A Lessolo una mamma ha partorito nella sua auto sotto casa. Il marito era al telefono con l’operatore del 118, e le prestava assistenza. E’ andato tutto bene e il piccolo Matteo è nato, in fretta ma senza problemi. Chiara, è il nome della mamma, era appena salita in macchina quando la situazione è precipitata. Allora il papà Davide ha chiamato il 118 per chiedere l’intervento di un’ambulanza. E’ poi arrivata l’equipe medica e la giovane donna è stata assistita in auto e in ambulanza fino a quando il bimbo, il secondo della coppia, è nato. La madre con il neonato è stata trasferita all’ospedale d’Ivrea dove il piccolo è stato sottoposto ai controlli medici. Sta bene e si trova già a casa.
Le ferrovie chiudono le sale d’attesa di Oulx e Bardonecchia per motivi di sicurezza. Con l’inizio della stagione sciistica alle porte la situazione si fa sempre più difficile.
Sono arrivati il freddo e la neve. Da giorni il termometro si è abbassato sotto lo zero e il passo del Monginevro è stato chiuso non permettendo più il passaggio delle auto dal Colle della Scala. Eppure nonostante la difficile situazione climatica, la traversata di migliaia di migranti sembra non volersi arrestare, creando una vera situazione di emergenza nei comuni coinvolti. Le sale d’aspetto delle stazioni di Oulx e Bardonecchia sono state chiuse al pubblico per motivi di sicurezza, mentre altre sale all’interno della stazione sono state utilizzate come punto d’accoglienza provvisorio dove la polizia può accogliere gli stranieri che giungono con l’intento di proseguire il loro cammino verso la Francia. La grave emergenza viene però rappresentata dalla montagna e dai suoi sentieri che i migranti continuano a percorrere ad ogni ora del giorno rischiando, il più delle volte, l’ipotermia. La settimana scorsa ad esempio, sono stati soccorsi alcuni ragazzi che cercavano di attraversare il valico a piedi, in ciabatte, passando per stradine secondarie ricoperte totalmente dalla neve. La difficile situazione ha costretto il sindaco di Bardonecchia, Francesco Avato, e il sindaco di Oulx, Paolo De Marchis, a chiedere un incontro urgente con il prefetto Renato Saccone, in modo da cercare una soluzione condivisa e attuabile da tutti gli enti coinvolti, polizia compresa. Intanto in entrambi i comuni si sta creando, grazie alla Croce Rossa e ad alcuni volontari del posto, una “rete” di assistenza per dare soccorso ai migranti con coperte, thè caldo e vestiti pesanti. Anche alcune Ong si sono interessate della situazione che da quest’estate sta coinvolgendo le montagne della Valsusa. Lo scopo è quello di cercare di sopperire al fenomeno dell’immigrazione senza creare disagi ma anche attriti con chi vive qui, soprattutto nella stagione più importante per quanto riguarda l’economia del posto.
Simona Pili Stella
Meglio lasciar perdere Mussolini a Natale
A Torino una società si è aggiudicata i mercatini di Natale della kermesse “Natale con i fiocchi edizione 2017”dopo una gara. Secondo il Pd il problema è che nel proprio logo la società aggiudicataria riproduce il Monumento alla Vittoria di Bolzano. Il Pd di Torino lo considera uno dei simboli dell’ideologia di destra in Alto Adige. Inoltre, nel logo in questione ci sarebbe una M che richiama la M di Mussolini.Ecco che in Consiglio Comunale si scatena la bagarre.Con tutti i problemi che ci sono a Torino , questa questione è veramente centrale? Non sarebbe meglio concentrare il dibattito, per esempio, sul fatto che la città vive una stagione senza prospettive e ,dopo i fatti di piazza San Carlo, siamo alla totale incapacità di gestire eventi e manifestazioni? Evocare lo spettro di Mussolini è assolutamente anacronistico e non giova proprio a nessuno.Forse più appropriate sono le critiche relative al flop della edizione dell’anno scorso e la legittima preoccupazione che i disagi non si ripetano anche quest’anno.
Roberto Cota
E’ arrivato il freddo invernale in Piemonte, ma non si prevedono precipitazioni se non irrisorie. Da qualche giorno il termometro è sotto lo zero anche in pianura. La scorsa notte la minima è stata -1.9 nel centro di Torino. Ben più freddo sulle montagne, dove la temperatura è scesa a -30, domenica scorsa, sul Monte Rosa, e a -20 nel parco del Gran Paradiso. Le previsioni parlano di pioggia e neve da venerdì e potrebbero portare qualche nevicata a bassa quota, anche se l’aria fredda dal Nord Europa è molto asciutta. Sempre in vigore in tutto il Piemonte il decreto di massima pericolosità per gli incendi boschivi facilitati dal vento sulle montagne.
Il Consiglio straordinario sull’Oftalmico si è concluso con l’approvazione di un Ordine del giorno che prevede cinque punti. Il testo, primo firmatario Paolo Allemano (Pd) è stato approvato a maggioranza e impegna la Giunta “a procedere alla riallocazione territoriale dei servizi di oftalmologia in maniera graduale, con tempistiche e modalità ben definite, in modo da assicurare la piena continuità e accessibilità ai servizi”. Si chiede anche la garanzia che “le due Strutture complesse abbiano la disponibilità di tutto il personale sanitario necessario” e che sia assicurata una “nuova allocazione dei servizi e delle attività che consenta un più efficiente ed efficace utilizzo delle risorse disponibili e, dunque, una riduzione delle liste d’attesa”. Si pensa anche all’edificio e “tenuto conto del ruolo storicamente acquisito dall’Ospedale Oftalmico” si chiede “che nei locali di via Juvarra a Torino sia ospitata una Casa della Salute” anche per un “primo orientamento all’utenza e di accompagnamento alla certificazione della disabilità legata a patologie oculari; a mantenere, infine, nell’Ospedale Oftalmico quelle attività in ambito oculistico di carattere ambulatoriale che si sono affermate in questi decenni, quali l’ortottica e l’ipovisione”. La seduta straordinaria sulla chiusura e sullo spostamento del Pronto soccorso del Presidio Oftalmico ha riguardato anche il progetto della rete oculistica torinese ed è stata richiesta da Gian Luca Vignale (Mns) e sottoscritta dai gruppi di opposizione. Il consigliere ha sottolineato che in più occasioni l’Assemblea ha contestato il fatto che il Presidio venga ridotto a uno “spezzatino” tra le strutture di via Cherasco e il San Giovanni Bosco. C’è molta preoccupazione, ha aggiunto, perché a suo avviso è materialmente impossibile garantire nelle dieci stanze di via Cherasco i medesimi servizi e pari assistenza alle migliaia di utenti che si rivolgono ogni anno all’Oftalmico. “Un’amministrazione può sbagliare ma non perseverare – ha concluso -. Chiediamo alla Giunta e al Consiglio di fare un passo indietro”. L’assessore alla Sanità Antonio Saitta ha affermato che la chiusura dell’Oftalmico è stata una scelta della Giunta precedente. E che quando quella attuale ha cominciato ad affrontare il tema, ha voluto evitare gli errori commessi con la chiusura dell’Ospedale Valdese, la cui decisione venne presa dall’oggi al domani e senza pensare a strutture alternative in cui allocare i servizi. Si è poi detto sicuro che “la creazione di una rete oculistica per la Città di Torino e l’istituzione di reparti di oculistica in due grandi ospedali torinesi, che ne erano sprovvisti, porterà a una crescita dell’offerta sanitaria e a un aumento della sicurezza per i pazienti”.
***
IL DIBATTITO IN AULA
Nel corso del dibattito sono intervenuti i consiglieri Davide Bono e Gian Paolo Andrissi (M5s) che hanno accusato l’assessore “di aver trasformato un disastro annunciato in un potenziamento della rete cittadina dal momento che lo smembramento dell’Oftalmico sarà una disgrazia per la Sanità piemontese e che persino la maggioranza mostra di dar segni di vita sull’argomento”. “Siamo disposti a interrompere la polemica politica – hanno assicurato – per dare vita a una delibera che offra certezze agli operatori e agli utenti”. Per Stefania Batzella (Mli) “difficilmente l’assessore si è confrontato con gli operatori sanitari che ogni giorno operano all’interno del Presidio perché, se lo avesse fatto, un po’ di dubbi sul trasferimento gli sarebbero sorti”. In via Cherasco – inoltre – “la prima cosa che colpisce è la presenza di barriere architettoniche e tutti i reparti, a eccezione di quelli appena ristrutturati, sono decrepiti e pieni di crepe” e ha ricordato le firme dei 90mila cittadini contro la chiusura. Per Forza Italia sono intervenuti Daniela Ruffino, Claudia Porchietto e Gilberto Pichetto, che hanno domandato come s’intenda far fronte all’emergenza con lo “smantellamento di un ospedale che vede una media di 53mila passaggi l’anno al pronto soccorso e un tempo medio di 44 minuti d’attesa”. Il trasferimento del Presidio è secondo Forza Italia “una scelleratezza politica” ed è “mancata l’attivazione di un tavolo di confronto così come una presa di posizione da parte della sindaca di Torino”. Pichetto ha aggiunto che il problema non è tanto mantenere la sede quanto mantenere l’integrità, l’unitarietà del servizio offerto, trasferendo in toto la struttura magari alla Città della Salute. Per il Partito democratico sono intervenuti Allemano e Davide Gariglio infastiditi dal fatto che “si dipinga la maggioranza come un gregge che si risveglia dal sonno”. Sarebbe grave, hanno aggiunto, tornare indietro su quanto previsto nel piano di rientro o ridurre i servizi per i cittadini. L’Oftalmico, hanno ribadito, non viene chiuso ma riallocato in due “hub” torinesi: “chiediamo che tale processo venga fatto garantendo la qualità dei servizi, macchinari efficienti e il personale medico necessario e che i locali dell’Oftalmico vengano trasformati in un ospedale di comunità. È fondamentale, a questo proposito, che i cittadini vengano informati nei particolari sulla nuova allocazione dei servizi, che sappiano dove andare, che gli spostamenti siano graduali e venga mantenuta l’operatività dei servizi”. Prima dell’approvazione dell’ordine del giorno di Allemano (Pd) l’Assemblea ha bocciato gli atti d’indirizzo presentati rispettivamente dai primi firmatari Vignale (Msn) Bono (M5s) e Pichetto (Fi) che sostanzialmente chiedevano di preservare la struttura.
www.cr.piemonte.it
Donna cade dalla bici e muore
Una donna di 40 anni, ieri sera, è morta cadendo dalla bici mentre percorreva corso Massimo d’Azeglio, all’altezza di corso Marconi. Trasportata alle Molinette, in gravissime condizioni, è deceduta in breve tempo.La polizia municipale sta cercando testimoni per accertare se si è trattato di un malore o se la donna è stata investita da un pirata della strada.
La Segreteria Regionale FNS CISL della Polizia penitenziaria ha reso noto che ieri alle 17.30 tre detenuti maggiorenni, uno marocchino, uno italiano ed uno ucraino, hanno appiccato il fuoco alla loro cella bruciando i materassi, per futili motivi. Due di loro sono in gravissime condizioni in prognosi riservata, tutti ricoverati al CTO reparto grandi ustioni e sono dovuti intervenire i Vigili del Fuoco per spegnere il rogo. Commenta in una nota il sindacato Fns Cisl: “purtroppo l’escalation di violenza all’interno del carcere continua, ma il Dipartimento di Roma invece di risolvere le problematiche si disinteressa e non fa altro che peggiorare la situazione. Allucinante è il fatto, che qualche ora prima dell’incendio, i colleghi di Bologna abbiano portato 3 nuovi detenuti per sfollamento, su ordine del Dipartimento, al carcere del Ferrante che è anch’esso affollato e anche senza personale. Torino è stata abbandonata al suo destino ed ai suoi problemi, che crescono giorno dopo giorno. Invece di mandare un Direttore, un Comandante e nuovi Agenti, il Dipartimento Minorile pensa di poter risolvere accorpando i servizi per recuperare più risorse. Questo modus operandi sta portando il carcere al collasso ed il gravissimo episodio non fa altro che dimostrare la triste realtà”.
4^ MARATONINA DELLA FELICITA’
Rivalta da oggi è città
Mille anni di storia Il 25 ottobre scorso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto presidenziale con cui attribuisce a Rivalta il titolo di Città. Si tratta di un riconoscimento che viene concesso ad alcuni Comuni in virtù della loro storia, del loro patrimonio artistico e culturale e per l’attuale importanza. Rivalta ha da poco compiuto i suoi primi mille anni ed è ricca di storia, di cultura e di tradizioni. Così il sindaco di Rivalta di Torino Nicola de Ruggiero: «Il primo ringraziamento sincero va al nostro Presidente per la fiducia che ha voluto accordare alla nostra comunità, al Ministro dell’Interno Marco Minniti per aver relazionato positivamente al Presidente e al Prefetto Renato Saccone per aver seguito con cura la nostra richiesta». «È una notizia che abbiamo accolto con emozione e orgoglio, in quanto si tratta di un riconoscimento che viene concesso solo ad alcuni Comuni, con caratteristiche e storie peculiari. È il giusto riconoscimento alla storia millenaria di Rivalta. Una storia ricca di cultura, di natura e di memoria. Una storia di lavoro e fatica, prima nei campi e poi nelle fabbriche». «Rivalta ha vissuto da protagonista gli anni della Liberazione e della lotta partigiana, dell’industrializzazione e della deindustrializzazione, dell’immigrazione degli anni cinquanta e di quella di oggi». Il titolo di Città non porterà più risorse nelle casse comunali, né contribuirà, da solo, a migliorare la qualità della vita dei rivaltesi. Non si tratta però neanche di un semplice cambio di nome. «Diventare Città -ha detto ancora Nicola de Ruggiero- vuol dire continuare a valorizzare le peculiarità della cultura locale che non risiedono solo negli edifici e nelle tradizioni, ma anche e soprattutto nelle persone, vecchie e nuove, che hanno scelto di abitare a Rivalta. Il compito che abbiamo adesso di fronte è non deludere la fiducia che il Presidente Mattarella ha voluto accordare alla nostra comunità». Rivalta nei prossimi mesi organizzerà incontri e appuntamenti in tutti i quartieri, per far conoscere e per far vivere questo riconoscimento nei rivaltesi. Si comincia già il 16 dicembre prossimo, giorno in cui verrà inaugurata la nuova Biblioteca nelle sale Castello.
Questa mattina si è svolto il girotondo degli alunni per chiedere al Sindaco Chiara Appendino il ripristino dei fondi tagliati, un aumento di quelli destinati all’handicap e la puntualità del Comune nei pagamenti alle scuole
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Grande partecipazione al primo flash mob fotografico dei bambini delle scuole materne paritarie convenzionate di Torino. Dalle 9:30, infatti, in concomitanza con l’incontro della Giunta nel quale si discuteva la petizione* presentata da oltre 1.800 genitori contro i pesanti tagli previsti dall’amministrazione guidata da Chiara Appendino, nelle loro aule, alunni e insegnanti hanno manifestato vicinanza all’appuntamento in corso a Palazzo Civico attraverso un colorato girotondo. Il messaggio: “Non siamo bambini di serie B!”. Le foto e i video dei girotondi dei diversi istituti sono stati raccolti sulla pagina Facebook GeniTori Noi, piazza virtuale dove da qualche mese si sono spontaneamente raccolti migliaia di genitori torinesi contrari alla decurtazione dei fondi alle scuole dei propri figli. Nel Bilancio 2018, il Comune di Torino ha previsto, infatti, un taglio di 500.000 euro al finanziamento di 3 milioni spettante alle materne paritarie convenzionate, una sforbiciata pari al 16% che mette in difficoltà le strutture, il personale e le famiglie. A Torino, le scuole materne paritarie convenzionate svolgono un servizio essenziale perché accolgono 5.500 bambini – per i quali non c’è posto nelle altre strutture, né nelle comunali paritarie né nelle statali –, hanno tariffe imposte dal Comune, non hanno scopo di lucro e non possono, come accade invece per quelle private, determinare la retta mensile di frequenza a loro piacimento. Oggi, senza i fondi su cui hanno sempre potuto contare, queste scuole sono costrette a chiedere prestiti in banca e, soprattutto, non riescono più far fronte agli stipendi dei loro dipendenti. Molte, infatti, a causa del ritardo nell’erogazione dei fondi da parte del Comune non stanno pagando gli stipendi dal mese di agosto e i 550 dipendenti rischiano così il loro posto di lavoro. Inoltre, per trovare una soluzione alla riduzione dei finanziamenti comunali, alcuni istituti stanno chiudendo o si stanno trasformando in strutture private, mentre la maggioranza si è vista costretta ad aumentare le rette, gravando sui bilanci delle famiglie che, pur essendo contribuenti al pari delle altre, si sono trovate nuovamente svantaggiate. I genitori presenti all’incontro in Comune hanno chiesto, quindi, il ripristino per le scuole materne paritarie convenzionate dei fondi comunali pari a 3 milioni di euro ante taglio operato dalla giunta Appendino nel mese di maggio 2017, con assegnazione a parte dei fondi per handicap pari a 14.000,00 euro a bambino (cioè copertura totale fuori da fondi generici), nonché il rispetto del pagamento della rateizzazione concordata con il Comune per i contributi relativi all’anno 2016 (finora, infatti, sono state pagate dal Comune di Torino solo 7 rate delle 10 previste, mentre i fondi relativi all’anno 2017 non sono stati nemmeno ancora presi in considerazione). Infine, la delegazione dei genitori ha chiesto spiegazioni sulla disparità di trattamento che vedrebbe assegnati dal Comune oltre 50 milioni di euro alle scuole materne comunali, anch’esse paritarie, che in totale ospitano circa 7.800 bambini, a fronte di soli 3 milioni (decurtati ora del 16%) alle paritarie convenzionate (per 5.500 bambini). Perché questa differenza? I genitori lamentano che a Torino ancora esistono bambini di serie A e di serie B: in tema di diritti scolastici, infatti, non a ogni bambino vengono destinati gli stessi fondi, che però tutte le famiglie pagano attraverso le tasse, ma ad alcuni viene destinato molto, e, ad altri, viene tagliato da quel poco che gli spettava. Ecco perché anche dalle scuole si è alzato il grido: “Siamo tutti uguali!”.
***
GeniTori Noi
Siamo un gruppo di genitori di bambini iscritti alle scuole materne paritarie convenzionate con il Comune di Torino. Recentemente abbiamo sentito la necessità di organizzarci e iniziare a strutturarci per far sentire la nostra voce in opposizione alla decisione del Sindaco Chiara Appendino di prevedere nel Bilancio del 2018 pesanti tagli ai fondi destinati alle nostre scuole. Crediamo fortemente nella libertà di scelta educativa sancita dalla nostra Costituzione che all’articolo 30 afferma che “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”, principio che ha ispirato la legge sulla parità scolastica 62/2000 che conferma, infatti, proprio questa libertà, stabilendo che esiste un solo sistema scolastico nazionale, in cui confluiscono istituti statali e istituti non statali paritari. La nostra posizione avversa ai tagli alle scuole materne paritarie convenzionate è fortemente condivisa in Città: lo scorso 3 maggio si è svolta anche una manifestazione pacifica sulla piazza del Comune durante la quale sono state consegnate a rappresentanti della Giunta Appendino oltre 9.500 firme, raccolte in pochi giorni, di cittadini che chiedevano, come noi, la sospensione del provvedimento. La piazza sulla quale ci ritroviamo per confrontarci e informarci reciprocamente è la nostra pagina Facebook GeniTori Noi https://www.facebook.com/1genitorinoi/