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Per lo scrittore Salvatore Seguenzia la sua Sicilia è la musa ispiratrice: con i suoi paesaggi, storpiati nel loro nome d’origine; il suo dialetto, che per l’autore dialetto non è, ma è una vera e propria lingua utilizzata dai personaggi nei loro dialoghi diretti
Salvatore Seguenzia è un megarese verace in quanto nato ad Augusta (SR) il 19 maggio del 1969. È sposato, padre di due figli e laureato. Vive nella sua città natale: un’isola nell’Isola. Un fazzoletto di terra piena di fascino posta in un meraviglioso angolo del Mediterraneo. Uno dei più bei posti della Sicilia con una stupenda scogliera selvaggia, il cui mare è di un colore Tiffany con fondali a mozzafiato e trasparenti; il tutto contornato dall’immenso panorama che è abbracciato dall’Etna.
Da qualche anno è un novello scrittore e poeta e, col passare del tempo, sta cercando di comprendere gli accadimenti quotidiani che hanno un valore ed un significato a seconda dell’età: infatti, quando si è giovani, spesso, la spensieratezza non aiuta a capire qual è lo scopo della vita; quando si raggiunge l’età degli “anta” la ricerca diminuisce e aumenta la scoperta del proprio significato. Quel significato che talvolta è celato, appunto, dietro una parola; nel caso suo questa qualità è apprezzata dalla Casa Editrice Aletti Editore la quale gli ha permesso di pubblicare questo suo secondo libro di narrativa definendolo una “fantasia maccheronica”. All’uopo la casa editrice Aletti lo ha fotografato tale; questa nuova moderna fantasia dello scrittore siciliano ha un linguaggio in vernacolo molto estroso. Ha inventato una fiaba siciliana incentrata in un periodo e contesto storico che ha portato lo scrittore siciliano a mescolare la sua esperienza professionale con i racconti e i trascorsi dei suoi nonni.
Lo stesso Seguenzia spiega il titolo dell’opera “Il Calendario Storico”; essendo da oltre trent’anni un Ispettore della Guardia di Finanza, uno degli elementi rappresentativi del Corpo è appunto il Calendario Storico che ogni anno ha la sua diffusione nel periodo di dicembre come omaggio natalizio. Nella sua fantasia uno dei personaggi principali è, appunto, un sottufficiale del Corpo (il Maresciallo Seguino) il quale, nell’affrontare le vicissitudini vissute nel corso di alcune indagini delegate ha cercato di considerare l’elemento chiave delle medesime, proprio il calendario. Una cosa certa che può garantire il piacere di leggere questo libro sta nel fatto che, per il suo scopo utilizzato nel racconto, lo stesso ha un finale particolare. Per lo scrittore la sua Sicilia è la musa ispiratrice: con i suoi paesaggi, storpiati nel loro nome d’origine; il suo dialetto, che per l’autore dialetto non è, ma è una vera e propria lingua utilizzata dai personaggi nei loro dialoghi diretti. Un “parlare” goliardico che trascina il lettore a girare la pagina e continuare a leggere tutto d’un fiato senza interrompere la lettura. In questa fantasia l’attenzione maggiore è rivolta al concetto di “ricchezza”, intesa come valore e non come materialità delle cose. La migliore ricchezza – afferma Seguenzia – è nel dare e non nel ricevere. Se questo principio si incolla dentro di noi la nostra vita sarà stravolta positivamente e saremo da esempio per gli altri, che ancora credono il contrario. La libertà è l’autentica ricchezza che si realizza sugli eventi esterni a seguito della conseguenza di ciò che siamo e di come ci trasformiamo nel corso del tempo. La trama è ambientata negli anni ‘60, quando la realtà era ben diversa da oggi; è il supporto per poter spiegare come la vita di quel periodo era molto più semplice e genuina a cospetto di quella attuale. Lo stesso autore afferma che: “quando scrivo le vicissitudini o le esperienze descritte, narro un misto tra il modo di essere di cinquant’anni fa e l’attuale vita quotidiana.” Il romanzo, puramente di fantasia, è scritto in modo spumeggiante e, pagina dopo pagina, si crea un percorso che conduce a fantasticare con la realtà. La conclusione è un “finale aperto”, in cui il lettore è libero di esprimersi con la sua immaginazione. Il linguaggio è lineare e scorrevole. Uno stile “maccheronico”, che suscita allegria e spensieratezza, che non stanca mai, perché ricco di suggerimenti comunicativi. Un altro aspetto di questo romanzo consiste nel fatto che il racconto, le frasi e le descrizioni attingono ad una metrica esistenziale che, in alcuni casi, si allontana anche dalla grammatica, per accedere al mondo dei sentimenti che non sono raggiungibili con le regole della quotidianità. Ogni personaggio, nel suo modo di esprimersi, trasmette quell’immagine “patriarcale” dell’epoca ma, di contro, apprende che in fondo è sempre sé stesso: dedito alla famiglia, lavoratore terrano e professionista emergente. Come detto, nel romanzo l’attenzione è rivolta al valore ed al significato in sé della parola ricchezza. Lui stesso pone un quesito: lo sappiamo che cos’è la ricchezza?
