Gli “Appunti di volo” di Fernanda Core

In mostra a Cella Monte 

Attraverso la mostra “Appunti di volo” Fernanda Core, con  grande capacità tecnica e stile personale, affronta un tema contemplato sino dai tempi antichi in vari modi, dalla mitologia alla filosofia, dalla letteratura alla musica, dalla religione alla scienza.

Ancora oggi affascinano il mito di Icaro che sfidò il sole con ali di cera, la teoria di Platone nel dare alla filosofia il compito di volare verso la conoscenza, Charles Baudelaire cantore, nei suoi  “Le Fleurs du mal” dell’Albatros goffo in terra ma elegante in volo, la psicanalisi di Freud con l’interpretazione dei sogni, tra cui quello di volare insito nell’uomo.

L’arte figurativa ha trattato il tema, in pittura e scultura, con capolavori quali la dea di Samotracia dalle grandi ali spiegate a cui  Pitocrito ha dato il nome di Nike, personificazione della vittoria ed anche i disegni delle macchine volanti di Leonardo che uniscono l’arte alla scienza; senza dimenticare in tempi a noi più vicini la rappresentazione dell’Icaro danzante tra le stelle, con un cuore rosso sul petto segno di slancio vitale trattato da Henry Matisse, oltre al dipinto di Chagall che con Bella volteggia sopra Vitebsk  abbandonando a terra le ingiustizie e le paure.

Come asseriva Freud, l’arte non rappresenta dunque la sublimazione di un meccanismo di difesa che allontana le cose spiacevoli facendo nascere il desiderio di volare al di sopra di esse?

Fernanda Core accoglie questa teoria affermando “con la mia pittura voglio creare un mondo in cui immergermi quando, come ora, la cronaca è dura, difficile dal edulcorare, per certi versi insopportabile.”

La sua poetica è improntata alla bellezza che deriva dal volo mentale, tradotto sulla tela nei luoghi del cuore a lei cari come le montagne della Val d’Ayas, il Monferrato e l’America ma anche dalle suggestioni lasciatele  dai grandi capolavori dell’arte passata.

Spesso infatti è stimolata dalle figure alate, in particolare di Vittore Carpaccio e Piero della Francesca, giocando con geniali trasformazioni e trasposizioni come nel “Sogno di sant’Orsola “ in cui l’angelo di Vittore, immobile sulla porta della camera, scompare volando in un  turbinio di linee di dinamicità futurista, abbandonando una leggera piuma allusiva delle ali.

Allo stesso modo nel “Retablo della notte di Natale” l’angelo musicante della “Natività” di Piero, viene fatto volare sopra il paesaggio del doppio ritratto di Federico da Montefeltro e Battista Sforza con l’aggiunta dello splendido putto alato che suona il liuto di Rosso Fiorentino.

Attraverso un salto di secoli, ci troviamo nel clima del romanticismo tedesco di Kaspar Friedrich, intriso di panteismo mistico delle “Due dame di Challant” di  “Mitterand” e della “Luna piena sul Cres” accogliendo la poetica del Sublime nel contemplare l’incommensurabilità del creato sovrastato da aquile ad ali spiegate.

Un’atmosfera magica traspare dalla riproduzione esatta delle splendide montagne di Segantini in “Maloja” dove la Core riporta però alla vita reale aggiungendo due bimbi che giocano a palle di neve.

Enigmatica ed esoterica in “Endorfine” la grande rosa aperta in massima fioritura da cui prende il volo una farfalla gioiosa.

Con “L’hommage a Magritte” siamo in pieno surrealismo  in quanto la chioma di un albero è rappresentata da una pallina da golf.

Un  sottile gioco tra realtà e immaginazione avviene anche nella bellissima acquaforte  acquarellata “Mein land ist nicht Mailand” con un profilo femminile sul cui capo campeggia un cappello su cui si posa un paesaggio del Monferrato.

Un’immersione nel visionario avviene in  “A che punto è la notte?” attraverso il volo di una donna le cui ali hanno lo stesso colore di quelle dell’angelo di Beato Angelico in una annunciazione,  mentre scappa verso un mondo migliore.

Interessante la sezione dedicata a piccoli quadri che confermano l’anelito alla pace  della pittrice trovata in alcuni luoghi in cui la natura è silente, i bambini sono innocenti e gli animali hanno uno sguardo amico e sincero.

Tra i tanti paesaggi troviamo “Il vecchio paese di Champoluc”, “Tramonto a Moleto”, “La chiesa di san Quirico” avvolti nel silenzio e nella natura incontaminata.

Fernanda riesce a trasmetterci  tutto questo con empatia cognitiva alimentando l’interesse degli spettatori facendoli coinvolgere nel grande mondo dell’Arte.

Giuliana Romano Bussola

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