Torino e Piemonte alla prova dell’automotive: tra crisi, nuovi modelli e la sfida della transizione

Il settore automotive a Torino e in Piemonte attraversa una fase cruciale tra segnali di rilancio e persistenti difficoltà strutturali. Dopo anni di calo produttivo e incertezza, l’incontro tra il CEO di Stellantis Antonio Filosa, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha rappresentato un momento importante di confronto sul futuro industriale del territorio. La produzione di autoveicoli in Italia ha registrato negli ultimi mesi un netto ridimensionamento, con un calo stimato di circa il 30% rispetto al 2023, mentre in Piemonte il comparto componentistico — che conta oltre 700 imprese e quasi 60 mila addetti — ha subito una flessione del fatturato e dell’occupazione. In particolare, nel polo torinese la produzione avrebbe perso fino al 70% rispetto ai livelli pre-pandemia, un dato che fotografa la profondità della crisi di un settore simbolo dell’economia locale.

In questo contesto, l’annuncio dell’avvio, il 25 novembre, della produzione del secondo modello a Mirafiori e di 400 nuove assunzioni rappresenta un segnale di fiducia. Il presidente Cirio ha sottolineato come le ultime decisioni aziendali — tra cui la creazione dell’hub per il riciclo e la nuova linea di cambi — stiano restituendo un’identità industriale al sito torinese, aggiungendo che il dialogo costante con Stellantis e il governo nazionale sta producendo risultati concreti. Ha ribadito inoltre la necessità di tutelare la filiera piemontese, cuore della progettazione, del design e della ricerca tecnologica, e ha rilanciato la posizione del Piemonte in favore di una “neutralità tecnologica”, superando l’approccio esclusivamente orientato all’elettrico e aprendo a tutte le forme di energia sostenibile.

Anche il sindaco Lo Russo ha parlato di “nuovo metodo di lavoro” e di un dialogo più aperto con Stellantis, evidenziando come le istituzioni locali vogliano una strategia industriale chiara e duratura. Torino, ha spiegato, deve restare non solo sede produttiva, ma centro d’eccellenza per l’ingegneria e il design automobilistico, valorizzando le competenze e la rete di ricerca del territorio. Ha inoltre richiamato l’urgenza di garantire volumi produttivi adeguati e continui, a tutela dell’occupazione e della filiera, e ha sollecitato il governo ad adottare politiche più incisive per sostenere la manifattura, oltre i soli incentivi all’acquisto dei veicoli.

Nonostante i segnali positivi, le preoccupazioni dei sindacati restano forti. Le organizzazioni dei lavoratori temono che l’annuncio di nuove produzioni non basti a compensare i pesanti cali di volumi registrati nel 2024 e nel 2025, con il ricorso crescente alla cassa integrazione e un utilizzo sempre più massiccio degli ammortizzatori sociali. Chiedono certezze sui piani industriali e la condivisione delle strategie con il territorio, oltre a una distribuzione più equilibrata degli investimenti tra i diversi stabilimenti italiani del gruppo. Sullo sfondo pesa la transizione ecologica imposta dall’Unione Europea, che rischia di penalizzare i siti produttivi italiani se non accompagnata da misure di sostegno adeguate e da un percorso realistico di riconversione.

Torino e il Piemonte si trovano dunque a un bivio: da un lato, la possibilità di rilanciare la propria vocazione industriale grazie agli investimenti di Stellantis e alla collaborazione tra istituzioni; dall’altro, il rischio di un progressivo ridimensionamento se non verranno garantite condizioni competitive e una strategia di lungo periodo. La sfida per il futuro è coniugare sostenibilità, innovazione e lavoro, mantenendo vivo quel tessuto industriale che da oltre un secolo rappresenta il cuore pulsante dell’economia piemontese.

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