“Facciamo fatica a comprendere le motivazioni che hanno indotto la Procura Generale a rinunciare all’impugnazione presentata da un altro Ufficio che per anni si è occupato di approfondire, sotto un profilo tecnico e giuridico, la tematica del grave inquinamento che affligge la nostra Città” commenta l’avvocato Marino Careglio, tra i difensori del Comitato Torino Respira.
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Smog, Comitato Torino Respira: “la normativa italiana non permette di individuare chiaramente le responsabilità per la morte prematura e le malattie di migliaia di cittadine e cittadini a causa dell’inquinamento atmosferico. C’è una tendenza di parte della magistratura di proteggere i “colletti bianchi” e di perseguire chi cerca di proteggere l’ambiente”.
Processo Smog. La decisione del Procuratore Generale di rinunciare all’appello presentato dalla Procura della Repubblica, a firma delle figure apicali di questo Ufficio – rappresentate dal Procuratore della Repubblica e dal Procuratore Aggiunto, oltre che dal Pubblico Ministero -, impedisce alla Corte di Appello di Torino di effettuare una nuova valutazione della vicenda.
L’atto di appello della Procura della Repubblica, a cui era stata allegata una memoria tecnico-giuridica del Comitato Torino Respira, era molto ben motivato e sussistevano tutti i presupposti affinché fosse accolto, in modo da consentire che l’ipotesi di accusa venisse sottoposta al vaglio del dibattimento.
“Facciamo fatica a comprendere le motivazioni che hanno indotto la Procura Generale a rinunciare all’impugnazione presentata da un altro Ufficio che per anni si è occupato di approfondire, sotto un profilo tecnico e giuridico, la tematica del grave inquinamento che affligge la nostra Città” commenta l’avvocato Marino Careglio, tra i difensori del Comitato Torino Respira.
Nel frattempo la Commissione Europea ha messo in mora lo Stato italiano per la mancata esecuzione della sentenza di condanna pronunciata dalla Corte di Giustizia Europea del 10 novembre 2020 per il “superamento sistematico e continuato dei valori applicabili alle microparticelle (PM10) in determinate zone e agglomerati italiani”, tra cui quello di Torino.
“Questo esito conferma dal mio punto di vista due cose. La prima è che la normativa italiana non permette di individuare chiaramente le responsabilità degli amministratori pubblici per la morte prematura e le malattie di migliaia di cittadine e cittadini a causa dell’inquinamento atmosferico. La seconda è la tendenza di parte della magistratura di sminuire il rilievo dei reati anche gravi commessi dai “colletti bianchi” e di perseguire invece con tenacia chi cerca di proteggere l’ambiente. Faremo una riflessione sui prossimi passi, perché, paradossalmente, questa decisione apre altre possibilità di azione legale anche a livello europeo”, commenta Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira.
L’impegno del Comitato Torino Respira, inoltre, non si ferma qui, perché l’inquinamento dell’aria è ancora un problema sanitario, sociale e ambientale per la nostra città.
Il Comitato continuerà a studiare e portare avanti altre azioni legali, come il sostegno alla causa di Chiara, e azioni per sensibilizzare la popolazione e per chiedere a chi ha responsabilità in materia di qualità dell’aria di agire per la tutela della salute delle persone.
Proprio la prossima settimana, martedì 13 maggio, inizierà il ciclo di incontri di divulgazione sull’inquinamento “Aria pulita: conoscere, misurare, agire” e per cinque settimane insieme ad esperte ed esperti si approfondiranno cause, analisi dei dati, aspetti legali, effetti sulla salute e sociali, ma anche proposte, campagne di monitoraggio civico e azioni per contribuire a rendere l’aria che respiriamo migliore.
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