In 300 in rappresentanza del popolo del Sermig a Roma per raccontare a Papa Francesco la cinquantennale bellissima storia di un gruppo che continua alla grande nel mondo di oggi il grande lascito dei Santi Sociali piemontesi che si sporcarono le mani aiutando i poveri e i ragazzi senza scuola e senza da vivere.
Prima la Santa Messa celebrata in San Pietro poi tutti nella Sala Clementina a incontrare il SantoPadre accompagnati dai due Arcivescovi , Cesare Nosiglia e Roberto Repole.
I Ragazzi nelle prime due file . Molte ragazze e signore, stile composto, nessuno sfoggio di eleganza perché al Sermig ci si sporca le mani con le difficoltà sociali più pesanti. Ho avuto il privilegio di essere invitato da Ernesto Olivero insieme a Monica Canalis e all’ex assessore provinciale Campia e abbiamo così vissuto una emozione unica.
Poi si passa il Portone di Bronzo , scaloni grandi, cortile di S.Damaso sino alla bellissima Sala Clementina. Arriva il Papa e sembra stupirsi a vedere un gruppo così folto. Grande applauso. Il Papa da una carezza ai i bambini in prima fila. Infine un emozionantissimo Ernesto Olivero legge tre pagine, contro la pagina consentita dal cerimoniale, la storia del Sermig e la sua grande attività nei confronti degli ultimi, dei senza tetto a Torino, in Giordania e a S. Paolo del Brasile. Pensate come è bello per i disperati sapere che c’è un posto , come il Sermig, dove non si girano dall’altra parte e ti aprono le braccia e le porte 24 ore su 24 tutti i giorni tutto l’anno.
Il SantoPadre ha capito perfettamente lo spessore del servizio svolto dai ragazzi del Sermig, 24 ore su 24, con gli aiuti economici della gente comune . Sul 100 per cento dei fondi raccolti meno del 5% arriva da Banche e Istituzioni. Il SantoPadre capisce la genuinità e la grande generosità dei ragazzi del Sermig e risponde a tono chiedendo alla gente del Sermig di “non stancarsi mai”. Ma il SantoPadre ha colto un secondo aspetto della vita del Sermig, l’aver trasformato l’Arsenale della Guerra in Arsenale della Pace è stato lo stimolo per Papa Francesco di chiedere ai Paesi in guerra di trasformare le azioni della guerra in azioni per la pace. Al termine dell’incontro prima di salutarci uno ad uno il Papa ci ha chiesto di pregare per lui.
Una giornata indimenticabile che rimarrà nei nostri cuori e che ci da la carica ad essere ancora più attenti e attivi con i fratelli più sfortunati e emarginati.
E Torino sia più riconoscente con chi dedica la propria vita in tutto o in parte a favore dei più deboli.
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MINO GIACHINO
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