In preparazione di questo articolo ho postato su un social il seguente quesito: “Il virus HIV non si trasmette attraverso le zanzare perché… ecc ecc; ma il West Nilus?”
Un quesito che qualsiasi persona con un QI di almeno 25 interpreterebbe come una domanda a risposta libera, con possibili risposte tipo “il West Nilus invece si” oppure “si, perché sono due virus differenti”.
Apriti cielo: tutte le risposte, nessuna esclusa, sono state insulti alla mia persona perché “basta leggere un qualsiasi libro di virologia per saperlo” oppure “perché non ti documenti invece di scrivere ca**ate”?
Al di là del fatto che alcuni di loro li conosco personalmente e almeno uno di loro farebbe meglio a tacere visto che uno di loro è stato bocciato ad un esame di medicina per aver confuso il clostridio del tetano con quello del botulino, il vero problema è la presunzione di onniscienza che aleggia su molte, troppe persone. Sicuramente pur fingendo di sapere tutto di medicina sono ignoranti come caprette tibetane (e chiedo scusa ai caprini per averli paragonati a loro) sulla maggior parte delle altre materie ed è evidente come la nostra società abbia perso anni e soldi a produrre una generazione di perfetti deficienti, nell’accezione originale del termine, cioè portatori di deficit.
Il problema non è che abbiano insultato me, perché la figuraccia l’hanno fatta loro, quanto piuttosto il fatto che queste persone forse, ma spero di no per l’umanità, occupano posti di rilievo dove l’umanità, l’empatia, la comprensione e immedesimarsi nell’altro sono, o dovrebbero essere, una dote sine qua non.
Forse sono seguaci del Marchese del Grillo che soleva dire “Io sono io, e voi non siete un c…” ; insegno da 27 anni e la prima cosa che ho imparato è che se vuoi comprensione devi comprendere, se vuoi attenzione devi darla; offendere chi, a prima vista, sembra non conoscere una cosa che per loro è basilare fa si che, nemmeno molto avanti nel tempo, saranno sottoposti alla gogna di essere loro dall’altra parte, a fare figuracce quando un qualsiasi professionista, appena più intelligente e professionale di loro, se li mangerà in un boccone. Di sicuro nella vita troverai sempre qualcuno che ne sa più di te, perché non si smette mai di imparare.
Credersi i migliori in assoluto non soltanto porta a fare figuracce quando trovi uno più esperto di te in un altro campo, ma crea una enorme frustrazione in chi dopo anni si accorge di non essere nessuno.
Il “Miles gloriosus” di Plauto, “La volpe e l’uva” di Esopo e “La maschera da tragedia” di Fedro sono ottimi insegnamenti per ridimensionare l’ego ipertrofico di alcuni leoni da tastiera, sempre che conoscano i classici latini e, soprattutto, che sappiano che i latini non sono dei lati piccoli.
Sergio Motta
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