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Torna anche quest’anno MITO per la Città, 13 giorni di musica dal vivo

Dal 10 al 23 settembre – 103 eventi musicali a Torino

Torna anche quest’anno MITO per la Città, la rassegna parallela al festival MITO SettembreMusica, giunta alla sua diciassettesima edizione. Dal 10 al 23 settembre, Torino è attraversata da 13 giorni di musica dal vivo, con 103 appuntamenti complessivi: 93 interventi musicali itineranti e 10 concerti e incontri gratuiti aperti al pubblico.

Dal 2009, MITO per la Città si distingue per il suo impegno sociale: porta la musica là dove ce n’è più bisogno, nei luoghi della cura, dell’accoglienza e dell’assistenza, con particolare attenzione alle periferie urbane e sociali. Un festival diffuso, che trasforma la città in un tessuto sonoro, costruendo legami attraverso il linguaggio universale della musica.

Note senza barriere

Il cuore del progetto sono i concerti riservati a chi difficilmente potrebbe partecipare a un evento musicale dal vivo: i pazienti di sei ospedali cittadini, i minori detenuti all’Istituto Ferrante Aporti, gli ospiti delle RSA, le famiglie ospitate nelle Case di Accoglienza della Città.

A portare la musica in questi luoghi sono 55 giovani strumentisti provenienti da due importanti istituzioni didattiche piemontesi – il Conservatorio di Torino e la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo con il progetto Obiettivo Orchestra della Filarmonica TRT. Le formazioni variano dal duo flauto e chitarra ai quintetti di ottoni, dai quartetti d’archi alle fisarmoniche: ensemble flessibili, in grado di adattarsi agli spazi e alle persone, per regalare momenti di ascolto e bellezza.

Spazi urbani diversi e inaspettati

Accanto agli eventi riservati, MITO per la Città propone anche numerosi appuntamenti aperti a tutti, in contesti insoliti e spesso inediti: la Sala dei Mappamondi dell’Accademia delle Scienze, i portici di via Nizza e Porta Palazzo, le Gallerie d’Italia – Torino, Area X – lo spazio esperienziale dedicato alla diffusione della cultura assicurativa di Intesa Sanpaolo Assicurazioni, con le musiche di Ezio Bosso pensate per il grande schermo, e ancora il CAM e la sede di Altec, dove la musica incontra l’immaginario aerospaziale.

Parallelamente, il Centro Civico di Formazione Musicale della Città di Torino è protagonista di due concerti: uno domenica 14 settembre presso la chiesa del Santo Volto e l’altro martedì 16 settembre presso le Gallerie d’Italia – Torino, dove gli allievi del Laboratorio di musica per immagini di Stefano Maccagno propongono live i loro lavori di sonorizzazione di film muti che vengono parallelamente proiettati.

Bambini, anziani, scuole e ospedali

Le formazioni musicali raggiungeranno anche nidi e scuole materneistituti professionalicarceriospedali e centri riabilitativi, portando la musica in contesti molto diversi: dai reparti oncologici ai centri per pazienti Alzheimer, dal nuovo centro ASL per adolescenti a Vanchiglia all’Ospedale Infantile Regina Margherita. In particolare, un concerto nella cappella delle Molinette è reso possibile grazie al sostegno di Jacobacci Avvocati.

Ogni intervento è pensato per accogliere e valorizzare ogni unicità, offrendo un momento musicale anche ai familiari e al personale delle strutture.

Due eventi per due luoghi simbolici

Nel 2025, MITO per la Città celebra due luoghi emblematici della memoria collettiva:

  • al Parco della Pellerina, in occasione dell’80° anniversario della Liberazione, si ricorda la figura di Mario Carrara, con un concerto di ottoni e un momento di musicoterapia a cura dei servizi psichiatrici ASL;
  • al Parco della Rimembranza alla Maddalena, nel centenario della sua fondazione, si alternano ensemble di ottoni e attività di arteterapia realizzate insieme agli assistiti dei servizi sanitari.

Una rete di collaborazioni

Grazie al costante sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo la rassegna quest’anno si arricchisce anche di progetti mirati come lo Spazio 0–6 nei pressi del mercato di Piazza della Repubblica, Soul Kitchen, un progetto dedicato ai disturbi alimentari, e una serie di interventi nei quartieri di San Donato, Falchera e Vallette, nell’ambito de La cultura dietro l’angolo.
Particolarmente significativo è l’incontro tra anziani e bambini della Scuola Gabelli, nei pressi di Piazza Foroni, accompagnato dal suono brillante di un quintetto di ottoni.

Un programma per tutti, disponibile dal 1° settembre

MITO per la Città si articola in una parte di eventi aperti al pubblico e gratuiti, e in una parte di appuntamenti riservati per esigenze di tutela e accessibilità. Il programma completo è disponibile a partire dal 1° settembre.

MITO SettembreMusica è un progetto della Città di Torino, realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino, con il sostegno di Intesa SanpaoloFondazione Compagnia di San PaoloFondazione CRT, e con il contributo di IrenAltecJacobacci Avvocati e del Charity Partner Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.

Scopri il programma

La Regione studia alternative al blocco degli Euro 5 dal 2026

Il Piemonte sta lavorando per trovare un’alternativa al blocco delle auto Euro 5 nei Comuni sopra i 100mila abitanti (Torino e Novara) che per legge nazionale sarà attivato dal primo ottobre 2026. La norma è il risultato appunto della legge statale e di un emendamento che ha spostato in avanti di un anno l’entrata in vigore delle limitazioni, prevista inizialmente per il 2025, e aumentato le dimensioni dei centri urbani interessati.

La Commissione Ambiente, presieduta da Sergio Bartoli, oggi ha infatti espresso parere positivo a maggioranza alla delibera di Giunta che adegua alla nuova norma il Piano regionale per la qualità dell’aria, approvato a dicembre 2024.

Sergio Bartoli, presidente V Commissione Ambiente

“Come prevede la legge – ha spiegato l’assessore Matteo Marnati – invece delle limitazioni al traffico, le Regioni possono adottare misure alternative che raggiungano lo stesso scopo di limitazione dell’inquinamento. Per questo intendiamo riattivare una struttura speciale, che sarà coordinata dal direttore regionale Angelo Robotto, per coadiuvare gli studi di Arpa Piemonte, Politecnico e Università che dispongono già di dati da studiare e attiveranno altri laboratori. Dobbiamo anche valutare – ha proseguito Marnati – l’impatto dell’utilizzo dei biocarburanti di origine vegetale, che in alcuni territori sono già in distribuzione. Intendiamo raggiungere una certificazione piemontese per questo biocarburante che si potrebbe usare anche per il Tpl. Inoltre, vogliamo utilizzare l’Intelligenza artificiale per rendere più scorrevole il traffico e quindi portare ad una riduzione importante degli inquinanti”.
Nella discussione sono intervenuti: il consigliere Alberto Unia (M5s), che ha posto il problema dei Comuni limitrofi a quelli superiori ai 100mila abitanti, le consigliere Gianna Pentenero (Pd) e Vittoria Nallo (Sue) per chiarimenti sulla struttura che dovrà valutare ed elaborare le nuove misure, il consigliere Davide Zappalà (FdI) che ha sollecitato il coinvolgimento di tutte le province del Piemonte.

Poesia come impegno civile e richiamo a cambiare stile di vita

GIOVANI AUTORI

Mi chiamo Benedetta, al momento mi occupo di tutela e valorizzazione del paesaggio e nel tempo libero mi dedico a un piccolo progetto di scrittura, #ildiariodipoe. A sei anni ho scritto la mia prima poesia e da allora non ho mai smesso; durante il liceo ho scritto soprattutto della potenza delle emozioni che, come adolescente impegnata nella “faticosa ricerca del significato”, vivevo quotidianamente. Oggi rifletto intorno alla semplicità della vita e, da antropologa specializzata nell’analisi della relazione tra comunità umane e ambiente, indago la precaria condizione dell’antropocentrismo, messo in discussione dai cambiamenti climatici. Credo nel ruolo della poesia come prezioso strumento di impegno civile e presa di coscienza della necessità di un cambiamento del nostro stile di vita.
Benedetta Rigo
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Autunno in collina
Di colline sono i sogni,
con prati verdi e germogli.
E c’è anche la magia
delle foglie che diventano
gialle, rosse:
dai rami si son mosse.
C’è una canzone popolare piemontese che mi hanno insegnato i miei nonni dedicata a una madre che perde la figlia in un naufragio. La figlia stava cercando di raggiungere l’America. Si intitola “Mamma mia, dammi cento lire”.
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Nell’oceano sui bastimenti
Il Monferrato è
un santo venerato,
un padre obbedito,
un amante amato
e tra le impietose onde
di un religioso silenzio
abbandonato.
Dammi cento lire
che in America voglio andar
Una sacca di tela,
le mani nude
e la buona volontà:
null’altro
aveva Giovanni
con migliaia d’altri
sui bastimenti.
Pescatore che peschi i pesci,
la mia figlia vai tu a pescar?
Giovanni infine tornò
ad insegnare nelle scuole:
ebbe una lunga vita,
due figli e parole
di potenza inaudita.
Ma quanti non tornarono
mai più dall’oceano:
vite spezzate dall’acqua salata
e dal desiderio di lasciare
il Monferrato,
tanto odiato e tanto amato.
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Festa
Quando una festa non festeggia
rimane ancorata e mareggia
nelle conversazioni di circostanza
costrette in una danza:
arrivano conoscenti
– gli amici son pochi,
non certo venti –
che si scontrano come fiere
rinchiuse in sbarre vere.
strati di pancake nella fetta
La festa vuota è quella
dove le cianfrusaglie sono sovrane,
dove discutere del gioiello regalato
è l’argomento scontato.
“Io le ho preso una collana, tu?”
Chi rimane a lungo è senza indugio
il meno scaltro della banda,
poiché aspetta come un segugio
il taglio della torta, che non sia scialba!
Dopo è il momento di pacchi,
pacchetti, nastri e bustine:
un bracciale, una penna, una carta,
tutto è lecito per la scomparsa.
“Ciao, grazie, è stato bello!”
Fino al prossimo anno sei un invitato modello.

Una riflessione storica sul colonialismo italiano. Contro le vulgate

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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Credo che sia necessario avviare una riflessione storica sul colonialismo italiano in Africa che non sia succubo delle grossolane pagine di  Angelo del Boca. A 90 dall’inizio della guerra d’Etiopia (1935 ) Annamaria Guadagni sul “Foglio“ dedica un ampio articolo al colonialismo italiano in Africa iniziato nel 1882 con l’acquisizione della baia di Assab.  Nell’articolo vengono ripercorse le “nefandezze“ e le “atrocità  coloniali italiane”, rimettendo, in modo solo apparentemente sorprendente  in circolazione  le cose scritte con livore anti- italiano da un non storico come Angelo del Boca. Quindi viene evidenziato, come è giusto che sia, l’uso dei gas da parte del viceré di Etiopia Rodolfo Graziani e  viene persino esaltato il comunista Ilio Barontini, definito “leggendario  antifascista”, mandato da Mosca  ad addestrare partigiani in Etiopia  e organizzare un governo provvisorio riconosciuto dall’imperatore etiope in esilio. Viene invece  ignorato il massacro di soldati italiani ad Adua  del 1896 dopo la sfortunata ed improvvida campagna d’Africa, voluta da Crispi, che creò in Italia grande  scalpore e un ricordo destinato a restare nei decenni, sul quale fece leva 40 anni dopo Mussolini per giustificare a suo modo l’aggressione all’Etiopia come sostennero le maggiori potenze coloniali a Ginevra che condannò l’Italia alle “inique  sanzioni“, come venne detto allora.
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Non c’è parola in quasi due pagine di articolo della campagna di Libia del 1911, impresa iniziata  e conclusa durante l’età giolittiana che ebbe il favore degli Italiani, se si escludono Salvemini (che  definì la Libia “uno scatolone di sabbia”) e Mussolini che, allora socialista rivoluzionario, si sdraiava sui binari delle tradotte per impedire ai soldati di partire per la guerra. L’Italia giunse ultima a cercare un “posto al sole“, dovendosi accontentare di territori che non avevano attratto l’ingordigia coloniale inglese, francese e tedesca. Anche il Belgio e il Portogallo erano potenze coloniali e quindi la tesi in base alla quale l’Italia avrebbe dovuto astenersi, come sostiene Giorgio Rochat , uno degli storici più faziosi succeduto in cattedra al grande Piero Pieri, risulta essere viziata da un pregiudizio ideologico e da un anacronismo antistorico che giudica il passato con gli occhi del presente. Le imprese coloniali italiane furono la logica e inevitabile  conseguenza di una Nazione italiana nata con ritardo di secoli che seppe durante la Grande Guerra dare un apporto alla vittoria alleata  che la mise tra le grandi Nazioni europee. Non era più l’Italietta giolittiana il paese che aveva battuto l’impero austroungarico, provocandone la fine che segnò una svolta nella storia Europea carica di conseguenze per lo più non positive, come colse subito Croce già nel 1918.
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Si può discutere se nel 1935 avesse senso imbarcarsi in una nuova impresa coloniale fuori tempo massimo, ma non può essere dimenticato che l’impero africano dell’Italia fu anche quello volto a portare strade, scuole, ospedali in terre incolte e in paesi arretrati in cui vigeva addirittura la schiavitù. L’impero coincise con quelli che De Felice definì gli “anni del consenso”. Andrebbe anche evidenziato che forse l’Italia diede alle Colonie molto più di quanto ne  ricavò. E mi riferisco a Somalia, Libia, Etiopia in cui l’impronta italiana in parte rimane ancora oggi. L’Italia lasciò di sé un ottimo ricordo. Molti coloni italiani rimasero in Libia fino alla cacciata di Gheddafi  e in Etiopia il Negus, tornato al potere dopo la sconfitta dell’Italia in Africa, si circondò di Italiani in posti di responsabilità. L’azienda idroelettrica abissina rimase addirittura di proprietà di una famiglia italiana. Quindi un discorso storico non può fermarsi al livore ideologico di del Boca; anche le vicende dopo la fine del colonialismo italiano non rappresentarono maggiore civiltà e progresso, come dimostra la storia delle ex colonie italiane divenute preda di lotte tribali senza fine.
Ovviamente nell’articolo in questione  viene ignorato il sacrificio del domenicano padre Reginaldo Giuliani caduto nella compagna d’Etiopia ancora oggi venerato dai suoi confratelli  e viene, a maggior ragione,  ignorato il Vice Re di Etiopia e governatore dell’Africa orientale italiana Amedeo di Savoia duca d’Aosta che aveva una storia personale  di contatti e di vita in terra africana: in Somalia insieme allo zio Duca degli Abruzzi e nel Congo belga  come operaio sotto falso nome. Amedeo d’Aosta si era laureato in Giurisprudenza con una tesi  in diritto coloniale in cui si sosteneva che un dominio straniero sugli indigeni poteva trovare giustificazione solo  nel miglioramento delle condizioni  di vita delle popolazioni colonizzate.
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E come vice Re dal 1937 al 1941 il duca  fu promotore di grandi opere pubbliche destinate a durare nel tempo. Certo la dominazione fascista in Africa Orientale si fece sentire, come ebbe rilievo positivo in Libia la presenza  del  governatore Italo Balbo. Nella storia, come anche nella vita, non tutto è da gettar via. Come si dice volgarmente, va almeno distinto il bambino dall’acqua sporca . Come disse Carlo Delcroix che conobbe il principe sabaudo, Amedeo “visse da santo e morì da eroe“. Forse Delcroix esagerava, ma certo la sua figura studiata in modo esemplare da Gianni Oliva, non può essere ignorata. La sua resistenza sull’Amba Alagi  che ottenne l’onore delle armi inglesi e la sua morte in prigionia a Nairobi per restare con i suoi soldati sono una delle pagine più alte insieme alla strenua resistenza dei soldati italiani ad El Alamein a cui rese onore il presidente della Repubblica Ciampi che sentì la complessità della storia ,andando oltre la politica che “giudica e manda”, senza mai  tentare una sintesi storica, neppure a distanza di 90 anni. L’articolo del “Foglio “ non fa che riprendere le vulgate antistoriche del passato. Ed è un peccato che non deve sorprendere perché il giornale di Cerasa è in realtà molto conformista.

Nel carcere di Torino non è grappa

ASSODISTIL RICHIAMA L’ATTENZIONE VERSO UN USO IMPROPRIO DEL TERMINE 

Caro direttore,

da parte di alcuni organi di stampa e mezzi di comunicazione assistiamo ad un uso improprio del termine grappa associato ad alcuni episodi che si sono verificati all’interno di Istituti Penitenziari che hanno portato al sequestro di oggetti vietati tra cui bevande alcoliche autoprodotte. AssoDistil, associazione che da 80 anni rappresenta e tutela le principali realtà della distillazione italiana, stigmatizza l’utilizzo improprio del termine Grappa” da parte dei media.

La Grappa è un prodotto fortemente identitario del patrimonio agroalimentare italiano, tutelato da una normativa specifica (DM 28 gennaio 2016) e riconosciuto come Indicazione Geografica (IG). Secondo quanto stabilito dal Decreto Ministeriale del 30 settembre 2011 del MASAF, la denominazione “Grappa” può essere attribuita esclusivamente all’acquavite di vinacce ottenuta da uve provenienti, vinificate, distillate ed elaborate integralmente sul territorio nazionale, in impianti riconosciuti e secondo metodologie produttive rigorose e conformi al disciplinare.

L’utilizzo del termine “Grappa” per indicare prodotti alcolici privi di qualsiasi controllo sanitario e qualitativo, e la definizione impropria di una “vera e propria distilleria” riferita a una produzione non autorizzata, non solo indebolisce la reputazione di un’eccellenza italiana, ma fuorvia l’opinione pubblica, facendo confusione tra un prodotto legale, certificato, storico, di qualità garantita dalla competenza decennale di mastri distillatori e da enti di certificazione accreditati, e un alcolico di produzione incerta, clandestina e di qualità molto dubbia per giunta non certificata da alcun ente accreditato.

“A tutela della reputazione non solo del prodotto, dei suoi produttori e dei consumatori, ma anche delsignificato culturale dell’eccellenza Made in Italy, invitiamo i media a prestare una maggiore attenzione nell’utilizzo delle giuste terminologie: la Grappa IG è un vanto della distillazione italiana da non confondere con altri intrugli prodotti in maniera dilettantesca ed estemporanea che possono risultare anche dannosi per la salute” – ha rimarcato Sandro Cobror, Direttore di AssoDistil.

Ufficio Stampa AssoDistil

Il programma di Attraverso Festival dal 28 luglio al 1 agosto

Attraverso Festival 2025 presenta lunedì 28 luglio alle ore 21,  a Rocca Grimalda, nell’Alessandrino, presso il Belvedere Marconi, lo spettacolo intitolato “Doppia coppia” di Neri Marcorè, con la partecipazione di Anaïs Drago, Domenico Mariorenzi e Chiara Di Benedetto.

La passione per la musica di Neri Marcorè ha fatto sì che alla sua attività di attore si affiancasse via via quella di cantante e chitarrista, dando vita negli anni a tantissimi concerti e spettacoli. Tra questi ricordiamo “Un certo signor G.” , basato sul repertorio di Gaber, ”Quello che non ho”, “Come una specie di sorriso” e “La buona novella”, tratto da De André,  “Di mare e di vento”, tratto da Testa, “Le mie canzoni altrui” e “Duo di tutto”, che spaziano nel cantaurato italiano e straniero.
In “Doppia Coppia” per Attraverso Festival, a Rocca Grimalda il 28 luglio, si propone un’inedita formazione composta dall’inseparabile amico Domenico Mariorenzi, polistrumentista, Anaïs Drago, violinista, e Chiara Di Benedetto, violoncellista, per reinterpretare una serie di canzoni note e meno note che andranno a formare una colonna sonora nella quale gli spettatori potranno riconoscersi.
Martedì 29 luglio a Serravalle Scrivia, ad Alessandria, alle 21, nella tenuta La Bollina, si esibirà  Manuel Agnelli, nello spettacolo “La scomparsa del mistero. Tra parole e musica”.
Mercoledì 30 luglio nell’area verde di Gamalero, alle 18, a ingresso gratuito, si esibirà Fabio Geda, proponendo un reportage sull’Angola, in collaborazione con Medici per l’Africa Cuamm. Sempre mercoledì 30 luglio, a Cassano Spinola, nell’Alessandrino, al Belvedere San Martino di Gavazzana, alle 21 Turbopaolo proporrà uno show dal titolo “Solo show”.
Mercoledì 30 luglio  ad Alba, nel Cuneese, al teatro Sociale Busca, Arena Guido Sacerdote, alle 21, si esibirà Andrea Pennacchi in “Una piccola Odissea”, con musiche dal vivo di Giorgio Gobbo, Gianluca Segato, Annamaria Moro. Lo spettacolo sarà  replicato venerdì 1 agosto alle 18 presso Bosio, nell’Alessandrino, all’ Ecomuseo Cascina Moglioni, nel parco Naturale Capanne di Mercarolo, con musiche dal vivo  di Giorgio Gobbo , Gianluca Segato e Annamaria Moro.

Attraverso Festival presenta questi appuntamenti fra il 28 luglio e il 1 agosto prima della pausa estiva del programma della decima edizione, che riprenderà  a partire dal 28 agosto. Da Rocca Grimalda a Serravalle Scrivia, passando per Gamalero, Alba e Cassano Spinola, le colline piemontesi diventano palcoscenici naturali per concerti, spettacoli e racconti. Un festival diffuso che non smette di sorprendere per un settimana estremamente ricca, che testimonia ancora una volta l’identità molteplice e coraggiosa di Attraverso Festival, un intreccio di suoni, pensieri e bellezza che attraversa i territori.

Mara Martellotta

Nella Val di Susa messa a ferro e fuoco dai NoTav c’è Bardonecchia unico luogo al mondo ad avere ben 3 Trafori internazionali

di Mino GIACHINO 
Mentre cinquanta km più in basso sempre nella bellissima Val di Susa sabato tremila NOTAV hanno messo a ferro e fuoco alcune aree del cantiere e la autostrada, creando danni notevoli a persone e cose, oggi a Bardonecchia viene inaugurato il terzo traforo internazionale importantissimo per i traffici commerciali e turistici di tutta Sueopa. Chi sorvolasse in elicottero Bardonecchia vedrebbe nell’arco di 500 metri ben tre Trafori internazionali. 
Il primo pensato da Medail e poi da Des Ambrois ma approvato e finanziato da Cavour il nostro grande Statista cui dobbiamo l’Unita d’Italia, venne terminato prima del tempo  a settembre 1871. 
Il secondo traforo quello autostradale viene aperto negli anni 80.  
Visto il grave incidente del 1999 al Traforo del Bianco, che costò parecchie vittime, si iniziò a parlare di seconda canna di sicurezza al Traforo del Frejus.  Il ragionamento riparti nel 2009 ,quando ero al Governo, ne parlai in un intervento in Valle e ricevetti critiche dai giornali valsusini . Per fortuna il mio Governo tenne duro e si andò avanti e a settembre ,quando chiuderà nuovamente il traforo del Bianco , il traffico che si riverserà al Frejus troverà una traforo per andare e uno per venire , in questo modo aumenterà notevolmente la sicurezza stradale. Cosa molto importante visti i gravi ritardi nella costruzione della TAV. Ieri finalmente i Sindaci NoTav han capito che la guerriglia impedisce ai Comuni di discutere del progetto. Capire prima fa sempre la differenza.
Sotto vedete le foto dei due trafori autostradali affiancati e quello ferroviario del 1871.  Mi auguro che qualcuno pensi a dare un bel riconoscimento a Bardonecchia perché se i Comuni della Bassa Valle si fossero comportati come Bardonecchia a quest’ora avremmo la TAV , più lavori in Valle e nel Paese e avremmo risparmiato almeno 4 miliardi di euro e avremmo diminuito l’inquinamento.

Auto nella scarpata: ferite due donne, una è grave

È stato necessario l’intervento dell’elisoccorso per salvare due donne che  sono rimaste ferite, una gravemente, in un incidente avvenuto a Prazzo in valle Maira. L’auto sulla quale viaggiavano è precipitata in una scarpata per diverse decine di metri.

Toro scatenato!

Aboukhlal nuovo rinforzo, si tratta per Elmas o Oristanio

Il mercato si accende con l’arrivo ufficiale di Zakaria Aboukhlal, esterno offensivo marocchino classe ’00 proveniente dal Tolosa. Il giocatore ha firmato un contratto pluriennale e rappresenta un rinforzo importante per il reparto avanzato, grazie alla sua velocità, duttilità e capacità di andare in gol partendo dalla fascia. Dopo una buona stagione in Ligue 1, Aboukhlal è pronto a mettersi in mostra anche nel campionato italiano.
Nel frattempo, la società continua a muoversi sul mercato per completare la rosa: sul tavolo resta aperta una trattativa che porterà a un solo innesto tra Eljif Elmas e Gaetano Oristanio.
Il primo sarebbe un gradito ritorno,il secondo arriverebbe dal Venezia.

Enzo Grassano