In un frontale tra due auto in galleria, il bilancio è di tre feriti. L’incidente si è verificato ieri nel tunnel del Carle a Confreira, Cuneo. Sul posto il 118, i vigili del fuoco, la polizia locale e i carabinieri.
NOTIZIE DAL PIEMONTE
In un frontale tra due auto in galleria, il bilancio è di tre feriti. L’incidente si è verificato ieri nel tunnel del Carle a Confreira, Cuneo. Sul posto il 118, i vigili del fuoco, la polizia locale e i carabinieri.
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Inviata una lettera di diffida all’Amministrazione della Città della Salute di Torino
Il Nursing Up, sindacato degli infermieri e delle professioni sanitarie diffida l’Amministrazione della Città della Salute dal dare seguito alla proposta, circolata in questi giorni anche sugli organi di stampa e che sarebbe al vaglio dell’assessorato alla Sanità, di attribuire agli infermieri delle Molinette il compito di cercare ovuli di droga ingeriti dai trafficanti e poi evacuati, recuperandoli manualmente nelle loro feci.
Il Nursing Up è totalmente contrario a questa iniziativa, che rappresenta di fatto una grave e inaccettabile imposizione, che lede in modo palese e irrispettoso non solo la dignità degli infermieri delle Molinette ma quella della professione intera.
Se questo intento verrà in qualsiasi modo portato avanti, il Nursing Up è pronto ad una durissima reazione, a tutela di tutti gli infermieri e di professionisti della sanità, mettendo in campo ogni strumento a disposizione. Già oggi, il Nursing Up ha inviato una lettera che diffida l’Amministrazione delle Molinette e della Città della Salute dal procedere con questa iniziativa.
“Apprendiamo con incredulità e sgomento dagli organi di stampa che l’assessorato regionale alla sanità intenderebbe affidare agli infermieri delle Molinette la ricerca manuale di corpi di reato tra le feci dei fermati dalle forze dell’ordine. Se questo corrispondesse effettivamente al vero, si tratterebbe di un fatto molto grave: siamo pronti ad opporci con ogni strumento a nostra disposizione”. Lo hanno dichiarato il Segretario Regionale Nursing Up Piemonte, Claudio Delli Carri e il Segretario Aziendale Nursing Up Città della Salute, Ivan Bufalo.
“Come abbiamo letto, tutto nasce dall’esigenza dell’autorità giudiziaria di recuperare gli ovuli di droga ingeriti da corrieri e spacciatori nel momento in cui questi vengono evacuati – proseguono Delli Carri e Bufalo -. Tale attività, che non ha alcun carattere sanitario ma esclusivamente di pubblica sicurezza, è una competenza giustamente attribuita all’amministrazione penitenziaria ed espletata sotto sorveglianza degli agenti di polizia, attraverso l’ausilio di un macchinario appositamente utilizzato a tale scopo: una sorta di wc portatile dotato di un meccanismo capace di separare gli ovuli di droga dalle feci. Sta di fatto che il macchinario in dotazione al carcere Lorusso e Cutugno di Torino si è rotto e fino all’acquisto di uno nuovo non resterebbe che ricercare gli ovuli manualmente nelle feci. Gli agenti di polizia penitenziaria pare siano contrari, e allora qual è stata la pensata dell’assessorato regionale alla Sanità e dell’assessore Icardi? Farlo fare agli infermieri delle Molinette!”.
Il Segretario Regionale Nursing Up, Claudio Delli Carri, e il segretario provinciale Nursing Up di Torino, Giuseppe Aleo, attaccano: “Per noi è una soluzione illegittima e inaccettabile che lede la dignità non solo degli infermieri delle Molinette ma della professione intera. Siamo pronti a dare battaglia, a mobilitare gli infermieri sul territorio, a coinvolgere gli ordini professionali per quanto di loro competenza e a denunciare i responsabili nelle sedi opportune per attività demansionante ai danni degli infermieri. Ricordiamo che la nostra è e resta prima di tutto una professione sanitaria ed intellettuale”.
Il Segretario Aziendale Nursing Up della Città della Salute, Ivan Bufalo conclude: “Ancora una volta la politica ci mostra il suo volto peggiore. Siamo nuovamente di fronte al gioco in cui, da un lato si elogia il valore degli infermieri per opportunismo e solo a parole, e dall’altro li si vessa nei fatti non assegnando loro le risorse necessarie allo svolgimento del lavoro?
Come detto, siamo assolutamente contrari a questa idea che vorrebbe assegnare agli infermieri mansioni di bassissima levatura che li mortificherebbero e che esulerebbero del tutto dalle loro competenze.
Ci auguriamo, dunque, che la direzione della Città della Salute non si presti a questa iniziativa, e che tuteli la propria funzione sanitaria, così come la dignità dei propri dipendenti. Noi, dal nostro canto, siamo pronti a dare battaglia in ogni modo: non consentiremo che i nostri colleghi vengano umiliati. Il primo atto è stato la lettera di diffida inviata oggi”.
