CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 10

 Giulia Lombezzi al Salone del Libro: “Prendersi cura prosciuga, altro che gesto d’amore”

Alle 16,  nella Sala Indaco del Salone del Libro, l’autrice torinese Enrica Tesio ha presentato L’estate che ho ucciso mio nonno, romanzo di Giulia Lombezzi, pubblicato da Bollati Boringhieri. Un titolo provocatorio per un libro che affronta con profondità e ironia uno dei grandi temi sommersi della nostra società: il carico di cura che grava quasi sempre sulle donne.
“Alle donne viene affidata la cura dei bambini e quella degli anziani,” ha sottolineato Tesio, “ma è un tema di cui si parla poco, forse perché non considerato abbastanza cool.” Lombezzi concorda: “Ci si aspetta che le donne si facciano carico dei fragili, sempre e comunque. Anche gli uomini sono capaci di prendersi cura, ma devono essere messi nelle condizioni di farlo. Prendersi cura non è zuccheroso, è una cosa che ti prosciuga.”
Nel dialogo, Tesio evidenzia come questa dinamica sia una forma sottile di patriarcato: “Le donne si ritrovano con una responsabilità enorme sulle spalle, spesso in silenzio.”
Nel romanzo, il personaggio di Federica incarna questo paradosso: vicina alla moda e al pensiero dominante, si presenta come una “bella anima”, ma a parole. “È una bella anima col culo degli altri,” dice Lombezzi, citando una frase ironica che la stessa autrice ha dichiarato di voler riciclare. Federica, infatti, affida alla madre e ad Alice, la protagonista adolescente, l’intero carico della cura del nonno. “Federica non riesce a gestire la complessità. Vede il nonno solo come un fragile, non come una persona. E non se ne rende nemmeno conto.”
Alice, invece, è un personaggio complesso, brillante, lontana dallo stereotipo dell’adolescente appassionata e idealista. “Mi piace il fatto che non abbia passioni,” racconta Lombezzi. “È intelligente, ma pur sempre un’adolescente. È come se vedesse troppo della realtà e si prendesse delle cantonate da tutti.”
Il dialogo tra le due autrici ha portato alla luce temi cruciali come la responsabilità, il femminile, la complessità emotiva e l’ideologia, con uno sguardo critico e contemporaneo sul ruolo che le donne si trovano spesso a ricoprire nella società di oggi.
Valeria Rombolà

L’uragano Portnoy

Per celebrare la nuova edizione di Adelphi del Lamento di Portnoy, uscito con il titolo abbreviato Portnoy, è statoorganizzato un evento speciale, presso l’Auditorium del Centro Congressi Lingotto. L’appuntamento, intitolato “L’uragano Portnoy”, ha visto la partecipazione di Roberto Colajanni, direttore editoriale di Adelphi, di Matteo Codignola, della giornalista e scrittrice Livia Manera Sambuy e, in qualità di ospite d’eccezione, dello scrittore francese Emmanuel Carrère.

È stata un’occasione non solo per presentare una nuova veste editoriale, ma anche per riflettere sull’eredità di Roth, sulla potenza dirompente della sua scrittura e sull’impatto culturale di un autore che ha saputo raccontare, come pochi, le ossessioni, i desideri e le contraddizioni della società contemporanea.

GIULIANA PRESTIPINO

La triste e sfortunata vita di Emilio Salgari

L’incontro con Emilio Salgari, il papà di Sandokan, Yanez, Tremal-Naik e del Corsaro Nero avvenne tanto tempo fa. E fu un amore improvviso, intenso. I primo due libri furono “I misteri della Jungla Nera” e “Le Tigri di Mompracem”, nelle edizioni che la torinese Viglongo pubblicò negli anni ’60.

 

Vennero letteralmente divorati. Toccò poi all’intero ciclo dei pirati della Malesia e a quelli dei pirati delle Antille, dei Corsari delle Bermude e delle avventure nel Far West. Mi recavo in corriera da Baveno a Intra, da una sponda all’altra del golfo Borromeo del lago Maggiore, dove – alla fornitissima libreria “Alberti” – era possibile acquistare i romanzi usciti dalla sua inesauribile e fantasiosa penna. Salgari, nato a Verona nell’agosto del 1862, esordì come scrittore di racconti d’appendice che uscivano su giornali  a episodi di poche pagine, pubblicati in genere la domenica ma, nonostante un certo successo,visse un’inquieta e tribolata esistenza. A sedici anni si iscrisse all’Istituto nautico di Venezia, senza però terminare gli studi.

 

Tornato a  Verona intraprese l’attività di giornalista, dimostrando una notevole capacità d’immaginazione. Infatti, più che viaggiare per mari e terre lontane, fece viaggiare al sua sconfinata fantasia, documentandosi puntigliosamente su paesi, usi e costumi. Scrisse moltissimo, più di 80 romanzi e circa 150 racconti, spesso pubblicati prima a puntate su riviste e poi in volume. I suoi personaggi sono diventati leggendari: Sandokan, Lady Marianna Guillon ovvero la Perla di Labuan, Yanez de Gomera, Tremal-Naik, il Corsaro Nero e sua figlia Jolanda, Testa di Pietra e molti altri. Nel 1900, dopo aver soggiornato alcuni anni nel Canavese ( tra Ivrea, Cuorgnè e Alpette) e poi a Genova, si trasferì definitivamente a Torino dove cambiò spesso alloggio, abitando nelle vie Morosini e  Superga, in piazza San Martino ( l’attuale piazza XVIII Dicembre, davanti a Porta Susa, nello stesso palazzo all’angolo nord dove De Amicis scrisse il libro “Cuore“), in via Guastalla e infine in Corso Casale dove, al civico 205 una targa commemorativa ricorda quella che è stata l’ultima dimora del più grande scrittore italiano di romanzi d’avventura. Schiacciato dai debiti contratti per pagare le cure della moglie, affetta da una terribile malattia mentale, con quattro figli a carico, si tolse la vita con un rasoio nei boschi della collina torinese.

 

Era il 25 aprile 1911. Ai suoi editori dell’epoca, che stentavano a pagargli i diritti, lasciò questo biglietto: “A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna“. Ai quattro figli scrisse: “Sono ormai un vinto. La malattia di vostra madre mi ha spezzato il cuore e tutte le energie. Io spero che i milioni di miei ammiratori che per tanti anni ho divertito e istruito provvederanno a voi. Non vi lascio che 150 lire, più un credito di lire 600… Mantenetevi buoni e onesti e pensate, appena potrete, ad aiutare vostra madre. Vi bacia tutti col cuore sanguinante il vostro disgraziato padre“. I suoi funerali passarono quasi inosservati perché in quei giorni Torino era impegnata con l’imminente festa del 50° Anniversario dell’Unità d’Italia. La sua salma fu successivamente traslata nel famedio del cimitero monumentale di Verona. Un tragico e amaro epilogo per l’uomo che, grazie alle sue avventure, fece sognare tante generazioni di ragazzi.

Marco Travaglini

Atomi e rock

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CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

In questo lungo viaggio tra le etichette discografiche rock degli anni ‘60 ci imbattiamo (e ci imbatteremo) regolarmente in “labels” eterogenei che coprivano tranquillamente i più diversi generi e stili, secondo una precisa volontà di rendersi operative quasi a 360 gradi nel mercato dei potenziali fruitori; facile comprendere come il garage rock fosse (e restasse) un prodotto relativamente di nicchia e come tale rivestisse un ruolo minoritario (se non talvolta laterale) nel quadro della produzione variegata di una singola casa discografica. E’ qui il caso di trattare l’etichetta “Era Records” (nota anche come “Era” o “Era Records, Inc.”), fondata a Los Angeles [Hollywood] nel marzo 1955 da Herbert (Herb) Newman e Lew (Lou) Bedell [Lewis Joseph Bedinsky]; da notare che nel 1958 sorgerà anche l’etichetta sorella “Doré Records”, che dal 1959 verrà gestita personalmente proprio da Bedell. Il gruppo “Era” operava anche come distributore di Monogram, Eden e Gregmark e tra 1969 e 1971 fu associato a Happy Tiger. A metà anni Settanta l’etichetta, il catalogo ed il logo [l’originario simbolo atomico] “Era” furono ceduti in blocco alla compagnia canadese K-tel.

Interessante rilevare che i generi predominanti nella discografia di “Era Records” furono alle origini rhythm and blues, dopo il 1959 jazz e country, ma qui senz’altro selezioniamo ed elenchiamo le sole incisioni di rock strumentale, surf, garage e psychedelic rock legate al tema centrale della nostra rubrica:

– THE SENTINALS “Latin’ia (Lateenya) / Tor-Chula” (3082) [1962];

– THE ARPEGGIOS “The Hot Canary / Like Old Times” (3085) [1962];

– THE SENTINALS “Christmas Eve / Latin Soul” (3097) [1962];

– THE SOUND OFFS “The Angry Desert / Working Up A Steam” (3100) [1963];

– THE VINE STREET BOYS “Come On Over / That Certain Someone” (3105) [1963];

– THE TOWERS “Alone In A Big Town / Friday Night Date” (3106) [1963];

– SANDY AND THE SANDSTORMS “Sandstorm / Flutterbug” (3112) [1963];

– THE MOMENTS “Surfin Train / Mamu Zey” (3114) [1963];

– THE CRESCENTS “Pink Dominos / Breakout” (3116) [1963];

– THE SENTINALS SIX “Infinity / Encinada” (3117) [1963];

– THE PAGENTS “Enchanted / Big Daddy” (3119) [1963];

– CONRAD AND THE HURRICANES “Hurricane / Sweet Love” (3130) [1964];

– THE PAGENTS “Sad And Lonely / Pa-Cha” (3134) [1964];

– THE FABULOUS DESIRES “Dance With Me / Ouch” (3138) [1964];

– THE HUNTERS “Tiger Shake / The Angry Desert” (3140) [1964];

– THE HUNGRY IV “The Hustler / Young Girl” (3152) [1965];

– THE LYRICS “So What!! / The Can’t Hurt Me” (3153) [1965];

– THE AMBERTONES “Clap Your Hands / Cruise” (5027) [1965];

– MARTY AND THE MONKS “Mrs. Schwartz, You’ve Got An Ugly Daughter / Psychedelic City” (5037) [1965];

– THE WIZARD’S “I’m A Blind / I Want To Live” (3161) [1966];

