo della stregoneria e locale esoterico d’Italia. Oggi intervistiamo Norak Odal e Paolo Valente: il primo è il curatore del percorso espositivo, il secondo uno dei due fondatori.

madame mabel tavola I Il Torinese

Madame Mabel: come è nata l’iniziativa?

Volevamo aprire un locale di questo stampo per dare la possibilità alle persone che si occupano di queste materie di avere un punto di riferimento serio, per combattere i ciarlatani e i personaggi un po’ particolari. Nel 2018 abbiamo quindi aperto al pubblico lo spazio al piano terra, mentre il 31 gennaio del 202o è stato inaugurato il museo della stregoneria nella parte sottostante. In concomitanza è nata anche AIME (Accademia iniziatica di magia ed esoterismo), dove sono docenti Njadyr Helgrindr e Norak Odal. All’interno di questo “salotto” vengono offerti sia dei corsi di formazione che delle sedute individuali. È presente un ampio ventaglio di servizi che spaziano dalla parapsicologia fino ad arrivare alla divinazione. Gli strumenti utilizzati sono molteplici e il consultante può scegliere quello che preferisce: gli specchi, la cera, l’acqua, il caffè e la sabbia -solo per citarne alcuni-. La scuola invece si tiene una volta al mese, generalmente la terza domenica e i moduli hanno una durata di sei ore. I workshop ugualmente si tengono nei weekend per un massimo di sedici ore. In sintesi il cliente sceglie la metodologia, il tramite divinatorio e, se vuole approfondire le proprie conoscenze, può scegliere il docente da seguire.

madame mabel interni I Il Torinese

Qual è stato il criterio per la scelta del luogo?

All’inizio abbiamo visionato diverse soluzioni per trovare quella più idonea, ma quando siamo arrivati qui abbiamo sentito una presenza molto importante a livello energetico. Quindi abbiamo deciso di acquisire questo spazio anche se non rispettava la nostra idea iniziale in termini di metratura e disposizione. Quando abbiamo aperto molti medium hanno incominciato a frequentare il salotto e hanno confermato la nostra impressione iniziale. Molti hanno affermato di avere percepito una signora e tutte le descrizioni fornite coincidevano perfettamente. Per questo abbiamo deciso di fare delle indagini con delle troupe specializzate, che sono presenti sotto forma di reportage su Youtube. Dalle 5 ore di filmato abbiamo ricavato un video di una ventina di minuti, dove sono contenuti i momenti più salienti.

Quindi il nome del locale coincide con quello dell’entità?

No, si tratta di un nome che le abbiamo voluto dare noi. Il 1860 riportato nella targa è però un riferimento cronologico al periodo in cui ha vissuto. Infatti nel XIX secolo tutta l’area che va dalla chiesa di San Domenico fino a via Bellezia era un ospedale psichiatrico. Abbiamo scoperto questo dato storico grazie alla Soprintendenza, nel momento in cui abbiamo richiesto le insegne per l’esterno. Quindi è plausibile che la donna fosse una paziente e che sia morta all’interno del sanatorio.

madame mabel reperti I Il Torinese

Come si è sviluppata invece la parte museale?

Dopo che Paolo e Njadir hanno stilato il progetto iniziale, Norak è stato chiamato per la parte dedicata alla runologia, essendo docente AIR (Accademia italiana runologi). Lui stesso si è poi occupato della creazione del museo, attualmente posto nei sotterranei. I reperti si sono man mano aggiunti alla collezione tramite permute, prestiti di privati o donazioni fino a raggiungere un numero superiore ai mille pezzi. Tutti sono autentici e sono appartenuti a streghe e a sciamani dell’epoca: fra questi ci sono dei grimori, la cui datazione spazia dal XVIII al XX secolo. Si tratta di testimonianze molto preziose, dato che nella maggioranza dei casi questi cimeli sono andati distrutti.  La linea tematica però si incentra principalmente sulla stregoneria popolare e contadina della nostra penisola, per poi spaziare fino a quella europea. Sono presenti però anche alcuni reperti che provengono da aree extraeuropee, come ad esempio un antico amuleto mesopotamico che ritrae il demone Pazuzu.

