Askatasuna, Lo Russo: “Rivendico percorso di dialogo, no alla violenza”

Stefano Lo Russo, sindaco di Torino

Dopo aver ripercorso gli eventi avvenuti il 18 dicembre e nei giorni successivi, con la chiusura dell’immobile, il Sindaco ha anche ricostruito le tappe attraverso le quali la Città aveva messo in atto il percorso per un patto per la gestione dell’immobile, secondo il regolamento della gestione dei beni comuni.

 

Lo Russo ha quindi espresso alcune considerazioni.

La nostra Amministrazione sul patto di collaborazione di corso Regina 47 si è fatta interprete di una linea di dialogo con la società e con i movimenti sociali che è da sempre nelle corde di una città come la nostra, profondamente democratica e antifascista.

Un patto presuppone la volontà e la responsabilità di portarlo avanti. Noi questa volontà e questa responsabilità l’abbiamo avuta fino in fondo. Abbiamo messo in campo ogni strumento possibile di dialogo e mediazione. Se tornassimo indietro lo rifaremmo perché governare significa tentare soluzioni. La Città con un percorso coraggioso e lungimirante ha voluto dare una prospettiva a uno spazio così importante non solo per il quartiere di Vanchiglia. Penso fosse dovere di questa Amministrazione provare a risolvere una questione rimasta ferma per 29 anni. Far finta di niente, dal nostro punto di vista, avrebbe significato rinunciare alla responsabilità di governo e alla cura in bene comune della città.

Ci siamo assunti consapevolmente la responsabilità di tentare un percorso che sapevamo non sarebbe stato facile, nel quale crediamo ancora oggi perché è fondato sul dialogo, sulla partecipazione, sulla responsabilità collettiva, nel solco dei valori della Costituzione della Repubblica”.

Il Sindaco ha ribadito come quanto avvenuto il 18 dicembre non è stata una scelta politica dell’Amministrazione comunale, ma la conseguenza di atti giudiziari e della violazione di un’ordinanza legata alla sicurezza dell’immobile.

Il fallimento, ha ripreso Lo Russo, non sta nell’aver tentato una strada difficile. Il vero fallimento sarebbe stato non provarci affatto, scegliendo l’inerzia invece della funzione di governo.

In un tempo in cui troppo spesso prevalgono la semplificazione, il calcolo o la paura, questo atteggiamento rappresenta una prova di maturità politica e di rispetto delle istituzioni.Libertà di parola, libertà di dissentire, libertà di essere scomodi, di porre domande ed esprimere il proprio pensiero sono libertà che non ci sono state regalate, ma conquistate da donne e uomini che hanno scelto la Resistenza. In nome della libertà e di quella eredità, dobbiamo essere altrettanto chiari, ha precisato il Sindaco. La libertà non è e non può mai essere libertà di praticare la violenza, di danneggiare beni pubblici e privati, di colpire persone, istituzioni o organi di informazione.Questa è una linea di confine invalicabile tracciata dalla Costituzione e dalla storia democratica di questo paese e di questa città. Quando quella linea viene superata, ha rimarcato, si passa dalla parte del torto. Sempre sento il dovere di essere chiaro nel condannare con fermezza ogni episodio di violenza e di aggressione avvenuto durante o a margine dei cortei di questi mesi, tra cui gli attacchi e le sedi di giornali e organi di formazione, presidi fondamentali di democrazia e libertà.

Desideriamo condannare con altrettanta rigorosa fermezza gli episodi di violenza verificatisi durante il corteo del 20 dicembre. Comportamenti inaccettabili che violano la legalità, arrecano gravi danni e disagi ai cittadini, ai commercianti e a tutta la città in giorni particolarmente sensibili a ridosso delle festività natalizie e compromettono, peraltro, profondamente la credibilità e il senso stesso delle rivendicazioni di chi manifesta pacificamente le proprie idee.

Esprimiamo solidarietà e vicinanza alle forze dell’ordine chiamate ad operare in un contesto complesso e delicato. Le responsabilità penali sono e restano sempre personali e in capo ai singoli individui. Questo è un principio cardine della democrazia liberale e dello stato di diritto che rifiuta ogni forma di abilità collettiva e ogni generalizzazione.

Allo stesso tempo non possiamo ignorare dinamiche già viste in passato in cui frange violente sfruttano contesti di tensione per infiltrarsi in manifestazioni pacifiche e alzare il livello dello scontro.

Noi crediamo nella coesione, nella cura del bene comune e nella partecipazione e non accettiamo strumentalizzazioni. che alimentano tensioni e paure allontanando le persone invece di unirle.

La vera sfida delle città oggi è saper gestire una convivenza civile, unire e non dividere, mediare e non radicalizzare.

È per questo che come Amministrazione abbiamo lavorato a lungo e con fatica per provare a far uscire un’esperienza durata 29 anni dall’illegalità, cercando soluzioni che evitassero uno scontro frontale e che restituissero alla città uno spazio pubblico e condiviso.

Da Sindaco di una città Medaglia d’Oro della Resistenza, voglio ribadire che Torino dissente profondamente dalle scelte e dall’impostazione culturale di questo Governo. Non accettiamo lezioni da nessuno, soprattutto da chi utilizza il tema dell’ordine pubblico come strumento di distrazione politica e di propaganda.

