Povertà, carità e decoro

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Penso di conoscere molto bene la nostra città. Soprattutto il centro, perché sono tutto il giorno alla ricerca di notizie. Notizie o episodi che possono raccontare che cosa è diventata e forse potrà essere Torino. Il mio ricordo si alterna a ciò che vedo. Finalmente la mia curiosità è stata appagata da un incontro e le mie domande  mi hanno dato la possibilità di andare oltre ciò che vedevo. L’ essenza molto più profonda di ciò che mi appariva. Via Cernaia, due donne accovacciate a ridosso della vetrina di un minimarket. Le noto ma sono in ritardo ad una riunione.  Visivamente memorizzo ma non ci faccio caso più di tanto. Passata un’oretta le rivedo. La prima chiaramente una senzatetto.  La seconda che fa assistenza all’altra. Le parla e prima di lasciarla riassetta e pulisce intorno.  Mi fermo per osservare. La seconda ha una improvvisa accelerazione del passo. Mi chiedo: sarà di qualche associazione che si occupa di questi “poveretti”. Prendo coraggio e la fermo premettendo le mie intenzioni di voler conoscere.  Gentilissima e sorridente precisa: non lavoro per nessuna associazione. Sono anche io una di loro. Sono anche io una senza fissa dimora. D’istinto replico che non ci credo.  Non ha i segni di sofferenza tipici di una vita sulla strada. Bellissima, occhi celesti tendenti al blu.  Vestiti magari dimessi ma assolutamente non sdruciti. Lei incalza: sì, sì, sono senza fissa dimora ancorché ci tenga alla mia dignità e decoro. Semplicemente davo una mano ad una amica. Aveva bisogno di una carta d’identità e non sapeva come fare.Scelta consapevole?
Proprio cosi. Posso farle delle domande e riportare le risposte?
Si, basta che non sia strumentale.
In che senso?
Che non ci ricami sopra.
Bene. Quanti anni hai?
31 e sono laureata in filosofia. Poi ho deciso un mio percorso interiore.
In strada?
Anche, e come avrai notato aiutando gli altri.
C’è chi aiuta i senza tetto…
Sì, ma il più delle volte  c’è troppa burocrazia. Meglio le organizzazioni cattoliche o statali?
Sicuramente  le cattoliche.
Quanti sono i senza tetto a Torino?
Probabilmente 7 o 8 mila.
Cosi tanti?
Aumenta la povertà.
Tu sei di Torino?
No, ma piemontese.
Come mai nella nostra città?
E’ più accogliente di altre. Perlomeno lo era.
Io non volendola urtare sottolineo che  tossicodipendenza ed alcolismo sono alla base del fenomeno. Lei annuisce e sottolinea : non sempre. La discussione e il confronto continuano. Altri mi stanno aspettando ma lei ha voglia di parlare…. E prosegue: I senza tetto non solo dormono. Fanno tutto, dal mangiare al bere ai loro bisogni fisiologici. Situazione insostenibile. In città sono tanti e troppi i punti dove ” bivaccano”.
***
Ci si lascia, ma questa storia ha due puntate. La settimana di ferragosto ho un appuntamento di lavoro, giornate terse. Belle. Arrivo in piazza San Carlo, splendida  come isola pedonale. Tanti turisti che la rendono ancora più bella e il Caffè Torino tutto un programma, con tutti i tavolini occupati. Del resto é l’ ora dell’aperitivo. Passo veloce sono in ritardo. Ho un appuntamento con Roberto Gerace sociologo. Giusto per una ricerca sui senzatetto a Torino. Quasi inciampo sul “giaciglio ” che si sono fatti dei giovani accompagnati da cani in libertà, a due passi dallo storico caffè, sotto i portici all’angolo con via Alfieri. Manca solo la televisione e  la lavatrice e poi ci sarebbe tutto, in questa casa improvvisata visibile da tutti i passanti. I “residenti” leggono un libro o consultano il telefonino. Anche loro cercano conforto nella modernità. Una situazione che il Comune o chi di competenza dovrebbe risolvere. Siano rispettati i diritti di questi senzatetto (che così non mi pare proprio vivano con dignità, bivaccati come sono sotto i portici) ma si trovi il coraggio di rendere decoroso il salotto di Torino. A Roberto chiedo subito come è possibile un simile fenomeno.
Parte tutto dalla cassa integrazione dell’ottanta alla Fiat.
Sicuro? Sono passati quasi 40 anni. Non ti sembra di partire troppo lontano?
Forse. Sono condizionato dal fatto che mio padre cassaintergrato Fiat mi ha indirettamente stimolato nella mia tesi di Laurea sui cassintegrati Fiat.
Dunque?
É stato il momento in cui la nostra città ha cominciato a perdere identità. Ed un filo sottile attraversa questi anni. Questo filo sottile si chiama povertà.
Su questo ti sequo…
Gli racconto dell’incontro con la ragazza che ha scelto di vivere in strada.
Roberto sorride e commenta ciò che gli racconto.
Non stento nel crederci.
Precisa che i senza tetto censiti in Torino sono 2200. E sottolinea censiti. Anche qui il fenomeno non è tutto alla luce del sole. Ribatto che a 100 metri di distanza non si direbbe e gli chiedo come risolvere la questione. Ed appunto lui mi parla di inclusione e lotta alla povertà. Insomma è un mostro tentacolare e non si sa come affrontarlo. Con la mia modesta e personale convinzione che se non lo affronteremo ne saremo travolti.
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