CRONACA- Pagina 20

Tavolo ex Ilva in Regione

Si è svolto oggi al Grattacielo Piemonte il tavolo regionale convocato dal presidente Alberto Cirio, insieme al vicepresidente e assessore al Lavoro Elena Chiorino e all’assessore alle Infrastrutture Strategiche Enrico Bussalino, con le rappresentanze sindacali e le Rsu dei lavoratori ex Ilva degli stabilimenti di Novi Ligure, Racconigi e Gattinara.

Un confronto voluto fortemente dalla Regione Piemonte, nonostante il rinvio del tavolo nazionale, per ascoltare direttamente le istanze delle parti sociali e dare un segnale concreto di attenzione e vicinanza ai lavoratori piemontesi.

Durante l’incontro, Cirio, Chiorino e Bussalino hanno raccolto le preoccupazioni e le proposte espresse dai sindacati, condividendo la necessità di mantenere alta l’attenzione su una vertenza che tocca non solo l’occupazione, ma l’intero tessuto produttivo regionale dell’acciaio.

«La Regione Piemonte – sottolineano Cirio, Chiorino e Bussalino –  ribadisce che continuerà a lavorare con il Governo, con l’obiettivo comune di trovare una soluzione che salvaguardi i lavoratori e il sistema produttivo piemontese.non resterà spettatrice. Per quanto nelle nostre competenze, ci muoveremo a ogni livello possibile per difendere i posti di lavoro e il futuro industriale del nostro territorio. L’appetibilità del Piemonte è motivo di fiducia, una garanzia su cui puntare per rilanciare le produzioni e attrarre investimenti».

La Regione ribadisce che continuerà a lavorare con il ministro Urso e con il Governo, con l’obiettivo comune di trovare una soluzione che salvaguardi i lavoratori e il sistema produttivo piemontese.

La Comunità venezuelana ringrazia il Consiglio regionale

La Comunità venezuelana in Italia, insieme all’Associazione Venezuela in Piemonte, esprime il
più sentito e profondo ringraziamento al Consiglio Regionale del Piemonte per l’approvazione
all’unanimità dell’Ordine del Giorno presentato dal Presidente, Davide Nicco -su proposta dello
stesso Comitato- a sostegno della liberazione di Alberto Trentini e di altri cittadini italovenezuelani ingiustamente detenuti in Venezuela.

Questo gesto rappresenta un segnale concreto di solidarietà che trascende i singoli casi personali,
riaffermando l’impegno del Piemonte nella difesa dei diritti umani universali, della libertà e della
dignità di ogni persona. Dimostra altresì la lungimiranza e l’intelligenza politica della Regione
Piemonte nell’aver costituito uno specifico Comitato per i Diritti Umani e Civili, che oggi più
che mai si dimostra uno strumento indispensabile per i tempi in cui viviamo.

Il nostro ringraziamento va dunque e al Presidente del Comitato, Davide Nicco, ai Vicepresidenti
Leo e Zambaia, e a tutti i componenti del Comitato, per la loro costante dedizione alla
promozione della giustizia, della libertà e dei valori fondamentali della convivenza democratica e
per un lavoro che ha saputo mettere al centro il bene comune e non interessi politici particolari.
L’approvazione di questo Ordine del Giorno non costituisce soltanto un atto politico, ma un gesto
autentico di umanità, responsabilità e coerenza morale. Il Consiglio Regionale del Piemonte ha
saputo dare voce a quanti oggi subiscono detenzioni arbitrarie in Venezuela — tra cui Alberto
Trentini, Gerardo Coticchia Guerra, Daniel Enrique Echenagucia Vallenilla, Juan Carlos
Marruffo Capozzi, Perkins Rocha, Biagio Pilieri e Hugo Marino — che rappresentano, ciascuno
a suo modo, la lotta universale per la libertà e i diritti fondamentali.

Come ha dichiarato il Presidente Nicco:
“Dopo un anno di detenzione (di Trentini, ndr) il Piemonte non può più restare indifferente di fronte
a casi che mettono in discussione i diritti fondamentali della persona. La nostra Assemblea è da
sempre impegnata a difendere la libertà, la giustizia e la dignità di ogni individuo.”
Parole che racchiudono lo spirito solidale del Piemonte e rinnovano la speranza che la voce unita
delle istituzioni, delle comunità e della società civile possa contribuire alla liberazione di tutti i
prigionieri politici e alla promozione dei diritti umani universali.

A nome di tutta la comunità venezuelana
Maria Requena
Presidente dell’associazione Venezuela in Piemonte

Elkann, bene la messa alla prova. Ma perché dai Salesiani?

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Non mi stupisco per la messa alla prova per dieci mesi (30 ore al mese) dell’ing. John Elkann per chiudere in modo non traumatico la sua vicenda giudiziaria. Sarebbe stato infatti – si potrebbe dire, facendo un po’ di ironia -un grave danno per le sue aziende di successo non poter contare sul suo Patron
bloccato ai domiciliari.  Elkann ha seguito l’esempio del sindaco di Moncalieri che in alcune situazioni non avrebbe però adempiuto neppure agli impegni connessi con la messa alla prova. Non mi stupisco perché sarebbe una grave perdita per l’impresa ex Fiat e soprattutto per Torino, il Piemonte e l’intera Italia non poter contare sul suo capo carismatico e cavaliere del Lavoro.  Quello che invece mi stupisce e un po’ mi indigna e’ il fatto che i Salesiani di Don Bosco, quelli legati al bisnonno di Elkann, l’avv.Edoardo Agnelli, abbiano accettato come tutor nei loro istituti per ragazzi a rischio l’ingegner Elkann che non ha mai insegnato e non ha certo esperienza di ragazzi in difficoltà. Lui è stato un ragazzo fortunato nato nella famiglia giusta.  Non ha neppure grande sensibilità verso chi lavora, se è vero che si è rifiutato di ricevere e parlare con i giornalisti delle due testate da lui poste in vendita. Il patrimonio morale dei Salesiani è cosa nobile e seria,  lo dice uno che li ha conosciuti per cinque anni come educatori e docenti, anche moralmente esemplari. Uno dei ricordi più belli della mia vita insieme ai Fratelli delle Scuole Cristiane dove ho frequentato il liceo. Cosa avrà da insegnare il nipote dell’avvocato ad una generazione di giovani comunque molto lontana dalla sua agiata e privilegiata esperienza di vita? Non riesco ad immaginarlo. Eppure il nome dei Salesiani è stato messo in gioco forse non pensando a sufficienza alla delicata vicenda giudiziaria in questione.  A Torino esistono altre realtà operanti, anch’esse nella sfera religiosa, che meglio si attagliavano al caso. Magari non hanno accolto la proposta di Elkann. Ma anche i Salesiani avrebbero dovuto fare lo stesso. La sede giusta era un istituto industriale periferico a contatto diretto con realtà che potrebbero essere altamente educative innanzi tutto per il tutor e l’intera sua famiglia.

Il premio Lagrange Fondazione CRT allo scienziato Iyad Rahwan

 

Per  i suoi studi sull’integrazione sociale uomo-macchina

Il premio Lagrange Fondazione CRT 2025 è stato assegnato al vincitore Iyad Rahwan martedì 28 ottobre. La consegna del premio si svolge alle OGR Torino Binario 3, e vi farà seguito un dialogo tra il vincitore e la professoressa Teresa Numerico, dell’Università Roma Tre, moderato dal giornalista Andrea Capocci, durante il quale saranno esplorati i temi del premio e l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società.

“Se dovessi raccontare ad un bambino che immagine associare all’intelligenza artificiale, disegnerei un robot meccanico metallico, progettato e costruito come un’automobile che risponde a dei comandi ben precisi e che, grazie alle sue enormi potenzialità, è in grado di modellare la società  ed esserne al tempo stesso influenzato”.
Attraverso questa affermazione, lo scienziato di origini siriane Iyad Rahwan, studioso dell’interazione uomo-macchina nella società contemporanea,  con una formazione scientifica maturata tra l’Australia, gli Emirati Arabi, gli Stati Uniti e la Germania, sottolinea come le macchine intelligenti assolvano al ruolo non solo tecnologico, ma anche di interazione e relazione sociale,  riflettendo i blas, le norme e le scelte morali della collettività.

Lo studio dell’IA, non solo come un insieme di algoritmi  e dati, ma come un sistema complesso che produce effetti sociali e influenza le interazioni e i comportamenti tra le persone e le macchine, ha portato il professor Iyad Rahwan ad essere insignito del premio Lagrange – Fondazione CRT 2025, il massimo riconoscimento internazionale per la Scienza dei Sistemi complessi e dei Dati, istituito e finanziato dalla Fondazione CRT e coordinato da ISI Foundation, Istituto per l’Interscambio Scientifico con sede a Torino.
Il lavoro del professore e dei suoi collaboratori presso il Max Planck Institute for Human Development di Berlino parte dall’assunto che l’intelligenza artificiale abbia la capacità di influenzare ogni aspetto della vita umana, ma nello stesso tempo che l’ecosistema umano, costituito da linguaggi, valori, storia e pregiudizi, rappresenta il nutrimento con cui l’IA viene addestrata. Si genera così quella che viene definita una co-evoluzione in cui le macchine apprendono informazioni che le persone generano, e si modellano in base a un comportamento collettivo spesso imperfetto.

