



Non vi è dubbio che uno dei più importanti cantoni della civiltà contadina tra Sesia e Ticino, forse il più celebre, sia stato Dante Graziosi. Nato l’11 gennaio del 1915 a Granozzo , un borgo sull’acqua delle risaie all’estremo sud del novarese e al confine con il pavese lombardo, Graziosi fu medico veterinario, partigiano della divisione Rabellotti con il nome di battaglia di “Granito”, docente universitario di Igiene e Zootecnia all’Università di Torino, parlamentare della Dc per quattro legislature e sottosegretario in altrettanti governi, fondatore della Coldiretti novarese. Prima di dedicarsi alla narrativa fu anche autore di molti saggi scientifici di zootecnia. L’esordio letterario avvenne tardi, nel 1972 quando Graziosi ( all’epoca cinquantasettenne) fece rivivere con i racconti de La terra degli aironi la civiltà contadina che si era sviluppata tra le risaie della bassa novarese, narrando un mondo destinato al tramonto. Alla sua attività di veterinario dedicò nel 1980 il suo libro più famoso, Una Topolino amaranto, da cui venne tratto uno sceneggiato Rai. Nel 1987 pubblicò Nando dell’Andromeda, una saga padana al tempo delle mondine, della vita che si svolgeva sulle aie della bassa agli albori delle prime lotte sociali nelle campagne. Nando, il protagonista, è un camminante, uomo libero con l’animo del poeta. Al centro delle storie del “James Herriot italiano”, validissimo emulo del famoso scrittore e veterinario britannico, c’era il Molino della Baraggia di Granozzo dove l’autore, scomparso improvvisamente il 7 luglio 1992 a Riccione, era vissuto e dove sorge ora il centro sportivo di Novarello. Davide Lajolo ne descrisse il modo di raccontare sostenendo come potesse apparire all’antica, con una scrittura“che mette punti, virgole e sentimenti al posto giusto, che vibra e s’intenerisce nell’amore della sua terra, della gente, delle strade, dell’erba, della vita del suo paese, sia un riscatto dalla noia di certo burocraticismo politico, dalle formule e dalla corsa alle poltrone. È un ritornare a guardarsi allo specchio come uomo per ritrovare le caratteristiche di fondo di chi ha imparato perché si sta al mondo”. I suoi libri sono pubblicati dalla novarese Interlinea, casa editrice diretta da Roberto Cicala, che in occasione del ventesimo anniversario della morte di Graziosi propose Le storie della risaia, un volume che raccoglie i migliori testi dell’aedo della Bassa.
Marco Travaglini
Venerdì 19 luglio
Palazzina di Caccia di Stupinigi (TO)
Una visita guidata per Abbonamento Musei
“Un viaggio a Oriente” è una visita alla scoperta di un mondo lontano. In occasione dei settecento anni dalla nascita di Marco Polo, alla Palazzina di Caccia di Stupinigi è in programma un’immersione nei racconti dei grandi viaggiatori per arrivare fino in Cina attraverso la via della seta. Dai paesaggi ad acquerello delle carte da parati alle splendide stoffe, dall’esotica Sala da gioco con le sue chinoiserie ai bizzarri animali del serraglio: l’amore dei reali del l’esotismo è evidente a Stupinigi.
INFO
Palazzina di Caccia di Stupinigi
Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)
Venerdì 19 luglio 2024, ore 15.45
Un viaggio a Oriente
Visita narrata riservata agli abbonati di Abbonamenti Musei
Prezzo attività: 5 euro
Il biglietto di ingresso è gratuito per gli abbonati di Abbonamento Musei
Info: 800 329 329
www.ordinemauriziano.itwww.abbonamentomusei.it
Giorni e orari di apertura Palazzina di Caccia di Stupinigi: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).