– THE NO-NA-MEE’S “Gotta Hold On / Just Wanna Be Myself” (3165) [1966];

– TY WAGNER “Slander / I Think I Found Love” (3168) [1966];

– THE OUTLAW BLUES “Mustafa / Non-Stop Blues” (3171) [1967];

– HARLAN MICHAEL “Day Sleeper / Tell Me” (3173) [1967];

– THE DECADES “I’m Gonna Dance / On Sunset” (3174) [1967];

– THE SEARCH “Everybody’s Searchin’ / Too Young” (3181) [1967];

– THE CHOCOLATE TUNNEL “Ostrich People / The Highly Successful Young Rupert White” (3185) [1967];

– TOMORROW’S WORLD “Tinkling Glasses / When It’s All Over” (3188) [1967];

– THE LOLLIPOP FANTASY “It’s A Groovy World / Waiting For A Dream” (3193) [1967];

– US “Delicious / Love Is Not As Grand” (3201) [1968].

Gian Marchisio

 

 

Torino Graphic Days compie dieci anni

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Numerosi gli eventi in programma fino al 18 maggio

 

E’ in corso di svolgimento a Torino il Graphic Days®, il primo festival dedicato al visual e al social design italiano e internazionale che quest’anno festeggia i suoi dieci anni.

Aperto fino al 18 maggio, il festival è articolato attraverso un percorso espositivo e un fitto calendario di eventi, talk, workshop, progetti partecipati e performance, dj set, attività per le scuole e le famiglie, mostra mercato dedicati al tema “Love, Now!”, che vuole trasmettere un messaggio di apertura, accoglienza e positività, affrontando il tema delle diverse forme di violenza e dell’esclusione della diversità.

Nuova la location per l’edizione 2025 di Graphic Days®, che viene ospitato negli spazi comunali del Vitali Park in via Orvieto 19, nel cuore della Spina 3, che la prima volta sono stati assegnati a un uso temporaneo all’associazione Print Club Torino e al Festival dedicato alla promozione del valore culturale della comunicazione visiva.

All’interno del Vitali Park ci sono soprattutto le mostre, suddivise in 14 nuclei espositivi. Le attività del festival si estendono anche in città in oltre 30 diverse sedi, con un ricco calendario diffuso di eventi, realizzato con il coinvolgimento delle agenzie di comunicazione, degli studi di design e di diverse realtà operanti nell’ambito del visual e social design nel territorio.

Graphic Days è promosso dal 2016 dall’associazione Print Club Torino, dall’associazione plug e dall’agenzia quattrolinee.

Il programma completo è disponibile su www.graphicdays.it/2025/

TORINO CLICK

Luciano Ligabue e Matteo Maria Zuppi: il dialogo della speranza

La solidarietà, la speranza, la vittoria del noi sull’io, l’apertura agli altri, ai più deboli, agli emarginati contro l’egoismo e l’egocentrismo del singolo che si chiude in sè stesso: questo il messaggio dell’incontro tra Luciano Ligabue e il Cardinale Matteo Maria Zuppi al Salone Internazionale del Libro venerdì 16 maggio.

Il cantautore di Correggio e l’arcivescovo di Bologna, protagonista del recente Conclave che ha eletto papa Leone XIV, in un dialogo magistrale, hanno toccato i grandi temi che affliggono gli uomini in questi anni in cui Pandora sembra avere riaperto il vaso, liberando i mali del mondo: le epidemie e le pandemie, le carestie, le guerre. Partendo dalle esperienze personali, dai dolori, dai lutti che l’hanno portato a rendersi conto della propria fragilità e, al tempo stesso, della propria forza, il cardinale Zuppi ha introdotto una riflessione universale e profonda sul dolore dei bambini, quel dolore infinito che non si può non provare davanti ai piccoli migranti che muoiono di freddo, inseguendo un sogno destinato a infrangersi, quel dolore che ogni essere umano degno di questo nome non può non sentire di fronte a un bambino che soffre e muore vittima di una guerra. Le parole di Zuppi hanno rievocato le sublimi riflessioni di Dostoevskij che ne’ “I fratelli Karamazov” si interroga e si lacera sul dolore dei piccoli, cercando il “perché un bambino soffre?”.

E Dio dov’è in tutto questo dolore? Dio è presente, ribadisce, il cardinal Zuppi, il Vangelo è una storia che continua anche oggi con le nostre vite, nelle nostre vite e che ci insegna a guardare verso gli altri, a non essere indifferenti, dobbiamo solo coglierlo, ma non con gli occhi ai quali l’invisibile è essenziale, bensì con il cuore, citando l’immortale dialogo tra un piccolo principe che amava le rose e le stelle e una volpe.

Ligabue che si definisce laico, ma con un grande bisogno spirituale, e che ha scritto la canzone “Perché Dio non vuole stare solo” parla, a sua volta, del bisogno di umanizzare Dio per renderlo più vicino e per chiedersi se anche lui non possa sentirsi abbandonato dall’uomo, vittima di paure e di dubbi in una società profondamente ingiusta in cui 26 persone detengono la metà del patrimonio mondiale.

