CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 114

Dal Monferrato alla Valstrona e alla Real Casa torinese

Facino, figlio di Emanuele Cane proconsole di Casale Monferrato nel 1387 proveniente dalla Val Polcevera genovese, era al servizio dei duchi di Milano Giovanni Maria e Gian Galeazzo Visconti.

Signore di Cuccaro, Ottiglio, Gavi, Borgo San Martino, Biandrate e Novara sposò in prime nozze Beatrice Lascaris nel 1398. Duchessa di Milano, contessa di Tenda, signora di Casale Monferrato, di Abbiategrasso e Binasco, Beatrice in realtà era figlia del condottiero casalese Roggero al servizio del cugino Facino il quale, dopo le famose imprese nell’Italia settentrionale, fu costretto a ritirarsi nel castello di Pavia dove morì nel 1412. Lasciò l’immenso patrimonio di 400000 ducati e il forte esercito alla moglie con clausola di risposarsi con Filippo Maria, figlio di Gian Galeazzo e Caterina Visconti, favorendone la successione al ducato di Milano. Per il troppo potere acquisito o per sottrarle i beni, Beatrice fu accusata ingiustamente di adulterio e decapitata nel castello di Binasco con il presunto amante nel 1418, ricordata sulla lapide posta all’ingresso del maniero. La tragedia lirica dell’eroina romantica, donna, sposa e vittima sacrificale musicata da Vincenzo Bellini su libretto del genovese Felice Romani che aveva debuttato nel 1833 con scarso successo alla Fenice di Venezia, fu utilizzata nel 1840 per l’inaugurazione del teatro dei nobili di Casale, società dei 16 cavalieri che aveva ricostruito il teatro cittadino su disegno dell’abate spoletino Vitoli, inaugurato nel 1791 con l’opera buffa “la moglie capricciosa”, mediocre rappresentazione del napoletano Vincenzo Fabrizi. Della società facevano parte il conte Alberico Pico Gonzaga, marchese Giuseppe Della Valle, conte Ottavio Magnocavallo e i marchesi Gozzani Giovanni Battista di San Giorgio e Luigi Gaetano di Treville. Per i 600 anni dalla morte di Beatrice, l’opera in forma di concerto fu rappresentata nel 2019 a Milano, Abbiategrasso, Binasco, Tenda e  Casale con la partecipazione della compagnia del Passo Antico di Binasco e del Casale Coro.
Giovanni Cane, discendente di Facino, acquistò il feudo della Torre di Monromeo di Serralunga di Crea da Giovanni Battista Forni e ne fu investito nel 1553. Il Forni ne era stato investito dalla marchesa Anna d’Alencon nel 1538. Alla morte di Giovanni Battista, figlio di Giovanni, il feudo fu ereditato da Fabio Cane conte palatino, investito per procura nel 1575. Dalla moglie Ginevra Sannazzaro dei conti di Giarole ebbe una figlia, Anna Vittoria Cane che portò in dote la contea di Monromeo al matrimonio con il medico Curzio Magnocavallo dei conti di Cuccaro e Varengo. Curzio fu vittima del tremendo fatto d’armi del 1662 avvenuto davanti al palazzo del governo a causa delle soventi liti tra antica e nuova nobiltà, con i sostenitori dei Mossi di Morano e Magnocavallo da una parte e degli Ardizzone e Scarampi dall’altra. Alessandro e Giacomo Sannazzaro, sostenitori degli Ardizzone, ferirono a morte Curzio. Messi al bando, furono mandati in esilio dal duca Carlo II° Gonzaga-Nevers.
Ne fu coinvolto anche il 10° conte di Camino Geronimo Scarampi, poi perdonato dalla vedova Anna Vittoria, il quale cedette nel 1691 il feudo di Pontestura ai marchesi Gozzani di Treville Carlo Antonio vescovo di Acqui, Giacomo Bartolomeo vice presidente del senato monferrino, Giovanni Battista vicario generale di Casale e  Antonino di San Giorgio. Nel 1684 il feudo di Monromeo era stato acquistato con un prestito di 4200 fiorini depositato alla comunità di Serralunga di Crea tramite il tenente Cerrano al servizio dei Gonzaga, rogato dal notaio Giacomo Porta suocero del ricco cugino Francesco Gozzano di Cereseto. La proprietà passò a Francesco Bernardino Gozzano, genero di Francesco Perracino procuratore di Giacomo Bartolomeo. Bernardino, figlio del notaio casalese Antonio, fu l’ultimo della famiglia che si trasferì in Monferrato cedendo la casa padronale al comune di Luzzogno come da atto rogato dal notaio Albergante di Omegna nel 1709. La pronipote contessa Teresa Gozzani, figlia di Giovanni Battista e della contessa Petronilla Callori di Vignale, fu l’ultima residente della famiglia a Monromeo.
Cugini dei più famosi marchesi, utilizzarono il loro stemma ancora oggi visibile sul banco di preghiera nel duomo di Casale e infeudati di Ponzano dai Savoia per meriti militari. Molti anni dopo altri discendenti dei Gozzani  tramandarono le antiche storie di famiglia tramite i matrimoni con Isabella di Giulio Cesare Lascaris presidente del senato monferrino e conte di Castellar di Ventimiglia, con Giacinto Magnocavallo dei conti di Varengo e con Giuseppina Sannazzaro dei conti di Giarole.
Una linea monferrina dei Cane fu costretta nel 1358 a lasciare la loro terra perché vessati dalle angherie del marchese del Monferrato e si rifugiarono nella Valle Anzasca, dove intrapresero l’attività di cercatori d’oro. Ormai ricchissimi, furono scacciati perché considerati stranieri, sfruttatori e prepotenti. Discesi dal monte Massone, giunsero nel 1425 a Chesio nel comune di Strona come Luzzogno, luogo di origine dei conti Gozzano. Durante la nuova attività pastorizia scoprirono un filone di materiale ferroso in località Frera sull’Alpe Loccia e si associarono alla ricca famiglia Gianoli di Chesio proprietari dell’Alpe per l’estrazione del ferro, delimitando l’ambito minerario con le loro iniziali scolpite sulla roccia. Esaurita la miniera, la società Cane-Gianoli si trasferì in Valchiusella di Ivrea a fine 1600 dove attivarono una fonderia di ferro, alimentando così il grande negozio di ferramenta a Torino e diventando fornitori del principe Amedeo di Savoia con brevetto del 1715.
Una ipotetica immagine di Facino Cane si trova nel castello di Masino nel Canavese, olio su tela di pittore anonimo del XVII° secolo. Una antica fusione in bronzo, custodita da molte generazioni nella propria casa di Luzzogno da Pietro Cane (*1939) discendente dai cercatori d’oro emigrati dal Monferrato, rappresenta una significativa e inedita immagine di Facino Cane.
Armano Luigi Gozzano 

La retrospettiva dedicata a Marlon Brando nel 42° TFF diretto da Giulio Base

È dedicata a Marlon Brando la grande retrospettiva del 42° Torino Film Festival che si terrà dal 22 al 30 novembre 2024, per la prima volta diretto da Giulio Base.

Dopo la mia nomina ho iniziato a lavorare subito al mio progetto di TFF e ho immaginato un importante omaggio a Marlon Brando, forse il più grande attore di sempre, nessuno come lui ha lasciato unimpronta così potente nella storia del cinema, è il modello a cui guardano gli interpreti di tutto il mondo racconta Giulio Base, direttore del TFF. Nel centenario della nascita, mi sembrava giusto e doveroso dedicare unampia retrospettiva a colui che ha rivoluzionato larte della recitazione, lasciando un segno indelebile non solo nellimmaginario filmico ma generando personaggi diventati icone del costume”.

 

Con lannuncio di questa retrospettiva inizia a definirsi la direzione di Giulio Basesottolineano Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino. La scelta di un omaggio dedicato a Marlon Brando unisce passato e presente e ripercorre tutta la carriera di uno dei più grandi attori di tutti i tempi, sovente controverso ma sempre attuale. I migliori auguri al direttore e a tutto lo staff del TFF per questa nuova edizione”.

Bottero, il “papà” della Gazzetta del Popolo

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Alla scoperta dei monumenti di Torino / Oggi parleremo del monumento dedicato al giornalista e politico italiano Giovanni Battista Bottero, situato in Largo IV Marzo meglio conosciuta come piazzetta IV Marzo. (Essepiesse)

Su un ampio basamento in pietra al lato del giardino, verso il Duomo, si erge la figura in bronzo di Giovanni Battista Bottero. L’uomo è rappresentato in piedi con una redingote abbottonata (abbigliamento che il giornalista usava abitualmente nelle sue giornate di lavoro), mentre nella mano destra tiene una copia del giornale “La Gazzetta del Popolo” 

La statua poggia su un imponente basamento realizzato in prezioso marmo Botticino e sul cui fronte è posizionata una lastra con sopra delle epigrafi dedicatorie che, essendo posta alle spalle del monumento, funge da elemento architettonico di sfondo. In quest’opera è particolarmente ricercato l’effetto di contrasto tra la patina scura del bronzo e il bianco avorio del marmo del basamento.

