RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
Andrew Sean Greer “Less a zonzo” -La nave di Teseo- euro 20,00
Se avete amato “Less” -che nel 2018 ha fruttato il Premio Pulitzer ad Andrew Sean Greer-, questo romanzo può essere letto come la seconda puntata delle avventure del protagonista, che ora si mette al volante di uno scassatissimo pulmino verde e in compagnia del carlino Dolly attraversa l’America profonda del Midwest, le vaste praterie verso il sud e il mare.
Bella scommessa proseguire nel solco di un testo da Pulitzer, eppure Greer ci si è buttato durante il lockdown che ha trascorso in Italia, tra la Liguria e Milano, e ha deciso di farci scoprire insieme al suo protagonista spazi dell’America che lui stesso non conosceva.
Il romanzo è scritto sulla scorta dei molti appunti che Greer aveva preso durante due road trip che aveva fatto nel 2016 verso Sud-Ovest e due anni dopo nel Sud –Est nel. A muoverlo a salire davvero su un camper è stata la curiosità di
scoprire l’anima del bacino elettorale che aveva votato Trump. Di fronte alla vittoria del ticon lo scrittore si è reso conto che forse non conosceva il suo paese che avevo scelto così incautamente; è allora che ha deciso di andare a scoprirlo.
Il protagonista Less, romanziere di successo, è legato in modo stabile al compagno Freddy Pelu, ma la vita al suo fianco non è di quelle che scorrono senza intoppi. Qui deve fare i conti col suo passato, la morte di un suo ex amante, e con una crisi finanziaria.
Tentare di fuggire dai problemi è la soluzione che trova, approfitta del pretesto di un tour di presentazioni letterarie per incamminarsi a bordo del camper Rosina verso un paese intrigante come l’America. E via a sondare la provincia americana, in compagnia solo del cane Dolly. Lo attendono incontri con personaggi bizzarri, avventure e disavventure impacciate e buffe; e si perde pure alla ricerca del padre che si era eclissato quando lui era solo un bambino.
Pagine indimenticabili sono quelle che narrano la visita di Less in una piantagione di cotone del Mississippi, dove avverte il peso di una pagina di storia del paese brutale e spietata, e mette in luce l’orrore dello schiavismo e del razzismo, che ancora persiste in tante zone. Tutto raccontato con quella vena comica che ammanta le gesta e i pensieri di Less, ingenuo e goffo; personaggio che si fa amare anche quando scopre aree e realtà dure degli Stati Uniti d’America.
Inès Cagnati “Giorno di vacanza” -Adelphi- euro 18,00
L’autrice, figlia di contadini veneti emigrati in Francia, era nata in Francia, a Monclar, nel1937 ed è morta nel 2007, dopo una vita in cui aveva vinto svariati premi, ma era sempre rimasta appartata, sfuggente e lontana dalla comunità letteraria. Ora Adelphi ha tradotto e pubblicato questo suo romanzo che è del 1973 e col quale ha vinto il Roges Nimier.
La storia del romanzo è piuttosto dura, di quelle scritte meravigliosamente e che restano nel cuore.
Protagonista è Galla, nata in una famiglia contadina sempre in lotta con la povertà più nera. La madre ha messo al mondo uno stuolo di femmine, una più disgraziata dell’altra; il padre è un bruto che picchia regolarmente moglie e figlie, e impicca i cani di casa quando decreta che siano ormai anziani e inutili.
L’unica via di fuga per Galla è la malandata bicicletta arrugginita con cui percorre 35 km per andare in città, al liceo dove è interna; anche se la madre avrebbe preferito che rimanesse sempre in casa per aiutarla.
Galla vive sospesa tra due realtà; da un lato la scuola, le compagne e l’amica del cuore e sull’altro versante invece i dolorosi rientri nella stamberga. Ad attenderla è soprattutto la madre che però è una donna consumata dalle continue gravidanze, la vita grama e il marito violento.
Il suo amore per Galla è un’arma a doppio taglio, un legame malato per cui ogni volta che la figlia torna al convitto lei si dispera tra lacrime e un sotteso ricatto emotivo che fa sentire Galla in colpa per la vita che sta cercando altrove.
Una famiglia disastrata in cui l’unico maschio è morto prima di nascere. Un colpo malvagio del destino che sarebbe stato insopportabile. L’unica a saperlo è Galla che ha raccolto il corpicino senza vita dopo l’aborto spontaneo della madre, alla quale ha nascosto il sesso del piccolo e lo ha segretamente sepolto nella palude.
Restano le tante femmine, la più piccola è Antonella, creatura cieca e fragile sempre sul ciglio della morte. L’unica a salvarsi dalla furia del padre è la sua preferita, Maria, la più carogna di tutte. E di più non anticipo…..
