Alla Galleria d’arte Malinpensa by La Telaccia, sino al 31 ottobre
Quattro donne, tre pittrici e una scultrice che amano il mondo dell’arte e lo vivono, diversi interessi e più o meno lunghi personali percorsi, linguaggi in piena autonomia, acquerelli e oli, bronzi e terrecotte, intenzioni e suggestioni da offrire a chi guarda, una bella scelta da parte di Monia Malinpensa curatrice che le presenta e con felice intuizione le amalgama, sino a venerdì 31 ottobre, nella propria galleria “by La Telaccia” di corso Inghilterra 51 (orari: 10,30-12,30 / 16-19) con la mostra “Le donne nell’Arte”: sono Daniela Rosso (in arte Prin), Licia Martini, Serenella Rossi, Federica Caprioglio.
Di Daniela Rosso – torinese, allieva di Dino Pasquero maestro delle nevi, affronta pennello e spatola, apprezzati riconoscimenti a Milano e Firenze e Montecarlo, Ivrea e Guarene e Acqui Terme, “osserva, elabora e reinterpreta interessi e momenti di vita vissuta” -, non convincono soltanto la vivacità e la ricchezza dei colori ma il disteso impianto scenico delle proprie tele, le atmosfere che sa imprimere, quei silenzi che abbondano e si impossessano di un mondo reale. L’avvince la natura (“Primi fiori” del 2023, una natura dove sono le macchie di giallo e di verde a predominare, impressionisticamente, e il recente “Fiori di campo” con felici tratti cromatici), nella scrittura del sentimento e della sensibilità ma altresì di una concretezza che a tratti s’impone senza allontanare da sé la poesia, fuoriuscendo in ogni tela quel versante intimistico che la fa apprezzare. Non dimenticando, nel proprio lavoro, la partecipazione di un’umanità, forse appartata, nascosta nei grovigli verdi e intricati della natura, quel viso di bimbo (presenza maggiormente contemporanea) che spunta inaspettato tra il folto di “Simbiosi” (2022) o, con uno sguardo al contrario, quella natura che nel “Terzo paradiso” (2023) tenta di rimpossessarsi della cemetificazione che viviamo ormai quotidianamente, uno sguardo efficace e di piena maturità. Di Licia Martini, di origini cuneesi, diremmo dalla doppia patria se si pensa ai lunghi trascorsi e all’attività svolta come insegnante e alle tante iniziative culturali e sociali svolte al Cairo, sembra, nella stesura dell’acquerello, con ricchezza e bella disposizione di colori, in forma felicemente attuale quanto originale, fantasiosa, far propria anche lei con “Foliage” l’ispirazione legata alla ricchezza della natura mentre, in una bella sequenza di ricordi, di emozioni, di luoghi e tempi trascorsi, lascia prevalere proprio il mondo dell’”Egitto” (2024), tra simboli e dettagli ed equilibri, fatti di angoli della memoria, passando altresì alla vivacità e all’autentica istantanea delle “Oche di Amsterdam” o alla tragicità di “Mattanza” (2022), dove sotto un sole caldo ma lontano, in perfetta astrazione, tra linee curve e colori ancora squillanti, la pittrice esprime quel mondo di “necessità” sanguinosa che da secoli si perpetua in mare.
Serenella Sossi, di Imperia, diplomata al Liceo Artistico genovese (ha realizzato quattro anni fa, installata sul molo di Imperia Oneglia, la scultura in bronzo “Forma Sirena”, commissionatale dalla Città di Imperia e finanziata dalla Fondazione Carige di Genova), abitando da anni a Nizza, sur la côte, ha felicemente attinto a entrambe le culture. Tra il filosofico e lo spirituale, legata strettamente a una quotidiana intimità, come la collega ha guardato a un mondo antico, per molti versi immerso in una civiltà dove molto nei giorni nostri ha ancora da essere svelato, con i vari “Scriba”, in diversi materiali e posizioni, in una sintesi perfetta di ricordi e di nuove scoperte. Ne mette in bella presenza la gestualità, l’importanza, l’ufficialità, alla riscoperta della Storia, figure con garbo inserite nello spazio, essenziali tra vuoti e pieni, ricordi non soltanto scolastici ma rivolti umanamente a popoli antichi, alle prime prove dell’uomo, a un universo arcaico. Come, non dimenticando le proprie origini “di mare”, mostra “Delfini” e “Sirene”, sinuose queste (“Forma di sirena”, 2022, acefala, posta all’ingresso della galleria, estremamente suggestiva), quasi danzanti, leggere, visibilmente guizzanti quelli, in un fluttuare continuo di code e di corpi, testimonianza della padronanza da parte della scultrice dei materiali, terracotta anche patinata e ferro, marmo e bronzo, di piccole dimensioni che incantano.
Last but not least, il mondo fiabesco, logicamente surreale, di Federica Caprioglio, che prende le età diverse di chi guarda. Per le invenzioni, per la fantasia che si sprigiona riuscendo a non far parte soltanto del mondo dei più piccoli ma altresì degli adulti (come non incantarsi davanti ai rimandi del rinascimentale Hieronymus Bosch o del moderno e nostro Romano Gazzera dai fiori gigante? per non tacere delle radici che sono alla base dell’attività dell’acquerellista, le “scuole” di Valeria Tomasi e di Roberto Andreoli), per il sogno che supera la più semplice fantasia, per il ripensamento della natura, per quell’antropomorfismo che invade le opere in piena originalità. Tutto è racchiuso dai colori e dalla poesia e dal gusto per l’avventura, senza che ci sia la volontà di porre limiti. In ogni opera un racconto, quasi andassimo a rileggere Grimm o Perrault, felicemente sperduti in quelle selve di alberi che diventano esseri viventi o magari viceversa: nascono “La danza del mattino” (2019) con gli alberi “in veste femminile” che tanta parte devono al cinema d’animazione, o “Prospettive diverse” o “Sguardo diritto” (2016) con un coniglio che è frutto della penna di Lewis Carroll (in buona compagnia di “Topo tremendo”, 2017) e un alto monte dal sembiante umano; saremmo infine tentati di parlare di piccolo capolavoro per “Incontri al confine” (2020), lettura di un mondo dall’orizzonte dai colori lividi e da un paesaggio popolato di tronchi nodosi, di ruderi medievali su cui veglia una imperiosa civetta, di picchi e serpenti, di pulcini con la sella, di pellicani “chiocciolati” e di pesci bendati che paiono davvero usciti dalla tavolozza del maestro fiammingo.
Elio Rabbione
Nell’immagini, nell’ordine, “Simbiosi” di Daniela Rosso Prin; “La mattanza” di Licia Martini; “Lo scriba” di Serenella Sossi; e “Incontri al confine” di Federica Caprioglio.
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