Eppure sul fondo del vaso di Pandora qualcosa è rimasto anche in questo XXI secolo di guerre e distruzione, in cui la tecnologia non dà risposte agli interrogativi dell’interiorità, Zuppi invita a tenerci la paura della guerra per trasformarla in consapevolezza e, infine, in speranza perché senza speranza non c’è futuro. Quando vennero liberati tutti i mali del mondo, infatti, nel vaso rimase la speranza. L’uomo è fragilissimo e solo insieme agli altri può superare le difficoltà. Il sovranismo non ha futuro perché chi ama la patria abbatte le frontiere e non le costruisce. E nelle accorate parole del Presidente della Cei sulla necessità di perseguire la pace e l’unione e nel sorriso con cui le accompagna non si può non ritrovare la passione e il sorriso di monsignor Bettazzi che fece della pace e della solidarietà, della vicinanza agli ultimi e agli emarginati il timone della propria esistenza.

Barbara Castellaro

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

Le assaggiatrici – Drammatico. Regia di Silvio Soldini, con Elisa Schlott. Autunno 1943. La giovane rosa, in fuga da Berlino colpita dai bombardamenti, raggiunge un piccolo paese isolato vicino al confine orientale. Qui è dove vivono i suoceri e dove il marito, impegnato al fronte, le ha scritto di rifugiarsi in attesa del suo ritorno. Rosa scopre subito che il villaggio, apparentemente tranquillo, nasconde un segreto: all’interno della foresta con cui confina, Hitler ha il suo quartier generale, la Tana del Lupo, Il Führer vede nemici dappertutto, essewre avvelenato è la sua ossessione. Una mattina all’alba Rosa viene prelevata, con altre giovani donne del villaggio, per assaggiare i cibi cucinati per lui. Divise tra la paura di morire e la fame, le assaggiatrici stringeranno tra loro alleanze, amicizie e patti segreti. Da un fatto vero, dal romanzo di Rosella Postorino. (Eliseo)

Bird – Fantasy, drammatico. Regia di Andrea Arnold, con Nykiya Adams e Franz Rogowski. La dodicenne Bailey vive con il padre single Bug e il fratello Hunter in uno squat nel Kent settentrionale. Bug non ha molto tempo per i figli e Bailey, che si sta avvicinando alla pubertà, cerca attenzioni e avventure altrove. Durata 119 minuti. (Nazionale sala 3)

Black Dog – Doppio gioco – Thriller. Regia di Steven Soderberg, con Cate Blanchett, Michael Fassbender e Pierce Brosnan. George Woodhouse, agente segreto di Sua Maestà, è incaricato di una difficile missione: dovrà, in una sola settimana, per ordine del suo diretto superiore Meacham, scoprire il colpevole della fuga di notizie al cui centro è un software conosciuto con il nome in codice Severus. Cinque gli agenti sospettati, tra i quali Kathryn, la moglie di George. Durante una cena in comune, l’agente dovrà smascherare che è il traditore del gruppo. Alla morte, quella stessa sera, di Meacham, ecco che George vede crescere i propri sospetti nei confronti della moglie. L’uomo si ritrova questa volta diviso tra l’amore per lei e il dovere nei confronti del suo paese. Durata 93 minuti. (Massaua, Eliseo, Fratelli Marx sala Chico, Ideal, Nazionale sala 2, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Flight Risk – Trappola ad alta quota – Drammatico. Regia di Mel Gibson, con Mark Wahlberg e Michelle Dockery. Daryl, di professione pilota, è incaricato di trasportare un’agente federale e il suo prigioniero nella città dove si terrà il processo ma durante il volo, tra i cieli sopra l’Alaska, non tutto è chiaro tra gli occupanti dell’aereo: ben presto ci si renderà conto che Daryl non è chi dice di essere, altri non è che un killer mandato a eliminare il prigioniero. Durata 91 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 4, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Francesca e Giovanni – Regia di Simona Izzo e Ricky Tognazzi, con Ester Pantano e Primo Reggiani. Ci sono l’amore e l’intesa. L’impegno e il sacrificio in un paesa in tempo di guerra. Ci sono gli amici e i nemici, le battaglie e i processi, la vita quotidiana e una parte importante della nostra storia, interrotta improvvisamente quel tragico giorno di maggio del 1992, oscurato dalla strage di Capaci. Al centro della scena è una donna, Francesca Morvillo, in all’uomo con cui ha scelto di vivere accanto fino all’ultimo: Giovanni Falcone. Le loro vite si intrecciano nella stagione più difficile del conflitto tra lo Stato e Cosa Nostra. Francesca è figlia, sorella, moglie di giudici e magistrato a sua volta. Giovanni lancia la sfida più ambiziosa alla mafia insieme ai giudici del pool. Durata 90 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse,Lux sala 3, Romano sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

La gazza ladra – Commedia. Regia di Robert Guédiguian, con Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin. Maria si occupa con amore di alcune persone anziane, e non poche volte fa la cresta sulla spesa che fa per loro. Per un unico motivo: mettere da parte un po’ di quattrini per poter far dare al nipote, ragazzino quantomai dotato, delle lezioni private di pianoforte, per cui ha già preso contatti con il miglior maestro di Marsiglia. Si spinge anche a firmare assegni che sa benissimo non potrà mai assolvere. Grazie all’intervento di qualche anima buona, il caos annunciato rientrerà presto in tutto il suo ordine. Durata101 minuti. (Centrale, Due Giardini sala Nirvana)

