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Palazzo Lascaris, Boeti nuovo presidente

Cambio al vertice di Palazzo Lascaris. Il Consiglio regionale, nella seduta di martedì 10 aprile, ha eletto Nino Boeti presidente dell’Aula con 46 voti.
Boeti, 65 anni, già vicepresidente da inizio legislatura e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione, è consigliere regionale dal 2005, fa parte del gruppo Partito democratico. Chirurgo ortopedico, ha tra le sue esperienze due mandati da sindaco di Rivoli. “Ringrazio i consiglieri regionali, di maggioranza e di opposizione, che oggi hanno voluto eleggermi alla presidenza dell’assemblea legislativa regionale. Un incarico che assumo con orgoglio e con responsabilità. In questo scorcio di legislatura mi impegno ad essere il garante dei diritti di tutte le forze politiche qui rappresentate, che hanno tutte pari dignità. Quella che si avvia alla conclusione è stata una buona legislatura perché si è lavorato in un clima positivo, fatto di rispetto reciproco e all’insegna della trasparenza. Non sono mancati momenti anche aspri di confronto, ma senza mai superare i limiti di decoro che devono contraddistinguere un’istituzione. Sono sicuro che tutto ciò non verrà meno nel lavoro che ci attende”, le sue prime parole. Variano anche altri componenti dell’Ufficio di presidenza. Angela Motta (Pd) è stata eletta vicepresidente di maggioranza e Franco Graglia (Fi) vicepresidente di minoranza.
Confermati Giorgio Bertola (M5S) e Gabriele Molinari (Pd) e a cui si aggiunge Walter Ottria (Mdp).


In seguito alle elezioni politiche, il Consiglio ha effettuato anche le sostituzioni di otto consiglieri regionali eletti in Parlamento:
– Giuseppe Antonio Policaro subentra al posto di Diego Sozzani
– Benito Sinatora al posto di Alessandro Benvenuto
– Luca Cassiani al posto di Davide Gariglio
– Andrea Tronzano al posto di Daniela Ruffino
– Angelo Luca Bona al posto di Gilberto Pichetto Fratin
– Luca Angelo Rossi al posto di Vittorio Berutti
– Andrea Fluttero al posto di Claudia Porchietto
– Celestina Olivetti al posto di Mauro Lausfmalagnino

Foodora sotto accusa: prima battaglia legale contro la famosa società

Scritte e slogan di protesta comparsi durante la notte davanti al Palazzo di giustizia. Per la prima volta a processo il colosso del cibo a domicilio.

Riprenderà domani, mercoledì 11 aprile 2018, la prima causa in Italia contro la società colosso del food delivery, Foodora. Proprio il tribunale del lavoro di Torino emetterà la sentenza sul primo processo nel nostro Paese contro il sistema del lavoro – definito ormai “gig economy”- messo in piedi e attuato dalla più famosa piattaforma di “cibo a domicilio”. A fare causa alla società e a dare il via a questo processo divenuto ormai mediatico, sono stati sei ex giovani fattorini, licenziati dopo aver partecipato ad alcune manifestazioni di protesta contro la cosiddetta economia dei lavoretti. A fare da sfondo a tutta questa faccenda, oltre ai numerosi messaggi di solidarietà per i sei ragazzi che girano da giorni su tutti i canali social, si sono aggiunte anche diverse scritte di protesta comparse sulle pareti di una delle uscite del parcheggio sotterraneo che si trova di fronte al Palazzo di giustizia Bruno Caccia. “Foodora sfruttatori”, “No alla gig economy”, sono solo alcuni degli slogan che sono stati tracciati con vernice spray rossa e nera nelle prime ore di questa notte. Nella giornata di domani è previsto anche un presidio davanti al tribunale, organizzato dalla Camera del lavoro precario e autonomo di Torino che ha da sempre sostenuto la battaglia legale dei giovani ex rider. E’ inoltre stato organizzato, una volta resa pubblica la decisione dei giudici -qualunque essa sia- , un corteo in bicicletta che partirà dal Palagiustizia e si concluderà in piazza Statuto.

Simona Pili Stella

 

A dodici anni muore con un laccio al collo

Tragedia tra le mura di casa, vittima un dodicenne che è morto all’ospedale Maria Vittoria di Torino dove  era stato ricoverato ieri sera  in gravi condizioni. Hanno dato l’allarme  la madre e la nonna che avevano trovato il ragazzino nella sua camera con la fibbia dello zaino legata  al collo. La polizia non esclude alcuna  ipotesi, dal suicidio al gioco finito in dramma.

