CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 146

“La guerra dei mondi”, il programma di Collisioni

Torino, 18 giugno 2024 – Un festival capace di sintonizzarsi con il pubblico dei giovani e dei giovanissimi, per abbattere le barriere e mettersi in ascolto dei nuovi linguaggi come è sempre stato nello spirito di Collisioni. È questo il senso della 16ª edizione che, da venerdì 5 a sabato 13 luglio, si prepara ad accogliere ad Alba, in piazza Medford, decine di migliaia di spettatori in arrivo da tutta Italia per prendere parte a un grande happening generazionale.


L’edizione 2024 conclude un triennio che il festival ha voluto dedicare al sostegno della socialità e dell’aggregazione giovanile, per capire come il mondo e la musica siano cambiati dopo la pandemia: cosa abbiamo perduto e cosa di nuovo sia arrivato. 

 

Non solo una rassegna di concerti, quindi, ma un vero e proprio laboratorio permanente che a partire dal mese di novembre – grazie al nuovo spazio del Circo di Collisioni nell’area riqualificata del Parco Tanaro di Alba – ha visto protagonisti nell’ambito di riunioni e laboratori a cadenza settimanale, centinaia di ragazzi delle scuole superiori del territorio. Un momento formativo e creativo a cui ‘la vecchia guardia’ di Collisioni si è limitata a fornire supporto, nelle community social e nelle chat di WhatsApp, come nelle riunioni in presenza al Circo, per permettere ai giovani di costruire in piena libertà una line-up di artisti per la maggior parte sconosciuti a chi ha più di 25 anni.

 

Il percorso triennale del festival è stato prima di tutto un’esperienza umana di grande ricchezza, che invita a rifl ettere sul profondo scollamento generazionale a cui si assiste oggi in Italia. Due mondi in collisione, incapaci di dialogare: quello di chi vive di TV, politica e giornali, e l’altro, che comunica con mezzi spesso sconosciuti e sceglie l’invisibilità silenziosa del mondo digitale per sfuggire ai pregiudizi e agli stereotipi che spesso vengono incollati addosso dal mondo degli adulti. Quando i giovani vengono dipinti come esseri fragili, alienati dall’eccesso di tecnologia, e alieni che ascoltano una musica incomprensibile. Eppure l’avversione per la loro musica rivela forse un’incapacità di ascolto e una riluttanza ad andare oltre la superfi cie di rabbia contenuta nel rap e nella trap, per coglierne i messaggi più avanzati, capaci di mettere in crisi gli stereotipi sul colore della pelle, l’orientamento sessuale e il modo di stare insieme. Contenuti che si possono trovare nelle canzoni e che si potranno ascoltare live a Collisioni, cantate da artisti che arrivano dalle periferie o che sono nati in Italia da genitori stranieri, o ancora che interpretano una femminilità lontana dagli stereotipi televisivi. E forse per chi è disposto ad ascoltare, questa musica ha qualcosa da dire, al di là di una sterile guerra tra mondi ancora lontani.

LA LINE-UP DI COLLISIONI 2024 

 

Il primo head-liner estivo dell’edizione 2024, a cui sarà affidata l’apertura venerdì 5 luglio in Piazza Medford ad Alba, sarà il re dell’indie italiana Calcutta per la sua unica data estiva in Piemonte e Liguria. Il cantautore originario di Latina, noto per la sua voce unica e le sue canzoni cariche di emozioni, tornerà a Collisioni per farci ascoltare i brani del suo nuovo disco, “Relax”, uscito il 20 ottobre 2023, oltre ai successi che hanno segnato la sua carriera, per rendere come sempre la nuova edizione del festival memorabile.

 

Sabato 6 luglio a scaldare piazza Medford sarà la musica dei Club Dogo. Dopo i 10 sold-out consecutivi al Forum di Milano e la pubblicazione del nuovo album di inediti “Club Dogo” – in poche settimane doppio disco di platino in vetta alle classifi che Fimi – i Dogo faranno tappa ad Alba per la loro unica data in Piemonte portando sul palco di Collisioni vecchi e nuovi successi.

 

A completare la line-up del primo weekend di Collisioni tornerà domenica 7 luglio la prima Giornata Giovani, un progetto di Collisioni e Banca d’Alba inaugurato nel 2021 che torna per la sua quarta edizione a celebrare la musica e la voglia di stare insieme delle migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno accorrono ad Alba da ogni angolo d’Italia. Il cast sarà come sempre ricchissimo, con un calendario di ospiti che vanno da Nayt, il raffi nato rapper molisano cresciuto a Roma e apprezzato grazie al suo ultimo album anche dal pubblico americano, Silent Bob, il rapper di Pavia, autore di album come Piove Ancora e Habitat Cielo, Mida, l’artista emerso nella nuova edizione di Amici. Per arrivare all’attesissimo head-liner della giornata, Tedua, senza ombra di dubbio l’artista rivelazione di quest’anno.

 

Il festival si concluderà sabato 13 luglio con una seconda Giornata Giovani, dedicata ai giovanissimi: una maratona di oltre 5 ore di concerti non stop, con alcuni degli artisti di riferimento della fascia 15-23 anni. A salire sul palco di Collisioni, il rapper campione di ascolti Capo Plaza per presentare in anteprima al pubblico del festival il suo nuovo attesissimo quarto album, Ferite. Ma anche Anna, regina della Trap italiana. E con lei Artie 5ive, rapper milanese classe 2000 di origini sierraleonesi, con il suo inconfondibile stile infl uenzato dalla scuola Drill di Detroit. Tony Boy, il rapper di Padova classe 1999 segnalato da Rockit come uno dei giovani artisti più interessanti d’Italia, fresco del suo 4° album in studio “Nostalgia” (Export). E Paky, rapper di Secondigliano trasferitosi a Rozzano all’età di dieci anni, arrivato al primo disco di platino con il singolo “Rozzi”.

