La strage di San Bartolomeo, c’era anche un astigiano

Un libro indaga

C’era anche un astigiano tra gli autori della strage di San Bartolomeo. In quella terribile notte, il 24 agosto del 1572, a Parigi, gruppi di sicari cattolici massacrarono migliaia di ugonotti durante le guerre di religione tra cattolici e protestanti in Francia. E che astigiano! Si tratta del conte Annibale Radicati di Cocconato, appartenente a un’antica e nobile casata di feudatari che si insediarono, fin dal X secolo, tra il Marchesato del Monferrato e il Ducato di Savoia. La tradizione lo elenca tra gli esecutori della strage di San Bartolomeo ma il conte Annibale Radicati di Cocconato fu davvero quel mostro descritto dagli studiosi? Il personaggio vissuto cinque secoli fa è al centro del libro di Massimo Novelli “Annibale Radicati di Cocconato. Il cavaliere senza testa” (edizioni Settecolori). Scrittore e giornalista, Novelli ricostruisce la vera esistenza di una delle figure più controverse della nobile famiglia dei conti Radicati con carte e testimonianze inedite. La casata aveva giurisdizione su un vasto territorio del nord astigiano e su alcuni territori in provincia di Torino tra XIV e XV secolo. Riuscirono a mettere in piedi una sorta di “staterello” che godette di autonomia fino al 1586, anno della loro definitiva sottomissione ai Savoia.
Di Annibale Radicati scrisse Carlo IX, re di Francia: “era un gentiluomo valoroso e un coraggioso capitano ma malvagio, uno dei più malvagi che ci sono stati nel mio regno”. Sulla sua vita le notizie sono scarse ma il conte fu comunque un personaggio importante, poco conosciuto, ma pur sempre un conte Radicati, protagonista della storia di Francia. Se n’è occupato perfino Alexandre Dumas che ne ha fatto uno dei protagonisti del suo romanzo “La regina Margot”. Annibale Radicati nacque nel 1534, forse nel borgo astigiano di Cocconato, uno dei feudi della potente casata dei Radicati. La sua è una storia avventurosa e tragica anche perché il 30 aprile del 1574 fu decapitato. Avventuriero e coraggioso soldato, Annibale Radicati fu cacciato dal Piemonte, fuggì in Francia, e alla corte di Caterina de’ Medici trovò ospitalità. Mescolatosi nelle lotte interne della Francia e nelle guerre di religione del Cinquecento prese parte al terribile massacro della notte di San Bartolomeo in cui diede prova di grande crudeltà. “Vita breve e maledetta quella del conte, scrive Novelli, tra amori, tradimenti, duelli e spionaggio, che ebbe fine quando fu decapitato a Parigi con l’accusa di avere complottato contro il re”. Accadeva sotto il regno di Carlo IX anche se il potere era nelle mani della madre, Caterina de’ Medici. Nel 1572 risulta essere uno dei più crudeli persecutori di ugonotti nella notte di San Bartolomeo. Fu accusato di un accanimento così efferato da risultare persino poco credibile. In ogni caso sussistono dubbi anche sulla colpevolezza dei congiurati, dato che in seguito, sia Radicati di Cocconato che gli altri cospiratori furono del tutto riabilitati.                                                             Filippo Re
Nelle foto, il libro di Massimo Novelli e il conte Annibale Radicati di Cocconato                                               
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