La volata di Calò

Storie di uomini e biciclette nel 60° anniversario della morte di Fausto Coppi

 

È lui che nel 1926 , lavorando nella sua bottega, s’inventa dalla a alla zeta la prima bicicletta fabbricata nell’isola più grande del mediterraneo. Porta il suo nome come marchio

Quella di Calò Montante è una  storia che sfuma nella leggenda. In Italia, terminata la prima guerra mondiale,  il ciclismo diventa uno degli sport più popolari; sono gli anni di del dualismo tra il piemontese Costante Girardengo e il lombardo Alfredo Binda e sulle strade polverose e sconnesse la bicicletta diventa per molti  una vera passione, a partire dai più giovani. Anche per Calogero Montante, classe 1908, che arriva al punto di costruirsi, da solo, una bici da corsa montandola pezzo per pezzo. Lo fa al suo paese, nel mezzo della campagna  siciliana riarsa dal sole e dalle zolfare: Serradifalco,in provincia di Caltanissetta. È lui che nel 1926 , lavorando nella sua bottega, s’inventa dalla a alla zeta la prima bicicletta fabbricata nell’isola più grande del mediterraneo. Porta il suo nome come marchio. L’amore per le due ruote è tanto forte al punto da spingere Calò a formarsi una squadra di ciclisti, con tanto di divise cucite dalla sarta del paese sulle quali campeggia ricamata la scritta “Montante”. Poi la passione si trasforma in un vero e proprio lavoro: viene aperta una fabbrica e le bici Montante diventano un marchio prestigioso. Si producono biciclette per i carabinieri (modello truppa e modello ufficiali) per i postini e i macellai, bici di tutti i tipi e per tutte le esigenze. La fabbrica resterà attiva sino agli anni Cinquanta quando l’azienda Montante, comincerà a occuparsi di moto e si espanderà poi in altri settori. La storia di quest’impresa è raccontata in un libro del giornalista Gaetano Savatteri, pubblicato da Sellerio con uno scritto di Andrea Camilleri: “La volata di Calò”. Una bella storia , quasi leggendaria, di un artista della meccanica, di un inventore che dal suo paese di zolfatari siciliani lanciò i suoi “Cicli Montante” in tutt’Italia. Anche l’inventore del commissario Salvo Montalbano, nel suo racconto, ricorda quando nel luglio del 1943 pedalava a fatica “senza mai un problema meccanico” da Serradifalco a Porto Empedocle, lungo una strada dissestata dalle bombe e dai carri armati. Un ricordo vivo, quello di Andrea Camilleri, perché grazie a quella bicicletta, imprestatagli dai suoi amici di allora, riuscì a ritrovare il padre che si era salvato dai bombardamenti. Durante lo sbarco degli americani sulla costa Sud dell’isola, Camilleri con la sua famiglia si andò a rifugiare a Serradifalco, per sfuggire ai bombardamenti di Porto Empedocle. Finiti quei terribili giorni era necessario andare a scoprire che fine avesse fatto il padre, di cui non si avevano più notizie. Un viaggio del genere, in quegli anni era come affrontare l’incognita di una lunga e “perigliosa” avventura. E   quella bicicletta che glielo consentì. Così, in un passaggio,  lo descrive Camilleri: “ A un quarto circa del percorso, Alfredo forò per laterza volta. E io decisi di abbandonarlo al suo destino, visto che la mia bicicletta procedeva imperterrita, salda, forte, non subiva forature, la catena rimaneva sempre ben ferma al suo posto, i raggi nelle cadute non si rompevano, il manubrio non si piegava di un millimetro, una vera meraviglia. Ripresi, da solo, il mio viaggio. E ogni tanto le parlavo, alla bicicletta, carezzandole la canna come se fosse la criniera di un cavallo”. Prima e più dell’automobile, la bicicletta è stato il mezzo di trasporto per eccellenza della società di massa. Meccanica sofisticata e leggera, disponibile a tutti, il suo essere simbolo molto umano di modernità e di futuro affascinò subito gli spiriti liberi e industriosi. Come quello di Calò Montante, scomparso ultranovantenne nel 2000, la cui storia è descritta da Gaetano Savatteri con garbo e maestria.  “Nell’anima c’è sempre la passione per la bici, per le corse, per i giri d’Italia che riprendono – scrive Savatteri – nuovi duelli sulle strade d’Italia. Adesso sono quelli tra Coppi e Bartali. L’Italia è divisa, nello sport e nella politica. Democristiani e comunisti. Peppone e don Camillo. Fausto e Gino. Coppi elevato a simbolo del laicismo, Bartali emblema del cattolicesimo tradizionale. Calogero Montante nel 1948 sceglie di stare dalla parte di Bartali”. E lo fa con le sue biciclette, tutte su misura. Ogni esemplare è unico, così come è unica la terra dove Calò le realizza, nella sua Serradifalco, arida zona sulfurea ai margini di una cavità carsica, dove sperimentò la sua industriosa fantasia che lui stesso ribattezzò come il suo “ peccato del fare”.

Marco Travaglini

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