Cosa succede in città- Pagina 362

Una settimana al Centro Congressi dell’Unione Industriale

Martedì 3 dicembre, alle ore 18,00

NUOVA BN, SIX COMM GROUP e ZOOM
NUOVA BN: Dal 1979 Nuova BN progetta e costruisce tavoli operatori radio chirurgici migliorandone continuamente tecnologia e funzionalità seguendo l’evoluzione delle ricerche e delle innovazioni del settore medico. Il costante e proficuo dialogo dei progettisti con medici e chirurghi tecnicamente molto esperti ha prodotto negli anni soluzioni in grado di soddisfare qualsiasi tipo di esigenza e di specialità chirurgica, calibrando i prodotti in base alle richieste. Dalla progettazione all’assistenza post vendita Nuova BN persegue obiettivi d’eccellenza: una struttura produttiva organizzata ed efficiente, la ricerca di materiali sempre più evoluti e ad alte prestazioni, controlli, certificazioni ed un’assistenza tecnica qualificata in grado di produrre ricambi e particolari meccanici di ogni genere. La forza produttiva di Nuova BN, in continua crescita, si differenzia tra dispositivi per sala operatoria, sala parto, endoscopia, pronto soccorso, emergenza e ospedali da campo.
SIX COMM GROUP: Telematic Service Communication è un System Integrator fondato a Torino nel 1984 che ha saputo attraversare, innovandosi, tutte le fasi dell’evoluzione tecnologica: dai centralini tradizionali, ai centralini IP fino ai virtualizzati. Il focus dell’azienda si è sempre basato sul creare un rapporto di fiducia con i propri Clienti ai quali offre soluzioni tecnologiche di qualità, vicinanza e dedizione nella risoluzione delle loro richieste. L’assistenza fornita ai clienti si basa su personale interno altamente qualificato in tutti i settori: tecnico, commerciale ed amministrativo. Tutti a completa disposizione. In particolare, il valore aggiunto dell’area tecnica, direttamente a disposizione dei Clienti, si riscontra nella consulenza in merito alle soluzioni tecnologiche più idonee, che spesso permettono di salvaguardare ciò che il cliente ha già in casa aggiornandolo tecnologicamente e garantendo così anche un risparmio economico. Telematic Service Communication è una realtà quasi unica sul territorio, che unisce la preparazione tecnologica ed il know-how all’innovazione di un mondo continuamente in movimento, che grazie alla globalizzazione implementa nuovi apparati, procedure, modelli innovativi anche dai paesi in via di sviluppo e traduce in lavoro ed in servizi sempre più evoluti per i Clienti.
Six Comm s.r.l. nasce nel 2007 da uno spin-off di TSC ed è oggi un Operatore Telefonico con licenza nazionale. Dispone di una infrastruttura di rete proprietaria e di una centrale pubblica di nuova generazione.Tutti i servizi di telecomunicazioni dalle LINEE TELEFONICHE alla FIBRA OTTICA passando peri servizi ADSL, WI-FI e così via sono forniti con la capacità di sempre nel saper comprendere le esigenze per fornire servizi personalizzati.
Nel 2015 nasce SIX COMM GROUP. E’ stato il mercato a prendere questa importante decisione, sempre di più i Clienti sentono l’esigenza di un fornitore unico in grado di fornire servizi ICT a 360°. L’unione di due aziende uniche sul mercato (Telematicc SErvice Communication e Six Comm) ha dato vita ad un’importante realtà nell’ambito dell’Information e Communication Technology.
ZOOM: è un bioparco ispirato al moderno concetto della zoo-immersione situato a Cumiana. È stato progettato per la protezione delle specie a rischio di estinzione e ospita animali provenienti da altre strutture zoologiche europee EAZA in exhibit che riproducono gli habitat di origine delle specie, ovvero Asia e Africa. Inaugurato nel 2009, Zoom è un bioparco di nuova concezione, il primo d’Italia, con 160.000 m² e oltre 84 specie animali in 11 habitat (9 di terra e 2 acquatici) che riproducono fedelmente luoghi naturali di Africa e Asia, senza reti o gabbie. Tutto il progetto architettonico e la scelta delle piante è stato studiato dai biologi e veterinari del parco insieme agli architetti paesaggisti, per garantire il benessere e la salvaguardia degli animali, provenienti da altre strutture zoologiche europee appartenenti all’EAZA. Lontano dalla vecchia e ormai superata idea di zoo tradizionale, il parco ha l’obiettivo di far conoscere e proteggere gli animali, attraverso la ricerca, la formazione ex situ e programmi di conservazione per difendere le specie a rischio. I visitatori, attraverso l’esperienza emozionale di immersione in habitat il più possibile fedeli a quelli di origine, hanno la possibilità di conoscere e approfondire le tematiche ambientali. Grazie ai vari incontri con i biologi e alle attività dedicate si impara a rispettare gli animali e la biodiversità.

I MARTEDI’ SERA
L’ultimo incontro, martedì 3 dicembre alle ore 21.00, è dedicato interamente a colui che è stato definito “The Great Belzoni” e sulla cui figura è stato scritto anche un libro “Il gigante del Nilo. Storia e avventura del Grande Belzoni”. Un uomo alto due metri, massiccio, con una folta barba rossa, vestito alla turca, entra per primo, dopo tremila anni, nella tomba di Sethi I. Ha trentanove anni e una vita romanzesca alle spalle. È nato a Padova, ha fatto il barbiere, ha studiato idraulica, lavorato in teatro a Londra e in giro per l’Europa. Si chiama Giovanni Battista Belzoni ed è senza dubbio il primo grande archeologo italiano in Egitto, forse uno dei più grandi in assoluto nell’età più avventurosa della «corsa» al Paese dei faraoni, a cavallo tra Settecento e Ottocento, l’età della spedizione napoleonica e delle scoperte di Champollion. Questa avvincente biografia porta alla luce uno dei personaggi centrali nella storia dell’incontro fra Europa ed Egitto: dalle esibizioni sulla ribalta come «Sansone Patagonico» al recupero della testa di Ramses II e al dissabbiamento del tempio di Abu Simbel, dalla soluzione dell’enigma della piramide di Chefren fino alla morte solitaria in Nigeria, nel tentativo di raggiungere la mitica Timbuctu.
A delinearne la storia l’autore, Marco Zatterin insieme a Christian Greco, giovane direttore del Museo Egizio di Torino. Insieme ai due ospiti anche Francesca Veronese, anche lei giovane talento e curatrice della mostra Belzoni inaugurata di recente a Padova. Modera Roberto Coaloa.

Il romanzo torna in fabbrica

Industria, lavoro, precarietà nella narrativa di oggi

 

Il Premio Italo Calvino organizza, in collaborazione con Premio Biella Letteratura e Industria, ISMEL e Unione culturale Franco Antonicelli, un incontro sulla letteratura industriale e del lavoro degli ultimi anni.

Giovedì 5 dicembre alle ore 18.30, nella sala ‘900 del Polo del ‘900, gli scrittori Antonio G. Bortoluzzi (Come si fanno le cose, Marsilio), Maurizio Gazzarri (I ragazzi che scalarono il futuro, ETS), Eugenio Raspi (Inox; Tuttofumo, Baldini+Castoldi) e Stefano Valenti (La fabbrica del panico, Feltrinelli) discuteranno di industria, lavoro e precarietà nella narrativa italiana contemporanea insieme a Giuseppe Lupo, scrittore e docente di letteratura italiana contemporanea all’Università Cattolica di Milano, e a Claudio Panella dell’Unione culturale Antonicelli. Modera Riccardo Staglianò. Letture di Chiara Bongiovanni.

 

Dopo l’epoca d’oro della letteratura industriale ‒ due titoli per tutti, Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri (1959) e Memoriale di Paolo Volponi (1962)  ‒ e dopo il memorabile Vogliamo tutto di Nanni Balestrini (1972), monumento all’operaio massa, si è assistito a una sorta di silenzio sul tema fabbrica e lavoro, che ha cominciato a infrangersi solo all’inizio del terzo millennio con le straordinarie irruzioni di Ermanno Rea nell’Ilva di Napoli e di Alessandro Portelli nelle acciaierie di Terni. Ma negli ultimi anni sta tornando in scena, con forza, una nuova narrativa industriale nella cifra del disincanto e della disillusione.

 

ANTONIO G. BORTOLUZZI è nato in Valturcana (Alpago, Belluno) nel 1965. Il suo ultimo romanzo, Come si fanno le cose, è pubblicato da Marsilio Editori. Nel 2015, con il romanzo Paesi alti (Ed. Biblioteca dell’Immagine) ha vinto all’unanimità la 35a edizione del Premio Gambrinus – Giuseppe Mazzotti 2017 nella sezione Montagna: cultura e civiltà ed è stato finalista al Premio letterario del CAI Leggimontagna nel 2015 e al Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo 2016. Nel 2013, ha pubblicato il romanzo Vita e morte della montagna con cui ha vinto il Premio Dolomiti Awards 2016-17 Miglior libro sulla montagna del Belluno Film Festival. Il suo esordio risale al 2010 con Cronache dalla valle (Ed. Biblioteca dell’Immagine). Finalista del Premio Italo Calvino nelle edizioni 2008 e 2010, è membro accademico del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna).

MAURIZIO GAZZARRI  è nato a Volterra nel 1971. Nel 1990 si trasferisce a Pisa, dove si laurea in Scienze dell’Informazione. Si è impegnato e si impegna in politica. Ha collaborato dal 2008 al 2018 con il Sindaco di Pisa, occupandosi, tra molte altre cose, di digitalizzazione dei servizi, comunicazione e partecipazione. Con il suo primo romanzo, I ragazzi che scalarono il futuro (ETS edizioni), ha vinto il “Premio della giuria dei lettori” della XVIII edizione del Premio Biella Letteratura e Industria.

EUGENIO RASPI vive a Narni, dove è nato nel 1967. Per ventidue anni ha lavorato come tecnico specializzato nella più grande fabbrica di Terni, la Acciai Speciali. Dal 2014, al termine del rapporto di lavoro, è in attesa di nuova occupazione: nel frattempo scrive storie. Inox, pubblicato nel 2017 da Baldini+Castoldi, è stato finalista al Premio Calvino, come Libro dell’anno di Fahrenheit, al Premio John Fante, al Premio Biella Letteratura e Industria. Ha vinto il Premio Giuria Tecnica Massarosa e il Premio Fulgineamente. Il suo secondo romanzo, Tuttofumo, è appena arrivato in libreria, sempre per Baldini+Castoldi.

STEFANO VALENTI (1964), valtellinese, vive a Milano. Ultimati gli studi artistici, si è dedicato alla traduzione letteraria. Il suo romanzo d’esordio, La fabbrica del panico (Feltrinelli 2013), è stato segnalato  dal XVI Premio Calvino e  ha vinto il premio Campiello Opera Prima 2014, il premio Volponi Opera Prima 2014 e il Premio Nazionale di Narrativa Bergamo 2015. Sempre con Feltrinelli ha pubblicato Rosso nella notte bianca (2016). Per i “Classici” ha tradotto Germinale (2013) di Emile Zola e Il giro del mondo in ottanta giorni (2014) di Jules Verne. Insegna in diverse scuole di scrittura.

giovedì 5 dicembre – ore 18.30

Polo del ‘900, via del Carmine 14 – Torino

 

con  gli scrittori

Antonio G. Bortoluzzi, Maurizio Gazzarri, Eugenio Raspi, Stefano Valenti

interventi di

Giuseppe Lupo e Claudio Panella

modera Riccardo Staglianò

 

letture di Chiara Bongiovanni

saluti di Mario Marchetti (Premio Calvino) e Paolo Piana (Premio Biella Letteratura e Industria)

 

Due giornate di Chirurgia live al Koelliker

Il  2 e 3 Dicembre l’Ospedale Koelliker di Torino ospita un grande evento di Live Surgery, unico nel suo genere poiché accoglierà i più importanti chirurghi e le tecniche più all’avanguardia di due specialità: Chirurgia Generale e Ortopedia.

2 giornate di chirurgia live2 specialità chirurgiche: chirurgia generale e ortopedia, 18 interventi in diretta, 7 relive5 letture magistrali52 tra i migliori chirurghi italiani come provokers/relatori e 120 chirurghi partecipanti da tutta Italia.

