Insieme con le autorità alcuni senza dimora, nuovi poveri (italiani, stranieri, uomini, donne, famiglie), disabili, rom e rifugiati
Domenica 20 dicembre, alle 12.30 mons. Nosiglia ha aperto la seconda Porta Santa della diocesi di Torino: è quella che dà accesso, dal cortile del numero 14, alla chiesa grande del Cottolengo. La prima Posrta è stata aperta il 13 in Cattedrale. L’Arcivescovo ha voluto collegare la liturgia dell’apertura con un momento di festa e scambio di auguri, cui sono stati invitati alcuni dei rappresentanti delle istituzioni cittadine e regionali e persone in stato di difficoltà, tra quelli che abitualmente vengono accolti nei servizi del Cottolengo, della Caritas e delle altre organizzazioni di aiuto di ispirazione cristiana.
Al fianco dell’arcivescovo il Padre generale della Piccola Casa, don Lino Piano. Presenti i vertici di Comune di Torino e Regione Piemonte, delle fondazioni bancarie, del mondo del lavoro e della cultura. Insieme con loro alcuni senza dimora, nuovi poveri (italiani, stranieri, uomini, donne, famiglie), disabili, rom e rifugiati. In tutto circa 150 persone.
“Ringrazio l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia per averci ricordato con forza che la via del potere deve essere via del servizio e del bene comune. Per questo i programmi politici devono mettere al centro la persona e i suoi diritti, ripartire dagli ultimi, dai poveri e dai malati, aprendosi alla collaborazione e superando quell’autoreferenzialità che è uno dei peccati delle classi politiche contemporanee. Nosiglia ha richiamato la nostra attenzione su alcune ineludibili sfide, dalle periferie esistenziali presenti nelle nostre città alle nuove forme di povertà. ”: lo ha dichiarato l’assessore regionale alla sanitò, Antonio Saitta.
Il servizio a tavola è stato effettuato dalle suore del Cottolengo e dai giovani della Pastorale giovanile diocesana, che hanno curato anche il breve intrattenimento di benvenuto agli ospiti, prima del pranzo, in via Cottolengo 15. L’intero pasto (primo, secondo, contorno, frutta, dolce, caffè, panettone) è stato offerto dalla Piccola Casa.
L’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO
“Passare la porta santa al Cottolengo significa dunque : chiedere al Signore di usare misericordia verso di noi perché non lo amiamo abbastanza nei poveri in cui lui è vivo e presente come ci ha ricordato nel vangelo. Riconoscere Cristo nei fratelli e sorelle infermi e poveri porta alla conversione del cuore, dona vera gioia che si prova nel donarsi agli altri, apre la vita a una relazione concreta e ricca di bene per noi stessi e coloro a cui doniamo tempo, beni e soprattutto affetto e amore. – Esprimere il nostro impegno di passare da una vita chiusa nei nostri interessi e tornaconti personali alla gratuità di saperci mettere a servizio e a disposizione degli altri donando misericordia, perdono, accoglienza, fraternità, amicizia. Anche questi sono gesti di misericordia che possono darci la garanzia di riconoscere e incontrare il Signore perché chi soffre per motivi interiori, la solitudine e l’indifferenza e l’abbandono degli altri è un povero di speranza e di amore”.
(foto: archivio)
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