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Furto informatico dei dati, come salvarsi?

Sono una sessantina i casi di phishing e sim-swap denunciati nel 2020 al Compartimento della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni e avvenuti nel territorio piemontese.

Nei giorni scorsi, il Commissariato Borgo Po ha ricevuto due denunce riconducibili a questi fenomeni.

Nel primo caso, la vittima riceve un SMS, privo di numero, da un mittente che rimanda a un istituto bancario, il quale la informa che sono avvenuti accessi anomali al conto corrente e per questo indica un link al quale collegarsi, al fine di verificare i dati. Il malcapitato segue il suggerimento e accede al link inserendo dati personali e pin di sicurezza. Poco dopo, la vittima viene contattata da un numero verde, l’operatore avvisa che sono stati effettuati 5 bonifici da 1500 euro. A questo punto, l’operatore stesso invita il cliente, qualora non ne riconosca la paternità, a bloccarli. In tal senso utente e operatore iniziano insieme la procedura nella quale seguono una serie di telefonate nel corso delle quali la persona truffata, per annullare i bonifici, fornisce i propri codici via SMS. La mattina successiva andando in banca scopre di essere vittima di una truffa.

In un secondo caso, invece, la potenziale vittima non è caduta nel tranello. Nonostante avesse ricevuto prima un messaggio, dalla “banca” che invitava a completare una procedura di sicurezza dell’app per l’home banking, e poi una telefonata che aveva la stessa finalità, il destinatario non si fida. Contattato l’istituto di credito, l’interessato scopre di aver evitato una truffa nei suoi confronti.

Le tecniche del Phishing e del  sim-swap

   Phishing e sim swap sono tecniche informatiche fraudolente applicate alla commissione di varie tipologie di crimini tra cui in primis la truffa, la frode informatica e l’indebito utilizzo di carte di pagamento.

Il phishing si concretizza attraverso messaggi di posta elettronica ingannevoli provenienti solo in apparenza da istituti finanziari (banche o società emittenti di carte di credito) o da siti web che richiedono l’accesso previa registrazione (web-mail, e-commerce ecc.). Il messaggio invita, riferendo problemi di registrazione o di altra natura, a fornire i propri dati riservati di accesso al servizio; per rassicurare l’utente è indicato un link che rimanda solo in apparenza al sito web dell’istituto di credito o del servizio a cui si è registrati.  In realtà il sito a cui ci si collega è stato allestito ad hoc con una configurazione grafica analoga a quella del sito originale. Qualora l’utente inserisca i propri dati riservati, questi saranno nella disponibilità dei criminali che potranno così effettuare delle transazioni illecite dal sistema di home banking del soggetto ingannato.

Per quanto attiene il sim swap, si tratta di un’avanzata tipologia di frode informatica articolata in molteplici passaggi. Una volta individuata la vittima si procede all’acquisizione dei suo dati e delle credenziali di home banking tramite tecniche di phishing mirato (c.d “spear phishing”). In parallelo il truffatore, anche tramite dealer compiacenti, realizza una dissociazione tra il numero telefonico e la sim del truffato associando il primo ad una sim nella propria disponibilità. Questa procedura consente di superare le tutele dell’autenticazione a due fattori dell’home banking aprendo ancora una volta la possibilità di effettuare transazioni illecite.

Trattandosi di tecniche prodromiche alla commissione di reati complessi, phishing e sim swap fungono da comune denominatore di numerose condotte delittuose. Circa 60 i casi già denunciati nel territorio Piemontese per l’annualità 2020.