Trapianto di rene da donatore dializzato per blocco renale acuto

Per la prima volta in Italia è stato effettuato con successo un trapianto di rene su una donna da un donatore dializzato per insufficienza renale acuta, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. E’ il caso di un eccezionale trapianto di reni effettuato alle Molinette due settimane fa. Il donatore, deceduto in un ospedale piemontese per una patologia congenita, nel suo decorso in rianimazione è andato incontro ad un grave peggioramento della funzione renale, tale da spegnere completamente la funzione dei reni e necessitare di dialisi continua per parecchi giorni. Il deterioramento generale non ha reso possibile il trapianto del fegato. Con questi presupposti di una situazione renale in apparenza proibitiva, alle Molinette si è deciso comunque di approfondire la possibilità di utilizzo dei reni per il trapianto con multipli approcci: dalla biopsia renale (analizzata dagli anatomo patologi del professor Mauro Papotti) alla valutazione della perfusione renale mettendo i reni, una volta prelevati, in un dispositivo di perfusione in grado di misurare una serie di parametri, di migliorare la circolazione dei reni stessi fino a rivitalizzarli. Alla biopsia risultavano dei segni di danno renale acuto significativo, ma potenzialmente regredibile, ed i parametri di perfusione davano un’iniziale difficoltà di circolazione poi migliorata dalla macchina, che è riuscita a rivitalizzarli ed a rimetterli in condizione per un possibile trapianto. A mettere insieme i dati determinante è stata l’esperienza nefrologica del Centro delle Molinette, diretto dal professor Luigi Biancone, che ha consentito di valutare come possibile il recupero di funzione dei reni una volta trapiantati. Una volta effettuato il trapianto, tecnicamente riuscito, dai Chirurghi vascolari (diretti dal dottor Maurizio Merlo), dagli Urologi (diretti dal professor Paolo Gontero) e dagli Anestesisti (diretti dal dottor Pier Paolo Donadio), la ricevente, una signora di 60 anni in dialisi dal 2013 per nefropatia per calcolosi a stampo, è stata seguita presso la Terapia intensiva della Nefrologia del professor Biancone con schemi farmacologici particolari, atti a favorire la ripresa del rene trapiantato. Il trapianto ha ripreso a urinare non subito, come accade di consueto ma come era previsto, ma solamente dopo qualche giorno si è sbloccato e dopo 15 giorni la signora ha ora un’ottima funzione renale ed è appena stata dimessa. Dice Biancone: “Dare l’ok al trapianto di quei reni è stato un atto corale di grande responsabilità medica, reso possibile dall’enorme esperienza nell’ospedale Molinette di tutte le figure professionali che collaborano al trapianto: clinici, chirurghi, medici di laboratorio, tutti motivati dal dovere di fare il massimo possibile per realizzare il generoso desiderio di donazione, sempre tenendo come punto fermo la sicurezza del ricevente. Abbiamo ragionato approfonditamente in tante persone quella notte e la strategia si è dimostrata vincente”. L’altro rene è stato tempestivamente inviato, grazie al Centro di Coordinamento regionale trapianti (diretto dal professor Antonio Amoroso) all’ospedale di Novara, dove è stato trapiantato anch’esso con successo (responsabile del programma di trapianto renale professor Vincenzo Cantaluppi). Questo risultato può aprire nuovi scenari in cui la valutazione approfondita dei reni possa non fare perdere delle preziose occasioni di cura per i pazienti.

Alla Casaleggio e associati non piace il giornalista Jacoboni. Lo lasciano fuori dalla porta

Che i rapporti tra grillini e giornalisti non fossero ottimali era cosa risaputa. Se ne è avuta conferma oggi quando il giornalista della Stampa Jacopo Iacoboni è tato bloccato all’evento Sum#02 della Casaleggio Associati a Ivrea. Quando il cronista è arrivato alle Officine H della Olivetti non gli è stato  permesso  l’accesso alla manifestazione, alla quale era intervenuto  nel 2017.  Lo staff dell’organizzazione gli ha “notificato” di avere ricevuto l’ordine di non farlo entrare. Fonti del M5S, scrive l’Ansa,  motivano la decisione sostenendo che l’evento è stato creato per ricordare Gianroberto Casaleggio, ma Iacoboni avrebbe insultato Casaleggio persino sul letto di morte, per una questione personale e non professionale. La Stampa definisce “inaccettabile” l’esclusione del suo giornalista, che ha ricevuto solidarietà da Pd e Forza Italia e dall’ordine professionale.

Controllo dei cani nei parchi pubblici

La polizia municipale di Torino ha effettuato controlli nei parchi per verificare la corretta custodia e conduzione dei cani. Le verifiche sono state effettuate nel parco Colonnetti e ai giardini Maiocco dai civich e  dalle guardie ecologiche volontarie Gev. Lo scopo verificare il  rispetto delle norme sull’ installazione dei microchip e il possesso dei documenti necessari. Una ventina i cani “perquisiti” e non sono state riscontrate anomalie.

Aperto il nuovo ponte che collega corso Matteotti a via Cavalli

Con un minuto di silenzio dedicato a Beatrice Inguì, la ragazza che ha perso la vita due giorni fa, travolta da un treno nella stazione di Porta Susa è stato inaugurato il nuovo ponte che collega corso Matteotti a via Cavalli. “La prima opera portata a termine tra quelle appaltate in questa Consiliatura – sottolinea Maria Lapietra, assessora ai Trasporti e alla Viabilità – che porterà benefici alla mobilità cittadina, offrendosi come ulteriore segno del cambiamento che la città sta compiendo a favore di una migliore qualità della vita”. L’infrastruttura, a due campate e realizzata con una struttura mista acciaio-calcestruzzo, è lunga circa 15 metri e larga 30. Due le corsie per senso di marcia del nuovo ponte che, sul lato sud, ospita anche un marciapiede di servizio e un percorso ciclabile monodirezionale mentre, sul lato nord, trovano posto un ampio spazio pedonale e un percorso ciclabile bidirezionale. Il piano stradale poggia su una soletta in cemento armato realizzata su travi in acciaio sostenute, ad ovest, da una struttura esistente realizzata da RFI e, ad est, da una nuova struttura scatolare in cemento armato, già predisposta per ospitare il futuro tunnel pedonale che collegherà la stazione di Porta Susa a corso Vittorio Emanuele II. Il costo complessivo dell’opera è stato di circa 1 milione e 400mila euro. L’apertura del tratto insieme all’attivazione dei nuovi impianti semaforici sui corsi Inghilterra e Bolzano permetterà di decongestionare il traffico che giornalmente si sviluppa lungo l’asse di corso Vittorio Emanuele.

 www.torinoclick.it

foto: il Torinese

Prof punisce studente ritardatario e i genitori lo mandano all’ospedale

Un professore dell’istituto tecnico commerciale Russell-Moro di Torino è stato accompagnato in ambulanza per essere medicato in ospedale. Aveva punito uno studente ritardatario ed è stato picchiato dai genitori del ragazzo. Ne dà notizia il sindacato Slc-Cgil, disponibile – come riporta l’Ansa – a fornire assistenza legale all’insegnante malmenato. E’ anche  intervenuta la polizia. Sembra che per punire lo studente del ritardo, l’insegnante l’abbia mandato in biblioteca. Lui ha telefonato ai genitori per raccontare l’episodio e all’istituto si sono presentati  il padre con due parenti. Il professore sarebbe stato aggredito all’interno dell’istituto con un pugno alla mandibola.

Denunciato: non ha consegnato 400 chili di posta

Con la giustificazione che lo stipendio era troppo basso,  per tre anni un corriere non ha consegnato la posta. Si tratta di un trentatreenne della provincia di Torino,  denunciato dai carabinieri, che hanno scoperto ben 400 chili di lettere di banche, estratti conto e bollette del telefono nel suo appartamento. Era stato fermato nei giorni scorsi a Santena durante un controllo stradale. I militari gli  hanno trovato in tasca un coltello a serramanico lungo 20 centimetri e sul sedile posteriore della sua auto c’erano 70 lettere, per diversi privati ed enti, di un corriere, di cui  ha detto di essere stato  dipendente ma di essersi licenziato per il basso stipendio.

 

(foto: il Torinese)

Caso di Modica, Stroppiana lavorerà fuori dal carcere

Il filatelico Paolo Stroppiana,  condannato per la scomparsa della logopedista Marina Di Modica, nel 1996, mai ritrovata, dopo sette anni di detenzione è stato ammesso al lavoro esterno: farà  le pulizie all’ospedale San Luigi di Orbassano per conto di una cooperativa. Lascerà il carcere delle Vallette al mattino alle  7 nei giorni feriali e dovrà rientrare alle 22. Nel diario della donna scomparsa venne trovato un appunto relativo ad un appuntamento con il filatelico per esaminare dei  francobolli. Stroppiana si è sempre dichiarato innocente e ha detto anche di avere cancellato l’appuntamento. Nel 2011 la Cassazione ha però reso definitiva la sua condanna a 14 anni – di cui tre coperti da indulto – per omicidio preterintenzionale.