Nelle scorse ore, personale del Commissariato Centro in abiti civili, nell’ambito di un servizio di controllo del territorio, notava un nutrito gruppo di soggetti stranieri stazionare nei pressi del ponte Carpanini, con atteggiamento sospetto. I poliziotti, eseguita una prima attività di osservazione, durante la quale due di queste persone avrebbero prelevato qualcosa che si trovava nascosto sotto due cartelloni pubblicitari, per poi cederla a un terzo soggetto, allontanatosi in bicicletta dopo aver dato delle banconote a uno dei due, segnalava il fatto alla Centrale Operativa.
Ai fini della verifica, giungeva sul posto una Volante del Comm.to Centro, che fermava le due persone segnalate: si tratta di due cittadini marocchini di 22 e 31 anni, entrambi irregolari sul territorio nazionale; nell’occorso, i poliziotti hanno rinvenuto e sequestrato, proprio sotto i due cartelloni pubblicitari, alcuni panetti di hashish, per un peso complessivo di 350 grammi; i due connazionali sono stati arrestati per spaccio di sostanza stupefacente in concorso.
Il procedimento penale versa nella fase delle indagini preliminari e pertanto vige la
presunzione di non colpevolezza degli indagati, sino alla sentenza definitiva.
Il Gay Pride torinese si è rivelato un successo perché secondo gli organizzatori la sfilata di 150 mila persone con il caldo afoso è stato un vero traguardo.
Il fatto nuovo è la partecipazione del quotidiano “La Stampa“ con in testa il suo direttore e vicedirettore ad un evento pubblico di quel genere. Una tappa miliare nella storia del giornalismo, ha scritto sullo stesso giornale, il leader politico ed esponente Gay Ivan Scalfarotto, elogiando la scelta di campo fatta da Giannini e da una parte dei suoi collaboratori. Direttori come Alberto Ronchey, ne sono certo, sarebbero inorriditi da certi elogi. Se leggo nello stesso giornale il bellissimo articolo di Renato Rizzo su Ferruccio Borio, il mitico redattore capo della “Stampa”, in cui si ricorda come il giornale per iniziativa di Borio, riuscì a mobilitare oltre duecentomila torinesi ad esporre il tricolore nel 1961, centenario dell’Unita’ nazionale, vedo come il passato sia davvero una preistoria rispetto alle nuove scelte che forse si armonizzano anche con quelle di Lapo Elkann. Eugenio Scalfari direttore di “Repubblica” scrisse a Mario Soldati che avrebbe voluto iscriversi al Centro “Pannunzio”, ma che la sua indipendenza professionale glielo impediva. Scalfari non fu mai sempre così indipendente, ma in quel caso si pose il problema di non poter parteggiare formalmente e insieme informare con l’autonomia necessaria. Le ampie cronache offerte da “La Stampa” dimostrano che il giornale si è limitato ad esaltare i partecipanti e a pubblicare gli elogi non proprio imparziali di Scalfarotto. Possibile che un giornalista avveduto come Giannini non si sia neppure posto il problema di chi non ha ritenuto di sfilare o dissente dalle sguaiataggini del Pride evidenziate in passato dallo stesso padre nobile del “Fuori”, Angelo Pezzana e anche da Gianni Vattimo?