La TV siamo noi: caro Renzi, ci sacrificheRai?

Nel 1954 venne diffusa proprio da qui  la prima trasmissione. La passione e l’entusiasmo di persone che forse all’epoca non erano ancora  nate, hanno permesso che quella fosse la prima di una lunghissima serie. Produttrici esecutive, redattori, truccatrici, programmatori e tante altre professionalità fanno sì che la  televisione pubblica vada avanti. Tra scioperi e mille problemi. Anche a Torino

 

rai vecchia70 sono gli anni che andrà a compiere quest’anno la Rai, 150 sono i milioni che il nuovo premier Matteo Renzi pretende dall’universo della TV pubblica, e  numero non ancora calcolabile sono i dipendenti, di tutte le sedi regionali, che rischiano di veder cambiare la loro vita lavorativa. Questi sono solo alcuni dei numeri che in questi mesi stanno caratterizzando e monopolizzando il “mondo Rai”.rai 1

 

Il decreto Irpef  arriva come un nodo al pettine e la più grande azienda pubblica italiana annuncia grandi cambiamenti minacciando, in maniera velata, possibili tagli del personale. La proclamazione e poi l’effettiva messa in atto dello sciopero di mercoledì 11 giugno, ha aperto sicuramente un baratro tra Palazzo Chigi e la TV dello Stato, ma anche tra gli stessi sindacati che mesi fa l’avevano indetto. Ad esempio Usigrai, il sindacato interno dei giornalisti, dopo fitti scambi di opinioni e mail con il corpo redazionale e soprattutto con Luigi Gubitosi,direttore generale Rai, ha deciso di tirarsi indietro e di non aderire allo sciopero considerandolo apertamente <<il modo meno opportuno,in questo momento, per risolvere i problemi dell’azienda.>>.

 

rai tvNonostante vari malumori, l’adesione allo sciopero è stata abbastanza alta soprattutto a Torino, dove pare che si sia raggiunto il 70%. Dalla Rai di via Verdi, oltre un centinaio di lavoratori  si è mosso in corteo per raggiungere Piazza Castello, dove sono stati allestiti due gazebo e distribuiti volantini contro il “prelievo” dei 150 milioni. Il “mondo Rai” torinese è forse il più colpito dalle nuove linee guida del Governo, soprattutto dopo le polemiche riguardanti la destinazione dei palazzi di via Cernaia ( quello strapieno di amianto su cui indaga il PM Guariniello) e quello di Corso Giambone, dove ha sede il centro di ricerche. Per sopperire alle accuse di “insostenibili sprechi”, da mesi è iniziato il laborioso trasferimento dei dipendenti delle due strutture (circa 500 in tutto) nell’ex palazzo Telecom di via Cavalli  che, preso in affitto, sarà completato entro l’autunno.

 

tv bambiniMa nonostante sia stata riconosciuta come un’intelligente operazione di razionalizzazione delle spese, non è bastato a fermare la “cesoia” di Renzi, che sembra anzi sempre più convinto (come abbiamo sentito dalle varie interviste, ultima fra tutte quella famosa con Floris) a chiedere e pretendere “tagli da 150 milioni di euro”.C’è chi accusa il governo ed in particolare il premier Renzi, di mettere sotto assedio con attacchi populisti e demagogici la cosidetta “casta giornalistica” , diventata ultimamente per molti impopolare e quindi facile da attaccare. E c’è chi invece lo difende e lo appoggia sostenendo che, pagando i 150 milioni di euro, la Rai non farebbe altro che adempiere al suo compito di televisione pubblica facendo, anche lei, i sacrifici che tutti i cittadini italiani sono stati chiamati a fare.Listrai 2

 

Sono davvero molte le tematiche  da prendere in considerazione per analizzare se questa spending review voluta “contro la Rai” sia giusta o meno. L’unico fattore che però credo non si debba mai perdere di vista è che al di là degli sprechi, dei fancazzisti che ci sono come in qualunque altra azienda, degli stipendi da urlo di certi conduttori/giornalisti/dirigenti, ci sono le facce di quelle persone che mercoledì manifestavano per tutta Torino con indosso una maglia dallo slogan :”La Rai siamo noi”. I volti di produttrici esecutive, redattori, truccatrici, programmatori e mille altre professionalità che con il loro normalissimo e umile stipendio, fanno sì che la nostra televisione di Stato vada avanti e sia quella che oggi tutti noi conosciamo.

 

TGNel 1954 venne diffusa proprio qui, da  Torino,  la prima trasmissione Rai. L’impegno, la passione e l’entusiasmo di persone che forse all’epoca non erano ancora  nate, hanno permesso che quella fosse la prima di una lunghissima serie. Quelle di mercoledì non erano solo voci di dipendenti Rai,erano soprattutto voci di torinesi, di cittadini italiani con un nome, un conto corrente e magari un mutuo da pagare. In questo momento di crisi è giusto che tutti – come ha detto Renzi- siano disposti a fare sacrifici; ci auguriamo solo che tali sacrifici non ricadano sempre sugli stessi.

 

Simona Pili Stella

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