Come si osserva una macchina nel suo habitat naturale? Per il professore si tratta di studiare gli output e i comportamenti di sistema già in funzione. Questo però non è sempre sufficiente, in quanto le attuali tecnologie hanno un elevato grado di complessità e imprevedibilità: spesso, infatti, un algoritmo progettato per uno scopo può avere effetti collaterali non intenzionali nel momento in cui viene implementato su larga scala. Serve adottare un nuovo quadro scientifico dal carattere trasversale, apprendendo anche dalla biologia, dall’economia e dalle scienze sociali, al fine di capire quei fenomeni che emergono quando milioni di esseri umani e intelligenze artificiali interagiscono fra loro. Quindi l’IA rappresenta un vero specchio dell’intelligenza o una rappresentazione dell’intelligenza umana? Le ricerche condotte dallo studioso giungono alla conclusione che entrambi gli assunti siano veri, ossia che l’IA appaia come uno specchio deformante che riflette l’uomo, la società, i saperi e gli errori umani. Al tempo stesso rappresenta una nuova forma di intelligenza che non manifesta il pensiero umano, ma che esplora territori alieni, che vanno studiati in modo profondo.
In questo quadro si inserisce anche il tema etico: i dati raccolti dagli scienziati, testimoniati in diverse ricerche, tra cui moral machine experiment e machine behaviour, evidenziano come non sia possibile pensare a un’etica universale per l’IA. L’obiettivo non deve essere quello di trovare un codice etico unico da programmare nelle macchine, bensì di creare processi che consentano a comunità e culture di deliberare e decidere autonomamente quali valori le loro macchine dovrebbero riflettere. I dilemmi sociali dell’IA non sono solo enigmi astratti e intellettuali, ma sono profondamente umani. Per questa ragione Iyad Rahwan ha trovato anche nell’arte la modalità per tradurre l’impatto sociale in un algoritmo complesso in una esperienza viscerale. Con i suoi progetti di arte mediale, esposti in importanti istituzioni culturali, lo scienziato ha comunicato attraverso la pittura come le macchine intelligenti plasmino la percezione del mondo da parte dell’uomo.

“Le ricerche del professor Rahwan si collocano al centro tra le scienze informatiche e le scienze sociali – ha dichiarato il Presidente di ISI Foundation Alessandro Vespignani – i suoi lavori sono importanti per comprendere la co-evoluzione tra umani e IA, ovvero come nasca e si sviluppi un’influenza reciproca tra uomo e macchine, e come questa incida sulle scelte, le norme e i valori che caratterizzano la società contemporanea. Per Rahwan le macchine dotate di IA sono organismi sociali, e non basta sapere come vengano costruite, ma bisogna studiarle attraverso gli effetti che generano nel mondo reale.
Il prestigioso premio Lagrange, assegnato al suo lavoro, è la testimonianza di quanto oggi sia importante considerare la tecnologia non solo come un insieme di dati e algoritmi, ma un sistema complesso che modella la nostra contemporaneità”.

Mara Martellotta

Associazione Regina Elena, commemorazione a Farigliano

Domenica 26 ottobre 2025 l’Associazione Internazionale Regina Elena Odv ha organizzato a Farigliano (CN) una commemorazione del Marchese di Saluzzo Manfredo II, della Marchesa Isabella Doria, consorte del Marchese Manfredo IV e della famiglia Occelli, originaria di Farigliano.

Hanno concesso il patrocinio all’evento il Consiglio Regionale del Piemonte, la Provincia di Cuneo, il Comune di Farigliano e l’IRCS.
Alle ore 9,30 Don Marco Sciolla, Parroco di Farigliano, Dogliani e Belvedere Langhe ha celebrato la S. Messa nella Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, durante la quale si è pregato per la Regina Elena, per il Marchese Manfredo II, per la Marchesa Isabella e per i defunti della famiglia Occelli.