Guida pratica per insegnanti – Commedia. Regia di Thomas Lilti, con François Cluzet e Vincent Lacoste. Siamo al rientro dalle vacanze estive, all’inizio di un nuovo anno scolastico, e tra i docenti dell’istituto arriva Benjamin, un giovane dottorando senza borsa di studio che accetta di fare il supplente di matematica per potersi pagare gli studi. Spinto anche dalla famiglia a fare questa prima esperienza nell’insegnamento, Benjamin capirà presto quanto sia difficile questo lavoro. I suoi colleghi, con più esperienza di lui e momento affiatati tra loro gli mostreranno quanta dedizione e tenacia ci vogliano per andare avanti in questa professione. Il sistema dell’istruzione pubblica è un vero e proprio campo di battaglia, in piena crisi ed estremamente fragile. Benjamin dovrà contare sulle proprie forze e affrontare le dure prove alle quali verrà sottoposto, in un mestiere che si rivelerà più impegnativo e serio rispetto a quello che aveva immaginato. Durata101 minuti. (Classico)

Ho visto un re – Commedia. Regia di Giorgia Farina, con Edoardo Pesce, Sara Serraiocco, Marco Fiore e Blu Yoshimi. 1936, durante la Campagna d’Etiopia. Annibale è un gerarca fascista che sta educando il figlio Emilio secondo i canoni e le leggi che il regime va imponendo, cercando di farne un ottimo e grande balilla. Ma Emilio rifiuta quelle norme, ha un mondo tutto suo di fantasia, di smisurata immaginazione: la sua vita cambia quando un giorno vede richiuso nella voliera che sta al centro del giardino del podestà un giovane guerrigliero etiope, un prigioniero di cui tutti hanno paura. Ma non Emilio, che con Abraham stringerà una forte amicizia. Durata 100 minuti. (Reposi sala 1)

L’infinito – Di e con Umberto Contarello con Carolina Sala. Umberto è uno sceneggiatore avvilito. Non riesce più a provare piacere o felicità per nulla, si trascina per la casa, come per la città, con uno sguardo triste e disincantato. Si nasconde dalla vita, dentro i cappotti come nella siepe per guardare sua figlia giocare. Aiuta una giovane sceneggiatrice a scrivere una storia, ammira una suora armena pulire i vetri delle finestre, passa le serate in un locale a bere alcolici, mescolando il ghiaccio con le mani. Un ragazzo bussa alla sua porta e gli rivela una notizia importante. Una sua ex viene a trovarlo e gli regala una serata diversa, un’altra deve decidere se finanziare o no la sua storia, e una suora lo accompagna al cimitero dov’è sepolta sua madre. Lì Umberto dovrà fare i conti con traumi e memorie del passato. Durata 91 minuti. (Romano sala 1)

In viaggio con mio figlio – Commedia drammatica. Regia di Tony Goldwyn, con Bobby Cannavale, Vera Farmiga, Whoopi Goldberg e Robert De Niro. Max Brandel è un comico di scarso successo che è tornato a vivere con il padre Stan dopo aver mandato all’aria la carriera e il matrimonio. Dopo aver discusso con l’ex moglie Jenna su come gestire il figlio Ezra, un undicenne brillante e affetto da autismo, Max decide di rapire l’adolescente e intraprendere con lui un viaggio attraverso gli Stati Uniti. Durata 95 minuti. (Romano sala 3, The Space Torino)

Lee Miller – Drammatico, biografico. Regia di Ellen Kuras, con Kate Winslet, Alexander Skarsgard, Marion Cotillard e Hosh O’Connor. Lee, ex modella statunitense per Vogue dall’età di 19 anni e grande appassionata di fotografia, parte per l’Europa durante la Seconda Guerra Mondiale in veste di fotoreporter proprio per la celebre rivista. La sua missione sarà quella di documentare le atrocità della guerra e mostrare al mondo il vero volto della Germania nazista. Attraverso i suoi scatti denuncerà i crimini perpetrati nei confronti degli ebrei e delle minoranze nei campi di concentramento. La giornalista produrrà un enorme archivio tra foto e appunti lasciando un’inestimabile testimonianza di quel periodo durissimo in cui lei stessa dovrà fare i conti con alcune verità del suo passato. Durata 116 minuti. (Greenwich Village sala 3)

Il mohicano – Drammatico. Regia di Frédéric Farrucci, con Alexis Manenti e Mara Taquin. Joseph ha accidentalmente ucciso un uomo legato alla mafia che voleva costringerlo a vendere i suoi terreni e a interrompere la sua attività di pastore. Sempre in fuga dagli uomini che hanno deciso di punirlo, sarà aiutato dalla nipote Vannina e diventerà un eroe per gli abitanti di quella Corsica che non vuole cedere alla violenza e alle speculazioni. Durata 87 minuti. (Fratelli Marx sala Chico)

