Incontriamo Maddalena Appendino nel suo negozio di merceria in via Morosini 1 a pochi passi da Corso Vittorio Emanuele II. Una signora energica e spiritosa di 85 anni che legge senza occhiali. Mette subito le mani avanti la signora Appendino: “Non sono parente della sindaca Chiara Appendino”. Gli Appendino a Carmagnola sono tantissimi, ci sono i ricchi e i poveri: “io faccio parte -dice sorridendo- dei secondi “.
più di trecento. Sono stata invitata insieme alla Signora Ghio: le due merciaie più vecchie di Torino. Siamo salite sul palco e ci è stato consegnato l’attestato: il mio è esposto in vetrina. E’ stata una festa meravigliosa che non si può immaginare. A seguire c’è stato un ricevimento con i prodotti delle Langhe: i salatini, i vini e i formaggi di quelle zone; c’era di tutto! Pensi che io non volevo partecipare perchè sono fatta a modo mio. Quando è arrivato l’invito, ho detto a mia cognata che non sarei andata. Lei invece mi ha incoraggiato ad andare dicendomi: “fatti furba, andiamo!”. Ed aveva ragione Lei! perchè poi sono stata contenta.
le chiavi del negozio e che ero in arretrato con i pagamenti. Incarico subito mio nipote di provvedere e così sono ancora qui! Molte persone vorrebbero il mio negozio ma devo trovare l’acquirente giusto.
loro e si è offerto di essere ucciso al posto dei padri di famiglia, “piuttosto date fuoco alle case” ha chiesto e cosi hanno deciso e fatto; però non hanno ucciso quelle persone. Ricordo anche mio fratello allora giovane, si era nascosto dal nonno insieme ad un mio cugino per sfuggire alla cattura. Purtroppo un ragazzo che abitava nella nostra via è stato ucciso per la strada. Brutte storie!Oggi nel borgo c’è una piazza dedicata a Don Bella, il parroco che aveva offerto la propria vita; e ci sono altre vie intitolate alle vittime di quel periodo. In particolare ricordo una via dedicata a Giovanni Rubatto. In quel periodo andavo a scuola, avevo una maestra fascista; al mattino presto d’inverno, con le finestre spalancate, ci faceva cantare: “Vincere”; un giorno dovendo passare Mussolini in treno da Carmagnola ci portarono alla stazione per salutarlo; quella volta ero influenzata ma ero caposquadra delle “Piccole Italiane” e così andai per forza. Quando tornai a casa la madrina mi chiese del Duce ed io le risposi che era una persona normalissima. La maestra ci faceva una testa così con il Duce. Aveva perfino fatto appendere la foto di Mussolini sopra il Crocifisso! Poi il direttore della scuola gliela fece abbassare. Devo dire però che era una buona maestra.Un ultimo episodio voglio ricordare; mi sono salvata da un attacco aereo: mitragliavano dall’alto una tradotta. Ero sul ponte della ferrovia e grazie ad un signore che mi ha spinto per terra ho evitato i colpi. Quando sono arrivata al lavoro, la mamma della signora per cui lavoravo mi ha spiegato del treno e della merce trasportata: erano castagne bianche. Ne ha preso una borsata e cosi alla sera le abbiamo mangiate per cena.Nella vita ci vuole anche fortuna.


