ilTorinese

Da Torino a Manchester sulle orme del Budda10

Inaugura al Mao una mostra pioneristica a cura di Davide Quadrio e Laura Vigo, che mescola artefatti, led, installazioni contemporanee, un tea space e un ricco programma di performing art.

Torino riconferma la sua natura pioneristica con la mostra del Mao – Museo d’Arte Orientale intitolata Buddha10. Frammenti, derive e rifrazioni dell’immaginario visivo buddhista un progetto che parte dalle opere presenti nelle collezioni per aprire prospettive più ampie relative a questioni che riguardano il museo, le sue collezioni e su cosa significa gestire, custodire e valorizzare un patrimonio di arte asiatica in ambito occidentale.

Nelle sale dedicate alle esposizioni temporanee si potranno ammirare oltre venti grandi statue buddhiste in legno o pietra di epoche diverse (dal V al XIX secolo) delle collezioni del MAO,  accostate ad alcune sculture – tra cui oltre trenta bronzetti votivi della collezione Auriti e due straordinarie teste scultoree in pietra di epoca Tang (618-907 d.C.) – provenienti dal Museo delle Civiltà di Roma, con cui il Museo ha avviato una proficua e articolata collaborazione, e a un importante prestito proveniente dal Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova

Grazie alla collaborazione con il Centro per la conservazione e il restauro dei beni culturali La Venaria Reale, polo di eccellenza a livello italiano e internazionale, in occasione dell’esposizione Buddha10, è stato realizzato un complesso e profondo restauro delle opere, ripristinandole e riportandole a uno stato di conservazione tale da consentirne l’esposizione al pubblico. Inoltre è stato avviato uno studio pioneristico che permetterà di comprendere meglio come queste opere sono state realizzare. L’unico precedente di un lavoro di tale portata e importanza è stato fatto al Met di New York. Non è dunque un caso se parte di questa mostra, a partire da maggio 2023, volerà a Manchester dove sarà ospite del Centre for Chinese Contemporary Art.

A Torino, la mostra durerà un anno intero e sarà un vero e proprio work in progress con la possibilità di ammirare straordinarie sculture buddhiste mai mostrate al pubblico. Il percorso è arricchito da suoni e profumi molecolari, video Led con spiegazioni semplici e puntuali per accompagnare il visitatore in quella che diventa una vera e propria esperienza sensoriale. Non mancheranno un percorso per non udenti e uno studiato per non vedenti in collaborazione con l’Istituto dei Sordi di Torino.

Al primo piano, in sala Mazzonis sarà possibile, grazie alla realtà virtuale, visitare la grotta 17 dei templi buddhisti di Tianlongshan, da cui provengono alcune delle opere in mostra, per fornire un ulteriore livello di approfondimento e di comprensione di questo sito archeologico e dei suoi reperti. La ricostruzione in 3D è stata realizzata in collaborazione con la Chicago University. Scansionando con il proprio smartphone un codice QR posto all’ingresso, una volta entrati in sala, si potrà puntare il proprio telefono verso appositi segnali e scoprire vestigia che fanno parte dello stesso templio ma che non sono fisicamente presenti.

Dalla prossima settimana un tea space dedicato, arricchirà il percorso espositivo, permettendo anche la stazza di tè.

Il percorso di mostra è arricchito dalla presenza di opere di artisti contemporanei, che proporranno nuove letture e riflessioni sulle collezioni museali. Fra gli artisti coinvolti segnaliamo Lu YangXu Zhen, Wu Chi-Tsung, Charwei Tsai Zheng Bo, le cui opere saranno parte integrante del percorso di mostra. In particolare, l’installazione Drawing life di Zheng Bo è anche parte del progetto espositivo The Mountain Touch, visitabile al Museo Nazionale della Montagna dal 5 novembre 2022 al 2 aprile 2023, mentre Ah! di Charwei Tsai è uno dei tre capitoli di So will your voice vibrate di Artissima Internazionale d’Arte Contemporanea di Torino, realizzato con GAM e Palazzo Madama.

Sempre in primavera la mostra subirà un cambiamento radicale e, grazie all’intervento di studiosi e artisti e alla sostituzione di numerose opere, il percorso espositivo verrà profondamente rinnovato: i visitatori saranno quindi invitati a tornare più volte in Museo per scoprire nuove opere e nuovi spunti di riflessione. Per chi non possiede la tessera musei, il Mao raccomanda di conservare il biglietto di ingresso a 10 euro. Ritornando, sarà possibile usufruire di un biglietto ridotto a 5 euro.

QUI trovate il programma completo di tutti gli eventi che ruoteranno attorno a Buddha10. Non perdetevela!

Loredana Barozzino

Il 20 ottobre del 1976 l’esordio di Maradona

Accadde oggi

La rubrica odierna è un accadde oggi mista ad una grande curiosità storica di cui è ricco il mondo del calcio.
Il 20 ottobre del 1976 esordì Diego Armando Maradona,15enne, giovanissimio calciatore in cui erano riposte enormi speranze,nella squadra di serie A argentina:l’Argentinos Juniors.
Maradona entrò in campo nel secondo tempo e nella prima azione di gioco fece subito un tunnel al malcapitato difensore di turno che lo vide scappar via,palla al piede,sulla fascia destra del campo.Fu così che nacque il mito diventato leggenda:
Dal Boca Juniors al Barcellona, dal Napoli al Siviglia, fino al Newell’s Old Boys. Quattro mondiali in nazionale argentina (1982, 1986, 1990, 1994), una volta campione del mondo, Messico 1986, segnò durante la stessa partita il goal del secolo e quello con la manita de Dios. Mai un Pallone d’oro perché fino al 1994 il premio era riservato soltanto ai giocatori europei, mentre nel 1995 vinse il Pallone d’oro alla carriera.
Ha fatto sognare Napoli ed il Napoli con
due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa Uefa ed una Supercoppa italiana.
La leggenda del Pibe de oro il miglior giocatore di calcio di tutti i tempi,la divinità calcistica che in un rettangolo di gioco ha fatto cose che mai nessuno è riuscito a eguagliare.

