Una volta erano le case di ringhiera. Case, quelle con un gabinetto in comune situato sul balcone , appunto, con la ringhiera , che hanno segnato un periodo importante del secolo scorso, il ‘900, prima come risposta all’emergenza abitativa, insieme alle soffitte, delle masse che dalle campagne del Piemonte, del Veneto e del Sud Italia , accorrevano verso la grande città , Torino e Milano. Erano attratte e rispondevano alla fame di manodopera dell’industria in un paese, l’Italia, che usciva definitivamente dalla tragedia e dalle distruzioni della seconda guerra mondiale dando così vita ad uno sviluppo industriale economico e sociale tumultuoso. Quelle case di ringhiera e quelle soffitte vennero gradualmente, abbandonate per più moderne e più confortevoli appartamenti in quegli anonimi casermoni che hanno popolato le periferie urbane. Per molti di noi e nell’immaginario collettivo le case di ringhiera erano un tutt’uno con le ” Barriere” ( i quartieri periferici ) operaie. Ora quelle rimaste , le case di ringhiera, vengono recuperate e ristrutturate in appartamenti di pregio e alla moda. Ai nostri giorni una ” ringhiera ” di un giardino di uno di quei quartieri operai, quello di Madonna di Campagna a Torino e più precisamente in Piazza Mattirolo, vittima della distrazione di una giovane, presumo, mamma , per essere sostituita deve aspettare quasi due anni. In una grigia
giornata dell’autunno del 2016 accompagnando tre ragazzini a scuola abbordò male la curva della Piazza travolgendo la ringhiera del giardino fermandosi letteralmente sopra una delle panchine che ebbe così la sorte peggiore, completamente schiacciata dalla Panda. Quasi due anni, è avvenuta qualche mese fa, per sostituire pochi metri di recinzione , la nostra “ringhiera” , mentre lo spazio della panchina è ancora vuoto , orfano, ed attende ancora la sostituzione. I pensionati di Piazza Mattirolo, frequentatissima anche da mamme e bambini, ne reclamano la sostituzione e segnalano che il danno è stato risarcito dall’assicurazione dell’auto. Nota positiva, i tre ragazzini usciti incolumi dall’auto e raccattati gli zainetti andarono velocemente , a piedi, a scuola.
Ragazzino investito dal tram. E’ grave al Cto
Un ragazzino di 17 anni è stato investito a Torino da un tram della linea 15, mentre stava attraversando piazza Castello. Il tram l’ha urtato e il giovane è stato portato al Cto in codice rosso. Al vaglio della squadra infortunistica della polizia municipale la dinamica dell’incidente.
(foto archivio il Torinese)
Dopo tre mesi di osservazione e un’operazione durata 11 ore con 11 specialisti coinvolti, la 62enne sta bene e la progressiva lacerazione dell’aorta è stata bloccata
In giro per l’Italia alla ricerca di un ospedale di Alta Specialità che le potesse dare la speranza di operarsi e salvarsi la vita. La diagnosi della donna era chiara per tutti: dissezione aortica toracica di tipo B, aggravata da una persistente anemia e da una malformazione congenita detta arco aortico bovino, molto comune e spesso associata a ipertensione arteriosa, diabete, dislipidemia. Un caso estremamente complesso e difficile che metteva i medici in serie difficoltà di operare, anche perché la paziente, una pugliese di 62 anni Testimone di Geova, rifiutava per motivi religiosi le emotrasfusioni ritenute indispensabili dagli altri ospedali consultati per la buona riuscita dell’intervento.Per tre mesi l’équipe multidisciplinare di esperti dell’Heart Team del Maria Pia Hospital – ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research – ha monitorato la paziente 24 ore su 24 studiando il caso, confrontandosi con ripetute sedute tra cardiochirurghi, chirurghi vascolari, vascolari interventisti, anestesisti e perfusionisti, coinvolgendo anche due bioingegneri per la ricostruzione in 3D dell’aorta della paziente e per il planning endoprotesico.“La situazione clinica così complessa della paziente ha coinvolto tutto il nostro Heart Team – racconta la dott.ssa Chiara Comoglio, responsabile dell’Unità Operativa Cardio-Toraco-Vascolare dell’ospedale torinese. – Era evidente la necessità di agire tempestivamente ed è stata adeguatamente individuata la condizione di progressiva rottura. La tecnica bloodless, che già in passato ci aveva permesso di intervenire con ottimi risultati in una situazione che non consentiva l’uso di trasfusioni, ci ha permesso anche in questo caso di operare con una minima dispersione di patrimonio ematico, nonostante le difficoltà congenite della paziente”.La donna viene così sottoposta a un intervento cardiochirurgico e di chirurgia vascolare di Debranching (riposizionamento) dei tronchi sovraortici e impianto di endoprotesi toracica, un’operazione estremamente delicata durata 11 ore che ha coinvolto undici specialisti: i cardiochirurghi dott.ssa Chiara Comoglio, dott. Riccardo Casabona, dott. Alessandro Dyrda e dott. Samuel Mancuso, i chirurghi vascolari dott. Ferruccio Ferrero, dott.ssa Ilaria Visentin e dott. Teodoro Meloni, i cardioanestesisti dott. Paolo Costae dott. Mario Lupo, e due bioingegneri impegnati nella ricostruzione 3D del torace della paziente e nel planning endoprotesico.