Negli spazi suggestivi della “SAB-Spazio Arte Bubbio” della Langa astigiana
Fino al 18 agosto
Bubbio (Asti)
Mettete un artista di buona scuola. Un artista che è anche figlio d’arte. Mettete che quell’artista sia anche un saggio imprenditore. E mettete che nel cuore porti costante e profondo l’amore per le nostre terre di Langa, tanto da farne, soprattutto nei mesi estivi, luogo del suo “buen retiro”. Dove ormeggiare la “nave dei desideri”, in arrivo dalla non lontana, ma assai diversa sua terra elvetica, in cui nasce oltre settant’anni fa. Mettete tutto insieme e il gioco torna. Eccovi a tu per tu con l’arte e l’umanità – umanità vera e capace di regalare buoni insegnamenti a chi sa e vuole ascoltarla – di René Mayer. Imprenditore e artista svizzero capace, rigoroso e meticoloso che, un bel dì, decide di concretizzare il suo amore per la Langa nientemeno che acquistando a Bubbio, nel Sud del Piemonte, un ex impianto di imbottigliamento abbandonato da decenni, trasformandolo nel “suo” luogo prediletto di lavoro. Lavoro a metà artigiano e per intero artistico. Quella che per anni era stata l’ex Cantina sociale di Bubbio, Langa astigiana, sfugge così dal possibile triste destino di trasformarsi nell’ennesimo Centro Commerciale di zona, per diventare “SAB-Spazio Arte Bubbio”, studio immerso nel silenzio produttivo di un paesaggio da favola e luogo espositivo del lungimirante René. Che qui espone oggi, e fino a domenica 18 agosto, una trentina di sue opere, di grandi dimensioni e tra le sue realizzazioni più recenti, appartenenti alla serie dal titolo – lo stesso dato all’esposizione, curata da Luca Beatrice – “Mutazioni furtive”. Cifra stilistica decisamente astratta e, sotto sotto, un po’ “Pop” per la reiterazione di oggetti che sono strumento costruttivo dei suoi lavori, i quadri di Mayer giocano sul gusto acceso, quasi parossistico, del colore steso in ampie campiture alla Kandinsky o in minuti effetti “optical” (Vasarely docet) alla cui base è sottesa un’inventiva e un’abilità artigiana non indifferente. Supportata, in gran quantità da un impensabile e unico oggetto reale ripetuto in modo seriale e dalla forma rotonda. Cosa? Le “fiches” in plastica (!) usate nei “casinò” al posto del denaro. Questo il processo esecutivo dei quadri di Mayer. L’artista affronta il legno del telaio, stende il tessuto e prepara la vernice con operazioni artigianali, poi pone il supporto in orizzontale e utilizza l’acrilico mescolato a pigmenti in polvere e realizza le sue opere strato dopo strato, passaggio dopo passaggio.
I “gettoni” da gioco vengono gradualmente coperti da un secondo colore, in modo quasi impercettibile e posizionati sulla tela con certosina precisione. Ma cosa simboleggiano quelle “fiches”? “L’irresponsabilità – spiega Mayer – della nostra civiltà. Noi giochiamo con la Terra come se fosse un casinò, ma in questo gioco saremo sempre perdenti”. Al centro della sua riflessione c’è dunque l’“ambiente” e, allora, le impercettibili “Mutazioni furtive” sono quei piccoli comportamenti quotidiani cui non si presta attenzione ma che invece, a metterli in fila ordinati come “fiches”, risultano la concausa di numerosi ed evitabili disastri. L’artista ci chiama dunque all’autoresponsabilità. “Mayer– spiega Luca Beatrice – ci presenta un universo luminoso, colorato, piacevole, i suoi lavori appagano chi è alla ricerca di buona pittura. Potrebbe bastare e invece no, sotto sotto (neanche troppo sotto) ci invita a vigilare utilizzando condotte etiche”. E, attenzione! Per riuscirci, prosegue “non c’è bisogno di una tempesta o di un maremoto, bastano piccoli e colorati gettoni da gioco messi in fila per farci venire il dubbio che si può essere meglio di così”.
Per chi visiterà la mostra, è utile ricordare che, al “SAB” di Bubbio, i quadri di Mayer sono posti in dialogo armonioso con una serie di sculture astratte dai colori accesi, in alluminio laccato e in plexiglass, installate permanentemente nella parte superiore dello “Spazio”, a firma di Quirin Mayer (Zurigo, 1927 – 2020), padre di René. Padre e figlio.
