Non tutti sono Agnelli

FRECCIATE

John Elkann ottiene la messa in prova e versa 183 milioni al fisco. Una cifra che all’uomo comune fa girare la testa. La giustizia, così parrebbe, in Italia funziona a cilindrata: più grande è il motore del portafoglio, più dolce è la salita.

E allora il cittadino qualunque si chiede: se avessi evaso anche solo 10 mila euro, che fine avrei fatto? Risposta semplice: cartella esattoriale, interessi da usurai, pignoramenti e magari anche un po’ di galera, giustamente, se facevi il furbo. Altro che messa in prova: messa in croce.

Ma non basta. Perché qui c’è il retrogusto amaro delle vicende familiari: la residenza svizzera della nonna, le liti sull’eredità, i quadri di valore mondiale che vanno e vengono come soprammobili. Non sembra più la saga dei “padroni del vapore”, ma una commedia all’italiana, con tanto di parenti serpenti e codicilli smarriti.

È questa la fine della dinastia Agnelli? Una famiglia che un tempo dava ordini ai governi e oggi fa la fila negli uffici del fisco come un qualsiasi contribuente smascherato? Con la differenza che esce rasserenato, invece che stritolato.

E l’Avvocato, cosa direbbe? Forse scrollerebbe le spalle con quel suo sorriso da sfinge, abituato a coprire le magagne di casa con un colpo di charme. Ma forse, in privato, capirebbe che qui non si sta pagando solo il fisco: si sta pagando con la moneta più dura di tutte, quella del prestigio perduto.

E a pensarci bene, l’unica vera eredità che resta della dinastia è questa: dimostrare che in Italia non tutti sono uguali davanti. Alcuni, semplicemente, sono (o erano) Agnelli.

Iago Antonelli

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

View Conference, sotto la Mole i premi Oscar e i registi dei film campioni di incassi

Articolo Successivo

Con l’annuale Gtt under 26 si viaggia anche in treno per spostarsi a Torino

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta