Armano Luigi Gozzano,noto ricercatore dei documenti storici di famiglie nobiliari, in particolare dei Gozzano e dei Gonzaga, essendo anche musicista si interessa di argomenti musicali.
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Lunedì. All’Hiroshima Mon Amour serata in ricordo di Roberto “Freak” Antoni.
Mercoledì. Al Peocio di Trofarello si esibisce il batterista Aquiles Priester. Al Museo d’Arte Orientale suona il trio Sirom. Allo Ziggy si esibiscono le Asagraum. Al Blah Blah sono di scena i Constant Smiles con il duo Clementine Valentine. Al Circolo Mossetto si esibisce Federico Sirianni e il duo Merakee.
Giovedì. Al Cafè Des Arts suona il trio del chitarrista Christian Coccia. Al teatro Colosseo arrivano i “mitici” Jethro Tull di Jan Anderson. Al Blah Blah si esibiscono i Fvzz Popvli mentre al Magazzino sul Po è di scena il cantautore Lepre. Al Cap 10100 suonano i Tropea.
Venerdì. Al Circolo della Musica di Rivoli si esibiscono Enzo Avitabile e Peppe Servillo. All’Hiroshima è di scena Dente. Al Magazzino di Gilgamesh per la rassegna blues si esibisce il cantante LeBron Johnson. Al Folk Club suona il leggendario sassofonista dei Blues Brothers Lou Marini. All’Off Topic si esibisce Ibisco mentre all’Imbarchino suonano i Big Cream. Al Blah Blah sono di scena i Fratelli Lambretta Ska Jazz. Allo Spazio 211 si esibiscono i Vintage Violence.
Sabato. Al Concordia di Venaria canta Paola Turci. Al Cap 10100 hip hop con Sa-Roc. Alla Suoneria di Settimo si esibisce Lucio Corsi. Allo Spazio 211 è di scena Any Other. Allo Ziggy suona il duo Selofan.
Domenica. Al Blah Blah Punk rock con gli Hi Fi Spitfires.
Pier Luigi Fuggetta
Sarà ospite il 17 febbraio del Caramella Choco Bistrot
È uscito un nuovo album di inediti del fisarmonicista piemonteseLuca Zanetti in duo con Paola Torsi al violoncello, intitolato “Danza nel tempo”. In questo album Zanetti compone musica descrittiva. Sono sette brani come sette visioni dedicate a personaggi comuni che, con le loro storie ordinarie, fanno riemergere pulsioni, ricordi, sentimenti, anche con forza.
Si tratta di racconti musicali precisi, dettagliati, interiorizzato e restituiti, che parlano direttamente alla parte più profonda dell’ascoltatore. Sono voci narranti di cui si avverte intera l’emozione e tutta l’intensità espressiva.
Fondamentale è anche la sensibilità, oltre che i colori musicali, che Paola Torsi riesce a donare all’opera. Il violoncello, infatti, dialoga con il mantice della fisarmonica in modo colto, elegante, tanto da sembrare un’ulteriore voce narrante. Basti ascoltare il ‘tema di Shari’ per vedere, attraverso la musica, una bambina che cammina tra le macerie di una guerra che non le appartiene. Le corde del collo diventano i battiti del suo cuore, mentre i tasti della fisarmonica disegnano una melodia infantile e struggente. O in “Deportati” il suono contemporaneo dei due strumenti assume le sembianze dei treni della morte che giungevano nei campi di concentramento, evocando a tratti lo stridere acuto delle ruote contro i binari.
La ragazza ritratta sulla copertina rappresenta l’ottava visione, figura odierna che non nasconde le sue difficoltà, anzi mostra il braccio artificiale senza pudori, vagheggiando dolcemente a occhi chiusi la sua personale “danza nel tempo” verso il futuro.
Scritto, arrangiato e registrato in presa diretta, in questo lavoroZanetti e Torsi raggiungono un’intesa che riesce sapientemente a valorizzare le potenzialità timbriche di fisarmonica e violoncello. In esso c’è tutto il suono e il tocco di Zanetti, la sua maturità artistica e la sua volontà di sperimentare e di stupire.