Nonostante – Drammatico. Regia di e con Valerio Mastandrea, con Dolores Fonzi, Barbara Ronchi e Laura Morante. Un uomo trascorre serenamente le sue giornate in ospedale senza troppe preoccupazioni. È ricoverato da un po’ ma quella condizione sembra il modo migliore per vivere la sua vita, al riparo da tutto e da tutti, senza responsabilità e problemi di alcun genere. Quella preziosa routine scorre senza intoppi fino a quando una nuova persona viene ricoverata nello stesso reparto. È una compagna irrequieta, arrabbiata, non accetta nulla di quella condiziione soprattutto le regole non scritte. Non è disposta ad aspettare, vuole lasciare quel posto migliorando o addirittura peggiorando. Vuole vivere come si deve o morire, come capita a chi finisce lì dentro. Lui viene travolto da quel furore, prima cercando di difendersi e poi accogliendo qualcosa di incomprensibile. Quell’incontro gli servirà ad accettare che se scegli di affrontare veramente il tuo cuore e le tue emozioni, non c’è alcun riparo possibile. Durata 92 minuti. (Romano sala 3)

Nottefonda – Drammatico. Regia di Giuseppe Miale di Mauro, con Francesco Di Leva, Dora Romano e Adriano Pantaleo. Da un anno Ciro percorre le strade di Napoli alla ricerca dell’auto che ha ucciso sua moglie, con il figlio Luigi che come lui vorrebbe punire il colpevole. Anche l’amico Rosario intende aiutarlo a risollevarsi dal lutto e gli offre un lavoro: oltre a Ciro dovrà venire in aiuto del fratello Carmine che ha perso il lavoro. Durata 86 minuti. (Fratelli Marx sala Goucho e sala Chico)

One to One: John & Yoko – Documentario. Regia di Kevin Macdonald e Sam Rice Edwards, con john Lennon e Yoko Ono. Vita della celebre coppia durante la permanenza nel Greenwich Village a New York tra il 1971 e il 1973, ricostruita attraverso immagini di repertorio, registrazioni di conversazioni telefoniche e un montaggio di filmati carpiti dalle trasmissioni tv dell’epoca. Il titolo si riferisce all’unico concerto completo tenuto da Lennon dopo lo scioglimento dei Beatles: un evento nato per raccogliere fondi per la Willowbrook State School, luogo di ricovero per disabili minorenni in condizioni di forte disagio. Durata 100 minuti. Massaua, Eliseo Grande, Greenwich Village V.O., Reposi sala 1, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Paternal Leave – Drammatico. Regia di Alissa Jung, con Luca Marinelli e Juli Grabenhenrich. La giovane Leo, quindicenne, vive in Germania e non ha mai conosciuto il padre. Venuta a sapere della sua esistenza, decide di andare alla sua ricerca, arrivando al mare della Romagna e a un chiosco chiuso per l’intera stagione invernale. Paolo è sconcertato e confuso da quell’arrivo che riapre momenti che lui ha tentato di dimenticare, vorrebbe disfarsi di quella ragazzina, non essendo facile venire incontro alle domande che Leo fa: nei giorni successivi, tra padre e figlia si creano situazioni e interessi che prendono a renderli sempre più vicini. Ma non tutto nella convivenza risulterà facile. Durata 113 minuti. (Massimo sala Cabiria, Nazionale sala 1 V.O., Uci Moncalieri)

I peccatori – Azione, horror. Regia di Ryan Cooper, con Michael B. Jordan e Miles Caton. Due fratelli, che prima hanno combattuto tra le trincee e gli attacchi della Grande Guerra in Europa, poi hanno cercato di farsi strada tra la malavita di Chicago. Tornati definitivamente sulle rive del Mississippi dove sono nati, acquistano un grande edificio per trasformarlo in un locale da gioco e dove anche la musica trovi spazio, per la popolazione nera della zona. Una sera tre uomini bianchi entrano prepotentemente nel locale: e presto tutti verranno a conoscenza che non sono chi dicono di essere. Durata 137 minuti. (Ideal, The Space Torino, The Space Beinasco)

Queer – Drammatico. Regia di Luca Guadagnino, con Daniel Craig e Drew Starkey. All’inizio degli anni Cinquanta, William Lee è un americano, cinquantenne, omosessuale, espatriato a Città del Messico. Passa le sue giornate più o meno in solitudine, se si escludono le poche relazioni con gli altri membri della piccola comunità americana, trascorrendo le proprie giornate da un bar all’altro a bere bicchieri di tequila. Fino al giorno in cui ha l’incontro con il giovane Eugene Allerton, ex militare appena arrivato in città: per l’uomo è l’occasione per la prima volta di guardare alla possibilità di stabilire finalmente una connessione intima con qualcuno. Dal romanzo omonimo di William S. Burroughs. Durata 135 minuti. (Eliseo)

La solitudine dei non amati – Drammatico. Regia di Lilja Ingolfsdottir. Maria ha due figli e vive separata dal marito. Una sera incontra Sigmund, con cui prova a ricostruire una nuova famiglia. Ma il rapporto non si dimostra stabile, hanno inizio incomprensione e rabbia: Maria sarà costretta a una nuova separazione, chiedendosi se il rapporto con se stessa e con le persone che le stanno accanto sia sbagliato, se ancora ci sia spazio per un rapporto con Sigmund. Durata 101 minuti. (Fratelli Marx sala Groucho)

