La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Finalmente Santo – D’Alema cinese – La cultura tra Liguria e Piemonte – Lettere

Finalmente Santo
Il Papa Leone XIV proclamerà oggi santo Pier Giorgio Frassati (nella foto di copertina),  figlio del senatore giolittiano Alfredo,  forse in odore di massoneria , ma sicuramente laicissimo e quasi incapace di comprendere a pieno la santità di suo figlio che pure viveva nella sua stessa casa di Corso Galileo Ferraris e nella villa materna di Pollone. Ho letto con interesse un bell’articolo dell’amico Bruno Quaranta che, ricordando il giovane Frassati, lo collega idealmente a Gobetti per il comune antifascismo. E’ certo che Sturzo scrisse per Gobetti ed è certo che Frassati sia stato iscritto al partito popolare di Don Sturzo ,ma stento a vedere altre affinità perché Frassati era uomo di fede , portato ad esempio dai suoi professori gesuiti del “Sociale“. E’ una fede totale, direi assoluta come una volta la definì la sorella Luciana che io conobbi e i cui libri tanto hanno aiutato a far conoscere il fratello,  che ebbe una lunga e travagliata causa di beatificazione. Tante volte uno dei miei più cari ed autorevoli amici, Jas Gawronski ,mi ha parlato dello straordinario zio. Si ricordava anche Papa Francesco di Frassati perché suo padre era nell’Azione Cattolica torinese insieme a Pier Giorgio. Non vedo affinità politiche tra i due torinesi e anche affinità intellettuali perché Gobetti, oltre ad essere un agitatore politico (oggi si definirebbe un  attivista), era un uomo di cultura e un editore, mentre Frassati si era iscritto al Politecnico ad ingegneria mineraria per poter aiutare in concreto una delle categorie di operai più disagiata, quella appunto dei minatori.
Difficile appaiare insieme il figlio di un droghiere e il figlio di un grande imprenditore di successo. Appartenevano a due Torino diversissime, se non addirittura antitetiche. Forse l’unica cosa che potrebbe apparentemente accomunarli è l’allontanarsi dal liberalismo paterno del santo per il popolarismo e l’allontanarsi dal liberalismo confuso  per un rapporto sempre più stretto con Gramsci e i comunisti da parte  di Gobetti che fu ferocemente antigiolittiano. Einaudi scrisse che Gobetti faceva l’amore con i comunisti. Ritengo che si possa dire con certezza storica che Frassati non abbia mai avuto ubriacature ideologiche per la rivoluzione bolscevica che Gobetti considerò liberale. Il cristianesimo integrale di Frassati non poteva neppure lontanamente confondere il pensiero sociale della Chiesa con cedimenti verso il comunismo del biennio rosso torinese. Il suo amore cristiano senza confini  era l’esatto opposto dell’odio di classe.  Mi è molto piaciuta la biografia di Frassati pubblicata nel 2025  da  Luca Rolandi  che  va oltre a quella del ciellino don Primo Soldi. Si può dissentire da alcune sue affermazioni ,ma non si può non cogliere  il valore storico innovativo dell’opera.
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D’Alema cinese
Per una volta sono d’accordo con Carlo Calenda che ha definito una “schifezza al livello di Salvini” l’apparizione di D’Alema in piazza Tien Ammen (quella dei massacri di studenti!) insieme al leader cinese, a Putin, Kim Jong Un. L’ex premier italiano ha motivato la sua presenza in Cina come un auspicio di pace.
Conobbi D’Alema quando moderai alla Festa dell’”Avanti !“ un dibattito tra lui e Giuliano Amato. Debbo confessare che sotto sotto parteggiavo per Amato, ma dovetti  constatare che l’abilità dialettica del leader comunista si rivelò molto superiore. Fu poi un deludente segretario di partito e un presidente del Consiglio che preparò la strada per il ritorno di Berlusconi. Poi venne rottamato da Renzi e non riuscì più a rimontare la china del tramonto. Qualche volta se ne esce fuori con dichiarazioni balzane e neppure più il suo vino e le sue scarpe fatte su misura hanno  un grande interesse. Il fatto di essere andato in Cina a perorare la pace, appare davvero come la fine politica  di un uomo anziano che non “va in Cina per affari di famiglia “,come diceva una vecchia canzoncina, ma per motivi internazionali. Incredibile.
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La cultura tra Liguria e Piemonte
 Con un’amministrazione civica come quella di Sanremo che è molto faziosa non solo  nelle sue scelte culturali, la stagione di conferenze del Casinò potrebbe essere una forma di  sicuro bilanciamento, anche se  essa si macchiò dell’infamia  di aver invitato  il “conte“ Licio Gelli, capo della loggia coperta P2, losco affarista e mandante di stragi che hanno  cercato di minare la Repubblica, come quella infame della stazione di Bologna. Il bassissimo livello anche quest’anno degli invitati a parlare  che appaiono inamovibili e sono  frutto di scelte discrezionali molto  superficiali e stantie , minano la credibilità dell’evento sanremese. Una piccola – fisicamente molto esile – professoressa che insegna a Sanremo -anche con la scusa del Premio Strega, di cui si ritiene “esclusivista“ nel Ponente ligure, è un altro protagonista, egocentrica e faziosa, della piazza sanremese dove ha invitato in pompa magna- udite udite!- Scurati. Per non parlare dell’ Istituto internazionale di studi liguri di Bordighera, la nobile e importante creazione di Lamboglia e Costa,  succubo delle scelte sinistre di una sua animatrice. Il Ponente è davvero malmesso, se aggiungiamo che  ad Alassio hanno portato in trionfo il faziosissimo conduttore di “Report “e hanno rimesso in circolazione un vecchio giornalista e piccolo scrittore, quintessenza della bolsa retorica  che De De Felice chiamava  vulgata.
Antica veduta di Genova

 

Quando a Torino ci si lamenta di circoli e circoletti che si sono impossessati del Salone (sedicente) internazionale del Libro, non ci rendiamo conto di cosa succede nella vicina Liguria che non è più  quella di Montale, Sbarbaro, Calvino, Seborga, Betocchi , ma è quella dei nipotini mediocrissimi di Nico Orengo, specializzato nelle acciughe fritte.  Nel Ponente esiste ad Andora un luogo straordinario nello storico Palazzo Tagliaferro  – un vero  Pireo di libere idee -, esistono biblioteche come quella di Laigueglia e fondazioni importanti come la Oddi di Albenga. Ma esse sono l’eccezione che conferma la regola , se per trovare un luogo aperto al dibattito vero  bisogna rivolgersi al parco della clinica San Michele  di Albenga dove un uomo di scienza e cultura promuove “cultura e garantisce salute “ in una forma moderna di “mens sana in corpore sano“ che droghe e psicofarmaci di tanti cosiddetti intellettuali hanno reso una frase latina priva di significato. La cultura da  assessorato ,come definii quella del settario Giorgio  Balmas, primo amministratore comunista – neppure laureato- dedito a partire dal 1975  per un intero decennio   ad egemonizzare la cultura torinese, appiattendola sul gramscismo, in fondo è rimasta un esempio, con la differenza che Balmas, senza studi regolari in campo musicale, come più volte ebbe a sottolineare Massimo Mila,inventò “Settembre musica”, oggi diventato Mito che privilegia Milano e mette in ombra Torino. L’assessora odierna Purchia, che proviene dal San Carlo di Napoli, si è rivelata poco adeguata e fa quasi rimpiangere il limitatissimo Fiorenzo Alfieri molto attivo soprattutto quando era affiancato dal capo gabinetto del Sindaco Cigliuti  che lo corresse più volte. Purchia è una specie di araba fenice introvabile, se non vogliamo ripetere i vetusti versi del Marino. Non usa neppure rispondere alle lettere e non interviene  nelle manifestazioni ufficiali in cui nella Sala Rossa si ricorda Valdo Fusi che forse per lei è un signor nessuno.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Emilio Fede
Mi sembra incredibile lo spazio dedicato ad Emilio Fede in occasione della sua morte. L’uomo e il giornalista non lo meritavano.  Filippo Ferro

Condivido il suo giudizio. Il suo fu un giornalismo caricaturale che adesso viene ricordato con grandi articoli da giornali avversari. Hanno ragione ad elogiarlo perché ha contribuito all’insuccesso di Silvio Berlusconi nel modo peggiore, cioè ostentando un fanatismo settario che finiva nel ridicolo. Fu un intrattenitore televisivo come Funari, quasi mai un giornalista. In Rai ebbe la carriera spianata dal suocero vicepresidente Rai a vita Italo De Feo. Il vizio del giuoco fu un altro dei suoi limiti. Imploriamo anche per lui la pace cristiana, ma la sua figura dimostra che Tolstoj quando sosteneva che tutti i morti sono belli, sbagliava. La sua tragica fine a 94 anni in una Rsu suscita pena , ma non puo’ giustificare gli elogi . Berlusconi subì un grave danno da un palafreniere così  imbarazzante.

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La farsa di Racconigi
Era previsto un piccolo convegno a Racconigi, dove nacque nel 1904, su “Umberto di Savoia luogotenente del Regno”. Dovevano partecipare il principe Emanuele Filiberto e lo storico saluzzese Mola. Sulla locandina è apparso per il principe  l’appellativo di “capo della Casa di Savoia” che ha provocato l’immediata rinuncia dell’ottuagenario Mola che parteggia per gli Aosta. Aveva ragione Lei a dire che si tratta di un’operetta, non certo morale come quelle di Leopardi, ma di  uno spettacolo di vedove allegre e conti di Lussemburgo  in voga nella Belle Epoque. Giulio Quaglia


La notizia non merita attenzione. C’è da stupirsi che il Comune di Racconigi si lasci intrappolare in questioni del tutto irrilevanti.  La nobile figura di Re Umberto II che io ricordai a Racconigi nel 2023, deve restare fuori dalle beghe che definire dinastiche appare fin troppo generoso.

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La ferrovia nel Ponente: no al raddoppio!

I lavori per raddoppiare la ferrovia litoranea nel Ponente sembra che stiano per riprendere perché Salvini ha fatto un’altra scelta sbagliata, in questo caso seguendo i suoi predecessori . Arretrare a monte la ferrovia ,eliminando le attuali stazioni nel centro delle città, è un gravissimo errore che penalizzerà la ferrovia e incentiverà l’auto. So che lei da anni si batte contro il raddoppio fatto a spese degli utenti!  Raffaele Delfino

Concordo con lei: una scelta scellerata che ha danneggiato le località già interessate dal raddoppio. Andare in treno a Sanremo è un problema perché la stazione è totalmente periferica quasi fosse un aeroporto. Il raddoppio tra Finale Ligure e Andora avrà un impatto ancora peggiore. La tratta di 32 chilometri sarà in galleria per 25.  Il risparmio di tempo previsto tra Genova e Ventimiglia è di circa mezz’ora, un vantaggio poco significativo. Ovviamente il percorso in galleria annullerebbe la possibilità di vedere i paesaggi e il mare liguri. Sparirebbero del tutto le stazioni  di Laigueglia, Ceriale e Borgio. Andrebbero molto lontano dal centro quella di Albenga  e le fermate (senza più stazione) di Loano, (a 5 chilometri dal centro !) e Pietra, per non parlare della sotterranea di Alassio
Un’alternativa al progetto fatto proprio da Salvini c’è ed è quella di correggere e modernizzare l’attuale linea togliendo molti passaggi a livello senza stravolgere i territori e i servizi.  Già oggi è ben visibile il calo di utenza nella parte della linea raddoppiata e il disagio che ha provocato. Addirittura il valore degli immobili è stato modificato da un raddoppio che ha favorito le piste ciclabili nate sulla ex ferrovia, ma non ha soddisfatto le esigenze di residenti e turisti. I lavori dovrebbero partire alla fine del 2026. Va tutto rivisto nell’interesse della Liguria e dei cittadini. Il nuovo presidente della Liguria, che non è un politicante ma un uomo del fare, deve intervenire al più presto.
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