Sabato 17 febbraio Zanetti si esibirà al Caramella Choco Bistrot, lo spazio accogliente e quasi fiabesco che ha aperto la casa editrice guidata da Paola Caramella nel quartiere Cit Turin, in corso Francia 34.
MARA MARTELLOTTA
La chiesa Maramures
La deliziosa cappella scolpita in legno che viaggiò dalla Transilvania a Moncalieri.
Costruita nell’omonima regione rumena del Maramures, al confine tra Ungheria e Ucraina, è un raro gioiello realizzato in legno, uno dei pochi e preziosi esempi di chiesa ortodossa cristiana del suo genere, in Italia ne esiste solo uno: a Moncalieri. Nessun chiodo, solamente incastri, hanno tramutato questo edificio in una struttura portatile e, a parte la Romania, dove questi luoghi di culto costruiti perlopiù tra il XVII e il XVIII secolo sono inseriti nella lista del Patrimonio Unesco, nel mondo se ne contano solo altri 5: in Venezuela, Cipro, Svizzera, Francia e Svizzera.
Arrivata nella cittadina piemontese pezzo per pezzo e ricostruita come si farebbe con i moderni Lego, la speciale tecnica con cui è stata costruita è statasviluppata in conseguenza ad una regola emanata dalla Corona Ungherese che proibiva l’edificazione delle chiese in pietra, ma probabilmente anche per la necessità di far “sparire” gli edifici di culto cristiani a causa delle persecuzioni religiose.
Dedicata ai Quaranta Martiri di Sebaste e inaugurata nel 2016, la chiesa Maramures è a pianta rettangolare e affaccia sul sagrato esterno attraverso un sistema di portici che creano una “C”. La casa parrocchiale ospita l’appartamento del sacerdote, una sala polivalente e una foresteria, l’edificio è circondato da un bel giardino curato e piante di rose.
Arrivando a via Papa Giovanni XXIII a Moncalieri si nota subito il suo bel campanile alto 25 metri, il colore caldo del legno, la forma tipica di queste impiantiarchitetturali vernacolari che utilizzano i materiali tipici secondo le tradizioni del luogo, in questo caso la Transilvania. Entrando dal cancello è naturale ammirare l’imponente portale ricco di intarsi, le arcate e le catene create da un pezzo unico di legno. L’interno invece, meno lavorato rispetto all’esterno, è delicatamente decorato con icone e immagini sacre su un fondo bianco e incorniciate dalle travi lignee.
Visitando questo luogo sacro si avrà la sensazione di fare un viaggio temporale, ci si sentirà in un’altra dimensione geografica, immersi in tradizioni etno-religiose diverse dalle nostre ma perfettamente integrate nel territorio.
MARIA LA BARBERA
Rimarrà aperta fino al 10 giugno prossimo l’esposizione “Liberty. Torino Capitale”, curata da Palazzo Madama e dalla Società degli Ingegneri e Architetti in Torino, con la collaborazione di Mondomostre, che vuole favorire l’ingresso di Torino nel RANN, Réseau art Nouveau network di Bruxelles e la sua candidatura a città patrimonio Mondiale UNESCO per il liberty, in questo modo valorizzando gli oltre cinquecento capolavori risalenti al quarantennio della belle Epoque e distribuiti su tutto il territorio cittadino, dalle botteghe al parco del Valentino.
La mostra, articolata in cinque sezioni vuole condurre un’analisi sulla società e cultura della seconda metà dell’Ottocento, fino al passaggio al Novecento sotto molteplici punti di vista. Lo stile liberty consiste in questa contrapposizione fra lo stile floreale, classico e decorativo, e lo stile modernista, inquieto e all’avanguardia.
A Palazzo Madama Torino riconquista il ruolo di capitale di quello “stile senza stile”, che avrebbe apportato il vero nel mondo vegetale e floreale, aggiungendovi gli elementi di una nuova modernità anti classica.
La mostra è una sorta di appendice postuma alla prima Esposizione di arte decorativa moderna del 1902, lo stesso parco in cui la fontana dei Mesi, unico elemento architettonico ancora esistente dell’apparato di edifici costruiti per l’Esposizione generale del 1898, organizzata a Torino per celebrare il cinquantenario dello Statuto Albertino, è simbolo della vitalità artistica della città. La fontana dei Mesi fu progettata da Carlo Ceppi, costruita in moderno cemento e attualizza gli elementi del rococò secondo i nuovi modelli del liberty, tanto che all’Esposizione Universale di Torino del 1902 partecipò anche la Liberty & CO, azienda specializzata nella compravendita di tessuti, ornamenti e oggetti importati dall’Estremo oriente, fondata a Londra nel 1875 e ben presto sinonimo in Italia delle nuove manifestazioni di arte applicate e di artigianato.
L’esposizione si apre con un omaggio all’eterno femminile, una celebrazione dell’immagine della donna che emerge con straordinaria forza visiva tra Ottocento e Novecento. Le opere di maestri quali Corcos, Canonica, Bistolfi e Boldini trasportano il visitatore in un’epoca di cambiamento sociale e estetico.
Presso la palazzina Turbiglio si potrà apprezzare in toto l’elemento architettonico che ha caratterizzato il panorama liberty torinese. Ci si potrà muovere tra abiti d’epoca molto eleganti, complementi d’arredo e accessori pregiati, sotto la luce dei lampadari dell’officina Mazzucotelli. Si potrà inoltre prendere coscienza dell’importanza nel liberty del ruolo della danza e del movimento, attraverso opere e immagini che comprendono il vaso portafortuna di Leonardo Bistolfi.
Fulcro della mostra è la Gran via, che narra la storia di Torino, la sua architettura e il suo ruolo cruciale per il mondo e l’Europa.
L’esposizione internazionale del 1902 viene rievocata attraverso opere originali e apparati iconografici che restituiscono la vivacità culturale del tempo e indagano profondamente l’essenza del liberty torinese.
All’interno della mostra vi è una sezione che celebra l’industria dell’arredamento e degli interni, delle pubblicazioni scolastiche, fino alla grafica pubblicitaria e alle riviste. È allora che il liberty diventa un linguaggio unificante che abbraccia l’intera società italiana, trovando in Leonardo Bistolfi il suo maggior interprete. Il centinaio di opere presenti nella Sala del Senato di palazzo Madama non bastano a definire tutto il liberty di Torino, anche se sono compresi pezzi eccellenti come il “Fuoco d’artificio” di Giovanni Boldini, il manifesto pubblicitario di Alfons Mucha, il modello in gesso per la vita nel monumento funebre Abegg di Leonardo Bistolfi.
Si può definire una mostra diffusa con tutti gli esempi architettonici che vengono fatti del liberty a Torino, dalla scuola elementare Santorre di Santarosa, ai bow window di villa Scott, protagonista del film “Profondo rosso” di Dario Argento, alle vetrine del caffè Mulassano in piazza Castello, per non parlare delle tracce in architettura come nella Bottega di Erasmo di Gabetti e Isola, edificio per abitazioni, uffici e negozi di Pietro Derossi in corso Unione Sovietica e la Casa dell’Obelisco di Sergio Iaretti ed Elio Luzi.
La parola chiave che rende conto di questa stagione europea molto feconda nel superamento del naturalismo, in nome di un simbolismo decorativo è ‘metamorfosi’, che ben indica il passaggio tra Otto e Novecento dal punto di vista estetico, sociale e geopolitico.
Mara Martellotta
Sabato 10 febbraio, ore 15.45
Palazzina di Caccia di Stupinigi
Una visita guidata alla scoperta di mondi lontani
Nel giorno del Capodanno cinese, in cui si festeggia l’ingresso nell’anno del Drago verde, la Palazzina di Caccia di Stupinigi ricorda l’anniversario della nascita di Marco Polo.
“Viaggio a Oriente” è una visita guidata alla scoperta di un mondo lontano: immergendosi nei racconti dei grandi viaggiatori, attraverso la via della seta si arriva fino in Cina. Il fascino dell’Oriente conquista l’Europa a partire dal 1600 con l’arrivo nel Vecchio Continente di merci preziose quali lacche, sete, carte da parati e porcellane che vanno ad abbellire le dimore di re e principi. In Italia, i Savoia, influenzati anche loro dall’esotismo, creano ambienti che riecheggiano questi luoghi lontani. I Gabinetti Cinesi della Palazzina di Stupinigi hanno una tappezzeria di carta dipinta a tempera della seconda metà del Settecento, importata dalla Cina meridionale, che raffigura scene di vita cinese su sfondo roccioso. Dai paesaggi ad acquerello delle carte da parati alle splendide stoffe, dall’esotica “sala da gioco” ai bizzarri animali del serraglio: l’amore per l’esotico si respira alla Palazzina di Caccia di Stupinigi.