L’evento, organizzato dal dott. Paolo Tonello, responsabile dell’ Unità di Chirurgia Colonrettale e proctologica dell’ Ospedale Koelliker, dal dott. Andrea Losana, responsabile del reparto di Ortopedia dell’ Ospedale Koelliker con la supervisione del prof. Alberto Arezzo dell’Università degli Studi di Torino, esperto di nuove tecnologie e personalità scientifica di riconosciuto valore internazionale, è ormai giunto alla sua terza edizione.

Sarà un’occasione per fare rete, anche grazie alla collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, e per fare formazione, poiché l’evento verrà trasmesso in diretta streaming all’Ospedale Molinette per gli specializzandi di Chirurgia Generale.

Durante la lunga diretta verranno presentati interventi all’avanguardia per quanto riguarda la mininvasività come immunofluorescenza, laparoscopia 3D, navigazione protesica

1999-2019. Il Museo Accorsi – Ometto compie vent’anni

Una giornata di festa, con apertura non stop, a ingresso libero e gratuito

Martedì 3 dicembre, ore 10 – 22

Oggi sicuramente fra i riferimenti più importanti e prestigiosi nell’ambito del panorama artistico ed espositivo torinese, il Museo Accorsi – Ometto compie, martedì 3 dicembre, i suoi primi vent’anni.

Ospitato in un edificio storico seicentesco di via Po, al civico 55 di Torino (dove, in alcuni locali, soggiornò anche Antonio Fontanesi che lì morì il 17 aprile del 1882), l’intero palazzo venne acquistato nel 1956 dal celebre antiquario torinese Pietro Accorsi (1891 – 1982), che adibì il piano nobile a sua abitazione e a galleria d’arte e i cui beni, alla sua scomparsa, vennero affidati ad una Fondazione con il ben preciso scopo di realizzarne un Museo. Il primo in Italia dedicato alle Arti Decorative. Ad aprirlo e ad inaugurarlo, per l’appunto vent’anni fa, nel 1999, dopo lunghi anni di ristrutturazione e secondo le precise direttive dell’Accorsi, fu lo stesso presidente della Fondazione, Giulio Ometto. Origini veronesi di Legnago e improvvisamente deceduto nel giugno scorso, Ometto ha saputo, con grande competenza e passione, dare vita ad una struttura che oggi può contare su 27 sale espositive ed oltre 3mila opere d’arte fra dipinti, ceramiche, mobili, arredi, cristalli ed arazzi di altissimo valore, portati “a casa” nel tempo grazie a importanti acquisizioni tese viepiù ad ampliare le precedenti collezioni. Vent’anni, dunque. Da festeggiare alla grande e durante i quali “la nostra bellezza – recita la locandina d’invito – non passa di moda”.
Così, tanto per iniziare, martedì 3 dicembre, il Museo resterà aperto dalle 10 alle 22 con ingresso libero e gratuito: dodici ore, durante le quali sarà possibile visitare le collezioni permanenti e la mostra dedicata al grande ritrattista livornese Vittorio Corcos (“L’avventura dello sguardo”), in programma fino al 16 febbraio 2020. “L’intera giornata – sottolinea il direttore Luca Mana – sarà un omaggio al nostro pubblico che, in questi anni, ci ha seguiti calorosamente e a tutti coloro che hanno contribuito a fare del Museo un punto di riferimento culturale della città di Torino e della Regione Piemonte”. Un ricordo particolare sarà dedicato al presidente Giulio Ometto, “per rileggere il passato dello stesso Museo e trarre dalle esperienze vissute gli elementi utili a creare nuove idee che possano farlo crescere ulteriormente in futuro”. E proprio in quest’ottica, alle 18, in sala conferenze, il professor Vittorio Natale parlerà della collezione di opere medievali, recentemente incrementata da una serie di trittici trecenteschi e rinascimentali provenienti dall’eredità dell’indimenticato presidente e di un disegno attribuito al manierista Francesco Salviati, raffigurante l’ “Allegoria dell’Arno”; seguirà alle 18.30 la presentazione del volume “Residenze della Nobiltà Italiana” a cura di Fabrizio Antonielli d’Oulx, presidente di VIVANT, l’Associazione per la valorizzazione delle tradizioni storico-nobiliari.
Momenti di particolare interesse saranno, a partire dalle 19, l’inaugurazione dell’installazione (in sottili, visionarie e leggere strutture d’acciaio) “WEHMUT – MELACHOLIA” dell’artista torinese – germanista, nonché docente di “Plastica Ornamentale” all’Accademia Albertina – Luisa Valentini e, in Museo, la presentazione della sala, allestita ex novo, dedicata alle arti del Gotico e del Rinascimento e le tavole di Natale, imbandite con preziosi servizi in porcellana e argenterie provenienti da importanti famiglie aristocratiche piemontesi, realizzate sempre in collaborazione con VIVANT.

