Testimone del giornalismo come non è più e, insieme, visionario costante cercatore di uno nuovo. In poche parole, così potremmo racchiudere la vulcanica personalità del collega Emanuele Rimini, improvvisamente mancato lo scorso 8 febbraio.
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Il fu e non ancora della professione, in lui, stavano uniti nella riconosciuta e praticata centralità delle relazioni umane. Dentro un’eccentrica molto personale definizione di ordine, come un rabdomante, esplorava in ogni direzione, per individuare inaspettati nuovi filoni d’espressione e comunicazione. Con la “lieta serietà” di chi ben conosce il senso profondo del gioco. Puntando sempre sulle persone, affidandosi “senza filtri” a quell’intuizione che gli ha permesso di scovare e accompagnare tanti talenti. Sempre generoso nel condividere esperienze e contatti, con una venatura di fanciullesca ingenuità. Tra la passione vintage per la carta (in tutte le sue declinazioni) e la sperimentazione di sempre più dense sintesi foto-testuali (non solo sul web), ha sempre praticato un giornalismo fatto di osservazione empatica e impegno “a far accadere cose”. Difficile dare un davvero preciso inquadramento del lavoro e dei lavori dell’eclettico “Manu”. Possiamo dire, come abbiamo ricordato a familiari e amici convenuti al cimitero ebraico di Torino giovedì mattina per la sepoltura, che è stato soprattutto un entusiasta giocoliere, tra narrazione e innovazione.
Ha lavorato fino all’ultimo, con questo spirito: progetti d’eventi per il suo amato pattinaggio su ghiaccio, strategie comunicative per la promozione turistica e il restyling-rilancio del nostro free press mensile ValSangone Network (di cui divenne direttore succedendo al compianto Ermanno Eandi). La direzione del nostro free press, prossimo a tornare in distribuzione, è stata l’ultima tappa della sua lunga avventura professionale. Fotogiornalista, ha lavorato per oltre sei decenni nel mondo dell’informazione e della comunicazione. Iniziò giovanissimo la sua attività: nel 1962, in qualità di redattore del settimanale “Piemonte Sportivo”, al seguito delle corse ciclistiche, dove maturò le prime esperienze di racconto degli eventi attraverso le immagini. Incontrò casualmente il mondo del pattinaggio su ghiaccio nel 1967, di cui scrisse ininterrottamente (ancora nelle scorse settimane) e che visse come protagonista in qualità di presidente del prestigioso Circolo Pattinatori Valentino di Torino. Inviato di “Tuttosport” e altre testate a diversi grandi eventi di livello internazionale, tra cui tutte le Olimpiadi Invernali da Grenoble 1968 a quelli di Albertville 1992. Nel 1977 partecipò alla fondazione di Tele Alta Valle Susa, di cui fu direttore. Numerose le sue altre collaborazioni nell’ambito delle Tv private torinesi fino a tempi recenti. L’esperienza maturata lo portò a lavorare anche nell’ambito della moda (tra l’altro, negli anni ’80 e ’90, con l’Istituto d’Arte e Moda di Ilda Bianciotto) e in quello dello storytelling per la promozione turistica. Convinto della forza dell’associazionismo (si occupò della comunicazione in Ancol negli anni ’90), negli ultimi lustri si dedicò allo sviluppo dell’associazione culturale “Immagine & Comunicazione”, da lui fondata e sempre presieduta, con la quale molto ha ideato e progettato. Un patrimonio, quelle progettualità, che non va disperso e merita di essere realizzato/continuato.
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Marco Margrita
Direttore Comunicazione Echos Group