ilTorinese

Inaugurata la nuova sede dell’ITS Academy Agroalimentare Piemonte

Un nuovo polo formativo dedicato a innovazione, sostenibilità e didattica esperienziale nel cuore di Lucento, intitolato al Cav. Flavio Repetto

Si è svolta ieri, con ampia partecipazione di pubblico e autorità, l’inaugurazione ufficiale della nuova sede dell’ITS Academy Agroalimentare Piemonte, in via Pianezza 110 a Torino, in occasione del decennale della Fondazione. La nuova struttura, realizzata grazie ai finanziamenti del PNRR, si configura come un moderno polo di formazione tecnica superiore dedicato al settore agroalimentare. Situata nel quartiere Lucento, storico quartiere della periferia torinese che negli ultimi anni sta avviando un vivace processo di rigenerazione urbana, anche grazie all’insediamento di diverse realtà che operano nei settori della formazione e dell’inclusione sociale, la sede si propone come punto di riferimento per l’innovazione e la sostenibilità e intende diventare un fulcro per il tessuto imprenditoriale piemontese, valorizzando la vocazione agroalimentare del territorio.

La nuova struttura offre spazi didattici e laboratori all’avanguardia, pensati per un apprendimento pratico e direttamente collegato alle esigenze delle imprese. Tra le dotazioni più innovative, spiccano i laboratori di trasformazione alimentare avanzata, serre automatizzate di acquaponica e aeroponica, packaging, wine & mixology e analisi sensoriale, un birrificio, laboratorio di chimica e di microbiologia, dotazione informatiche con un simulatore di guida per trattori 4.0 e droni per la gestione delle analisi e delle rilevazioni dati sui campi, oltre a software dedicati alla rilevazione e all’analisi dati. Qui gli studenti seguono un percorso che integra teoria e pratica, con un approccio fortemente orientato al lavoro e alle sfide future. L’offerta formativa, gratuita e finanziata da Regione Piemonte – FSE+, Ministero dell’Istruzione e del Merito e dall’Unione Europea – NextGenerationEU (PNRR), include corsi biennali post-diploma ad alta specializzazione tecnologica, che spaziano dall’innovazione alla produzione e al marketing, tra cui Gastronomo, Wine Marketing Manager, Enofood Experience Manager, Sostenibilità nella Filiera Food, Agricoltura di Precisione, La Fabbrica del Cioccolato, Pastry Chef, Mastro Birraio 4.0 e LIDL Assistant Store Manager. Buona parte dei docenti proviene dal mondo produttivo, assicurando una formazione costantemente aggiornata e in linea con le reali esigenze delle aziende. Il piano di studi prevede inoltre 680 ore di stage, che rappresentano un’occasione concreta di ingresso nel mercato del lavoro, con possibilità di esperienze all’estero grazie al programma Erasmus+.

Il Presidente della Fondazione ITS Academy Agroalimentare Piemonte, Silvio Barbero, ha commentato: «L’inaugurazione della nuova sede rappresenta una tappa strategica nel percorso dell’ITS Academy Agroalimentare Piemonte. Un ambiente progettato per accogliere laboratori all’avanguardia e dotazioni tecnologiche, in linea con le esigenze di un settore in continua evoluzione.

Ma la tecnologia non è mai fine a sé stessa: è uno strumento al servizio della qualità della formazione, pensato per offrire agli studenti esperienze concrete, professionalizzanti e fortemente connesse al mondo del lavoro. L’obiettivo è prepararli a diventare innovatori e protagonisti qualificati del sistema agroalimentare, rafforzando il legame tra formazione, imprese e territorio. In questo contesto, la sostenibilità è un elemento chiave: non solo come competenza tecnica, ma come valore culturale trasversale, fondamentale per affrontare le sfide della transizione ecologica.»

«L’ITS Academy Agroalimentare Piemonte rappresenta una delle punte più avanzate e virtuose del nostro sistema di alta formazione tecnico-professionale. La nuova sede non è solo un traguardo strutturale, ma un simbolo concreto di come la formazione di qualità, se ben progettata e radicata nei territori, possa diventare leva di sviluppo economico, sociale e occupazionale. Investire in istituti come questo significa offrire ai nostri giovani percorsi formativi altamente specializzati, in grado di trasformare il talento in competenza e la competenza in lavoro. Ma significa anche dare alle imprese risposte reali e tempestive, colmando il disallineamento tra domanda e offerta di professionalità» ha affermato il Vicepresidente e assessore alla Formazione della Regione Piemonte Elena Chiorino. «Gli ITS sono una vera opportunità per i ragazzi: rappresentano una scelta concreta, efficace, da prendere in seria considerazione quando si decide quale direzione dare al proprio futuro. Non sono un’alternativa di serie B, ma una strada di eccellenza. La Regione Piemonte – ha concluso Chiorino – crede profondamente negli ITS: li consideriamo strumenti strategici per valorizzare le eccellenze produttive del nostro territorio, generare occupazione qualificata e affrontare con consapevolezza e visione le grandi sfide della contemporaneità. Questo è il Piemonte che vogliamo costruire: una Regione capace di investire sui giovani, sul merito, e su una formazione che crea futuro».

La nuova sede è stata intitolata al Cavaliere del Lavoro Flavio Repetto, fondatore del Gruppo Elah Dufour Novi, in riconoscimento del suo importante contributo al settore agroalimentare e al territorio, cui ha dedicato la sua intera vita imprenditoriale. All’ingresso dell’ITS è stata collocata un’illustrazione del Cavaliere, realizzata dall’illustratore monferrino Max Ramezzana, mentre nei corridoi sono esposti pannelli con alcune sue frasi celebri, pensate per ispirare gli studenti. Un ulteriore pannello, arricchito da un’immagine ideata da Nicolò Taverna, allievo ITS del corso Gastronomo, racconta le tappe professionali più significative della vita del Cavaliere.

Guido Repetto, Presidente del Gruppo Elah Dufour Novi, ha dichiarato: «L’intitolazione della sede dell’Agroalimentare Innovation Hub di Torino a mio padre è un riconoscimento che onora il profondo legame che la nostra famiglia ha sempre sviluppato tra impresa, formazione e territorio. Per la nostra famiglia e il nostro Gruppo è motivo di orgoglio e sentita gratitudine vedere associato il suo nome a

un luogo dedicato alla crescita delle nuove generazioni. Flavio Repetto ha sempre creduto nel valore della conoscenza come strumento di sviluppo personale e collettivo: questa scuola rappresenta oggi un’eredità viva di quei principi, un ambiente dove i giovani possono e potranno coltivare competenze, visione e senso di responsabilità.»

Alla cerimonia di inaugurazione sono intervenuti, oltre a Silvio Barbero, Guido Repetto ed Elena Chiorino, anche Stefano Lo Russo, Sindaco di Torino; Francesco Manfredi, Presidente INDIRE; Elisa Meineri, docente dell’ITS Academy; e l’alunna Aurora Granzotto. A chiudere la giornata è stato Fabrizio Berta, Direttore Generale dell’ITS Academy Agroalimentare Piemonte, con uno sguardo rivolto alle prossime sfide del settore e ai futuri sviluppi dell’offerta formativa.

La giornata si è conclusa con il tradizionale taglio del nastro, seguito da una visita guidata ai laboratori e da un momento conviviale aperto ai partecipanti.

“DELPHI. Ecosistema democratico”, una scuola di consapevolezza politica

Fondazione di studi storici Gaetano Salvemini, Prossima democrazia e Polo del ‘900
Con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito delle Linee Guida per il sostegno a scuole di politica.
 4, 5, 6 luglio 2025
 Polo del ‘900 – Torino
La Fondazione di studi storici Gaetano Salvemini e l’APS Prossima Democrazia presentano “DELPHI. Ecosistema democratico”, una scuola di consapevolezza politica rivolta a giovani cittadini attivi, militanti e amministratori locali, che si terrà dal 4 al 6 luglio 2025 presso il Polo del ‘900 di Torino.
La scuola nasce con l’obiettivo di esplorare, comprendere e sperimentare nuove forme di partecipazione politica, andando oltre il voto e i tradizionali meccanismi rappresentativi, per integrare strumenti di democrazia partecipativa, diretta, deliberativa e civica.
Attraverso un approccio multidisciplinare e laboratoriale, DELPHI propone un percorso formativo di tre giorni, articolato in 11 laboratori, che spazieranno dalle assemblee dei cittadini estratti a sorte ai referendum, dal bilancio partecipativo alla disobbedienza civile e alla nonviolenza, con ospiti e docenti di respiro nazionale e internazionale.
L’obiettivo è formare una nuova generazione di “ambasciatori democratici”, capaci di promuovere, praticare e diffondere un approccio ecosistemico alla democrazia nei propri contesti di vita, lavoro e impegno politico.
La partecipazione è gratuita, comprensiva dei pranzi durante i tre giorni. La call è rivolta a 30 giovani under 35, che potranno iscriversi fino al 25 giugno 2025.
Al termine della scuola, verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Clelia Castellano: “Il canto dell’ebreo errante è una lezione di speranza per tutti i popoli”

A ridosso del 7 ottobre, a un anno dal pogrom del 2023, esce per Guerini e Associati, con prefazione del Rettore Lucio d’Alessandro, un libro importante e necessario, della sociologa Clelia Castellano: La società fra memoria e speranza. Sottotitolo Hatikvah. Per un Umanesimo possibile. “Hatikvah” significa, in ebraico, “la speranza”, ma è anche il titolo dell’inno nazionale ebraico, costruito attorno ad una melodia antica che è emozionante ascoltare, oggi, mentre c’è chi nega ad Israele il diritto di esistere sulle carte geografiche.

«Il sottotitolo del mio libro, HaTikvah, non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza, un’istigazione pungolante come il tafano di socratica memoria a cercare la luce al di là delle cose. Questa parola ebraica vuol dire “speranza” ed allude, in un canto meraviglioso che oggi è l’inno nazionale, al ritorno alla terra promessa, dopo schiavitù e sofferenze, per vivere in pace. Il canto dell’ebreo errante è una lezione di speranza per tutti i popoli, accoglierlo non significa odiare i palestinesi, ma ricordare una verità semplice: ogni popolo, come ogni uomo, è in cerca di una terra, di un orizzonte, di un luogo da poter chiamare casa e a nessun uomo, come a nessun popolo, dovrebbe essere negato questo diritto». Infatti questo libro, scritto con eleganza e profondità semantica, è dedicato dall’autrice “A tutti coloro che sono sulla via del ritorno”, perché non vuole semplicemente essere un segno di speranza e una presa di posizione nei confronti dell’antisemitismo vergognosamente dilagante, ancora una volta, nel mondo. È anche una celebrazione della memoria intesa come patrimonio dei popoli tutti, in una stagione di crisi dell’Occidente nella quale il recupero della cultura della memoria può essere la risposta all’urgenza di un nichilismo esistenziale che sta privando le nuove generazioni di consapevolezza storica e civile, al di là di spettacolari protagonismi “politici” sui social, talvolta frutto di pregiudizi e disinformazione. Nel dilagare dell’ideologia e della mercificazione di corpi e identità, la memoria è in grado di ridare vigore alla meraviglia della differenza, intesa non come inciampo conflittuale e presupposto di sopraffazione dell’altro, bensì in quanto ideale postura esistenziale per accostarsi all’alterità rispettosamente, proprio perché in dialogo consapevole con le proprie radici. Scrive l’autrice : «La contingenza storica degli avvenimenti recenti […] è stata il motore che ha avviato la riflessione, ma questa è stata sostenuta e temperata dalla volontà di cercare equilibrio e pace. Per lungo tempo si è rinfacciato al popolo ebraico l’ergersi a unico attore della sofferenza nella storia, come se il lavoro sul ricordo degli eventi della Shoah, la cui portata educativa è immensa, fosse colpevole di mettere in ombra altre storie di sofferenza: nulla di più ingiusto, sia perché l’unicità della Shoah come fenomeno storico è innegabile, sia per la vicinanza di una parte del mondo culturale ebraico, nonostante le posizioni della politica ufficiale, ad altre tragedie, come quella armena. Gli ebrei non hanno chiesto di essere deportati, torturati, odiati, dispersi: sulla loro pelle, hanno imparato la lezione della memoria e della resilienza, e queste sono lezioni di umanesimo alle quali tutte le culture debbono attingere».

Il libro della Castellano è un auspicio a considerare la memoria come categoria umana foriera di pace e civiltà, quando il suo uso non è indiscriminato, rimettendo in gioco le categorie che il dilagare del pensiero unico relega ai margini della riflessione collettiva. « L’umile sforzo di questo piccolo libro, che, ripeto, vuole essere un punto di domanda e di partenza, è ribadire l’imprescindibile necessità della memoria per restare umani. Ed è un libro che condanna l’antisemitismo non per tutelare una minoranza etnica o culturale[…], ma per tutelare, attraverso un popolo che è stato reso dalle sferzate della storia Maestro di memoria nell’erranza e nella sofferenza, l’umanità tutta, ed ogni memoria. Dire no all’antisemitismo significa dire sì alla vita, alla tolleranza, al rispetto di ogni essere umano e di ogni popolo. Dire no all’antisemitismo è il primo mattone per costruire un umanesimo globale, cominciando dall’Occidente, che dopo il tramonto preconizzato da Spengler cerca la promessa di una nuova alba. Lungo la strada della memoria si incontrano dittatori, criminali, assassini, bugiardi: ma i popoli meritano che la loro memoria venga accolta! Cercando la verità storica nella consapevolezza della parzialità dei nostri sguardi, della finitudine dei nostri metodi, ma sempre servendo la vittoria della vita sull’omicidio, del rispetto sull’insulto, dell’empatia sull’indifferenza, dell’umiltà sulla certezza del pregiudizio, della pazienza del tempo sulla violenza dell’istante che cristallizza arbitri e ingiustizie – storture che invece la consapevolezza del fluire storico rivela nella loro parzialità. Al servizio del bisogno di poesia e di consolazione dell’umano e contro ogni forma di schiavitù fisica e mentale, cercando la Sapienza con perseveranza e con amore. Ripensare il desiderio di Sapienza, Memoria, Storia, significa rivivificare l’identità offuscata dalla confusione del mondo e bandita dai discorsi politicamente corretti per la sua portata polemica e conflittuale. Identità e nazione sembrano le erbacce da estirpare dall’aiuola del multiculturalismo tollerante, indistinto, fluido. La memoria svela che radici identitarie salde sono invece ciò che permette di accogliere l’altro: perché conosciamo noi stessi ed amiamo le nostre case, i nostri cari, i nostri luoghi possiamo comprendere l’altrui bisogno d’amore e non prevaricare l’altro, ma cercare un punto di equilibrio. C’è sete di memoria, in una stagione in cui si accetta di piangere l’ebreo storico, sbiadito ottant’anni fa nei campi di concentramento, e si esulta per lo sterminio dell’ebreo di oggi: un assurdo generato dall’amnesia generale di una società schiacciata nell’istante e plagiata da oblio e menzogne.»

