“Artisti in guerra” 140 opere esposte al “Castello di Rivoli”

Fino al 19 novembre

Da Goya a Dalì a Picasso a Burri: 39 grandi artisti raccontano la “loro” guerra

Guerra e guerre. Il tema, purtroppo, è di strettissima attualità. Basti pensare che oggi, secondi i dati forniti da “Acled” (“Armed conflict location & event data project”),  sono ben 59 i conflitti che interessano il Pianeta, alcuni dei quali vanno avanti (molti nell’ignoranza e indifferenza dei più) da decenni. Parte di qui l’idea della grande collettiva ospitata al terzo piano del “Castello di Rivoli”fino a domenica 19 novembre, a cura della direttrice del “Castello”, Carolyn Christov-Bakargiev, e di Marianna Vecellio. Titolo: “Artisti in guerra”, ben 39, per 140 opere esposte, provenienti da importanti istituzioni pubbliche e private internazionali, oltre ad opere inedite realizzate per l’occasione dall’artista afgano Rahraw Omarzad (Kabul, 1964) e dall’ucraino Nikita Kadan (Kiev, 1982).

“La  mostra – spiega Carolyn Christov-Bakargiev – vuole aprire una discussione sulla guerra vista da una prospettiva culturale che includa arte e filosofia”. Il lungo iter espositivo si inizia con il celebre ciclo di 80 incisioni (acquaforte e punta secca), “Desastres de la Guerra”, 1810-1815, I edizione 1863, con cui Francisco José de Goya y Lucientes (1746 – 1828) ha voluto raccontare la Guerra d’Indipendenza spagnola e che lo stesso artista, “pioniere dell’arte moderna”, in vita non volle stampare, ad eccezione di una prova d’autore tenuta segreta. Accanto al “sudario” dei corpi martoriati di Goya, troviamo le opere dell’artista sloveno Anton Zoran Mušič (1909 – 2005), uno dei pochi artisti moderni ad aver vissuto in prima persona l’orrore del campo di concentramento di Dachau. L’esperienza della Guerra civile spagnola (1936-1939) e della Seconda guerra mondiale (1939-1945) sono indagate anche attraverso una selezione di opere poste in dialogo con il dipinto “Tête de femme” (1942) di Pablo Picasso (1881 –1973) realizzato in pieno conflitto e derivante in parte, nel volto sformato e tragicamente esibito nell’uso marcato dei grigi e dei neri, dal celebre “Guernica” del ‘37.

Nella stessa sala sono presentati anche i libri del poeta surrealista francese Paul Éluard (1895 –1952): “Solidarité”, 1938, i cui ricavi delle vendite furono destinati al sostegno dei combattenti repubblicani della Guerra civile spagnola e “Au rendez-vous allemand”, 1944, raccolta di poesie composte poche settimane dopo il drammatico bombardamento di Guernica. Di Salvador Dalí (1904 – 1989), tra i più noti artisti surrealisti ad avere dipinto i disastri della Guerra civile spagnola, è esposto il “critico-paranoico” paesaggio spagnolo “Composition avec tour” (1943), mentre del nostro Alberto Burri (1915–1995), troviamo il suo primo, già inno alla materia, dipinto, “Texas” (1945), realizzato durante la sua prigionia negli States a Hereford (dopo aver servito come medico nell’esercito italiano in Nord Africa), insieme a “Sacco e Rosso” del ‘54.

 

Accanto, insieme alle fotografie di Lee Miller Penrose, fotoreporter e modella statunitense, allieva di Man Ray, (1907-1977) che documentano il primo ingresso nei campi di Buchenwald e Dachau, è presentato in anteprima il più recente dipinto dell’artista e psicanalista israeliana Bracha L. Ettinger, figlia di sopravvissuti polacchi dell’Olocausto. E il racconto dell’orrore bellico continua con la “Guerra del Vietnam” o (a scelta, ma l’orrore è uguale) “Seconda guerra di Indocina” o “American War” (1955-1975), con l’installazione – raccolta di circa70 disegni e dipinti realizzati da artisti Viet Cong e nordvietnamiti attorno al 1967-1973 – dell’artista vietnamita Dinh Q. Lê fuggito nel 1978 dal Vietnam del Sud e giunto negli Stati Uniti tra i “Boat people” alla fine degli anni settanta. Dal Vietnam alla Guerra dei Balcani, ecco il video “Nocturnes” (1999) dell’albanese Anri Sala, e ancora le Guerre in Iraq (2003-2011) raccontate nel film “The Ballad of Special Ops Cody” (2017) dell’americano Michael Rakowitz.

 

A chiudere il percorso espositivo le immagini fotografiche d’archivio raffiguranti Torino distrutta dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale, affiancate dalla scultura del palermitano Ettore Ximenes (1855-1926), “Il bacio di Giuda” (1884) gravemente danneggiata dalle incursioni aeree degli alleati nel 1942 e dal concettuale  “Linguaggio è guerra” (1974) di Fabio Mauri (1926-2009).  Infine, nel “Teatro del Museo”, è presentata la rassegna “A Letter from the Front”, una selezione di lavori filmici e video di artisti ucraini.

 

Gianni Milani

“Artisti in guerra”

Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (Torino); tel. 011/9565222 o www.castellodirivoli.org

Fino al 19 novembre

Orari: merc. – ven. 10/17; sab. – dom. 11/18

Nelle foto:

–       Pablo Picasso: “Tête de femme”, tempera su carta, 1942

–       Francisco Goya: “Desastres de la Guerra”, 1810-1815, Ph. Ernani Orcorte

 –       Salvador Dalì: “Composition avec tour”, olio su tela, 1943

–       Alberto Burri: “Texas”, olio su tela, 1945

–       Nikita Kadan: “Gostomel. From artist’s visual diary”, foto da cellulare, 2023

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