Gabriele Lavia dirige e interpreta Re Lear di Shakespeare al teatro Carignano 

Andrà in scena martedì 18 novembre, alle ore 19.30, al teatro Carignano, “Re Lear” di William Shakespeare, interpretato da Gabriele Lavia, tradotto da Angelo Dalla Giacoma e Luigi Lunari. Protagonista dello spettacolo lo stesso Lavia che, a cinquant’anni dalla sua interpretazione di Edgar nello spettacolo diretto da Giorgio Strehler nel 1972, torna a confrontarsi con l’opera del bardo inglese per dare voce e corpo al tormentato Re Lear.

Con lui, in scena, Giovanni Arezzo, Giuseppe Benvegna, Eleonora Bernazza, Beatrice Ceccherini, Federica Di Martino, Ian Gualdani, Andrea Nicolini, Giuseppe Pestillo, Alessandro Pizzuto, Gianluca Scaccia, Silvia Siravo, Lorenzo Tomazzoni. Le scene sono di Alessandro Camera, i costumi di Andrea Viotti, le luci di Giuseppe Filipponio, le musiche di Antonio Di Pofi e il suono di Ruccardo Benaffi.

Composto all’inizio del Seicento, “Re Lear” affonda le sue radici nella leggenda del Re di Bretagna, ambientata prima della dominazione romana. Una storia antica, tramandata da cronache, poemi e sermoni che Shakespeare ha trasformato in capolavoro immortale, popolandolo di personaggi di intensa drammaticità. Lavia definisce “Re Lear” “una storia di perdite, della ragione, del regno, della fraternità”.

“Non resta che vivere in una tempesta – scrive Lavia nelle sue note di regia – ma la tempesta di Lear è quella della sua mente, la tempesta della mente dell’umanità, che ha abbandonato il suo Essere, e ora vive il suo Non-Essere nella tempesta della mente, che lo travolge, e tutti ne sono travolti, tranne colui che più degli altri ha sofferto e può Essere-Re della sofferenza come percorso di conoscenza. ‘Essere o Non Essere’ sono certamente le parole più importanti di tutto il teatro occidentale e, come si sa, le dice Amleto, che afferma: ‘Questa è la domanda’, come se la vita di ogni uomo, non solo di Amleto, che ogni uomo lo sappia o no, non fosse altro che porsi questa domanda. Re Lear nega questa domanda e decide il suo Non Essere, quello di non essere più Re. Dare via il proprio Essere, il proprio regno, è come dare via la propria ombra. Nel momento in cui Re Lear non è più Re, ma solo Lear, che cos’è Lear senza essere più Re? Non è che un uomo, uno come tanti, che non contano nulla. ‘Sono io Lear?” si domanderà disperato. Travolto dalla tempesta di non essere Lear, l’attraverserà fino alla fine, fino all’ultimo dolore, quando l’uomo Lear, portando in braccio la figlia Cordelia morta, urlerà agli spettatori: ‘Siete uomini o pietre? Avessi io le vostre gole e i vostri occhi, urlerei e piangerei fino a mandare in frantumi la volta del cielo’. In questo finale, colpo di genio, Shakespeare/Lear invoca le grida e il pianto di tutti gli spettatori, quasi un coro ideale per l’ultima scena del suo capolavoro. Le grida e il pianto dentro il silenzio degli spettatori, un silenzio che è un urlo di pianto. Forse il finale di Re Lear ci fa comprendere meglio il finale di Amleto, il resto è silenzio”.

Mercoledì 19 novembre, alle ore 16.30, a ingresso libero, Gabriele Lavia e gli attori della compagnia dialogheranno con Leonardo Mancini su “Re Lear” di William Shakespeare.

Teatro Carignano – piazza Carignano 6, Torino
Orari: dal martedì al sabato ore 19.30 / domenica ore 16
Info e biglietti: 011 5169555 – biglietteria@teatrostabiletorino.it

Mara Martellotta

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