Dissidente turco Deniz Pinaroglu, Jessica Costanzo (M5S) chiede il rilascio

L’uomo è in sciopero della fame al CPR di Torino. La parlamentare scrive al Ministero dell’Interno
La deputata piemontese del Movimento 5 Stelle Jessica Costanzo ha visitato Deniz Pinaroglu, dissidente turco che ormai da 19 giorni porta avanti una lotta nonviolenta dentro il Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Corso Brunelleschi a Torino. Fra le sue richieste, oltre la soluzione definitiva della sua situazione precaria, c’è anche l’aspettativa di un notevole miglioramento delle condizioni di vita dei trattenuti al Centro. La deputata 5 Stelle si dice impressionata da questo incontro e ha scritto una lettera al Ministero degli interni per chiedere lo sblocco della richiesta di protezione internazionale, dato che si ritiene ingiusta la sua detenzione presso il Cpr.Ecco il testo della lettera:

“Sono Jessica Costanzo, membro della Commissione XI, Lavoro Pubblico e Privato, alla Camera dei Deputati ed eletta nel collegio Piemonte 1. Vi scrivo per il caso di Deniz Pinaroglu, giornalista e blogger turco trattenuto da quindici giorni circa al Cpr di Torino. Come saprete, la definizione della pratica per l’ottenimento della protezione internazionale è ancora in alto mare, vista la necessità di appurare quale Stato tra Italia e Grecia abbia competenza per esaminare la domanda, incastrando dunque normative concorrenti, tra cui il regolamento UE 604/2013 (cd. Dublino 3) e il nostro decreto legislativo 25/2008, che regolamenta il procedimento per il riconoscimento della protezione internazionale. Nel frattempo però Pinaroglu ha avviato lo sciopero della fame, ritenendo ingiusta la sua detenzione al Cpr in quanto oppositore politico del regime di Erdogan. Scrivo dunque per sollecitare la Commissione ad avviare al più presto la pratica, che so necessitare di un ulteriore passaggio presso la Questura di Torino. Per quanto possibile nell’esercizio delle mie funzioni, chiedo la massima celerità possibile affinché possa sbloccarsi una situazione paradossale e che rischia sempre più di avvitarsi su se stessa, tra le infinite pieghe della burocrazia, senza tener conto della situazione precaria di salute che va continuamente aggravandosi”.

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