Ripartendo dalla memoria del popolo ebraico in quanto emblematica, il libro, come scrive l’autrice, si pone come una “istigazione alla lettura e alla riflessione” e lascia spazio, in un lungo capitolo, alla memoria, berbera, armena, curda, palestinese, augurandosi di essere solo il primo tassello di una catena di riflessioni ulteriori, al servizio di tutti i popoli. «Tutte le memorie umane hanno pari dignità, quindi il filo conduttore del libro saldamente rimane, pur nel grande spazio dato legittimamente a Israele, quello della memoria del genere umano. Questo non vuole essere un testo di politica, né una puntuale ricostruzione storica: vuole essere invece un invito, rivolto soprattutto ai giovani studenti, a ripensare il valore della memoria […]Dalla storia, e dalla storia sociale ancor di più, impariamo gli scontri fra campi di forza e gruppi, esigenze materialistiche e aneliti individuali; ma possiamo anche imparare, educandoci reciprocamente alla ricchezza della memoria, che l’altro da sé ha il diritto di essere nella storia non meno di noi, e le nostre libertà e volontà devono contemperarsi. Inutile schierarsi come ad una partita di calcio, com’è avvenuto nelle nostre piazze e persino nelle aule delle nostre università. Fare memoria, condannare l’antisemitismo, criticare decisamente, ma civilmente, le politiche che non riusciamo a condividere, e soprattutto non lasciare che l’odio possa attecchire, fare spazio al sapere storico, invitare gli studenti alla riflessione e allo studio fornendo indicazioni bibliografiche e suggerimenti di approfondimento: questi gli umili obiettivi che questo piccolo libro cerca di realizzare. Soprattutto, e in ciò ha forse davvero qualcosa di ebraico, questo libro spera di scatenare letture ulteriori. Amos Oz scrisse una volta che essere ebrei non era questione di sangue, di cromosomi, di tribù e che per addentrarsi nel continuum ebraico bastava essere dei lettori. Per amor di sapienza, almeno nei luoghi di studio, potrebbe diventare questo il filo che unisce tutti i popoli, con la loro fantasia, le loro aspirazioni, le loro diversità; una matassa intricata, un gomitolo lontano, pochissimi operai disposti a sedersi all’arcolaio… ma vale la pena comunque cominciare ad intessere il filo della memoria».

Un libro scritto come umile atto di Umanesimo, le cui pagine scorrono come una lunga lezione sulla gentilezza e su come l’umano si faccia strada, attraverso gli orrori della Storia: « Mi perplime la tendenza a considerare sempre gli agguati dell’odio che si fa strada nella storia, dimenticando che anche l’amore percorre il mondo, come una forza invisibile, caparbia, spesso silente e non documentata, ma presente nelle traiettorie delle società e degli individui. Una forza che le violenze sembrano voler negare, ma che puntualmente si riaffaccia sull’orlo del baratro. Umanesimo, oggi, vuol dire credere in questa forza positiva, lavorare per essa, forse cercare di scriverne, per quanto ingenuo possa sembrare, proprio quando il baratro sembra più vicino e ineluttabile. Umanesimo significa, oltre i sangui versati e le devastazioni del male, dire no a un presente che opprime, cercare in esso spiragli di luce. E quand’anche fosse il buio, ad avere la meglio, continuare a cercare, e porsi al servizio della storia seguente».

Clelia Castellano, dice « La fiducia nel futuro non è semplice da coltivare, in questo tempo di odio, ma non sono certa che fare a meno di tentare sia la postura più auspicabile per il nostro spirito…Alla nausea sartriana dinanzi alle celebri radici incastrate nel suolo, preferisco i rami protesi verso il cielo, spogli dopo il gelo dell’inverno, ma pronti per le prossime gemme; alla radice esistenzialista, foriera di spaesamento e di nausea, preferisco l’epica radica tolkieniana, tanto profondamente incarnata nella terra da non gelare mai. Alla rassegnazione perplessa, alla constatazione intellettuale dotta, preferisco la saggezza dell’innocenza che vuole credere in un mondo salvato dagli alberi e dai bambini, e si rifiuta di reggere la falce agli orchi con la propria rassegnazione».

Chabiant Winery

Vale il viaggio ! A circa  3,15 ore da Baku in Azerbaigian
ecco Chabiant Winery , un’azienda vinicola isolata nel villaggio di Hacıhətəmli,a circa 750 mt con 250 ettari di vigneti di vitigni caucasici
e europei , dove l’elevato sbalzo termico tra notte e giorno è ideale per l’uva .
La neve sciolta dalle magnifiche montagne Niyaldag (2063 m) è l’unica fonte d’acqua che nutre il suolo tutto l’anno . Fondata nel 1982 , nel 2017 ha modernizzato la struttura di produzione e ha iniziato ad esportare in Russia ed in China .
Offre vari blend di vini, ma quando si tratta di autentici vitigni locali, la produzione è 100% in monovitigno per mantenere la purezza
del vigneto.
Le uve vengono raccolte a mano e imbottigliate nella tenuta mantenendo la massima qualità nella produzione di vini bianchi, rossi e giovani.
Chabiant winery è riuscita a tenere viva la lunga tradizione vinicola del Caucaso, nonostante la campagna contro l’alcol del 1985 di Mikhail Gorbaciov, che portò alla distruzione dell’80% dei vigneti azeri.
Tour del vino (₼ ), con cui potete degustare
le varietà indigene come il Madrasa e il Bayan Shira, sono presenti ogni giorno .
Sotto la sapiente ed attenta supervisione del enologo italiano Marco Catelani , la cantina ha fatto passi da gigante in campo tecnologico e nella attenta analisi dei vigneti.
Ecco i vini che mi sono piaciuti:
CHABIANT MADRASA 2022
Uve: 100% Madrasa
Vendemmia: manuale, metà ottobre
Affinamento: 70% affinato per mesi in serbatoi di acciaio inox,30% in barrique usati per 6 mesi
Almeno 12 mesi in bottiglia.
Colore: rubino medio
Naso :ciliegia e mora e prugna con leggere note di vaniglia
Bocca: ciliegia e frutti rossi maturi, bilanciati da
tannini morbidi e bella beva
CHABIANT BAYAN SHIRA 2020
Uve: 100% Bayan Shira
Vendemmia: manuale, fine agosto
Affinamento: 6 mesi in serbatoi di acciaio inox, battonage settimanale sulle lieviti indigeni
Colore: paglierino medio con riflessi verdognoli
Sapori: aromi floreali bianchi e agrumati
Sapore: fresco e minerale con acidità equilibrata, note di erbe aromatiche
e lime persistente nel finale .
Chiamate in anticipo per prenotare un posto. È anche possibile pernottare nella guesthouse di Chabiant, circondata dai pendii rigogliosi del Caucaso maggiore, con grandi panorami che arrivano fino a Qəbələ.
Grazie all’entusiasmo di Sasha che ci ha accompagnato in cantina ed alla competenza e passione dell’enologo Marco Catelani.
Attenzione alle prossime uscite che sono ancora in sperimentazione….
Alla prossima!
LUCA GANDIN
PER INFO
Ismayilli Wine-2″ OJSC, Hajihatamli village,
Ismayilli region, Azerbaijan
+ 9 9 4 5 1 7 0 0 3 2 22
i n f o @ c h a b i a n t . a z
@ www.chabiant.az
© chabiantwinery

Progettare, innovare, (in)formare l’agrifood



“Open innovation, dalla ricerca al campo. Casi di studio e consigli utili”

Martedì 17 giugno – dalle 18:00 alle 19:00

Un’ora dedicata a scoprire come progettazione, innovazione e formazione stanno trasformando – davvero – il mondo agroalimentare: dal laboratorio al campo, dai bandi europei alle reti internazionali.

Con i nostri ospiti esperti:

Cristiano Spadoni — Project Development Leader Image Line e Reporter AgroNotizie

Alessandra Ravaioli — CEO – Account Director – RP Comunicazione & Marketing

Marco FoschiniAgrifood Clust-ER Agrifood Manager

Parleremo di:

• Come trasformare i fondi europei (PAC, PSR, Erasmus+) in progetti reali

• Il ruolo strategico della formazione come leva per l’adozione dell’innovazione

• L’importanza di una comunicazione chiara e inclusiva per portare l’innovazione sul mercato

• Casi studio concreti e best practice ad alto impatto e replicabilità

• La forza delle reti e delle partnership pubblico-private nel trasferimento tecnologico

📍 Non perdete il prossimo appuntamento di Parla Con Me®
In diretta su LinkedIn Live, Facebook e YouTube

Collegatevi qui:
• LinkedIn Live → Simona Riccio
• Facebook → Simona Riccio
• YouTube → https://lnkd.in/eDmuc8GK

Vi aspettiamo per un dialogo aperto e ricco di spunti pratici:
insieme, possiamo trasformare davvero l’agrifood!

L’iniziativa è realizzata in collaborazione con Image Line nell’ambito del progetto CAP4AgroInnovation – Agrifood Edition, co-finanziato dall’Unione europea – programma hashtag#IMCAP

A cura di “Parla con me”

Motociclista muore nello scontro con un’auto 

Incidente mortale all’incrocio di Beinasco in corso Orbassano. Un motociclista si stava dirigendo  a  Torino quando si è scontrato con una Fiat 500L. L’uomo è morto sul colpo. Sul posto i soccorsi che hanno potuto solo constatare il decesso.

Blackout, negozi e ristoranti al buio, Ascom: “Intervenga il gestore, danni ingenti”

 In riferimento alle interruzioni di corrente che hanno interessato Torino nel week end, Ascom Confcommercio Torino e provincia sottolinea la necessità di intervenire per scongiurare nuovi episodi e i conseguenti danni per i negozi e i locali pubblici. 

 

«I blackout estivi purtroppo non sono una novità – afferma Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia –. Stupisce, perciò, che anche quest’anno il sistema elettrico non fosse pronto ad affrontare il primo caldo, annunciato peraltro da settimane. L’episodio di ieri è stato particolarmente grave: molte attività sono rimaste senza corrente anche per 10 ore, con disagi importanti e perdite economiche rilevanti, mentre in centro si riversavano almeno 30 mila persone attirate dal concerto in piazza Castello».

 

Bar, ristoranti e negozi in diverse zone della città, ma soprattutto in centro, hanno subito pesanti ripercussioni. Alcuni esercizi non hanno potuto nemmeno alzare le serrande elettriche o aprire al pubblico, altri sono rimasti operativi ma nell’impossibilità di emettere scontrini. Gravi le conseguenze su ristoranti e bar, che non solo non hanno potuto far sedere i clienti, ma hanno anche dovuto buttare via i cibi conservati nei freezer e nei frigoriferi. Secondo quanto previsto dalla normativa ARERA, alle utenze del Comune di Torino nelle zone ad alta concentrazione spetta un indennizzo automatico in caso di interruzione della fornitura superiore alle 8 ore consecutive. Questo, però, non può essere una scusa per non intervenire sulla rete».

 

«Il cambiamento climatico rende questi fenomeni sempre più frequenti; i nostri imprenditori devono avere la certezza di poter lavorare anche con il caldo a fronte del pagamento dell’energia a prezzi peraltro già molto salati. In assenza di interventi la situazione peggiorerà sempre di più e non possiamo permetterci di attendere soluzioni che arrivano in ritardo», conclude la presidente Coppa.

Oltre 30mila presenze al tour estivo di Radio Kiss Kiss in piazza Castello

 

La tappa torinese di Kiss Kiss Way, tour estivo di Radio Kiss Kiss, ha intrattenuto oltre 30mila persone in due giorni negli spazi allestiti in piazza Castello e nella piazzetta Reale. Ieri sera il concerto di chiusura, con protagonisti alcuni dei nomi più amati della scena musicale italiana quali Baby K, BNKR44, Capo Plaza, Coma Cose, Fred De Palma, Gaia, Ghali, Paola Iezzi, Fabio Rovazzi, Dani Faiv, Planet Funk, Serena Brancale, Settembre, The Kolors e, a sorpresa, Willie Peyote.

Il Play Village Kiss Kiss è stato il cuore pulsante del pre-show, punto d’incontro dinamico tra emittente, partner e pubblico, con musica, giochi e momenti di intrattenimento per tutte le età, tra musica live, dj set degli speaker, interviste agli artisti, le prove aperte e il grande concerto finale, oltre alla possibilità di vincere i biglietti per il concerto, sold out dal 5 giugno.

Nel cuore dell’evento – Casa Kiss Kiss – si è registrata una partecipazione d’eccezione, con la Presidente ed Editore di Radio Kiss Kiss Lucia Niespolo, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, l’assessora alla Cultura Rosanna Purchia e l’assessore ai Grandi eventi e al Turismo Domenico Carretta, oltre a numerosi ospiti tra cui dirigenti RAI, personalità dello spettacolo, dello sport, delle istituzioni, e professionisti della comunicazione.

“Radio Kiss Kiss desidera ringraziare sentitamente la Città di Torino – hanno dichiarato gli organizzatori – per l’accoglienza, la disponibilità e l’apprezzamento dimostrato verso l’emittente, garantendone così il successo del progetto. È stato un ritorno della musica live in uno dei luoghi simbolo della città, che ha permesso occasioni di aggregazione e intrattenimento di qualità per cittadini e turisti”.

Le foto ufficiali saranno disponibili su kisskiss.it e sui canali social di Radio Kiss Kiss. La diretta del live è stata trasmessa su Kiss Kiss TV (canale 158 DTT), con la produzione di Massimo Bonelli (iCompany) e la regia di Cristiano D’Alisera. Lo spettacolo sarà registrato per la realizzazione di due speciali da due ore ciascuno, in chiaro su TV8, su Sky Uno e in streaming su NOW, attesi per il 2 e 9 agosto alle 21.30.

Dopo Napoli e Torino, Kiss Kiss Way proseguirà con nuove tappe nelle piazze italiane.

TORINO CLICK

Vittima di incidente stradale e di malasanità a Torino: come tutelarsi?  

Informazione promozionale

Quali strumenti mette a disposizione la legge?

Può accadere, e purtroppo accade: una persona resta coinvolta in un incidente stradale e, nel corso del trattamento sanitario necessario per curare i danni riportati, subisce anche un caso di malasanità.

Si tratta di una doppia lesione, fisica e morale, che pone la vittima in una condizione di fragilità, di incertezza, di profonda sofferenza e di dispiacere. Come potrà fare a ottenere giustizia per una vita totalmente cambiata, a volte anche distrutta?

Quando la fiducia nel sistema viene messa a dura prova da eventi di questo tipo, è essenziale conoscere i diritti garantiti dalla legge e i percorsi per ottenere una tutela adeguata anche nella propria città, conoscendo i professionisti giusti.

In queste situazioni, il supporto di un avvocato civilista a Torino può fare la differenza nel riconoscimento dei diritti di una vittima.

È questa la figura che, grazie alla sua preparazione in materia di responsabilità civile e sanitaria, è in grado di guidare la vittima lungo un doppio percorso legale e risarcitorio. Vediamo come.

Incidente e malasanità: quando il danno è in scala maggiore

In uno scenario del genere, le conseguenze sono spesso gravi e articolate.

Dopo l’impatto iniziale – ad esempio un investimento sulle strisce pedonali o una collisione tra veicoli – la persona ferita viene ricoverata per ricevere cure mediche. Tuttavia, può verificarsi una negligenza o un errore nella gestione clinica: infezioni, diagnosi tardive, interventi mal eseguiti. L’effetto è un danno aggiuntivo, che non solo aggrava la condizione fisica, ma complica l’intero iter di recupero.

In termini giuridici, si parla di doppia responsabilità: da un lato quella dell’automobilista o del soggetto che ha causato l’incidente, dall’altro quella della struttura sanitaria o dei professionisti coinvolti nella cura.

Entrambe le circostanze possono (e devono) essere affrontate con strumenti distinti, ma coordinati, per garantire un risarcimento complessivo e proporzionato.

Due fronti, un unico percorso di tutela

La legge in Italia consente di agire separatamente per ciascun tipo di danno.

La responsabilità civile da circolazione stradale prevede il risarcimento da parte della compagnia assicurativa del veicolo responsabile.

È necessario documentare la dinamica del sinistro, le lesioni, e dimostrare come queste abbiano influito sulla vita quotidiana della vittima.

Parallelamente, in presenza di una condotta sanitaria errata o inadeguata, si può intraprendere un’azione per responsabilità medica, nei confronti dell’ospedale o del singolo operatore. Tale azione richiede l’accertamento di una colpa medica tramite perizia e l’attivazione di specifici procedimenti, come la mediazione obbligatoria.

Un avvocato civilista esperto in responsabilità sanitaria e stradale può rappresentare un punto di riferimento fondamentale in questi casi nella propria città.

Si tratta di una figura professionale che si occupa della gestione dell’intero iter legale: dalla raccolta della documentazione medica e assicurativa, alla consulenza tecnica, fino all’eventuale causa civile. È lui a coordinare periti, medici legali e testimoni, valutando con precisione la strategia più efficace per far valere i diritti della vittima.