Come tutelarsi

  • Gli Istituti di Credito o le Società che emettono Carte di Credito  non chiedono mai la conferma di dati personali tramite e-mail ma contattano i propri clienti direttamente per tutte le operazioni riservate. Diffidate delle e-mail che, tramite un link in esse contenute, rimandano ad un sito web ove confermare i propri dati.
  • Nel caso riceviate una e-mail, presumibilmente da parte della vostra banca, che vi fa richiesta dei riservati dati personali, recatevi personalmente presso il vostro istituto di credito.
  • Se credete che l´e-mail di richiesta informazione sia autentica,diffidate comunque del link presente in questa, collegatevi al sito della banca che l´ha inviata digitando l´ indirizzo internet, a voi noto, direttamente nel browser.
  • Verificatesempre che nei siti web dove bisogna immettere dati (account, password, numero di carta di credito, altri dati personali), la trasmissione degli stessi avvenga con protocollo cifrato https (HyperText Transfer Protocol over Secure Socket).
  • Controllate, durante la navigazione in Internet, che l´indirizzo URL sia quello del sito che si vuole visitare, e non un sito “copia”, creato per carpire dati.
  • Installatesul vostro computer un filtro anti-spam.
  • Controllateche, posizionando il puntatore del mouse sul link presente nell´ e-mail, in basso a sinistra del monitor del computer, appaia l´ indirizzo Internet del sito indicato, e non uno diverso.

Sabotaggio telecamere: “Dai No-Tav eversione terroristica“

 “Il sabotaggio delle telecamere di sorveglianza della Polizia in Val Susa è l’ultima dimostrazione del modo in cui alcune frange estremiste del movimento No-Tav si rendano responsabili, da tempo, di atti di vera e propria eversione terroristica”.
Così il segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, Domenico Pianese. ”Questo gravissimo episodio – prosegue – fa seguito all’agguato subito solo due settimane fa dal Reparto Mobile della Polizia di Stato all’interno della galleria Cels, sull’autostrada A32. Continuiamo a chiedere con forza che i gruppi organizzati anti-Tav vengano fermati prima che commettano veri e propri atti terroristici: non si può continuare a fingere di non vedere questa escalation di episodi criminosi”, conclude.

Finto “James Bond” di provincia fermato con armi ed esplosivi

I carabinieri  di Venaria hanno arrestato un 45enne italiano: deteneva armi ed esplosivi.

E’ residente a Traves (Torino), e si fingeva abitualmente un agente dei servizi segreti. Aveva convinto  i parenti di essere stato un militare delle forze speciali americane. Ieri nel corso del controllo di una birreria a Germagnano l’uomo è stato trovato in possesso di una  Smith&Wesson calibro 38, con proiettili e  due caricatori. Nel corso della perquisizione ha simulato un malore, circostanza che gli è valsa anche una denuncia per interruzione di pubblico servizio. Nell’abitazione dell’uomo i militari hanno  sequestrato  una pistola Beretta , una balestra, sedici katane, un giubbotto antiproiettile, una giacca dell’esercito americano e una mimetica militare.

Palazzo Madama: cercasi nuovo direttore

 La Fondazione Torino Musei pubblica un avviso per la ricerca

La Fondazione Torino Musei ha avviato una selezione non vincolante per la direzione di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino. L’avviso intende sollecitare e raccogliere manifestazioni di interesse da parte di persone qualificate, in possesso dei requisiti richiesti.

 

Situato in piazza Castello, nel cuore di Torino, Palazzo Madama, sito patrimonio dell’UNESCO, riassume in sé tutta la storia della Città ed è uno degli edifici monumentali più rappresentativi del Piemonte. Dal 1934 ospita le collezioni di arte antica del Museo Civico, creato nel 1861, che comprende oltre 70.000 opere databili dall’alto medioevo al barocco: dipinti, sculture, codici miniati, maioliche e porcellane, ori e argenti, arredi e tessuti. Capolavori come il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina, le Ore di Torino-Milano, l’unico manoscritto al mondo con miniature di Jan Van Eyck. Al secondo piano del museo le Arti Decorative con una delle collezioni più ricche d’Europa: il Vaso Medici, i capolavori Meissen e le importanti raccolte di tessuti, vetri dorati e avori.

 

Il nuovo Direttore, oltre al compito di provvedere allo studio, alla cura, alla gestione e alla valorizzazione delle collezioni permanenti del museo, è chiamato a rafforzare il rapporto tra il museo e il proprio pubblico con attenzione al tema dell’accessibilità culturale, promuovere iniziative, attività e attuare un programma di esposizioni temporanee volte sia a incrementare l’affluenza sia a raggiungere nuove tipologie di pubblico, garantendo sia la correttezza scientifica sia l’approccio divulgativo.  Dovrà inoltre rafforzare il rapporto del museo con il territorio e la Città di Torino, con musei ed enti nazionali e internazionali, sia sul piano delle attività espositive sia sul piano della ricerca scientifica, oltre che incrementare l’attività di fundraising e sviluppare nuove modalità di fruizione digitale del museo e del suo patrimonio artistico.

Le candidature dovranno pervenire entro e non oltre le ore 24.00 ora italiana del giorno 14 settembre 2020, attraverso il link https://iolavoronelpubblico.it/bandi/ftm_dpm.

 

Schianto nella notte, motociclista muore sbalzato sull’asfalto

Incidente mortale nella notte in corso Palermo angolo via Barbania.

Verso la mezzanotte un motociclista si è scontrato con un’auto ed è stato sbalzato violentemente sulla strada. La polizia municipale è giunta sul posto per le verifiche.

Il centauro è stato portato all’ospedale San Giovanni Bosco dove è morto poco dopo.

 

Caselle: “10 minuti gratuiti, poi il conto è salato”

IL CASO / Aeroporto di Caselle, deserto (anche senza covid la situazione sarebbe poco diversa), di certo non agevola passeggeri e comunità locali.

“Da qualche settimana sono interamente bloccate le vie di accesso alle partenze. Per accedere con l’auto, privata, di chi ti accompagna per volare, si entra nel Park “bye & fly” ma se ci resti poco più di 10 minuti, paghi. Devi per forza entrare. E poi uscire sperando di essere stato nei nove minuti massimi di “tempo gratuito per il saluto. Non certo un modo per agevolare chi vive sul territorio, i Torinesi, chi si fa accompagnare in auto (per non pagare 25 euro di parcheggio giornalieri!) e deve sperare di stare nei tempi. Stretti e assurdi. “Saluta e vola. E se si sbaglia minutaggio, si paga – spiega Marco Bussone, Presidente Uncem – Peraltro il controllo delle Polizie municipali dei Comuni dell’aeroporto, in tutta la zona, è quasi da area militarizzata. Un po’ eccessiva. Zero voglia di fare polemiche, ma i servizi devono essere accessibili e facilmente fruibili. Anche senza fare cassa. Senza parcheggi troppo cari, zelo nelle multe, velocità controllate su tutte le vie di accesso. Sicurezza si, ma con buon senso, efficienza, semplicità. Il cda dell’Aeroporto scenda tra noi e apra una via di accesso all’aeroporto, semplice, gratuita, senza il rischio di multe, sensori, gabelle”.

Scontro tra auto e moto, grave ragazzo di 19 anni

È’ rimasto gravemente ferito e ora si trova al Cto in prognosi riservata il giovane motociclista 19enne che ieri si è scontrato con un’auto.

L’incidente è avvenuto in piazza Massaua intorno alle 21,30. Ferita anche la donna che si trovava in sella alla motocicletta con il ragazzo. La dinamica dell’incidente è al vaglio della polizia municipale.

Confagricoltura Torino dice no all’impianto di biometano di Caluso

Riceviamo e pubblichiamo / Confagricoltura Torino esprime posizione contraria alla costruzione dell’impianto di biometano che dovrebbe sorgere nel territorio di Caluso. Si tratta, in base alle informazioni disponibili, di un centro per il recupero dei rifiuti organici domestici, con una capacità di circa 55.000 tonnellate all’anno, pari alla metà della quantità prodotta dall’intera Città Metropolitana di Torino.

Considerando che la frazione organica del rifiuto solido urbano (Forsu) prodotta dall’intero territorio torinese è di circa 133.000 tonnellate all’anno e che la maggior parte viene acquisita dall’Acea di Pinerolo, che tra l’altro aumenterà la sua capacità a 90.000 tonnellate all’anno, e che sul territorio sono presenti altri impianti simili, appare evidente come i rifiuti trattati dal nuovo impianto proverranno prevalentemente da altre province o da altre regioni italiane.
Confagricoltura – dichiara il direttore dell’organizzazione Ercole Zuccaro – ha effettuato un’analisi tecnica della situazione con gli agricoltori del territorio, confrontandosi con le popolazioni locali e con le amministrazioni comunali della zona: pur riconoscendo la validità della soluzione, che punta alla valorizzazione del rifiuto, siamo contrari all’individuazione del sito in quanto presenta una serie di fattori estremamente negativi per il territorio, l’attività agricola e l’ambiente rurale”.
tecnici di zona di Confagricoltura rilevano che le acque reflue dell’impianto potrebbero essere versate nella roggia limitrofa, utilizzate dalle aziende agricole della zona, alcune delle quali indirizzate alla produzione biologica, per irrigare prati e seminativi. Inoltre per l’impianto transiteranno circa 100 autotreni ogni giorno per il trasporto dei rifiuti e per il ritiro del biometano: attualmente la strada ha una larghezza ridotta tale da rendere impossibile il passaggio simultaneo di un camion e di un mezzo agricolo.
Alle istituzioni vogliamo far rilevare – sottolinea il presidente di Confagricoltura Torino Tommaso Visca – che l’impianto progettato occuperà una superficie di 30.000 metri quadrati, di cui 26.000 in area agricola, con un importante consumo di suolo. Confagricoltura ritiene che non si debba ulteriormente penalizzare un territorio già attraversato dall’autostrada Torino – Milano e nel quale sono presenti altri impianti per lo smaltimento dei rifiuti. “Per questi motivi – conclude il presidente di Confagricoltura Torino Tommaso Visca – saremo al fianco del mondo agricolo e delle popolazioni rurali per contrastare l’attivazione dell’impianto, invitando le amministrazioni competenti a individuare altri siti dove allocarlo, possibilmente in aree industriali che sicuramente nel Torinese non mancano”.

Per sfuggire al caldo fanno il bagno nella fontana del Po

FRECCIATE   Un bagno in pieno centro, in piazza Cln.  Un gruppo di ragazzi giovanissimi ha pensato bene di fare quattro bracciate nella fontana dedicata  al fiume Po, sotto gli sguardi dei passanti. Per fortuna a scuola sarà reintrodotta l’ora di educazione civica.

L’ARCIERE

Addio a Giulia Crespi, signora del Fai

Numerose le iniziative che organizzò nelle dimore storiche a Torino e in Piemonte

Merate, 6 giugno 1923  Milano, 19 luglio 2020 / La scomparsa di Giulia Maria Crespi, fondatrice e Presidente Onoraria del FAI – Fondo Ambiente Italiano segna un momento cruciale nella storia della Fondazione, e vena di infinita tristezza l’animo del Consiglio di Amministrazione, del Comitato dei Garanti, della struttura operativa e delle Delegazioni del FAI che lei con unanime riconoscenza dedicano il più commosso tributo. La chiarezza del suo insegnamento, il solco tracciato, lo stile e l’entusiasmo infuso in qualsiasi cosa facesse indicano senza incertezze la strada che il FAI è chiamato a seguire per il Bene del Paese, fissata nella missione che lei stessa contribuì a definire.

Le idee, le emozioni, lo stile e i fatti che hanno segnato la lunga e operosa vita di Giulia Maria Crespi sono contenuti nella sua autobiografia Il mio filo rosso pubblicata da Einaudi nel 2015.

Dopo aver fondato il FAI nel 1975 con Renato Bazzoni, Segretario Generale fino al 1996, ne è stata fino all’ultimo l’anima ispiratrice pur essendo stata affiancata, prima come Presidente fino al 2009 e poi come Presidente Onoraria fino aoggi, da figure via via divenute fondamentali nello sviluppo della Fondazione, come, dal 1985, Marco Magnifico oggi Vicepresidente Esecutivo, da Ilaria Borletti Buitoni Presidente dal 2010 al 2013, da Angelo Maramai Direttore Generale dal 2009 e infine da Andrea Carandini, Presidente dal 2013, oltreché da una struttura operativa e di volontariato che ha ormai raggiunto, per dimensioni e professionalità, il livello di una grande impresa culturale no-profit nazionale.