Sotto le foglie – Commedia, thriller. Regia di François Ozon, con Josiane Balasko, Ludivine Sagnier e Hélène Vincent. La premurosa nonna Michelle vive la sua tranquilla pensione in un piccolo villaggio della Borgogna, vicino alla migliore amica Marie-Claude. Michelle non vede l’ora di trascorrere l’estate con il nipote Lucas, ma quando sua figlia Valérie e Lucas arrivano a casa le cose iniziano a prendere una strana piega e nulla sembra andare per il verso giusto: Valérie mangia dei funghi velenosi raccolti da Michelle e il ritorno di Vincent, il figlio di Marie-Claude appena uscito di prigione, sembra sconvolgere ulteriormente gli equilibri. Designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani: “Con la consueta sensibilità, Ozon descrive un paesaggio geografico e umano all’apparenza soave, dove le persone al contrario prima o poi mostrano comportamenti inaspettati, facendo emergere, sotto le foglie, il panorama problematico dei rapporti familiari e amicali, con la vicenda che si tinge di giallo, ambiguamente tra gesti amorevoli e sospetti atroci.” Durata 101 minuti. (Nazionale sala 4)

Una figlia – Drammatico. Regia di Ivano De Matteo, con Stefano Accorsi, Ginevra francescono e Michela Cescon. Pietro è un uomo di mezza età con un grande dolore alle spalle: la morte di sua moglie che lo ha lasciato solo con la loro figlia. Non ha avuto il tempo per il dolore perché ha dovuto occuparsi di lei crescendola con amore e dedizione in un rapporto esclusivo, totalizzante, in cui uno curava le ferite dell’altro attraverso le proprie. Quando, dopo qualche anno, proverà a rifarsi una vita con una nuova compagna, non tutto andrà come sognato: la relazione di sua figlia sarà esplosiva e Pietro sarà messo a dura prova. Si ritroverà a lottare tra rabbia e istinto paterno: quanto le può perdonare? Quanto è più forte l’amore della ragione? Durata 103 minuti. (Reposi sala 5)

“Uno che disegnava, uno che scriveva”. Mostra in ricordo di Benny Naselli

Anja Langst, bavarese di nascita naturalizzatasi nostra cittadina da tanti anni, in quanto valida artista di lunga carriera e moglie del compianto Benny Naselli ha avuto l’idea di inaugurare una mostra retrospettiva sui lavori di suo marito.

“Uno che disegnava, uno che scriveva” è titolo intelligente che riassume in pochi accenni chi veramente fosse Benny. La semplicità descrittiva del titolo rappresenta in toto l’anima artistica di Benny. E’ stato un personaggio letteralmente vulcanico, mancato in tarda età, ma operativo nel mondo dell’arte praticamente fino al suo ultimo giorno di vita, in quanto della vita, Benny Naselli fu veramente innamorato!

Già, la vita .. forse pecchiamo di superficialità quando ci esprimiamo a proposito della nostra esistenza. In linea di massima – non avendo nessuno di noi (almeno consciamente), esperito altre realtà – tutti ci riteniamo attaccati alla vita. È, però, spesso un superficiale e vuoto modo di dire.

L’amor mundi di Benny si esplicitava in un inguaribile ottimismo che, nonostante sofferenze che non gli sono mancate, non gli è mai venuto meno.
Grande ritrattista, con pochi schizzi di carboncino o pennarello, era allegramente in grado di ‘cogliere’ velocemente quanto poteva esprimere un viso, un personaggio, tante figure famose (come il suo John Wayne, Clark Gable e altre star di Hollywood).

Da giovane, per anni, è stato vignettista di personaggi legati all’epopea del western americano (le famose ‘strisce’ di gran moda negli swinging anni ‘60), principalmente lavorando per editori della sua Liguria, ma anche creando suoi simpatici personaggi. Lui disegnava, disegnava ininterrottamente, ma sapeva anche scrivere. Di un buon livello intellettuale sono, infatti, le pubblicazioni inerenti la sua vita, una sua particolare visione del mondo, le tante creazioni artistico-fumettistiche.
Benny scriveva come disegnava: come quando gestiva un pennello o un carboncino, scriveva velocemente e allegramente. Anche sulla carta stampata, chi lo leggerà ritroverà il suo magico stile di vignettista… veloce, essenziale, preciso. Da ogni pagina scritta, evidente usciranno la sua infantile e prorompente allegria, la bonaria ironia, una personale forma di tatto stilistico e l’innato rispetto per il prossimo.
Dato che la retrospettiva a lui dedicata è concomitante con il Salone del Libro, interessante sarà l’elenco delle sue pubblicazioni: Parole Dipinte (poesie), del 2010; Tequila, l’indiano del 2000 (comic strips, del 2012); Angeli, pepe e sorrisi (racconti e vignette), del 2014; Oltre il lenzuolo (autobiografia), del 2016.

Ma l’uomo non vive solo d’arte. Dietro occhi azzurri di bimbo adulto, sempre ridenti e che sapevano di mar ligure, la sua esperienza esistenziale si coniugava (ancora felicemente) con la sua attività di ferroviere e di … papà single di non pochi figli, tutti gestiti, educati, fatti meravigliosamente fiorire alla vita.

Poi l’arte, tanta arte, creatività, curiosità senza limiti, amore per il teatro, letture importanti… e infine (come spesso capita nelle fiabe) con l’età della consapevolezza, Benny finalmente approda all’amore degli amori: la meravigliosa Anja, il suo approdo più sicuro.