Leggi anche – Torino e le leggende fondative: il toro rosso e la discendenza egizia

Francesca Pozzo

Al numero 9, Racconti brevi di Franco Lana

Dopo quello dedicato alle poesie, e il secondo a battute e freddure, questa volta tocca a Racconti brevi, nuovo libro di Franco Lana. Scritti negli ultimi quindici anni e raccolti in questo volume, una sorta di “scritto misto”, con racconti a volte autobiografici e altri di fantasia, con tanta voglia di raccontare e comunicare.

http://blog.booksprintedizioni.it/area-press/intervista-dell-autore/item/7569-intervista-allautore-franco-la

“Vacanze Romane”: il capolavoro musicale compie 40 anni

A celebrarlo Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte, già membri storici dei Matia Bazar.

Sono felice di proseguire il mio viaggio accanto ai fondatori dei Matia Bazar: ieri Piero Cassano e Giancarlo Golzi, oggi Carlo Marrale con cui sto percorrendo un nuovo, importante tratto di strada”.

Sono parole di Silvia Mezzanotte, raffinata interprete bolognese il cui sodalizio con il chitarrista-cantante storico e coautore dei più grandi successi del gruppo è iniziato nel 2019, poco prima della pandemia.

Concretizzatosi poi in uno show coinvolgente dal titolo “La Nostra Storia”, in cui i due grandi artisti raccontano, fra musica e parole, i più grandi successi nei Matia Bazar.

Sono queste le premesse che ora tengono a battesimo “Vacanze Romane 40th – Celebration”, progetto nato per festeggiare i primi 40 anni di un capolavoro immortale: canzone-icona di un gruppo, ma anche di un’epoca, stupì tutti quando, al debutto sul palco del Teatro Ariston, nel 1983 mise d’accordo per la prima volta platea, critica e pubblico televisivo.

Certe magie nascono una volta sola. Sono attimi, istantanee nella vita di un autore di canzoni”, ricorda Carlo Marrale, genovese, che la concepì, affidandone il testo al bassista-paroliere Aldo Stellita che, per consentirne l’iscrizione alla ‘Siae’, lo fece firmare, con generosità, al batterista Giancarlo Golzi.

Ma un compleanno così importante merita un’attenzione speciale. Ed ecco che insieme a Silvia, cui mi lega una perfetta sintonia artistica nonostante i percorsi paralleli nei Matia Bazar, abbiamo scelto di riproporla tornando all’origine della sua genesi: semplicemente una chitarra e una voce. In questo caso, anzi, due”.

Il risultato è un concentrato di emozioni che restituisce per l’intero ascolto, in chiave interpretativa, tutta la potenza evocativa e il fascino di un testo dall’atmosfera senza eguali, ben reso dalle immagini del videoclip ufficiale girato nell’austera cornice di Palazzo Ferrajoli a Roma per la regia di Eleonora Maggioni.

Qui il link al video ufficiale: https://www.youtube.com/watch?v=q3QMA69YB7Y.

Poter dare voce alla creatività infinita di un autore come Carlo Marrale è per me l’ennesimo dono del Cielo. Da emiliana, mentre stiamo celebrando queste nuove vacanze romane, il mio pensiero va alle popolazioni in difficoltà della mia terra. Ho deciso di devolvere in loro favore le royalties del brano, mentre con Carlo siamo pronti a portare il nostro contributo artistico negli eventi organizzati per raccogliere fondi, perché l’estate ormai alle porte possa tornare ad essere anche per loro sinonimo di vacanze serene” chiosa Silvia Mezzanotte.

Il brano sarà disponibile in radio e negli stores digitali a partire da venerdì 26 maggio.

Pubblica l’etichetta ‘PlayAudio’ di ‘Azzurra Music’.

“Vacanze Romane 40th – Celebration” è un progetto di ‘Vie Musicali Eood’.

Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte saranno in tour tutta l’estate, per poi proseguire anche in autunno nei migliori teatri italiani ed esteri.

Al castello di Casale Monferrato in mostra Maria Vittoria Backhaus

L’artista  si è  occupata anche di moda in maniera assolutamente innovativa

 

Al castello di Casale Monferrato  gli scatti di Maria VittoriaBackhaus hanno conquistato il pubblico tanto che la mostra a lei dedicata verrà prorogata  fino al 25 giugno prossimo.