Robert Louis Stevenson “Americana” -Biblioteca del vascello- euro 19,00
L’autore scozzese (nato a Edimburgo nel 1850 e morto a Valima nel 1894), famoso per capolavori immortali come “L’isola del tesoro” e “Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mister Hayde”, in queste pagine racconta il suo viaggio per raggiungere Fanny, la donna di cui si era innamorato.
E’ nel 1979 che Robert si allontana dalla famiglia di grandi costruttori di fari che lo voleva ingegnere; lui
come da tradizione familiare si iscrive alla facoltà, ma ben presto vira senza tentennamenti sulla lettura, diventando uno dei più grandi scrittori dell’800.
A segnare il suo destino sarà l’incontro con Fanny Van de Grift, (1840 – 1914), americana più grande di lui, separata e madre di due figli. Se ne innamora e nonostante l’opposizione dei familiari, lega la sua vita alla donna che gli resterà accanto fino alla fine.
“American” è l’avvincente resoconto del viaggio che Stevenson, in rotta con i suoi, malato, con i polmoni minati, e pochi soldi in tasca salpa da Glasgow su piroscafo di emigranti diretto in America. Un viaggio in seconda classe, nel sottoponte, dove inizia la sua avventura, diretto verso la California dove Fanny lo attende.
Stevenson detto anche “Tusitala” ovvero narratore di storie in questo diario ci racconta gli incontri con un’umanità composita.
Poi l’arrivo a New York e il resto del suo percorso, con svariati mezzi e difficoltà, faticosissimo tanto che la sua salute peggiorerà parecchio per lo strapazzo, attraverso l’immensa America, fino a Monterey dove finalmente abbraccia la donna della sua vita. I due si sposano a San Francisco nel 1880.
In questo diario di viaggio c’è tutta la malinconia e la grandezza dello scrittore che dopo capolavori letterari, una vita breve ma intensissima, si spegne per un’emorragia cerebrale, tra le braccia di Fanny nel loro paradiso in terra, alle Isole Samoa. Ed è li che Tusitala come lo chiamavano gli abitanti del luogo viene sepolto sul Monte Vanea, con l’epitaffio che lui stesso scrisse, inciso sulla tomba.
Amanda Lear “La mia vita con Dalí” -Il Saggiatore- euro 19,00
In questo libro Amanda Lear ripercorre i 16 anni della sua vita trascorsi come amica, musa e amante dell’imponente pittore surrealista del 900 Salvador Dalí.
La Lear, prima di diventare un personaggio televisivo (che si è divertito anche a giocare su una certa ambiguità) era una squattrinata studentessa che si manteneva agli studi presso le Belle Arti posando come indossatrice.
La prima volta che incontra l’estroso artista è nell’autunno del 1965 a Parigi. Lui è un personaggio accentratore, camaleontico e poliedrico. E’ Marchese di Pübol, (all’anagrafe Salvador Domingo, Felipe, Jacinto Dalì i Domènech), scultore, scrittore, fotografo, cineasta , designer, sceneggiatore, uomo geniale e di difficile gestione.
All’epoca Amanda ha 17 anni, molti sogni anche se ancora nebulosi, una bellezza fuori dal comune, magrissima, intelligente, vive alla giornata e frequenta personaggi vari e assortiti, musicisti, fotografi, giovani artisti che si dilettano in qualche incursione nelle droghe.
Fa subito colpo su Dalì che la include nella sua corte ristretta ed esclusiva, e le dichiara «Da questo momento non ci lasceremo mai, lo sa?». E’ solo l’inizio di un rapporto con il genio eccentrico che dapprima Amanda considera presuntuoso, egocentrico e un po’ ridicolo.
Ma sfuggire al magnetismo di Dalì non è cosa facile. Il libro è il racconto di un legame attraverso una serie di aneddoti, dialoghi, viaggi e incontri con personaggi famosi e sulla cresta dell’onda.
Amanda entra in pieno nel cerchio magico dell’artista che rimane comunque sempre legatissimo alla moglie Gala; donna spigolosa che non è mai messa in discussione e guarda con sospetto la giovane amica del marito.
Il libro è una messe di ricordi in cui la Lear racconta anche come Dalì non sopportò che lei riuscisse a spiccare il volo con ali proprie e scoraggiò sempre i suoi tentativi di emergere in campo artistico. Un uomo così totalmente preso dal culto di sé stesso, non lasciava spazio ad altri; ad Amanda sconsigliava di cimentarsi nella pittura perché solo chi è dotato di testicoli può essere un pittore geniale.
La rottura avviene quando la Lear inizia a incidere dischi e allontanarsi in varie tournée in giro per il mondo. Lei ottiene successo e Dalì si allontana; Amanda è giovane e inanella successi, mentre Dalì inizia a scendere la china del triste declino, aggravato da una malattia degenerativa. Ma il colpo di grazia sarà la morte della moglie. Lui si rinchiude nel castello dove abitava con Gala, non vuole vedere nessuno; ma per Amanda farà un’eccezione e il loro ultimo incontro è straziante.
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