Giovanni Battista Bottero nacque a Nizza il 16 dicembre del 1822. Dopo aver conseguito nel 1847 la laurea in medicina, decise di dedicarsi alla carriera giornalistica (sua passione fin da quando era ragazzo) e così il 16 giugno 1848 fondò a Torino, insieme allo scrittore Felice Goevan e al medico Alessandro Bottella, il quotidiano “La Gazzetta del Popolo”.Per Bottero gli anni che seguirono furono impregnati di grande passione politica: essendo il quotidiano più diffuso durante gli anni del Risorgimento, egli riuscì tramite il suo giornale a compiere azioni incredibili, come ad esempio far firmare (il 10 settembre 1849) il proclama agli elettori di Bobbio per la nomina a deputato di Giuseppe Garibaldi, oppure lanciare una sottoscrizione (il 14 gennaio 1850) per consegnare una spada d’onore sempre a Garibaldi che all’epoca si trovava in esilio.

Nel 1855, dopo diverse battaglie “mediatiche” portate a termine dal suo quotidiano, Bottero decise di entrare in politica e si presentò nel collegio elettorale di Nizza, dove vinse con 411 voti su 625 votanti; il 27 giugno 1855 entrò nel Parlamento subalpino. Nonostante si affermò come figura politica, nel 1870 decise di abbandonare la sua carriera all’interno del Parlamento per dedicarsi completamente al suo giornale.Prese la direzione del quotidiano nel maggio del 1861 (quando prese il posto di Govean) e mantenne tale posizione fino al 1897. In quegli anni “La Gazzetta del Popolo” fu un punto di incontro per personaggi di grande rilievo: in campo politico seguì un orientamento liberale, anticlericale e monarchico, appoggiando la politica di Cavour e il programma risorgimentale di unificazione italiana. Il quotidiano svolse inoltre una importante funzione sociale propulsiva e di coordinamento nei confronti dell’intero movimento delle società di mutuo soccorso dello Stato sardo.Giovanni Battista Bottero morì il 16 novembre del 1897 all’età di 75 anni.

A pochi giorni dalla sua morte un Comitato di cittadini presieduto da Tomaso Villa, si attivò per la realizzazione di un monumento alla sua memoria e grazie ad una sottoscrizione pubblica nazionale, vennero raccolti i fondi necessari e fu incaricato lo scultore Odoardo Tabacchi, che lavorò all’opera tra il 1898 e il 1899. Il monumento venne concluso nel settembre del 1899 e si decise di collocarlo proprio in Largo IV Marzo, dove vi era la sede della “Gazzetta del Popolo”; su consiglio di Odoardo Tabacchi e del Sovrintendente dei Giardini municipali, venne posizionato nella parte orientale dell’aiuola IV Marzo, proprio di fronte alla sede del quotidiano.Venne inaugurato e ceduto alla città, il 12 novembre del 1899 con una solenne cerimonia a cui parteciparono centinaia di persone.

Anche per oggi la nostra passeggiata “con il naso all’insù” termina qui. Vi aspetto per il prossimo appuntamento con Torino e le sue meravigliose opere da scoprire.

 (Foto: www.museotorino.it)

Simona Pili Stella

La magia del Teatro Juvarra

Un gioiello torinese con un incantevole foyer e un palco dove va in scena l’arte.

Entrare in questo luogo intriso di arte, musica e incanto e’ come fare un viaggio nel tempo, nel momento in cui si si addentra,scendendo le scale al numero 13 di via Juvarra, si ha la sensazione, infatti, di vivere un’altra dimensione temporale.

L’ex Cafe’ Procope, affascinante bar fondato da Sergio Martin dove sono andati in scena artisti famosi come Franca Rame, Michele di Mauro ed Ezio Bosso, un incredibile spazio dedicato alla poesia, alla letteratura ma anche al tango che oggi ospita il Circolo Amici della Magia, e’ il primo spazio che si incontra, un’area magnetica ed emozionante dove un tempo si poteva andare semplicemente a fare un aperitivo mentre attualmente, alSim Sala Bar, prima o dopo uno spettacolo in una atmosfera d’altri tempi si puo’ gustare un cocktail o bere un caffe’.

Con il circolo il foyer torna ad essere un luogo magico e di valore. I suoi cento posti, il palco illuminato, il sipario con paillette e le pareti tappezzate di quadri e manifesti di illusionisti famosi, bauli e attrezzi di scena ne fanno uno spazio suggestivo e incantevole.