Aperta il 31 marzo scorso, l’esposizione si è  rivelata una vera e propria sorpresa per i visitatori che hanno scoperto lo stile e l’universo creativo della grande fotografa milanese.

Si tratta di una grande mostra antologica frutto di una ricerca all’interno di un archivio ricco e articolato.

Le immagini rispecchiano interpretazioni nuove e controcorrente realizzate per la moda, il design e la ritrattistica, con una fantasmagorica produzione di Still Life e di costruzioni artistiche che esprimono la versatilità di una grande artista.

Si tratta di una mostra che rende omaggio alla versatilità di una mente estrosa.

Attraverso una rilettura inedita dell’archivio, la mostra prende in esame i vari temi che compongono la genialità multiforme  di Maria Vittoria Backhouse, che si è espressa in ambito editoriale e nelle pubblicità.

“La creatività artistica ci unisce e per me aver potuto studiare la mostra con Maria Vittoria – spiega il curatore Luciano Bobba – è  stato come seguire la linea parallela  di uno scambio naturale e spontaneo,  senza barriere, in un fluire di pensiero e di accordi estetici immediati, che derivano dalla comune passione per l’arte fotografica”.

“L’aggettivo che mi ha pervaso la prima volta che ho avuto la fortuna di vedere il lavoro di Maria Vittoria – spiega Angelo Ferrillo – è  stato “immaginifico”. Conoscendola a fondo e vivendo la produzione, approfondendo il suo pensiero, ho potuto comprendere quanto la sua fotografia si muova in equilibrio tra visione, creatività  e metodo”.

Il percorso espositivo  mette in risalto i temi cari all’artista, sottolineandone il suo passo rivoluzionario; molti gli scatti in bianco e nero e a colori, dove Maria Vittoria Backhaus rivela uno studio approfondito sull’uso delle diverse macchine fotografiche, avendo lavorato con tutti i formati possibili delle macchine fotografiche analogiche, dal formato Leica ai grandi formati con il soffietto sotto il panno nero 20×25.

Una sua peculiarità  è  stata il suo essere sempre un passo avanti rispetto alla classicità delle immagini imperanti nelle campagne pubblicitarie che si sono susseguite dagli anni Settanta a oggi.

‘Mi è  sempre interessato il contesto in cui le persone vivono – afferma la stessa artista Maria Vittoria Backhaus – Le ballerine si facevano fotografare pettinate, tiratissime, pronte per la scena e mai in prova. Quando realizzai nel 1965 il servizio per Carla Fracci, non volle che lo pubblicassi. Desideravo mostrare la fatica di una ballerina, non l’aspetto da fatina perfetta”.

“Quando ho iniziato non avevo un libro di fotografia quale riferimento – aggiunge Maria Vittoria Backhaus – tranne un catalogo, dal titolo “The family of Men”, che sarebbe diventato la mia vera e propria Bibbia, contenente 500 immagini di una mostra che Edward Steichen ideò e fece realizzare al Moma di New York.

Bruce Chatwin realizza molte expertise di opere d’arte utilizzando la lente di ingrandimento  e ha avvertito la necessità  di andare in Patagonia. Analogamente io sento la necessità  di allontanarmi dalle cose e nella moda applico lo stesso concetto, in quanto non considero il vestito il centro della mia attenzione, ma il contesto. Sono una ritrattista che non fa ritratti”.

Nelle sale Chagall del castello di Casale Monferrato si incontrauna galleria caleidoscopica di immagini curate da Luciano  Bobbae Angelo Ferrillo, per la direzione artistica di Maria Teresa Cerrettelli.

L’artista in mostra è esplosiva, sperimentale e rivoluzionaria per i suoi tempi, animata da un’attenzione quasi maniacale per l’estetica e la finezza delle fotografie. Temi portanti sono la moda, gli accessori, gli still life, la natura, le statuine, i collage e le composizioni scenografiche costruite con pupazzetti e miniature di edifici.  Un ampio spazio è  dedicato in mostra ai ritratti, che si completano con racconti dedicati agli abitanti di Filicudi e più  recentemente alla gente monferrina e di Rocchetta Tanaro.