Essendo stata educata secondo i sani e severi principi della borghesia lombarda in base ai quali «chi ha avuto molto, deve dare molto», frase che Giulia Maria amava ripetere, conosceva, apprezzava e stimolava – da sempre praticandolo in prima persona – il ruolo che il volontariato svolge nella Società civile, sostenendo e incoraggiando l’importante azione che le Delegazioni del FAI hanno svolto e svolgono, a fianco della struttura operativa, per la maturazione e la crescita della Fondazione.

Pur essendo di carattere forte e imperativo Giulia Maria Crespi ha sempre fortissimamente creduto nel lavoro di squadra come unica possibilità per ottenere risultati seri e duraturi. 

Una creatività inesauribile, una riluttanza per i compromessi, una passione per il dialogo, una singolare unità di ideali e concretezza, una noncuranza per le difficoltà – tanto più stimolanti quanto ardue – e una mai incrinata perseveranza ne hanno fatto una figura impegnativa per chiunque avesse a che fare con lei, ma al tempo stesso un esempio inimitabile e senza sfumature di ideali civici e di passione per la vita, per la cultura e per l’ambiente.

La cura e la salute della Terra come fondamento per la salute dell’Uomo, lo strenuo impegno per una agricoltura senza veleni, insegnata e praticata nella sua grande azienda agricola della Zelata sulle rive del Ticino (è stata tra i fondatori dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica) e la passione per la tutela dell’Ambiente, inteso nel suo inscindibile legame con la Storia, sono stati i temi che, insieme alla grande attenzione per il mondo della scuola, hanno guidato la sua attività, come sempre instancabile e generosa, nell’ultimo decennio della sua vita.

«Il FAI soffre per la scomparsa della fondatrice Giulia Maria Crespi. Rassicurata dallo sviluppo della Fondazione in tema di beni gestiti, paesaggio e patrimonio, si era riservata la delega per l’Ambiente, preoccupata per la salute della natura e dell’uomo. Il FAI ha tradotto le sue indicazioni in pratiche virtuose nei Beni e nell’educazione al costume della sostenibilità e sempre avvertirà ai suoi fianchi questo suo ultimo sprone».

Andrea Carandini

Presidente FAI – Fondo Ambiente Italiano

I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata.

 

 

La sua vita

Quando Giulia Maria Crespi fondò il FAI nel 1975 era soprattutto nota per essere stata, fino all’anno prima, la proprietaria del «Corriere della Sera».

Figlia unica, proveniva da una delle principali famiglie industriali lombarde, fu educata in casa, dove ebbe la fortuna di avere tra i suoi insegnanti Fernanda Wittgens, la grande Soprintendente che fece risorgere Brera dopo la Seconda guerra mondiale. Da lei apprese l’amore per l’arte e per l’Italia dell’arte, a cui univa il suo amore per la natura come fonte di rigenerazione spirituale. Una madre ambiziosa le fece frequentare tutto il bel mondo di quegli anni ma, come scrisse nell’autobiografia Il mio filo rosso (Einaudi, 2015),il suo temperamento ribelle le fece compiere scelte anticonvenzionali. Sposò in prime nozze Marco Paravicini, già comandante partigiano, da cui ebbe due gemelli: Luca e Aldo, prematuramente scomparso due mesi fa. La tragica morte del marito in un incidente stradale la lasciò giovane vedova, ma con l’idea di avere un destino da compiere. Nel 1965 sposò in seconde nozze l’architetto Guglielmo Mozzoni. 

Insistendo con l’amatissimo padre Aldo, entrò nel 1962 nella gerenza del «Corriere della Sera», giornale che contribuì a rinnovare attraverso le direzioni Spadolini ma soprattutto Ottone. A collaborare furono chiamati scrittori e giornalisti come Pier Paolo Pasolini e Goffredo Parise. Fu lei a chiamare personalmente Antonio Cederna per occuparsi dei neonati temi ambientali. 