Per info: Museo Accorsi – Ometto, via Po 55, Torino; tel. 011/ 837 688 int. 3 o www.fondazioneaccorsi-ometto.it

Gianni Milani

Nelle foto

– Museo Accorsi -Ometto: “Salotto Piffetti”
– Giulio Ometto e Pietro Accorsi
– Luisa Valentini: “Wehmut – Melacholia”, installazione in acciaio

 

Firmacopie con Altan al bookshop del Museo del Cinema

In occasione del Torino Film Festival
 
ALTAN sarà al bookshop del Museo Nazionale del Cinema, al pianoterra della Mole Antonelliana, Via Montebello 20, Sabato 30 novembre dalle 16 alle 18 per un firma copie del libro ALTAN Autobiografia non autorizzata edito da SKIRA a cura di Roberto Moisio.

Rinasce lo storico circolo Arci Risorgimento

Casseta Popular, dopo aver chiuso a Lesna due anni fa, animerà gli spazi di Barriera di Milano

Martedì 3 dicembre alle 19 la prima conferenza. Previste attività anche per i bambini

E’ un pezzo di storia di Torino e dell’Arci il Circolo Risorgimento, nato nel 1945 grazie a operai e partigiani di Barriera di Milano. Un pezzo di quel quartiere, un simbolo a Torino. Una realtà che, negli anni, in realtà non ha mai chiuso, anche se nell’ultimo periodo i “giovani” che l’avevano fondato, ormai un po’ in là con gli anni,  si sono limitati a tenere aperto il centro come punto di aggregazione e incontro per gli anziani.

Ora, un matrimonio sancisce la rinascita. Casseta Popular, altro nome che non necessita di presentazioni, è una realtà Arci che esiste dal 1989. Da quell’anno fino al 2017 ha pulsato in un’altra zona simbolo della periferia torinese, Borgata Lesna, e ha organizzato anche 12 estati al Parco Le Serre di Grugliasco e una all’Orto che cura di Collegno. Nel 2017 non ha più avuto la sede. Così, la sinergia con i “ragazzi” del Risorgimento, fatta di collaborazione e incontro.

Cassetta proporrà le sue attività culturali al Circolo e si occuperà dell’accoglienza. Accanto agli anziani che già frequentano il Circolo e che vedranno così ampliarsi l’orario di apertura, arriveranno i bambini, grazie a spettacoli teatrali e letture proposte il sabato pomeriggio da gennaio 2020. E poi una proposta culturale per adulti, con incontri, conferenze e presentazioni di libri. Il primo martedì 3 dicembre alle 19. Titolo “Ex Patria. L’identità tra migrazioni e nazionalismi”, con l’intervento di Cristian Raimo, autore di “Contro l’identità degli italiani” (Einaudi), Maurizio Pagliassotti, autore di “Ancora dodici chilometri” (Bollati Boringhieri), Fernanda Torre e Marco Ceretto del Pulmino Verde, moderati da Carlo Bordone (Il Fatto Quotidiano).

Andrea Polacchi, presidente del Comitato Arci Torino, sottolinea il valore di un incontro: «LArci da sempre accoglie tutti e si offre come spazio di incontro, condivisione. Con questa sinergia, uno storico circolo di Torino torna a pulsare, in una zona simbolo di Torino come Barriera di Milano dove così si incontreranno bambini, adulti, anziani».

