Al Polo del ‘900, in partenza cinque settimane dedicate a cinque donne rivoluzionarie raccontate attraverso un format ibrido, tra digitale e reale
Giovedì 8 ottobre, primo appuntamento alla scoperta di Rosa Luxemburg: la rivoluzionaria, la teorica, la donna. Seguono Rita Levi Montalcini, Adriana Zarri Elsa Morante, Hannah Arendt
@Polo del ‘900
Sono Rosa Luxemburg, Hannah Arendt, Elsa Morante, Adriana Zarri, Rita Levi Montalcini le protagoniste di 9cento Storie, nuovo format di approfondimento in partenza al Polo del ‘900 di Torino, a cura del Centro studi Piero Gobetti con l’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, la Fondazione Vera Nocentini, la Fondazione Donat-Cattin e l’Unione Culturale Franco Antonicelli.
“Le cinque figure che verranno raccontate, anche dal lato più intimo e meno conosciuto, in un parallelismo con l’oggi, sono cinque donne che hanno rivoluzionato la politica, la scienza, la teologia, la letteratura, la filosofia. L’idea alla base di 9cento Storie è quella di riattraversare il Secolo breve dalla prospettiva dei punti di svolta, quando la storia fa un passo in avanti, attraverso le idee, le culture, i valori, le persone.”: Pietro Polito, direttore del Centro studi Piero Gobetti.
Per cinque settimane, dal 2 ottobre al 17 dicembre, a raccontare le protagoniste un mix di appuntamenti digitali e dal vivo. Per ciascuna donna, un video e podcast (sui canali social del Polo) anticipano una lecture serale di approfondimento con esperti e ospiti a confronto.
Prima lecture, giovedì 8 ottobre alle ore 18, dedicata a Rosa Luxemburg, oltre i tratti più noti del suo profilo da rivoluzionaria, alla scoperta della donna. Al dibattito partecipano gli storici: Monica Quirico, Marco Scavino, Federico Trocini, moderati da Marco Brunazzi, vice presidente dell’Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini.
L’evento si tiene al Polo del ‘900 su prenotazione al sito www.polodel900.it e in diretta streaming sulla pagina FB @ilpolodel900.
“Ebrea di origini, polacca di sentimenti, russa di cittadinanza e tedesca di acquisizione, Rosa ‘la rossa’ è anzitutto una delle figure più complesse e importanti nel panorama del socialismo internazionale a cavallo tra Otto e Novecento. Aldilà dei tratti più iconici del suo profilo di rivoluzionaria si parlerà della sua profonda umanità e femminilità, forse i tratti che più colpiscono di lei e che, a oltre un secolo dalla morte, contribuiscono a renderne la figura ancora così straordinariamente attuale e affascinante”: Federico Trocini, storico dell’Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini.
9cento Storie continua con gli appuntamenti su Rita Levi Montalcini “la piccola signora dalla volontà indomita e dal portamento di una principessa» come la descrive Primo Levi (21 ottobre); Adriana Zarri, la teologa, pensatrice e visionaria (5 novembre); Elsa Morante, “lo scrittore” (3 dicembre) e Anna Arendt, tra politica e filosofia (17 dicembre).
“Grazie alle competenze degli Enti Partner e alla contaminazione con il digitale il Polo propone un format ibrido di grande qualità da seguire in Via del Carmine, 14 o sui canali social del Polo. Ci rivolgiamo così a un pubblico più ampio per diffondere nuove chiavi di lettura legate alla vita di queste donne e continuare a trarne ispirazione per l’attualità, affrontando alcuni temi come partecipazione, lavoro, diritti, pensiero critico”: Alessandro Bollo, direttore del Polo del ‘900
9cento Storie è un progetto integrato del Polo del ‘900, a cura del Centro studi Piero Gobetti in collaborazione con l’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, la Fondazione Vera Nocentini, la Fondazione Donat-Cattin, l’Unione Culturale Franco Antonicelli. I podcast sono realizzati in collaborazione con GRP-Giornale Radio Piemonte e con la consulenza di Valeria Dinamo e Maurizio Petroni.
LE PROTAGONISTE
Rosa Luxemburg (Zamość 1871 – Berlino 1919)
Di chi è il cadavere che nel maggio 1919 fu ritrovato nel Landwehrkanal di Berlino? È quello di Anna Matschke o quello di Rosa Luxemburg? E, in questo caso, chi è davvero Rosa Luxemburg (1871-1919)? Ebrea di origini, polacca di sentimenti, russa di cittadinanza e tedesca di acquisizione, Rosa ‘la rossa’ è anzitutto una delle figure più complesse e importanti nel panorama del socialismo internazionale a cavallo tra Otto e Novecento. Protagonista del dibattito primonovecentesco sul revisionismo, fautrice dell’internazionalismo socialista e teorica del marxismo consiliarista, Rosa Luxemburg fu non solo una pensatrice politica di altissimo profilo e un’instancabile rivoluzionaria, capace di ispirare generazioni intere di militanti socialisti, ma anche una donna sensibile e appassionata, capace di commuoversi di fronte allo sbocciare di un fiore a primavera. Aldilà dei tratti più iconici del suo profilo di rivoluzionaria, la sua profonda umanità e la sua femminilità a tutto tondo sono forse i tratti che più colpiscono di lei e che, a oltre un secolo dalla morte, contribuiscono a renderne la figura ancora così straordinariamente attuale e affascinante.
Rita Levi Montalcini (Torino 1909 – Roma 2012)
«La piccola signora dalla volontà indomita e dal portamento di una principessa» come la descrive Primo Levi, riceve nel 1986 all’età di 77 anni il Nobel per la medicina. Dal 1901 ad oggi si contano solo 16 Nobel assegnati alle scienziate donne su 600.
La sua opera e la sua vita rappresentano un punto di riferimento fondamentale per una società più equa, nella quale si possono superare le disuguaglianze di genere. Perseguitata perché ebrea, non rinuncia a fare ricerca, pur in condizioni precarie e ostili, e tenacemente lo farà per tutta la sua lunga esistenza, affermando il valore della conoscenza e della partecipazione.
Una donna e una scienziata che non si arrende alla mediocrità, alle difficoltà e all’abitudine, coltivando il coraggio di ribellarsi a un destino prestabilito.
Una donna che ha fatto dei suoi sogni la sua vita, lodando e affermando il valore dell’imperfezione, offrendo speranza e futuro a tante altre donne, in particolare a quelle giovani e provenienti dai paesi più svantaggiati.
Adriana Zarri (San Lazzaro di Savena 1919 – Strambino 2020)
Teologa, pensatrice, visionaria la Zarri è stata una vera mistica del nostro tempo, non facile da decifrare. Sebbene siano molti i testi di spiritualità che ci ha lasciato – alcuni dei quali di rara intensità – la sua figura di donna votata alla vita monastica risulta a chi l’ha conosciuta da vicino (e per un lunghissimo periodo della sua esistenza) caratterizzata da mille sorprendenti sfaccettature che non si lasciano imbrigliare dentro una scrittura, sia pure carica sempre di un’impronta fortemente personale, come la sua.
La ricchezza della personalità e la estrema varietà degli interessi coltivati confluivano in lei attorno a un asse fondamentale, che dava unità alla sua esistenza: la ricerca insonne di Dio in un rapporto stretto con la terra in tutte le sue componenti, dagli uomini agli animali al mondo vegetale, aderendo alle radici contadine, che hanno segnato profondamente la sua identità umana e religiosa. È sufficiente ricordare la passione di Adriana per i gatti e, finché le è stato concesso dalla salute, l’allevamento degli animali da cortile e la coltivazione dell’orto. Le parole dell’amico teologo Giannino Piana raccontano in profondità Adriana Zarri il suo essere donna: l’appartenenza di genere si riflette decisamente anche sulla sua spiritualità, che ha i connotati di una spiritualità al femminile. Anche a questo proposito emerge tuttavia la sua originalità la sua adesione alle lotte femministe è stata infatti sempre contrassegnata da un vero coinvolgimento e insieme dalla rivendicazione di una grande libertà e indipendenza di giudizio.
Elsa Morante (Roma 1912 – Roma 1985)
Elsa Morante ha rappresentato un modello straordinario di donna e intellettuale. Sempre diffidente nei confronti di qualsiasi tipo di femminismo organizzato, realizzava la sua emancipazione quotidianamente senza passare per rivendicazioni esibite. La biografia e le opere della grande romanziera del ‘900 testimoniano oggi l’eccezionalità di una figura che amava essere ricordata come «lo scrittore». L’epiteto non deriva certo da un rifiuto della femminilità, anzi, Morante semplicemente avvertiva un profondo bisogno di uguaglianza e si mostrava, al tempo stesso, attratta da tutte le possibili forme di alterità. Una serie di scritture private e letterarie, edite e inedite, possono servire a comprendere appieno il valore di questa figura di donna complessa e centrale del secolo scorso.
Hannah Arendt (Hannover 1906 – New York 1975)
Hannah Arendt è una tra le figure di maggior rilievo della cultura del Novecento: una filosofa politica i cui principali libri (Le origini del totalitarismo, La banalità del male, Vita activa) sono stati tradotti in numerosissime lingue e alla cui biografia si sono dedicati film e spettacoli teatrali. Alcune sue analisi sono diventate paradigmatiche ed entrate nel senso comune e il suo profilo ha negli ultimi anni assunto i tratti di un’icona, e in certi casi di una star. Ma Hannah Arendt è stata anzitutto una pensatrice apolide e un’intellettuale in esilio, una donna ebrea che ha vissuto le discriminazioni di un tempo che l’ha costretta a fare i conti con la natura profonda del male. Anche per questa ragione, la sua voce risuona ancora oggi come un limpido richiamo a considerare la dimensione politica dell’agire umano, la necessità di uno spazio pubblico inteso come luogo di incontro e dialogo e il valore irrinunciabile della libertà.