Enzo Grassano

Assicuratore e grande tifoso granata muore a 53 anni in attesa di un trapianto

Per una insufficienza renale era in attesa di un trapianto e anche il Covid ne ha minato il fisico. Enrico Ciravegna, 53 anni, di Cuneo, nei giorni scorsi è stato ricoverato nel reparto di Terapia intensiva per un’infezione ai polmoni. Presto le sue condizioni si sono aggravate ed è morto all’ospedale “Santa Croce”. Era assicuratore e agente di commercio, già dirigente del Centallo Calcio negli Anni 90 e Duemila nel campionato di Eccellenza e  tifoso del Torino. Il manifesto funebre lo ricorda con un’immagine dello stadio Grande Torino con la Curva Maratona.

Boni, Radicali italiani: Bene il ristorante pro Ucraina

Un ristorante torinese ha preso posizione dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina esponendo un cartello inequivocabile: “Onore al popolo ucraino e ai suoi valorosi combattenti, biasimo per i russi che fingono di non vedere, non sapere e non capire e digeriscono l’immonda propaganda che viene loro irrorata. Infamia e disonore per il loro capo e i suoi militari che, vigliaccamente, con armi sporche e proibite, si accaniscono contro tutti i civili”. Altrettanto visibilmente è affissa l’indicazione della devoluzione di parte degli incassi per l’Ucraina.

«Proprio per appoggiare questa iniziativa, anche coraggiosa trovandoci in un Paese incredibilmente “tiepido” rispetto alle evidenti responsabilità della guerra russa in Ucraina, con l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta e il Gruppo +Europa Torino Metropolitana nei mesi scorsi ci siamo recati nel locale – ricorda Igor Boni, presidente nazionale di Radicali italiani. Oggi veniamo a sapere che il ristorante è stato “attaccato” da militanti prorussi attraverso recensioni fotocopia fortemente negative sui portali turistici. Un atto vergognoso, quando il titolare dell’esercizio andrebbe invece lodato.
Il tutto nel giorno in cui il popolo ucraino vince il Premio Sacharov per la libertà di pensiero assegnato dal Parlamento Europeo.
È evidente – conclude Boni – che nel nostro Paese c’è un problema di percezione delle reali e, ripetiamo, evidenti responsabilità dell’unico mandante di questa guerra: Vladimir Putin. Anche per questo iniziative come quella del ristoratore torinese sono benvenute e anche per questo con Radicali Italiani portiamo avanti l’iniziativa “Putin all’Aja”, perché il macellaio russo risponda dei crimini contro l’umanità che sta compiendo in Ucraina.»

Patrizia Polliotto (Unc): “Auto usate, truffe in aumento. I consigli per evitarle”

Gli accorgimenti della Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Auto usate. Un mercato immenso che continua a guadagnare utenti potenziali, vuoi per via del fatto che sempre più persone hanno accesso a budget più ristretti, vuoi perché aumenta altresì il numero di coloro che, causa crisi da pandemia e rincari energetici, si ritrovano segnalati nelle centrali rischi creditizie e interbancarie.

Di certo, la compravendita di veicoli di seconda mano costituisce per molti privati anche una modalità per ottenere plausibili plusvalenze economiche in tempi ristretti. Denaro utile per far fronte alle emergenze in corso, e mantenere possibilmente in equilibrio il bilancio mensile personale e familiare. “Riceviamo un incremento sensibile di segnalazioni legate a raggiri compiuti in quest’ambito”, spiega Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, dal 1955 a oggi la prima, più antica e autorevole associazione consumeristica italiana. “I problemi, in fondo, sono poi per lo più sempre i medesimi, ma amplificati: auto non corrispondenti alle foto pubblicate sugli annunci di vendita online, veicoli spacciati per perfetti ma in realtà pieni di problematiche estetiche e funzionali, chilometri contraffatti e pertanto per nulla corrispondenti allo stato d’uso del veicolo, e altro del genere”, approfondisce il noto legale.

Per poi riprendere: “Ecco, dunque, alcuni consigli per evitare di farsi prendere in braccio da speculatori o venditori scorretti. Per prima cosa, è bene fare una visura per verificare che chi propone il mezzo abbia il titolo per venderlo o cederlo, controllando anche che lo stesso risulti libero da gravami, ipoteche e fermi amministrativi. Verificare puntualmente altresì lo stato dei controlli e tagliandi previsti dalla casa costruttrice, e che questi risultino regolarmente eseguiti presso centri assistenza e manutenzione realmente esistenti e contattabili. Verificare le revisioni, ricordando che da alcuni anni a questa parte insieme all’esito regolare vengono per legge indicati anche i chilometri effettivi del veicolo allo stato dell’esame per il nullaosta alla continuazione della circolazione”, prosegue Patrizia Polliotto.

Per poi concludere: “Controllare o far controllare da proprio autoriparatore o carrozziere di fiducia lo stato di fatto dell’auto: un professionista può alzare presso la propria officina il mezzo scoprendo eventuali magagne taciute maliziosamente dal venditore al potenziale acquirente, così come un carrozziere è in grado di riconoscere se il veicolo, seppur apparentemente lucido e perfetto, sia mai stato in realtà incidentato o nasconda anomalie e malversazioni ben camuffate. Se ci troviamo di fronte a un pezzo di ferro ben stuccato, o a una vettura adeguatamente riparata, mantenuta o ricondizionata. In ogni caso, se gli annunci sul web sono poco chiari come già anche al telefono o di persona coloro che li hanno pubblicati, meglio cercare altre soluzioni, specie in un momento storico quale quello contingente in cui abbonda l’offerta di automezzi in vendita tra cui è certamente possibile reperire la migliore soluzione adatta alle proprie tasche ed esigenze”.

Unc Piemonte è attiva telefonicamente allo 011 5611800 dal lunedì al venerdì in normale orario d’ufficio, e anche via mail all’indirizzo di posta elettronica uncpiemonte@gmail.com, e sul sito www.uncpiemonte.it.

Dimagrimento, Cristina Sartorio presenta in esclusiva a Torino il programma ‘Allurion’

Il noto medico chirurgo estetico scelta come testimonial dell’inedito e innovativo palloncino gastrico anche per Santa Margherita Ligure.

Dimagrire è fra i termini più ricercati fra i top trends di Google. Lo sa bene Cristina Sartorio, noto e stimato medico chirurgo estetico torinese seguitissima sui social, scelta sotto la Mole come testimonial d’eccezione per il lancio del programma ‘Allurion’.

Un modo diretto ed efficace per iniziare a raggiungere il proprio peso ideale sentendosi sazi unendo l’opportunità di insegnare e trasferire al paziente uno stile di vita completamente sano, supportato e incentrato su un palloncino gastrico biocompatibile unito a tutta una serie di validi strumenti digitali di supporto alla perdita del peso. Un metodo collaudato chegarantisce una perdita di peso considerevole e prolungata rispetto alla sola dieta e all’esercizio fisico. Ma, soprattutto, unapossibilità concreta per tutte quelle persone che hanno sperimentato varie tipologie di dimagrimento possibili e immaginabili senza però aver avuto la costanza di proseguire nel tempo”, esordisce Cristina Sartorio, titolare di due studi medici affermati e all’avanguardia con il meglio della tecnologia dedicata alla medicina del benessere sia a Torino che a Santa Margherita Ligure.

Per poi proseguire: “Il palloncino gastrico, occupando spazioall’interno dello stomaco, aumenta il senso di pienezza e rallenta il transito del cibo. Questo fa sì che si produca per il paziente la possibilità di prendersi del tempo, e nel mentre orientarsi verso scelte più consapevoli rispetto a un’alimentazione più sana evitando la fame compulsiva: che, mai come in questo preciso momento storico, e specialmente dal Covid in poi, continua a divorare moltissimi soggetti”.

Ma c’è di più: “Allurion è supportato da un’App dedicata, da una bilancia intelligente, e da un orologio che vanno a tracciare e intrecciare i comportamenti alimentari del paziente con la perdita di peso. Motivando l’individuo a mantenere uno stile di vita sano. Un approccio nuovo rivolto in special modo ai soggetti adulti di età superiore ai 18 anni in sovrappeso, o alle prese con problemi di obesità manifesta con un indice di massa corporea pari o superiore a 27. Un palloncino gastrico esente da anestesia, endoscopia e chirurgia: esso viene ingerito sotto forma di capsula, e nell’arco di 15 minuti viene gonfiato nella cavità gastrica. Per poi sgonfiarsi dopo circa 16 settimane ed essere così espulso in maniera naturale. In media i pazienti perdono il 10/20 % del peso corporeo grazie a questo innovativo programma.

Si tratta in buona sostanza di un presidio medico che, grazie all’aiuto del medico, accompagnerà il paziente per i sei mesi successivi all’introduzione del palloncino ad avere più consapevolezza nel suo modo di alimentarsi. E che, soprattutto, lo porterà ad avvicinarsi a uno stile di vita salutare mediante l’acquisizione progressiva di una chiara coscienza del nutrimento.

Ringrazio ‘Allurion program’ per avermi scelta quale medico su cui puntare per la diffusione del metodo a Torino, in special modo per essersi accorti del connubio fra i valori umani e professionali alla base del mio modo di vedere e sperimentare nuovi punti di contatto tra medicina e tecnologia al servizio del benessere”, chiosa l’autrice del fortunato bestseller ‘La Bellezza dell’Imperfezione’ (HCA Edizioni).

Tutte le informazioni sul sito www.cristinasartorio.com e sulla Pagina Facebook Medicina Estetica Cristina Sartorio e su Instagram al profilo @dr.cristinasartorio.

Emergenza smog cronica, “codice rosso” a Torino

Mal’aria 2022 – edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero
Allerta smog nelle 13 città italiane al centro della campagna Clean Cities: 
da gennaio a inizio ottobre 2022 codice rosso per Torino, Milano, Padova. Giallo per Parma, Bergamo, Roma e Bologna. 
Nessuna città rispetta i valori suggeriti dall’OMSL’appello di Legambiente al prossimo nuovo Governo: 
“Seguire i piani del Mims per decarbonizzare i trasporti. Per città più sostenibili e pulite si potenzino i servizi e mezzi green alternativi alle auto private e si implementino trasporti e zone a basse emissioni” 

In Italia l’emergenza smog è sempre più cronica. In questi primi dieci mesi del 2022 suona già il primo campanello d’allarme per inquinamento atmosferico. Livelli degli inquinanti off-limits, traffico congestionato e misure antismog insufficienti sono ormai una situazione di “malessere generale” che rischia di peggiorare con l’avvio della stagione autunnale-invernale.  È quanto emerge in sintesi dal dossier: “Mal’aria 2022 edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero” realizzato da Legambiente che, nell’ambito della campagna Clean Cities,  fa il punto, da inizio anno ai primi di ottobre 2022, sulla qualità dell’aria di 13 città italiane al centro della campagna, mettendo a fuoco anche il tema delle politiche sulle mobilità urbana. Per quanto riguarda il PM10, la soglia di 35 giorni da non superare con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo, è stata ampiamente superata con almeno una delle centraline, in 3 delle 13 città analizzate. Sono già in codice rosso Torino, Milano e Padova che si trovano fuori dai limiti di legge, rispettivamente con 69, 54 e 47 giornate di sforamento. Codice giallo, invece, per Parma (25), Bergamo (23), Roma (23) e Bologna (17) che hanno già consumato la metà dei giorni di sforamento. A seguire, le città di Palermo e Prato (15), Catania e Perugia (11) e Firenze (10) che sono già in doppia cifra.
Nessuna delle 13 città monitorate nell’ambito della campagna Clean Cities, rispetta poi i valori suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sia per quanto riguarda il PM10 (15 microgrammi/metro cubo) che per il PM2.5 (5 microgrammi/metro cubo) e l’NO2 (10 microgrammi/metro cubo). Il PM10 ha una media annuale, eccedente il valore OMS, che oscilla dal +36% di Perugia, passando per città come Bari (+53%) e Catania (+75%), fino ad arrivare al +121% di Torino e +122% di Milano. Situazione ancora più critica per quanto riguarda il PM2.5, dove lo scostamento dai valori OMS oscilla tra il +123% di Roma al +300% di Milano. Male anche per l’NO2:l’eccedenza dei valori medi registrati rispetto al limite dell’OMS varia tra il +97% di Parma fino al +257% di Milano.Un quadro, in sintesi, davvero preoccupante, visto che – ribadisce Legambiente – è sugli standard dell’OMS che andrà a adeguarsi la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria – in corso di revisione entro l’anno – rendendo l’Italia suscettibile a nuove procedure d’infrazione e multe miliardarie (da aggiungersi alle precedenti tre). Da non trascurare anche l’impatto sulla salute: l’inquinamento atmosferico miete più vittime in Italia che nel resto del continente europeo. Secondo le ultime stime dell’EEA (Agenzia europea ambiente), il 17% dei morti per inquinamento in Europa è infatti italiano (uno su 6). Per diminuire gli impatti sulla salute, e sull’ambiente, l’Europa ha fissato gli obiettivi per la neutralità climatica entro il 2050 (il Piano d’azione “Verso Emissioni Zero”) con la proposta intermedia di ridurre le emissioni di gas serra del 55% (rispetto al 2005) entro il 2030. Ma per raggiungere tale scopo, secondo l’associazione ambientalista per liberare le città dallo smog occorre potenziare servizi e mezzi green alternativi alle auto private e implementare trasporti e zone a basse emissioni, come già predisposto dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Inoltre, l’Italia deve accelerare il percorso di decarbonizzazione dei trasporti urbani che sono la principale causa d’inquinamento nelle nostre città. Fondamentale sarà dunque l’integrazione tra le strategie europee, nazionali e regionali.“Non c’è più tempo da perdere. Dobbiamo occuparci della drammatica condizione della qualità dell’aria dei nostri centri urbani e rendere, al contempo, le nostre città più sicure e vivibili”, dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. “Il preoccupante immobilismo della politica italiana davanti alle emissioni di biossido di azoto, dovute in gran parte al traffico veicolare, ci è costata già una condanna da parte della corte di Giustizia europea. Dopo anni di richiami nessun governo è stato in grado di mettere in atto misure credibili per sanare un problema gravissimo, che ha causato più vittime della pandemia nell’anno 2020 e 2021. È necessario agire su due fronti distinti, ma complementari. Il primo riguarda la formulazione di misure di incentivo che favoriscano la scelta del trasporto pubblico locale e altre forme di mobilità sostenibile, nonché disincentivi all’utilizzo dell’auto privata. Il secondo è relativo alla formulazione di mobilità alternativa all’automobile. Necessaria, soprattutto, un’accelerazione negli investimenti a sostegno del Traporto Pubblico Locale e delle infrastrutture, come tram e ferrovie urbane. Il nuovo governo ha dunque un importante sfida di fronte a sé: avviare la transizione green della mobilità del Paese, adottando le linee guida del Mims”.

È stato un errore allentare le misure antinquinamento negli anni della pandemia. La ripartenza si preannuncia peggiore”, commenta Andrea Poggio, responsabile Mobilità di Legambiente. “Tornano finalmente in alcune città i limiti alla circolazione per i veicoli più inquinanti – come i diesel Euro4, o, a Milano, gli Euro5 – vecchi, comunque, di 12 anni i primi e tra i 7 e gli 11 i secondi. Ma la sfida per le città italiane sarà l’incremento dell’offerta di servizi di trasporto pubblico e di mobilità condivisa elettrica per tutti, anche per chi abita in periferia. In Italia abbiamo più auto che patenti, con un quarto delle metropolitane, dei tram e dei bus elettrici d’Europa. Colmare questo divariosarà il compito delle 9 città italiane che aderiscono all’obiettivo ‘Carbon Neutral’ al 2030, condiviso con 100 città europee. Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Bergamo, Padova, Parma, Prato non possono fallire, sono la nostra avanguardia”.

A distanza di una settimana dal nostro appello sull’emergenza smog nel bacino padano, si ribadisce la necessità di un’azione trasversale a scala nazionale e regionale affinché la qualità dell’aria diventi una priorità per le amministrazioni. Torino è già in codice rosso con per il numero di sforamenti di PM10 consentiti in un anno (69 su 35 consentiti) È fondamentale che le risorse pubbliche a disposizione vengano indirizzate verso le azioni più efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico, che devono riguardare traffico, riscaldamento e settore agricolo – sottolinea Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Anche i fondi destinati al comparto delle infrastrutture di collegamento non possono essere sprecati per finanziare progetti vecchi e nuovi di autostrade, che sono causa di aumento delle emissioni: trasporto pubblico e infrastrutture ferroviarie devono essere al centro della strategia di investimenti delle Regioni sul trasporto.”

Focus sulle politiche di mobilità. Infine, il report Mal’aria 2022 – edizione autunnale contiene anche un focus su ZTL, LEZ, offerta del trasporto rapido di massa e sugli investimenti nel settore previsti dal PNRR. Analizzate 15 città italiane: Roma, Torino, Milano, Bergamo, Padova, Bologna, Parma, Genova, Firenze, Prato, Napoli, Pescara, Bari, Cagliari e Catania. Quello che emerge, in sintesi, è che l’offerta del trasporto rapido di massa (treni, metropolitane, tramvie, filovie) rasenta la sufficienza nella maggioranza dei casi. Spesso insufficienti, per estensione ed efficacia, anche le misure di limitazioni al traffico e alla circolazione dei veicoli inquinanti.

Verso una mobilità pulita. Per ridurre le emissioni inquinanti o climalteranti, Legambiente propone i seguenti strumenti:

  • la riduzione dei limiti velocità nelle autostrade da 130 a 100 km/h. Una misura immediata che consentirebbe la riduzione sia delle emissioni di CO2 del 20% sia del NO2 del 40%;
  • il potenziamento dell’offerta di mobilità pubblica, anche e soprattutto del Trasporto Rapido di Massa. Il Pnrr che si propone di realizzare oltre 200 km di rete di TRM – 11 km di metropolitane, 85 km di tram, 120 di filovie – è un inizio: per colmare il divario con il resto d’Europa, occorrono altri 200 km di metropolitane (o ferrovie urbane), 400 km di tram e altrettanti di filovie;
  • Trasporto pubblico, condiviso e completamente elettrico; il potenziamento dei servizi di sharing mobility in tutte le aree metropolitane e nelle città con oltre 30.000 abitanti e servizi a chiamata per i comuni più piccoli; la diffusione delle nuove tecnologie digitali (dalla prenotazione elettronica ai primi di progetti di Mobility a as Service);

La campagna per liberare le città dall’inquinamento. Il Dossier Mal’aria ricade nell’ambito della Clean Cities Campaign alla sua III edizione. Un’iniziativa sostenuta da Legambiente insieme ad una coalizione europea di ONG, associazioni ambientaliste, think-tank, movimenti di base e organizzazioni della società civile che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. La campagna sostiene la mobilità attiva, condivisa ed elettrica per un futuro urbano più vivibile e sostenibile, inclusa la graduale eliminazione dei veicoli con motore a combustione interna dalle città.

Il dossier è disponibile a questo link.

Il futuro è digitale con Piemonte Innova

TORINO WIRELESS DIVENTA PIEMONTE INNOVA 

Rinnovato il brand e rafforzata la missione. I soci pubblici confermano il loro sostegno fino al 2050. 

La compagine societaria si allarga con tre nuovi ingressi.  Focus su imprese ed enti digitalmente fragili, PNRR e Partnership Pubblico-Private.

Piemonte Innova, già Torino Wireless, è sin dall’esordio un soggetto unico a livello nazionale che mette a fattor comune in ambito digitale soggetti pubblici, enti di ricerca e imprese. Uno staff di 35 persone impegnate su oltre 40 progetti di cui 8 europei, un cluster nazionale, un polo regionale e un ecosistema dedicato all’innovazione. Piemonte Innova mette a disposizione competenze nella gestione dei bandi sui temi dell’innovazione europei e italiani, sostiene e affianca Pmi e piccoli comuni nella transizione digitale, risponde alle richieste di partecipazione ai progetti promossi dagli enti territoriali, individuando fabbisogni e collaborazioni per progetti di ricerca collaborativa pubblico-privata.

A queste funzioni storiche dei 20 anni di Torino Wireless, Fondazione Piemonte Innova aggiunge, grazie all’ingresso dei nuovi soci e al rinnovato patto tra i fondatori, nuove competenze e il mandato di agire, in collaborazione con gli altri Stakeholder, come soggetto facilitatore dei processi di innovazione e di sviluppo della digitalizzazione dei cosiddetti soggetti digitalmente fragili: piccoli comuni e micro e piccole imprese dei settori meno tecnologici.

L’obiettivo è animare e accompagnare imprese e pubbliche amministrazioni nella gestione dell’impatto economico e sociale delle grandi transizioni – digitale, ambientale ed energetica – che caratterizzeranno i prossimi anni a partire da tre grandi temi: Sostenibilità, Intelligenza Artificiale e Cybersecurity. Il riconoscimento nazionale e non solo più regionale della Fondazione, inoltre, offre ulteriori opportunità di miglioramento competitivo.

“La capacità di attrarre investimenti, imprese e idee è diventata nevralgica per rendere più competitivi i territori che si contendono i circa 300 miliardi disponibili per l’Italia tra Programmazione europea 2021-2027 e PNRR. L’innovazione digitale è il processo abilitante grazie a cui queste risorse si trasformeranno in un beneficio concreto per cittadini e imprese, generando sviluppo e competenze diffuse” spiega Massimiliano Cipolletta, presidente di Piemonte Innova. “Noi siamo al servizio di queste strategie, pienamente supportati dai nostri fondatori pubblici che hanno voluto sancire questo rinnovamento con un nuovo accordo di programma: Regione Piemonte, Città Metropolitana e Comune di Torino, Politecnico e Università di Torino, Camera di commercio di Torino. A loro si affiancano i nostri fondatori privati: Fondazione Links e Unione Industriali di Torino con cui abbiamo rinnovato accordi di collaborazione mirati e a cui si sono aggiunti nel 2022 tre nuovi enti che hanno aderito e con cui sono già partite collaborazioni strategiche: Camera di commercio di Cuneo, CSI Piemonte e Unioncamere Piemonte”.

“Siamo di fronte a un nuovo paradigma che ha imposto un cambiamento di dimensione e funzioni che ci ha convinto anche a cambiare nome assumendo una dimensione più ampia. Piemonte Innova però mantiene inalterata la sua natura di partenariato pubblico-privato. Vent’anni di storia certificano una

competenza radicata che poggia su una conoscenza reale di oltre 3.000 imprese, di cui almeno due al giorno, per un totale di circa 400 all’anno, si rivolgono a noi e utilizzano almeno una delle nostre funzioni” aggiunge Laura Morgagni, direttore di Piemonte Innova.

Piemonte Innova mantiene la gestione del Polo di Innovazione ICT, una rete che traina dal 2009 l’innovazione del Piemonte attraverso eventi di networking, supporto a bandi regionali e nazionali, finanziamenti europei. Il polo è strutturato su cinque filiere che interpretano le sfide del futuro: Blockchain, Digital4Social, Green&Circular, Intelligenza Artificiale e Smart Mobility. Ne fanno parte quasi 300 aderenti tra cui 252 Imprese, 17 università e organismi di ricerca e 21 enti e associazioni in qualità di partner o end user. In questi 15 anni il Polo ICT ha portato a finanziamento 316 progetti di ricerca, per un investimento sul territorio pari a 150 milioni di euro.

Ha una dimensione nazionale sin dalla sua fondazione, un’altra eccellenza che Piemonte Innova eredita nella gestione: il Cluster SmartCommunitiesTech, la rete nazionale che dal 2012 promuove progetti di innovazione e soluzioni tecnologiche applicative per la gestione di aree urbane e metropolitane. Tredici soci territoriali, 119 organizzazioni aderenti e 46 città, animano questa comunità che integra e sviluppa competenze, fabbisogni e interessi per lo sviluppo tecnologico e sociale delle città.

Continuano poi i progetti bandiera, a partire da #PiemonteDigitale2030 lanciato da Regione Piemonte a luglio 2022 per sostenere e incrementare, tra i cosiddetti enti digitalmente fragili, le opportunità dei primi bandi del PNRR sulla transizione digitale. In soli due mesi e mezzo già ben 130 comuni sono stati accompagnati per concorrere a ottenere parte dei 260 milioni disponibili e attivare i servizi digitali richiesti dal programma nazionale.

Sul fronte della Camera di commercio di Torino ci piace mettere in evidenza il #ProgettoI3S nell’ambito del programma Tech4good di Torino Social Impact per la digitalizzazione del terzo settore attraverso percorsi di riqualificazione e co-progettazione con il mondo delle cooperative e degli organismi di volontariato e #Digitalesottocasa, un programma che prevede il sostegno al settore del commercio e dell’artigianato di prossimità grazie all’attivazione di una piattaforma digitale per crescere sul web e alla messa in campo di una rete di assistenti digitali delle Associazioni di categoria. Un ottimo riscontro lo hanno poi avuto i bandi camerali del triennio 2020-2022 dedicati alle Pmi attraverso i voucher per la digitalizzazione; in qualità di soggetto attuatore la Fondazione ha aiutato ben 117 imprese che hanno potuto sviluppare progetti di trasformazione digitale per un investimento complessivo di circa 1,8 milioni di euro.

Piemonte Innova è, inoltre, uno dei partner dell’Ecosistema Nodes (Nord Ovest Digitale e Sostenibile finanziato a giugno 2022 dal Ministero dell’Università e della Ricerca su una proposta presentata dal Politecnico e dall’Università di Torino insieme a una rete di 24 partner pubblici e privati. È uno degli 11 Ecosistemi dell’Innovazione che il Ministero ha individuato al fine di supportare la crescita sostenibile e inclusiva dei territori di riferimento in quella che viene identificata come la doppia transizione (digitale ed ecologica), che tramite il Pnrr porterà 110 milioni di euro tra Piemonte, Valle d’Aosta e le province più occidentali della Lombardia, Como, Varese e Pavia. Nodes punta a creare in tre anni, filiere di ricerca e industriali in sette settori legati alle vocazioni del nostro territorio. Delle risorse già individuate 54 milioni di euro saranno impiegati

in “bandi a cascata” per accrescere le competenze, valorizzare la ricerca e trasferimento tecnologico.

Tra i progetti per e con i nostri soci fondatori ci piace infine citare CTENext, la Casa delle Tecnologie Emergenti della Città di Torino, che vuole trasformare il territorio in un centro di trasferimento tecnologico diffuso verso le Pmi su quattro grandi ambiti: Smart Road, Urban Air Mobility, Industria 4.0 e Servizi Urbani Innovativi.

Tutti questi progetti confermano l’unicità riconosciuta a livello nazionale di Piemonte Innova, un soggetto neutrale e indipendente – tra pubblico e privato – che ha l’obiettivo di accelerare lo sviluppo delle competenze tecnologiche piemontesi anche a livello nazionale e internazionale e generare ricadute su imprese e istituzioni.

Ed è proprio per meglio misurare e rappresentare questi risultati e progettare un Piano di attività strutturato e sinergico con i suoi Fondatori e Contributori, che Piemonte Innova a partire dal bilancio 2023 pubblicherà il bilancio sociale con forte attenzione alla valutazione di impatto sociale.

“Il crogiuolo” di Miller/Dini, un crescendo perfetto tra streghe e maccartismo

Sino a domenica 23, nella sala del Carignano

Arthur Miller debuttò a Broadway con “Il crogiuolo” nel  gennaio del 1953, quando l’America era in pieno maccartismo (da noi il testo lo propose Visconti nel ’55 con la coppia Santuccio/Brignone, e nel 1971 Sandro Bolchi ne offrì una ripresa televisiva con un più che convincente Renzo Montagnani che si può rivedere su youtube; il cinema, per inciso, se ne appropriò in più occasioni, dal “Prestanome” a “Come eravamo”, da “Indiziato di reato” a “L’ultima parola”, ovvero il calvario dello sceneggiatore Dulton Trumbo, a “Good Night Good Luck”, significativa opera diretta da George Clooney) – il senatore del Wisconsin Joseph McCarthy era alla caccia delle streghe rosse che infestavano la sua nazione – e ad un anno da quando l’amico Elia Kazan pensò bene di denunciarlo all’Attività Anti-americane (salvo poi tentare di spiegare nel personaggio di Marlon Brando in “Fronte del porto” i propri tormenti nella ricerca di una giustificazione). Un dramma che in filigrana denunciava il presente di delazioni, tradimenti, suicidi e condanne, rifacendosi alla narrazione dei fatti cruenti successi a Salem, nel Massachusetts, nel 1692, tra una comunità socialmente e religiosamente salda e intransigente, ferrea nei propri principi, fondata su regole rigidissime, derivata da quei padri pellegrini che settant’anni prima, un centinaio di persone, sotto i tre alberi del “Mayflower”, avevano attraversato dalle coste inglesi l’Atlantico e raggiunto quei territori.

Tutto era iniziato con il “comportamento bizzarro” di due ragazzine, Abigail Williams e Elizabeth Parris, l’una nipote e l’altra figlia del pastore della comunità, pronte a rompere le leggi prestabilite infangando il buon nome di un uomo, John Proctor, cui Abigail s’era un tempo legata, e della moglie, in un clima di violenza e di paura, di menzogna e di vendetta, di egoismi senza freni che andava crescendo di giorno in giorno. Mettendo in campo visioni e danze sfrenate nei boschi, sabba e l’intervento malefico di una strega, coinvolgendo l’intero paese nella ricerca obbligata di quel diavolo che aveva preso la giovinezza delle due ragazze e aveva distrutto l’armonia di sempre. Menzogne e delazioni che portarono all’impiccagione di diciannove persone e all’arresto di altre centocinquanta, nei tanti mesi in cui la parola stregoneria fu sulla bocca di tutti.

Il carico di follia che s’impossessa di ognuno, il panorama di terrore che s’instaura, la religiosità cieca e antica, le buffonate di una certa medicina (o antimedicina), le piccole dittature dello stato, i parroci che tentano di riaffermare i loro privilegi, la sessualità e la libertà, l’imperativo dei diritti, ogni attimo di quella quotidianità pare riflettersi nel nostro presente, in cui la metafora di Miller scena dopo scena si scopre sempre di più, divenendo lucida e amaramente accusatrice. La vendetta di una ragazzina prende contorni sempre più ampi, quelli che conducono al patibolo: soltanto Proctor, rifiutando un passato di uomo colpevole, legato alla fisicità, pronto a promettere e ad abbandonare quelle promesse fatte in una frettolosa relazione, riacquista il proprio prestigio ed il coraggio di uomo consapevole ed eroico, “civile”, rifiutando – come fece Miller – di fare i nomi dei suoi compagni e affrontando il supplizio.

Filippo Dini, presentando nel programma di sala lo spettacolo che ha diretto ad inaugurare la stagione dello Stabile torinese – uno spettacolo teso, cupo, ferreo, narrato con estrema ricchezza di toni, espresso in piena modernità ma senza ricorrere a mezzi che cancellassero forzatamente un’epoca, applauditissimo in una delle repliche a cui ho assistito in un Carignano ahimè non affollato nei vari ordini di posti come al contrario meriterebbe, forse troppo caotico e urlato nella prima parte ma arrivando a qualcosa che somiglia ben da vicino ad un personale capolavoro nella seconda, saggiamente coadiuvato dalle scene di Nicolas Bovey, dai costumi moderni di Alessio Rosati e dalle luci di Pasquale Mari, mentre in sala o in un angolo della scena la chitarra elettrica di Aleph Viola sottolinea la tensione dell’intera operazione – parla in una soppesata quanto ragionata escalation di fobie/paure/metastasi: e mi pare che queste siano davvero le componenti esatte dello spettacolo, il graduale annientamento della ragione, la ricerca sviluppata attraverso i molti e differenti tratti di un Demonio che possa essere la motivazione dell’intera tragedia.

Il dramma è imponente, come la propria struttura, come l’ossatura che deve reggerlo. Ovvero gli attori, una quindicina, e non si crea dall’oggi al domani qualcuno che abbia il desiderio e la forza di sobbarcarsi un simile peso. Lo ha fatto lo Stabile di casa nostra, tre settimane di repliche (sino a domenica 23 ottobre) e una tournée con nove piazze, tra cui la capitale e poi Milano e Genova e Napoli), un impegno certo non indifferente, come una risorsa e un patrimonio non indifferenti. Gli attori, quindi: da Manuela Mandracchia a Nicola Pannelli, crudelissimo e plumbeo vicegovernatore Danforth, anche narratore e chiosatore della vicenda, da Andrea Di Casa che è un parroco “morto” nelle proprie convinzioni e nel vecchiume più incancrenito a Gennaro Di Biase. Tra le giovani leve, una convincente Caterina Tieghi, magari da tener d’occhio per il futuro.

Elio Rabbione

Nelle foto di scena di Luigi De Palma, alcune immagini dello spettacolo

Zuppetta alla Bakunin o patate Van Gogh? Le ricette anarchiche di Rava

S’intitola “Ricette (anarchiche) tra lago d’Orta, Maggiore e oltre” l’originalissimo libro di Giorgio Rava, edito da Tararà.

Chi conosce il poliedrico artista omegnese sa bene quanto ami scrivere, dipingere e  disegnare,  assecondando il suo spirito anarchico. Una creatività dimostrata anche nell’amore per la cucina che pratica ad “eccellenti livelli”, come confermava Alberto Gozzi, già docente di sala all’Alberghiero di Stresa e sovrintendente alle attività dei settori tavola e cucina al Quirinale con i presidenti della Repubblica Scalfaro, Ciampi e Napolitano, scomparso a 83 anni nel marzo di quest’anno, nell’introduzione del volume e delle 122 ricette presentate ai lettori. Giorgio Rava, intellettuale a tutto tondo, con passione e curiosità ha reinventato le ricette  della sua cucina “anarchica”. E’ lui stesso a spiegare le ragioni di questo rapporto amoroso dalle lontane radici. “Tra i ricordi della primissima infanzia vi sono i profumi della cucina delle mie nonne, quella paterna e quella materna, l’una lombarda (il suo risotto con lo zafferano), l’altra romagnola (la pasta fatta in casa e i cappelletti); poi quella di mia madre romagnola cha ha sposato un piemontese, ma di quel Piemonte “alto”, sembra addirittura walser, che aveva in sé la cocciutaggine e la ruvida dolcezza del pane di segale delle genti venute dalla Valle del Goms”. Una cucina “bastarda” , o meglio “anarchica” da cui Giorgio Rava ha tratto il  suo Dna culinario, aggiungendo alle memorie famigliari  la  sua personale propensione  alla baldoria, alle disfide con gli amici ai fornelli, ai piatti sperimentali alla cui base spesso sta il suo orto “cui attendo con le cognizioni di mio padre e di un diploma di Perito Agrario su un terra magra di montagna”. Quando insegnava lettere consigliava ai suoi alunni di prestare attenzione allo stretto e potente legame tra palato e letteratura: dagli etilici vapori de L’Assommoir di Zola  alla fame del Riccetto della Vita violenta di Pasolini, o a quella della famiglia dei Braida de La malora di Fenoglio, ma anche il Manifesto della Cucina Futurista e il risotto alla milanese di Carlo Emilio Gadda. Del resto, e sono parole sue “ la vita è un minestrone o una bouillabaisse; noi ne siamo i cuochi e  sta a noi condirla, farla più o meno saporita, trovarne i giusti ingredienti”. Alberto Gozzi scriveva che le ricette di Rava sono “veramente anarchiche, libere da ogni espressione di regole fondamentali, come ad esempio le grammature degli ingredienti”. Da una Guerra di Piero a base di Bettelmatt a una Catalana con tanto di omaggio a Orwell, da una salsiccia Candelora a una pasta con il formaggio erborinato del Mottarone si passa alle maliziose ostriche alla Chateau d’If del conte di Montecristo. Che dire poi dei tanti piatti a base di pesce di lago e di mare, alla pietanza dedicata alla rivolta dei marinai russi di Kronštadt contro il potere sovietico per un socialismo libertario, alle patate Van Gogh e alla zuppetta alla Bakunin per finire con il dolce Morte al Kaiser in onore di Guglielmo Oberdan, patriota irridentista triestino? Il libro di Giorgio Rava si legge con un certo languore. Per la  sua capacità affabulatoria, certamente, ma anche per l’induzione a provare le delizie che propone in chiave, appunto, “anarchica”.

Marco Travaglini