Il bambino del XXI secolo. Fra tecnologie, cambiamenti, bisogno di successo e nuove famiglie

A Torino, un incontro con Maria Rita Parsi, organizzato dall’Istituto “Adler”
Sabato 30 novembre, ore 9; iscrizioni entro venerdì 22


“La società del benessere offre ai nostri bambini tante possibilità di esperienza, apprendimento, arricchimento, espressione e potenziamento delle capacità ma, allo stesso tempo, spinge sull’acceleratore della prestazione, del successo e dell’immagine, non sempre nel rispetto dei tempi e dei bisogni evolutivi di base”: tutto questo quanto può impattare e influire sui loro processi di sviluppo, tanto più in un periodo in cui la gestione del tempo e le modalità relazionali subiscono notevoli trasformazioni e dove non di rado cambia anche la struttura della stessa famiglia e con essa i ruoli e gli stili educativi? A porsi il non facile quesito é Gian Sandro Lerda, direttore del Dipartimento di Età Evolutiva dell’Istituto di Psicologia Individuale “Alfred Adler”, con sede a Torino in corso Sommeiller 4 (tel. 011/6690464), che, proprio su questi temi, organizza – in collaborazione con Fondazione Fabbrica della Pace Movimento Bambino Onlus e il Centro Studi di Psicologia Applicata “Grandi” – la mattinata di confronto e riflessione dal titolo “Il bambino del XXI secolo”, in programma il prossimo sabato 30 novembre (a partire dalle ore 9) presso l’ Istituto Universitario Salesiano Torino Rebaudengo, in piazza Conti di Rebaudengo 22, a Torino. Rivolto e caldamente consigliato a genitori, insegnanti, animatori e a tutti gli operatori dell’età evolutiva (dagli psicologi agli psicoterapeuti ai neuropsichiatri infantili e ai pediatri, non meno che agli educatori professionali fino agli assistenti sociali e ai logopedisti), l’incontro avrà come relatrice d’eccezione Maria Rita Parsi, noto volto televisivo, psicoterapeuta, scrittrice – al suo attivo, più di cento pubblicazioni scientifiche e divulgative – e già membro del Comitato ONU per i diritti dei fanciulli. Ad affiancarla e a introdurla sarà Lino Graziani Grandi, direttore generale della Scuola Adleriana di Psicoterapia. Al centro del dibattito, in modo particolare, lo sviluppo delle nuove tecnologie che hanno in questi anni accelerato e reso ancor più complesso lo scenario nel quale si struttura la personalità dei più piccoli, che “oggi – dicono gli organizzatori – presentano nuove caratteristiche e nuove modalità comportamentali e relazionali, che non sempre gli adulti riescono a cogliere e a decifrare e con cui può diventare oltremodo difficile entrare in sintonia, facendo così scattare il rifiuto o l’accettazione passiva o demandando ad altri l’azione educativa”. In discussione e oggetto di attenta riflessione saranno anche le nuove forme di disagio e di disturbo psichico, quali l’isolamento sociale, le dipendenze, la depressione infantile, il bullismo ed il cyber bullismo. E come non menzionare il sempre più ricorrente consumo precoce di alcolici? Fenomeni sui quali tutti coloro che si occupano di bambini, a vario titolo e con vari ruoli, e li accompagnano nel loro tortuoso processo di crescita, debbono interrogarsi, confrontarsi e formarsi, per sviluppare nuovi modelli e strumenti di educazione, prevenzione e cura.  La mattinata organizzata dall’Istituto “Adler” si preannuncia quindi di grande interesse e strettissima attualità. Tanto che gli organizzatori hanno inteso aprirla anche a specializzandi e studenti universitari.  Informazioni e iscrizioni, entro venerdì 22 novembre, scrivendo a master.evolutiva@adlerinstitute.it o chiamando il 340 3884554.

g. m.

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Nelle foto
-Lino Graziani Grandi
– Maria Rita Parsi

 

La Corte costituzionale e l’economia al tempo della crisi

Lezione Onorato Castellino: 29 novembre 2019, h 18:00

Fondazione Collegio Carlo Alberto,

Piazza Arbarello 8, Torino

Il rapporto tra economia e diritto sarà il tema dell’undicesima Lezione Onorato Castellino che si terrà il 29 novembre alle ore 18:00, al Collegio Carlo Alberto di Torino. 

Relatrice dell’evento sarà la Prof.ssa Marta Cartabia, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Milano-Bicocca e Vice Presidente della Corte costituzionale.

La Lezione Onorato Castellino è un appuntamento annuale organizzato da Elsa Fornero per il CeRP (Center for Research on Pension and Welfare Policies) per ricordare Onorato Castellino, primo Presidente della Fondazione Collegio Carlo Alberto, scomparso nel dicembre 2007.

La Lezione della Prof.ssa Cartabia si concentrerà sugli effetti che le nuove problematiche innescate dalla crisi economico-finanziaria dell’ultimo decennio hanno avuto sulla Corte costituzionale (e su tutti gli attori istituzionali). L’apposita riforma del 2012 ha esplicitato che, tra i principi costituzionali, adeguato rilievo deve sempre essere dato all’equilibrio strutturale di bilancio, sia da parte dello Stato, sia delle Regioni, sia di tutti i settori della pubblica amministrazione. Il nuovo contesto contrassegnato da una particolare attenzione alla dimensione economica e finanziaria dell’ordinamento ha richiesto alla giurisprudenza costituzionale di sviluppare nuovi orientamenti processuali e sostanziali per continuare a garantire elevati livelli di tutela dei diritti fondamentali, senza trascurare la relativa sostenibilità, anche per non compromettere le prospettive delle generazioni future.

Dopo i saluti istituzionali del Rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna e del Vice Presidente del CCA Giorgio Barba Navaretti, la Lezione sarà introdotta da Elsa Fornero, Professore di Economia all’Università di Torino.

Ecco i premiati di “Quarto Potere”

La Fondazione del quotidiano  CronacaQui, “Quarto Potere” ha consegnato, ieri in municipio a Torino  i premi a coloro che nel 2019 a Torino e in Piemonte si sono distinti per l’impegno particolare nel “diffondere i principi della libera informazione nelle sue diverse articolazioni” in riferimento ai suoi valori, alla diffusione delle notizie sul territorio piemontese, all’analisi dell’evoluzione dei fenomeni socioculturali, alla storia e alla tutela del patrimonio storico, alla divulgazione della cultura e dell’arte: il giornalismo come «cane da guardia del potere», scriveva Indro Montanelli. Sono stati insigniti: Pier Franco Quaglieni, Roberto De Masi, Alberto Sinigaglia, Stefano Gribaldo, Patrizia Polliotto, Giancarlo Bonzo.

Il disfacimento della famiglia, i tradimenti, la morte ovvero la vita al festival

Le prime immagini del 37° TFF

 

Organizzazione e dis/organizzazione, due parole su cui riflettere. Ne va dell’onore del TFF che continua a richiamare pubblico, a riempire le sale, a raccogliere proseliti. La pioggia di questo fine settimana certo non ha aiutato, ti ha fatto vedere con un occhio ancora più grigio ogni cosa, ha un po’ deturpato interesse e divertimento: ma certamente le lunghe code per i primi biglietti negli unici due gazebo della città, il dover sostare per qualcuno, in attesa di questo o quel film, all’aperto, sotto gli scrosci, mentre i più che affabili volontari ti invitano a raggrupparti di qua o di là per non cadere improvvisamente in bocca al tram che transiterà davanti agli ingressi del Reposi o mentre tu rischi di vederti infilare in un occhio una stecca d’ombrello, le proiezioni come ogni anno insufficienti per alcuni titoli, il rischio di sopportare simili code per poi sentirti rifiutare un accredito o un biglietto azzurro, per cui hai in precedenza sborsato denaro, causa la mancanza di sufficienti posti in sala. C’è di peggio al mondo, lo capiamo benissimo, ma per lavoro o per spontanea partecipazione vorremmo che in questi giorni la macchina del festival fosse oliata a dovere. Ripensata a priori e più a fondo da chi ne ha il dovere. Se è vero, come è candidamente vero, che il TFF continua a crescere, sarà più che necessario rivedere ogni luogo d’incontro, ogni proiezione, ogni tempistica (inutile appiccicare con brevissimi intervalli film a film, con i rischi di partecipazione che questo comporta) dell’intera ragnatela di titoli quotidiana. Altrimenti in qualcuno, come è successo in questi giorni, si insinuano la stanchezza e la rabbia per tutto il tempo speso male.