 

«Si conclude con questa edizione – racconta Filippo Taricco, Direttore artistico di Collisioniun intenso ed emozionante triennio di Collisioni interamente dedicato alla cultura giovanile, nato allo scopo di aprire un dialogo con coloro che fruiranno il festival nei prossimi dieci anni. Un percorso servito in primo luogo a sfatare il mito che dopo la pandemia e la morte del rock, i giovani siano semplici consumatori di spazzatura senza cultura musicale. Ma anche una strada che ci è servita a comprendere meglio la silenziosa guerra dei mondi che si sta consumando tra fi gli e genitori, in un contesto in cui il confl itto generazionale sembra sopito e i genitori appaiono come migliori amici dei fi gli, ma dove in realtà la cultura e la musica dei ragazzi ci terrorizzano e ci destabilizzano nei nostri pregiudizi più profondi, ricordandoci l’importanza di mantenere vivo un dialogo e di non chiuderci nel fortino delle nostre certezze per evitare il confronto. È per questo che oggi in conferenza abbiamo deciso di dare la parola ai ragazzi del Progetto Giovani».

 

«Anche quest’anno Collisioni si conferma un evento di grande livello – sottolinea Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemontecapace di parlare ai giovani, di coinvolgerli e di essere attrattivo per il grande pubblico, senza rinunciare alla sua forte connotazione territoriale di un festival nato per promuovere la musica, ma anche le eccellenze del nostro territorio e della sua unicità. Un evento diventato irrinunciabile nel calendario dell’estate di cui il Piemonte è molto orgoglioso».

 

«Collisioni in questi anni è diventato un punto di riferimento per la programmazione degli eventi albesi e non solo, il Festival AgriRock è da molti anni un’istituzione della musica, della cultura e dell’intrattenimento nelle Langhe. Il parterre di ospiti testimonia il prestigio di Alba e di Collisioni; in qualità di Sindaco neo eletto desidero ringraziare la direzione artistica e la passata amministrazione per il lavoro di programmazione messo in campo. Un grande evento per gli albesi, capace di attrarre persone da tutta Italia. Non vediamo l’ora di goderci i concerti di quest’anno e siamo sicuri che saranno un successo», afferma Alberto Gatto, Sindaco di Alba. 

 

 

I biglietti di Collisioni sono disponibili online su Ticketone e sugli altri circuiti o presso i punti vendita autorizzati.

Foto Giuliana Prestipino

Abbiamo intervistato Friedrich Nietzsche

Friedrich Wilhelm Nietzsche passava le sue giornate a Torino dividendosi tra la sua abitazione di via Carlo Alberto e il Caffè Fiorio poco distante scrivendo le bozze di ”Ecce Homo”, la sua autobiografia ‘visionaria e febbricitante’.
Così ho immaginato una ”intervista impossibile” al philosoph di Röcken che fece di Torino la sua piccola patria prima di ”perdere la ragione” e ritornare migrante d’Europa dopo aver scritto queste parole al suo collega filologo Jacob Burckhardt che lo invitava a un convegno elvetico :  …« avrei voluto  essere a Basilea anch’io piuttosto che Dio ma non ho potuto omettere per il mio privato egoismo la creazione del mondo»:
 
Lei che amava la musica di Richard Wagner e teorizzò il superuomo è stato anche considerato un critico della  funzione debole della storiografia e dell’ altruismo come fonte di rigenerazione collettiva, cosa ne pensa di quelle considerazioni  ‘sull’inattuale’ alla luce della crisi contemporanea?
 
Le rispondo in parola. In ”Sull’ utilità e il danno della storia per la vita” definii lo storicismo una «febbre divorante» e una una «virtù ipertrofica» che può essere rovinosa per l’analisi dei tempi. Dei miei, si figuri di quelli odierni. Semplificando al massimo: dare dei fascisti al leghismo local-sovranista o degli stalinisti al popolo delle sardine, ci porta a parlar del nulla, il mio ”nihil” in pratica.  Vede se non interpretiamo l’oggi senza l’aiuto di una lente di ingrandimento, lo descriviamo come uno specchio deformante. Come il Wilde di Dorian Gray e il rischio è enorme, lei può capire.
 
In che senso si spieghi meglio…
 
Nel senso che si fa facilmente della tragedia una farsa, della critica sociopolitica un teatrino delle ombre e alle nuove generazioni si toglie il pane dal futuro. E ‘ giusto ricordare l’orrore del passato per fare in modo di non ripeterlo. E bisogna fermarsi lì. Lo voglio sottolineare con forza. Senza azzardati parallelismi in sociologia politica contemporanea, a destra come a sinistra. Danno e utilità. Demagogia e buona pedagogia, vanno bene utilizzati, separando il grano dal loglio. 
 
Cosa mi consiglia per comprendere lucidamente il ventunesimo secolo alla luce del secolo breve che lo ha preceduto?
 
 
Per conoscere il novecento totalitario e guerrafondaio è meglio leggere ”Buio a mezzo giorno” di Arthur Koestler e ”Viaggio al temine della notte” di Louis Ferdinand Celine.  Li consideri da me vagliati. Poi spegnerei la televisione e leggerei un buon libro, come consigliava Karl Popper.  Io avrei detestato i social, i cinguettiii vari e i ban di moderazione, come i talk show posologia una volta al giorno, dove ”ha ragione” chi urla più forte. Più pensiero e meno immediatezza mi dia retta, più linearità e meno segmentazione semantica. E’ un beneficio della mente per tutti.
 
Come sta?
 