Orari di apertura fino al 25 giugno prossimo sabato, domenica e festivi 10-13; 15-19.

Nei giorni feriali visita su prenotazione 0142444330.

MARA MARTELLOTTA

 

A dieci anni dalla morte del regista Massimo Castri

Un convegno promosso dall’Università degli Studi di Torino e dal Teatro Stabile di Torino ne ripercorre le tappe più significative

 

Il Teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale e l’Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione, hanno promosso un convegno nazionale per celebrare il regista Massimo Castri, in programma il 25 e 26 maggio al Teatro Gobetti, nella sala Pasolini.

Il convegno si intitola “Per uso di memoria. Massimo Castri e la regia teatrale nello spazio della polis. Scritture, pedagogie, comunità” (1972-2013).

Pensato per ripercorrere l’esperienza di Castri in una prospettiva di continuità con le nuove generazioni, il convegno vuole restituire la singolarità di un regista sempre guidato da un approccio sperimentale e innovativo nei confronti dei suoi testi.

Artista della ricerca permanente, in Massimo Castri regia, drammaturgia e pedagogia per e con l’attore si sono intrecciate alla riflessione sul teatro pubblico e alla responsabilità del gesto poetico nello spazio sociale.

Il titolo del convegno rimanda allo spettacolo sulla Resistenza, che Massimo Castri scrisse con Emilio Jona e Sergio LIberovici nel 1972, e vuole in particolare valorizzare quei dispositivi sulla memoria che oggi consentono di ritrovare il contatto con una grande storia teatrale.

Nel corso delle giornate di studio saranno presentati i taccuini di regia di Castri e il sito web massimocastri.unito.it. La costruzione del sito, a partire dal nuovo fondo Massimo Castri, è stata l’occasione per valorizzare i materiali presenti nella mediateca di Unito.it.

Grazie alla collaborazione con la Bibliomediateca RAI Dino Villani di Torino, è stata possibile creare la pagina di realizzazione della nuova pagina delle Teche RAI “Dedicato a….Massimo Castri”, che raccoglie importanti materiali di archivio.

A dieci anni dalla scomparsa del regista fiorentino, nato Firenze e deceduto a Cortona, il suo nome in passato è stato posto a latere del teatro italiano, mentre si tratta di un grande innovatore, maestro della messinscena e dello studio.

Insieme a Luca Ronconi, Massimo Castri è stato, infatti, in grado di rinnovare il piacere e l’intelligenza sui palcoscenici. Sia Luca Ronconi sia Massimo Castri, a differenza di Giorgio Strehler, più ancorato al Novecento, hanno trasformato il teatro e impresso una marcia in più, con un apparato critico e costruttivo degni di risalto.

Castri, infatti, è stato ancora prima che regista e formatore, uno studioso del teatro in profondità. Sono significativi i libri che ha pubblicato, entrambi dalla Ubu Libri di Franco Quadri, dal titolo Pirandello ’80 e Ibsen postborghese. Un altro testo è stato elaborato nel 1973, uscito dalla Feltrinelli, e rielaborazione della sua tesi di laurea; si tratta dell’accostamento , piuttosto inusuale, nella categoria del politico di due autorità riconosciute da parte della sinistra europea Brecht e Artaud.

All’inizio è stato più considerato un provocatore e solo dopo è stato riconosciuto come “maestro”; le sue prime apparizioni furono come attore nei film ‘Cannibali’ di Liliana Cavani e in “Sotto il segno del leone” dei fratelli Taviani. A teatro mise in scena “Fantastica Visione” di Giuliano Scabia, di poco precedente all’invenzione di Marco Cavallo, che fu simbolo della rivoluzione psichiatrica voluta da Basaglia.

 

Il convegno e il progetto su Castri costituiscono anche un’occasione per incentivare iniziative editoriali e il percorso di studio sul regista a dieci anni dalla sua scomparsa in attesa dell’uscita in autunno del volume dedicato al regista “Le stanze dell’utopia. Massimo Castri e gli anni bresciani” .

La prima giornata di studio contestualizzera’ la figura di Castri, facendo emergere le sue specificità di regista studioso, attraverso gli interventi critici di Roberto Alonge, Gianfranco Capitta, Isabella Innamorati, Linda Dalisi, Alberto Martinengo e Fabio Acca.

La seconda giornata di studio sarà dedicata agli aspetti pedagogici ed estetici, attraverso il collegamento e il coinvolgimento di attori e collaboratori Artistici, tra cui Franco Visioli, Marco Plini, Sergio Romano, Bruna Rossi, Maria Ariis.

Il convegno si chiuderà con un focus sui rapporti tra Castri e il teatro pubblico, e con una tavola rotonda che consentirà di fare il punto sul teatro contemporaneo.

La partecipazione al convegno è gratuita, ma occorre prenotarsi allo 0115169405.

Informazioni centrostudi@teatrostabiletorino.it

Mara Martellotta

In arte, Tegamini: intervista a Francesca Crescentini

E’ l’inizio del 2010 quando Francesca Crescentini, in arte Tegamini- piacentina doc trapiantata a Milano– decide di fondare un blog a metà tra un diario di bordo e un contenitore curioso. Ad oggi è una delle content creator culturali più seguite con account che conta più di 207 mila followers e la fama di bookblogger tra le più influenti d’Italia. Francesca per anni ha militato nel marketing editoriale e ha lavorato come digital copywriter, ma dal 2016 si è dedicata alla carriera di traduttrice e quella- appunto- di creatrice di contenuti digitali. Libri ma anche tanto altro, come il racconto di aneddoti di vita quotidiana di lavoratrice freelance e mamma. Il suo entusiasmo le ha permesso di arrivare al pubblico e conquistare anche i più scettici, guadagnandosi una popolarità frutto di intelligenza e simpatia.

Ospite al Salone del Libro 2023, Francesca ha preso parte come relatrice alle conferenze Il libro oltre il libroe “I ferri del mestiere. Autopromuoversi con i social network”, oltre a partecipare al firma- copie del libro della casa editrice Revue Dessinée Italia per cui Tegamini ha ideato una rubrica dedicata proprio ai libri.

Al Salone dei Libro hai fatto un po’ di tutto: dal lavoro per tirare in piedi lo stand alla trafelata trottolina che documenta e intervista chiunque. Come vivi ora il fatto di essere dall’altra parte della barricata in qualità di ospite speciale?

Sono molto contenta perché adesso è molto più riposante, ma è stato utile poter assistere a tutto il percorso creativo: dallo studio degli spazi per allestire lo stand all’ideazione del segnalibro. Adesso me lo vivo cercando quello che mi piace e questo aspetto mi diverte. Inoltre apprezzo poter raccontare quello che faccio o ad aiutare gli altri a descrivere il proprio lavoro: per me è un grande onore.

Sei sempre stata legata al Salone del Libro quindi.

Sì, l’ho sempre vissuto con grande entusiasmo anche quando collaboravo per le case editrici e la sua realizzazione comportava un duro sforzo. Scegliendo un lavoro che amo, la fatica si smussa e- per tale ragione- questo evento ha sempre rappresentato una grande gioia.

Sui social hai riposato una tua intervista in chi hai detto che tra i tuoi tre libri del cuore c’è quello di Niccolò Ammaniti (Ti prendo e ti porto via). Hai avuto modo di leggere anche il suo ultimo romanzo (La vita intima)?

Sì, l’ho letto e mi è piaciuto molto. Ho avuto modo di riscoprire l’Ammaniti che mi ricordavo cioè quello più “caciarone”: è stato un gradito ritorno. L’ho poi seguito nelle sue avventure televisive e mi ho apprezzato anche questo suo filone. Insomma un ritorno che mi ha portato grande gioia.

Oltre ad essere una traduttrice e una content creator, sei anche una giovane mamma di due bambini piccoli. Come fai a coniugare questi due ruoli?

Faccio fatica come tutti ovviamente. SopraTtutto durante l’ultimo anno (in cui è nato il suo ultimo figlio) è diventato molto difficile organizzarsi anche perché mancano dei supporti strutturali avendo i nonni che abitano lontani. Spero diventi più semplice prossimamente con l’inizio del nido. Ci sono delle grandi gioie, però, che compensano la fatica.

Valeria Rombolà

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