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Apprensione per la condanna a morte del fisico che ha lavorato in Piemonte

Apprensione a Novara e nell’ambiente accademico piemontese per la sorte di Ahmadreza Djalali.

Le autorità iraniane intendono eseguire la condanna a morte del fisico irano-svedese, esperto in Medicina dei disastri, che per tre anni ha lavorato e insegnato a Novara nella struttura del Crimedim, l’autorevole centro di ricerca internazionale dell’Università del Piemonte Orientale conosciuto in tutto il mondo per gli studi sulla medicina delle emergenze. “La notizia è orribile, la sentenza di morte dovrebbe essere eseguita entro una settimana” ha dichiarato Diana Eltahawy, vicedirettrice per il Medio Oriente e l’Africa del nord di Amnesty International. L’organizzazione per i diritti umani ha appreso la notizia del trasferimento di Djalali in isolamento, cosa che lascerebbe supporre, secondo Amnesty, l’imminente esecuzione. Il fisico iraniano, che ha vissuto alcuni anni a Novara, è stato condannato a morte nel 2017 dopo un processo farsa per corruzione. Il tribunale si è basato su presunte confessioni estorte con la tortura quando Djalali era detenuto in isolamento senza poter mai parlare con un avvocato. Il docente universitario aveva dichiarato che era stato minacciato di morte e terrorizzato durante gli interrogatori e che gli avrebbero ucciso i figli residenti in Svezia e la madre che vive in Iran. Apprese le nuove allarmanti notizie è scattata la mobilitazione internazionale per salvare la vita a Djalali. Davanti al municipio di Novara si è svolto oggi un sit in simbolico per fermare la condanna a morte del medico e ricercatore iraniano. “C’è grande preoccupazione in città, commenta il sindaco Alessandro Canelli, l’esecuzione di Djalali sarebbe un fatto devastante non solo per la sua famiglia ma anche per la città e la comunità scientifica internazionale. La sua condanna a morte sottolinea la barbarie di un regime che va condannato”.
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Salvato positivo Covid colpito da un trombo a valvola cardiaca provocato dal virus

All’ospedale Molinette di Torino

Nei giorni scorsi è stato salvato un paziente positivo al Covid colpito da un trombo ad una valvola cardiaca provocato proprio dal virus con un intervento in urgenza, presso la Cardiochirurgia dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretta dal professor Mauro Rinaldi). Si tratta di un uomo di 71 anni della provincia di Torino già sottoposto nel 2007 a sostituzione di valvola mitralica con protesi meccanica. Dopo essersi sentito male viene ricoverato presso il pronto soccorso di un ospedale torinese per  importante difficoltà respiratorie e viene fatta diagnosi di polmonite da Covid positivo. Durante la degenza  si scopre che un trombo provocato proprio dal virus ha bloccato il movimento dei dischi della protesi meccanica e presto avrebbe portato a morte certa il paziente. L’infezione in atto da coronavirus porta con sé uno stato di ipercoagulazione che provoca spesso eventi letali di trombosi e questa volta ha colpito il cuore.

Il paziente è stato trasferito in urgenza presso le Molinette e, nonostante la grave e contagiosa malattia infettiva in atto, è stato sottoposto tempestivamente ad un intervento a cuore aperto con la sostituzione della protesi meccanica malfunzionante con una protesi biologica. L’intervento è stato effettuato dal professor Rinaldi (coadiuvato dai cardiochirurghi Matteo Attisani, Cristina Barbero, Luisa Ferrante e l’anestesista Carlo Burzio).

Il complesso intervento è durato numerose ore in un clima protetto ed è perfettamente riuscito. Il paziente è ora in via di guarigione.

Le complicanze cardiache in corso di COVID sono frequenti, gravissime ma, come dimostra questa storia, potenzialmente curabili anche con interventi complessi al cuore effettuati sempre con la massima attenzione e l’utilizzo di dispositivi di protezione adeguati per evitare il contagio degli operatori.

Un esempio di medicina estrema e di elevata complessità che non si arrende di fronte a questa pandemia.

Tenta di rapinare una donna: salvata dai rider

Arrestato dagli agenti del Commissariato Centro

Sono le 22.30 di mercoledì sera e una donna sta rincasando, dopo il lavoro. Pochi metri la separano dal portone dello stabile in cui vive, in via Sacchi, quando vede sopraggiungere un’ombra alle spalle. La donna affretta il passo, ma il soggetto le strappa dalle mani il telefonino. La vittima si oppone all’azione criminosa, allora l’uomo tenta di rapinarle la borsa e così facendo la fa cadere a terra. Poco distante, assistono però alla scena due riders, che immediatamente si avvicinano; mentre uno presta soccorso alla donna, l’altro insegue l’autore del fatto, che gli scaglia contro una bottiglia di birra, mancandolo fortunatamente. Con l’arrivo di una pattuglia del Commissariato Centro in servizio di Volante, l’uomo viene definitamente fermato:  si tratta di un cittadino marocchino di 26 anni. Il giovane ha dei precedenti specifici risalenti all’Agosto scorso, quando in Piazza Castello aveva rapinato una ragazza del telefonino, venendo poi arrestato poco dopo dalla Polizia di Stato. Inoltre, lo stesso risulta destinatario di due ordini del Questore a lasciate il territorio nazionale. Per lui sono scattate le manette per tentata rapina.

Sul mercato torinese della droga un pericoloso tipo di marijuana

Il 30 settembre scorso, nell’ambito delle consuete attività di contrasto al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, personale della Squadra Mobile della Questura di Torino ha tratto in arresto un cittadino italiano, di anni 39, responsabile della detenzione di kg. 14,5 di marijuana e kg 1 di hashish.

 

Il successivo 15 ottobre, il medesimo Ufficio ha tratto in arresto un altro cittadino italiano, di anni 22, responsabile della detenzione di kg 16,5 di marijuana e kg 1,250 di hashish.

 

I due arresti, sebbene non maturati nell’ambito di attività investigative strutturate e non collegati tra loro, hanno evidenziato che, da qualche tempo, il mercato torinese delle sostanze stupefacenti fa registrare la comparsa di un nuovo tipo di marijuana.

 

Le analisi effettuate dalla Polizia Scientifica hanno infatti permesso di accertare che la marijuana sequestrata in entrambe le narrate occasioni risulta addizionata con un cannabinoide sintetico, denominato MDMB-4en-Pinaca, appartenente ad una classe di sostanze che posseggono caratteristiche analoghe a quelle dei cannabinoidi naturali (come, in particolare, il THC) e sono pertanto in grado di elevare l’effetto stupefacente della marijuana.

 

La diffusione di marijuana adulterata non rappresenta una novità ed è principalmente correlata alla necessità, per chi la commercializza, di amplificare l’effetto psicoattivo della cannabis di scarsa qualità; un esempio è costituito dalla marijuana comunemente nota come “amnésia”, ottenuta da canapa indiana trattata con sostanze (come, ad esempio, metadone o ammoniaca) capaci di aumentarne l’effetto dopante.

 

I pericoli insiti nella diffusione di marijuana additivata con cannabinoidi sintetici sono quindi dello stesso tipo di quelli evidenziati a seguito della comparsa della “amnésia”: in entrambi i casi, infatti, l’adulterazione viene generalmente effettuata attraverso la nebulizzazione di un’apposita soluzione sulla matrice vegetale e questo processo, che si conclude con l’essicazione, non è assolutamente idoneo a garantire una distribuzione omogenea delle sostanze adulteranti; pertanto, la marijuana così trattata risulta potenzialmente più pericolosa per gli assuntori, non essendovi la possibilità di verificare dove siano eventualmente presenti maggiori concentrazioni dei prodotti sintetici aggiuntivi, con incremento non calcolabile del principio attivo, neppure per chi effettua il trattamento di adulterazione del narcotico.

(foto archivio)

Via i rifiuti dal parco Peccei con il progetto Quartiere pulito

Riceviamo e pubblichiamo / Domenica 22 novembre 2020 dalle ore 9:30 alle ore 12:00 l’associazione volontari di Protezione Civile della Comunità di Scientology PRO.CIVI.CO.S. OdV ha svolto un servizio di sensibilizzazione alla tutela e cura del territorio all’interno ed esterno del Parco Aurelio Peccei, situato nella Circoscrizione 6 di Torino tra via Valprato, via Cigna e corso Venezia.
Secondo Beppe Tesio, presidente dell’associazione promotrice “Possiamo e dobbiamo superare tutti assieme questo grande momento di difficoltà – Oggi più che mai è fondamentale innanzitutto impegnarsi a stare bene e far stare bene gli altri. A questo contribuisce molto anche un ambiente pulito e ordinato. Negli spazi comuni, come a casa propria, possiamo sicuramente evitare il degrado e creare condizioni migliori per i bambini, per gli anziani, per tutti.”
L’iniziativa fa parte del progetto ‘Quartiere Pulito’ e ispirata alla guida al buon senso La Via della Felicità, di L. Ron Hubbard. “ Quest’area pubblica è frequentata da molti
abitanti del quartiere tra cui molti bambini. Abbiamo raccolto molti rifiuti abbandonati: cartacce, bottiglie di plastica, rifiuti misti, anche un giubbotto e un paio
di scarpe buttate in mezzo alle siepi e soprattutto un numero impressionante di bottiglie di vetro (oltre 200). Con l’aiuto degli abitanti del quartiere e di chi frequenta questo bel parco, ritorneremo di nuovo per mantenere questo spazio pubblico pulito e sano, proprio come tutti noi lo vogliamo. Desideriamo stare e vivere in un mondo sano e libero dall’inquinamento, dalle malattie e dalle sofferenze. Un pezzettino alla volta, magari ce la faremo.

Ecoisole San Secondo / Crocetta accessibili solo con tessera

Come già comunicato precedentemente, Amiat Gruppo Iren ricorda che a partire dal 25 novembre 2020 verranno definitivamente chiuse le nuove ecoisole in attivazione nel quartiere di San Secondo/Crocetta e si potrà accedere ai cassonetti solo tramite la propria tessera elettronica.

 

La zona interessata include l’area compresa tra corso Sommeiller, Via Nizza, Corso Vittorio Emanuele II e Corso Re Umberto.

 

Per aiutare e facilitare i conferimenti dei rifiuti per tutti i cittadini residenti nelle suddette aree, da oggi e fino al 2 dicembre 2020, operatori Amiat presidieranno le ecoisole della zona, spostandosi sul territorio, per assistere gli utenti al corretto uso delle stesse e per ricordare le buone norme di una raccolta differenziata efficace.

 

Inoltre, sempre nello stesso periodo verranno affisse locandine informative sui nuovi cassonetti per ricordare la data di chiusura imminente e per sollecitare chiunque non abbia ancora ritirato le tessere a recarsi presso il punto info distributivo allestito all’interno del centro di raccolta Amiat di via Zini 139, aperto fino al 19 dicembre, tutti i mercoledì, giovedì e venerdì dalle 16.00 alle 20.00 e tutti i sabati dalle 9.00 alle 13.00.

 

 

Violenza: 9 ragazze su 10 non si sentono al sicuro

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), Terre des Hommes e ScuolaZoo diffondono i risultati dell’Osservatorio indifesa, l’indagine sulla percezione della disparità fra generi e violenza, discriminazioni e stereotipi di genere, bullismo, cyberbullismo e sexting condotta su 5.700 adolescenti e giovani di età compresa tra i 13 e i 23 anni. 

Secondo i dati emersi dall’Osservatorio indifesa, ragazze e ragazzi hanno le idee chiare: la violenza di genere è reale, si consuma ai danni delle ragazze e delle donne in molti modi e forme, subdole o palesi, attraverso gesti, parole o comportamenti discriminatori, ed è un ostacolo concreto allo sviluppo delle ragazze come persone, come attori della società, come risorse per l’economia. Ma la violenza non è solo stupro, è fatta anche di pressioni psicologiche, discriminazioni nei luoghi di studio e di lavoro, commenti sessisti sui social, bullismo e cyberbullismo, revenge porn. E la scuola non è sentita come luogo sicuro o in cui trovare conforto, ma è qui che 5 ragazzi su 10 dedicherebbero almeno un’ora a settimana per impegnarsi in prima persona nella lotta alla violenza di genere e di orientamento sessuale.

L’85% dei ragazzi ritiene che in Italia ci sia un reale allarme femminicidi e violenza contro le donne, ma il dato medio cela un’importante differenza di genere: sono 7 su 10 i maschi che ritengono vi sia un allarme fondato, ma il rapporto sale fino a 9 su 10 se si considerano le risposte delle femmine. Rispetto alla violenza assistita, più della metà degli intervistati (51%) è stato spettatore di forme di violenza verbale, il 39% a forme di violenza psicologica, 1 su 4 ha visto con i suoi occhi episodi di violenza fisica come schiaffi e calci (14%) e lancio di oggetti (10,5%).

Gli anarchici “assediano” Stampa e Repubblica

Questa mattina è avvenuto un lancio di petardi, fumogeni e uova piene  di vernice contro il palazzo di via Lugaro, a Torino, che ospita la redazione della Stampa e di Repubblica.

Sono stati scanditi slogan contro i giornalisti e contro i magistrati, da parte di una ventina di manifestanti. Questi hanno lasciato un volantino di rivendicazione siglato “anarchici e anarchiche”.

La Digos ipotizza che il blitz possa essere collegato alla sentenza del processo di appello dell’inchiesta Scripta Manent prevista nel pomeriggio, relativa alle bombe carta spedite in varie località italiane (anche all’ex sindaco Chiamparino) tra il 2003 e il 2016.

Aggredisce più volte la propria compagna, arrestato

Una pattuglia della Squadra Volante, transitando in Strada Altessano, vede avvicinarsi una donna: a pochi metri di distanza un individuo la sta seguendo, è il marito.

Le sanguina il naso, è spaventata, invoca aiuto. Ai poliziotti racconta di essere appena stata aggredita dal proprio compagno. Non è la prima volta. La vittima lo aveva già denunciato due volte, era stato arrestato e successivamente rilasciato con divieto di avvicinamento. A giugno di quest’anno l’uomo, un cittadino italiano di 60 anni, era stato ammonito dal Questore di Torino ed invitato a mantenere un comportamento non violento con la compagna. Ma lo scenario non era cambiato. In una circostanza, il sessantenne l’aveva colpita al volto con un bicchiere di vetro.

Nella mattinata dell’arresto, dopo aver ricoperto la moglie d’insulti, era uscito. La donna, lo aveva raggiunto in strada, tentando di farlo ragionare. Il marito, in uno scatto d’ira, l’aveva colpita con due pugni al viso, facendola cadere a terra. Non pago di quanto appena causatole, aveva poi continuato a percuoterla. Quando è stato fermato dagli operatori, il reo ha continuato ad inveire contro di lei.

Il sessantenne, con diversi precedenti di Polizia a carico, è stato arrestato per maltrattamenti e denunciato per lesioni personali.

Riattivato il numero verde sanitario con i volontari Anpas

Dal 14 novembre è stato riattivato, con il prezioso supporto dei Volontari del Soccorso e degli Studenti di Medicina, il Numero verde sanitario regionale 800 192020.

A rispondere alle chiamate dei cittadini, 7 giorni su 7, vi sono anche i volontari e le volontarie dell’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) del Piemonte.

In una settimana di servizio presso il call-center di Grugliasco gli operatori specializzati dell’Anpas hanno ricevuto una media di 800 chiamate al giorno per dare informazioni sulle misure da adottare per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.

Il servizio sanitario regionale garantisce il coordinamento dell’attività con i propri operatori, attraverso un modello gestionale della chiamata che permette al personale in servizio di presentare le domande da porre e fornire l’indicazione più corretta per le risposte.

Andrea Bonizzoli, presidente Anpas Piemonte: «Ringrazio le volontarie, i volontari e i dipendenti Anpas Piemonte che da ormai quasi un anno stanno fronteggiando, senza risparmio, questa terribile emergenza provocata dal Coronavirus Sars-Cov-2. Da inizio emergenza siamo impegnati su innumerevoli fronti dai soccorsi in emergenza 118 ai trasferimenti di pazienti contagiati da Covid-19, alle dimissioni verso le abitazioni e strutture e, di altrettanta importanza, nella copertura delle postazioni telefoniche del Numero verde sanitario regionale 800 192020. Attività questa che fornisce utili risposte e un primo sollievo ai dubbi delle persone che direttamente o indirettamente sono venute in contatto con il virus».

 

Nei prossimi giorni ai volontari e alle volontarie dell’Anpas dovrebbero unirsi anche gli studenti dei corsi di Medicina e Chirurgia, del Master di Infermieristica in Emergenza e del corso Magistrale di Scienze Infermieristiche ed Ostetriche dell’Università degli Studi di Torino, mentre sono già operativi volontari appartenenti anche ad altre Associazioni di Volontariato cui si sta operando in maniera coordinata e collaborata ancor prima dell’inizio dell’emergenza epidemica in atto.