In un contesto come quello torinese, dove le strutture sanitarie e le dinamiche del traffico presentano una notevole complessità, la conoscenza del territorio e delle prassi locali è un vantaggio non trascurabile.

Gli strumenti previsti dalla normativa italiana

Chi subisce un doppio danno può avvalersi di diverse tutele giuridiche:

  • Richiesta di risarcimento alla compagnia assicurativa del responsabile del sinistro stradale;

  • Azione legale per responsabilità sanitaria, secondo la Legge Gelli-Bianco (n. 24/2017);

  • Mediazione obbligatoria in caso di controversie sanitarie;

  • Consulenza tecnica preventiva per quantificare il danno prima del processo;

  • Costituzione di parte civile in sede penale, se vi è ipotesi di reato.

È fondamentale conservare tutta la documentazione medica, le fatture delle spese sostenute, i certificati, i referti e ogni elemento utile a dimostrare la sequenza causale tra danno e responsabilità. Su queste basi si costruisce il percorso legale per il riconoscimento del giusto risarcimento.

Diritti da difendere, strumenti da conoscere

Quando ci si ritrova vittima non solo di un incidente stradale, ma anche di una situazione di malasanità che ne aggrava le conseguenze, la sensazione di impotenza può essere profonda. I dubbi si moltiplicano: “A chi mi rivolgo?”, “Chi mi tutela davvero?”, “Riuscirò a ottenere giustizia?”.

In realtà, come hai potuto vedere, la legge italiana offre strumenti concreti per tutelare chi subisce un danno ingiusto, anche quando i fronti sono molteplici. Non si tratta solo di ottenere un risarcimento economico – per quanto fondamentale – ma anche di vedersi riconosciuti i propri diritti, la propria sofferenza, il proprio percorso di cura e di recupero.

È importante sapere che agire in tempo e farsi seguire dalla persona giusta può determinare l’andamento dell’interno iter volto alla propria tutela: affidarsi a un avvocato civilista esperto in responsabilità stradale e sanitaria consente di affrontare ogni aspetto con lucidità e competenza, evitando errori procedurali o sottovalutazioni

. È questa figura che può difendere i tuoi interessi, costruire un caso solido con il supporto di medici legali e periti, e seguirti passo dopo passo, senza lasciarti mai senza risposte.

Il primo passo è informarsi, il secondo è agire. Ogni giorno in Italia centinaia di persone vivono situazioni simili. Alcune rinunciano per paura di non farcela; altre, invece, per fortuna, decidono di farsi aiutare da professionisti che conoscono a fondo il sistema legale e i suoi tempi. Ed è proprio in questa scelta che inizia la strada verso il riscatto.

Se ti trovi in una situazione complessa e dolorosa, sappi che esiste un percorso di giustizia, verità e riparazione. E che la legge, se ben applicata da un professionista che la conosce a fondo, è uno strumento al tuo fianco.

Album fotografico di viaggio: le migliori mete italiane dove fissare i propri ricordi

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C’è qualcosa di profondamente autentico nel desiderio di immortalare un viaggio; non solo per il gusto estetico di un’immagine ben composta, ma per il bisogno – spesso silenzioso – di fermare il tempo.

Ogni foto racconta una storia: il riflesso della luce sul mare, lo sguardo stupito di un bambino davanti a un tramonto, una mano che sfiora un antico portale in pietra.

Per questo motivo, affidarsi a chi conosce l’arte dello scatto è fondamentale quando si vuole conservare la bellezza vissuta lungo il percorso: chi ha avuto modo di collaborare con un fotografo nella città di Torino, ad esempio, sa quanto uno sguardo esperto possa trasformare un’istantanea in un ricordo eterno, ricco di profondità e significato.

E chi non ama Torino anche come città di destinazione?

Scopriamo insieme i luoghi Italiani più amati dai turisti o dai visitatori nostrani, a partire dalla nostra meravigliosa Torino.

Torino: fascino, divertimento e storia

Torino è una città che sa sorprendere con la sua eleganza composta, i suoi contrasti armoniosi tra antico e moderno, la sua atmosfera europea ma dal cuore profondamente italiano.

Capitale sabauda, culla dell’unità d’Italia e oggi anche città dinamica e creativa, Torino è una destinazione perfetta non solo per chi la visita da turista, ma anche per chi vuole raccontarsi attraverso fotografie che parlano di stile, personalità e autenticità.

Con i suoi portici infiniti, le piazze scenografiche come Piazza Castello e Piazza San Carlo, le viste panoramiche dalla collina o dal Monte dei Cappuccini, ogni scorcio della città è un set naturale per scatti irripetibili.

Ma non mancano zone più moderne e di design, come il quartiere del Lingotto o il nuovo skyline con grattacieli firmati da architetti internazionali, ideali per chi desidera trasmettere un’immagine più contemporanea.

Per i professionisti, per chi gestisce una pagina web, un blog personale o i canali social del proprio brand, Torino è la città ideale in cui ambientare un servizio fotografico curato, credibile e originale per parlare di una città italiana particolarmente amata.

Farsi fotografare tra i cortili nascosti, nei caffè storici o tra le installazioni di arte pubblica significa comunicare un’identità visiva che unisce sobrietà, fascino e cultura: è la scelta perfetta per chi vuole differenziarsi con uno stile riconoscibile, evitando le ambientazioni scontate o sovrautilizzate di altre città più “inflazionate”.

Inoltre, la luce di Torino, così particolare in ogni stagione, regala tonalità morbide e raffinate che esaltano ogni soggetto e ogni dettaglio.

E poi c’è la componente emotiva: chi ama Torino, la sceglie anche per raccontare qualcosa di sé, perché ogni scatto può diventare anche un ricordo, un frammento di storia personale che si intreccia con la bellezza di una città piena di carattere.

Insomma, se vuoi che il tuo ritratto o la tua immagine professionale parli davvero di te, Torino potrebbe essere proprio lo sfondo che cercavi.

La costiera amalfitana: un mosaico di colori e luce

Se esiste un luogo in Italia dove il colore è protagonista assoluto, quello è la Costiera Amalfitana; ogni curva della strada panoramica regala scorci impareggiabili: il blu profondo del Tirreno si fonde con le tinte pastello delle case aggrappate alla roccia, mentre la luce del sole, nelle ore dorate, crea giochi d’ombra e bagliori spettacolari.

È impossibile attraversare Amalfi, Ravello o Positano senza sentire il bisogno di catturare la bellezza che esplode ovunque: dai vicoli fioriti alle terrazze che sembrano sospese tra cielo e mare.

Una fotografia scattata qui non racconta solo un paesaggio: racconta la lentezza del Sud, il profumo del limone che si mescola alla salsedine, il calore dei sorrisi locali. L’album fotografico che nasce da un viaggio in Costiera diventa, con facilità, un diario visivo di emozioni luminose, in cui anche i dettagli più semplici – una barca in lontananza, un caffè sorseggiato a mezzogiorno – assumono un valore simbolico e duraturo.

Le Dolomiti: il silenzio che parla attraverso i paesaggi

Dall’esplosione dei colori campani, ci si può spostare verso la solennità delle Dolomiti, dove le emozioni si esprimono attraverso l’ampiezza degli spazi e l’armonia tra natura e tempo; le montagne non chiedono di essere fotografate: impongono il desiderio di essere ricordate.

I loro profili netti, le cime innevate, i riflessi nei laghi alpini sembrano creati apposta per essere impressi su carta, sfogliati lentamente nelle stagioni della nostalgia.

Passeggiare nei pressi del Lago di Braies al mattino presto, quando la foschia abbraccia ancora l’acqua immobile, è un’esperienza visiva che rimane nel cuore; qui le fotografie parlano di quiete, di connessione profonda con l’ambiente, di una bellezza austera e perfetta: inserire le Dolomiti nel proprio album significa scegliere di fissare un equilibrio raro, quello tra uomo e natura, reso eterno da uno scatto ben calibrato, dove anche il silenzio diventa visibile.

Firenze e la Toscana: quando arte e paesaggio si intrecciano

Ci sono viaggi che sono pellegrinaggi culturali, e Firenze ne è forse l’archetipo: ogni angolo della città offre ispirazione; ogni scorcio, ogni finestra, ogni cupola è l’inizio di una narrazione. Ma non c’è solo l’arte nei musei; c’è l’arte quotidiana della luce, del marmo che riflette il sole al tramonto, dei tetti rossi visti dall’alto di Piazzale Michelangelo.

Fotografare Firenze non significa solo inquadrare il Duomo, ma raccontare un mondo fatto di gesti, prospettive, luci morbide e ombre calde.

Poi c’è la campagna toscana: le colline che ondeggiano come seta stesa al sole, i cipressi che si stagliano dritti e solenni, i borghi come Montepulciano o San Gimignano che sembrano dipinti; in ogni foto scattata qui, il tempo sembra rallentare, e la mano che tiene la macchina fotografica diventa testimone di una grazia semplice, profonda, che accompagna i ricordi con naturalezza e forza emotiva.

Sicilia: il contrasto che accende i ricordi

Infine, non si può parlare di mete memorabili senza citare la Sicilia; terra di contrasti forti, dove il sole picchia sulle pietre antiche e i mercati esplodono di voci, profumi e colori. Fotografare la Sicilia è come fissare una scena teatrale: ogni cosa è più intensa, ogni emozione è amplificata, ogni colore vibra.

Da Palermo a Siracusa, dalla Valle dei Templi all’Etna, ogni luogo racconta una storia densa, stratificata, che prende forma attraverso la fotografia come una sorta di affresco moderno.

In Sicilia le fotografie non si dimenticano: rimangono stampate anche nella mente; i volti, le architetture arabe, le chiese barocche, le spiagge dorate: tutto si presta a diventare parte di un album che non è solo personale, ma quasi universale, perché riesce a raccontare il cuore stesso dell’Italia, nella sua forma più intensa e affascinante.

L’album: il racconto tangibile di chi, e dove, siamo stati

Costruire un album fotografico di viaggio non è un gesto banale: ogni immagine, ogni sfumatura, ogni luce catturata ha il potere di riportarci in un luogo, in un tempo, in una sensazione. Le mete italiane offrono paesaggi così diversi, eppure così intimamente connessi tra loro, che l’album può trasformarsi in una narrazione fluida e ricca di contrasti così armonici da risultare naturali, unici, senza alcun difetto.

Scegliere di fotografare le proprio mete affidandosi a un occhio esperto – significa voler conservare più di una semplice immagine: significa voler tornare, ogni volta che si sfoglia quella pagina, a un momento preciso di pienezza, dove ogni dettaglio conta, ogni espressione vale, ogni colore racconta; perché un viaggio, quando viene ricordato con profondità, diventa eterno.