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Prosegue, senza quartiere, il contrasto della Polizia di Stato di Torino allo spaccio di stupefacenti. E’ recentissima la notizia di una serie di arresti effettuati nell’ambito di distinte operazioni. L’attività di indagine del personale del Commissariato Dora Vanchiglia con la collaborazione di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine ed unità cinofile, ha portato, nel quartiere Aurora, all’arresto di due persone per detenzione di sostanza Nel corso dell’attività, gli agenti del Commissariato hanno notato due persone armeggiare nei pressi dei contenitori della spazzatura. I due sono stati sottoposti a controllo, nel corso della perquisizione entrambi sono stati trovati in possesso di hashish, una decina di grammi in un caso e una ventina nell’altro. Nei pressi dei contenitori della spazzatura dove i due stavano armeggiando, i poliziotti hanno ritrovato tre panetti di hashish per un peso complessivo superiore ai 450 grammi. I due, entrambi cittadini marocchini irregolari sul territorio nazionale, di 32 e 18 anni sono stati arrestati per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. Il diciottenne, inoltre, è stato denunciato per ricettazione poiché trovato in possesso di un bracciale e di una collana aventi i ganci rotti.
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Sempre nel corso dell’attività, che ha portato all’identificazione di 20 persone, un cittadino nigeriano di 23 anni è stato denunciato in stato di libertà per il possesso di sostanza stupefacente. Transitando in Lungo Dora Savona, gli agenti hanno notato un gruppo di persone nei pressi di una panchina. Alla vista degli agenti, il gruppo si è dileguato e il ventitreenne cittadino nigeriano ha tentato la fuga in direzione di via Bologna, non prima di essersi disfatto di un sacchettino risultato poi contenere marijuana. Il tentativo è risultato vano visto che lo straniero è stato raggiunto e fermato dagli agenti.
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Personale della Polizia di Stato della Questura di Torino, a seguito di una mirata attività d’indagine,aveva individuato in uno stabile di Via Pinerolo il centro di stoccaggio e smistamento di stupefacenti. Già alcuni giorni fa in quello stesso palazzo erano stati rintracciati due cittadini che non avevano ottemperato all’ordine del Questore di allontanamento dal territorio nazionale. Uno di questi, proveniente dal Gambia, è stato anche arrestato in quanto colpito da ordine di esecuzione per la carcerazione, essendo stato condannato alla pena di un anno e otto mesi per detenzione e spaccio di stupefacenti.Nel pomeriggio del 20 marzo, gli investigatori della Squadra Mobile, dopo aver individuato i probabili nascondigli degli spacciatori e le loro abitudini, hanno atteso il momento propizio per cogliere i responsabili in flagranza, rinvenendo un chilo di “datteri” di cocaina ed eroina, sostanza da taglio, materiale per il confezionamento, due bilancini elettronici di precisione e la somma in contanti di 7000 euro.La sostanza stupefacente era suddivisa in dosi perfettamente confezionate da circa 15 grammi ognuna, etichettate a seconda del tipo e della qualità con un simbolo raffigurante un occhio, con la scritta “Joy” e con il numero “20”. Il tutto era occultato all’interno di calzini, a loro volta nascosti nelle cantine dello stabile in uso ad un cittadino nigeriano ed uno gabonese, rispettivamente di 33 e 40. Quest’ultimo, inoltre, aveva nella tasca un sacchetto con all’interno 14 dosi pronte per essere spacciate.
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M.Iar.
Salvatore Caruso, 68 anni, ex marito è indagato di omicidio per la scomparsa di Samira Sbiaa, la donna marocchina sparita 17 anni fa da Settimo Torinese, allora aveva 32 anni. Un fascicolo a carico dell’uomo, ex guardia giurata in pensione, residente a Settimo, è stato aperto dalla procura di Ivrea. I carabinieri della compagnia di Chivasso hanno effettuato stamane la perquisizione dell’abitazione dell’uomo dove nei giorni scorsi avevano sequestrato quattro pistole, due carabine, un fucile e proiettili. Quando Sabira scomparve i due erano sposati da due anni, ma il marito né i famigliari presentarono denuncia. Pochi giorni fa attraverso un’associazione di Asti, la madre della donna ha lanciato un appello per ritrovare la figlia. Ne ha parlato anche la trasmissione”Chi l’ha Visto?”.
Alle prime luci dell’alba nei giorni scorsi, personale della Squadra Volante di Torino interveniva in strada Maddalena, per la segnalazione di un tentato furto su autovettura. Gli agenti trovavano sul posto non solo il responsabile del fatto ma anche il proprietario dell’autovettura che, allarmato dall’antifurto entrato in azione, si era immediatamente avvicinato, venendo aggredito dal ladro che tentava di assicurarsi la fuga. Gli operatori ponevano fine alla colluttazione, traendo in arresto un ventiduenne di origini marocchine per rapina impropria e furto aggravato su autovettura. L’uomo è stato anche denunciato per tentato furto aggravato in trascorsa flagranza, in merito a dei documenti di identità appena rubati da un’altra autovettura parcheggiata nei pressi.
Nella serata del 19 marzo, una pattuglia della Stazione Carabinieri di Novi Ligure è intervenuta presso l’abitazione di una famiglia a seguito della richiesta di una cittadina rumena di anni 53 che riferiva di un’accesa lite con il compagno, il quale, a suo dire, l’aveva picchiata. Quella che inizialmente sembrava una violenza domestica rivelava qualcosa di più complesso: l’intervento, infatti, particolarmente delicato per lo stato di fortissima alterazione psicofisica da abuso di alcolici e di farmaci della richiedente, oltre che per la presenza di un minore (il figlio 12enne) e per l’atteggiamento aggressivo della donna anche nei confronti dei Carabinieri, ha avuto un risvolto del tutto inatteso. Improvvisamente, la donna, che a un certo punto si era diretta senza spiegazioni nella camera da letto del figlio piccolo, sotto stretta sorveglianza dei Carabinieri, con uno scatto si è diretta verso il bagno, subito inseguita dai militari che ne hanno colto le possibili malsane intenzioni. Nonostante fosse riuscita ad aprire la finestra del bagno, con chiari intenti anticonservativi, e avesse fatto un balzo in avanti per defenestrarsi, i due Carabinieri l’hanno afferrata per le gambe, riportandola con non poca fatica all’interno della stanza. Una volta tratta in salvo, la donna è stata trasportata presso l’ospedale di Novi Ligure, dove è stata ricoverata in regime di TSO
M.Iar
Oggi, mercoledì 20 marzo, Agenti del Reparto di Polizia Commerciale e del Reparto Operativo Speciale della Polizia Municipale, a seguito di esposto, hanno eseguito un controllo di polizia amministrativa presso locali di via Fossata, dove ha sede un’azienda sartoriale per il confezionamento di capi d’abbigliamento gestita da cittadini di nazionalità cinesi. Si è accertato che nel laboratorio erano, anche, realizzate uniformi per la Polizia Locale, per conto di ditte che forniscono varie amministrazioni comunali. I controlli sono stati effettuati congiuntamente a personale dell’Asl-Spresal e del Servizio Vigilanza Edilizia. Durante le verifiche sono emerse alcune irregolarità amministrative, tra cui la mancanza di documentazione attestante la regolare messa in opera del montacarichi, violazioni relative alle condizioni igienico sanitarie e alla sicurezza dei luoghi di
lavoro. Sul posto è stato, inoltre, richiesto l’intervento di personale della Guardia di Finanza per la parte concernente la verifica fiscale della società. Si è anche constatato che i locali sono utilizzati a uso abitativo (trovate dodici persone costrette a vivere in condizioni disagiate). La locataria è stata deferita all’Autorità Giudiziaria per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (una persona di sesso maschile, su cui grava un provvedimento di espulsione dal Paese, sospeso in quanto in attesa di definizione di procedimento penale) e contestualmente sanzionata per la mancata comunicazione alla locale Questura delle persone straniere alloggiate.
