CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 115

La Gam tributa un omaggio a Giovanni Anselmo

Ha partecipato a Luci d’artista. È recentemente scomparso

 

Giovedì 11 gennaio prossimo alle 18 la Gam, Galleria d’ArteModerna e Contemporanea, in occasione del Public Program diLuci d’artista 27, ospiterà una conferenza sull’artista recentemente scomparso  Giovanni Anselmo e sulla sua opera Orizzonti.

L’incontro sarà il momento per approfondire il lavoro di uno dei più grandi artisti del panorama internazionale  e analizzare la sua ultima opera creata appositamente per questa edizione di Luci d’Artista, un intervento pubblico nella città in cui ha vissuto e lavorato e che rimarrà per sempre un sego indelebile della sua poetica.

Sarà  ripercorsa la lunga carriera di Giovanni Anselmo sia da un punto di vista scientifico sia attraverso una narrazione personale capace di proiettare nuova luce su una figura già entrata nei libri d’arte e in grado di esercitare un’influenza enorme sulle nuove generazioni.

Parteciperanno al ricordo del maestro Chiara Bertola, direttrice della Gam, Francesco Arena, artista, Gloria Moure, storica dell’arte, critica e curatrice della grande mostra personale di Giovanni Anselmo al Guggennheim Bilbao che inaugurerà nel febbraio 2024, Lisa Tucci Russo della galleria Tucci Russo,  Elena Volpato conservatore e curatore della Gam; moderatore Antonio Grulli, curatore di Luci d’Artista.

Mara Martellotta

Saluzzo, un borgo romantico

Stradine, piccole piazze, chiese, balconi fioriti, una fortezza arroccata in cima, una atmosfera poetica decorata da storia e arte, questa è Saluzzo; molto di più di quello che ci si aspetta leggendola sulla guida, perché, pur essendo una miniatura, i contenuti sono considerevoli, la posizione suggestiva, grazie al Monviso che la domina, la ricchezza culturale sostanziosa

 Un perfetto set cinematografico, uno scenario dove ambientare film storici, ma anche storie d’amore dal sapore antico o dallo stile contemporaneo.

Una destinazione amata dai piemontesi, a cui generalmente dedicano una gita giornaliera, una meta irrinunciabile per i turisti che visitano il Piemonte.

Il Marchesato di Saluzzo risalente al XII secolo fu rigoglioso e fortunato, Manfredo, figlio di Bonifacio del Vasto diede vita ad una dinastia che durò per 14 regnanti. Il massimo splendore arrivòin seguito nel XV secolo durante il quale l’arte prosperava e si diffondeva floridamente.

Oggi Salusse, in lingua Piemontese,  è un comune di 17.200 abitanti della provincia di Cuneo, uno dei borghi medievali meglio conservati del Piemonte con bellezze urbane e artistiche di altre epoche come la settecentesca e  sofisticata Corso Italia che ci accoglie subito all’arrivo.

In entrata al curato ed elegante centro storico troviamo la Cattedrale di Santa Maria Assunta, terminata nel 1501 e attuale sede vescovile, semplice nella facciata, abbellita dalle statue di San Pietro e Paolo. E’ all’interno che esprime invece tutta la sua importanza grazie soprattutto ai diversi e magnifici dipinti e una struttura maestosa. Andando avanti verso Piazzetta dei Mondagli troviamo Casa Pellico, dove nacque e visse l’autore de Le mie prigioni. All’interno del museo molti sono i ricordi e i manoscritti appartenuti  famoso letterato e intellettuale dell’800.

Proseguendo in salita per le antiche e deliziose stradine e seguendo le indicazioni che portano  al castello, troviamo il Palazzo Comunale e all’interno la Pinacoteca Matteo Olivero.

Dopo poco finalmente ecco La Castiglia, in posizione dominante, nel punto più alto della città.  Simbolo di Saluzzo e teatro di molteplici vicende storiche, fu il vanto residenziale del Marchesato ma vide anche periodi di degrado e abbandono quando dopo il XV secolo diventò prima caserma e poi prigionefino alla fine del secolo scorso. Oggi ospita tre percorsi museali: quello della Memoria Carceraria, la Civiltà Cavalleresca e l’esposizione permanente delll’IGAV.