Vede mi danno del pazzo, mi riempiono di litio ma sono  lucidissimo e lo sono stato fino alla fine da Basilea fin dopo la mia temporenea permanenza a Torino fino a Weimar e alla mia morte, nonostante le dicerie di psicosi, il mio ‘animalismo da strada’ e i bisogni di megalomania. D’altra parte: ”Umano-Troppo Umano-Non umano” valeva e vale anche per me.
 
Quel motto come lo legge alla luce del nuovo millenio, ai problemi dell’ immigrazione crescente e alla nostra ”incapacità d’accoglienza” di un Europa ricca ed egoista e di un turbo capitalismo globalizzato miope e utilitarista che si fa scempio degli accordi di Dublino? 
 
L’Italia ha un cuore immenso e gli italiani sono brava gente, vi conosco dai tempi tardo ottocenteschi, viaggiavo anche dalle vostre parti. E ‘ questo è Umano, in se. Quello ”slogan” non richiede soluzioni semplificanti, sarà un problema di tutto il nuovo secolo e forse oltre. Dovrete governarlo, non confliggerlo troppo. Integrazione economica e culturale,  rispetto delle regole da parte di tutti. Multilateralismo.Troppo-umano è il buonismo massmediatico acchiappa voti. Non-Umano ‘il lembo del mantello del Dio Unico’. Tirato su a colpi di rosari in Piazza e facili respingimenti, che vi si torceranno contro sul lungo periodo. Se lei pensa che io venni considerato prodromico al nazismo, trentotto anni prima del suo avvento, ha già una domanda in più, che una facile risposta. Nella vostra epoca ”non esistono fatti ma solo le loro interpretazioni ”. Meglio la koinè ermeneutica, che la ”facile” epistemologia. L’esercizio del dubbio che le liofilizzate certezze. ”La verità è dei folli e dei bambini” sosteneva Erasmo da Rotterdam. In fondo è di tutti, il dono di un pizzico di infantilismo illuminista, che permetta di individuarla per gradi questa tanto agognata ”verità”.  
 
Cambiamo argomento doktor Nietzsche. Ha sentito parlare di Greta Thunberg la piccola bambina svedese e la sua ‘ecologia pilotata’?
 
Si, mi è giunta l’eco.
 
Con il suo riflesso sui paesi del Terzo Mondo che ci chiedono il conto. Cosa ne pensa?
 
Se si sostituisce acqua e fango, si legga CO2 al posto dell’ossigeno, tre volte tanto che a inizio novecento, tenetevi l’ozonica fine dei ghiacci perenni, le mallatie incurabili che mietono e mieteranno milioni di morti l’anno come intere guerre mondiali. 
 
Possiamo smettere se si potesse? 
 
Si. Quindi non lamentatevi troppo. Non importa o importa, ma capita.
 
 
”Soluzioni”?
 
Un ‘economia industriale di sostituzione’ in forma pianificata e razionale che porti a incentivare le energie rinnovabili, senza andare agli Utopici tagli lineari per quelle fossili, è da persone sensate direi. Poi fate vobis. La desertificazione è effetto del riscaldamento globale, come il nichilismo dei miei tempi della siccità morale. 
Sul medio periodo sono nuovi posti di lavoro per voi tutti.  Il ‘super uomo di massa’ va toccato nel portafoglio. Mi permetta un pò di ironia.
 
Molto lucido come sempre…
 
Se invece mi può pensare come ‘oracolo del presente’ vi lascio le mie opere. Per tutti da leggere ‘cum grano salis’. Lontani dalle sempre perniciose sovrainterpretazioni.
 
La saluto e danke schoen mio ”contemporaneo”. 
 
A Lei Meister di Storia
Aldo Colonna

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Suzie Miller “Prima Facie” -Neri Pozza- euro 20,00

L’argomento è di scottante attualità dato che le statistiche evidenziano che una donna su tre subisce molestie sessuali, e solo una su 10 si decide a ricorrere alla legge. Suzie Miller, drammaturga, sceneggiatrice, avvocato australiano-britannica, racconta una storia che è anche una potente denuncia.

Protagonista è Tessa, avvocata 30enne di successo a Londra, dove svolge il suo lavoro correndo da un aula di tribunale all’altra, inanellando successi; d’altronde è una in gamba che morde e si è sempre distinta nel lavoro e all’università.

La sua vita viene stravolta quando un collega, con cui c’è feeling, dopo un primo rapporto consensuale la stupra senza pietà.

Prima Facie” è il termine legale che in latino significa “a prima vista” e indica le cause che apparentemente possiedono elementi di prova sufficienti per richiedere un rinvio a giudizio; ma quelle per violenza sessuale hanno scarsa possibilità di vittoria.

Il romanzo è il racconto di come l’indomabile Tessa si decide a denunciare il collega di studio-stupratore, barcamenandosi tra mille pregiudizi e difficoltà. Emerge come nelle violenze sessuali il corpo della donna diventi la scena del crimine, e Tessa, purtroppo, facendosi una doccia ha lavato via indizi importanti.

Lei che in passato ha dovuto difendere degli stupratori ora, per la prima volta, si trova dall’altra parte della barricata, e si rende conto che il sistema giudiziario non sempre protegge le vittime di abusi.

 

 

Marguerite Duras “Gli impudenti” -Feltrinelli- euro 22,00

Ora viene tradotto per la prima volta in Italia il libro di esordio di Marguerite Duras “Gli impudenti” del 1943. La scrittrice francese, nata in Indocina nel 1914 da modesti coloni, a 18 anni andò a Parigi per studiare.

Divenne una scrittrice poliedrica capace di alternare narrativa, memoir, saggistica, teatro e cinematografia; prima di spegnersi il 3 marzo 1996, la sua fu una vita piena di eccessi, mai in pace col mondo e tantomeno con se stessa.