“La rottura della parete aortica iniziava proprio in corrispondenza dell’emergenza dell’arteria succlavia sinistra – commentano i cardiochirurghi dell’Heart Team dott. Samuel Mancuso e dott. Alessandro Dyrda. – Pertanto il Debranching ha permesso di riposizionare i vasi epiaortici (tronco brachiocefalico, carotide sinistra e arteria succlavia di sinistra, normalmente emergenti dall’arco aortico) in aorta ascendente, in modo che la perfusione dell’encefalo e degli arti superiori fosse in seguito protetta. Il riposizionamento dei tronchi sovraortici era reso più complesso dalla presenza di una malformazione chiamata “arco bovino”, nella quale invece di esserci tre diramazioni separate, le prime due confluiscono da un’unica grossa diramazione, più complessa da interrompere e riallocare senza che cervello e distretti superiori ne risentano. L’endoprotesi ha quindi escluso la rottura dal flusso, chiudendo quella che in termine tecnico viene chiamata la “finestra di entrata” della dissezione di tipo B, ovvero l’area in cui il sangue entra a pressione andando ad abitare il falso lume della dissezione”. La paziente, dopo un periodo in osservazione e in seguito a un’adeguata riabilitazione, adesso sta bene e potrà tornare alla propria quotidianità.
Prendiamo a calci la malattia e vinciamo la coppa!
Torino FC, Oncologia pediatrica Regina Margherita e UGI
Attualmente sono circa 1380 e 780 rispettivamente i bambini e gli adolescenti che ogni anno in Italia si ammalano di tumore maligno, pari a 164 casi per milione di bambini e 269 casi per milione di adolescenti, senza differenze sostanziali per area geografica. Le patologie più frequenti nei bambini (0-14 anni) sono le leucemie, seguite da tumori cerebrali, linfomi, neuroblastomi, sarcomi, tumori ossei e renali; negli adolescenti (15-19 anni) i linfomi di Hodgkin, seguiti da carcinomi della tiroide, leucemie, tumori a cellule germinali, linfomi non-Hodgkin, melanomi, tumori cerebrali, sarcomi delle parti molli, tumori ossei, tumori renali e tumori epatici. Grazie alla ricerca biologica e clinica ed all’uso di protocolli cooperativi nazionali ed internazionali sempre più efficaci, la probabilità di guarigione in oncoematologia pediatrica, che negli anni ’70 era inferiore al 40%, supera attualmente l’80%. Il numero dei guariti è in continuo aumento. Nel 2000 le stime dicevano che un giovane adulto su 900 di età compresa tra i 16 ed i 34 anni era un sopravvissuto da tumore. Oggi si parla di un guarito ogni 450 giovani adulti. Si stima che attualmente in Italia ci siano più di 40.000 guariti. La malattia tumorale in età pediatrica compare in un momento incredibilmente delicato del processo di crescita e i bambini ed i ragazzi si trovano ad affrontare la diagnosi e la cura del tumore mentre contemporaneamente sono chiamati a non perdere l’appuntamento con il raggiungimento di tappe fondamentali del loro sviluppo, personale e relazionale. In particolare gli adolescenti sono pazienti speciali, con bisogni complessi e peculiari: è necessario aiutarli affinché autonomia, relazione, progettazione del proprio futuro non siano completamente sospesi a causa dell’irruzione della malattia nella quotidianità. Curare gli adolescenti vuol dire riconoscere questa complessità e riconoscere la necessità di realizzare una presa in carico globale del paziente – e della sua famiglia – con un’équipe multi-specialistica dedicata, in grado di offrire servizi, attività e spazi a loro dedicati. In tale ottica nasce il progetto “PRENDIAMO A CALCI LA MALATTIA E VINCIAMO LA COPPA”, la prima squadra di calcio, che si chiamerà 100% (intesi i guariti), frutto della collaborazione tra il Torino Football Club, l’Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita della Città della Salute di Torino, e l’UGI (Unione Genitori Italiani). Il progetto nasce dall’esigenza di offrire uno spazio di aggregazione sociale ed una occasione di ripresa dell’attività sportiva a ragazzi ed adolescenti che hanno affrontato un difficile percorso di cura con l’obiettivo di favorire il ritorno alla quotidianità. E’ previsto il coinvolgimento di pazienti in cura presso la Struttura di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, con un’età compresa tra 12 e 20 anni in fase di terapia non intensiva oppure fuori terapia per un numero complessivo di 30 ragazzi. Sono previsti allenamenti due volte al mese a partire da fine settembre presso il Centro Poligru “L’Oasi dello Sport”, in corso Allamano 125, dalle ore 16,30 alle ore 17,30 con allenatori e lo staff del Torino FC, con la presenza di un medico del reparto ed un rappresentante dell’UGI. Sul piano fisico e sociale il progetto consentirà di insegnare e di trasmettere ai giovani nuove competenze da sfruttare al di fuori dell’ospedale che permettono di aprire una vera e propria finestra sul futuro.
Spirale di violenza e impegno civico


Muore sullo scooter nello scontro con un’auto
Traffico e tram 15 bloccati, questa mattina, verso le 10 a causa di un incidente tra via Monginevro e corso Racconigi, dove un’auto e uno scooter si sono scontrati sui binari del tram. Il centauro è stato trasportato in codice giallo al Cto e non è in gravi condizioni. Il tram bloccato e’ stato sostituito con alcuni bus.
Sui mezzi Gtt 40 mila controlli l’anno
Sono oltre 40mila le persone controllate ogni anno sui mezzi di trasporto pubblico del Gruppo torinese trasporti e più di 400 gli interventi effettuati. I dati riguardano Linea sicura, il servizio che riunisce il lavoro di assistenti alla clientela e agenti della Polizia Municipale. Il progetto è operativo dal 2003 con l’obiettivo di contrastare l’evasione, aumentare la percezione di sicurezza e prevenire reati e aggressioni al personale Gtt: 10 i casi da inizio 2018. Da rimarcare i controlli sui biglietti, oltre 3,5mln nel 2017 e 100mila verbali compilati, di questi il 30% con pagamento a bordo della multa da 25 euro. Altri controlli sono compiuti da vigili in borghese per contrastare borseggi e molestie agli utenti.
(foto: il Torinese)
In anticipo di qualche giorno rispetto al cronoprogramma iniziale dei lavori, Terna annuncia, per il prossimo 13 settembre, la riapertura del transito, in entrambe le direzioni, nelle gallerie Monte Cuneo e Antica di Francia, lungo la SP589. Per ultimare i lavori di scavo e la posa dei cavi dell’Interconessione Italia–Francia, l’elettrodotto “invisibile” che collegherà le stazioni elettriche di Piossasco e Grand’Ilepassando per il secondo tunnel del Frejus, sono necessarie ulteriori attività nell’area compresa tra le gallerie, l’adiacenterotatoria di corso Europa e gli svincoli di entrata/uscita dalla A32. Pertanto dal 17 al 21 settembre sarà chiuso al traffico il tratto della rotatoria sul lato del viadotto, mentre dal 24 al 28 settembre sarà interdetto il transito sul lato della rotatoria prospiciente le gallerie. Le nuove limitazioni del traffico coinvolgeranno anche lo svincolo autostradale “Avigliana Centro” dell’A32: interdetto in direzione Torino dai primi di agosto, dallo scorso 3 settembre al 6 sarà chiuso per chi proviene da Susa. Per entrare in Avigliana, quindi, gli utenti dovranno avvalersi dell’uscita “Avigliana Ovest”. Dal 17 settembre, inoltre, sarà riaperta l’immissione in autostrada, verso Torino, dallo svincolo “Avigliana Centro”.
La stretta collaborazione di questi mesi con il sindaco di Avigliana Andrea Archinà e la Polizia Municipale ha consentito di studiare soluzioni utili a ridurre al minimo l’impatto del cantiere sul territorio. I lavori sono infatti stati realizzati nel periodo di chiusura delle scuole, caratterizzato da minori flussi di traffico. Per agevolare gli spostamenti Terna ha messo a disposizione un servizio navetta gratuito tra Avigliana e la zona dei laghi per tutti i fine settimana. E’ stato inoltre attivato un servizio di geolocalizzazione che, in tempo reale, ha comunicato all’utenza le limitazioni del traffico nell’area interessata dai cantieri.
Assolta, torna a lavorare la mamma di Gabriele
E’ stata assolta dall’accusa di concorso in omicidio, nel processo che ha condannato a trent’anni di carcere suo figlio Gabriele Defilippi. Ora Caterina Abbattista è tornata al lavoro in un ufficio dell’Asl To4, a San Mauro Torinese. Era stata sospesa dal posto di lavoro dopo il suo arresto avvenuto a febbraio 2016 dopo l’omicidio della professoressa di Castellamonte, Gloria Rosboch, alla quale Gabriele Defilippi aveva sottratto con una truffa 187mila euro prima dell’omicidio.