Riprendendo il sentiero, suggestivo e di antica bellezza, sono diverse le chiese di storico e artistico interesse che si incontrano,meritano indubbiamente una visita San Giovanni e San Bernardo.

Di singolare fascino ed eloquente per rivivere la ricchezza della vita nobiliare del Marchesato in epoca rinascimentale, è Casa Cavassa, antica residenza di Galeazzo Cavassa oggi Museo Civico.

A completare e deliziare la visita di questo luogo incantato sono le pasticcerie che espongono in vetrina attraenti creazioni e  diversi ristoranti dove gustare le specialità del posto.

A fine primavera e all’inizio dell’estate diverse sono le manifestazioni che animano questo centro artistico e romantico: a maggio la Fiera dedicata all’antiquariato, arte e artigianato, a giugno la festa della birra con C’è Fermento e a luglio il Marchesato Opera Festival, rassegna di concerti ed eventi culturali.

Maria La Barbera

La Venaria Reale: quasi 34.000 visitatori dal 26 dicembre al 7 gennaio

Dopo i 450.000 turisti del 2023. Le principali mostre del 2024

Dopo i grandi numeri dell’anno appena passato (445.598 visitatori in
295 giorni di apertura, più 30% circa rispetto al 2022) e il successo di
presenze nel periodo natalizio con 33.875 turisti paganti (con le
aperture continuative dal 26 dicembre al 7 gennaio anche in orario serale delle
Sere di Natale alla Reggia e i vari eventi collaterali: un incremento di 4.000
rispetto al 2022), La Venaria Reale si appresta a vivere il 2024 all’insegna
di grandi mostre secondo un programma che già si preannuncia
imperdibile.

Tra gli eventi espositivi principali si può
annunciare per fine marzo la grande mostra
alle Sale delle Arti Napoli a Torino. La
Venaria Reale invita il Museo di
Capodimonte (titolo provvisorio) sui capolavori
delle collezioni artistiche di Capodimonte.
Oltre sessanta meravigliose opere e
stupefacenti dipinti provenienti dalle maestose
collezioni Farnese e Borbone che
annoverano autentici Maestri come
Caravaggio, Tiziano, Masaccio e
Parmigianino per citarne alcuni.

La mostra è resa possibile grazie all’intervento del Ministero della Cultura in
collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte in virtù di un
rapporto eccezionale ed esclusivo tra prestigiosi enti culturali di valenza
internazionale.

A seguire, per fine aprile si terrà Glassstress: grandi artisti e
designer contemporanei italiani ed internazionali in dialogo con i
maestri vetrai di Murano lungo il percorso di visita della Reggia, in
collaborazione con la Fondazione Berengo nell’ambito della Biennale Arte di
Venezia.

Nei Giardini della Reggia a maggio è previsto il Festival Green Art. Le
forme della natura nelle forme di un giardino con opere di dieci artisti
internazionali capaci di far apprezzare e risaltare il rapporto tra arte
contemporanea e magnificenza del giardino.

A fine ottobre è in programma alle Sale delle Arti la mostra su William
Blake, in collaborazione con la Tate di Londra, che chiuderà degnamente la
trilogia dedicata alla celebre produzione artistica romantica inglese iniziata
con le esposizioni su Constable e Turner.

Infine il Consorzio sta attuando i dovuti passi per prevedere per il prossimo
autunno la mostra Tolkien. Uomo, Professore, Autore.
Oltre al consueto palinsesto culturale della Reggia, fra gli eventi
istituzionali più eclatanti che saranno ospitati nel corso dell’anno si
devono senz’altro menzionare ancora il summit del G7 dedicato ai temi della
Natura e dell’Ambiente, previsto ad aprile, e la spettacolare partenza del
Giro d’Italia che avverrà dalla Reggia il 4 maggio.

La Venaria Reale resterà aperta anche il mese di febbraio
presentando una divertente novità: gli eventi di Scherzo previsti dal 10 al
13 febbraio in coproduzione con la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani di
Torino.

Per informazioni: lavenaria.it – residenzerealisabaude.com

Musei Reali, bilancio di un anno e nuovi progetti

All’alba del nuovo anno, i Musei Reali di Torino guardano al 2023 attraverso i numeri.

Il bilancio che ne deriva conferma la posizione di prestigio dell’istituzione torinese, che risulta tra le più apprezzate e visitate a livello nazionale.