Denunciato dalla Polizia di Stato
Nei giorni scorsi , personale del Commissariato di P.S. Rivoli, su segnalazione di un poliziotto a diporto appartenente al Reparto Prevenzione Crimine Piemonte, ha fermato su Corso XXV Aprile un cinquantaquattrenne italiano indicato come l’autore di gravi minacce nei confronti del personale all’interno del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Rivoli.
I poliziotti coadiuvati dall’agente di Polizia che, dopo aver assistito ai fatti, aveva pedinato il 54enne, riferendone puntualmente gli spostamenti al 112 NUE, hanno rinvenuto e sequestrato a suo carico il coltello, della lunghezza di 16 cm, col quale, dopo essere entrato con fare aggressivo all’interno del Pronto Soccorso, avrebbe minacciato di morte sia personale sanitario lì in servizio sia personale dell’istituto di vigilanza privata presente, con il pretesto di avere informazione su un parente.
A causa della sua azione, il personale sanitario del triage era stato impossibilitato a proseguire il proprio lavoro per una quindicina di minuti e, dopo il suo allontanamento, gli accessi al pronto soccorso erano stati chiusi per una ventina di minuti circa, per evitare che lo stesso potesse rientrare all’interno della struttura.
L’uomo è stato denunciato per minacce a P.U. aggravate, interruzione di pubblico servizio e per porto d’armi od oggetti ad offendere.
La Regione Piemonte ha revocato lo stato di massima pericolosità per incendi boschivi, a partire dal 18 agosto 2022, su tutto il territorio regionale.
Il provvedimento regionale – la determinazione dirigenziale n. 2532 del 16/08/2022-, come prevede la normativa, è la diretta conseguenza dell’evoluzione meteorologica in atto e prevista e del conseguente bollettino previsionale del rischio, emesso dal Centro funzionale di Arpa Piemonte.
Ad oggi non sussistono più le condizioni estreme di rischio che avevano portato all’emanazione della massima pericolosità, ma, considerato che il problema generale della siccità che ha colpito il territorio piemontese, insieme a buona parte del resto d’Italia, non si può considerare risolto, si invita la popolazione a mantenere un livello di attenzione adeguato nel porre in essere quelle azioni che possono contribuire ad innescare incendi.
L’assessore regionale alla Protezione Civile, augurandosi che le precipitazioni attese nelle prossime ore non creino danni soprattutto alle coltivazioni, si dichiara soddisfatto per la fine del periodo di massima pericolosità, considerando le molte limitazioni che lo stesso imponeva a molte attività lavorative.
Un particolare ringraziamento è stato poi rivolto a tutto il Sistema antincendi boschivi del Piemonte e specificamente al Corpo volontari AIB Piemonte, per l’incessante lavoro di spegnimento e prevenzione degli incendi boschivi.
Monica Cristina Gallo, Garante della Città di Torino per i diritti delle persone private della libertà, ha visitato ieri pomeriggio la casa circondariale Lorusso e Cutugno. Insieme al profondo rammarico per il nuovo caso di suicidio, la Garante ha rinnovato l’invito a tutti i responsabili della gestione della realtà carceraria a una riflessione finalizzata a una radicale modifica delle prassi sinora adottate e ha nuovamente avanzato la richiesta di allocare risorse che allo stato attuale risultano gravemente insufficienti.
“La notizia dell’ennesimo suicidio all’interno della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno – dichiara la Garante Monica Gallo – ci ha toccato profondamente. E’ passato poco più di un anno da quando Moussa Balde si era tolto la vita nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Corso Brunelleschi e poco meno di un mese dal gesto estremo di un detenuto pakistano nel carcere torinese e siamo nuovamente a registrare amaramente il precipitato disastroso di tutta una serie di criticità che, se non definiscono una dinamica di causa-effetto, certamente costituiscono un contesto incapace di disinnescare un fenomeno che, da potenziale, è ormai diventato una realtà a livello nazionale. Con quello delle ultime ore il macabro conteggio dei suicidi nelle carceri italiane somma cinquantadue morti dall’inizio dell’anno, di cui nove solo nei primi quindici giorni di agosto, e al momento al di là delle consuete dichiarazioni di profilo istituzionale, tocca prendere atto che le iniziative di contrasto sono state assenti o inefficaci.
Lo testimonia ancora una volta la morte di un ragazzo di venticinque anni, recluso presso il Lorusso e Cutugno dal 2 agosto, che dopo un primo tentativo di suicidio ne ha posto in essere un secondo, il tutto dopo appena due settimane di detenzione.