INFO
Palazzina di Caccia di Stupinigi
Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)
Sabato 10 febbraio 2024, ore 15.45
Viaggio a Oriente
Prezzo visita guidata: 5 euro + il prezzo del biglietto di ingresso
Biglietti: intero 12 euro; ridotto 8 euro
Gratuito: minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card
Prenotazione obbligatoria per la visita guidata entro il venerdì precedente
Info e prenotazioni: 011 6200601 stupinigi@biglietteria.ordinemauriziano.it
Giorni e orari di apertura Palazzina di Caccia di Stupinigi: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).
Sarà una serata da non perdere quella di sabato 10 febbraio prossimo per tutti coloro che amano e sono affascinati dalle vicende del forte dello Chaberton.
Alle 21, a ingresso libero, presso la sala Formont di via Pinerolo 0 a Cesana Torinese, è in programma la serata denominata semplicemente “Lo Chaberton”
È organizzata dalla Mostra del Monte Chaberton di Claviere, dal Ponte Tibetano Cesana Claviere, dal Parco avventura Chaberton di Cesana Torinese, dall’Ufficio del turismo di Cesana Torinese con il patrocinio del Comune di Cesana Torinese.
Si tratta di una serata che ha lo scopo di raccogliere donazioni volontarie per la costrizione del bivacco ‘Chaberton’.
La storia del Monte Chaberton è lunga 200 milioni di anni le vicende del Forte sono state al centro di svariati momenti informativi e divulgativi e sono custodite nella Mostra del Monte Chaberton, esposta in modo permanente a Claviere.
Questa volta l’attenzione sarà focalizzata sui racconti dei Cesanesi del passato sull’epopea del forte Chaberton.
“Quella di sabato sarà una serata dedicata alla storia del Forte Chaberton – precisa Roberto Guasco, curatore del museo Mostra Monte Chaberton di Claviere – attraverso i racconti dei testimoni dell’epoca di Cesana Torinese. Nel tempo ho avuto la fortuna di incontrare tanti protagonisti delle vicende del forte Chaberton. Ho raccolto testimonianze sul periodo antecedente la guerra, sul periodo bellico e post bellico. I loro preziosi ricordi li ho raccolti in due video interviste che presenterò sabato sera, dando voce ai protagonisti di quella storia.
Storia antica e lontana per noi, ma viva e presente nelle loro parole. Momenti felici e momenti tragici che si alternano negli anni della guerra. L’ epopea del forte più alto d’Europa, simbolo della forza di volontà degli italiani e della loro capacità di lavorare duramente, in qualsiasi luogo e condizione”.
Mara Martellotta
“Impressioni oltre lo sguardo”. E’ il titolo della mostra fotografica di Maria Laura Verdoia, che sarà inaugurata il prossimo 10 febbraio, alle 16.30, al Palazzo delle Feste di Bardonecchia.
“Una virtuale passeggiata al ritmo lento” nella quale Maria Laura Verdoia, guida naturalistica innamorata della bellezza e della fotografia, accompagnerà i visitatori in un percorso di meraviglia e contemplazione.
“Lo sguardo dei bambini, interrogativo, mai ovvio, uno sguardo che sogna, che ammira, che si stupisce: in questo caso lo sguardo di Zoe, la nipotina tanto amata e fotografata; lo sguardo degli animali, guardingo, attento, diffidente eppure incuriosito, fotografato sempre immerso nella luce, del cielo, dell’acqua, del bosco; lo sguardo sui paesaggi nel quale l’occhio si posa sul colore che sale e scende insieme alla luce sulle montagne; paesaggi che seguendo il ritmo delle stagioni, parlano di bellezza e che esistono perchè li vediamo, li chiamiamo, li fotografiamo”.