Una sala didattica molto attrezzata, infine, e’ a disposizione per le attività associative come conferenze magiche o l’insegnamento a bambini, ragazzi e adulti iscritti come soci, ad oggi 300 persone. A completamento della prestigiosa struttura e’ presente una bellabiblioteca composta da oltre 5000 volumi, un prezioso patrimonio, la seconda biblioteca magica al mondo.

E poi c’e’ il teatro, il palco, un pezzo di storia di Torino, uno spazio nato, intorno al 1910, dalla necessita’ di dotare i ragazzi che alloggiavano al Collegio Artigianelli di un’area di svago con  novita’ “multimediali” del tempo come il cinema o il grammofono. Il primo spettacolo, inscenato nel 1913,  fu solo uno dei tanti che avevano, perlopiu’, l’obiettivo di raccogliere fondi.

Questo tesoro, situato in pieno centro citta’, dalle strutture e dalle decorazioni auree fu per decenni un centro formativo di arte, musica e teatro gestito dai Giuseppini del Murialdo appartenenti all’ istituto religioso ispirato a San Giuseppe, presso il Collegio Artigianelli, fondato da Leonardo Murialdo che si dedico’, come sacerdote, all’educazione dei giovani poveri  e abbandonati di Torino.

Dal 2017 al 2020 e’ stato attuato il progetto Le Musichall con Arturo Brachetti come direttore artistico, attualmente questo gioiello di grande fascino e’ tornato alla sua vocazione originariadi luogo aperto a tutte le manifestazioni artistiche dalla musica alla prosa, dall’illusionismo al musical alla danza. Dal 2021 la direzione artistica e tecnica è gestita a Muvix Europa e il teatro, insieme al foyer, puo’ essere affittato privatamente per spettacoli, lezioni di danza  ed eventi vari.

MARIA LA BARBERA

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

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12 – 18 gennaio 2024

VENERDI 12 GENNAIO

 

Venerdì 12 gennaio ore 20:30

Trekking urbano tra le LUCI D’ARTISTA. LA DORA, IL PO E LE LUCI D’ARTISTA – 6,7 km: durata 2,5 ore c.ca

Fondazione Torino Musei – Luci d’Artista

Grazie alla collaborazione tra MetroTrail e Fondazione Torino Musei, per la prima volta quest’anno sono stati proposti 4 itinerari di trekking urbano che abbinano Natura e Luci d’Artista 2023, per un Public Program sempre più ecologico e sostenibile. Una guida escursionistica ambientale accompagna i visitatori a scoprire ambienti ecologicamente rilevanti a Torino – come fiumi, parchi, giardini e semplici aiuole – percorrendo impensabili sentieri urbani verdi, punteggiati dalle installazioni di Luci d’Artista. La silente fauna notturna dei fiumi fa da contrasto con le Luci stesse e la vita della città. Alberi monumentali e giardini segreti segnano la riscossa della Natura sulla metropoli.  Le camminate sono lunghe indicativamente dai 6 ai 7 chilometri e durano circa 2 ore e mezza.

Partenza e arrivo da Largo Regio Parco- Lungo Dora Firenze – Lungo Po (Parco Michelotti) – Via Po – Piazza Castello – Piazza della Repubblica – Borgo Dora

Questo trekking urbano ha il pregio di unire le bellezze fluviali dei due maggiori corsi d’acqua di Torino, il Po e la Dora, con le bellezze urbane del Centro e di Vanchiglia. Quante storie portano le acque dei fiumi di Torino, quanti segreti ormai dimenticati e quanta bellezza nel loro scorrere, che nel tempo ha significato anche alimentare l’operosa crescita della città. Tra parchi, ponti, corsi e piazzette nascoste, ci attendono, per lasciarci a bocca aperta, le installazioni di Luci d’Artista.

Oliviero RINALDI – Flammarion – Largo Regio Parco, Italgas (luce ospite)

Luca PANNOLI – L’amore non fa rumore – Biblioteca Geisser, Parco Michelotti

Joseph KOSUTH – Doppio passaggio – Ponte Vittorio Emanuele I

Luigi STOISA – Noi – Via Po

Mario MERZ – Il volo dei numeri – Mole Antonelliana

Luigi NERVO – Vento Solare – Piazzetta Mollino

Marco GASTINI – L’energia che unisce si espande nel blu, Galleria Umberto I

Grazia TODERI – …?… – Piazza della Repubblica

Michelangelo PISTOLETTO – Amare le differenze – Antica tettoia dell’Orologio

Vanessa SAFAVI – Ice Cream Light – Via Borgo Dora

Durata e tariffe: max 2,5 ore Tariffa intero: € 16,00 / Tariffa ridotto (5-15 anni): € 8,00 / Bambini under 5: Free. Minimo 4 persone

Info e prenotazioni:

www.metrotrail.it/luci-dartista

info@metrotrail.it

Tel: +39 342 7530853 (anche WhatsApp)

 

 

SABATO 13 GENNAIO

 

Sabato 13 gennaio ore 11

IL CONCERTO DEL SABATO

Palazzo Madama – con l’orchestra del Liceo Classico Musicale C. Cavour

Nell’ambito della mostra Liberty. Torino Capitale i Servizi Educativi di Palazzo Madama presentano tre concerti a cura delle classi della sezione musicale del Liceo C. Cavour di Torino: i concerti sono a ingresso gratuito e immergeranno il pubblico nelle musiche prodotte a cavallo di Otto e Novecento, con una riscoperta della musica da camera.

Il programma (in allegato) presenterà ascolti tratti dalla musica europea, in un excursus che va dal Barocco all’Ottocento.

Prossimi appuntamenti

Sabato 13 aprile ore 11

Sabato 11 maggio ore 11

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti disponibili

 

 

DOMENICA 14 GENNAIO

 

Domenica 14 gennaio ore 16

IL SOLE, IL SESAMO E GLI AQUILONI. La festa indiana di Makar Sankranti

MAO – attività per famiglie

Passeggiando tra le statue provenienti dall’India e dal Sud-est asiatico, tra rappresentazioni di figure e miti dell’Induismo, scopriremo come si festeggia in diverse parti dell’India – e non solo – la prima festa dell’anno, quando il sole entra nel segno zodiacale del Capricorno e la primavera si avvicina. Nell’attività di laboratorio si potrà sperimentare come costruire un aquilone.

Da 6 anni in su

Prenotazione obbligatorio al 0114436927-8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it

Costo: bambini € 7 per l’attività, adulti ingresso ridotto in museo

 

 

MERCOLEDI 17 GENNAIO

 

Mercoledì 17 gennaio ore 18

Il patrimonio culturale himalayano fra antico e contemporaneo

TSHERIN SHERPA in dialogo con Davide Quadrio

MAO – talk in museo

Il MAO è felice di ospitare la talk dell’artista nepalese Tsherin Sherpa (Kathmandu, Nepal, 1968) in dialogo con Davide Quadrio, direttore del museo, per una riflessione sulla relazione fra il ricco patrimonio culturale della regione himalayana e una sua rilettura e reinterpretazione in chiave contemporanea.

L’evento, parte del programma #MAOtempopresente, che utilizza l’arte contemporanea come medium e motore di interpretazione e valorizzazione del patrimonio museale, sarà anche l’occasione per presentare al pubblico il riallestimento della sezione dedicata alle prestigiose thang-ka tibetane appartenenti alle collezioni permanenti del museo, esposte dopo un delicato lavoro di restauro e consolidamento a cura del Centro di Conservazione e Restauro di Venaria.

Il restauro delle opere è stato reso possibile grazie al generoso contributo di UBI Unione Buddhista Italiana, con cui il museo collabora da alcuni mesi.

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili

Sul palco della “Soms” di Racconigi lo spettacolo “Premio UBU 2022”

“L’angelo della storia”. In scena il collettivo dei fiorentini di “Sotterraneo”

Sabato 13 gennaio, ore 21

Racconigi (Cuneo)

Testo sempre e , drammaticamente, attuale nonostante il suo attingere a “filosofie” e a “concetti” carichi di storia e stravolgimenti di pensiero. A portarlo in scena sul palco della “Soms – Progetto Cantoregi”, la ricostruita “Società Operaia di Mutuo Soccorso” di Racconigi  (via Carlo Costa 23), sarà il collettivo “Sotterraneo”, nato a Firenze nel 2005 e che negli anni è riuscito a collezionare alcuni fra i più importanti riconoscimenti teatrali a livello nazionale ed internazionale. L’appuntamento – inserito nella rassegna “Raccordi” nata dalla collaborazione di “Progetto Cantoregi” con “Piemonte dal Vivo” – è per il prossimo sabato 13 gennaio, alle 21. “L’angelo della storia”, il titolo dell’opera, “Premio UBU 2022”, che (per chi ne ha memoria) ci riporta a quelle “Tesi di filosofia della storia”, ultima opera (1940) del geniale pensatore e scrittore tedesco Walter Benjamin, sicuramente fra i filosofi del secolo scorso che meglio hanno saputo “incarnare la modernità e le problematiche ad essa connesse, i suoi lati oscuri e le molteplici sue tensioni”. L’“angelo” di Benjamin fa riferimento all’“Angelus Novus” protagonista di una celebre tela di Paul Klee che vola, “le ali distese”, con il viso rivolto al passato. “Dove ci appare – scrive lo stesso Benjamin – una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine … Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto”, ma  una tempesta gonfia le sue ali e lo trascina inesorabilmente in avanti dove trova “la qualunque”: danze isteriche di massa, paracaduti inceppati, gatti milionari.

Questa tempesta, tempesta perfetta, è ciò che noi chiamiamo “progresso”. In realtà “macerie della storia”, della storia dell’uomo che “è rimasta la storia di sangue e morte che è sempre stata”. Inamovibile. Macerie incontrollate e incontrollabili di eventi, che “mute dinanzi alla nostra interrogazione, non trovano giustificazione, non acquisiscono dignità per ciò che hanno prodotto o per quello che hanno rappresentato”. E nulla l’angelo può fare per aiutarci. Non può resistere alla tempesta che travolge lui e tutto e tutti. “Tutto ciò che sta alle sue spalle dovrà forzatamente essere trasportato, nel bene o nel male, nel tempo successivo, non è possibile evitarlo”. Si diceva, testo oltremodo impegnativo e complesso. Ma una scommessa vinta, quella degli attori di “Sotterraneo”, che fra teorie e concetti di miti del “gran pensiero” riescono a dare nuova linfa, in un connubio che pur resta tale fra passato e presente, all’arte scenica. Condivisibili appieno, in tal senso, sono dunque le parole di Maddalena Giovannelli su “Il Sole 24 ore”: “Tempio del mito fin dall’antichità, luogo per eccellenza delle storie, oggi il teatro può diventare invece il luogo per decostruire finzioni e per mettere in discussione certezze. Intelligente, ironico, sulfureo, il teatro di ‘Sotterraneo’ si fa dunque soprattutto palestra di paradosso e allenamento al dubbio”.

g.m.

Nelle foto: immagini da “L’angelo della storia”

XXVIII Valsusa Filmfest, ecco il bando

Il primo febbraio è il termine per iscriversi 

 

È giunto alla XXVIII edizione il Valsusa Filmfest, festival cinematografico e culturale di comunità, che anima la bassa e l’alta valle di Susa, ricco di eventi di cinema, letteratura, musica, teatro, arte e impegno civile.

Sono online il concorso cinematografico e le regole di partecipazione, i premi e tutte le informazioni sono contenute nel bando pubblicato sul sito www.valsusafilmfest.it. Le iscrizioni devono pervenire entro le ore 24 del primo febbraio 2024.

Nelle sezioni di concorso appaiono due novità, con il ritorno della sezione dedicata ai videoclip musicali e la nuova sezione “Raccontare raccontarsi”, dedicata ad opere della durata massima di dieci minuti, tra le quali vengono richiesti anche brevi reel, che raccontino e diano voce a storie sotterranee probabilmente destinate a rimanere nell’indifferenza quotidiana, su temi vari, quali politica, società,  amore, lavoro, disagio giovanile e discriminazioni.

Le altre sezioni del concorso sono le storiche “Cortometraggi”, “Fare Memoria” e ”Le Alpi”.

La sezione cortometraggi è a tema libero e riservata a film e video di finzione della durata massima di 10 minuti, senza preclusione di stili, generi o tecniche di realizzazione.

“Fare Memoria”, proposta in collaborazione con ANPI valle di Susa, è riservata ad opere che intendono rendere testimonianza e memoria del passato, ispirata ai temi della Resistenza, o a un avvenimento di attualità che quei valori interpreti. “Le  Alpi” è  riservata a filmati su temi della montagna, quali esplorazioni, alpinismo e altri sport verticali, tutela dell’ambiente e delle specie animali, cultura e tradizioni, vita e abitudini di grandi e piccole comunità.

Per  partecipare gli autori devono inviare  le opere registrandosi  e creando un proprio account  nel form raggiungibile direttamente in https://concorsi.valsusafilmfest.it oppure cliccando sul tasto ‘iscriviti’ presente nella home page del sito www.valsusafilmfest.it

II XXVIII Valsusa Filmfest si svolgerà nei mesi di marzo e aprile 2024 in diversi paesi della Valle di Susa.

Il programma è in via di definizione e avrà quest’anno come sottotitolo la frase “Si potrebbe poi sperare tutti in un mondo migliore. Vengo anch’io ? No, tu no”, citazione della celebre canzone di Enzo Jannacci. Nonostante il tono apparentemente umoristico, la tematica di fondo della canzone è quella della solidarietà e dell’inclusione di persone che vivono ai margini della società perché escluse. Un tema che evidenzia la costante volontà di stimolare la riflessione sulla società contemporanea da parte dell’Associazione Valsusa Filmfest, offrendo una piattaforma per esprimere speranze, dubbi e desideri riguardo a un futuro migliore, più accogliente, consapevole e solidale. Non importa da dove veniamo, ma ciò che conta è l’impegno comune nel cercare risposte condivise, eque e rispettose, che vanno verso un “Vengo anch’io? Sì, tu si !”.

Il Valsusa Filmfest è un festival che, dal 1997, anima la Valle di Susa su tre temi principali: il cinema, la memoria storica e l’ambiente. Un festival Itinerante che, in numerosi comuni della valle, ha proposto in ogni edizione concorsi cinematografici, proiezioni fuori concorso, numerosi eventi a metà tra cinema, letteratura, musica, teatro, arte e impegno civile, coinvolgendo scuole, associazioni e tante singole persone grazie al suo profondo radicamento sul territorio. Obiettivo principale del festival è sempre stato quello di promuovere cultura, dando spazio anche alle nuove generazioni e a eventi in grado di far riflettere e cogliere i cambiamenti sociali e politici della contemporaneità. Da dieci anni è attiva una collaborazione col Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino, che ospita la proiezione del filmato vincitore del concorso “Fare Memoria”, tra gli eventi organizzati per celebrare l’anniversario della Liberazione.

 

Mara Martellotta

Premio di Narrativa “Parole in collina”

Ad Asti la presentazione della seconda edizione dedicata quest’anno al “Monferrato, terra di borghi e di città”

Lunedì 15 gennaio, ore 18

Asti

Obiettivo, occhi e penna sul Monferrato. Un mare di colline, morbide o irrequiete, boschive o selvagge. E poi il paradiso dei vigneti, piccoli borghi e splendide città ricoperte di storia, case chiese e palazzi e i tipici, secolari “Infernot” scavati nella “Pietra da Cantoni” per affinare il vino, paesaggi che vivono nel più poetico dei sogni e che sanno d’infinito e di un “oltre” precluso al reale. “E allora tanto vale stare qui, attendere e guardare la collina. E’ così bella”, scriveva Umberto Eco. E bello sarà anche descriverla a parole impresse su pagina. Sullo scorrere di emozioni che possono farsi, appunto, pagina letteraria, per tramandare storie individuali e di comunità e far conoscere l’incanto di una “terra di borghi e di città” qual é il nostro Monferrato, dal 22 giugno 2014 “Patrimonio Unesco”, insieme a Langhe e Roero, per la sua “unica particolarità” di territorio. Così, raccontare il Monferrato – nei suoi più tipici aspetti paesistici o nelle vicende di donne e uomini che hanno impresso nella storicità di quell’angolo di Piemonte le loro esistenze – è proprio il tema della seconda edizione del Premio di Narrativa “Parole in collina. Monferrato, terra di borghi e di città” che verrà lanciata il prossimo lunedì 15 gennaio (ore 18) ad Asti, presso la “Biblioteca Astense Giorgio Faletti”, in via Luigi Goltieri 3. Nell’occasione verrà presentata anche l’antologia “Monferrato paesaggio vivo”, pubblicata da “Neos edizioni”, che raccoglie i racconti selezionati nella prima edizione del Premio, nel 2023. Saranno presenti gli autori e i fotografi dell’antologia, insieme allo scrittore Gian Marco Griffi (alessandrino di nascita, oggi residente ad Asti) e all’assessore alla Cultura di Asti, Paride Candelaresi, accompagnati dai “vertici” della “Biblioteca Astense”, dall’editore Silvia Maria Ramasso e da Patrizia Monzeglio, responsabile del Comitato organizzatore del “Premio 2024”.

“Come ‘Neos edizioni’ – sottolinea Silvia Maria Ramasso, amministratore unico dell’editrice – da più di vent’anni ci occupiamo di manifestazioni ed eventi culturali legati al territorio, spesso utilizzando la scrittura narrativa per metterne in luce i valori o per dare voce a esperienze poco conosciute. All’interno di questo percorso è nato nel 2023 il Premio di narrativa ‘Parole in collina’, che nella prima edizione ha sviluppato il tema ‘Monferrato, paesaggio vivo’.  Il grande successo del contest e la qualità dei racconti raccolti in un’antologia, ci hanno indotto a proseguire in questo progetto con una seconda edizione del Premio che quest’anno avrà come tema ‘Monferrato, terra di borghi e di città’. Il Premio sarà aperto a chiunque voglia narrare storie, memorie, esperienze, sentimenti ispirati dai borghi e dalle città del Monferrato sotto forma di racconto inedito ambientato in una località del territorio realmente esistente e riconoscibile. I quindici racconti selezionati dalla giuria saranno premiati con la pubblicazione in un’antologia, che costituirà una rappresentazione letteraria del territorio e, al contempo, una sua promozione”. Gli elaborati dovranno essere spediti in 5 copie dattiloscritte ed anonime a “Neos edizioni srl”, in via Beaulard 31, a Torino (tel. 011/7413179), entro il prossimo 15 aprile.

La premiazione avverrà quest’autunno presso il “Salone del Senato” della Biblioteca di Casale Monferrato.

Il Comune in cui sarà ambientato il racconto vincitore verrà premiato con la targa di “Paese narrato 2024” e con l’inserimento di una sua “scheda di visita” all’interno dell’antologia. Inoltre, gli autori dei primi cinque racconti classificati riceveranno la “Targa del Premio 2024”.

Bando visibile su: www.neosedizioni.it

g.m.

Nelle foto:

–       Colline del Monferrato: Vignale vista da Sala, Ph. Eleonora Ceresa, gentilmente concessa dall’Associazione “Club per l’Unesco” di Vignale Monferrato

–       Cover antologia “Monferrato, paesaggio vivo”, Neos edizioni, 2023

–       Silvia Maria Ramasso, amministratore unico “Neos edizioni”

Ultimi giorni per “Mirò a Torino”

33mila biglietti venduti per l’esposizione dedicata al pittore catalano, al Mastio della Cittadella, che terminerà domenica 14. Venerdì 12 ultimo concerto con visita guidata

 Pur avviandosi alla chiusura, il 14 gennaio p.v., la mostra Mirò a Torino al Museo Storico Nazionale d’Artiglieria ‒ Mastio della Cittadella, attira l’attenzione dei visitatori tanto da registrare, in soli due mesi, ben 33 mila biglietti emessi. L’esposizione, curata da Achille Bonito Oliva in collaborazione con Vincenzo Sanfo e Maïthé Vallès-Bled, che presenta oltre 250 opere del maestro catalano, è risultata durante le festività natalizie, grazie all’apertura continua, la più apprezzata anche dai numerosi turisti presenti in città.

 

La mostra su Mirò, patrocinata da Città di Torino, Regione Piemonte e dal Consolato di Spagna a Torino, ha confermato ancora una volta la grande sensibilità dei torinesi e dei turisti verso l’arte e verso esposizioni che indagano la personalità e le opere dei grandi artisti anche meno conosciute, come quelle provenienti dalle collezioni private e, quindi, raramente presenti in altre esposizioni museali” – commenta Salvatore Lacagnina, produttore della mostra.

 

Il fitto programma di eventi collaterali alla grande mostra Mirò a Torino, come gli appuntamenti musicali che si sono susseguiti dal 10 novembre, organizzati dal Comitato Provinciale dell’Aics (Associazione Italiana Cultura e Sport Aps), e che termineranno il prossimo 12 gennaio con l’esibizione Massimiliano Genot al pianoforte, e musiche di Bach, Mozart, Bufaletti, Scarlatti, Händel, hanno favorito l’afflusso del pubblico.

 

Al termine dei concerti, con un unico biglietto da 15 euro, è possibile visitare la mostra di Joan Mirò accompagnati da una guida. L’iniziativa è organizzata dall’associazione Erremusica Aps, Navigare Srl e Diffusione Cultura Srl. Per i possessori di tessera AICS: 13,00 euro. Prenotazioni presso la biglietteria della mostra: tel. 3513364334–E-mail: navigaremiro86@gmail.com

 

Il successo registrato dall’esposizione dell’artista catalano, e già riscontrato con le precedenti mostre su Frida Kahlo e quella sugli Impressionisti, consolida ulteriormente il rapporto della società Navigare srl con la città sabauda, aprendo la strada ad una nuova programmazione, come anticipa lo stesso Lacagnina. “Terminata la mostra su Mirò, dal 3 febbraio torneremo a Torino con un’altra importante esposizione, interamente dedicata ai Macchiaioli e alla pittura en plein air tra Francia e Italia a cura di Simona Bartolena“.

 

Mirò a Torino, che omaggia l’artista catalano scomparso 40 anni fa, resterà aperta tutti i giorni sino a domenica 14 gennaio con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì 9.30-19.30; sabato e domenica (compreso il 6 gennaio) ore 9.30-20.30. Ingresso gratuito per possessori abbonamento musei Piemonte e Valle d’Aosta.  Info e prenotazioni: www.navigaresrl.com