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Per quanto riguarda il concorso ufficiale, ci sarà tempo di fare chiacchierate o approfondire quanto ci viene offerto sulla famiglia e il suo dilaniarsi, la coppia, le aspirazioni di una gioventù già disgregata, gli amori e gli affanni, la solitudine e la ricerca di nuove relazioni, le speranze che di tanto in tanto s’affacciano, i sogni più candidi o strambi. Dal Cile, opera prima del giovane Jorge Riquelme Serrano, è arrivato il debole Algunas bestias, la riunione di sei esseri appartenenti allo stesso nucleo familiare e a tre generazioni diverse, i due nonni, il padre e la madre, i due figli. Una riunione di cui i primi sono all’oscuro, lo scopo inventato dalla figlia e dal genero è quello di spillare un po’ di quattrini per dare il via ad un’operazione commerciale all’interno di quell’isola, un paradiso già di loro proprietà. I rapporti non eccellono e la convivenza non farà nulla per farli migliorare, la nonna ancora in fregola cercherà rapide liaison con il timido aiutante o cercherà di sbranare la nipote che s’è appropriata del suo rossetto, il padre troverà protezione nell’alcol, la nipote diverrà la preda notturna di un nonno che da troppo tempo non vede un giovane corpo femminile. Poi risalgono sulla barca che li ha portati là e se ne ritornano in silenzio alle loro case. Estremo, tutto alloggiato dalle parti della sgradevolezza, urlato per gran parte, inutilmente, vorrebbe avere la pretesa di analizzare senza se e senza ma i sei caratteri: al contrario non approda a nulla, distrugge quel poco che si ritrova tra le mani, tutto con momenti lunghi e ripetitivi.

 

Anche Le rêve de Noura della belga/tunisina Hinde Boujemaa non soddisfa appieno, forse abbiamo già visto troppe volte la storia della donna musulmana che, il marito in carcere (e all’uscita non aspira certo a mutare d’abitudini), continua ad allevare i suoi figli, tenta di rifarsi una vita con un altro uomo, chiede l’aiuto dei servizi sociali e di avvocati per il divorzio, per non essere incriminata e farsi cinque anni di carcere come adultera. Sopporta a testa alta l’aggressività dell’uomo, lo riaccoglie in casa, vive nel suo dramma, si trova a confrontarsi con gli atteggiamenti sbagliati dell’altro uomo. Il film è percorso da sensazioni, da attimi che raramente prendono corpo come di rado la protagonista ha la forza per esprimere la lotta di ogni giorno. Al contrario, il buffo viso, gli abiti maschili di una taglia più grande che indossa, l’arruffato groviglio di capelli, le movenze scomposte, tutto ci spinge a ricordare (e la giuria della Comencini farà la stessa cosa?) la prova di Roberta Colindrez al centro di Ms. White Light dello statunitense Paul Shoulberg, perfetto sceneggiatore e regista.

Parlare della morte, accompagnare passo dopo passo quanti la stanno affrontando, malati terminali arrivati agli ultimi attimi, questo è il lavoro di Lex con suo padre Gary, a capo entrambi di una sbiadita agenzia. Un lavoro che svolge bene, con le parole appropriate, un incontro pieno di buoni sentimenti con chi soffre: non così con quanti l’avvicinano nel mondo esterno, difficoltà di rapportarsi di fronte ad ogni incomprensione. Le cose sono destinate a cambiare allorché è Valerie, sul letto di morte e con la morfina che tenta di annullarle i dolori, ancora con tutta la voglia di farsi beffe di quell’ultimo appuntamento, a ingaggiarla, a cercare un po’ di giorni ancora con qualche brandello d’allegria, in sua compagnia come in quella del giovane Spencer. Lex dovrà fare i conti anche con il proprio passato, con le ragioni che le hanno fatto amare quel suo lavoro. Un’opera leggera e umanamente profonda al tempo stesso, dove i sorrisi e la disperazione sono la vita stessa, un’opera che poteva con brutte conseguenze virare verso il drammatico soltanto ma che Shoulberg governa con destrezza, con l’intelligente alternanza dei colori bui e delle tante note buffe dell’esistenza di Lex.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, nell’ordine, scene tratte da “Algunas Bestias”, “Le rêve de Noura” e “Ms. White Light”