La ricchezza è un valore, se così si può definire, che ognuno di noi sogna di raggiungere anche attraverso azioni che non sono di sani principi morali. Oggi, la ricchezza è rappresentata con il dio denaro, che è il modo moderno in cui si manifesta. Quindi avere denaro è essenziale per definire una persona ricca. Il suo, però, è un patrimonio economico ma non morale. Il singolo individuo non vuole distribuire la propria ricchezza per gli altri ma la produce per i propri benefici; sì, è proprio così. In realtà bisogna liberare questa mentalità economica (l’essenza della ricchezza è il donare) libera dal misticismo collettivo. Questa considerazione rafforza l’idea che la ricchezza non si trova nella materialità delle cose, ma nella capacità di scoprirla e usarla; quindi possiamo chiederci se è possibile raggiungere gli stessi risultati (sicurezza, potere, libertà) indipendentemente dalla quantità di denaro posseduta. Io penso che ciò sia fattibile e quindi possibile. Il nostro stato interiore può essere modificato se ci impegniamo, con forza d’animo, in un percorso di cambiamento; un percorso che deve stabilizzare e risvegliare il nostro “io” interiore ed aprire le nostre azioni verso gli altri. La migliore ricchezza è nel dare e non nel ricevere. In sostanza bisogna ribaltare il nostro modo di ragionare: non è il conto corrente che ci rende felici, appagati e potenti; bensì, al contrario, è il manifestare lo stato interiore a far lievitare il nostro aspetto morale. Se questo principio si incolla dentro di noi, la nostra vita sarà stravolta positivamente e saremo da esempio per gli altri che credono il contrario. La gente che tuttora pensa che i soldi rappresentino la ricchezza e quindi ragiona in questo modo, sta diventando sempre più povera. La libertà è l’autentica ricchezza che si realizza sugli eventi esterni a seguito della conseguenza di ciò che siamo e di come ci trasformiamo nel corso del tempo. Purtroppo comprendo che ciò è ancora lontano da immaginare, perché – in fondo – in ognuno di noi persistono due componenti che, ancora oggi, hanno creato una maschera: l’accidia e la cupidigia. Analizzando il concetto espresso dallo scrittore, si può sintetizzare che lo stesso Seguenzia ama descrivere la sua Terra, fonte di grandi cantori e cantastorie. Il suo messaggio è rivolto soprattutto ai giovani siculi, ma anche a chi si trova per lavoro in Sicilia: vivere del profumo del loro mare, del calore della loro montagna, della melodia del loro dialetto, della loro antica arte e del valore delle loro tradizioni. Questa Terra ha una forza interiore che si permette di incoraggiare ogni giovane ad esternare ciò che prima viveva inconsciamente dentro se stesso. Per l’autore… le eventuali critiche? Ben vengano per una crescita personale e professionale, ma talvolta si ripropone una celeberrima parola che il Maestro Andrea Camilleri ripeteva sempre nelle sue opere, poi è diventata una delle sue parole preferite: “stracatafottersene”. In conclusione si può aggiungere che, ad oggi, l’autore siciliano Seguenzia ha scritto alcuni libri di poesia quali “Megar…imando Hyblaea” (2020) e “Stille del mio silere” (2022) ed altri di narrativa quali “Io rivivo dal buio” (2021). Inoltre, talune poesie sono state inserite in varie opere letterarie internazionali, come “Luci Sparse”, “La Panchina dei Versi”, “Il Paese della Poesia”, “L’Enciclopedia dei Poeti Contemporanei”, “Habere Artem”.
Altre poesie, invece, sono state lette e riprodotte sui canali virtuali dal Maestro Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Salvatore premio Nobel nel 1959 per la letteratura; dal Prof. Hafez Haidar, docente presso l’Università di Pavia nonché scrittore e traduttore libanese naturalizzato italiano. Accademico emerito, presidente di diversi comitati per i diritti umani, Cavaliere della Repubblica Italiana e direttore generale internazionale della Camerata dei Poeti di Firenze e candidato al Premio Nobel per la Pace 2017. Infine lo scrittore è stato già ospite televisivo nelle trasmissioni “Vox libri” e “Eccellenze Italiane”.
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