Le dichiarazioni di tolleranza zero o addirittura ruspe sui centri sociali non solo non contribuiscono alla sicurezza né alla coesione sociale, ma alimentano paure, tensioni e semplificazioni pericolose.

Il Governo è in evidente difficoltà su molti fronti reali. Il calo vistoso del potere d’acquisto delle famiglie, le pensioni, la sanità, le contraddizioni in politica estera, l’assenza di una vera politica industriale.

In questo contesto alcuni temi diventano funzionali a distrarre l’opinione pubblicae trarre vantaggio politico da occasioni di disordine, magari per giustificare l’arrivo di un nuovo ordine, speculando sulla paura delle persone.

Le dichiarazioni incendiarie di alcuni ministri sulla vicenda torinese vanno in questa direzione. Io non seguirò questa strada, non lo farò perché credo profondamente nell’Istituzione che rappresento, nei valori della Costituzione della Repubblica e nella storia di dialogo, democrazia e responsabilità civile che caratterizza Torino. Proprio per questo l’Amministrazione che rappresento non intende modificare le proprie priorità né cambiare approccio e lo faremo anche guardando al futuro di corso Regina 47 con l’obiettivo di mantenere nella città uno spazio a piena vocazione sociale pubblica, un luogo di inclusione, di servizi di prossimità, di attività culturali e formative aperto al quartiere, alle famiglie, ai giovani e a chi oggi fa fatica a trovare risposte.

Proprio per questo sento il dovere di rivolgere un appello alla città, a tutte le Istituzioni e a tutte le forze politiche”.

Quindi l’invito del Sindaco a tenere bassi i toni perché “alzare il livello dello scontro, semplificare o radicalizzare,ha evidenziato, non colpisce questa Amministrazione ma la città, rischiando di vanificare quanto di positivo, di bello e di utile Torino sta costruendo sul terreno della convivenza e della coesione sociale dello sviluppo economico, della credibilità della città e della sua capacità di attrarre opportunità, investimenti e competenze.Le parole sono importanti, ha concluso, costruiscono o distruggono e in tempi come questi la responsabilità di tutte e tutti è massima”.

F.D’A. – Ufficio stampa Consiglio Comunale

Il Natale nel mondo: tradizioni e curiosità

Il Natale e’ una festa che coinvolge tutto il globo, da oriente ad occidente i cristiani celebrano l’anniversario della nascita di Gesu’. Le tradizioni e i simboli di Natale sono diversi come la decorazione dell’albero, il presepe con i suoi personaggi piu’ importanti, il tanto atteso scambio di regali, i baci sotto al vischio con l’augurio di abbondanza e prosperita’, l’auspicio di buona fortuna con l’agrifoglio e poi i canti di Natale che tutti conosciamo sin da bambini. Come non aggiungere, poi, alle consuetudini natalizie anche quelle culinarie come il delizioso panettone, farcito in mille modi, il pandoro, il torrone o il mandorlato meglio se accompagnati da bollicine, vin brule’ o cidro caldo? Le luci, inoltre, decorano le nostre citta’ e le scaldano, c’e’ aria di festa e un tripudio di rosso, oro, verde e argento, tutto sembra un fiaba, una sospensione dalla realta’, un momento di magia.

Le tradizioni e i riti della festa piu’ amata cambiano o si aggiungono se si butta uno sguardo in giro per il mondo; alcuni di questi sono molto curiosi e bizzarri, mentre altri decisamente spiacevoli, soprattutto se si pensa che molti sono rivolti ai piu’ piccoli.

In Islanda, per esempio, i bambini che si sono comportati bene avranno dentro le scarpe, posizionate sul davanzale di casa, un dolce o un regalino, chi invece e’ stato non troppo bravo trovera’ una patata. Sono i Jólasveinar (ragazzi del Natale), figli dell’orchessa Grýla, a ricordare loro queste due possibilita’ ed a spingerli a comportarsi bene.

In Lettonia si usa chiudere con le sfortune e gli eventi negativi passati e lo si fa con uno speciale ceppo natalizio che assorbe le cose brutte dell’anno appena trascorso. Il ceppo viene poi bruciato come simbolo del passato che va via e da’ il benvenuto al futuro e alle cose belle.

A Caracas, in Venezuela, dal 15 al 23 dicembre si va alla messa giornaliera, chiamata Misa de Aguinaldo con i pattini a rotelle. E’ una abitudine molto praticata tanto che molte strade chiudono al traffico per permettere ai pattinatori di muoversi in sicurezza.

In Guatemala, invece, le pulizie non si fanno a Pasqua, ma a Natale. In questo paese si crede che il diavolo e gli spiriti maligni si nascondano tra la sporcizia e nel periodo delle feste, quindi, si puliscono a fondo le proprie case, la spazzatura viene poi ammassata in una pila e una immagine del diavolo viene posizionata sulla cima, il tutto poi viene bruciato come segno di purificazione.

In Messico, nella regione di Oaxaca, si celebra la Noche de Rabanos, la Notte dei Ravanelli. Tutti gli anni, il 23 dicembre, gli artigiani competono per la scultura piu’ bella, fatta di ravanelli appunto, che viene premiata con una somma di denaro che servira’ anche per continuare a perpetuare questa tradizione.

In Estonia il 24 dicembre non si fa il cenone, la famiglia, invece, si riunisce in sauna. Niente brindisi , grandi mangiate e tombola, il popolo estone passa ore ed ore al caldo umido nudi e sudati, tutti insieme: genitori, figli, zii, nipoti e nonni. Niente calorie, solo detox e relax.

In molti paesi europei, soprattutto dell’est, esiste il Babbo Cattivo, il Krampus, che “punisce” i bambini che non si sono comportati bene e che ha un nome diverso nei diversi paesi: Parkelj in Slovenia e Croazia, Père Fouettard in Francia, Hans Trapp in Alsazia, Zwarte Piet nei Paesi Bassi, Houseker in Lussemburgo, Schmutzli in Svizzera. In Austria e in Germania al posto della calza appesa al camino si lascia uno stivale fuori dalla porta: i bambini buoni riceveranno un regalo mentre a quelli “cattivi” il Krampus, un demone abbastanza brutto e inquitante, lascerà solo un bastoncino di legno.

MARIA LA BARBERA

Semaforo antismog: da martedì 23 dicembre torna il livello 0 (bianco)

 

Secondo i dati previsionali forniti da Arpa Piemonte, da  martedì 23 dicembre, e fino a mercoledì 24 dicembre 2025 (prossimo giorno di controllo), le misure di limitazione del traffico torneranno al livello 0 (bianco), con le sole misure strutturali di limitazione del traffico previste del semaforo antismog.

Si ricorda che eventuali variazioni del semaforo antismog in vigore, con le relative misure di limitazione del traffico, vengono comunicate il lunedì, mercoledì e venerdì, giorni di controllo sui dati previsionali di PM10, ed entrano in vigore il giorno successivo.

L’elenco completo delle misure antismog a tutela della salute, delle deroghe e dei percorsi stradali esclusi sono disponibili alla pagina www.comune.torino.it/schede-informative/misure-antismog-tutela-della-salute.

TorinoClick

La materia delle forme, la mostra di Edward Weston

Dal 12 febbraio 2026 gli spazi di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino accoglieranno l’esposizione dedicata a “Edward Weston – la materia delle forme”, la grande mostra organizzata da Fundación Mapfer, in collaborazione con CAMERA che, dopo le tappe di Madrid e Barcellona, approda in Italia per la prima volta. Con una selezione di 171 immagini, il percorso espositivo, curato da Sergio Mah si configura come un’ampia antologia che vuole ripercorrere le fasi della produzione di Edward Weston, nativo dell’Illinois, nel 1886, e spentosi in California nel 1958. Vuole offrire un punto di vista europeo sull’eredità di una delle figure di spicco della fotografia nordamericana. Si tratta di un corpus che si pone, come un contrappunto estetico e concettuale, al modernismo delle prime avanguardie fotografiche europee. La mostra attraversa oltre 40 anni di attività, dal 1903 al 1948, del grande forografo statunitense, dalle prime prove segnate dal pottorialismo alla piena affermazione come figura centrale della Straight Photography. Il progetto vuole mettere in luce il ruolo di Weston nel riconoscere la fotografia come linguaggio poetico e intellettuale, oltre che come chiave interpretativa dell’estetica e dello stile di vita dell’America tra le due guerre. Pioniere di una visione moderna, Weston scelse la fotocamera Grande Formato come strumento privilegiato, realizzando immagini in bianco e nero di straordinaria nitidezza e ricchezza di dettagli. Il suo rigore tecnico, unito al profondo legame con natura, luce e forma, ha generato un corpus che comprende nature morte, nudi, paesaggi e ritratti oggi considerati iconici. Radicata nel paesaggio e nella cultura statunitense, l’opera di Weston offre una prospettiva unica sul processo di affermazione della fotografia e sul ruolo centrale che essa ha assunto nella cultura visiva contemporanea.

La mostra rimarrà aperta fino al 2 giugno 2026.

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia – via delle Rosine 18, 10123 Torino

www.camera.to

Mara Martellotta

 “Avvocato Malinconico”, di  De Silva e Gallo al Carignano

Venerdì 26 dicembre, alle ore 19.30, debutta al Teatro Carignano “Malinconico. Moderatamente felice” di Diego De Silva e Massimiliano Gallo, che è anche protagonista e regista dello spettacolo. Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Eleonora Rella, il disegno luci di Alessandro Di Giovanni, le canzoni originali di Joe Barbieri. Accanto a Massimiliano Gallo saranno presenti Biagio Musella, Eleonora Russo, Diego D’Elia, Greta Esposito, Manuel Mazzia. Gallo è figlio d’arte, il padre Nunzio Gallo e la madre Bianca Maria Varriale, darà voce e corpo al personaggio dell’Avvocato Malinconico della serie televisiva, da lui interpretata, e trasmessa su Rai 1 nell’ottobre del 2022.

Questo progetto teatrale nasce dall’idea di portare in scena la voce e il corpo narrante dimun perosnaggio letterario e, successivamente, televisivo che, negli anni, ha donquistato un vasto pubblico di lettori e spettatori: Vincenzo Malinconico, l’avvocato dalla carriera sgangherata e dalla vita sentimentale instabile, è forse per questo amato da un pubblico che non ama la prevedibilità dei vincenti. Lo spettacolo vedrà in scena, nella pienezza delle sue attitudini da interprete, il solo Vincenzo Malinconico, che si abbandonerà con il suo flusso narrante, filosofico e irresistibilmente comico, ma sempre votato alla riflessione, perché per far ridere è necessario convincere, parlare all’intelligenza dell’altro, e si concederà a un monologo con il pubblico, in cui si racconterà tematicamente. Lo spettacolo si svolgerà su tre tronconi: professione, sentimenti, famiglia. I tre campi campi di gioco su cui si svolge la vita di ognuno di noi. Uno spettacolo essenziale e coinvolgente, in cui letteratura e teatro si incontrano, e che darà modo al pubblico di ritrovare, nella causticità fisica del palcoscenico, un personaggio dalla vita irrisolta, che ci fa più ridere quando la scopriamo più simile alla nostra.

“Quello di Malinconico è un progetto cui sono legato – dichiara Massimiliano Gallo – e che ho voluto fortemente. È un personaggio che ho amato e ascoltato, ci siamo fidati l’uno dell’altro e, finalmente ne ho indossato i panni. Grazie alla penna di Diego De Silva ho potuto dargli corpo e anima. Ora c’è da cucirgli un abito in cui stia comodo, una scena funzionale, un amico immaginario e cinque attori che gli faranno compagnia. In video gli interventi dei suoi amici e amori del suo complicatissimo mondo. Sarà una regia amorevole, nella speranza di farvi conoscere Vincenzo per come io lo conosco”.

Teatro Carignano-26 dicembre/4 gennaio – 26,27,29,30 dicembre ore 19.30/ 28 dicembre e 4 gennaio ore 16 / recita del 31 dicembre fuori abbonamento.

Teatro Carignano – piazza Carignano 6, Torino – biglietteria@teatrostabiletorino.it – 011 5169555

Mara Martellotta

Un comitato per ricordare Maria Vittoria Dal Pozzo della Cisterna

REGINA DI SPAGNA, NEL 150° ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE

Domenica 21 dicembre alle ore 11 nella Chiesa Parrocchiale di San Giorgio Martire a Reano (TO) è stato presentato ufficialmente il Comitato istituito dal Comune e dall’Associazione Internazionale Regina Elena Odv per conservare e trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio spirituale, morale, culturale e storico dell’edificante opera di Maria Vittoria Dal Pozzo della Cisterna, nel 150° anniversario della sua dipartita avvenuta a Sanremo l’8 novembre 1876.
A questo Comitato, con un Decreto del Vice Sindaco Jacopo Suppo, ha aderito anche la Città metropolitana di Torino, proprietaria di Palazzo Cisterna, sede aulica dell’Ente, che dal 1685 al 1876 appartenne ai Dal Pozzo della Cisterna, per poi passare in eredità ai Savoia-Aosta ed essere ceduto alla Provincia di Torino nel 1940.
Il Comitato è presieduto da Piero Troielli, Sindaco di Reano, mentre la vicepresidenza è stata affidata alla Città metropolitana di Torino. Ne fanno inoltre parte, con un ruolo operativo, la Dott. Nadia Cappai, il Dott. Andrea Carnino in rappresentanza dell’Associazione Regina Elena Odv e la Proloco di Reano.
Gli eventi legati al 150° anniversario della dipartita di Maria Vittoria hanno preso il via 
mercoledì 26 novembre quando nell’ambito del progetto “C’era una volta una principessa” la Dott. Nadia Cappai ha fatto scoprire ai bambini dell’asilo e della scuola elementare di Reano la figura di Maria Vittoria e la sua famiglia. Essi si sono dimostrati molto interessati e ognuno di loro ha preparato un disegno.
La cerimonia di domenica 21 dicembre si è tenuta in un luogo molto legato ai Dal Pozzo: la Chiesa Parrocchiale di San Giorgio Martire, fatta edificare nel 1852 dal padre di Maria Vittoria: Carlo Emanuele Dal Pozzo, V Principe della Cisterna.
L’evento è stato aperto dai saluti del Sindaco Piero Troielli, il quale ha presentato ufficialmente l’unico Comitato istituzionale dedicato alla ricorrenza.
La Dott. Nadia Cappai
ha descritto il sopraccitato progetto “C’era una volta una principessa”, da lei strutturato come una favola divisa in due sessioni: una per la scuola materna e una per la primaria. Attraverso immagini e fumetti essa ha fatto conoscere ai bimbi la Principessa Maria Vittoria, suo marito Amedeo di Savoia e i loro tre figli.
Lo scrivente nel suo intervento ha raccontato la storia della principessa. Nata a Parigi il 9 agosto 1847 dall’unione tra Carlo Emanuele Dal Pozzo, quinto ed ultimo Principe della Cisterna e Louise de Mérode e battezzata con il nome di Maria, ella il 30 maggio 1867 sposò per amore Amedeo di Savoia, terzogenito e secondo figlio maschio del Re di Sardegna Vittorio Emanuele II e dell’Arciduchessa Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.
Dalla loro unione nacquero tre figli: Emanuele Filiberto, II Duca d’Aosta (1869-1931), che è il bisnonno di Aimone di Savoia, VI Duca d’Aosta; Vittorio Emanuele, Conte di Torino (1870-1946) e Luigi Amedeo, Duca degli Abruzzi (1873-1933).
Nel 1868 in Spagna una rivoluzione depose la Regina Isabella II, ma nel Paese venne stabilito di tenere la monarchia e la scelta come sovrano ricadde su Amedeo perché sua mamma la Regina Maria Adelaide era una pronipote di Re Carlo III.
Le Cortes Spagnole votarono Amedeo Re di Spagna il 16 novembre 1870 e lui entrò a Madrid il 2 gennaio 1871. Diventata Regina consorte, Maria Vittoria s’impegnò molto nell’aiutare i più poveri, in modo particolare le lavandaie, facendo costruire asili infantili dove accogliere i loro bambini. A Madrid finanziò l’edificazione di un ospedale per ciechi con le più moderne tecnologie ed una mensa per i più poveri. Maria Vittoria fu promotrice di una Legge rivoluzionaria per l’epoca: l’abolizione della schiavitù nelle colonie spagnole del Sudamerica (Cuba e Portorico).
Purtroppo l’instabilità politica spagnola costrinse Amedeo ad abdicare l’11 febbraio 1873. Egli rientrò in Italia insieme alla consorte e ai figli, dopo aver fatto tappa in Portogallo, dove sua sorella Maria Pia era Regina consorte. Le condizioni di salute di Maria Vittoria si deteriorarono rapidamente. Durante l’estate del 1874 trascorse alcuni periodi al Castello Reale di Moncalieri e successivamente si trasferì a Sanremo, dove morì di tubercolosi e tisi l’8 novembre 1876 a soli 29 anni. Lasciò nel suo testamento cospicue elemosine a favore del Cottolengo e dell’Ospedale San Giovanni. Venne sepolta 
nella Sala delle Regine della Cripta della Reale Basilica di Superga e tra le tante corone giunte per il funerale, spicca quella inviata dalle lavandaie di Madrid, che è tutt’oggi accanto alla sua tomba.
Il suo primogenito Emanuele Filiberto nel 1904 cedette il Castello di Reano ai Marchesi Durazzo
, conservandone il titolo di Conte per lui ed i suoi discendenti, mentre il Castello di Cisterna d’Asti, entrato a far parte delle proprietà famigliari nel 1650, nel 1912 venne donato al Comune.
Al suono del “Valzer delle candele” è entrata in scena la bravissima attrice Veronica Brunetti, che ha magistralmente impersonato Maria Vittoria, facendo commuovere tutti i presenti. La sua partecipazione è stata organizzata a sorpresa dalla Dott. Cappai.
Dopo la lettura del messaggio di saluto di Maria Paola Cavallotti, Dirigente dell’I.C. TRANA – REANO, ad opera della maestra Luisella, i bambini della scuola materna e primaria di Reano hanno consegnato i disegni eseguiti a seguito della presentazione del 26 novembre e ognuno di loro ha ricevuto in cambio un kit scolastico offerto dal Comune di Reano e un peluche donato dall’Associazione Internazionale Regina Elena Odv.
I disegni verranno esposti nel Museo della Cappella della Pietà in occasione dell’apertura domenica 25 gennaio.
Il Primo Cittadino e la Dott. Nadia Cappai hanno quindi presentato ufficialmente il calendario degli eventi istituzionali legati a Maria Vittoria nel 2026:

        Venerdì 27 marzo: conferenza della storica Carla Casalegno, autrice del libro “Maria Vittoria. Il sogno di una principessa in un regno di fuoco”;

        Sabato 25 aprile: corsa campestre per gli allievi delle scuole, che verranno premiati con la “Medaglia Maria Vittoria 150” e la Dott. Nadia Cappai commemorerà un gruppo di partigiane della Val Sangone;

        Venerdì 5 giugno: in serata, presso il Moncuni Park, il Dott. Andrea Carnino terrà una conferenza sulla storia dei Dal Pozzo e al termine verrà presentato il libro “Savoia, l’albero genealogico e i protagonisti della Dinastia”;

        Settembre e ottobre: cerimonie nel Giardino dei Principi di Palazzo Cisterna a Torino;

        Domenica 8 novembre nella Chiesa Parrocchiale di San Giorgio Martire verrà celebrata una S. Messa alla quale seguirà una solenne commemorazione.

La cerimonia si è conclusa con il saluto della Dott. Carla Gatti, Direttore Area relazioni e comunicazione presso la Città metropolitana di Torino e la lettura da parte dello scrivente del seguente messaggio inviato dal Presidente dell’Associazione Internazionale Regina Elena Odv Cav. Gr. Cr. Nob. Ilario Bortolan:
Signor Sindaco, Assessori e Consiglieri di Reano,
Città Metropolitana di Torino,
Autorità,
Signore e Signori,
dopo mesi di impegni vede finalmente la luce un comitato istituzionale creato dal Comune di Reano, dalla Città metropolitana di Torino e dall’Associazione Internazionale Regina Elena per rendere l’omaggio meritato a Maria Vittoria Dal Pozzo della Cisterna, un’illustre piemontese che ha onorato il nome della sua famiglia, di Casa Savoia e della Contea di Reano fino in Spagna, dove fu Regina e lasciò un importante ricordo. Siamo lieti di partecipare a questa serie d’eventi che non si concluderanno con il 150° anniversario del richiamo a Dio di Maria Vittoria il prossimo 8 novembre. Saluto con rispetto i suoi discendenti e tutti coloro che hanno collaborato e collaboreranno a questo progetto, con un ringraziamento particolare al Sindaco di Reano che ha subito aderito all’iniziativa dell’Associazione Internazionale Regina Elena e del suo “Comitato per la tutela del patrimonio e delle tradizioni piemontesi” diretto dal nostro Vice Segretario Amministrativo Nazionale, Dr. Andrea Carnino, che ho delegato a rappresentarci nel Comitato. A tutte e tutti porgo i nostri migliori auguri per un Santo Natale e un prospero anno nuovo. Ilario Bortolan