Successivamente i gruppi storici hanno sfilato fino alla Biblioteca Civica, nel cui piazzale antistante i rievocatori del Gruppo Storico Conte Occelli di Nichelino hanno deliziato il pubblico esibendosi in danze seicentesche.
All’interno della biblioteca si è tenuta una solenne cerimonia, aperta dai saluti di Marco Giachello, Vice Sindaco di Farigliano, con la fascia tricolore, in rappresentanza del Sindaco Ivano Airaldi, impossibilitato a presenziare per motivi di salute.
Il Dott. Giachello ha fatto scoprire ai numerosi presenti la figura di Isabella Doria, nata a Genova nel 1291 dall’unione tra Bernabò Doria ed Eleonora Fieschi. Il padre era cugino di primo grado di Nicolò Doria, colui che il 30 gennaio 1298 acquisì la Signoria di Oneglia dalla Diocesi di Albenga e fu il capostipite del primo Ramo dei Doria di Oneglia, dal quale proveniva il celebre ammiraglio Andrea Doria, mentre la mamma era figlia di Federico Fieschi dei Conti di Lavagna, a sua volta fratello di Beatrice, consorte di Tommaso II, Signore del Piemonte e di Ottobono, salito al Soglio Pontificio l’11 luglio 1276 con il nome di Papa Adriano V.
Isabella nel 1307, all’età di sedici anni, venne data in sposa al Marchese di Saluzzo Manfredo IV, rimasto vedovo di Beatrice di Sicilia. Dalla loro unione nacquero quattro figli, tra i quali Manfredo V, che fu il capostipite dei Saluzzo-Cardé. Il Marchese Manfredo IV, che nel 1332 aveva abdicato a favore del figlio Federico I, l’11 febbraio 1337 nel Castello di Dogliani nominò Isabella Doria Marchesa di Farigliano, con facoltà di trasmissione del titolo al proprio figlio Manfredo V.
Isabella si trasferì subito nel maniero fariglianese e con la popolazione fu amore a prima vista.
Una leggenda racconta che una sera, durante un banchetto in suo onore, un gatto bianco saltò sul tavolo e urtando le bottiglie rimase macchiato del rosso del vino. Tutti i gatti che nacquero in seguito furono rossi, così che Farigliano passò alla storia come il “paese dei Gatt Ross”.
Nel 1338 seppe riappacificare gli abitanti dei due borghi storici del paese, da sempre in lotta tra di loro: i “Gesian”, che vivevano a destra della piazza principale, nel borgo delle chiese e i “Craciot”, che abitavano nella zona del fiume e della campagna, più povera. I giovani delle due fazioni erano soliti sfidarsi a sassate, cosa che venne interdetta in un capitolo degli Statuti fariglianesi.
La Marchesa convocò al castello le donne dei due borghi ed accolse la loro richiesta di potersi sfidare con il “Gioco dei birilli – Bijè” che viene praticato ancora oggi. Protagoniste sono le donne, un tempo solo quelle più anziane, in quanto le più giovani erano ritenute prive della necessaria esperienza, ma l’arbitro è sempre stato un uomo.
Questa tradizione è oggi perpetuata nei momenti solenni, come nel caso della Festa di San Nicola, celebrata la prima domenica di dicembre, quando si tiene la Fiera dei Puciu e seguendo una tradizione introdotta da Isabella Doria, la vigilia, gli uomini, per lasciar riposare le mogli, cucinano una minestra di trippa, ceci e verdure, chiamata “minestra degli uomini”.

Sono seguiti i discorsi di Fabio Mottinelli, Sindaco di Ceva (CN); Bruno Terreno, Sindaco di Clavesana (CN), con la fascia tricolore; Silvia Molino, Assessore alla Cultura di Castelvecchio di Rocca Barbena (SV), con la fascia tricolore e Christian Rocco, Consigliere di Novello (CN), con la fascia tricolore.