Sono infatti 626.359 le persone che, nel 2023, hanno ammirato le collezioni e le proposte espositive dei Musei Reali, superando di 168.422 (+ 36%) il dato del 2022.

Particolarmente premiata dal pubblico (25.000 visitatori) è stata la mostra A tu per tu con Leonardo. Il genio e il suo tempoche, dal 7 aprile al 9 luglio, ha raccontato la vita e il tempo di Leonardo attraverso il prezioso nucleo della Biblioteca Reale, tredici disegni autografi e il Codice sul volo degli uccelli, affiancati da una preziosa selezione di opere dalle collezioni dei Musei Reali.

Molto gradita è stata anche l’Estate Reale, il programma connesso ai percorsi museali e alle mostre temporaneeattraverso il filo conduttore della musica che ha visto alternarsi, ai Giardini Reali e al Teatro Romano, concerti e performance.

Il successo dei Musei Reali è proseguito anche durante le feste natalizie con 40.908 visitatori tra sabato 23 dicembre e domenica 7 gennaio 2024, che conferma la crescita rispetto a quanto totalizzato nello stesso periodo dello scorso anno. L’esposizione temporanea nelle Sale Chiablese, Africa. Le collezioni dimenticate, è stata ammirata da 2.870 persone e sarà aperta fino al 25 febbraio.

Il 2024 si apre con la prosecuzione della mostra dossier Giulia & Tancredi Falletti di Barolo collezionisti, in occasione del bicentenario della nascita del Distretto Sociale Barolo. Fino al 7 aprile, la rassegna curata dai Musei Reali in collaborazione con l’Opera Barolo, celebra i marchesi Giulia e Carlo Tancredi Falletti di Barolo, personalità di spicco della società piemontese del XIX secolo, illustrandone il gusto collezionistico, le committenze e gli interessi culturali, ricostruendo il nucleo originario della loro raccolta attraverso una selezione tra le 45 opere d’arte anticadonate nel 1864 con lascito testamentario alla Regia Pinacoteca, oggi Galleria Sabauda, esposte in dialogo con dipinti e sculture un tempo parte della stessa collezione.

La primavera ai Musei Reali propone un ricco programma d’iniziative.

 

Dal 23 marzo al 28 luglio, nelle Sale Chiablese si tiene una mostra dedicata al pittore Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, protagonista della scena artistica italiana nella prima metà del Seicento. Perno del percorso espositivo è il nucleo di opere appartenenti alle collezioni della Galleria Sabauda e della Biblioteca Reale, accostate a dipinti, disegni, incisioni in prestito da musei e collezioni italiane e internazionali. In particolare, la mostra sviluppa il tema del mestiere del pittore, nelle sue relazioni con la committenza, con il mercato e con il pubblico, inserendo il percorso creativo e stilistico dell’artista nel quadro più ampio e intrecciato delle dinamiche economiche e sociali del suo tempo. 

Dal 28 marzo al 30 giugno, l’appuntamento con Leonardo da Vinci in Biblioteca Reale è dedicato quest’anno all’Autoritratto, il percorso espositivo, che si giova anche di prestiti prestigiosi, ne delinea la storia dalla sua genesi, quale testamento umano e spirituale, alla sua diffusione a partire dal Cinquecento, quale rappresentazione universale che Leonardo ha scelto di lasciare di sé alle generazioni future, fino a divenire, nell’età contemporanea, icona globale del genio da Vinci.

Per i 300 anni dalla nascita del Museo di Antichità, dal 23 aprile al 10 novembre 2024, lo Spazio Scoperte della Galleria Sabauda ospita l’esposizione La scandalosa e la magnifica. 300 anni di ricerche in Piemonte su Industria e sul culto di Iside, un viaggio attraverso la città romana di Industria, la città “mercato sul Po”, le cui sorti archeologiche hanno accompagnato la storia e le vicende del museo torinese e del casato sabaudo, tra le più antiche attestazioni in Italia del culto di Iside, dea orientale definita “La scandalosa e la magnifica” nell’Inno del III-IV secolo a. C. rinvenuto a Nag Hammadi, in Egitto. Dalla Iside Cabalistica, opera seicentesca presente nelle collezioni del duca Carlo Emanuele I, si approda a Industria-Bodincomagus, città romana alpina dalle forti connotazioni cosmopolite che lega culti locali, orientali, rapporti economici e culturali con l’Egeo orientale.

Alessandro Valabrega presenta “Andante con moto”

12 gennaio 2024

 

Il giornalista torinese e poeta Alessandro Valabrega presenterà il suo volume di poesie “Andante con moto” nell’ambito del DF Talk di venerdì 12 gennaio 2024 alle 18:30 presso il centro servizi Vol.To, in via Giolitti 21,  a Torino. Nella presentazione dialogherà insieme alla giornalista Mara Martellotta.

Incontro trasmesso in diretta Facebook www.facebook.com/PolisPolicy

www.facebook.com/taglimagazine

Un inno alla poesia delle cose semplici l’ultimo film di Wim Wenders

“Perfect days” sugli schermi

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

C’è un vasto cielo sopra Tokyo, e poi il verde degli alberi e il traffico congestionato, punteggiato dalle luci delle tante auto, gli ingorghi delle sopraelevate nell’andare e venire della giornata. C’è un altro angolo, del tutto appartato, alla periferia della metropoli, che appare come un altro mondo, il protagonista Hirayama e la sua casa, semplice e disadorna, dove ogni oggetto superfluo è bandito. Siamo dentro a “Perfect days” che il tedesco Wim Wenders – l’autore mai troppo lodato di capolavori come “Paris, Texas” (1984) e “Il cielo sopra Berlino” (1987) – ha costruito nella capitale nipponica, esattamente a trentotto anni dal suo “Tokyo-ga”. Come in una sorta di religiosa ritualità, esatta, particolareggiata sino alla virgola nella prima ora di proiezione (poi le azioni si diraderanno), guardata in ogni atto, in ogni più minuta azione, specchio umano delle piccole cose, Wenders segue Hirayama – e il suo interprete, Koji Yakusho, eccezionale, cui al festival di Cannes dello scorso maggio è stato decretato il Palmarès quale migliore attore -: un ventaglio di sorrisi impercettibili, per un uomo, sessant’anni più o meno,  che con troppa fretta potrebbe esser definito senza qualità, di lacrime trattenute, di inchini e gentilezze, rispetto del proprio lavoro e della cosa pubblica, l’affetto verso una nipote che gli capita dal nulla all’improvviso, il desiderio di ricostruire i ponti tagliati e un passato scalfitto all’interno della famiglia, l’amore per la musica (dalle musicassette arrivano le voci di Lou Reed e Patti Smith, di Otis Redding e dei Velvet Underground, di Nina Simone e di Van Morrison, la colonna sonora del film che sa di sospirata giovinezza e di riscoperta) e le piccole piante che cattura dai terreni della città, l’amore per i libri e la lettura (da una libreria si porta a casa William Faulkner e Patricia Highsmith).

Lo segue: nel prolungarsi del silenzio, l’alzarsi il mattino e riordinare futon e coperta, i denti da lavare e la barba da fare, la cura delle piante, la tuta da indossare, gli oggetti da raccogliere accanto alla mensola accanto all’ingresso – l’orologio le monete le chiavi di casa e dell’auto – riposti in bell’ordine la sera precedente, il caffè alla macchinetta davanti a casa, l’accensione del motore, la musica e il tragitto. Il silenzio e il frastuono, il caos, il disordine. Poi il posto di lavoro: Hirayama opera per conto di un’impresa nella pulizia dei gabinetti pubblici della città, ambienti di radiosa ipertecnologia, vere e proprie meraviglie di design poste a fianco di giardini e di viali alberati, che a suon di spazzoloni bacinelle disinfettanti spugne rende puliti come in casa nostra non ci si può immaginare. Un lavoro fatto con scrupolo, con ricercata meticolosità, con disciplina. E poi i brevi incontri, sempre fatti di poche parole: gli aiutanti che arrivano e spariscono, il bambino che si è perso e ritrovato e la madre che nemmeno lo ringrazia, il gioco del tris lasciato in un bagno da uno sconosciuto che lui continua e conclude, gli avventori di una sorta di trattoria in cui è solito andare per farsi uno spuntino, l’incontro con un uomo malato di tumore che potrebbe essere l’ultimo; l’appuntamento fisso con un bagno pubblico per ripulirsi e il ritorno a casa, il bucato in lavanderia, un giro in bicicletta e una corsa ai giardini per fotografare con una vecchia macchina, analogica, in un rigoroso bianco e nero, l’intreccio delle nervature delle foglie e il tetto degli alberi, una corsa dal fotografo per lo sviluppo, il libro alla luce di una semplice lampada la sera.

Per ricominciare il giorno dopo. Wenders descrive la bellezza della ripetuta quotidianità, la poesia raffinata delle ripetizioni, siano raccontate sotto il calore del sole o sotto la pioggia. Per Hirayama sono “giorni perfetti”, tutti da vivere. Tutti pieni di serenità e di calma. Spiega ad un certo punto Hirayama alla nipote: “Il mondo è fatto di tanti mondi, alcuni s’incontrano, altri rimangono in disparte”; ecco, lui è quel mondo in disparte, di una solitudine tutta particolare, diremmo fiera, fanciullescamente caparbia, in perfetto e sperimentato equilibrio, dove trova spazio anche il sorriso e le abitudini sono l’essenza che rinfranca, la bellezza di quei luoghi in cui lavora si riverbera nella bellezza della propria vita, tranquilla, accompagnata per mano, in ogni più semplice azione. Di ogni giorno.

Non cercate una trama, non ci sono scene ad effetto, godetevi le tante tracce e le suggestioni che Wenders – e il suo grandioso attore – sanno creare, l’amore per le piccole cose che invade lo schermo e l’amore per il lavoro umile. Godetevi la fotografia di Franz Lustig. Godetevi i 123 minuti di proiezione, tutti quanti. Non sono immagini vuote, ripetitive, banali e alla fine pronte a scivolare nella noia, non è un’idea che non riesce a prendere il volo: anzi. Non vi capiterà mai di guardare l’orologio. “Perfect days” (che il Giappone presenta agli Oscar prossimi in corsa come miglior film straniero) è un inno alla poesia, alla semplicità dell’animo, alle emozioni lasciate timidamente trasparire, alla Bellezza ricercata ogni giorno, a quel Bene che forse non esiste nemmeno più. È la visione dell’esistenza da parte di Wenders: lui, arrivato a settantotto anni oggi il mondo lo vede così. E su Tokyo c’è ancora un vasto cielo.

Lagrange, un monumento per il “sommo geometra”

Alla scoperta dei monumenti di Torino Joseph Louis Lagrange, nacque a Torino il 25 gennaio del 1736. All’età di quattordici anni si iscrisse all’Università per intraprendere gli studi giuridici, ma la passione e l’interesse per la matematica furono talmente forti che si dedicò completamente alle materie scientifiche

La statua, collocata al centro di Piazza Lagrange, rappresenta il matematico in piedi, in posizione eretta su un alto basamento con indosso abiti borghesi. Il viso di Luigi Lagrange è leggermente chino, mentre con la mano destra tiene quel che rimane di una matita, e con la sinistra dei fogli piegati; a terra vicino alla gamba destra vi sono dei libri impilati.

 

Joseph Louis Lagrange, nacque a Torino il 25 gennaio del 1736 da Giuseppe Francesco Lodovico Lagrange (tesoriere dell’Artiglieria del Re di Sardegna), e da Maria Teresa Grosso (figlia unica di un medico benestante di Cambiano). All’età di quattordici anni si iscrisse all’Università per intraprendere gli studi giuridici, ma la passione e l’interesse per la matematica furono talmente forti che si dedicò completamente alle materie scientifiche (geometria, fisica e matematica) abbandonando completamente la giurisprudenza. Professore di matematica alla scuola d’artiglieria a soli 19 anni, fu tra i fondatori, insieme a Francesco Cigna e Luigi Saluzzo, della Regia Accademia delle Scienze di Torino; in contatto con Eulero, venne anche iscritto tra i soci dell’Accademia di Berlino.

All’età di ventotto anni vinse il premio dell’Accademia di Parigi per la migliore opera sulla librazione della luna mentre a trentanni lasciò il Piemonte per sostituire Eulero alla presidenza dell’Accademia di Berlino. Rimase nella città una ventina d’anni, poi si trasferì definitivamente a Parigi, chiamato per invito di Luigi XVI dall’Accademia delle Scienze come “pensionato veterano”.Nel corso della sua carriera compì ricerche di fondamentale importanza sul calcolo delle variazioni, sulla teoria delle funzioni e sulla sistemazione matematica della meccanica; svolse inoltre studi di astronomia, trattando soprattutto il problema della mutua attrazione gravitazionale fra tre corpi.Visse e operò (come detto prima) per ventuno anni a Berlino e per ventisei a Parigi e nel 1788 pubblicò la sua più importante opera, il testo Mécanique analytiquesi spense a Parigi il 10 aprile 1813.

Nel luglio del 1856 (una quarantina di anni dopo la morte), per iniziativa di alcuni rappresentanti dell’Accademia delle Scienze di Torino, venne lanciata dai giornali una pubblica sottoscrizione di raccolta fondi per realizzare un monumento in onore del “sommo geometra” ( siccome a Firenze si era realizzata la statua a Galileo Galilei e a Milano quella di Bonaventura Cavalieri, Torino non voleva essere da meno nei confronti di un degno rappresentante delle scienze matematiche). La realizzazione della statua venne inizialmente commissionata a Vincenzo Vela ma in seguito Giuseppe Albertoni subentrò alla commessa e vi lavorò tra 1865 e il 1867, circa una decina di anni dopo l’inizio della sottoscrizione. La commissione individuò piazza Bonelli, detta oggi Lagrange, come luogo più idoneo per ospitare la statua e nella seduta del 13 marzo 1865 la Giunta municipale sostenne e approvò la proposta decidendo anche che il nuovo nome della piazza dovesse essere omonima al monumento da collocarvi.

Riguardo alla posizione della statua nella piazza, due mesi prima dell’inaugurazione, Municipio e Commissione si confrontarono su due punti di vista opposti: il Municipio proponeva che fosse posta con il viso rivolto verso piazza Carlo Felice, mentre la Commissione voleva che fosse rivolta verso la via che portava il suo nome (via dei Conciatori, detta Lagrange dal 1860) e dove era posta la casa in cui abitò per molti anni l’illustre matematico. Dopo una serie di dibattiti e confronti, la Commissione ebbe la meglio ed il monumento venne posizionato in centro alla piazza, rivolto verso via Lagrange.

Il giorno dell’inaugurazione, l’ufficiale scoprimento della statua venne anticipato da una adunanza letteraria presso la Reale Accademia, dove intervennero eruditi da tutte le parti d’Italia per disquisire non soltanto sui meriti scientifici di Lagrange, ma anche su ogni sorta di argomento ed impegnarono l’attenzione della folla per diverse ore. Si parlò di un saggio sulla parola “Plebiscito”, si tenne una lezione sulla pressione atmosferica e sulla comunanza d’origine dei popoli indo-europei ed infine si discusse anche del primato del Piemonte nella letteratura drammatica. Lo stesso giorno dell’inaugurazione il monumento venne ufficialmente consegnato al Municipio. Non si hanno informazioni attendibili sul lavoro di realizzazione del monumento.

 

Simona Pili

 

“Le storie escono dai libri”

Finite le feste in bellezza per le famiglie che hanno scelto di portare i bambini alle Fonderie Limone di Moncalieri allo spettacolo di Silvano Antonelli, I brutti anatroccoli per la serie :”Le storie escono dai libri” con la compagnia Stilema.
Le storie sentite dalla voce di un attore rimangono nell’ immaginario e nel tempo, ancora di più se legate ad uno spettacolo animato ed interpretato con naturalezza e partecipazione, aiutano i piccoli spettatori all’ avvicinamento sia alla letteratura infantile, sia al teatro, ottima scelta educativa e un ora e mezza di spettacolo scorrevole e piacevole per i nonni è un po’ tornare bambini.

GD

Rock Jazz e dintorni a Torino: Laura Pausini e Raiz

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al teatro Alfieri la ritorna la PFM riproponendo il sodalizio con Fabrizio De Andrè.

Mercoledì. Al Blah Blah suonano i Sulphureum. Al teatro Alfieri si esibisce Fabio Concato.

Giovedì. Al Jazz Club suona l’Entanglements Trio. All’Hiroshima Mon Amour tributo a De Andrè offerto da Alberto “Napo” Napolitano. Al Dash sono di scena i Liquid Jazz. Al Cafè Des Arts si esibisce il cantautore Leonardo Gallato.

Venerdì. Al Cap 10100 è di scena >Eman. Al Pala Alpitour primo di 2 concerti consecutivi per Laura Pausini. Al Blah Blah suonano gli Oreyeon. Allo Ziggy si esibiscono i Nocturnal Depression.

Allo Spazio 211 suona la Rhabdomantic Orchestra. Al Circolo Sud è di scena Ila Rosso. All’off Topic si esibisce il rapper Jaku. All’Imbarchino suonano i The Wends.

Sabato. Documentario biografico e set acustico per l’americano Scott “Wino” Weinrich paladino del “metal” al Kontiki. Al Folk Club suona il quintetto della vocalist Zoe Francis e il chitarrista  Jim Mullen. Alla Suoneria di Settimo Raiz rende omaggio a Sergio Bruni. Al Circolo della Musica di Rivoli suonano i Darzava Wave. Al Blah Blah sono di scene i Fratelli Borgazzi.

Pier Luigi Fuggetta

“La Ferrovia” al centro dei “Dialoghi tra prosa e poesia”

 In programma presso Diagon Hall il 17 gennaio 2024

Andrà in scena il 17 gennaio 2024 presso la nuova sede dell’ARTeficIO, Diagon Hall, alle ore 19, nell’ambito dei ‘Dialoghi tra prosa e poesia’, l’incontro condotto da Gian Giacomo della Porta e da Jacopo Marenghi sul tema della ferrovia.

La ferrovia, da sempre, è un simbolo non soltanto letterario, ma che è stato capace di ispirare anche il mondo artistico legato in particolare all’universo della pittura. Se verso la metà dell’Ottocento il treno era ormai diventato il simbolo dello sviluppo industriale, dal carattere inarrestabile e molto rapido, nelle tele ricordiamo il pittore inglese William Turner che in un dipinto del 1844, diede significato al treno attraverso la pioggia, il vapore e la velocità. Nella sua tela la forza del treno che procede dritto sulle rotaie, non cede alla forza distruttrice della tempesta in corso, che sembra piegare quasi tutto, eccetto il treno stesso. È come se si trattasse di uno scontro tra due potenze in cui nessuna intende cedere: il treno a non cedere alla forza della natura procedendo sulla sua strada. Questo tema, in campo pittorico, è stato ripreso da Claude Monet che, nell’inverno del 1876, aveva preso in affitto un monolocale nella zona del Pont de l’Europe, un quartiere parigino in cui si trovava la Gare Saint Lazare, che trovò ricca di fascino e suggestione. Era attratto dai treni, dalle imponenti sagome nere in arrivo e in partenza, dalle rotaie di ferro, a volte sinuose, paragonabili a direttrici prospettiche. Era anche affascinato dall’aspetto aereo delle travature di ghisa, molto pesanti, ma dalle fattezze leggerissime, e dal fumo che usciva dalle locomotive e che andava a mescolarsi con le nebbie della città, creando giochi di luce e di colori. Tutti questi elementi spinsero Monet a dipingere una serie di oli in cui l’atmosfera della stazione era rappresentata in diversi momenti della giornata.

Guardando i binari, spesso ci coglie un senso di ignoto, come è capitato a Harry Potter salendo su quel treno che è una porta di accesso al mondo della magia.

È capitato anche a Poirot, personaggio di Agatha Christie, in “Assassinio sull’Orient Express”, in cui il treno diventa simbolo della clessidra del tempo che ci è concesso. A volte la vita, a volte una semplice storia da ricomporre.

La ferrovia è presente anche nelle storie che simboleggiano il fascino dell’Ovest americano, dove famiglie intere corrono sui binari alla ricerca della Terra Promessa. La ferrovia diviene simbolo di fuga e contemporaneamente di un nuovo inizio.

Le ferrovie hanno segnato epoche intere, sono state mezzo di conquista e disperazione. Ne sanno qualcosa gli indiani d’America che, dopo una strenua difesa, hanno dovuto lasciare le loro terre per far posto, spesso, alla costruzione delle grandi ferrovie, la nuova civiltà dei bianchi.

Nel corso dell’incontro si affronteranno questi temi attraverso le storie e le poesie di alcuni grandi autori, racconti ed emozioni impregnati di mistero, gioia e malinconia, gli stessi sentimenti che proviamo quando ci troviamo a guardare la partenza di un treno che non sappiamo se tornerà o, se lo farà, percorrendo lo stesso binario.

Mara Martellotta