Tutto questo è raccontato nelle circa 35 fotografie esposte. Un itinerario tra gli sguardi degli animali, i paesaggi colti nelle quattro stagioni, per arrivare agli scatti più astratti del ghiaccio, della neve,della brina, dell’acqua, delle rocce e del sole. Un percorso che si conclude rasentando ‘il pittorico’, ossia fotografie realizzate con tecniche che richiamano la pittura. A chiusura di tutto due immagini dove l’assenza e’ il soggetto perchè spesso “in fotografia più togli meno è”. Un elogio dell’essenziale. Un modo per imparare a guardare oltre.
La mostra sarà visitabile fino al prossimo 3 marzo.
Orario di apertura: dalle 14.30 alle 17.30
Con cortese richiesta di pubblicazione
Il “Forte di Bard” atterra a Malpensa
Dall’ottocentesco complesso fortificato di Casa Savoia all’Aeroporto di “Milano Malpensa”, va in trasferta la mostra fotografica “Donne di terre estreme” di Caterina Borgato
Fino al 2 aprile
Sicuramente una bella idea (perché non a Caselle?) per allietare la sosta dei viaggiatori in arrivo o in transito all’Aeroporto di “Milano Malpensa”. Per tutti loro, fino al prossimo martedì 2 aprile, sarà possibile allietare l’atterraggio o ingannare l’attesa di un nuovo volo, regalando ai loro occhi e alle loro sfere emozionali la visita di una mostra fotografica di altissima suggestione. Parliamo di “Donne di terre estreme”, personale della fotografa e viaggiatrice veneziana di Mirano, Caterina Borgato, curata dal valdostano “Forte di Bard” in collaborazione con “Montura” (marchio nato a Rovereto nel 2000 da un’idea di Roberto Giordani e diventato oggi prestigioso riferimento per tutto quanto é prodotto tecnico da montagna), che ben si inserisce – nell’ambito della partnership con “Sea Aeroporti” – nel contesto del “Terminal Arrivi Internazionali” di “Malpensa”.
In mostra leggiamo, cristallizzate in immagini di grande perfezione tecnica, storie di “terre estreme” e, insieme, di “donne estreme”. Altri mondi. Volti scolpiti nella durezza mortificante dei luoghi rappresentati, che pure lasciano spazio a increduli e improbabili sorrisi, accompagnati dalla fierezza di sguardi sospettosi ma carichi di tangibile umanità e disponibilità di accoglienza. Quello tracciato dalla Borgato è un percorso di ricerca, umano e poetico, nella realtà femminile in terre considerate geograficamente “estreme”, ai margini più remoti del nostro mondo. “Estreme per la lontananza geografica – si legge in nota – ma anche per le condizioni ambientali e climatiche, che condizionano i gesti della vita quotidiana delle persone che le abitano”. Ecco allora, fra le tante, donne che vivono negli altipiani della Mongolia occidentale o sulla remota isola di Socotra nell’Oceano Indiano o nelle terre desertiche della Dancalia, nel Corno d’Africa. In ognuna di loro, nel loro aprirsi agli altri, nelle profondità del loro occhi, possiamo davvero leggere o scoprire o riscoprire una testimonianza dell’unione del mondo femminile che rappresenta le fondamenta e la comune liaison di queste società sconosciute e tanto lontane.
Le fotografie sono tratte dal volume “Donne di terre estreme”, la prima pubblicazione di Caterina Borgato edita da “Montura Editing” nel 2021: un’ampia antologica fotografica, frutto dei suoi numerosi viaggi e soggiorni in Yemen, Mongolia ed in Etiopia, che lei descrive come le “esperienze più intense della sua vita”. Nata da una famiglia di alpinisti e viaggiatori (e laureata in “Scienze Politiche”), la Borgato ha viaggiato anche nell’Africa sub Sahariana ed Equatoriale, in Asia, in Medio Oriente e in Sud America. Il viaggio è da lei vissuto come “scuola di umiltà” e l’incontro con l’umanità “altra” come una “preziosa ricchezza”. Dal 2004 è expert on tour per “Kel12 National Geographic Expedition”. La sua “è una professione di ricerca, studio, approfondimento e soprattutto condivisione”.
