Lo scorso luglio, presso la galleria della Fondazione Il Bisonte di Firenze, era stata dedicata una mostra personale dal titolo “Memorie incise-opere grafiche 1966-2023” ad Andrea Granchi, con un catalogo antologico incentrato sull’artista, film-maker, curatore e docente. Era forse un presagio dell’addio che l’artista purtroppo ci avrebbe dato nella giornata di martedì 10 dicembre, a noi increduli di fronte a uno dei grandi protagonisti dell’arte del Novecento, e anche del cinema d’artista italiano.
Andrea Granchi è nato a Firenze nel 1947 e si è diplomato all’Accademia di Belle Arti nel 1969. Figlio d’arte, il padre Vittorio nacque a Firenze nel 1908 in una famiglia dalle profonde tradizioni artistiche ( anche la madre Noris Rossi fu restauratrice), essendo il padre di Vittorio, Pasquale, titolare di una bottega nella quale realizzava con grande perizia oggetti decorati in stile, ebbe poi modo, dopo un apprendistato con il genitore, di formarsi negli anni 20 all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze. A lui si deve il restauro del Crocifisso di Cimabue, danneggiato dalla tragica alluvione fiorentina. Andrea Granchi, vincitore del Premio del Comune di Firenze per giovani artisti nel 1966 e del Premio Stibbert per la pittura nel 1971, nel 1978 era presente alla Biennale di Venezia, nel 1981 alla Triennale di Milano, oltre a numerose partecipazioni alla Quadriennale di Roma, tornando nel 2021 alla Biennale di Venezia. Granchi aveva creato la figura metaforica dell’inseguitore, che era rapportato ai giganti del passato, la figura dell’esploratore inserito in città ideali, colorate di bianco e nero, e ideato la figura del viaggiatore sedentario, proiezione del proprio essere, in un mondo metafisico, che riconosceva il primato all’uomo e al suo intelletto. Giunse alla notorietà internazionale grazie anche alle sue opere filmiche, che lo proiettarono nel mondo del cosiddetto “Cinema d’artista”, nell’ambito del quale realizzò capolavori come “Il giovane rottame” o “Cosa succede in periferia”, presentati nelle principali mostre e rassegne dedicate al genere. Colto e raffinato intenditore di musica, aveva una predilezione per il periodo barocco, ed è stato uno dei più alti rappresentanti del restauro italiano presso un omonimo studio condotto oggi dal figlio Giacomo.
Granchi lascia un grande vuoto nell’arte italiana,e Firenze in particolar modo lo piange; l’Accademia delle Arti del Disegno è in lutto per la sua scomparsa, essendo egli stato Presidente della classe di pittura e Vicepresidente dell’Accademia stessa.
“Una perdita grave per il mondo delle arti – spiega il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, ricordando il Prof. Andrea Granchi – è stato un protagonista appassionato e creativo della scena culturale toscana e nazionale. Insegnante, pittore, uomo di cinema, acuto sperimentatore di linguaggi, Andrea lascia un’eredità importante che la Regione Toscana e Firenze sapranno onorare”.
Il mio ricordo personale va alla collaborazione con il Maestro Granchi per la stesura di un libro intitolato “Il tempo sospeso”, pubblicato nel 2021 e incentrato sulle riflessioni dell’epoca pandemica, rese ancora più intense dalle sue bellissime opere.
Mara Martellotta
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