Nello scorso fine settimana, gli Agenti del Compartimento Polfer Piemonte e Valle d’Aosta hanno effettuato mirati servizi nelle stazioni e sui treni, specie in orari serali e notturni, pronti ad intervenire in caso di necessità, sotto la sorveglianza esercitata dal Centro Operativo Compartimentale che, anche attraverso strumenti tecnologici all’avanguardia, vigila le strutture ferroviarie rientranti nella giurisdizione di competenza e coordina gli interventi delle pattuglie. Venerdì scorso, 15 marzo, poco prima la mezzanotte, la Polfer di Asti presente sulla tratta a bordo treno per l’intensificazione dei controlli tra Asti e Novi Ligure ha rintracciato un cittadino tunisino 22enne, regolare sul territorio nazionale che, senza titolo di viaggio, si è rifiutato di declinare le proprie generalità al Capotreno del regionale Asti-Torino PN. L’uomo, solo alla presenza della degli Agenti esibiva passaporto e permesso di soggiorno. Appena passata la mezzanotte di sabato, 16 marzo, la Polfer di Alessandria è intervenuta per un italiano 56enne del pavese, in evidente stato di ubriachezza e con alcune escoriazioni sul volto, subito accompagnato presso l’ospedale cittadino per le cure del caso. Un paio d’ore dopo, gli Agenti sono nuovamente intervenuti poiché l’uomo, allontanatosi dall’ospedale, era entrato in stazione, a quell’ora chiusa
al pubblico, forzando i perni di chiusura delle porte di vetro. L’uomo è stato quindi denunciato per danneggiamento aggravato, oltre ad essere sanzionato per ubriachezza molesta. Sempre sabato, poco prima dell’una di notte, il Capotreno del regionale Ventimiglia Torino PN ha richiesto l’intervento della Polfer per una passeggera che rifiutava di scendere nonostante il treno fosse arrivato a fine corsa. Gli Agenti del Settore Operativo di Porta Nuova hanno convinto la passeggera, una 22enne bosniaca residente nel savonese a scendere e, dopo una valutazione delle sue condizioni fisiche, è stata fatta intervenire un’ambulanza. La giovane è stata sanzionata per ubriachezza molesta. All’alba di domenica 17, a Porta Nuova, durante un servizio di prevenzione e repressione reati, personale Polfer ha rintracciato un marocchino 19enne senza fissa dimora,
regolare sul territorio nazionale che bivaccava su una carrozza in sosta nello scalo di servizio di via Chisone. Accompagnato in ufficio, dopo l’identificazione, è stato sanzionato per accesso in area interdetta al pubblico e invitato a lasciare l’area ferroviaria. Da ultimo a Torino Lingotto, durante le consuete operazioni di bonifica e chiusura scalo, prima della sosta notturna della circolazione ferroviaria è stato rintracciato dagli Agenti del Settore Operativo di Porta Nuova un cittadino marocchino 57enne mentre dormiva nel sottopasso. L’uomo, risultato destinatario di un ordine a lasciare il territorio nazionale tuttora in corso di validità, emesso dal Questore di Torino, è stato invitato ad uscire dallo scalo per consentirne la messa in sicurezza e sollecitato ad ottemperare al provvedimento amministrativo secondo la tempistica prevista dalla normativa vigente.
I Carabinieri dell’aliquota operativa della Compagnia di Tortona, nella conduzione dell’operazione denominata “GESSO”, hanno smascherato un’organizzazione alla quale partecipavano a vario titolo otto membri di una famiglia kosovara radicata in Alessandria
Gli individui, quasi tutti con precedenti penali, avevano escogitato un semplice ma redditizio piano criminale, costituito nel reclutare soggetti socialmente deboli ed estremamente bisognosi, che venivano convinti a stipulare polizze infortuni – anche con più compagnie contemporaneamente – che prevedevano un’elevata diaria per immobilizzazione da gesso, dichiarando di esercitare la professione di sarto. Immancabilmente, dopo brevissimo tempo, l’assicurato denunciava l’avvenuto infortunio, riscuotendo i premi dalle varie assicurazioni, consistenti in diverse migliaia di euro. I Carabinieri riuscivano a dimostrare la falsità di ventuno infortuni, che avevano fruttato oltre un milione di euro, proprio in virtù del fatto che con lo stesso infortunio venivano riscossi più indennizzi. L’operazione permetteva ai vari “Uffici antifrode” di bloccare i pagamenti di premi di pari valore. Le indagini hanno dimostrato come l’ingente flusso di denaro fosse convogliato, transitando su conti correnti cointestati all’assicurato e ai promotori, su altri rapporti bancari intestati al gruppo kosovaro. L’infortunato non poteva effettuare operazioni sul conto cointestato, ricevendo un compenso di qualche centinaio di euro. Nel corso dell’attività investigativa, l’alessandrino A.C. di anni 33, è stato arrestato in flagranza di reato mentre con un documento falso cercava di incassare il premio di un infortunio mai avvenuto e denunciato da altro soggetto che in quel momento si trovava in carcere. Altri due arresti flagranti sono stati effettuati, quando L.P., di Pietra Ligure (SV) si presentava presso la sede di una compagnia assicurativa al fine di sottoporsi a visita medico-legale per incassare il premio di infortunio mai avvenuto. In questo caso è stato arrestato anche il suo accompagnatore, S.B. di anni 35, ritenuto uno dei dominus dell’organizzazione. Singolare come la donna avesse denunciato di avere subito l’infortunio a Trento, probabilmente non ricordandosi che proprio in quei precisi istanti era invece presso i Carabinieri di Loano a denunciare un furto subito in spiaggia. Alcuni “infortunati”, nel corso degli interrogatori, hanno ammesso l’inesistenza del sinistro denunciato e la compiacenza del personale sanitario che ha effettuato la visita e applicato il presidio, indicando le menti delle truffe.Sono quindi al vaglio della procura della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria le posizioni di diversi professionisti, tra cui alcuni avvocati, poiché pare che, pur sapendo dell’esistenza della stipula di più polizze, avanzassero multiple richieste di risarcimento per lo stesso evento.
M.Iar.
A seguito delle numerose segnalazioni pervenute circa l’avvelenamento di animali d’affezione, i Carabinieri Forestali della provincia di Alessandria, grazie all’indispensabile aiuto dei cani antiveleno, inseriti nel progetto “WOLF ALPS”, hanno perlustrato diverse zone della provincia, in particolare le zone del tortonese e del gaviese. Il cane antiveleno ha rilevato la presenza di carcasse di animali selvatici avvelenati e di alcuni bocconi, in particolare nel gaviese. Le zone dei ritrovamenti sono state bonificate e si è posta in essere la procedura prevista dall’Ordinanza del Ministero della Salute «Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati», coinvolgendo i Comuni che hanno provveduto a perimetrate le aree con apposita cartellonistica al fine di dare dovuta informazione alla popolazione. I bocconi ritrovati sono stati inviati all’Istituto Zooprofilattico per le dovute analisi al fine di individuare principi attivi utilizzati per creare un profilo criminale del soggetto responsabile.Le indagini dei Carabinieri Forestali proseguono a ritmi serrati per assicurare i responsabili alla giustizia e far cessare il fenomeno.
”Giustizia”, “Non c’è pace senza Giustizia”, “Giustizia non è mai vendetta”. Con striscioni eloquenti come questi lunedì sera, 18 marzo, oltre duecento persone sono scese in strada, a Settimo Torinese, per ricordare il loro concittadino Maurizio Gugliotta e per invocare, appunto, “Giustizia”, con la “G” maiuscola, alla vigilia dell’udienza decisiva del processo per il suo omicidio: domani, mercoledì 20 marzo, in Tribunale a Torino, è infatti attesa la sentenza nei confronti di Khalid De Greata, il giovane profugo nigeriano che il 15 ottobre 2017, al mercato del libero scambio di Torino, ha accoltellato a morte senza un apparente motivo il cinquantunenne operaio e padre di famiglia, ferendo anche l’amico che si trovava con lui.Un corteo di fiaccole silenzioso partito dall’abitazione della vittima, in via Verdi, che ha attraversato la città per poi raggiungere la piazza del municipio. In testa, la moglie, Carmela Caruso, e i tre figli, sostenuti da vicino anche dal dott. Ermes Trovò e dal dott. Giancarlo Bertolone, rispettivamente presidente e consulente personale di Studio 3A-Valore S.p.a., la società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini che assiste i familiari della vittima.
Alla fine i commossi ringraziamenti della vedova agli amici che hanno organizzato l’iniziativa, a tutti i partecipanti e a tutti coloro che le sono stati e le sono vicini in questo momento. “Erano davvero in tanti, ho visto molti amici e conoscenti di mio marito ma anche persone che non lo conoscevano, cittadini comuni: grazie a tutti – ha commentato Carmela Caruso – Il messaggio forte lanciato da questa fiaccolata è che la gente c’è e vuole giustizia, come la vogliamo noi, e vuole anche che le cose cambino, che le leggi cambino, che i cittadini siano tutelati, che le pene per i crimini commessi siano giuste e certe. La rabbia è tanta. Anche se non sono molto ottimista per la sentenza”.
Il Pm della Procura di Torino titolare del procedimento penale, il dott. Gianfranco Colace, ha chiesto l‘ergastolo per l’assassino, contestandoglil’omicidio aggravato dai futili motivi di Gugliotta e il tentato omicidio dell’amico, richiesta a cui si sono associate le parti civili che rappresentano la signora Caruso e i tre figli. Sul verdetto che dovrà pronunciare il giudice, dott. Stefano Vitelli, però, com’è noto, incombecome un macigno l’incognita della seminfermità mentalericonosciuta da due perizie psichiatriche all’imputato, che beneficerà anche dello sconto di pena previsto per il rito abbreviato. Il timore della famiglia è che possa cavarsela con pochi anni di carcere e sarebbe un ulteriore schiaffo per i Gugliotta, che già hanno perduto all’improvviso e tragicamente il proprio caro e il loro sostegno economico, e che non potranno neppure essere risarciti dal killer, nullatenente. Oltre che dalla Giustizia, si aspettano un segnale anche dallo Stato, sin qui non pervenuto.