Al centro di questa sua opera prima c’è un’atmosfera buia, quella dell’Occupazione tedesca in cui aleggiava un pesantissimo clima di sospetti, delazione, egoismi e meschinità.

Maud, la giovanissima protagonista segue la sua famiglia nel Sud- ovest-francese, dipartimento di Lot-et-Garonne. E’ al seguito della madre, del patrigno e di due fratellastri, alla volta di un’antica proprietà che sta per essere venduta. O per meglio dire, svenduta.

 

Causa del dissesto economico è la pessima gestione del fratello maggiore Jacques, uomo violento e indecifrabile che ha completamente sottomesso la madre ai suoi voleri e capricci. E’ lui a fare il bello e brutto tempo, dominando tutta la famiglia con la sua tirannica distruttività fatta di debiti, prodigalità dissennata e continue insolvenze.

 

 

Thomas Schlesser “Gli occhi di Monna Lisa” -Longanesi- euro 22,00

Questo splendido e geniale romanzo dello storico dell’arte e docente francese Thomas Schlesser -subito diventato fenomeno letterario e campione di incassi- è soprattutto un meraviglioso viaggio tra i capolavori dell’arte, in cui ogni quadro diventa spunto per lezioni filosofiche.

Tutto inizia quando Lisa a 10 anni perde improvvisamente, e solo per un’ora, la vista. In quel lasso di tempo i suoi occhi si spalancano sul buio e smettono di vedere; nessuno sa risalire alla causa precisa e l’oculista consiglia il consulto di uno psicologo.

A prendere in mano la situazione è il nonno Henry, convinto che se davvero la piccola è destinata alla cecità la cosa giusta da fare è mostrarle subito quello che di bello l’umanità è riuscita a creare.

Così ogni settimana, con la scusa di accompagnare la nipote dallo psicologo, invece la porta al Louvre, poi al Museo d’Orsay e infine al Centre Pompidou per farle scoprire oltre 50 opere di grandi artisti.

Capolavoro dopo capolavoro Lisa viene guidata dal nonno ad apprezzare i capolavori dell’arte, e ognuno diventa una preziosa lezione di vita. Per la piccola che è solo all’ultimo anno delle elementari, ogni tela di fronte alla quale si incanta, grazie alla mediazione del nonno, diventa occasione per misurarsi con temi difficili per la sua età.

Tra questi: la disabilità, la malinconia, il desiderio, e tutte le riflessioni che possono scaturire da opere immortali come quelle di Botticelli, Leonardo, Michelangelo, Turner, Goya, Degas , Monet….per arrivare a Kandinsky, Pollock e altri grandissimi artisti. Per il lettore un piacevolissimo excursus attraverso 52 capolavori.

 

Rachel Cusk “Coventry” -Einaudi- euro 18,50

Rachel Cusk, nata in Canada a Saskatoon, nel 1967, poi trasferitasi a Parigi dopo la Brexit, è considerata una delle scrittrici contemporanee più innovative. “Coventry” rimanda a una curiosa espressione usata in Inghilterra che indica quando qualcuno smette deliberatamente di parlarci; allora si dice “essere mandati a Coventry”.

In realtà Coventry è una cittadina delle Midlands che aveva una magnifica cattedrale, poi ridotta in macerie durante la guerra. Un luogo simbolico per la scrittrice.

Il libro è una raccolta di scritti sulla vita, la letteratura e l’arte, ma si parla anche di divorzi, traslochi, fratture tra genitori e figli; pagine anche spietate che mettono a fuoco, in modo implacabile, il complicato intrico dei sentimenti.

Il volume include alcuni saggi a carattere letterario e recensioni che ha pubblicato negli ultimi 15 anni. Denominatore comune tanta passione e lucidità di pensiero.

Particolarmente intrigante la prima sezione che dà il titolo al volume: comprende 6 scritti, racconti in presa diretta che sviluppano alcune tematiche particolarmente care alla scrittrice.

La guida come metafora, la rottura dei rapporti con i genitori, la maleducazione, la ristrutturazione di una casa, e ancora la complicata fase adolescenziale delle figlie e la triste fine di un matrimonio.

Pagine ricche di meditazioni spontanee e concatenate una all’altra che esprimono un nuovo modo di raccontare storie. Avvenimenti della sua vita in cui possiamo ritrovarci e farci guidare nell’analisi dalla profondità del suo pensiero che non fa mai sconti.

Le altre parti del libro invece sono excursus colti sulle opere e le vite di grandi autori; da David Herbert Lawrence a Kazuo Ishiguro, da Edith Wharton a Natalia Ginburg , passando per altre firme letterarie tra le quali Françoise Sagan e Olivia Manning.

 

La storia di Marcel Bich, l’uomo che semplificò la scrittura

Un giorno d’autunno mi decisi senza dare nulla per scontato a riempire la ‘lacuna del Carneade’ :

« che origine ha questa penna di plastica traslucida che tengo tra le mani, dotata di una piccola sferetta sulla punta, che mi permette di scrivere comodamente sul bancone di un ufficio postale, come sulla scrivania della mia abitazione, senza spargere macchie di inchiostro, che nella mia memoria individuale mi permette di risalire ai tempi delle scuole medie? » Googolare e vecchi annuari di storia. Venni a sapere che la penna a sfera fu realizzata grazie all’iniziativa di tale Marcel Bich, barone valdostano che vide la luce a Torino nel 1914 ai primi fuochi della Grande Guerra, i cui antenati nativi di Châtillon, ebbero il cognome originario di Valtournenche. Inizió a lavorare giovanissimo a Parigi dove la sua famiglia tra alterne vicende si trasferì, lì finì gli studi universitari, facendo tra molti mestieri anche il fattorino e il rappresentate di lampadine. Diede nome Bic a questo prodotto rivoluzionario,  omett endo la “h” finale del cognome, per motivi di semantica di marketing, commercializzandolo con successo in tutto il mondo e facendolo divenire comune come il tostapane e globale ante litteram. Caparbio e intraprendente, appassionato di vela ( partecipó a una Coppa America con l’armo France e lui skipper nonostante fu consigliato a far condurre la barca da velisti più esperti ) nel 1953 compró il brevetto dall’inventore ingegnere ebreo ungherese László József Bíró, tanto che anche da questo cognome nacque l’espressione gergale ‘penna biro’ e ancora oggi ci si esprime indifferentemente negli uffici e nei luoghi di lavoro con le locuzioni «passami la biro o passami la bic» per indicare quel tipo specifico di oggetto d’uso, reperibile ovunque, di pratico e pronto utilizzo. Nomen omen.  Il record di fatturato di 1750 miliardi di lire lo fece nel 1993. Attualmente Bic è un colosso mondiale con vendite in 160 paesi per 25 milioni di penne al giorno in tutti i continenti, in mercati sia sviluppati che emergenti. Ha 3,2 milioni di punti vendita e 9.700 dipendenti in giro per il mondo.  Produce anche anche il rasoio mono uso e l’accendino senza ricarica. Marcel Bich fu decisamente prolifico avendo ben undici figli. Diffidava dell’alta finanza, dei giornalisti e curiosamente dell’imprenditoria cui apparteneva. Prese la volta del cielo a Parigi nel 1994. Nel 2004, a dieci anni dalla sua morte, il Comune di Torino ha collocato una targa sul muro della casa di corso Re Umberto 60 in cui Marcel Bich nacque con la scritta ” semplificó la quotidianità della scrittura”.  Quando qualcuno voleva intervistarlo la sua fedele segretaria giapponese rispondeva « il barone lavora non ha tempo da perdere ». Una bella storia per Torino, per i torinesi e per l’umanità.

Aldo Colonna

Rock Jazz e dintorni a Torino: Max Pezzali e Antonella Ruggero

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Gli appuntamenti musicali della settimana 

Mercoledì. Allo Stadio Olimpico si esibisce Max Pezzali. Al Blah Blah è di scena Bob Log III.

Giovedì. Al Circolo della Musica di Rivoli il duo Ma.Ca.Bro, elabora musiche dalle improvvisazioni coreografiche del Balletto Teatro Torino. Al Blah Blah suona il chitarrista Luca Borgia. Al Magazzino sul Po si esibiscono i Death Before Dishonor.

Venerdì. A Bruino suona il quintetto del bluesman Mark Dufresne. Ad Ivrea parte “Apolide” con l’esibizione fra gli altri di Motta, i Santi Francesi e Laila Al Habash.

Sabato. All’”Evergreen Fest” alla Tesoriera è di scena Antonella Ruggero. Per “Apolide” si esibisce Cosmo. Al Palaexpo di Moncalieri per il “Rock Burger Fest” suonano i Folkstone, Punkreas e Ufomammut. A Ferrere canta in piazza Alex Britti. Al Blah Blah si esibiscono i Latte+. A El Paso suonano :Lyon Estates, Insulsi e Sacro Cuore.

Domenica. Alla Tesoriera  per “Evergreen Fest” si esibiscono gli Statuto. Chiude “Apolide” con i Tre Allegri Ragazzi Morti, Ex -Otago ed Elasi. Al El Paso suonano i Whoresbation e gli Endorphines Lost. Al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna metal con Fear Factory e Biohazard.

Pier Luigi Fuggetta

Tabusso inedito raccontato da chi lo ha conosciuto

Il ricordo dell’artista attraverso le parole di Emanuele Farina Sansone

 

Il ricordo che vorrei trasmettervi non è tanto quello del Tabusso accademico o quello del Tabusso ritratto attraverso le numerose tappe della sua carriera di Maestro, che vanno dalla partecipazione alla Biennale Internazionale di Venezia o ai suoi sodalizi con le più prestigiose Gallerie del Nord Italia, prima tra tutte la Gianferrari di Milano o le torinesi Carlina, la Bussola, Biasutti e Davico; ma è la testimonianza in parte diretta ed in parte tramandatami dai miei genitori: Francesco era di casa e quando non lo era lui fisicamente, lo erano le sue opere ben rappresentate: la ragazza di Camparnaldo, il merlo, Sant’antonio abate, un dipinto dedicato a Georges Latour ed uno a Caravaggio con tutti gli aneddoti a questi dipinti legati.

Di li a sei mesi sarebbe stato il compleanno di mio padre e mia madre pensò di chiedere a Francesco, tramite il gallerista Silvano Gherlone,  un dipinto che rappresentasse Sant’Antonio abate il protettore degli animali. Tabusso esaudì il desiderio ed in un fitto bosco di betulle rappresentò Sant’Antonio con a fianco un grosso grasso maiale, ma, come la storia ci insegna, i committenti sono molto capricciosi ed a opera terminata gli venne richiesto, come fece Piero Soderini con Michelangelo per il naso del David, di rimuovere il maiale che a mia madre sembrava irriverentemente allusivo nei confronti di mio padre. Con un po’ di pennellate, quasi per incanto, il maiale si trasformò in un tronco di castagno segato alla base.
Come di consueto grandezza ed umiltà vanno di pari passo.


Per il dipinto rappresentante la ragazza di Camparnando, fu lo stesso Tabusso ad insistere con mio padre perché lo scegliesse per inserirlo nella sua collezione, quando lo dipinse si sentiva molto ispirato e lo stesso dipinto fu selezionato per rappresentare Tabusso nell’enciclopedia dell’arte. Tabusso dedicò la tela al sottoscritto con alcune parole di affetto sul retro.

Tra le opere pubbliche più prestigiose Tabusso realizzò a Milano una pala di 12 mt. X 8 mt. rappresentante San Francesco al Fopponino (Chiesa realizzata da Giò Ponti).
Quello che tutti sanno è che la pala è divisa in due parti e rappresenta San Francesco e Santa Chiara immersi in una natura che solo il Creatore può aver concepito. Otto trittici completano il percorso di San Francesco in preghiera, ma quello che non tutti sanno è quello che Francesco raccontò a mio padre andando a Milano per mostrargli la sua opera che, per dipingere una pala così alta, creò una imbragatura che gli consentisse di essere sospeso sopra la tela appoggiata al pavimento e che la macchinosità della vestizione lo obbligava a dipingere per diverse ore consecutive.

Mio padre spesso mi accompagnava nello studio di Tabusso in Corso Galileo Ferraris. L’odore dei colori era intensissimo e molto piacevole, ovunque c’erano tele appena iniziate e che mai avrebbe terminato, lavori terminati sui quali aveva iniziato a dipingere soggetti totalmente diversi, bozzetti, disegni, una modella si aggirava per lo studio ed era facile riconoscere gli occhi di molti dipinti di Tabusso negli occhi della modella stessa: occhi grandi ben delineati da una matita e riempiti con l’ombretto tanto da farli sembrare sgranati, quasi stupiti nell’osservare il mondo.

Allievo di Casorati, rappresentava un cesto di funghi in modo così evocativo da consentire alle papille olfattive dell’osservatore di restare coinvolte, dalle foglie, dal terreno umido e dai muschi sulla corteccia degli alberi. Ugualmente evocativi era il suo tomino di Rubiana, i salumi a pasta mista bovina e suina, la toma di lanzo, le mocette, le paste di meliga, il salame della rosa…..
La misticità dei suoi santi riportava ai loro sai intessuti a grossa grana che nulla concedevano di più che alla funzione di proteggerli dal freddo.
Le sue ragazze contadine lasciavano intendere che la loro bellezza o freschezza sarebbe appassita di lì a poco dal duro lavoro dei campi
Questo è un francobollo della grandezza di Francesco Tabusso che ha l’unico scopo di consegnarvi un’immagine assolutamente inedita.

 

Emanuele Farina Sansone

Foto Saroldi

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Marrone assessore alla Cultura – Sia reso merito a Giachino – Grazie Bepi

Marrone assessore alla cultura

Chi scrive ha conosciuto tutti gli assessori alla cultura della Regione Piemonte dal 1970 in poi ed ha quindi avuto l’opportunità di aver cumulato una bella esperienza. In molti casi ha collaborato, in altri ha polemizzato con loro. Potrei anche fare citazioni da cui mi astengo. L’unica assessora che non ho mai incontrato è l’ultima che non mi ha mai convocato o ritenuto di almeno conoscermi forse come decano del caravanserraglio dell’associazionismo torinese. Venne ad ascoltarmi ad Alessandria e forse la delusi. Non così è accaduto con Maurizio Marrone che venne almeno due volte a parlare e ad ascoltare al Centro “Pannunzio”. Ed anche di recente sono stato invitato al grattacielo di via Nizza per un utile scambio di opinioni. Fu il primo ad interessarsi fattivamente al ripristino della lapide di Mario Soldati ai Murazzi,  sempre oggetto di sfregi e scritte. Leggo le scemenze che vogliono insinuare su di lui per la difesa solidale della famiglia e della vita, anche se nessuno ha osato dire qualcosa di negativo come in passato. Tra l’altro è riuscito a far aprire al pluralismo il Circolo dei lettori, un sancta sanctorum della sinistra radical-chic. Il vasto consenso raccolto dimostra il suo radicamento e il duro lavoro realizzato. Non è stato un assessore ambiguo o inattivo e riuscì a suo tempo a risorgere ad un agguato burocratico che gli impose l’annullamento dell’elezione in Regione. Come Luca Beatrice, lo apprezzo da anni per la sua coerenza e la sua capacità di battersi per le cause in cui crede. Sarà un ottimo assessore alla cultura,  un incarico che i politici non amano perché avaro di voti. Che di aria nuova ci fosse bisogno in quell’assessorato è fuor di dubbio. Almeno dai tempi di Parigi che ha servito il suo partito in una candidatura di testimonianza non priva di dignità.
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Sia reso merito a Giachino

Non so se Mino Giachino di origini democristiane alla scuola di Donat Cattin sia stato un buon sottosegretario ai trasporti, ma certo fu e rimane un politico molto attivo e disinteressato alle clientele. Giachino molto più delle evanescenti madamine è stato il protagonista coraggioso della battaglia per l’Alta Velocità, tanto importante quanto trascurata per non sollevare il dissenso dei No Tav. Giachino ha esordito in una piazza Castello esorbitante di gente ricordando il Frejus e il Conte di Cavour, risvegliando il torpore di Chiamparino e del compianto Virano. La sua battaglia solitaria ha dato frutti. La sua non elezione in Regione rivela una certa ristrettezza dei vertici politici che non sanno riconoscere i meriti civici acquisiti sul campo.

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Grazie Bepi

Vedendo questa splendida fotografia di piazza Vittorio Veneto, è impossibile non ricordare che l’avv. Giuseppe Dondona liberò la piazza dal Carnevale e dalle fiere, restituendola alla storia e all’arte di Torino. Una scelta coraggiosa che riqualificò la città come il parcheggio sotterraneo costruito malgrado i nitriti di Vattimo e altri “intellettuali”.

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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

Via Roma pedonalizzata
E allora vogliono pedonalizzare l’intera via Roma al costo stratosferico di 12 milioni, un costo quasi mussoliniano: ma il Duce costruì rapidamente l’intera nuova via Roma, dando una via degna alla città (che fu capitale) e che ancora oggi rappresenta  la sua arteria migliore, sia pure nel degrado in cui vive e nella penuria dei grandi negozi di un tempo. Lei cosa ne pensa? Antonio Visconti

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Condivido tutto quanto ha scritto ed aggiungo di essere contrario allo spreco di denaro pubblico in un’opera inutile e anche dannosa. Inutile perché i portici ampi di via Roma rendono inutile pedonalizzare la via, a meno che non si voglia dare a qualche sfaccendato artista l’occasione di esibirsi nella via. Dannosa perché sconvolgerà il  traffico del centro. Questa somma va destinata ad altri scopi, in primis a colmare le buche che rendono impraticabili vie e marciapiedi. Io penso che un ingegnere concreto come il Sindaco abbia qualche perplessità verso un progetto che da’ lustro alla parte meno utile della sua maggioranza, quella che ragiona attraverso gli slogan.

 

Al via la “Call for Artists” indetta dalla storica “Eredi Borgnino”

Chiamata alle Arti … e agli Artisti in collaborazione con “Artàporter”

Anno di nascita, 1908. Oggi è “Cocktail Bistrò Boutique”. Due sedi, la prima incastonata in una location di grande fascino (ex fabbrica di pianoforti all’uopo riqualificata), in via della Rocca 10 H, a Torino; la seconda a Pinerolo, in via del Pino 6. Immagine simbolo, lo “scoiattolo” e la “mongolfiera” che vola alto. Al bancone, abile e creativo inventore di indimenticabili Cocktails, il “bar manager”torinese Andrea Dracos, vincitore della “Campari Bartender Competition 2015” con il suo “Torino Milano Via Novara”

 

Parliamo di “Eredi Borgnino”, canale di vendita al dettaglio di “Exica”, storica azienda torinese tra i leader nel settore ortofrutticolo in Italia e ne parliamo per una piacevole e lodevole iniziativa che coinvolge il mondo dell’arte, non solo subalpina, e la stessa futura immagine, il cosiddetto brand dell’azienda. Quale l’idea, quale l’iniziativa? Quella di lanciare una “Call for Artists” in collaborazione con“Artàporter”, piattaforma che crea connessioni fra artisti, spazi e brand per dare vita a “gallerie d’arte urbane” e a “progetti di comunicazione”. L’iniziativa, attiva fino al 30 giugno 2024, è rivolta a tutti gli artisti d’Italia: da pittori a graphic artists, da illustratori a fumettisti, senza limite d’età, genere o orientamento e con la possibilità di utilizzare anche l’“intelligenza artificiale”. A partire da subito, tutti gli artisti interessati potranno iscriversi attraverso la “piattaforma Artàporter” e il progetto creativo del vincitore si concretizzerà in un poster celebrativo che verrà poi declinato in “quattro diverse box” di “Eredi Borgnino”, in vendita nel periodo natalizio nei due punti vendita di Torino e Pinerolo.

Gli artisti partecipanti saranno liberi di esprimersi, integrando nelle loro opere o un dettaglio che ricordi, esaltandolo, il “logo aziendale” e i “due simboli” di “Eredi Borgnino” – lo “scoiattolo” e la “mongolfiera” – o che evochi il “tema del viaggio” nel mondo dei sapori della “frutta secca”. Sarà quindi il comitato di curatori di “Artàporter” e dell’“azienda Eredi Borgnino” a selezionare i tre finalisti che riceveranno rispettivamente un buono da 100 Euro, uno da 50 o un box regalo dell’azienda.

La collaborazione tra le due realtà torinesi proseguirà nel corso del 2024 con una “partnership” legata a “Diffusissima”, format di eventi che si svolge durante la “Settimana dell’Arte Torinese”, prevista quest’anno dal 19 ottobre al 3 novembre. In quest’ occasione, gli spazi del “Cocktail Bar e Bistrot” di via della Rocca, a Torino, verranno messi a disposizione degli artisti per esporre le loro opere.

“Fin da subito afferma Giuseppe Darrigo, direttore commerciale di ‘Eredi Borgnino’ –abbiamo accolto con grande entusiasmo la possibilità di collaborare con ‘Artàporter’. L’obiettivo è rendere la nostra azienda sempre più presente nell’ecosistema urbano, creando sinergie con altre realtà locali e sostenendo lo sviluppo della città di Torino in ambito turistico, artistico e culturale, che ha ancora moltissimo da offrire.

“Grazie ad imprenditori e manager illuminati – spiega, da parte sua, Massimo Gioscia, co-fondatore di ‘Artàporter’ – le aziende si trasformano in mecenati e danno agli artisti la possibilità di esprimere la propria creatività. La missione è riportare l’arte a dialogare con il mondo aziendale.

Per info: “Eredi Borgnino – Exica”, via della Rocca 10 H, Torino; tel.011/9617163 o www.erediborgnino.com

g.m.

Nelle foto: Il bar manager Andrea Dracos, esterni e interni “Cocktail Bar e Bistrot”

La rosa e il Texas

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

La raccolta di dati certi sulle etichette discografiche del garage rock americano anni ‘60 è sempre stato un vero ginepraio, con difficoltà assortite tra ricostruzione di sedi, produttori, sale di incisione, localizzazione del management etc.

Nei casi più complicati ed inestricabili risultava molto ostico persino raccogliere un qualche vago indizio geografico, tanto che in alcuni casi si rischiava di incappare in errori grossolani.

Non aiutava nemmeno cercare una qualche omogeneità nelle aree di azione delle varie bands, specialmente quando l’etichetta catalizzava l’attenzione di gruppi provenienti da stati diversi e limitrofi, senza criteri affidabili e senza un “fil rouge” che unisse le diverse bands.

Fortunatamente vi erano etichette che fin dal nome fugavano ogni dubbio di localizzazione, semplificando il lavoro di storici della musica rock sull’orlo della disperazione…

Tra questi “music label” vi era senz’altro “Ty-Tex” (successivamente Ty Tex Records”) che fin dal nome indica Tyler nello stato del Texas. Etichetta eterogenea con diversi stili, caratterizzata da qualità di incisioni per la verità non eccelse, guidata da Eula Anton negli anni tra 1960 e 1967; presentava fino al 1963 un logo con stato del Texas e una rosa nei colori argento (o bianco) e rosso, dal 1964 la semplice scritta rossa su campo argento (o variante con scritta scura su azzurro).

Alla facilità di localizzazione purtroppo non corrispondeva una altrettanto facile cronologia e la datazione delle incisioni risulta tuttora complessa e a tratti contraddittoria.

Si riporta qui di seguito la discografia finora definita, seguendo l’ordine alfanumerico a causa della suddetta difficile definizione cronologica:

– Ron Williams and The Customs “Sue Sue Baby / Empty Feeling” (TT-100);

– Guy Goodwin “Roll The Red Carpet Out / Nobody Going Nowhere” (TT-101);

– Ron Williams “I’ll Miss You So / I Garontee You Baby” (TT-102);

– The Antons “Larry’s Tune / Green Eyes” (TT-104);

– Zeroes “Twisting With Crazee Babee / Flossie Mae” (TT-105);

– Ron Williams “Wine, Wine, Wine / So Long, My Love” (TT-106);

– The Tonettes “Gee Baby / Friendship Ring” (TT-107);

– Guy Goodwin “You’re Right, I Will / Wheels A Hummin” (TT-108);

– Donnie Carl “Love And Learn / Do The Wiggle Wobble” (TT-110);

– Guy Goodwin “Where Sweethearts Never Part / Our Used To Be Home” (TT 111);

– The Sensors “Sen-Sa-Shun / Side Tracked” (TT 112);

– Donnie Carl with The Donnels “It Happened To Me” [part 1 & 2] (TT 113);

– Joe Baby and The Donnells “Little Sally Walker / I’m Gonna Move To The Outskirts Of Town” (TT 114);

– The Sensors “Rumble / Caravan” (TT 115);

– Guy Goodwin “A Taste Of Her Loving / A Little Foreign Car” (TT 116);

– The Sensors “Bat Man / Light Blues” (TT-117);

– Donnie Carl “You’ve Got It / Getting Over You” (TT 118);

– Donnie Carl “If You Want It That Way / Heart Attack” (TT-119);

– The Sensors “Honest I Do” [vocale / strumentale] (TT-120);

– Linda Burns “The Reason Why / And That Reminds Me” (TT-121);

– The Derbys “The Crow / A Different Woman Every Day” (TT-122);

– Ron Williams and The Trebles “Let’s Stop Wasting Time / So Fine” (TT-123);

– Ron Williams “Please Come Back / I’m Sending You A Pencil” (TT-124);

– One Eyed Jacks “Hang It Up / Down On My Knees” (TT-125);

– LARRY MACK “Last Day Of The Dragon / Can’t You See Me Crying” (TT-126);

– THE REVOLVERS “Like Me / When You Were Mine” (TT-127);

– THE REVOLVERS “Good Lovin’ Woman / Land Of 1000 Dances” (TT-128);

– Dana Black and The Revolvers “As Tears Go By / Your Love’s For Me” (TT-129);

– Floyd Jones “My Mother’s Prayer / Hero’s Welcome Home” (TT-130);

– Stan Gorman and The Revolvers “I Love Lovin’ You / Green Unicycle” (TT 131);

– Ron Williams “If I Could Stay Away From You / On Top Of Old Smokey” (TT-[7599]).

Gian Marchisio

“Suggestioni letterarie” ad Agliè

Sarà  il gruppo di scrittura dell’ASD di Castellamonte ad avviare, il 15 giugno, alle 17, le attività della sede dell’Associazione culturale I.RI.D.E, in via Principe Amedeo 15 ad Agliè. La neonata sede è  stata inaugurata lo scorso primo maggio dalla presentazione dell’opera restaurata di Domenico Buratti “La madre” ( 1906- 1910?), alla presenza del Segretario Generale alla Cultura Mario Turetta. Il restauro dell’opera è  stato eseguito da Sara Stoisa, restauratrice e art collection manager specializzata nella conservazione, gestione e archiviazione delle collezioni d’arte, e Annalisa Savio, restauratrice di Beni Culturali, ora impegnata nel restauro dei soffitti lignei e dei  mosaici del Duomo di Monreale.

Il 15 giugno si esibirà  un gruppo formato da Concetta Palato, Walter Kiesl e Roberta Vota, che proporranno suggestioni letterarie, alcuni brani inediti scritti durante le lezioni tenute presso la sede di Castellamonte dalla giornalista e autrice Debora Bocchiardo. Il breve saggio dal titolo “Suggestioni letterarie” sarà introdotto e concluso da una esibizione degli allievi di danza dell’ASD Il Volo. Il pomeriggio di letture, realizzato grazie alla gentile ospitalità del critico d’arte e scrittore, prof. Giovanni Francesco Cordero, direttore della rivista Iride e consigliere per l’arte contemporanea del ministro della Cultura Urbani, è frutto di una ricerca sensoriale su se stessi per rendere le descrizioni più accattivanti e vivide con la tecnica “show don’t tell”.

L’evento a ingresso gratuito si svolgerà presso l’ottocentesco cortile interno, tra rose, panche antiche e il piccolo ninfeo, una cornice che rende omaggio allo scrittore Guido Gozzano e che si addice ad un momento di pausa dalla quotidianità per dedicarsi alla lettura, all’arte, alla scrittura e alla danza.

 

Mara   Martellotta