Successivamente ha preso la parola lo scrivente, il quale ha fatto scoprire al pubblico la storia del Marchesato di Saluzzo e dei suoi sovrani, focalizzandosi in modo particolare sulla figura del Marchese Manfredo II. Nel 1142, diciassette anni dopo la morte del Marchese di Savona Bonifacio del Vasto, gli otto figli avuti dalla seconda moglie Agnese di Vermandois si spartirono i possedimenti paterni: Manfredo fu il capostipite dei Marchesi di Saluzzo, il cui territorio aveva come confini le Alpi e i fiumi Po e Stura di Demonte. Alla sua morte nel 1175 gli succedette il figlio Manfredo II, che fu il primo Sovrano saluzzese a venire qualificato ufficialmente come tale. Egli prima del 1173 sposò Alasia del Monferrato, figlia del Marchese Guglielmo V. Dalla loro unione nacquero cinque figli, tra i quali l’erede al trono Bonifacio, che premorì al padre. Manfredo II fece costruire il Castello di Cardé, dimorava non solo a Saluzzo, ma anche a Carmagnola, città sede della zecca, Racconigi e Dogliani e nel 1210 stipulò un documento in cui veniva attestata la presenza di un maniero a Farigliano, paese strappato in quegli anni ai Marchesi di Clavesana. Nel 1215 acquistò il feudo di Revello; lo stesso anno si spense a Saluzzo e il trono passò al nipote Manfredo III, di appena dieci anni, figlio di Bonifacio, sotto la reggenza della nonna paterna Alasia. Il nuovo sovrano nel 1235 sposò Beatrice di Savoia, primogenita del Conte di Savoia Amedeo IV e della sua prima consorte Margherita di Borgogna. Il Marchese Gabriele, suo discendente alla nona generazione, fu l’ultimo Sovrano di Saluzzo e morì a Pinerolo il 29 luglio 1548, mangiando un melone molto probabilmente fatto avvelenare dai francesi, i quali dopo la sua dipartita annessero il marchesato ai loro possedimenti. Saluzzo passò ai Savoia con il Trattato di Lione del 1601.
Ha quindi preso la parola Marilena Sema, Presidente del Gruppo Storico “Conte Occelli” di Nichelino, la quale ha raccontato la storia della famiglia Occelli, originaria di Farigliano, che nel Cinquecento si trasferì a Torino. Il 2 maggio 1619 l’avvocato Manfredo Occelli comprò il vecchio borgo di Nichelino, composto da diverse cascine ed una casaforte, nella quale in seguito si trasferì suo nipote Niccolò Manfredo Occelli, con la moglie Maria Margherita Carron Della Torre, il figlio Giacomo Luigi e la sua piccola corte.
Il 22 giugno 1694 Niccolò Manfredo ricevette dal Duca di Savoia Vittorio Amedeo II la Regia Patente per l’istituzione del “Feudo di Nichelino” e il relativo titolo comitale. Il 21 agosto seguente la popolazione e l’appena convocato Consiglio per Capi di Casa presenziarono all’infeudazione ufficiale separandosi dalla città di Moncalieri. Niccolò Manfredi Occelli morì nel 1742 e suo figlio Giacomo Luigi, poco interessato al suo feudo nichelinese, spostò la residenza di famiglia sulla collina moncalierese.

Il Comitato per la tutela del patrimonio e delle tradizioni piemontesi dell’Associazione Internazionale Regina Elena Odv ha conferito uno speciale attestato di benemerenza al Comune di Farigliano, a Beppino Occelli e a Alessandra Pellegrino titolare della Cremeria “La Fontana” di Farigliano.

La delegazione del Sodalizio intitolato ad Elena del Montenegro è stata guidata dal Vice Segretario Amministrativo Nazionale, accompagnato dal Fiduciario di Chivasso Silvano Borca con la consorte e da soci.

Erano presenti i rappresentanti delle seguenti associazioni locali: AVIS; Banda musicale “I Giovani”; Gruppo Volontari del Soccorso di Clavesana; ProLoco Farigliano; Circolo CRAL; Nonni Vigili; Comitato Biblioteca e Gruppo Alpini.
La giornata è stata impreziosita dalla presenza dei seguenti gruppi storici: “Conte Occelli” di Nichelino; “Gruppo Storico di Clavesana”, ricostituito dopo vent’anni la settimana precedente in occasione della commemorazione del Marchese di Savona Bonifacio del Vasto organizzata dall’Associazione Internazionale Regina Elena Odv a Clavesana e  “Antico Castello dei Parpaglia” di Candiolo.

ANDREA CARNINO

ASL TO4, Nursing Up Piemonte: “Gli straordinari non si toccano!” 

Soldi per gli straordinari usati per coprire i contenziosi. Il sindacato Nursing Up Piemonte e Valle d’Aosta denuncia con forza la decisione dell’ASL TO4 di sottrarre ai lavoratori i fondi destinati al pagamento degli straordinari 2024 per coprire le spese dei contenziosi sulla vestizione e svestizione. Una scelta che, secondo il sindacato, rappresenta un vero e proprio attacco ai diritti dei professionisti sanitari, un comportamento arbitrario e inaccettabile, totalmente contrario agli obblighi contrattuali.

«È inaccettabile pensare di utilizzare i soldi dei lavoratori, guadagnati per garantire con responsabilità la continuità dei servizi, per coprire le spese dei contenziosi dell’Azienda. Gli infermieri, gli OSS e tutti i professionisti sanitari hanno già garantito la continuità dei servizi in condizioni difficili, con organici ridotti e turni stressanti. Non riconoscere economicamente il loro impegno è un vero affronto», dichiara Claudio Delli Carri, segretario regionale Nursing Up Piemonte e Valle d’Aosta.

L’ASL TO4, in una nota del 14 ottobre 2025, comunicava che i residui dei fondi contrattuali dell’anno 2024 si sarebbero potuti rivelare insufficienti per soddisfare il pagamento concordato degli straordinari, nonostante le ore fossero già state regolarmente documentate, autorizzate e prestate dai lavoratori. La stessa Azienda annunciava il posticipo dei pagamenti in attesa di chiarire la partita aperta riguardante i contenziosi relativi alla vestizione e svestizione. Con una seconda nota, inviata il 23 ottobre, l’ASL TO4 specificava che le ore straordinarie che dovevano essere pagate sarebbero state restituite ai rispettivi lavoratori.

Il Nursing Up ricorda che in data 21 ottobre 2025 tutti i sindacati, congiuntamente con l’amministrazione dell’ASL TO4, hanno sottoscritto un verbale in cui si stabiliva che la questione dei pagamenti legati ai contenziosi sulla vestizione e svestizione sarebbe stata affrontata a un tavolo regionale con la partecipazione dell’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte.

Il sindacato sottolinea come la carenza di personale e la necessità di garantire i livelli assistenziali abbiano reso il ricorso agli straordinari una misura indispensabile per assicurare la sicurezza dei pazienti e la continuità dei servizi. L’utilizzo dei fondi contrattuali per coprire spese legate ai contenziosi, ribadisce il Nursing Up, è contrario a quanto stabilito dai contratti collettivi nazionali e dagli accordi aziendali, come già evidenziato nel tavolo sindacale del 7 ottobre 2025.

«Il comportamento dell’ASL TO4 mina la dignità dei professionisti e mette a rischio le relazioni sindacali», aggiunge Delli Carri.

Il sindacato chiede il ripristino immediato del pagamento degli straordinari già maturati, la convocazione urgente di un tavolo regionale con la partecipazione dell’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte e della Direzione Generale dell’ASL TO4 per discutere in modo trasparente l’uso dei fondi contrattuali, il rispetto pieno dei contratti e degli obblighi giuridici come base imprescindibile della collaborazione tra azienda e lavoratori, e l’impegno a non adottare più scelte unilaterali lesive dei diritti dei dipendenti.

La mancata retribuzione degli straordinari, sottolinea il Nursing Up, non solo colpisce economicamente centinaia di lavoratori, ma mina la fiducia nei confronti dell’amministrazione. Il sindacato annuncia che, in assenza di un intervento immediato, saranno attivate tutte le azioni sindacali, legali e pubbliche necessarie a tutela dei professionisti sanitari e degli OSS.

«Il diritto a essere retribuiti per il lavoro già svolto è un principio basilare di giustizia, oltre che di civiltà amministrativa. Non accetteremo che questo principio venga calpestato», conclude Delli Carri.

Ufficio stampa NURSING UP – PIEMONTE

Scoperti dai carabinieri gli spacciatori dei boschi

I carabinieri di Biella hanno portato a termine l’operazione “Khoya” coordinata dalla Procura, realizzata per contrastare lo spaccio di stupefacenti nei boschi. Grazie al controllo degli acquirenti e degli spacciatori, gli inquirenti hanno scoperto i fornitori  nell’hinterland milanese. Sono scattate cinque misure cautelari.

Oltre 100 detenuti in azione con i volontari Plastic Free 

Una giornata all’aperto per oltre cento detenuti in permesso premiodedicata all’ambiente e al riscatto sociale. Insieme a loro, dodici affidati in prova al servizio sociale e più di 230 volontari hanno unito le forze per ripulire parchi, spiagge e aree urbane in tredici città. Una grande mobilitazione collettiva che ha portato alla rimozione complessiva di 5.580 chili di plastica e rifiuti, pari a quasi sei tonnellate.

Nello scorso weekend, dopo il successo dell’edizione di maggio, Plastic Free Onlus, organizzazione impegnata nel contrastare l’inquinamento da plastica, e Seconda Chance, associazione che promuove il reinserimento socio-lavorativo dei detenuti, sono tornate a collaborare per una nuova giornata di impegno condiviso, unendo due mondi solo in apparenza distanti: la tutela dell’ambiente e il reinserimento sociale.

L’iniziativa ha coinvolto detenuti provenienti da 15 istituti penitenziari – Torino, Ivrea, Varese, Padova, Prato, Viterbo, Frosinone, Vasto, Teramo, Pescara, Secondigliano, Locri, Laureana di Borrello, Caltagirone e Cagliari – che hanno operato fianco a fianco con i volontari Plastic Free nelle rispettive città. L’appuntamento previsto a Marina di Massa è stato rinviato a causa del maltempo, ma sarà recuperato prossimamente.

Ogni raccolta è diventata un’occasione di incontro e fiducia, dove cittadini e detenuti hanno condiviso gesti concreti di rispetto e solidarietà. L’ambiente si è trasformato in un terreno neutro e inclusivo, capace di abbattere barriere, creare relazioni e generare cambiamenti reali e duraturi.

Questo nuovo risultato si inserisce nel percorso avviato tre anni fa tra Plastic Free e Seconda Chance, una sinergia che continua a rafforzarsi grazie alla collaborazione con l’Amministrazione Penitenziaria, la Magistratura di Sorveglianza, i Comuni, le aziende di igiene urbana, le associazioni locali e centinaia di volontari in tutta Italia. Un impegno concreto che unisce ecologia, legalità e inclusione sociale, per costruire comunità più pulite, solidali e coese.

Due musei a Scuola d’impresa

 

Il Museo e Archivio Storico Reale Mutua e il Museo Officina della Scrittura – Aurora Penne cercano studenti per dare voce alla memoria aziendale

L’iniziativa nazionale ideato da Museimpresa e Università LIUC torna con la terza edizione per promuovere la cultura industriale e lo sviluppo delle competenze personali tra gli studenti

 

Torino, ottobre 2025 – Con l’obiettivo di avvicinare le nuove generazioni alla storia dell’industria italiana e di favorire lo sviluppo di competenze trasversali, prende il via la terza edizione di “A scuola d’impresa”, il progetto promosso da Museimpresa (Associazione Italiana degli Archivi e dei Musei d’Impresa) e Università LIUC, con il contributo dell’Archivio Nazionale del Cinema Impresa di Ivrea.

La terza edizione del progetto, rivolto agli studenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado, si svolgerà durante l’anno scolastico 2025/2026 e vedrà la partecipazione di 45 musei e archivi d’impresaassociati a Museimpresa. Il percorso si propone di far conoscere l’evoluzione del sistema industriale italiano e il ruolo culturale dei musei e archivi d’impresa, offrendo al contempo un’occasione concreta per sviluppare abilità utili nel mondo del lavoro e nella scelta del proprio futuro professionale.

 

Un’esperienza formativa tra cultura industriale e crescita personale

Il progetto si articola in due fasi: una prima parte teorica online, con contenuti multimediali e attività interattive, dedicata all’approfondimento della storia industriale italiana e dei suoi settori economici; una seconda fase esperienziale in presenza, durante la quale gli studenti saranno coinvolti in attività pratiche presso musei e archivi d’impresa.

Il percorso culmina con la realizzazione di un project work finale, che rappresenta un’opportunità per confrontarsi con sfide organizzative e operative reali, stimolando la creatività, il lavoro di squadra e la capacità di problem solving.

 

I project work proposti agli studenti dai musei e archivi d’impresa a Torino

Il Museo e Archivio Storico Reale Mutua propone due project work. Il primo “I semi dell’innovazione” prevede la realizzazione di una locandina promozionale che sarà pubblicata sul sito. Verranno svolti degli incontri dedicati ai ragazzi, durante i quali comprenderanno come ogni oggetto abbia un valore storico e culturale, come cogliere le diverse narrative racchiuse in un documento, come familiarizzare con i diversi metodi narrativi, come scegliere un allestimento, quali priorità darsi, e come definire cos’è un museo. Inoltre, approfondiranno le figure dell’archivista e le nuove figure professionali legate all’archiviazione digitale con i rischi e le opportunità dei diversi metodi conservativi.

Il secondo progetto, invece, “Il saper fa-re”, prevede la creazione di un video o un podcast che riassuma i temi trattati arricchiti dal punto di vista degli studenti, che potranno comprendere cosa significa proteggere e qual è il valore storico e culturale delle polizze assicurative, cogliere quanto i valori sani e condivisi siano alla base della longevità di un’azienda, familiarizzare con i concetti di mutualità, sostenibilità e società benefit.

 

Il Museo Officina della Scrittura – Aurora Penne, propone un project work intitolato “Scrivere il futuro. Raccontare la storia, immaginare l’impresa” per coinvolgere gli studenti in un percorso volto alla realizzazione di contenuti video originali dedicati al tema della scrittura, del suo valore emozionale e storico. Questo progetto nasce con l’obiettivo di far conoscere ai ragazzi la storia di un’eccellenza italiana come Aurora, e di promuovere una riflessione sul significato della scrittura come atto culturale, creativo e identitario.

 

All’iniziativa “A scuola d’impresa” hanno aderito anche altri cinque musei e archivi d’impresa torinesi: l’Archivio Storico Intesa Sanpaolo, l’Associazione Archivio Storico Olivetti, il Centro Storico Fiat, il Mu-Ch Museo della Chimica, il Museo Lavazza e Archivio Storico Lavazza.

 

Un progetto riconosciuto per l’orientamento scolastico

“A scuola d’impresa” è gratuito e riconosciuto come percorso valido per l’Orientamento e per i PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento), coinvolgendo discipline come storia, lingua e letteratura italiana, cittadinanza e costituzione. Nella precedente edizione ha coinvolto oltre 1.250 studenti in 12 regioni italiane, confermando l’interesse crescente verso la cultura industriale come strumento educativo.

 

Come iscriversi alla terza edizione

I docenti interessati possono iscrivere le classi entro il 31 ottobre, indicando il museo o archivio d’impresa scelto, anche se ubicato in una regione diversa da quella dell’istituto scolastico.

Per consultare l’elenco completo dei musei e degli archivi d’impresa che partecipano per l’anno scolastico 2025-2026 e la brochure del progetto con le modalità d’iscrizione si può fare riferimento al sito di Museimpresa (sezione “per le scuole”).

 

Museimpresa

Museimpresa, l’Associazione Italiana degli Archivi e dei Musei d’Impresa, fondata nel 2001 per iniziativa di Assolombarda e Confindustria, riunisce musei e archivi di oltre centoquaranta imprese italiane, accomunate dall’idea che le aziende, le fabbriche, le società di servizi siano luoghi dove il passato e il futuro s’incontrano e in cui la cultura d’impresa, tra testimonianza e innovazione sia un asset fondamentale di competitività.

 

I Maestri del Lavoro incontrano gli studenti del Calamandrei

Istituto “Galileo Ferraris” di Vercelli

Nella giornata di martedì 21 ottobre 2025, i Maestri del Lavoro Maria Rita Corradino, Celestino Tarchetti e Claudio Orecchia, appartenenti al Consolato provinciale di Vercelli della Federazione nazionale Maestri del Lavoro, hanno portato una preziosa testimonianza formativa agli studenti della classe terza SIA – Sistemi informatizzati aziendali dell’Istituto “Calamandrei”, che fa parte dell’Istituto di istruzione superiore “Galileo Ferraris” di Vercelli, diretto dalla dirigente scolastica prof.ssa Cinzia Ferrara.

Durante l’incontro, i Maestri del Lavoro hanno condiviso con le allieve e gli allievi la loro esperienza professionale, offrendo spunti di riflessione sul valore dell’impegno, della competenza e della responsabilità nel percorso lavorativo. Al centro del confronto, il tema delle skills, le competenze trasversali e tecnico-professionali fondamentali per affrontare con successo le sfide del mondo del lavoro contemporaneo.

L’iniziativa ha rappresentato un’importante occasione di orientamento e di dialogo, volta ad aiutare i ragazzi a comprendere meglio il mondo del lavoro e a superare le barriere che spesso separano la scuola dalla realtà professionale. Attraverso esempi concreti e testimonianze dirette, i Maestri hanno evidenziato l’importanza della formazione continua, della collaborazione e della capacità di adattarsi ai cambiamenti del contesto economico e tecnologico.

Gli studenti hanno seguito l’incontro con grande interesse e partecipazione, ponendo domande e intervenendo nel dibattito con curiosità e spirito critico. L’esperienza si è rivelata un momento di crescita condivisa, in cui la dimensione educativa e quella professionale si sono incontrate in modo costruttivo.