Laura Brezzi Caponetti racconta la storia di Sofia Cacherano di Bicherasio in un luogo iconico dove siintrecciano vite, invenzioni e un vino che racconta un’epoca in fermento.
Sabato 22 novembre nello scenario unico della Galleria Subalpina di Torino, ospitati da una delle Librerie piu’ belle del mondo, La Luxemburg, e’ stato presentato il libro di Laura Brezzi Caponetti Il Vino di Sofia.
Nel Castello di Uviglie, tra le colline morbide del Monferrato, si muove ancora l’ombra raffinata di Sofia Cacherano di Bicherasio, protagonista del libro. La sua figura attraversa un tempo di straordinarie trasformazioni: l’Italia tra fine Ottocento e inizio Novecento, quando la modernità accelera, la scienza trova nuove strade e la cultura si rinnova con slanci visionari. Nella sua vita si specchia un mondo in movimento, fatto di persone che hanno inciso profondamente nella storia del Paese. “Non c’erano molte tracce della contessa” racconta l’autrice” “ricostruire la sua storia e’ stato un grande lavoro che e’ durato piu’ di un anno”. Effettivamente la storia di Sofia non e’ molto conosciuta, ma finalmente con questo libro si porta alla luce la sua intensa e sostanziosa esistenza e libro la racconta di lei con quelladelicatezza che non toglie nulla al suo peso storico.
Attorno alla contessa ruotano figure decisive: il fratello Emanuele, uno dei fondatori della futura FIAT, idealista irrequieto e simbolo di un’Italia che sogna velocità e progresso; Federico Caprilli, rivoluzionario dell’equitazione, capace di trasformare la relazione tra cavallo e cavaliere in un gesto moderno; Leonardo Bistolfi, scultore simbolista che porta nelle sue forme morbide lo spirito dell’epoca, ma anche Riccardo Gualino, imprenditore e mecenate, incarnazione della borghesia creativa che sta ridisegnando il Piemonte. Sono presenze che non fanno da sfondo, ma danno profondità al ritratto di una donna capace di muoversi con naturalezza tra arte, tecnica e vita quotidiana.
È in questo contesto che nasce, grazie all’enologo Giovanni Dalmasso” l’idea dell’Albarossa, un vino che parte da un’intuizione: unire l’eleganza dei vitigni piemontesi con la forza più antica delle colline. A Uviglie, questa visione trova una casa speciale: la cava sotto il castello, scavata nei secoli e trasformata in cantina naturale, diventa un luogo quasi simbolico: un cuore di pietra dove temperatura e umidità restano costanti e dove il vino può maturare lentamente. Non è solo un dettaglio architettonico, ma una metafora della stessa Sofia: radicata nella tradizione, capace però di accogliere la novità con intelligenza e misura.
La nascita della moderna enologia fa da cornice al racconto. Sono anni in cui il vino smette di essere soltanto un prodotto agricolo per diventare oggetto di studio, ricerca e cultura. La scienza entra nelle cantine, le tecniche si affinano, la qualità diventa un obiettivo condiviso. Anche Uviglie partecipa a questo fermento: la gestione delle vigne si rinnova, la cantina nella cava diventa un laboratorio naturale, il vino un’espressione identitaria del territorio.
Il vino di Sofia è un affresco che intreccia biografia, storia, invenzioni e paesaggio epocale. Racconta la forza discreta di una donna che ha saputo comprendere il proprio tempo e attraversarlo con grazia; restituisce al Monferrato il ruolo di luogo fertile, capace di trasformare intuizioni in materia viva: un vino che ancora oggi parla di lei e di quel mondo che cambiava correndo verso il futuro.
Maria La Barbera