In mostra “opere degli argentieri piemontesi” da inizio Settecento a fine Ottocento. Dal 2 luglio al 15 novembre
famiglie di argentieri sabaudi – e il “Calice” di Giovanni Battista Boucheron, realizzato nel 1789 in memoria di Carlo Emanuele III, accanto ad alcuni “argenti ebraici” come un bel piatto per la cena durante le celebrazioni della Pasqua ebraica (Seder) e un calice per la benedizione sul vino recitata nel giorno del riposo (Kiddush). Di Giovanni Battista Boucheron (Torino, 1742 – 1815) la rassegna presenta anche grandiosi “disegni preparatori” alle opere in argento insieme a raffinati “Ritratti” degli argentieri della sua famiglia, autentica culla di generazioni di importanti maestri orfèvres. Vera chicca della mostra, la “Mazza cerimoniale” della Città di Torino, restaurata ed esposta al pubblico per la prima volta. Realizzata in argento sbalzato e cesellato, fra il 1814 ed il 1824, la Mazza veniva portata a mano dall’usciere comunale nelle occasioni ufficiali e riprende i tre progetti della prima Mazza civica eseguita da Francesco Ladatte nel 1769, con tanto di testa taurina e corona, sostituita nel 1849 da quella “turrita”, opera dell’argentiere di corte Carlo Balbino. A proseguire l’iter espositivo, sono le “armi” d’epoca con preziose decorazioni in argento, una serie di “monete” che ripercorrono la storia del Ducato di Savoia e una scelta accurata di disegni di Lorenzo Lavy (Torino, 1720 – 1789), fra i più apprezzati incisori di monete e medaglie della settecentesca Zecca torinese. In chiusura, alcune tavole dell’“Encyclopedie”, una selezione di “bastoni da passeggio” con il pomo d’argento (autentica sciccheria per gli elegantoni del tempo) e un curioso nucleo di “dorini” della seconda metà dell’Ottocento, ornamenti da acconciatura e spilloni in argento lavorato a filigrana, che madame e madamin piemontesi amavano vezzosamente appuntarsi fra trecce e capelli ai dì di festa.
“Argenti preziosi”
– Giovanni Damodé: “Paiola”, 1740-1750 ca.
Un acquerello delizioso e potente. Lieve e poetico. Rappresenta la sagoma di un bambino seduto di spalle e a gambe incrociate “su un tappeto, foglia volante, che ha profumo di campagna e di mare” sospeso fra terra e cielo, in atto di osservare le verdi colline della sua Langa.
Stefano Belbo, paese natale dello scrittore. Novità riguardanti – oltre all’immagine guida, di cui si è detto – la giuria e la struttura del Premio. Il riconoscimento vede infatti la riconferma della cinquina dei giurati nominati per l’edizione 2019 (guidata da Alberto Sinigaglia, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Piemonte e Valle d’Aosta), ma con l’arrivo di una nuova figura altamente qualificata, qual’è quella di Chiara Fenoglio (docente, saggista e giornalista). Altre importanti novità, l’aggiunta della sezione “Narrativa” (accanto a quelle di Editoria, Traduzione e Saggistica, rappresentanti i molteplici ambiti cui Pavese si era dedicato) e di una nuova categoria finalizzata al coinvolgimento delle scuole superiori italiane per le quali è stato preparato uno specifico bando, in cui si invitano gli studenti a scrivere un breve saggio o riflessione critica, partendo dalle parole de “La luna e i falò”, in cui lo scrittore si riferisce ai luoghi dell’infanzia, alla ricerca della propria identità.
Nelle foto
All’evento, patrocinato dal Consiglio Regionale del Piemonte, dalla Consulta femminile del Piemonte e dal Comitato Resistenza e Costituzione, interverrà il Vicepresidente del Consiglio regionale con delega al Comitato Resistenza e Costituzione.
Gobetti del quale è stata presidente dal 1994 al 2002. Bianca Guidetti Serra ha svolto l’attività di avvocato penalista per più di mezzo secolo, dal 1947 al 2001, accompagnandolo all’impegno a fianco del sindacato in molteplici cause di lavoro e sui temi del diritto di famiglia e della tutela dei più deboli. Consigliera comunale a Torino e parlamentare seppe concepire la militanza partigiana, la promozione dei Gruppi di difesa della donna per conto del CLN, l’avvocatura intesa come servizio e non solo professione, l’attività politica e quella intellettuale come servizio alla collettività. La sua vita è raccontata nella biografia “Bianca la rossa” scritta con Santina Mobiglia (Einaudi, Torino 2009).