Torino, qui nacque la Cavalleria. Inagibile la sede dell’associazione d’arma: a rischio un pezzo di storia d’Italia

I documenti che conserviamo – dice il presidente dell’Associazione Arma di Cavalleria, sezione di Torino – non sono solo parte della tradizione della cavalleria, ma anche segni tangibili della storia d’Italia. Si nota la differenza di comportamento a favore di Askatasuna, che da oltre 25 anni occupa l’edificio di Corso Regina Margherita. Abbiamo bisogno di una sede per non perdere un patrimonio storico-culturale unico”

La sezione di Torino dell’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria (ANAC) si trova in una situazione di grave difficoltà, non avendo una propria sede adeguata in cui custodire i preziosi reperti storici che raccontano la storia della cavalleria italiana. Questa carenza strutturale mette a rischio la conservazione di oggetti e materiali di straordinaria importanza storica e culturale, alcuni dei quali potrebbero andare perduti o addirittura distrutti, con un danno incalcolabile per la memoria della cavalleria e della storia d’Italia. Tra questi documenti e cimeli anche una fotografia autografata del Capitano Francesco Baracca, già ufficiale di cavalleria e poi divenuto asso dell’aviazione italiana durante la Prima Guerra Mondiale.

L’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria (A.N.A.C.) – ricorda l’ingegner Claudio Musumeci, presidente dell’Associazione Arma di Cavalleria, sezione di Torino – è stata istituita 1921, quindi dopo alcuni anni dalla fine della prima guerra mondiale con lo scopo di tenere vivi e tramandare i valori, lo spirito e la tradizione della Cavalleria. Successivamente, sono cominciate a nascere le sezioni a livello provinciale, quella di Torino nel 1943. Molto brevemente va ricordato che l’Arma di Cavalleria trae origine dalle unità a cavallo istituite da Vittorio Emanuele II di Savoia nel 1692 con la formazione di reggimenti inquadrati nelle forze armate. Tale scelta fu dettata sia per raggiungere fini politici, sia per assegnare maggiore capacità organizzativa ed offensiva nelle battaglie. Alcune note storiche ricordano che le prime formazioni a cavallo risalgono alcuni anni prima del 1692, con l’assegnazione dei cavalli alle compagnie di archibugieri, venendo così a formare i “dragoni”, prime formazioni militari a cavallo (1683-1690)”.

Musumeci ricorda che “la sezione dell’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria di Torino, sta attraversando un periodo di particolare difficoltà, poiché la sede è stata dichiarata “inagibile” dal Comando Infrastrutture; oggi, pertanto, gli associati non possono ritrovarsi e svolgere attività istituzionale interna, sviluppata fino a qualche tempo addietro. Motivo, però, di particolare preoccupazione deriva dal fatto che nella sede sono raccolte e custodite preziosi reperti storici che tracciano la storia della cavalleria italiana. Questa carenza strutturale mette a rischio la conservazione di oggetti e materiali di straordinaria importanza storica e culturale, alcuni dei quali potrebbero andare perduti o addirittura distrutti, con un danno incalcolabile per la memoria della cavalleria e della storia d’Italia, a causa della precarietà condizioni di salubrità fra cui la presenza di accentuata umidità”. Tra questi documenti e cimeli anche una fotografia autografata del Capitano Francesco Baracca, già ufficiale di cavalleria e poi divenuto asso dell’aviazione italiana durante la Prima Guerra Mondiale.

Torino, culla della cavalleria italiana ha una tradizione che, grazie alla Famiglia dei Savoia, fa risalire la propria istituzione, come già ricordato, fin dalla fine del diciassettesimo secolo, periodo che vide gli albori della creazione dell’Arma. La sua importanza, oggi, dal punto di vista agonistico, è indissolubilmente legata anche a Federico Caprilli, il capitano di Cavalleria che, all’inizio del XX secolo, ha rivoluzionato un metodo di cavalcata naturale, influenzando l’equitazione a livello internazionale. Infatti, il metodo cosiddetto “Caprilli” insegna ai cavalieri di seguire, nella corsa, il cavallo senza ostacolarne i movimenti naturali.

Oggi – continua Musumeci – Torino rappresenta non solo simbolo di questa tradizione, ma anche il punto di riferimento per le future generazioni di cavalieri, appassionati e storici. La sezione torinese dell’ANAC, custodisce numerosi cimeli, uniformi, medaglie, documenti e altri oggetti che raccontano la storia della cavalleria italiana, e che sono di fondamentale importanza non solo per la memoria dell’arma, ma per la memoria collettiva di un’intera nazione. E Torino deve essere interpretata come sede e luogo ideale per la custodia e di questi reperti. Non solo, quindi, motivo di preservare la memoria e ricordare la storia di un’arma di antiche tradizioni, ma anche di riconoscere alla città, tramite questa, il ruolo che ha avuto nello scrivere un capitolo fondamentale nelle vicende militari e sportive dell’Italia. La città, definita culla della cavalleria, merita di essere il luogo in cui questi tesori vengano valorizzati e custoditi per le generazioni future”.

La sezione dell’ANAC di Torino, purtroppo, sta vivendo una situazione di notevole difficoltà, con il rischio che la sua storica raccolta di reperti possa essere dispersa se non si troverà una ubicazione adeguata. La richiesta di una sede sicura e funzionale non è solo un’esigenza interna, ma un appello alla città di Torino e alle istituzioni affinché si facciano carico della responsabilità di conservare un pezzo di storia che appartiene a tutti.

I reperti che conserviamo – ha spiegato ancora il presidente dell’Associazione Arma di Cavalleria, sezione di Torino – non sono solo parte della tradizione della cavalleria, ma anche segni tangibili della storia d’Italia. Una prima risposta non positiva l’abbiamo ricevuta lo scorso anno dalla dottoressa Michela Favaro, che, alla nostra richiesta ed alla consegna dell’Album fotografico che documenta i cimeli ed i reperti raccolti, ha risposto con la trasmissione di un elenco di immobili, senza comprendere appieno, la portata della richiesta e l’importanza dell’Associazione richiedente”. A tal proposito, il presidente, cita, con rammarico, “la differenza di comportamento del Comune di Torino verso Askatasuna, che da oltre 25 anni occupa l’edificio di Corso Regina Margherita. Per contro allorquando le amministrazioni, Comune di Torino in testa, hanno chiesto supporto per qualche iniziativa, l’Associazione ha sempre aderito mettendo a disposizione il tempo e le risorse degli associati per il bene della comunità. Oggi, però, abbiamo bisogno di un supporto concreto, affinché i segni della storia non vengano cancellati o dimenticati.

Abbiamo bisogno di una sede per la salvaguardia del patrimonio storico-culturale legato alla cavalleria, atto che costituirebbe giusto passaggio del testimone culturale alle future generazioni”.

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

Come “indigeni e forestieri” creano una autentica comunità

Articolo Successivo

Alle Molinette salvato un ragazzino con rara malformazione polmonare

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta