Busca e Cherasco dedicano due ampie e congiunte retrospettive alla grande arte iperrealista del saviglianese
Fino al 22 giugno
Busca – Cherasco (Cuneo)
Dipinti tanto perfetti nella loro narrazione di segno e colore da sembrare “irreali”. Perfino “impossibili”. Può la realtà pittoricamente trasmessa – viene da chiedersi – spingersi a tanto? E mantenersi tale nei suoi caratteri figurativi e cromatici senza spingersi “oltre”, senza assumere i contorni di un linguaggio metafisico che preclude al “reale” la rivendicazione della propria concreta e mai elusa identità?
Le opere dell’indimenticato Daniele Fissore (Savigliano, 1947 – 2017) sembrano proprio confermarcelo. Nel suo fare pittura, la realtà non s’è mai lasciata coinvolgere in funamboliche operazioni di destrutturante visionarietà o a giochi di “post-avanguardie pop” dove il “tutto” era (è) spesso simile al “nulla”, pur mantenendosi a livelli di perfino ossessionante e preciso all’inverosimile rigore linguistico. In tal senso il suo fare arte può collocarsi in quella vasta area di pittura iperrealista o realista “a matrice fotografica”(mai “mimetizzata”, ma invece ampiamente sfruttata nel risalto dialettico apportato agli “effetti cromatici e luminosi dell’intervento manuale”) che negli anni Settanta-Ottanta coinvolse in Italia – come ebbe a scrivere nel 2022 Francesco Poli, in occasione dell’“Antologica” dedicata a Fissore dalla sua città natale e ospitata in Palazzo Muratori Cravetta – “pittori con caratteristiche diverse fra loro come Gianfranco Ferroni e Piero Guccione (ancora legati a valenze specificamente pittoriche) o Luciano Ventrone (autore di illusionistiche ‘nature morte’) e Angelo Titonel, più freddamente oggettivo e pop”. Paragoni possibili e condivisi, in una sfera tuttavia di una singolarità artistica e di un eclettismo pittorico-concettuale, cui Fissore restò fedele in ogni istante del suo intenso operare.
E caratteristiche ben riscontrabili nelle due retrospettive dal titolo “Natura e vita”(concetti mai inscindibili per l’artista) a lui dedicate, fino a domenica 22 giugno, con la curatela di Cinzia Tesio, dalle Città cuneesi di Busca e Cherasco, rispettivamente negli spazi di “Casa Francotto” e del seicentesco “Palazzo Salmatoris”. Oltre 140 (realizzate fra il 1973 e il 2017) le opere complessivamenteesposte, un lungo viaggio, rigoroso e ogni volta curioso e appassionato, attraverso la molteplice davvero continua evoluzione dei temi trattati.
Dalle prime serie delle “Cabine telefoniche”(1973/’74) alle “Opposizioni”, frutto di tempi di ribollente fervore politico, la mostra conduce via via al ciclo delle “Simulazioni” e alle “Ricognzioni” (1975/’77), a quel suo guardarsi e riprendersi nel proprio studio o altrove, come nell’“Autoritratto” del ’76 con un aerografo in mano di fronte a un tavolo pieno di barattoli e pennelli e, in fondo, una figura di spalle, “forse lo stesso artista sdoppiato”. La sensazione è di trovarsi di fronte ad una foto in bianco-nero. E l’iter prosegue con la serie dei “Pic–nic” e le novità elaborate durante il suo soggiorno londinese culminato con un’importante mostra alla “House Gallery”, mentre il suggestivo ciclo dei “Muri” (1983) e l’esplorazione del paesaggio ci portano alla serie (di reminescenza inglese) dei “Green” (con quelle distese perfette e ordinate di campi da Golf) e delle “Marine”, dove le acque prive d’ogni minimo sussurro di estraniante ondosità prendono il posto o si accoppiano, con leggere vele in lontananza, alle verdi perfette distese dei prati. E poi l’ultimo periodo. Quello dei “Video spenti” e di “Eroica”, ricerca, quest’ultima, che prende avvio da alcuni quadri dell’ ’85 dedicati a Santorre di Santa Rosa (protagonista dei “Moti piemontesi” del 1821) e ispirati al monumento all’eroe saviglianese opera dello scultore romano Giuseppe Lucchetti Rossi, per sfociare anni dopo, nel 2011, nella grande Antologica “Eroica. Eroi noti e ignoti. Dal Risorgimento al Futuro” presentata al “Museo Regionale di Scienze Naturali” a Torino, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Opera diventata, in seguito, una grande installazione permanente (560 metri quadri) al “Nuovo Parco Dora”, con le gigantografie degli stessi personaggi risorgimentali rappresentati in mostra sui muri dell’ ex fabbrica della “Teksid”. Pienamente esaustiva nel racconto dell’avventura artistica di Daniele Fissore, la doppia rassegna, serve pur anche a far luce sulla necessità di “un’ulteriore valorizzazione – sottolinea a ragione Cinzia Tesio – e di un giusto accreditamento all’oggettivo talento” di un artista troppo spesso tenuto in biasimevole e incomprensibile sordina.
L’evento espositivo sarà arricchito durante l’apertura da attività didattiche con le scuole e da eventi collaterali.
Gianni Milani
“Natura e Vita, Daniele Fissore opere dal 1973 al 2017”
“Casa Francotto”, Busca (ven. 15,30/18,30; sab. 10/12 e 15,30/18,30; dom. e festivi 10/12 e 14,30/18,30; tel. 371/5420603 o www.casafrancotto.it ) e “Palazzo Salmatoris”, Cherasco (merc. giov. ven. 14,30/18,30; sab. dom. e festivi 9,30/12,30 e 14,30/18,30; tel. 0172/427050 o www.turismoeventicherasco.it )
Fino a domenica 22 giugno
Nelle foto: Daniele Fissore: “Green e mare”, acrilico su tela, 2000; “Autoritratto”, acrilico su tela, 1976; “Pic-nic”, olio su tela, 1980; “Marina, acrilico su tela, 2012
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