Due prestigiose figure dell’arte contemporanea internazionale e “nomi di casa”, figli prediletti della langarola Bubbio, capace, per altro, di restituire loro tutto l’amore su di essa copiosamente riversato dai due grandi “svizzeri”.
Gianni Milani
“Mutazioni furtive”
“SAB-Spazio Arte Bubbio”, Regione Giarone, Bubbio (Asti); tel. 349/5760288 o www.spazioartebubbio.com
Fino al 18 agosto
Orari: mart. – dom. 10/12 e 15/18
Nelle foto di Enrico Pestalozzi: Immagini dall’allestimento e Mayer al lavoro
Per la seconda “Festa del Piemonte”, Chieri scende in piazza con uno spettacolo teatrale in lingua piemontese e una “promenade”danzante in costumi d’epoca
Venerdì 19 luglio
Chieri (Torino)
Dopo gli anni eroici segnati dalla “grandezza” dei vari Macario, dei Mollino o dei Farassino fino, in tempi meno lontani, dai Barbero e dalla mitica Fumero (per anni moglie gelosa e petulante – Enrrriiicooo – del povero meneghino Beruschi), non si può onestamente dire che Torino abbia prestato la doverosa attenzione al “Teatro dialettale”, quello in lingua piemontese portato invece in auge, in anni inesorabilmente trascorsi, dai “grandi”, forse “inarrivabili”, di cui sopra. Peccato! E’ un pezzo della nostra storia culturale che andrebbe rigorosamente ripreso per non perderne le tracce, quelle profonde radici che ancora oggi potrebbero e dovrebbero essere ben innaffiate e giustamente recuperate da chi di dovere. Così per respirare l’atmosfera del tempo che fu, per fare a teatro veraci (poco intellettuali, che bello!) risate alle “boutade” in piemontese, bisogna andare spesso fuori porta, nei paesi e nei Comuni più o meno limitrofi alla Città. Boia fauss! Del resto forse A cùsta tròp driseje le gambe ai sòp (“Costa troppo raddrizzare le gambe agli zoppi”) … e a buon intenditor …
Eccoci dunque a segnalare ai “nostalgici” del buon teatro dialettale, l’appuntamento promosso a Chieri, venerdì 19 luglio, alle 21,presso il cortile del Municipio, in via Palazzo di Città 10, per celebrare la seconda “Festa del Piemonte”. “Festa” omaggiata, per l’appunto (e con cosa di meglio?) con lo spettacolo teatrale in lingua piemontese “Chila… Chiel… e… ‘r servitor!!! “, una pièce originale, scritta appositamente per l’occasione da Franca Aiassa e Bruno Masera, amatissimi protagonisti a Chieri del teatro in lingua piemontese. Sul palco con i due ci sarà anche Mario Pavesio, mentre le musiche saranno curate dal gruppo “Ij Sinch Broch”.
L’evento, organizzato con il patrocinio del “Consiglio Regionale del Piemonte” e della “Città Metropolitana di Torino”, sarà preceduto, alle 18, dalla “Promenade danzante” in costumi ottocenteschi, organizzata, per le vie del centro storico, dalla “Società di Danza Torinese”.
Ricordiamo che la “Festa del Piemonte” è stata istituita con la legge regionale 15/2022, e si celebra il 19 luglio, quale anniversario della battaglia al Colle dell’Assietta (1747) tra i Francesi di Luigi XV e l’esercito sabaudo di Carlo Emanuele III.
“Il 25 marzo del 2021 il Consiglio comunale di Chieri approvava all’unanimità un ‘Ordine del Giorno’ proposto dal consigliere Luigi Furgiuele, con cui si chiedeva alla ‘Regione Piemonte’ di istituire una ‘Giornata della Lingua e della Letteratura Piemontese’ – ricordano il Sindaco Alessandro Sicchiero e l’assessora alla Cultura Antonella Giordano – in quanto il patrimonio culturale, linguistico e letterario del nostro Piemonte deve essere tutelato, valorizzato e trasmesso alle nuove generazioni”. “In un certo senso – ribadiscono – siamo stati quindi anticipatori della decisione della ‘Regione Piemonte’, che un anno dopo con apposita legge ha reintrodotto la ‘Festa del Piemonte’ allo scopo di favorire la conoscenza della nostra storia, la conservazione, la salvaguardia e la valorizzazione dell’originale patrimonio culturale regionale e di diffondere la conoscenza dello ‘Statuto’ e dei simboli della Regione”. E del teatro … che non sarebbe male – ci permettiamo di aggiungere noi – in lingua piemontese. Arveddse … anlora a Cher! Venner19 luj, a neuv bòt … E cerea neh!
g. m.
Nelle foto:
– Manifesto “Festa del Piemonte”
– Franca Aiassa e Bruno Masera
Proroga confermata fino al 15 settembre per la grande mostra Guercino. Il mestiere del pittore, in corso ai Musei Reali di Torino nelle Sale Chiablese.
Promossa dai Musei Reali in collaborazione con l’Università di Torino e prodotta da CoopCulture con Villaggio Globale International, la mostra che si sarebbe dovuta chiudere il prossimo 28 luglio resterà aperta un mese e mezzo in più e le oltre 100 opere esposte nel percorso curato da Annamaria Bava e Gelsomina Spione potranno dunque essere ammirate durante l’estate.
Guercino, al centro di una rinnovata attenzione e di nuovi studi, è il protagonista della mostra torinese che, grazie ai tanti capolavori riuniti nell’occasione e al taglio originale dell’esposizione, conduce il pubblico a scoprire tecniche, metodi e consuetudini del mestiere del pittore nel Seicento: un grande affresco del sistema dell’arte nel XVII secolo, sotto la guida del talento di quel “mostro di natura e miracolo da far stupir” che fu Guercino, secondo la definizione che ne diede Ludovico Carracci, impressionato dal suo talento.
A partire dal nucleo appartenente alle collezioni della Galleria Sabauda e della Biblioteca Reale di Torino, le opere riunite nell’occasione – con importati prestiti da musei nazionali e internazionali, fondazioni e collezioni private, inclusi due dipinti inediti e le tele che permettono lo straordinario ricongiungimento dopo 400 anni del ciclo Ludovisi – sono altamente significative per il racconto, sviluppato nelle 10 sezioni tematiche tra confronti, parallelismi, testimonianze intorno alla professione del pittore nel Seicento.
Premiata finora da oltre 40.000 ingressi, con un notevole successo di critica e una grande eco su stampa e tv nazionali e internazionali, la mostra può contare sulla generosa disponibilità alla proroga da parte di oltre 30 musei e collezionisti coinvolti – compresi il Museo del Prado di Madrid e il Monastero di San Lorenzo a El Escorial – la Pinacoteca di Cento e, tra gli altri, la Galleria Estense di Modena, che ha acconsentito al prolungamento del prestito del capolavoro forse più iconico del Guercino, “Venere, Marte e Amore”.
Con la proroga sarà esposta anche un’ interessante tela che arricchirà la mostra e potrà attirare la curiosità di quanti l’hanno già visitata.
Entra infatti nel percorso una veduta settecentesca dell’interno della Basilica di San Pietro, opera di Pietro Francesco Garola, ora in Galleria Sabauda, in cui si riconosce una rara immagine del maestoso dipinto del Guercino raffigurante il Seppellimento di Santa Petronilla, sostituito nel Settecento da una copia in mosaico e attualmente conservato ai Musei Capitolini di Roma.
Prosegue anche il ricco programma di appuntamenti, visite guidate speciali, approfondimenti tematici, aperture serali e laboratori per singoli, gruppi e famiglie.
La mostra ha il patrocinio della Regione Piemonte, della Città di Torino e della Sir Denis Mahon Foundation ed è sostenuta da BPER e NovaCoop.
Per la rassegna culturale Forte di Bard Incontri, domenica 18 agosto 2024 (ore 21.00) sarà ospite Gino Cecchettin che presenterà il libro dedicato alla figlia, vittima di femminicidio, dal titolo Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia. Cecchettin dialogherà con Davide Gamba, libraio e Cristina Mastrandrea, giornalista.
In collaborazione con Libreria Mondadori di Ivrea.
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria:
prenotazioni@fortedibard.it
Dal 5 all’8 settembre con un progetto di ITALICS a cura di Carlo Falciani, 62 gallerie esporranno in numerosi punti disseminati tra Camagna, Vignale, Montemagno e Castagnole Monferrato.
Si è tenuta ieri, presso il grattacielo della Regione Piemonte, la conferenza stampa di Panorama Monferrato, un evento che, giunto alla sua 4 edizione, arriva ora in Piemonte. Le scorse edizioni si sono infatti tenute a Procida (2021), Monopoli (2022) e L’Aquila (2023).
Panorama è un format voluto e condiviso dalle gallerie consorziate in un’ottica di collaborazione con i territori coinvolti, simbolo di un impegno che intende espandersi progressivamente in un programma e in alleanze tese a ribadire la centralità e il ruolo delle gallerie d’arte in un sistema culturale, locale e globale in continua evoluzione.
Italics è una rete associativa che partiva da 11 galleristi, e che ora vanta 74 associati ed è l’unico consorzio di gallerie di arte contemporanea, moderna e antica. Ogni anno si riuniscono in un forum dove si interrogano su come essere più aperti e inclusivi. Ecco dunque un evento dove è la galleria che esce sul territorio.
Anche per questa edizione, i nomi delle gallerie d’arte sono di altissimo livello, dall’internazionale Gagosian ai torinesi Mazzoleni e Franco Noero, così come di grande richiamo sono gli artisti scelti, tra cui Jodice, Pomodoro, Vezzoli, solo per citarne alcuni.
Panorama Monferrato è dunque una mostra diffusa a cura di Carlo Falciani che si snoderà tra Camagna, Vignale, Montemagno e Castagnole dal 4 all’8 settembre 2024.
Ispirata ai principi de La Civil conversazione, opera scritta da Stefano Guazzo e pubblicata nel 1574, la mostra si articola come un percorso a tappe nei quattro paesi del Monferrato da percorrere con lentezza come metafora del cammino di meditazione del visitatore contemporaneo. L’idea è quella di guidare il visitatore in un itinerario alla scoperta di un angolo straordinario d’Italia.
“Il Piemonte ha lunga tradizione di arte fuori dai musei, per esempio nelle vigne, nei paesi” ha dichiarato il Presidente dell’ente turistico Alexala Roberto Cava, “le atl di Alessandria e di Langhe e Roero hanno lavorato insieme per trovare punti di contatto per continuare un’azione che aumenti il numero di turisti dalle nostre parti. Sono turisti a cui interessano vino, cibo ma anche arte. Il turismo si nutre di cultura. E il fatto che la cultura si avvicini al turista, è il modo migliore per far si che il territorio aggiunga un asset fondamentale alla propria offerta”.
L’area è quella che si estende tra le province di Alessandria e Asti fino ai piedi dell’Appennino ligure, tra le Langhe e il Roero e la storica regione lombarda della Lomellina, un paesaggio di colline, dove la terra e la tradizione contadina compongono un patrimonio unico di cultura, storia e tradizioni riconosciuto anche dall’UNESCO. Un contesto da scoprire con lentezza con itinerari artistici che vanno dal Romanico ai percorsi contemporanei con installazioni site-specific e d’arte pubblica, che lo rendono un museo diffuso a cielo aperto.
Mariano Rabino, Presidente di Visit Langhe Monferrato Roero ha sottolineato come la regione Piemonte ha messo insieme due aree al di là dei confini amministrativi. Ed ha anche esortato la regione di fare un ulteriore passo avanti, dal momento che sulla base di questa esperienza si può favorire ulteriore aggregazione di differenti enti e territori, per esempio quello alessandrino, per promuovere insieme il territorio.
È possibile consultare qui il programma completo e darci appuntamento nel Monferrato.
Lori Barozzino