
Dopo aver ripercorso gli eventi avvenuti il 18 dicembre e nei giorni successivi, con la chiusura dell’immobile, il Sindaco ha anche ricostruito le tappe attraverso le quali la Città aveva messo in atto il percorso per un patto per la gestione dell’immobile, secondo il regolamento della gestione dei beni comuni.
Lo Russo ha quindi espresso alcune considerazioni.
“La nostra Amministrazione sul patto di collaborazione di corso Regina 47 si è fatta interprete di una linea di dialogo con la società e con i movimenti sociali che è da sempre nelle corde di una città come la nostra, profondamente democratica e antifascista.
Un patto presuppone la volontà e la responsabilità di portarlo avanti. Noi questa volontà e questa responsabilità l’abbiamo avuta fino in fondo. Abbiamo messo in campo ogni strumento possibile di dialogo e mediazione. Se tornassimo indietro lo rifaremmo perché governare significa tentare soluzioni. La Città con un percorso coraggioso e lungimirante ha voluto dare una prospettiva a uno spazio così importante non solo per il quartiere di Vanchiglia. Penso fosse dovere di questa Amministrazione provare a risolvere una questione rimasta ferma per 29 anni. Far finta di niente, dal nostro punto di vista, avrebbe significato rinunciare alla responsabilità di governo e alla cura in bene comune della città.
Ci siamo assunti consapevolmente la responsabilità di tentare un percorso che sapevamo non sarebbe stato facile, nel quale crediamo ancora oggi perché è fondato sul dialogo, sulla partecipazione, sulla responsabilità collettiva, nel solco dei valori della Costituzione della Repubblica”.
Il Sindaco ha ribadito come quanto avvenuto il 18 dicembre non è stata una scelta politica dell’Amministrazione comunale, ma la conseguenza di atti giudiziari e della violazione di un’ordinanza legata alla sicurezza dell’immobile.
“Il fallimento, ha ripreso Lo Russo, non sta nell’aver tentato una strada difficile. Il vero fallimento sarebbe stato non provarci affatto, scegliendo l’inerzia invece della funzione di governo.
In un tempo in cui troppo spesso prevalgono la semplificazione, il calcolo o la paura, questo atteggiamento rappresenta una prova di maturità politica e di rispetto delle istituzioni.Libertà di parola, libertà di dissentire, libertà di essere scomodi, di porre domande ed esprimere il proprio pensiero sono libertà che non ci sono state regalate, ma conquistate da donne e uomini che hanno scelto la Resistenza. In nome della libertà e di quella eredità, dobbiamo essere altrettanto chiari, ha precisato il Sindaco. La libertà non è e non può mai essere libertà di praticare la violenza, di danneggiare beni pubblici e privati, di colpire persone, istituzioni o organi di informazione.Questa è una linea di confine invalicabile tracciata dalla Costituzione e dalla storia democratica di questo paese e di questa città. Quando quella linea viene superata, ha rimarcato, si passa dalla parte del torto. Sempre sento il dovere di essere chiaro nel condannare con fermezza ogni episodio di violenza e di aggressione avvenuto durante o a margine dei cortei di questi mesi, tra cui gli attacchi e le sedi di giornali e organi di formazione, presidi fondamentali di democrazia e libertà.
Desideriamo condannare con altrettanta rigorosa fermezza gli episodi di violenza verificatisi durante il corteo del 20 dicembre. Comportamenti inaccettabili che violano la legalità, arrecano gravi danni e disagi ai cittadini, ai commercianti e a tutta la città in giorni particolarmente sensibili a ridosso delle festività natalizie e compromettono, peraltro, profondamente la credibilità e il senso stesso delle rivendicazioni di chi manifesta pacificamente le proprie idee.
Esprimiamo solidarietà e vicinanza alle forze dell’ordine chiamate ad operare in un contesto complesso e delicato. Le responsabilità penali sono e restano sempre personali e in capo ai singoli individui. Questo è un principio cardine della democrazia liberale e dello stato di diritto che rifiuta ogni forma di abilità collettiva e ogni generalizzazione.
Allo stesso tempo non possiamo ignorare dinamiche già viste in passato in cui frange violente sfruttano contesti di tensione per infiltrarsi in manifestazioni pacifiche e alzare il livello dello scontro.
Noi crediamo nella coesione, nella cura del bene comune e nella partecipazione e non accettiamo strumentalizzazioni. che alimentano tensioni e paure allontanando le persone invece di unirle.
La vera sfida delle città oggi è saper gestire una convivenza civile, unire e non dividere, mediare e non radicalizzare.
È per questo che come Amministrazione abbiamo lavorato a lungo e con fatica per provare a far uscire un’esperienza durata 29 anni dall’illegalità, cercando soluzioni che evitassero uno scontro frontale e che restituissero alla città uno spazio pubblico e condiviso.
Da Sindaco di una città Medaglia d’Oro della Resistenza, voglio ribadire che Torino dissente profondamente dalle scelte e dall’impostazione culturale di questo Governo. Non accettiamo lezioni da nessuno, soprattutto da chi utilizza il tema dell’ordine pubblico come strumento di distrazione politica e di propaganda.
Le dichiarazioni di tolleranza zero o addirittura ruspe sui centri sociali non solo non contribuiscono alla sicurezza né alla coesione sociale, ma alimentano paure, tensioni e semplificazioni pericolose.
Il Governo è in evidente difficoltà su molti fronti reali. Il calo vistoso del potere d’acquisto delle famiglie, le pensioni, la sanità, le contraddizioni in politica estera, l’assenza di una vera politica industriale.
In questo contesto alcuni temi diventano funzionali a distrarre l’opinione pubblicae trarre vantaggio politico da occasioni di disordine, magari per giustificare l’arrivo di un nuovo ordine, speculando sulla paura delle persone.
Le dichiarazioni incendiarie di alcuni ministri sulla vicenda torinese vanno in questa direzione. Io non seguirò questa strada, non lo farò perché credo profondamente nell’Istituzione che rappresento, nei valori della Costituzione della Repubblica e nella storia di dialogo, democrazia e responsabilità civile che caratterizza Torino. Proprio per questo l’Amministrazione che rappresento non intende modificare le proprie priorità né cambiare approccio e lo faremo anche guardando al futuro di corso Regina 47 con l’obiettivo di mantenere nella città uno spazio a piena vocazione sociale pubblica, un luogo di inclusione, di servizi di prossimità, di attività culturali e formative aperto al quartiere, alle famiglie, ai giovani e a chi oggi fa fatica a trovare risposte.
Proprio per questo sento il dovere di rivolgere un appello alla città, a tutte le Istituzioni e a tutte le forze politiche”.
Quindi l’invito del Sindaco a tenere bassi i toni perché “alzare il livello dello scontro, semplificare o radicalizzare,ha evidenziato, non colpisce questa Amministrazione ma la città, rischiando di vanificare quanto di positivo, di bello e di utile Torino sta costruendo sul terreno della convivenza e della coesione sociale dello sviluppo economico, della credibilità della città e della sua capacità di attrarre opportunità, investimenti e competenze.Le parole sono importanti, ha concluso, costruiscono o distruggono e in tempi come questi la responsabilità di tutte e tutti è massima”.
F.D’A. – Ufficio stampa Consiglio Comunale
Le tradizioni e i riti della festa piu’ amata cambiano o si aggiungono se si butta uno sguardo in giro per il mondo; alcuni di questi sono molto curiosi e bizzarri, mentre altri decisamente spiacevoli, soprattutto se si pensa che molti sono rivolti ai piu’ piccoli.
In Estonia il 24 dicembre non si fa il cenone, la famiglia, invece, si riunisce in sauna. Niente brindisi , grandi mangiate e tombola, il popolo estone passa ore ed ore al caldo umido nudi e sudati, tutti insieme: genitori, figli, zii, nipoti e nonni. Niente calorie, solo detox e relax.