MOSTRA IN RICORDO DI BENNY NASELLI: Torino, via Belfiore 18, fronte strada

-Venerdì 16 e Sabato 17 maggio 2025 – per info: 349/12.56.345

(dalle 16.00 alle 22.00)

Ferruccio Capra Quarelli

Monastero Bormida, dall’abbazia alla fortezza

Visto dal ponte romanico sul Bormida sembra che tutto si sia fermato a mille anni fa, sia il castello che il paese. A Monastero Bormida, provincia di Asti, verso l’alessandrino e la Liguria, è una domenica come tante altre, splende il sole tra qualche nube, domina il silenzio, tutto pare sospeso, qualche Templare osserva il fiume, alcuni fedeli sono diretti in chiesa per la Messa, poco più in là Teutonici e Giovanniti, i futuri cavalieri di Malta, i grandi Ordini della cavalleria medioevale, parlottano tra loro sottovoce, in modo quasi misterioso e si godono la bella giornata primaverile, pur appesantiti nei loro abiti tradizionali. A poca distanza, al centro del piccolo paese di 828 abitanti, svetta il Castello di Monastero Bormida che in origine, nel XI secolo, era un monastero dedicato a Santa Giulia, con una chiesa e una torre campanaria alta quasi 30 metri. Il convento fu fondato da un gruppo di monaci benedettini che verso il 1050 giunsero dall’abbazia di Fruttuaria di San Benigno Canavese chiamati da Aleramo, marchese del Monferrato, per ripulire e rendere fertili le terre devastate dalle invasioni dei Saraceni.
È a questo punto che entrano in scena i cavalieri medioevali. Gli arabi provenienti dalla Provenza scesero in Piemonte attraverso le Alpi e dopo aver incendiato chiese e monasteri, paesi e villaggi, giunsero sotto le mura di Acqui e qui vennero sconfitti dagli abitanti del luogo aiutati dai monaci-guerrieri. L’attuale castello corrisponde proprio al sito dell’antico monastero di cui restano solo la torre e alcuni tratti murari. Tra la fine del Trecento e l’inizio del XV secolo tutto cambiò. Arrivarono i marchesi Del Carretto che decisero di fortificare il paese e il monastero fu trasformato in una vera e propria fortezza che nei secoli successivi fu ampliata e ristrutturata con rifacimenti rinascimentali e barocchi. Oggi il castello ha una facciata seicentesca e mantiene sul retro la loggia del Cinquecento. L’interno, visitabile in estate in occasione della rassegna “Castelli aperti”, comprende ampie camere, trasformate nel Seicento, con pavimenti a mosaico e soffitti a vela e a crociera di cui alcuni affrescati con motivi floreali e geometrici o con figure femminili, talvolta mitologiche.
Di particolare importanza architettonica è la torre. Giunta fino a noi in ottime condizioni, alta 27 metri, presenta su tutti i lati fregi e archetti pensili, in mattoni i due inferiori e in pietra quelli superiori. A metà Ottocento l’edificio divenne una residenza elegante abitata dalla famiglia Della Rovere a cui seguirono i Polleri di Genova che in seguito la vendettero al Comune di Monastero, attuale proprietario. Il biglietto di ingresso per visitare il castello costa 3 euro. Per le date di apertura vedere il sito web www.castelliaperti.it
Filippo Re

Monologo interpretato da Alice Corni: “In difesa del fratello di Caino”

Presso il Teatro Incontro di Pinerolo 

 

L’Associazione “Progetto in Vista Aps”, in collaborazione con l’Associazione “Avvenimenti Ets”, con il Patrocinio della Città di Pinerolo, presenta il monologo accessibile “In difesa del fratello di Caino”, scritto e interpretato dall’attrice Alice Corni.

Si tratta di un’originale e coinvolgente rielaborazione personale della vicenda biblica relativa al primo omicidio della storia umana. La scena è ambientata nella Valle di Josafat. Tutti i personaggi sono interpretati da un’unica performer, ovvero Alice Corni: Adamo, l’avvocato difensore, il giudice, la morte e la pubblica accusa. Il carattere dello spettacolo risulta leggero e comico ma la sua genesi appare tutt’altro che comica. Una riflessione sulla Giustizia, le sue imperfezioni e conseguenze.

 L’appuntamento è fissato per la serata di sabato 17 maggio, alle ore 21.00, presso il Teatro Incontro di Pinerolo.

Alice Corni è diplomata, dal 2008, presso la Scuola di Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano. Ha lavorato con Eugenio Allegri e Carlo Boso nel campo della commedia dell’arte e, sotto la direzione del maestro Anatolj Vasiliev, ha utilizzato la tecnica del lavoro in Etjude. Si è inoltre specializzata nel teatro pedagogico metodo Stanislavskij. Si è esibita a Parigi, Tallin, Edimburgo e Tel Aviv.

 L’Associazione “Progetto in Vista Aps” è una giovane realtà piemontese che si propone di promuovere l’accessibilità culturale alle persone con disabilità  visiva. Si presenta, per la prima volta nel pinerolese e è guidata dal non vedente Marco Bongi.

 Per maggiori informazioni: tel. 377 – 70.44.366

 Email: progettovista2024@gmail.com

 

Mara Martellotta