L’Ufficio della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Torino segnala ormai da tempo un trend relativo ad arresti e presenze nella Casa Circondariale torinese (1345 le presenze, ben 310 in più della prevista capienza regolamentare) caratterizzato da una giovane e talvolta giovanissima età delle persone recluse. Una parte di questa popolazione carceraria ha davanti a sé una pena inferiore ai due anni e non vi è chi non veda che l’applicazione di misure alternative esterne alla struttura potrebbe contribuire ad attenuare quella ormai cronica dimensione di sovraffollamento che è la cifra che caratterizza l’esperienza detentiva italiana. Una dimensione che si somma a condizioni di stress psico-fisico che coinvolgono tutti coloro che a diverso titolo e ruolo sono presenti in quella particolare area del territorio che è il carcere.
In ordine a questo profilo, giova ricordare come le persone soggette a osservazione psichiatrica, in mancanza di un’area adeguatamente predisposta e presidiata, siano attualmente distribuite nei diversi padiglioni della struttura di via Aglietta, prive di un’assistenza psichiatrica che copra continuativamente le ventiquattro ore.
Un ultimo rilievo, fra i molteplici che possono essere evocati, riguarda la presenza di mamme con bambini la cui entità numerica è sì contenuta, sono quattro con altrettanti bambini, ma la cui gravità rimane altissima, sia nei termini della qualità dell’intervento pubblico sia in quelli di impatto sugli incolpevoli minori coinvolti. Anche in questo caso non possiamo che registrare con perplessità la mancata approvazione della proposta di legge avanzata in Parlamento che ha visto interrompere il suo iter a causa del recente scioglimento delle Camere. La politica ha certamente le sue tempistiche, ma anche lo sviluppo cognitivo dei bambini, di quei bambini in particolare, dovrebbe essere tenuto in debito conto da chi è chiamato a perseguire e realizzare l’articolo 3 del mandato costituzionale: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli […], che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana […].
La Garante dei diritti delle persone private della libertà personale esprime in conclusione il profondo rammarico per la notizia del suicidio e al tempo stesso invita tutti i responsabili della gestione della realtà carceraria a una riflessione che abbia come obiettivo una radicale modifica delle prassi sinora poste in essere, una modifica che passi anche attraverso forme condivise di denuncia che smarcandosi dalla postura formalmente istituzionali puntino a un’effettiva applicazione del disposto normativo, rivendicando con forza l’allocazione di risorse che allo stato attuale sono gravemente insufficienti.
E’ inutile piangere sul latte versato, specie – conclude la Garante – se la gestione del latte è in capo alle istituzioni e il pianto dura poco più di ventiquattro ore”.
Lo scorso mercoledì notte, personale della Polizia di Stato del Comm.to Barriera Milano in servizio di Volante, ha notato due soggetti armeggiare sulla porta di accesso di un punto vendita di accessori informatici sito in corso Vercelli all’altezza di Piazza Rebaudengo.
I poliziotti hanno proceduto al controllo dei due, cittadini italiani di 31 e 28 anni, sequestrando a carico del 31enne un cacciavite, arnese col quale veniva visto forzare la serratura di accesso all’attività.
A seguito dell’accurata ispezione dei luoghi limitrofi, gli agenti si sono accorti che anche l’attività commerciale adiacente a quella oggetto di furto si presentava con la serratura forzata.
I due giovani, che hanno precedenti specifici contro il patrimonio, colpiti ambedue da avviso orale del Questore di Torino dall’anno 2021, il trentunenne anche da obbligo di dimora a Torino, sono stati arrestati in quanto ritenuti gravemente indiziati del reato di tentato furto aggravato in concorso.
Aveva 80 anni l’anziana trovata morta nella sua abitazione a Strona, comune del Biellese. In base ai primi accertamenti, sarebbe stata uccisa dal figlio 58enne, come ipotizzato dai carabinieri. L’uomo si è tolto al vita buttandosi dal ponte che collega Veglio e Mosso.
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Molte frasi di cordoglio e di affetto sono state dedicate sui social a Laura Parachini. Lavorava al Carrefour di Vercelli come cassiera, ed è morta a 58 anni all’ospedale Sant’Andrea. Molto stimata per la sua gentilezza e professionalità lascia la mamma Pina e la figlia Ilaria. I funerali domani, alle 9,30 in Duomo dove oggi, alle 18, viene recitato il rosario.
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La polizia stradale di Novara ha scoperto un rivenditore abusivo di veicoli al dettaglio operante nel territorio. È stato segnalato al Comune che ha ordinato l’immediata cessazione dell’attività. La titolare è stata inoltre sanzionata per l’assenza dei registri di pubblica sicurezza, per un ammontare di 6.000 euro.
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Sembra una serie tv “thriller”, non in ambito poliziesco ma burocratico. Ricorderete che il titolare di un’attività commerciale con più punti vendita a Torino e nel territorio ci aveva scritto una lettera, che vi riproponiamo per rammentarvi la vicenda: