Francesco Faà di Bruno, il beato torinese di via San Donato 

Le celebrazioni torinesi nel bicentenario della nascita di San Francesco Faà di Bruno, nato ad Alessandria nel 1825 e morto a Torino nel 1888 in concetto di santo, ricordano l’anima squisitamente religiosa e intellettuale che seppe armonizzare in modo splendido la scienza e la fede. La sua evoluzione morale  non aveva per meta un cielo popolato di costellazioni ma un cielo ben più elevato, denso di princìpi ricchi di unità e giustizia. Francesco concluse gli studi classici a Novi Ligure nel collegio dei Padri Somaschi e a Torino completò gli studi all’Accademia militare con il grado di luogotenente di Stato maggiore, seguendo le orme del fratello Emilio capitano di vascello. Dopo la ferita subìta nella disfatta della battaglia di Novara a fianco del giovane principe Vittorio Emanuele II di Savoia, Francesco fu promosso capitano dal re Carlo Alberto. Alla Sorbona di Parigi ottenne il dottorato in scienze matematiche e astronomia e fu nominato astronomo dell’osservatorio delle longitudini. Il suo celebre maestro e religioso Cauchy della Sorbona e l’amico Don Bosco gli trasmisero non solo l’amore per i numeri ma qualcosa di più profondo e significativo, la scienza di tutte le scienze, il loro Dio.

Rientrato a Torino, Francesco diede le dimissioni dallo Stato maggiore e ottenne per acclamazione la cattedra di matematica e fisica all’Università, insegnando analisi e geometria superiore. Con grande ardore di apostolato fondò l’Opera Pia di Santa Zita al numero 31 di Borgo San Donato, la protettrice delle domestiche nel borgo dei dannati dell’epoca, rifugio e sostegno per le categorie femminili più vulnerabili e ragazze madri con scuola per allieve maestre e lavanderia a vapore con sessanta operaie, un’opera assistenziale che i torinesi conoscono molto bene. Sul terreno acquistato dieci anni prima attivò la costruzione della chiesa di Nostra Signora del Suffragio, oggi comprensiva di istituto scolastico per l’infanzia, scuola primaria e secondaria di primo grado, centro studi di ricerca scientifica, biblioteca, teatro e museo. Suo il progetto architettonico del campanile a forma di matita attiguo alla chiesa posto su 14 piani differenti raggiungibili con 300 gradini, dotato di osservatorio astronomico all’ultimo piano e di orologi con diametro di due metri e mezzo sui quattro lati, visibile dalle lavoratrici per non essere ingannate sull’orario di lavoro.

 Dopo la nomina di sacerdote, fondò a Torino e a Benevello di Alba l’Istituto San Giuseppe per l’istruzione professionale femminile, a Torino la Congregazione Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio e ad Alessandria la Confraternita di San Vincenzo de’ Paoli. Mirabile la sua affermazione in campo scientifico, pubblicando trattati sulle teorie delle funzioni variabili complesse di alta matematica e astronomia, gettando nuova luce sulla complicata sfera di studi accessibili a pochi. Fu anche pianista, organista e musicista utilizzando i testi di Alessandro Manzoni e del fratello padre scolopio Carlo Maria per completare le  partiture musicali prodotte nella sua piccola casa editrice. Compose tre mazurche per la regina Maria Adelaide di Savoia e fu molto apprezzato da Liszt. Nella chiesa del Suffragio, Francesco ripeté l’esperimento dimostrativo sulla rotazione della terra con il metodo del parigino Léon Foucault, la teoria delle forme binarie detta formula Faà di Bruno tradotta in tedesco. Fu premiato con medaglia d’argento per l’invenzione di uno scrittoio per ciechi utilizzato dalla sorella non vedente Maria Luigia, inventò una sveglia elettrica, un barometro a mercurio, un fasiscopio che rappresentava la formazione delle fasi lunari e partecipò alle Esposizioni Universali di Londra e Parigi. Fu giornalista e scrittore di opere religiose e fondò l’almanacco morale e istruttivo “Il galantuomo”, in seguito gestito da Don Bosco.
Il sacerdote Francesco era l’ultimo dei tredici figli del marchese Luigi Faà, studioso, scrittore e sindaco di Bruno, Solero, Alessandria e di Carolina Maria Teresa Sappa dè Milanesi, nipote del poeta monferrino Alessandro marito della contessa Porzia Marianna Gozzani di San Giorgio. Nella genealogia della antica e nobile casata astigiana risalente al XVI secolo troviamo la marchesa di Mombaruzzo Camilla Faà di Bruno, la bella Ardizzina sposata  rocambolescamente con il duca di Mantova e Monferrato Ferdinando Gonzaga, antenato del principe Maurizio Gonzaga di Roma. Camilla era prozia del marchese Ferdinando II Faà di Bruno, sposato con la contessa Antonia Maria Gozzani di San Giorgio, zia di Porzia Marianna. Francesco, nipote del vescovo e principe della chiesa di Asti mons. Antonino Faà di Bruno, fu sepolto nel camposanto torinese e traslato nella sua chiesa di via San Donato nel centenario della nascita. Il geniale ed eclettico sacerdote, considerato uno dei santi sociali torinesi e patrono del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito Italiano, non si accontentò di predicare esaurendo sulle labbra il fervore umanitario ma sacrificò la dedizione della sua persona nell’attività economica e spirituale in favore del prossimo. Il processo canonico per l’elevazione agli altari iniziato nel 1928 si concluse nel 1988 con la beatificazione da parte di papa Giovanni Paolo II.
Armano Luigi Gozzano 
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