Già dalla fine degli anni Cinquanta era iscritta a Italia Nostra, dove conobbe Renato Bazzoni che aiutò a organizzare, nel 1967, Italia da salvare, una grande mostra fotografica che per prima denunciava il degrado urbanistico e ambientale dell’Italia del boom. Divergenze con i vertici di Italia Nostra la spinsero a fondare nel 1968, su spinta di Elena Croce, l’Associazione Alessandro Manzoni, avendo come modello il National Trust inglese. Il progetto non decollò ma l’occasione si ripresentò nel 1975 quando, insieme a Renato Bazzoni, Alberto Predieri e Franco Russoli fece nascere il FAI – Fondo Ambiente Italiano. Fu lei a dotarlo dei 500 milioni di lire iniziali e a versare il denaro per acquistare, e donare immediatamente al FAI, il Monastero romano-longobardo di Torba (VA) nel 1976, il primo Bene importante del Fondo e la manifestazione concreta che non solo in Inghilterra un’associazione di privati poteva gestire un bene destinato alla fruizione pubblica. Giulia Maria Crespi ha spesso affermato che nei primi anni di vita non credeva nel FAI, ma fu la donazione dell’Abbazia e del borgo di San Fruttuoso (GE) da parte dei principi Doria Pamphilj a convincerla di essere sulla buona strada e ad assecondare l’entusiasmo contagioso di Bazzoni. Arrivarono, nel corso degli anni Ottanta, altri Beni di rilievo come il Castello della Manta (CN), la Villa del Balbianello sul lago di Como e Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno (VA). 

A fronte di una ‘crisi di crescita’ Crespi ebbe l’idea di fondare un gruppo di sostegno, 200 del FAI, e chiamò a presiederlo l’amica Marella Agnelli. Fu in quegli anni che, per sostenere lo sviluppo, volle, accanto a Bazzoni, Marco Magnifico, allora poco più che trentenne. Fu ancora il suo spirito pioneristico che le fece accettare la scommessa di acquistare il Castello di Masino (TO), una delle più importanti regge piemontesi, che allora versava in uno stato di rovina, contribuendo ancora in prima persona. Nel frattempo nascevano le Giornate FAI di Primavera e altre manifestazioni che resero popolare il FAI, facendogli perdere lo spirito un po’ elitario delle origini, e orientarono la missione della Fondazione nella difesa e nella promozione del nostro patrimonio artistico e ambientale a fianco dello Stato. Così, dopo la morte di Bazzoni (1996), Crespi non ebbe dubbi nel proseguire la strada intrapresa, con la gestione del Giardino della Kolymbethra ad Agrigento, in concessione dalla Regione Sicilia, e del Parco Villa Gregoriana a Tivoli, concesso in comodato dallo Stato. Tutte prove della credibilità raggiunta dal FAI ma anche del personale carisma della Crespi, sempre pronta ad alzare il telefono per chiamare ministri, sovrintendenti, finanziatori. 

Anche se il FAI è stato preponderante nella seconda parte della sua vita, la Crespi è stata anche colei che ha introdotto l’agricoltura biodinamica in Italia ed è sempre stata un punto di riferimento nelle grandi battaglie ambientaliste del nostro Paese. Nel 2010divenne Presidente Onoraria del FAI, lasciando il suo posto a Ilaria Borletti Buitoni, cosi come più tardi approvò la scelta e sostenne l’opera di Andrea Carandini, attuale e terzo Presidente della Fondazione. Il FAI nel frattempo aveva raggiunto icentomila iscritti, poi i duecentomila, i Beni erano divenuti oltre sessanta, allargando il campo delle sue esperienze e dei suoi impegni. La Crespi continuò a partecipare alla vita del FAI, occupandosi della formazione delle nuove generazioni e accogliendo ogni mese di dicembre il sempre più grande mondo del FAI nella sua casa di corso Venezia a Milano, con un discorso mai d’occasione, il cui senso era di non cullarsi sui risultati raggiunti e di continuare a puntare lo sguardo al futuro come lei aveva sempre fatto.