Per info: “Associazione Forte di Bard”, tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it
Gianni Milani
Nelle foto: parte dell’allestimento a “Malpensa” e foto di “Donne di terre estreme” di Caterina Borgato
Mahler “orientale” al “MAO”
Si intitola “Frammenti” il singolare evento musicale dedicato a Gustav Mahler dal “Museo d’Arte Orientale” di Torino
Domenica 11 febbraio, ore 12/13 e 17/18
Abbracciare e divulgare l’idea di un “orientalismo consapevole”, sottolineando il carattere di parzialità e soggettività implicito nel concetto di Oriente. Parte di qui la volontà del “MAO-Museo d’Arte Orientale” di Torino, di “dare spazio a voci dissonanti e punti di vista alternativi, per suggerire nuove possibili letture dei fenomeni culturali che, dall’Asia, si diffondono in Europa e in tutto il mondo”. E di qui prende avvio l’iniziativa, sicuramente singolare, messa in campo per domenica 11 febbraio (ore 12/13 e 17/18) dell’evento musicale dal titolo “Frammenti”(da un’idea di Erik Battaglia, con coreografie di Vincenzo Di Federico e di Lanxin Zheng), attraverso il quale, negli spazi del “Museo” di via San Domenico, risuoneranno dal vivo le note di alcuni brani di “Das Lied von der Erde”( “Il canto della terra” ) di Gustav Mahler, composizione per contralto, tenore e orchestra in sei movimenti che mette in musica altrettanti “Lieder” della raccolta “Die chinesische Flöte” del poeta tedesco Hans Bethge, un’antologia di testi di autori cinesi di “epoca Tang” (fra cui Li Bai e Wang Wei) riscritti dall’autore a partire da versioni tedesche e francesi. Con “Il canto della terra”, e soprattutto con il conclusivo “Abschied”, il grande compositore austriaco prende congedo dalla vita ma “l’addio, pur nella sua drammaticità, suggerisce il ricordo di una vita felice e piena e porta con sé una promessa di rinascita e di eternità”.
Inserito nell’ambito dei festeggiamenti per il “Capodanno cinese” (dal 10 al 24 febbraio), l’evento é il secondo atto di una collaborazione avviata lo scorso anno fra il “MAO” e il “Conservatorio Statale di Musica Giuseppe Verdi” di Torino in occasione di “Sonic Blossom”, la “performance partecipativa trasformativa” dell’artista taiwanese-americano Lee Mingwei che ha animato il “Museo” a maggio 2023. Nell’ambito di questa collaborazione e del progetto#MAOTempoPresente, che aspira a trasformare le sale e le gallerie del “Museo” in luogo vivo, spazio di sperimentazione e conoscenza delle culture dei Paesi dell’Asia attraverso esperienze multisensoriali, al “MAO” saranno installati due pianofortigenerosamente messi a disposizione dell’azienda “Piatino” di Torino: fino al 2 giugno gli strumenti, collocati nelle gallerie“Giappone 1” e “Paesi islamici dell’Asia”, saranno a disposizione di un gruppo di studenti del Conservatorio, che potranno esercitarsi durante l’orario di apertura del Museo.
Sottolineano dal “MAO”: “Da Schubert a Ravel passando per Schumann, Puccini, Mahler, Debussy e molti altri, il repertorio sarà quello della tradizione musicale classica occidentale legato al fenomeno dell’orientalismo e rappresenta una nuova occasione di riflessione sull’ ‘eurocentrismo’, sulla percezione dell’altro, sull’insieme di stereotipi in cui l’Occidente ha rinchiuso e imprigionato l’Oriente, dipingendone un’immagine esotica, selvaggia e favolosa”. Ben lontana dal vero.
Artisti partecipanti: Laura Capretti(mezzosoprano), Emma Bruno (contralto), Pamela Pelaez (flauto), Pier Nicolò La Rotonda (oboe), Viola Pregno (violoncello), Diletta Capua (arpa), Lorenzo Abbona (tam tam).
Per info: “MAO-Museo d’ARTE Orientale”, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932o www.maotorino.it
g.m.
Nelle foto: “Abschied”, versione cinese e Arpa