All’evento sono state rappresentate le associazioni di Reano: A.I.B. Reano Gruppo Antincendi Boschivi; Associazione Nazionale Alpini; Pro Loco “La Cisterna”; M.P.R. Mamme e Papà Reano; Associazione Corale “Europa Cantat di Reano” e Unitre Villarbasse Reano.
Tra i presenti: Eugenio Aghemo, Sindaco di Villarbasse e la giornalista e divulgatrice culturale Alessandra Maritano, Presidente dell’Unitre di Giaveno.

ANDREA CARNINO

Fondoo raddoppia: dopo Torino a Bardonecchia la convivialità della cucina svizzera

Dopo l’apertura nel cuore di Torino, in piazza Carlo Emanuele II, Fondoo raddoppia e sceglie la montagna, inaugurando un nuovo locale a Bardonecchia, a pochi passi dalle piste da sci. Un approdo naturale per un progetto gastronomico che ha fatto della convivialità e del calore della tavola condivisa la propria cifra distintiva.

Fondoo nasce dall’idea dell’imprenditore Christoph Groh, con l’obiettivo di portare anche fuori dai confini elvetici due grandi simboli della tradizione svizzera: raclette e fondue, piatti che mettono al centro non solo il gusto, ma anche il piacere dello stare insieme. Dopo il successo torinese, la proposta trova ora una nuova collocazione ideale tra le Alpi, intercettando sciatori, turisti e appassionati della montagna.

Come già nel locale cittadino, anche Fondoo Bardonecchia punta su un ambiente essenziale e accogliente: legno, pietra e materiali naturali richiamano l’atmosfera delle baite alpine, creando uno spazio caldo e informale, adatto a ogni momento della giornata. Il locale è infatti aperto dalla mattina alla sera, offrendo colazioni prima degli impianti, pause tra una discesa e l’altra, merende vista montagna, après-ski e cene conviviali.

La proposta gastronomica è ampia e modulabile. A pranzo o all’aperitivo spiccano i Toastoo, preparati con pane croccante firmato Tellia e formaggio Val de Bagnes, declinati in abbinamenti che spaziano dal Prosciutto di Parma 24 mesi alle acciughe del Cantabrico, fino a coppa stagionata e marmellata di fichi. Per chi cerca sapori più intensi, non mancano le Fondoo Bombs, pepite di raclette in tempura, o l’Entréclette, con formaggio fuso e patate lesse.

Protagoniste assolute restano però raclette e fondue, servite secondo tradizione: la prima nel classico fornello a candelina con raschietto, la seconda nel caquelon. Per la raclette si può scegliere tra diverse tipologie di formaggio – dalla Classic alla Val de Bagnes, fino alle versioni di capra, pecora o affumicata – mentre le fondue propongono mélange come la Moitié-Moitié, la Valasainne o la Neuchâtel, con possibilità di personalizzazione nel pieno rispetto della tradizione svizzera.

A completare l’esperienza, contorni e abbinamenti che vanno dalle verdure al salto ai taglieri di affettati, tra cui mocetta di cervo e carne secca dei Grigioni, fino ai grandi finali dolci: fonduta di cioccolato in diverse varianti e sorbetti artigianali, anche nella versione sgroppino.

Fondoo Bardonecchia sarà aperto tutti i giorni, inclusi Natale e Capodanno, confermandosi come un nuovo punto di riferimento per chi cerca, anche in quota, una cucina semplice, identitaria e profondamente conviviale.

Chiara Vannini

Askatasuna, discussione in Sala Rossa

Pubblichiamo di seguito una sintesi del dibattito su Askatasuna svoltosi ieri in Consiglio comunale

Sara Diena (Sinistra ecologista) ha evidenziato la situazione grave di Vanchiglia giunta al quinto giorno di militarizzazione e attribuisce la responsabilità dell’accaduto al ministro Piantedosi. La consigliera ha rivendicato la presenza di esponenti del proprio gruppo al corteo di sabato, convinta della bontà del progetto di collaborazione in atto per un bene comune condiviso e in difesa del centro sociale.

Federica Scanderebech (Forza Italia) ha dichiarato che se ci sarà un nuovo bando di assegnazione dello stabile di corso Regina è condizione indispensabile non sia concesso agli attuali gestori che hanno fallito. La consigliera chiede un nuovo gestore credibile dell’edificio; la presa di distanza del sindaco dagli esponenti della Giunta che hanno partecipato al corteo di sabato; le sue dimissioni.

Andrea Russi (M5S) ha definito sbagliata la gestione del patto di collaborazione da parte della Città che non ha saputo seguirne l’applicazione. Ritiene il risultato un fallimento che ha messo in cattiva mostra Torino e ha consegnato una vittoria politica alla destra. Ha invitato Lo Russo a prendersi le proprie responsabilità e a dimettersi.

Domenico Garcea (Forza Italia) ha criticato il fatto che dopo lo sgombero una componente rilevante della maggioranza consiliare abbia scelto di manifestare insieme agli anarchici. Servono chiarezza, coerenza e rispetto delle Istituzioni – ha ribadito, chiedendo le scuse ufficiali al sindaco per il percorso avviato e di avviare un nuovo bando senza corse preferenziali e senza rendite di posizione.

Un intero quartiere – ha detto Valentina Sganga (M5S) – è sceso in strada per difendere Askatasuna, che è luogo di socialità, mutualismo, sport e cultura popolare. È stata – ha sostenuto – una risposta dal basso a bisogni reali, a cui il Governo ha voluto lanciare un messaggio politico: è stato un attacco all’autonomia della città. La Val Susa paura non ne ha e neanche Torino – ha concluso.

Pierlucio Firrao (Torino Bellissima) si aspettava che il sindaco fosse più felice, dopo che da tempo ripeteva di aver posto fine all’occupazione abusiva di Askatasuna. Ha quindi ricordato di essere stato minacciato quando è andato in sopralluogo con la Commissione e di non essere neanche riuscito a entrare nell’edificio. Nel Patto – ha affermato – non c’è stata alcuna collaborazione e noi continueremo a batterci per la legalità.

 

Nel suo intervento, Simone Fissolo ricorda la favola della rana e dello scorpione, per dire che il patto firmato con la Città prevedeva un percorso comune, nessuna violenza e fine dell’occupazione. Dimenticando che, chi è abituato alla violenza non cambia natura solo per una richiesta della Città. Firmato il patto la violenza è aumentata: blocchi a ferrovia e aeroporto, scontri alla Leonardo, irruzione alla redazione de La Stampa. E non sono episodi isolati. Ma la violenza, per il capogruppo dei Moderati, va fermata, è eversiva. E le istituzioni devono reagire con fermezza. Perché se tollerata, la violenza cresce. Condivisibile la volontà del sindaco di una città inclusiva, anche con i centri sociali, ma questi devono rispettare le regole della legalità. Infine, Fissolo dichiara di non avere capito la presenza dell’assessore con delega ai beni comuni alla manifestazione di sabato.

 

Per Fabrizio Ricca (Lega) il sindaco scarica le colpe sul governo perché quanto accaduto è la certificazione del più grande fallimento di questa Amministrazione, basato su una scommessa persa in partenza. Scarica le colpe sul governo per nascondere sotto il tappeto la polvere di una maggioranza che da una parte non voleva quel luogo e dall’altra va a manifestarci insieme. Soprattutto scarica le colpe sul governo per nascondere come, in tre giorni, per le strade di Vanchiglia, fascisti rossi hanno messo a ferro e fuoco il quartiere. Per Ricca, infine, oggi va ringraziato il ministro Matteo Piantedosi, perché ha permesso che a vincere oggi fosse lo Stato di diritto.

 

Se fino ad oggi si è giocato troppo sull’ambiguità, Elena Maccanti (Lega) chiede adesso di scegliere da che parte stare: con la legge, la legalità e le forze dell’ordine o se stare dalla parte di chi, da mesi, continua a mettere a ferro e fuoco la città. E Maccanti cita gli assalti ai commissariati di Polizia, alle OGR, l’assalto alla Città metropolitana, le devastazioni alla Leonardo, le occupazioni dei binari delle stazioni ferroviarie, l’assalto alla redazione de La Stampa, ultimo di una vergognosa escalation di violenze che si è manifestata anche perché all’interno della Sala Rossa si è giocata una partita ambigua. Cosa si doveva ancora aspettare per stracciare il patto con Askatasuna, si chiede la consigliera. Concluso perché a seguito di perquisizioni disposte dall’autorità giudiziaria sono state trovate persone che all’interno di quello stabile non ci potevano stare, perché inagibile. Oggi ci aspettiamo che anche il sindaco esca dall’ambiguità rispetto ad una parte della sua maggioranza che continuano a giustificare violenze che Torino non può più accettare.

 

Enzo Liardo (Fd’I) ha sottolineato come dopo la stipula del patto di collaborazione si siano verificati molti episodi di violenze, affermando che il suddetto patto era nato per scongiurare lo sgombero. Il consigliere ha poi definito ridicolo sostenere che lo sgombero è stato disposto per distrarre l’opinione pubblica dalle difficoltà del governo, intorno al quale in consenso cresce, aggiungendo che non si è trattato di repressione bensì di ripristino della legalità. Infine, ha annunciato una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore Jacopo Rosatelli, sostenendo che questi ha manifestato con l’emblema della violenza.

 

Per Elena Apollonio (Demos), per trent’anni si era ignorata un’occupazione che aveva prodotto iniziative positive come il doposcuola ma anche episodi di violenza, come in Val di Susa. Ha poi reso merito al sindaco di aver immaginato un percorso per sanare la situazione, tuttavia infrantosi contro la muscolarità dei violenti, che ha spianato la strada al centrodestra. La consigliera ha poi stigmatizzato respingendo quella che ha definito una prova muscolare che per sgombrare sei persone ha militarizzato un quartiere. Apollonio ha concluso affermando che la violenza mascherata da diritto a manifestare va fermata sul nascere, per costruire la città nel dialogo, perché la violenza è contro la democrazia e la libertà.

 

Che ci fossero tuttora occupanti nello stabile era cosa nota, secondo Silvio Viale (Radicali +Europa), che ha definito Askatasuna come sede di violenti, spiegando come episodi di intolleranza all’università e violenze nei cortei partivano dal centro sociale, che pure aveva contraddizioni interne. Viale ha poi espresso dubbi sulle attività sociali attribuite ad Askatasuna. Viale ha quindi rievocato gli anni Novanta, quando l’allora Pds scelse coraggiosamente di appoggiare Castellani e non la visione ancorata al passato rappresentata da Novelli. Per lo stabile occorre voltare pagina, ha aggiunto, auspicando un bando e chiedendosi se soggetti che si erano schierati in modo entusiasta, come Arci, Gruppo Abele, Cgil sarebbero in grado di usarlo per vere attività sociali.

 

Tiziana Ciampolini (Torino Domani) ha affermato che l’epilogo di Askatasuna non può essere lo sgombero, sebbene le violenza non sia mai accettabile nei confronti di chiunque. Ha commentato che la criminalizzazione del dissenso non è la strada da seguire così come la fine del patto di collaborazione che rappresenta l’unica strada amministrativa ragionevole, un atto coraggioso che va riconosciuto al sindaco. La consigliera ha chiesto l’allargamento del patto al coordinamento cittadino.

Ivana Garione (Moderati) si è detta rammaricata del periodo natalizio diventato critico a Torino dopo lo sgombero del centro. La consigliera ha chiesto la presa di distanza dai responsabili di Askatasuna e a criticato l’assessore Rosatelli per la partecipazione al corteo di sabato scorso.

Emanuele Busconi (Sinistra Ecologista) ha rivendicato il percorso seguito dalla Città; la presenza in piazza al corteo di sabato di esponenti del gruppo; la volontà di proseguire col patto di collaborazione e ha confermato la linea politica di opposizione alla chiusura di Askatasuna.

Non è facile intervenire su un tema che riguarda tutta la città – ha affermato Claudio Cerrato (PD), sottolineando la distanza sua e del suo partito dai movimenti antagonisti. È nettissima la condanna di ogni forma di violenza – ha ribadito, esprimendo solidarietà ai poliziotti feriti.  Mi fa paura – ha concluso – la voglia di radicalizzazione e la conseguente richiesta di un “nuovo ordine”.

 

(A cura dell’Ufficio stampa del Consiglio comunale)

Concerto di Natale al Castello di Miradolo. Il Giudizio Universale

Giovedì 25 dicembre 2025

 

Un viaggio multisensoriale dentro il film di De Sica e il Requiem di Liszt tra 12 sale, 27 schermi e 40 diffusori audio

 

 

Il Concerto di Natale 2025 del Castello di Miradolo propone una nuova produzione immersiva firmata Avant-dernière pensée che intreccia la forza evocativa de Il Giudizio Universale di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini con l’inedita interpretazione del Requiem di Franz Liszt per viola, violoncello, armonium e live electronics. L’opera cinematografica e il tessuto sonoro dialogano nelle 12 sale del Castello, dove 27 schermi e 40 diffusori audio accoglieranno il pubblico in una narrazione corale, ironica e sospesa, in cui lo spettatore diventa parte integrante dell’esperienza e della narrazione, fatta di feroce ironia e apparente leggerezza.

 

Il film, accolto con freddezza alla sua uscita nel 1961 ma oggi riconosciuto come opera di straordinaria modernità, fu definito da De Sica “uno dei più belli che ho fatto (…) uscito forse troppo presto”. Il Giudizio Universale si compone di molte storie che si intrecciano, sfumature di un’umanità meschina e ipocrita che tenta, alla notizia dell’imminente fine, di redimersi come può o come riesce. L’idea iniziale di Cesare Zavattini nasce nel 1945, anno della fine della Seconda Guerra Mondiale: uno strumento straniante per una riflessione collettiva dopo anni oscuri, un’assunzione di responsabilità, una confessione generale che, tuttavia, non si compie, poiché l’ipocrisia dell’umanità non viene sopraffatta nemmeno dalla paura del cataclisma e l’istante di sincerità si trasforma in un’affannosa ricerca di alibi. Nel racconto, il Giudizio avviene “alla fine del tempo, in ogni luogo”: nel film, alle 18, a Napoli, con un cast che comprende Fernandel, Alberto Sordi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Renato Rascel, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e De Sica stesso.

 

Il percorso proposto da Avant-dernière pensée rinnova la tradizione del Concerto di Natale inaugurata nel 2009, offrendo un’esperienza immersiva che unisce musica, cinema e spazio architettonico in una lettura contemporanea. Il concerto è alle 21.30, prima del concerto, alle ore 20, è in programma la guida all’ascolto curata da Roberto Galimberti, ideatore del progetto artistico.

 

FORMAZIONE

Roberto Galimberti, viola e direzione

Marco Pennacchio, violoncello

Laura Vattano, armonium

Marco Ventriglia, regia audio e supervisione tecnica

Edoardo Pezzuto, luci

 

INFO

Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (TO)

Giovedì 25 dicembre

Il Giudizio Universale

Ore 20: guida all’ascolto – Ore 21.30: concerto

I biglietti si possono acquistare in prevendita o alla biglietteria del Castello il 23 e 24 dicembre

Posti limitati

Prezzo: intero 25 euro, ridotto (under 30) 15 euro

Informazioni: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

www.fondazionecosso.com