Ghigliottina o esaltazione: il fanatismo non ha mezze misure

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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Ho letto un’interessante intervista con l’editore Antonio Sellerio il quale sorprende  soprattutto per due affermazioni che danno un’idea non particolarmente esaltante del presente della casa editrice che fu di Leonardo Sciascia. La prima riguarda il mandante dell’omicidio Calabresi, Adriano Sofri, che viene considerato “un amico, una persona di straordinaria cultura e sensibilità“, a cui Sellerio ha dedicato la sua tesi di laurea. Sofri viene definito in modo apodittico “innocente” , malgrado le condanne passate in giudicato e il fatto che non ha mai neppure  ottenuto la grazia che il presidente Ciampi non firmò. Ma dell’intervista colpisce anche l’elogio sperticato di Luciano Canfora e la critica malevola nei confronti di Alessandro Barbero che “non vive benissimo la sua enorme popolarità“, anche  se Sellerio gli riconosce “rigore sabaudo e passione come pochi sanno fare”. Sono frasi che non necessitano di particolare commento. Solo oggi ha trovato smentita la bufala della sostituzione di Barbero dalla direzione di Rai  Storia con il giornalista Mario  Sechi. Nei giorni scorsi sui social è scoppiata  l’indignazione per la cacciata di Barbero, noto per le sue idee nettamente di sinistra (ebbe la tessera del Pci firmata da Berlinguer, come lo storico di Vercelli ama orgogliosamente  evidenziare). Ho delle riserve sul fatto che Barbero scorrazzi in tutte le età storiche con molta disinvoltura, ma è difficile disconoscergli capacità affabulatorie che piacciono tanto alla gente semplice che ama le solite vulgate. Barbero è infatti  un grande divulgatore – come vide tanti anni fa Piero Angela – anche se è anni luce distante  dalla profondità e dalla chiarezza non semplicistica di Paolo Mieli che, allievo di Renzo De Felice, fa trasmissioni esemplari proprio su Rai Storia in cui c’è sempre un confronto a più voci. Sechi non può neppure essere lontanamente paragonato a Mieli, ma non può neppure essere demonizzato per ragioni ideologiche:  la sua simpatia politica non è legata ad un partito (fu persino candidato con Monti), ma  il giornalista sardo si può considerare un moderato dotato di una certa cultura rispetto a tanti giornalisti di destra un po’ troppo ruspanti. Non sarebbe stato  sicuramente adatto a dirigere Rai Storia con la quale per altro   già collabora  in una trasmissione economica. Il fanatismo politico oggi tende ad esaltare in modo acritico o a ghigliottinare in modo altrettanto  aprioristico. In realtà la notizia era falsa, ma  l’occasione per fare baccano è stata presa al volo. Se vogliamo rimanere su temi leggeri, leggo  con sorpresa che a Racconigi, in provincia di Cuneo, il principe Emanuele Filiberto di Savoia  parteciperà ad un convegno sul nonno  Umberto, insieme allo storico che ha fondato e presiede una Consulta dei Senatori del Regno (sic) che sostiene il ramo Aosta della dinastia che contesta la legittimità storica dell’attuale pretendente e soprattutto di suo padre Vittorio Emanuele.  E‘ un piccolo fatto di trascurabile entità che rivela anch’esso la confusione che regna dappertutto. La prima a farne le spese è la storia usata in modo strumentale come una clava  per tutti i fini, anche quelli più impensabili, a sinistra e a destra.

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